Numero 8-9 Agosto Settembre 2011

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Numero 8-9 Agosto Settembre 2011
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Mensile anno XII - N. 8-9 Agosto-Settembre 2011 - Abbonamento 49,00 euro - Sped. in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/b Legge 662/96 - Filiale di Milano (contiene I.P.)
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Iotti + Pavarani vince tra gli Under 40 di Renzo Piano, a pagina 6
Ridurre
l’energia
grigia
Lantern
Pavilion,
Sandnes
Restauro
di San Pietro,
Alessandria
Intervista
a Paolo
Castagna e
Gianni Ravelli
Abbiategrasso
comfortable
a cura di Cristina Vanucci
di Federica Maietti
in Focus Legno
di Giacomo Sacchetti
di Clara Lovisetti
di R. Gulino (Andil)
Pagina 11
Pagine 14-15
Pagina 22
Pagine 26-27
Pagina 30
Numero 8-9
Agosto
Settembre
2011
ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
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EDITORIALE
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Paolo Maggioli
Direttore
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5R
La rigenerazione del patrimonio edilizio
di Marcello Balzani* e Nicola Marzot**
Piattaforma Costruzioni
della Rete ad Alta Tecnologia
Emilia-Romagna
Convegno nell’ambito
di “Stati Generali del recupero”
6 ottobre ore 14:30 Sala Concerto
1_Rigenerazione - Regeneration
2_Riqualificazione - Refurbishment
3_Riuso - Reutilization
4_Recupero - Redevelopment
5_Ricerca - Research
Pensare a espandere ancora
le nostre città sembra a oggi
un’immensa utopia.
Un’utopia maggiore di quella
che può apparire definire una
strategia diffusa di recupero e
rigenerazione urbana. Cinque
possibili significati:
1_rigenerare un’area già urbanizzata significa anche far
proprie rete di servizi, impianti,
processi di manutenzione e
gestione (magari non perfetti)
ma esistenti;
2_riqualificare un’area già urbanizzata significa farsi carico
di un’azione (socio-funzionale)
all’interno di un contesto in cui
probabilmente già abitano o lavorano delle persone, che hanno
sviluppato relazioni, affettività,
esperienze, che non vanno e non
devono essere disperse;
3_riusare un volume già edificato significa avere ha disposizione all’interno di un’area
già urbanizzata, uno spazio
con caratteristiche in parte da
adeguare, ma in parte anche da
riusare con una destinazione e
un intervento economicamente
sostenibile se si applica finalmente l’intelligenza qualitativa
(e non quella quantitativa come
è stato spesso fino a ora) dello
sforzo progettuale;
4_recuperare i materiali di un
volume già edificato all’interno
di un’area già urbanizzata significa comprendere i valori di una
tradizione antica del costruire
che non disperdeva l’energia
(grigia) consumata per produrre
componenti da costruzione, ma
sceglieva, valutava e all’occorrenza recuperava o riciclava;
5_ricercare l’innovazione dei
processi progettuali e costruttivi
applicati al recupero e alla rigenerazione del patrimonio edilizio
esistente può fare la differenza in
molti settori: professionali, produttivi, costruttivi, immobiliari.
La crisi dell’industria immobiliare, a partire dal 2007, ha
coinciso con la conclusione di
un ciclo economico-finanziario
di produzione di valore basato
essenzialmente sull’aspettativa
di una crescita apparentemente
illimitata.
Tale presupposto è stato sistematicamente applicato anche
nella riconversione post-industriale di ambiti dismessi, i
cosiddetti brownfield, prevedendone l’integrale sostituzione
con nuove quantità edilizie,
attraverso il ricorso a modelli
insediativi ad elevata densità, in
grado di minimizzare l’incidenza
dei valori dei terreni.
L’attuale fase sembra mostrare
un maggiore interesse per una
strategia di produzione di valore
più attenta al tempo presente,
capace di tradursi in una diffusa
sensibilità per la qualità del
patrimonio esistente e la sua
capacità auto rigenerante, al fine
di rispondere a nuove aspettative
d’uso.
Le ragioni dell’inversione di
tendenza sono molteplici, ma
possono essere riassunte in
una più difficile accessibilità alla
leva finanziaria, determinante
nella promozione della fase
“espansiva” della filiera immobiliare; in una minor propensione
al rischio imprenditoriale nel
settore edilizio, giustificata anche dal pesante accumulo di invenduto ereditato dalla stagione
immobiliare appena trascorsa;
in una ridotta capacità di spesa
dell’utente finale, che privilegia
la valorizzazione di proprietà
già acquisite rispetto a nuovi
investimenti; nella richiesta di
qualità energetica e sostenibilità
ambientale da parte del mercato,
che identifica nel patrimonio esistente uno settore di particolare
interesse.
Alla luce di tale scenario appare
quindi opportuno avviare una
riflessione che promuova le
condizioni affinché l’attuale congiuntura possa esprimere tutto
il suo potenziale e non venga
riconosciuta unicamente come
necessaria fase di decrescita,
puramente strumentale all’avviamento di un nuovo ciclo.
In tale prospettiva la Piattaforma
Costruzioni della Rete ad Alta
Tecnologia dell’Emilia-Romagna
propone all’interno del SAIE
2011 un convegno che intende
chiamare a raccolta contributi
disciplinari diversificati e complementari, nella prospettiva di
ricostruire la complessità del
tema, con l’obiettivo di identificare gli incentivi necessari al
superamento della condizione
corrente.
In tal senso, economia, finanza,
politiche normative e cultura
del progetto sono chiamate agli
“Stati Generali delle 5R” per
offrire stimoli e sollecitazioni
all’alimentazione di un dibattito
capace di proiettare una nuova
luce sul tema del riutilizzo del
patrimonio esistente.
* Responsabile Scientifico Piattaforma Costruzioni Rete Alta Tecnologia Regione Emilia-Romagna
[email protected]
** Laboratorio Teknehub, Tecnopolo dell’Università di Ferrara, Piattaforma Costruzioni Rete Alta Tecnologia Regione Emilia-Romagna
[email protected]
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
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ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
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di architettura collegato al tabloid mensile “Architetti”
www.architetti.com ilsiportale
propone come un utile e interessante luogo per ampliare il dibattito e lo
spazio culturale, critico e informativo sui temi dell’architettura e del design.
L’ambizione è quella di costruire, anche attraverso il contributo interattivo dei visitatori, un ambito di approfondimento on-line in cui poter trasferire, con
innovazione e trasversalità, molti aspetti della “comunicazione del progetto”. Architetti.com si vuole porre, prima di tutto, come un sito (in forma di blog)
indirizzato agli architetti con news nel campo della comunicazione del progetto, eventi culturali, innovazione tecnologica e informatica. Plus valore di
questo portale, la creazione di un “Catalogo on-line di progetti” aggiornabile, in cui è possibile, attraverso una facile indicizzazione, recuperare alcune
centinaia di progetti di studi di architettura prestigiosi e realizzazioni italiane e internazionali facenti parte di uno storico e recente patrimonio di prodotti
editoriali, riviste, premi di architettura e urbanistica di Maggioli Editore. La E-zine mensile, un magazine digitale di approfondimento da scaricare in pdf,
è una rivista on-line i cui contenuti sono legati alle tematiche dell’architettura (spazi urbani, installazioni, architetture d’interni, bio architettura, ecc.),
della comunicazione del progetto e alla cultura dell’immagine digitale.
Centinaia di progetti nel catalogo on-line
E-ZINE N. 38 - Luce=Materia
La nuova E-zine di approfondimento
affronta il tema LUCE=MATERIA.
Dalla nuova moschea, Centro culturale islamico e Museo dell’armonia religiosa a Tirana, ad opera dello studio
BIG, basato su una griglia progettuale
rispettosa sia dell’orientamento verso
La Mecca che del tessuto urbano, la
cui superficie curva composta da una
moltitudine di aperture è ispirata alle
mashrabiya islamiche, al National
Concert & Conference Centre, Reykjavik, di Henning Larsen Architects, incentrato sulla combinazione
di luce naturale e luce artificiale le
cui spettacolari facciate seguono un
motivo geometrico ispirato al basalto
cristallizzato per catturare gli effetti
dei cambiamenti stagionali islandesi; dal progetto per la Casa della
Memoria di Spedstudio, secondo
classificato all’omonimo concorso,
basato su trasparenze e dissolvenze
di superfici e sulla compenetrazione
e flessibilità volumetrica che declina
la narrazione della memoria collettiva, al Lantern Pavilion a Sandnes,
Norvegia, di AWP + Atelier Oslo, una
gigantesca lanterna urbana in legno e
vetro, vero e proprio manifesto per la
progettazione dello spazio pubblico;
dal Complesso per uffici “La Defense”
ad Almere, Olanda, di UNStudio, la
cui pelle colorata cangiante produce
una percezione sempre mutevole del
colore e della materia, fino agli effetti
vibranti del laterizio a contatto con
la luce naturale nelle architetture di
Peter Zumthor, Massimo Carmassi,
Alvaro Siza e BFM Architekten.
INDICE
Luce islandese
National Concert & Conference
Centre, Reykjavik - Henning
Larsen Architects
a cura di Federica Maietti
Visitare il Catalogo on-line di progetti permette di navigare all’interno di centinaia di progetti e realizzazioni suddivise per categorie:
spazi intimi (design, arredamento, ecc.), spazi urbani (piazze, parchi,
ecc.), spazi pubblici (musei, municipi, uffici, ecc.), spazi residenziali
(case a schiera, isolate, tipologie ibride, torri residenziali, ecc.). Ogni
progetto è composto da schede, visualizzazioni, link e la banca dati
permette un’indicizzazione per autore/i, anno di realizzazione, luogo
e tipologia. Il catalogo si arricchisce giorno per giorno sia con gli
inserimenti di tutti i colleghi che visitano il sito e che offrono la loro
disponibilità di pubblicazione (dopo una verifica redazionale dei
contenuti), sia con le proposte partecipanti ai premi IQU (Innovazione
e Qualità Urbana), Architettura Sostenibile, ecc.
Beton Hala Waterfront Center, Belgrado, Serbia
Erik Giudice Architects
Shanghai Oriental Sports Center, Shanghai, Cina
Studio gmp - von Gerkan, Marg and Partners
Speciale: Interni
Nel sito è possibile aprire una “finestra” di approfondimento su
altre tematiche coordinate che da sempre trovano interesse nella
professione dell’architetto. Nello speciale Interni è possibile trovare
riferimenti di produzione e innovazione tecnologica che si collegano
a sperimentazioni ed eventi culturali e fieristici del settore. Lo speciale Interni è specializzato sul progetto e la produzione di design,
sulla progettualità del comfort e della complessità di ogni “spazio
confinato”.
INTERNI
Trasparenze e dissolvenze.
Architettura del ricordo
Casa della Memoria, concorso per un edificio pubblico
nel quartiere Isola a Milano Spedstudio
a cura di Cristina Vanucci
Progetto”Office + Retrofit”. MAin con l’Unità di ricerca Advanced
Design - Dipartimento Indaco del Politecnico di Milano, Manerba
e Studio Sovrappensiero
Norwegian Wood. The Lantern
Pavilion
Progetto del Lantern Pavilion e
di una piazza pedonale flessibile,
Sandnes, Norvegia – AWP +
Atelier Oslo
a cura di Federica Maietti
Progetto di interior design di un appartamento in via Flaminia,
Roma, Architetto Lorenzo Pagnini
L’architettura multimediale nel canale YouTube
Nella sezione VIDEO è presente un canale di progettazione dedicato
alla comunicazione del progetto, dove è possibile trovare interessanti
video di architettura e ingegneria. L’obiettivo è quello di offrire utili
spunti di riflessione per l’innovazione della professione e anche
selezionare percorsi legati a studi di grafica che dettano le tendenze
nella comunicazione sia di prodotto che di progetto.
Concorso internazionale di architettura Grand Prix
Casalgrande Padana
http://www.youtube.com/progettisti
Freitag Flagship Store, Zurigo. Spillmann Echsle Architekten
http://www.youtube.com/progettisti
Editoriale
Luce=Materia Connesso
quindi esisto
di Marcello Balzani
Percezioni mutevoli
Complesso per uffici “La Defense”, Almere, Olanda - UNStudio
a cura di Simona Ferrioli
Normativa
A Mosque for All
Moschea, Centro culturale islamico e Museo dell’armonia
religiosa, Tirana - BIG - Bjarke
Ingels Group
a cura di Federica Maietti
Veramente nuovo!
Da marzo 2011 Architetti.com
presenta una nuovissima veste
grafica con nuovi contenuti
e strumenti per ampliare il
dibattito e lo spazio critico e informativo sui temi
dell’architettura e del design
e per trasferire con curiosità,
innovazione e trasversalità, i
molteplici aspetti della "comunicazione del progetto".
Luce e Materia. Atmosfere e
Vibrazioni
Le architetture in laterizio di Peter Zumthor, Massimo Carmassi,
Alvaro Siza, BFM Architekten
di Nicola Montini, Marcello Galiotto, Alessandra Rampazzo
È possibile recuperare con estrema facilità normative di interesse
attraverso una banca dati aggiornata e selezionata per la professione tecnica.
Dal 1° settembre 2009 è entrato in vigore il nuovo “Codice Deontologico per la professione di architetto”, approvato dal Consiglio
Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori il 10
e l’11 giugno 2009.
Dalla tradizione e dall’esperienza affermata di Maggioli Editore,
Publimaggioli – Concessionaria di Pubblicità del Gruppo Maggioli –
propone in esclusiva INTERNET E STAMPA INSIEME per gestire progetti
di comunicazione integrata sulla stampa cartacea e sul web e interpretare
le esigenze dei clienti, identificando gli strumenti e le tecnologie più
efficaci che permettano di rispondere alle attese e raggiungere con
precisione il target desiderato.
Via del Carpino, 8
47822 Santarcangelo di Romagna (RN)
tel. 0541 628439 - fax 0541 624887
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numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
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LIBRI
Recensione a cura di Beppe Giardino
La Borsa Valori di Torino
A cura di
Alberto Papuzzi
Editore e anno
Umberto Allemandi & C., 2011
Formato
Rilegato con sovraccoperta,
160 pagine, ill. colore e bn
Dimensioni
21x30
Isbn
978-88-422-2009-1
Prezzo
euro 35,00
Completata nel 1956, venne pubblicata per la prima volta sull’ormai famoso numero di Casabella, il 215, nel 1957 assieme alla Bottega d’Erasmo
quasi contemporanea, a essa accomunata dalla volontà di perseguire una
trasformazione dei valori fondativi della storia architettonica torinese del
tutto indipendente dai condizionamenti del dibattito linguistico – l’International Style – allora in corso sulle riviste e nel mondo accademico. Le
conseguenze sono note: le opere pubblicate proiettano sì Gabetti e Isola
sulla ribalta della scena architettonica ma, per anni, ne decretano anche
il loro isolamento. Risultata opera vincitrice del concorso bandito dalla
Camera di Commercio di Torino nel 1952 su progetto di Gabetti, Isola,
Giorgio e Giuseppe Raineri, la Borsa Valori vede la posa della prima pietra
nel novembre del 1953. Caratteristica dell’edificio è l’imponente copertura
realizzata con un sistema all’avanguardia che allora era poco applicato.
Bisognava coprire il vasto salone delle contrattazioni (un quadrato di circa
40 metri per lato) con una volta senza utilizzare pilastri, in modo che da
qualunque punto del locale fosse visibile il grande quadro su cui i titoli
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vengono quotati. La soluzione presa fu quella di utilizzare il calcestruzzo
precompresso e vibrato, realizzando così una volta a padiglione quadrata
con uno spessore medio di soli 8 centimetri. Un progetto molto articolato,
dalla forte teatralità, dove la premurosa analisi progettuale non si limita
solo alla parte strutturale, ma continua con la composizione dei fronti
caratterizzati dal basamento in bugne di basalto a spacco naturale
sovrastato dalle grosse aperture del salone, risolve la problematica
acustica della volta, ahimè, trattata con intonaco di fibre di amianto puro
spruzzato e chiarisce la complessità del condizionamento ambientale
e di tutti gli apparati atti al funzionamento dell’edificio. Non ultimo gli
arredi, definiti da Fulvio Ferrari mobili che paiono eleganti signorine,
con forme stilizzate e leggere, dove tutto e progettato in un’originale
visione “neoliberty”, scaturita dall’humus torinese. “Questo libro – scrive
Papuzzi nell’introduzione – parla di progetti. Progetti architettonici, che
si confrontano nell’arco di sessant’anni. Si racconta di come tre giovani
architetti e un ingegnere disegnarono e realizzarono, nel centro di Torino
fra il 1952 e il 1956, un edificio che aveva i caratteri originali dell’opera di
avanguardia: la Borsa Valori. Ma si racconta anche che lo stesso edificio,
da tempo privato di una funzione nella vita della città, di conseguenza
inutile e inevitabilmente dimenticato, è oggi interessato da un nuovo
progetto, per recuperarlo a una funzione sociale e culturale, saldando
storia e attualità, passato e presente”. Una seconda giovinezza avviata
grazie al progetto di riuso affidato ad Aimaro e Saverio Isola – occasione
più unica che rara per un progettista restaurare un’opera progettata
cinquant’anni prima – che prevede un collegamento agli edifici contigui di proprietà della Camera di Commercio (ricordo che uno di questi
edifici il Palazzo degli Affari è di Carlo Mollino) e contestualmente una
maggiore fruibilità urbana.
[FLASH]
Progettazione
del New York Theater City
MADE EXPO Milano
05-08 ottobre 2011
Pad. 6 - Stand.B01-C10
Ha vinto il gruppo MEGA
I progettisti del gruppo MEGA dell’Università di Patras, Grecia, hanno ricevuto
una menzione al concorso internazionale per la progettazione del “New
York Theater City” proponendo un intervento “modulare” a partire dai binari
ferroviari preesistenti nell’area di progetto e fortemente caratterizzato dalla
presenza di elementi naturali. Il concorso è stato bandito da ArchMedium,
un’associazione che organizza concorsi internazionali di architettura per
studenti, in una zona industriale di Manhattan attualmente inutilizzata e in
attesa di un progetto in grado di rivitalizzarla, reinventarla e reinserirla nella
città. La richiesta del bando di concorso consisteva in un campus teatrale
urbano in cui piccole compagnie che non riescono ad avere accesso ai famosi
palcoscenici di Broadway possono disporre di spazi per le prove e in cui i loro
spettacoli possono essere rappresentati offrendo un’attività culturalmente
diversa. Il progetto doveva concretizzarsi come fusione tra architettura e
urbanistica, unendo la necessità di offrire siti funzionali alle diverse attività
teatrali indicate con il dovere di rendere il luogo un nuovo e vitale spazio per
la città. Avrebbe dovuto essere fondamentale non solo la ricerca di adeguate
soluzioni per gli edifici, ma anche la loro collocazione e il loro dialogo con
la città, col fiume e con il contesto urbano in generale, attraverso parchi e
giardini con accessi pubblici, percorsi che consentono agli utenti di andare
nel campus e di attraversarlo senza alcuna difficoltà nei percorsi urbani e uno
spazio esterno in grado di accogliere occasionalmente circa 250 persone.
Grandi performance,
in tempi da record!
Light festival a Berlino
Dal 12 al 23 ottobre
Dal 12 a 23 ottobre 2011 Berlino verrà illuminata in modo spettacolare: oltre 50
musei e attrazioni (la porta di Brandenburgo, la Cattedrale e la torre della TV)
saranno al centro di installazioni, proiezioni, giochi di luce e fuochi d’artificio. Si
tratta della settima edizione del Festival of Lights (Festival delle Illuminazioni).
In occasione dell’inaugurazione, una cerimonia spettacolare e scintillante.
Seguiranno, nel corso dei dieci giorni di festa, eventi culturali incentrati sul tema
e il soggetto “luce”. Partiranno Tour speciali (i cosiddetti “lightseeing” tours)
dedicati al tema della luce. Tra questi: il tour su un autobus che per l’occasione
è stato chiamato Light-Liner, sulla nave Light-Ship, a piedi tramite Light-Cruso
o, infine, con il rickshaw Light-Velo. In questo modo residenti e turisti avranno
la possibilità di godersi da vicino le attrazioni illuminate.
Informazioni
www.festival-of-lights.de
I sistemi del verde
Dal verde urbano agli spazi naturali
Si terranno in ottobre gli ultimi due (di tre) workshop legati al laboratorio
di progettazione “I sistemi del verde: dal verde urbano agli spazi naturali”
organizzato da ACMA Centro di Architettura in collaborazione con Università
Politecnica di Catalunya - Master in Architettura del Paesaggio. I workshop
sono sviluppati da docenti che tengono lezioni tematiche relative alla
progettazione collegata all’utilizzo della “materia terra”, alla costruzione di
sistemi ambientali tra ecologia e paesaggio e ai paesaggi dell’agricoltura e
turismo sostenibile. Di seguito i due appuntamenti.
Isabelle Aguirre, “Ecologia e paesaggio. La costruzione di sistemi ambientali” (Milano, 5-9 ottobre 2011). Si tratterà di interventi in aree protette,
ri-naturalizzazioni di zone umide, ricostruzioni di biotopi in ambiti di pregio
naturalistico. Prende consistenza la necessità della qualità dell’intervento,
della gestione degli specialismi, dell’etica e del senso del progetto contemporaneo.
Jordi Bellmunt-João Nunes, “Paesaggi dell’agricoltura e turismo sostenibile”
(Sorrento, 19-23 ottobre 2011). La vita della produzione agricola italiana e dei
paesaggi delle sue regioni di origine dipende dal delicato equilibrio tra mantenimento della loro struttura e sostenibilità economica della produzione. Come
il diffondersi di nuovi modelli culturali che privilegiano la produzione agricola
tradizionale, le filiere corte e il turismo consapevole possono tradursi in approcci
politici e in temi concreti di progetti per la tutela e la valorizzazione di paesaggi?
Informazioni
www.acmaweb.com
SISTEMA PLAN™TS DANESI
Il sistema completo di termolaterizi rettificati
ad alto rendimento per esterni e interni.
Poroton® Plan™ TS a Setti Sottili è in grado di
garantire murature a elevato isolamento termico
con un risparmio di tempi di posa da record.
Poroton® Plan™ TS fa parte di un sistema completo di blocchi e tramezze evoluti che permette
di risolvere ogni problema costruttivo, rispondendo in modo adeguato alle attuali esigenze di
qualità edilizia a basso consumo energetico.
Poroton® Plan™ TS grazie alla rapidità di posa, permette un notevole risparmio di materiali e di costi.
RIDUZIONE DEI TEMPI DI POSA
INCREMENTO DELL’ISOLAMENTO TERMICO
RISPARMIO DI MATERIALI E DI COSTI
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Danesi® è un marchio distribuito da Latercom®
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ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
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EFFICIENZA ENERGETICA
Il progetto
Committente: Immergas spa
Progetto e Direzione Lavori: Iotti + Pavarani Architetti
(Paolo Iotti, Marco Pavarani)
Progetto strutture: Studio Gasparini-Gualerzi-Teneggi
(Sara Trussardi)
Progetto impianti termomeccanici: Studio Termotecnici
Associati (Marco Manghi)
Progetto impianto elettrico: Tecnoprogetti (p.i. Ferruccio
Mirandola)
Direzione cantiere per la committenza: Guido Simonazzi
Superficie edificio: 900 mq
Superficie area: 4.500 mq
Cronologia: 2009 - 2010
Domus Technica, Centro di Formazione Avanzata di Immergas
Giovani, architetti e italiani!
Iotti + Pavarani vince tra gli Under 40 scelti da Renzo Piano
a cura della Redazione
[email protected]
Foto: Roland Halbe
La Fondazione Renzo Piano ha
selezionato, lo scorso 10 giugno,
lo studio Iotti + Pavarani Architetti,
con il progetto Domus Technica
Centro di Formazione Avanzata
Immergas, quale vincitore della
prima edizione del premio riservato ai talenti italiani under 40 e
promosso dall’Associazione Italiana di Architettura e Critica (AIAC)
presieduta da Luigi Prestinenza
Puglisi. Circa settanta le candidature, provenienti da tutta Italia,
vagliate, osservate e giudicate da
un grande professionista in veste
di unico giurato: Renzo Piano.
Alla cerimonia di premiazione,
avvenuta a Genova presso la sede
della Fondazione alla presenza dello stesso Renzo Piano, l’architetto
ha dichiarato: “Per capire come
è nata l’idea di questo premio
di architettura bisogna tornare a
qualche mese fa, quando Luigi
Prestinenza Puglisi è venuto a
trovarmi nel mio studio di Parigi.
Ci siamo messi a chiacchierare;
ho sempre apprezzato la libertà di
spirito di Luigi, e la sua allegra informalità. Una delle nostre passioni
comuni sono i giovani, e fra tutti i
giovani quelli che forse ci stanno
più a cuore sono quelli che oltre
che giovani sono architetti. I giovani
architetti. Se poi sono giovani, architetti e italiani allora è il massimo.
Per questo abbiamo pensato di
istituire questo premio, destinato
ad architetti italiani under 40 che
abbiano realizzato un progetto”.
Luigi Prestinenza Puglisi ha sottolineato la particolarità del premio,
originale sia per le modalità di
scelta dei dodici progetti migliori
(selezionate da una giuria di giovani che le hanno prescelte tra
tutte quelle liberamente arrivate)
e poi del vincitore (selezionato
da Renzo Piano), sia per la capacità di puntare sul ruolo delle
nuove generazioni. “Un premio
direttamente assegnato dal migliore dei progettisti italiani è
fonte di soddisfazione e di forza.
Di soddisfazione perché si è stati
individuati direttamente da una
persona e non da un comitato.
Di forza perché l’investitura sia
pure ideale da un architetto così
universalmente riconosciuto può
essere d’aiuto nelle interminabili
vicende della professione”.
Il progetto vincitore. Completata
a Brescello (Reggio Emilia) nel
2010, la Domus Technica, Centro
di Formazione Avanzata dell’azienda emiliana Immergas, è stata
concepita come un “laboratorio”
in cui toccare con mano i risultati
della ricerca e della produzione
di tecnologie legate allo sfruttamento di risorse rinnovabili.
Il complesso ospita, infatti, sale
didattiche e dimostrative dedicate
alla formazione e all’aggiornamento di tecnici e professionisti
sia sulle tecnologie di impianto e
installazione legate alle produzioni
core business, sia sulle tecnologie
alternative di nuova generazione
(quali il solare e il fotovoltaico).
L’edificio si articola su due livelli.
Quello principale, al piano terra,
ospita un ampio atrio, aperto sul
paesaggio circostante, le quattro
sale dimostrative (alta potenza,
nuove tecnologie, solare e fotovoltaico) e una centrale tecnologica
(ambiente destinato allo “stoccaggio dell’energia”, posto al centro
dell’atrio quale cuore del funzionamento della macchina “domus
technica”). Al primo piano una sala
adibita agli incontri si apre verso la
terrazza, “paesaggio artificiale” in
cui si alternano parti pavimentate
e parti a tetto verde con giaciture
inclinate, nelle quali sono integrati
i pannelli solari e fotovoltaici. La
parte in elevazione dell’edificio,
traslucida e compatta, appoggia
su uno zoccolo scuro e pesante
rivestito in lamiera di zinco, che
si radica l’edificio al terreno. Tale
volume traslucido vuole richiamare
la vocazione industriale del contesto, e al tempo stesso riscattarla
con un’immagine innovativa ed
evocativa. Il rivestimento in lastre
di U-glass reagisce infatti in modo
sempre diverso alle condizioni di
luce e atmosferiche, acquisendo, a
seconda delle ore del giorno e dello
scorrere delle stagioni, un carattere
diafano e inconsistente o, viceversa, solido e materico. La sera, un
sistema di illuminazione alimentato
interamente grazie alla produzione
elettrica ottenuta dai pannelli
fotovoltaici, trasforma l’edificio in
un corpo di luce. L’edificio, realizzato in classe “A”, è energeticamente
autosufficiente. Le apparecchiature
installate nelle quattro sale dimostrative del piano terra producono,
sfruttando varie tecnologie, fluidi
primari caldi e freddi totalmente
recuperati, stoccati e riutilizzati per
soddisfare i fabbisogni energetici
dell’intero edificio, nonché per
contribuire a quelli dell’edificio per
uffici esistente.
Informazioni
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Piano terra
1 Centrale tecnologica
2 Alta potenza
3 Nuove tecnologie
4 Solare
5 Fotovoltaico
6 Atrio
7 Reception
8 Quadro di controllo
9 Guardaroba
10 Servizi
Piano primo
7 Lounge
8 Locale impianti
9 Terrazza praticabile
10 Pannelli fotovoltaici
11 Pannelli solari
12 copertura verde
13 lucernario
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
7
Styrodur® C.
Difende ogni ambiente
Esiste solo un pannello termoisolante che rispetta e protegge tanto l’ambiente
di un ediſcio quanto quello circostante: Styrodur® C, la lastra verde in
polistirene espanso estruso di BASF, che da oltre 40 anni garantisce un
isolamento perfetto, nel pieno rispetto della natura.
Già nota a progettisti, applicatori e tecnici per l’elevata resistenza a
compressione, la lunga durata nel tempo e il basso assorbimento di acqua,
la lastra Styrodur® C si arricchisce anche della dichiarazione ambientale di
prodotto EPD e della certiſcazione ETAG004 per il pannello Styrodur® 2800 C,
che indica l’idoneità ad essere utilizzato nei sistemi ETICS. Due riconoscimenti
che rendono Styrodur® C il miglior alleato della natura e di ogni professionista.
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ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
8
SOSTENIBILITÀ
Il corpo rivestito in acciaio corten
La porta del Parco Nazionale del Pollino
A Maierà, un progetto nel pieno rispetto dell’ambiente con costi calibrati
a cura di Giacomo Sacchetti
[email protected]
Un team di alta professionalità
ha partecipato al concorso di
progettazione indetto dall’Amministrazione Comunale di
Maierà (Cosenza): l’ing. Giovanni Rolando (capogruppo),
l’arch. Domenico De Rito,
l’ing. Carlo De Vuono, l’arch.
Stefano Gimigliano, l’ing. Giovanni Sionne, l’arch. Antonio
Spadafora e l’ing. Alfredo De
Vuono. È sempre lodevole per
un Amministrazione Comunale
indire un concorso di progettazione in un territorio così
interessante come Maierà, da
cui è possibile ammirare l’alto
tirreno cosentino. Il centro
storico di Maierà, assieme
alle zone della sua recente
espansione edilizia, è un ambito urbano che manifesta una
serie di problematiche connettive e relazionali, strettamente
correlate, per la cui risoluzione
necessita un intervento incisivo e radicale.
I problemi più evidenti sono
legati ai seguenti aspetti:
- una viabilità su via Ortaglie
caratterizzata dal preminente
traffico carrabile, completamente mancante di percorsi
pedonali e che quindi si connota come asse di collegamento incompleto ai fini della
funzionalità urbana nelle zone
di interesse;
- un’inadeguata conformazione fisica ma anche, e soprattutto, funzionale, che rende
il contesto negativamente
percepito dalla cittadinanza,
con particolare riferimento
all’effetto “barriera” che le
imponenti strutture murarie
di contenimento costituiscono,
rendendo netta la separazione
tra gli ambiti di via Ortaglie
(centro storico alto) e via Santo
(centro storico basso);
- una carente rispondenza del
contesto di intervento alla sua
naturale connotazione di luogo
di accesso al centro antico,
percepito come scomodo e distante dagli altri luoghi urbani;
- un crescente stato di degrado
socio-economico della zona,
dovuto alla forte carenza di
servizi pubblici o privati e alla
mancanza di idonei spazi e
Uno scorcio dell’intervento
Visione degli impianti fotovoltaici sugli edifici
Viste complessive dell’intervento
strutture a essi pertinenti, con
conseguente emarginazione
sociale della realtà urbana
complessiva;
- una generale e diffusa sensazione di abbandono da parte
dei residenti e degli esercenti
locali, derivante dalla sommatoria dei suddetti aspetti.
Per realizzare al meglio il
programma di investimento,
la proposta è concepita in tre
distinti lotti funzionali, in ciascuno dei quali sono previsti:
nel primo lotto il nuovo asse
di via Santo, la piazza per le
manifestazioni con l’area dedicata ai caduti, il parcheggio
incassato, l’ascensore panoramico e il marciapiede a sbalzo
di via Ortaglie; nel secondo
lotto il gruppo di edifici a uso
pubblico (centro medico e di
riabilitazione, centro turistico
informativo e sale espositive
e di riunione polifunzionali), le
aree per mercatini ed esposizioni temporanee ed i percorsi
distributivi di tali edifici e spazi
ad uso pubblico; nel terzo lotto
l’anfiteatro all’aperto con il
relativo fabbricato di servizio, i
percorsi pedonali sopraelevati
con lo sbalzo panoramico di
raccordo, il giardino tematico
del “pino loricato” e l’impianto
fotovoltaico di alimentazione
dell’intero complesso.
I primi due lotti possono essere
singolarmente realizzati perché
autonomamente funzionanti,
mentre non conviene realizzare
il terzo lotto senza prima completare il programma di investimento poiché gli elementi che
lo costituiscono rappresentano
opere complementari delle
strutture principali contemplate
negli altri lotti funzionali.
Ai fini dell’operatività di cantiere, i lotti sono ulteriormente
suddivisibili in tratti esecutivi.
Prefattibilità ambientale. Lo
studio di prefattibilità ambientale dell’intervento è
sviluppato in relazione a caratteri ambientali dell’area
e incidenza dell’intervento,
compatibilità con gli strumenti
di programmazione locale,
iter tecnico-amministrativo
delle successive fasi progettuali. Analizziamo di seguito
i caratteri ambientali e la
compatibilità con gli strumenti
di programmazione del luogo.
Caratteri ambientali dell’area
e incidenza dell’intervento.
L’intervento si colloca in un’area di particolare interesse
paesaggistico che impone di
porre particolare cura nelle
scelte, sia in merito alle diverse componenti strutturanti
che in quelle di mitigazione e
raccordo con le caratteristiche ambientali del contesto,
interventi questi di un certo
effetto sulla percezione finale
del luogo. In ogni caso, pur non
essendo l’area in questione
soggetta a vincolo paesaggistico e non occorrendo, si
sono attuate scelte oculate in
merito a materiali e tecniche
costruttive, che non comportano nessuno stravolgimento
ambientale. Nello specifico,
si sono adottate tecniche
costruttive moderne (strutture
portanti in c.a.) e componenti
“visive” legate alla tradizione
edile dei luoghi (infissi in
legno, lamierati in rame, intonaci naturali, pavimentazioni
in pietra, essenze autoctone,
ecc.) con il preciso scopo
di calare l’intervento nella
maniera più consona al suo
contesto che, comunque, contempla anche edifici di recente
edificazione nelle immediate
vicinanze dell’area. Anche le
componenti impiantistiche,
con particolare riferimento
all’impianto fotovoltaico, per le
loro caratteristiche costruttive,
non incidono minimamente
sull’aspetto paesaggistico,
essendo concepite come parti
integranti dell’idea di progetto.
La proposta si inserisce
nell’ambiente senza celare
le sue caratteristiche di modernità e, soprattutto, le sue
componenti di richiamo visivo,
quali l’ascensore panoramico
e le piazze a sbalzo, ma mostrando le proprie potenzialità
di incidere nello sviluppo e
valorizzazione della zona.
La sostenibilità ambientale
delle scelte progettuali rimane, quindi, alla base della
compatibilità dell’intervento
e si ribadisce che esso, pur
costituendo una proposta forte
e riconoscibile, stante anche la
sua connotazione di progettovolano, si cala nel contesto
urbanistico e paesaggistico in
modo discreto ed essenziale.
Compatibilità con gli strumenti
di programmazione locale. Il
P.R.G. vigente nel Comune di
Maierà individua, per l’area di
intervento, due distinte zone
territoriali omogenee: le zone
F “aree pubbliche o di uso pubblico” (nella fascia compresa
tra via Ortaglie e via Santo) e le
zone G “attrezzature pubbliche
urbane” (nell’area sottostante
via Santo). La destinazione
d’uso degli edifici e degli spazi
pubblici proposti combacia
con le attività ammissibili
previste nelle N.T.A. che, per
le suddette zone, pongono
compatibili le infrastrutture
collettive (tempo libero, sport,
cultura, svago, ricettività, ecc.)
e le attrezzature pubbliche
(impianti ricreativi e sportivi,
parcheggi, parchi urbani, ecc.)
al servizio della popolazione
locale e non solo.
L’intervento in progetto si inquadra nel più ampio contesto
di riqualificazione dell’intero
centro abitato di Maierà. La
nuova “porta del parco” che
l’intervento rappresenta riunirà in sé tutte le peculiarità e le
caratteristiche degli interventi
realizzati e in corso di realizzazione nella zona durante
l’ultimo decennio, senza discostarsi dalle chiare linee guida
imposte dall’Amministrazione.
Grande attenzione verrà infatti
posta in merito all’integrazione
con le lavorazioni in corso sui
palazzi del centro storico, con
particolare riguardo all’attrattore principe del centro storico
di Maierà, ovvero il “Museo
del Peperoncino” ospitato
nelle sale dell’antico palazzo
patrizio. Così, l’impiego di
pietra locale nelle pavimentazioni (pietra di Grisolia e pietra
lavica), nonché di tecniche costruttive tradizionali (intonaci,
infissi, finiture in pietra, ecc.)
richiameranno i materiali preesistenti, senza sconvolgere o
intaccare un ordine cromatico
consolidato nel corso dei secoli. La particolare posizione
dell’intervento, inoltre, rafforza il significato simbolico
delle strutture in progetto,
essendo queste intese come
complesso di ingresso all’antico abitato, contestualmente
semplificandone l’accesso “fisico”. Infatti, il filo conduttore
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
9
[COPERTURE]
Il design tecnologico
diventa efficienza energetica
Le Officine Talarico di Rende hanno progettato
e realizzato un’originale copertura per auto
a cura della Redazione
[email protected]
Piano delle nuove strutture
Sezioni
dell’integrazione con il contesto specifico sarà proprio il
perseguirsi dell’abbattimento
delle barriere architettoniche,
il cui programma è in atto con
alcuni interventi già finanziati
(anche al fine di servire le
strutture del Museo del Peperoncino), in modo tale da rendere finalmente fruibile uno dei
centri storici meglio conservati
dell’intero litorale tirrenico.
In tale ottica, l’inserimento
dell’ascensore consentirà di
completare il cerchio in ordine
al definitivo abbattimento delle
barriere architettoniche.
I percorsi che si dipaneranno
dai nuovi slarghi e dal nuovo
belvedere collegheranno, inoltre,
le passeggiate recentemente
realizzate su via Ortaglie e nei
pressi di piazza Croce, completando un percorso, anche
emozionale, da compiersi sul
costone che segna l’ingresso
al borgo antico. In tal modo il
percorso progettuale, con l’obiettivo di agevolare l’ingresso
al nucleo antico del paese e
favorire gli accessi alle piazzette
dislocate tra le sue impervie
strade medioevali, comporta
il corretto richiamo anche alle
direttive del Piano di Recupero
del centro storico.
Il fotovoltaico. I campi fotovoltaici a supporto dell’intervento
verranno installati sui nove corpi
di fabbrica adibiti a servizi d’uso
pubblico, che sommano in totale
a una superficie di circa 500
mq. I pannelli installati saranno
in silicio poli/monocristallino,
di potenza erogabile pari a 250
W/cad. Il valore della radiazione
solare sul piano dei moduli costituenti i generatori fotovoltaici
risulta essere pari a 1.755,58
kWh/mq annui. L’energia elettrica in uscita dal sistema complessivo “generatore-gruppo di
conversione e controllo”, che
la totalità degli impianti sarà,
mediamente, in grado di generare in un anno risulta essere
pari a circa 119.000,00 kWh
(rendimento di BOS pari a 0,85).
Tali impianti hanno lo scopo di
rappresentare le fonti di alimentazione elettrica primarie degli
edifici che compongono l’idea
globale di progetto. In condizioni
di consumo standard, difatti,
un edificio munito di impianto
fotovoltaico riesce ad autosostenersi energeticamente in
percentuale pari al 70-80% del
suo consumo annuo. Il vantaggio
economico è sostanzialmente
legato a tre voci di guadagno:
- l’incentivo statale erogato dal
G.S.E. (Gestore Servizi Energetici), proporzionale alla quantità
di kWh realmente prodotti dagli
impianti;
- il risparmio energetico vero
e proprio, legato ai consumi
ed economicamente stimabile
considerando il costo d’acquisto medio dei kWh dal gestore
elettrico;
- la rivendita allo stesso gestore
elettrico (scambio sul posto)
dei kWh prodotti dai campi
fotovoltaici e non consumati
dalle utenze.
Una stima economica vera e
propria è dunque realizzabile
sommando tali singole voci,
conoscendo quando l’impianto
verrà realizzato, dato il costante,
abbassamento mensile degli incentivi per il 2011 e semestrale
per il 2012. Per quanto riguarda
invece la produzione di energia,
a margine dell’investimento, si
abbattano sostanzialmente i costi energetici di gestione di tutti i
corpi di fabbrica adibiti a servizi,
del parcheggio e, volendo, anche
dell’illuminazione pubblica. Inoltre, sarà possibile alimentare,
dedicandovi la produzione di
uno dei campi fotovoltaici, anche
l’impianto elevatore.
La realizzazione del progetto,
oltre a ridurre l’inquinamento e
a migliorare l’ambientale rende
possibile il contenimento della
spesa energetica e quindi dei
costi di esercizio per almeno
25/30 anni; diviene, così, il
progetto da portare ad esempio,
allo scopo di ripetere l’iniziativa
in altre realtà simili.
Le Officine Talarico, rinomata
e storica azienda Calabrese,
operante nei settori di prefabbricazione, sistemi abitativi
e divisione aeronautica, ha
recentemente realizzato un
prodotto di alto design. Si tratta di una copertura per posti
auto all’aperto. La flessibilità e
l’originalità del progetto sperimentale guarda alla funzionalità
energetica degli edifici esistenti
e di nuova costruzione, consentendo al progettista di avere
a disposizione una soluzione
tecnologica molto leggera,
particolarmente resistente alla
corrosione, con soluzioni originali per la realizzazione di
coperture fotovoltaiche.
La struttura modulare, in
lamierato di alluminio, appositamente realizzata con
particolari profilature, ha uno
speciale pacchetto di copertura, composta da due strati di
lamierato contenenti all’interno
le strutture resistenti longitudinali in modo da consentire una
visione snella e gradevole delle
strutture collocate nella parte
a vista del tetto. Tutto viene
completato da uno strato di materiali fonoassorbenti da 14 cm.
Le strutture principali, travi e
pilastratura in alluminio, sono
ottenute dalla composizione di
componenti tagliati e saldati tra
essi, per ottenere sezioni esclusive con accessori in acciaio
La copertura per posti auto all’aperto realizzata da Officine Talarico
Particolare della travatura primaria e secondaria
inossidabile 316. La forma e la
particolarità dei materiali evidenziano la qualità del progetto.
La struttura, larga 5,5 m e
lunga 5 m, permette di ospitare
comodamente due automobili.
Tuttavia, la modularità del progetto consente di realizzare parcheggi di qualunque dimensione
e quindi erogazione di potenza.
Una copertura fotovoltaica
protegge i veicoli dagli agenti atmosferici, crea ombra e
contemporaneamente produce
energia elettrica mediante
pannelli fotovoltaici installati,
garantendo un ottimo ritorno
dell’investimento, grazie al
quarto conto energia, 5 dm
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Può essere inserita in qualsiasi
contesto urbano, residenze,
uffici, attività commerciali o
industriali.
Informazioni
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Pubblica illuminazione con
tecnologia led. Per inquinare
meno e minimizzare i consumi
dell’illuminazione pubblica, viene
utilizzata la tecnologia Led in sostituzione delle obsolete lampade
ordinarie (vapori di sodio/mercurio, ioduri/alogenuri metallici).
Il progetto
Committente: Comune di
Maierà (Cs)
Bando: Concorso di progettazione per la promozione e lo
sviluppo del Parco Nazionale
del Pollino. “Riqualificazione
delle aree libere adiacenti
al centro antico, attraverso
la creazione di strutture polivalenti ad uso pubblico a
valenza territoriale”
Progettisti: ing. Giovanni
Rolando (capogruppo), arch.
Domenico De Rito, ing. Carlo
De Vuono, arch. Stefano Gimigliano, ing. Gianni Sionne,
arch. Antonio Spadafora, ing.
Alfredo De Vuono
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ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
10
[EDILIZIA SOSTENIBILE]
Borgo Morandi
Un Mondo migliore è possibile
Borgo Morandi di Solarolo (Ravenna) rappresenta una delle
esperienze più avanzate e innovative nel panorama edilizio italiano,
perché racchiude in sé valori etici
e tecnici che possono rappresentare una concreta speranza
in un domani migliore, dove lo
sviluppo segua itinerari di attenzione all’ambiente evitando il
consumo di suolo e lo spreco di
risorse non rinnovabili. Può essere
considerato un vero e proprio
progetto pilota, il primo complesso
abitativo in Italia per numero di
appartamenti concentrati nello
stesso sito (5 case per un totale
di 18 appartamenti) costruiti con
il protocollo CasaClima A+. Un
borgo edificato nel rispetto del
territorio, dei materiali locali e del
risparmio energetico, che sfrutta
l’energia solare ottimizzando
la disposizione degli edifici e
l’organizzazione interna delle
stanze. Borgo Morandi è un’isola
residenziale di nuova concezione,
nella quale ci si sposta solo a piedi
e dove i bambini possono giocare
in totale tranquillità e muoversi
nel verde che circonda ogni abitazione, senza preoccuparsi del
traffico; infatti alle autovetture
vengono dedicati appositi spazi
in superficie nel perimetro attorno
alle residenze. In questo modo i
percorsi carrabili non intersecano
quelli pedonali. Ogni abitazione
si sviluppa a torre, in maniera
indipendente dalle altre costruzioni. Borgo Morandi non è solo
un complesso residenziale e un
grande progetto di bioedilizia, ma
è anche un diverso approccio per
i costruttori e un nuovo stile di vita
per tutti coloro che scelgono di acquistare un’abitazione CasaClima,
dove trovare e ritrovare l’armonia
e il sodalizio con il paesaggio. Uno
stile di vita eco-friendly, quello di
Borgo Morandi, che migliora la
qualità della vita.
Le caratteristiche del progetto
Consumo del territorio e riutilizzo
di materiale di risulta. Borgo Morandi non ha consumato territorio,
ma è stato costruito al posto di un
insediamento artigianale inattivo
da anni, del quale ha riutilizzato il
materiale di costruzione demolendolo, frantumandolo e utilizzandolo
nella nuova costruzione, per evitare una produzione insensata di
rifiuti in discarica. Certificazione CasaClima: una certificazione della qualità. Il Borgo
è composto da cinque palazzine
progettate e costruite con il protocollo CasaClima A+.
Rispetto dell’ambiente e attenzione alle risorse non rinnovabili.
Zero produzione di CO2 e zero uso
di energia fossile: Borgo Morandi
non consuma combustibili fossili
(non usa gas metano neanche in
cucina, dove sono installati piani di
cottura a induzione) e non emette
CO2, in quanto per riscaldare e raffrescare usa una pompa di calore
aria-acqua elettrica alimentata
dai pannelli fotovoltaici installati in
copertura. Le case hanno involucri
molto isolanti, per cui il consumo
annuo per metro quadro calpestabile è pari a 23 kWH/mq.a. Le case
del Borgo Morandi consumano 23
kWh/mq.a, cioè 2.300 kWh per
ogni appartamento di 100 mq.
Con la stessa pompa di calore
occorrono 920 kWh, al costo di
184 €/anno. Sul tetto di ogni
appartamento sono stati installati
pannelli fotovoltaici che producono mediamente 3.000 kWh/anno.
Pertanto il fabbisogno di energia
elettrica è pari a 920 kWh (per
riscaldamento, raffrescamento e
acqua calda) + 3.000 kWh (per
la gestione della casa) cioè 3.920
kWh. Poiché i pannelli producono
3.000 kWh/anno, rimangono da
pagare solo 920 kWh cioè quasi
200 euro. Si passa quindi da una
bolletta energetica di 1.400 €/
anno a 200 €/anno. Il tempo di
rientro dall’investimento per i pannelli fotovoltaici è pari a 6/7 anni. Recupero dell’acqua piovana, per
non sprecare l’acqua potabile.
Borgo Morandi recupera l’acqua
piovana e la riusa per la pulizia dei
sanitari e per la cura dei giardini.
Così non si spreca la preziosa
acqua potabile.
Elevato comfort abitativo. L’obiettivo del protocollo CasaClima è
l’alta efficienza energetica coniugata con l’alto comfort abitativo.
Le case di Borgo Morandi possiedono un elevato comfort interno
in quanto sono stati eliminati,
fin dalla fase progettuale e poi
in cantiere, tutti i ponti termici
che possono determinare muffe
e condense interne. All’interno
degli ambienti viene fatta circolare
aria pre-trattata (per eliminare
batteri, polveri e smog) con il miglior rapporto termo-igrometrico
e controllo dell’umidità. Inoltre,
l’aria esterna viene preriscaldata
gratuitamente dall’aria esausta
che viene estratta dalla casa (da
bagni e cucine). Inoltre, le case
sono dotate di un elevato comfort
acustico, sia per quanto concerne i
rumori esterni sia per quelli interni.
Materiali biocompatibili ed ecosostenibili. Sono stati utilizzati
materiali sani, che non richiedono
elevati valori di energia nel loro
intero ciclo vitale.
Una piccola isola residenziale di
nuova concezione. Le automobili
sono parcheggiate in zone esterne
e i percorsi carrabili non intersecano quelli pedonali.
Costi contenuti. È stata fatta la
scelta di tenere bassi i costi di
realizzazione per poter offrire
questa qualità abitativa a prezzi
accessibili a tutti. Si è rinunciato
a sovraccaricare i costi di servizi
inutili e costosi quali i garage
interrati.
Borgo Morandi di Solarolo (Ravenna). Foto: Teografica.it
Borgo Morandi è stato costruito al posto di un insediamento artigianale inattivo da anni
Link utili
www.agenziacasaclima.it
www.logicagotica.it
www.knauf.it
www.clivet.com
www.grupporipabianca.it
www.zehnder.it
www.decarlo.it
www.maico.com
CasaClima certifica la qualità del tuo edificio
Nell’anno 2002 la Provincia Autonoma di Bolzano ha dato vita in Alto Adige al progetto CasaClima. L’Agenzia CasaClima, come ente terzo, non coinvolto nella
progettazione o realizzazione, tutela gli interessi di chi prende in affitto o acquista una casa o un’abitazione perché è un ente di certificazione indipendente. Il
marchio CasaClima ha goduto fin dall’inizio di ampio favore nella pratica edilizia ed è diventato, anche a livello nazionale, un vero e proprio catalizzatore per un
costruire energeticamente efficiente e sostenibile. CasaClima si è nel frattempo consolidato, e oggi è uno dei marchi energetici leader in Europa. A partire dal
2005, in Alto Adige i consumi annui degli edifici di nuova realizzazione non potranno superare i 7 litri di gasolio (CasaClima tipo C) per metro quadro di superficie
abitabile. Nelle costruzioni nuove e nelle ristrutturazioni è possibile attenersi a parametri di risparmio energetico ancora più elevati: con una CasaClima di tipo B
(5 litri), una CasaClima di tipo A+ Gold (3 litri) o ancor meglio con una casa passiva (meno di 1,5 litri di gasolio per metro quadro l’anno). In una casa passiva le
perdite di calore tramite l’involucro e la ventilazione sono ridotte in modo tale che si riesce a raggiungere una temperatura confortevole anche senza l’impiego di
un sistema di riscaldamento attivo. In Alto Adige si parla già di “Plus-Energiehäuser”, edifici capaci di produrre energia coprendo il proprio fabbisogno, di per sé
già ridotto al minimo, e di immettere l’energia in eccesso nella rete di fornitura elettrica.
I vantaggi di una CasaClima. Chi si orienta verso una CasaClima di nuova costruzione o un risanamento secondo i criteri CasaClima può contare su numerosi
vantaggi che riguardano sia la qualità della vita che l’aspetto economico, perché una CasaClima ha costi energetici molto ridotti. CasaClima è anche una risposta
all’irrefrenabile fame di energia che caratterizza l’umanità intera e che comporta il consumo delle ultime riserve fossili. CasaClima è infatti tutela quotidiana
dell’ambiente, che porta vantaggi al Pianeta Terra, e al portafoglio.
CasaClima garantisce: consapevolezza energetica, comfort, tutela dell’ambiente e del clima, salute, risparmio, assenza di difetti edili e una rivalutazione dell’immobile.
Confronto tra i livelli di CO2 emessi. Standard energetico dei vecchi edifici nella provincia di Bolzano: 35 tonnellate l’anno. Standard attuale in Italia (legislazione
del 1991): 25 tonnellate l’anno. Casa Clima B: ca. 8 tonnellate l’anno; Casa Clima A: ca. 5 tonnellate l’anno; Casa Clima A+ Gold: ca. 1,6 tonnellate l’anno.
Certificazione. La certificazione CasaClima è sinonimo di qualità e trasparenza. La valutazione energetica dell’edificio da parte dell’Agenzia CasaClima, in quanto
ente di certificazione pubblico e indipendente non coinvolto nel processo edilizio, rappresenta una garanzia per i committenti e gli utenti. CasaClima, oltre a
certificare gli edifici di nuova costruzione e di risanamento, rilascia la certificazione di qualità anche per i prodotti, come la Finestra e la Porta Qualità CasaClima.
La grande novità di questi marchi, anche a livello europeo, è che per la prima volta non si garantisce solo la qualità energetica della finestra e/o della porta ma
anche la loro posa in opera a regola d’arte.
Le automobili sono parcheggiate in zone esterne
Alta efficienza energetica ed elevato comfort abitativo
[URBANISTICA E AMBIENTE]
Gateways. Connettere popoli economie luoghi
La IX Biennale delle Città e degli Urbanisti europei
Questa edizione della Biennale
(Genova, 14-17 settembre
2011) intende contribuire a un
rilancio dell’evento, concordato
in particolare con i colleghi
francesi della FNAU, così come
accaduto nel 1995‐1997 all’epoca dell’avvio delle prime
Biennali, tra Lione e Roma,
contro il rischio di un inaridimento della iniziativa.
Il senso delle Biennali è duplice: da un lato dare significato
a livello europeo alla presenza
dell’ECTP, l’organismo che raccoglie tutte le associazioni di
urbanisti europei; dall’altro un
aggiornamento professionale,
ponendo a confronto esperienze significative di paesi diversi.
La consuetudine del confronto
internazionale in materia urbanistica ha una lunga tradizione,
ma la differenza è che oggi città e territori della U.E. operano
dentro un mercato unificato da
quasi un ventennio, al contrario
del passato, quando i mercati
erano rigorosamente nazionali.
Questo significa che esiste una
competizione aperta nell’attrarre le risorse per lo sviluppo.
La peculiarità di questa IX
Biennale è che abbiamo inteso
conferire un taglio fortemente
europeo e transnazionale, più
che in passato, selezionando
alcuni argomenti centrati sul
tema della competitività urbana in rapporto alla strategia
di uscita dalla crisi e su una
visione del territorio europeo
basato su criteri economici
e geografici. Non si tratta
di tralasciare argomenti più
tradizionali, ma di investigare
aree tematiche interdisciplinari
di attualità.
Il tema portuale è obbligato
in una città come Genova, ma
il sistema di relazioni porto‐
città‐territorio è parte integrante della riorganizzazione
dei flussi di merci in atto nel
continente. Le vicende che
riguardano il Mediterraneo
ci toccano peraltro molto da
vicino per molteplici ragioni.
La città intesa come porta di
accesso dell’innovazione è un
argomento largamente evidenziato da tutti gli indicatori
dello sviluppo contemporaneo
e condiviso da tanta parte della
letteratura urbana ed economica internazionale.
In Europa è possibile trovare
una serie di storie urbane di
successo che vedono alcune
realtà – vecchie e nuove – di
medie e grandi dimensioni
emergere come protagoniste
internazionali, dando anche
luogo a sistemi territoriali estesi a intere macroregioni capaci
di competere nel mondo. Ma è
anche possibile notare il persistente ritardo di altre macro
regioni, soprattutto periferiche.
L’argomento competitività
trascina con sé alcuni indispensabili corollari, come la
accessibilità e la connettività
tra centri decisionali europei
e mondiali garantita sia dal
sistema dei trasporti e delle
grandi infrastrutture, che dalle
tecnologie digitali. La ricerca
di strategie per il rilancio della
competitività urbana interessa
tutte le città, non sulla base di
un modello precostituito da
adottare, ma per il modo di
affrontare la politica urbana
nell’epoca della globalizzazione, un contesto in cui crescono sia i competitors sia le
opportunità, e in cui bisogna
procedere al riposizionamento
competitivo delle realtà locali
su di un mercato allargato. Al
tempo stesso, la convivenza
multietnica e multiculturale
appare un corollario che va
in parallelo con la estensione
delle relazioni economiche e la
accresciuta mobilità dei fattori
produttivi, ivi compreso il mercato del lavoro, che richiama
il tema della tolleranza e della
inclusività, come ingrediente
di una cultura urbana di successo.
Sotto il titolo di Smart planning, termine inconsueto nel
nostro linguaggio disciplinare,
ma diffuso nella letteratura
internazionale, abbiamo inteso accogliere una specifica
sollecitazione del Comune di
Genova, ma anche entrare
in sintonia con lo slogan di
“Europa 2020”, Smart, green,
inclusive. In questo neologismo il tema della sostenibilità
urbana si intreccia con quello
della tecnologia ambientale e
della ICT applicata all’ambiente
urbano. E conseguentemente il
modo stesso di innovare la pianificazione urbanistica nell’epoca delle nuove tecnologie.
Una cosa è certa: non si tratta
di una Biennale di bilancio di
esperienze pregresse, ma di
un’esplorazione all’interno di
vicende in pieno svolgimento,
avendo selezionato una casistica che cerca di dar conto
sia della grande articolazione
geografica europea che della
varietà di approcci politico
economici e istituzionali nella
gestione della città contemporanea.
Informazioni
www.inu.it
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
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[SOSTENIBILITÀ]
Consumo energetico
Buone pratiche di progettazione per ridurre
l’energia grigia
a cura di Cristina Vanucci
[email protected]
L’immagine mostra l’evoluzione del progetto inerente la copertura: dalla modellazione tridimensionale al cantiere, fino alla concretizzazione nel profilo esterno e interno
Lo schema rappresenta lo studio della ventilazione naturale, agevolata dal leggero scostamento della copertura rispetto alla chiusura verticale
Se tanto si parla oggi di fonti
energetiche rinnovabili e di
edifici intelligenti in quanto
caratterizzati da un consumo
energetico il più basso possibile, al fine di preservare le ormai scarse risorse energetiche
a nostra disposizione, meno
si parla invece dell’embodied
energy, ovvero della quantità
di energia necessaria per la
costruzione e la successiva
demolizione di un manufatto
architettonico, valore energetico questo più difficile da
calcolare in quanto non si
materializza nel quantitativo
di energia consumata a fine
mese, ma è il risultato della
sommatoria dell’energia spesa nel corso dell’intero ciclo
di vita dell’edificio, sia per il
trasporto e la fabbricazione
dei materiali impiegati, sia
per l’assemblaggio dei materiali stessi in componenti,
elementi tecnici, chiusure
fino ad arrivare all’edificio
finito e, una volta compiuto il
ciclo di vita del manufatto, la
loro successiva demolizione e
smaltimento. Come si può ridurre questo valore dalla stima
ancora controversa? Oltre che
innescando processi virtuosi
come la scelta di materie,
materiali e maestranze locali,
buone pratiche di progettazione giocano un ruolo forte nella
determinazione del quantitativo di energia grigia necessaria
a un edificio e l’Hillmaru Club
House, progettato dallo studio
Kaci International ne offre un
buon esempio.
L’Hillmaru Club House si trova
nella regione meridionale della
Corea del Sud, in una vallata
circondata da montagne dalle
cime arrotondate, ricche di
alberi di bambù e gru. La
riflessione progettuale parte
da questi elementi naturali,
linee del paesaggio, flora e
fauna autoctone, per trarre
ispirazione per il disegno della
forma e dello spazio dell’edificio. L’intento progettuale della
Club House si focalizza sulle
diverse possibilità utili per
collegare gli elementi naturali
che circondano l’edificio e che
presentano diverse valenze
paesaggistiche, stagno, valli,
zone pianeggianti, pendii ripidi, con le diverse destinazioni
funzionali pensate per i futuri
utenti dell’edificio, scongiurando il possibile verificarsi di
effetti negativi per il sistema
ambientale circostante.
L’edificio si articola attorno
a un ampio volume centrale,
visibile anche dall’esterno
grazie alle grandi vetrate sulla
facciata anteriore e posteriore,
incorniciate da infissi caratterizzati da spessori minimi,
creando così un interessante
dialogo tra interno ed esterno,
lasciando a chi passa la possibilità di vedere e comprendere
le attività che vi si svolgono
all’interno e ai visitatori e ai
membri della Golf Club House
una vista mozzafiato sul paesaggio circostante.
Il profilo della copertura invece
è stato progettato in modo da
risultare molto sottile e richiama la forma delle ali delle
gru, sia nella conformazione
del profilo esterno sia nella
progettazione della struttura
portante, visibile dall’interno.
La copertura risulta leggermente sollevata rispetto alle
chiusure verticali grazie a
un supporto triangolare in
acciaio di dimensioni variabili:
ciò permette di migliorare la
ventilazione naturale.
La struttura in legno curvato
è stata dapprima progettata
avvalendosi delle tecniche di
modellazione 3D in modo da
verificare forme e dimensioni
dei singoli elementi tecnici
che andavano a comporre la
chiusura orizzontale, ottimizzando così la risorsa materica.
Il controllo dimensionale e
prestazionale degli elementi
tecnici che costituiscono la
chiusura orizzontale ha permesso di individuare la forma
più efficiente dal punto di vista
strutturale, minimizzando il
processo di assemblaggio
e la quantità di materia necessaria. Ciò ha consentito di
ridurre notevolmente il carico
di energia grigia non solo nella
realizzazione della copertura
ma di tutto il complesso architettonico.
Informazioni
www.kaci-int.com
L’Hillmaru Club House si inserisce senza distonie nel contesto naturale in cui è ubicata
Crediti
Progetto: Hillmaru Club
House
Committente: Dong-Hoon
Architetto: Kyeong Sik Yoon
(KACI International)
Localizzazione: Changnyong,
Korea
Superficie del sito:
13,578.00 mq
Superficie dell’edificio:
6,357.87 mq
Trasparenza e leggerezza contraddistinguono sia il volume centrale sia la progettazione dell’involucro esterno
ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
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[FOCUS
LEGNO]
Razionalità funzionale ed efficienza realizzativa
Il sistema costruttivo ligneo della sede amministrativa Mayr Melnhof-Kaufmann
Architekten Hermann Kaufmann
di Luca Rossato – Architetto, Facoltà di Architettura di Ferrara
[email protected]
La nuova sede di questa azienda
specializzata nella lavorazione
del legno rappresenta una costruzione innovativa, economicamente vantaggiosa e flessibile,
realizzata con legno lamellare
d’abete rosso di produzione
propria.
L’architettura è stata concepita in
modo tale da inserire un minimo
di elementi costruttivi diversi e
un optimum di elementi in legno
massiccio.
L’obiettivo era quello di un edificio
molto semplice, con pochi strati
nella parete esterna, ma allo
stesso tempo la massimizzazione
La sede della Mayr Melnhof-Kaufmann di Hermann Kaufmann
della capacità di accumulazione
termica della costruzione in
legno. L’architettura semplice
e arcaica di elementi di grande
formato con superfici in legno
Vista interna della sala riunioni dell’edificio
Piante, sezione e assonometria dell’edificio
omogenee è circondata da un
“mantello” composto da pensiline e balconi in travi di legno
compensato, appesi alla griglia
con nastri d’acciaio. Questo strato esterno costituisce il tampone
alle strade, favorisce la mobilità
dell’ombra, protegge le facciate
in legno non trattate e permette
l’uscita verso l’esterno da tutti
i vani.
Per quanto riguarda la costruzione delle pareti esterne si è
utilizzato un metodo di costruzione innovativo, composto da
uno strato portante interno con
spessore di 20 cm, un isolamento
termico di masonite e uno strato
esterno direttamente montato su
un elemento in legno lamellare
con spessore di 6 cm. Questo
elemento sandwich composto da
solo tre strati soddisfa i requisiti
per parete di una “casa passiva”.
Inoltre i soffitti e gli elementi del
tetto sono costituiti dallo stesso
materiale; si tratta di elementi di
legno lamellare lasciati visibili e
appoggiati su travi. È stata realizzata una vera costruzione di
legno massiccio che mostra in
modo determinante le possibilità
di una costruzione semplice.
L’involucro edilizio ottimizzato
con l’ombra ha un effetto positivo sulle prestazioni invernali ed
estive dell’edificio e in caso di
riscaldamento eccessivo dell’atrio i lucernari laterali si aprono
automaticamente mentre l’impianto di ventilazione prevede un
Alcune fasi di montaggio della
struttura dell’edificio
L’elegante hall d’ingresso e la scala che collega la reception con
il primo piano
duplice cambiamento dell’aria a
cadenza oraria.
L’aria esterna viene aspirata tramite microfiltri e preriscaldata a
mezzo di un collettore terrestre.
L’aria esterna preriscaldata o
preraffreddata viene poi condotta
negli apparecchi di ventilazione
tramite un recupero efficiente del
calore e solo successivamente
avviene il riscaldamento alla
temperatura necessaria dell’aria
di alimentazione a mezzo degli
agenti di trasferimento del calore.
Una funzione free-cooling
dell’impianto di ventilazione
permette, nei mesi estivi, durante
le ore della notte, di raffreddare
l’edificio con aria esterna fresca.
Con l’impiego di pompe e motori
efficienti, il fabbisogno energetico
elettrico dell’edificio resta basso.
Il riscaldamento a pannelli radianti serve a riscaldare e raffreddare,
l’impianto di riscaldamento a
biomassa prevede l’impiego di
cippato o pellets e può essere
alimentato a materia combustibile ottenuta da risorse proprie.
L’edificio costituisce un’applicazione convincente delle potenzialità e qualità del sistema
Tetti, coperture e case firmati AB Legno
Il tetto in KVH
di coperture, tetti e case secondo moderne e computerizzate
modalità di progettazione e
produzione.
La sigla KVH identifica una
Informazioni
www.hermann-kaufmann.at
Il progetto dell’architetto austriaco Hermann Kaufmann è stato il vincitore della medaglia d’oro dell’ottava edizione del Premio Internazionale Architettura
Sostenibile. Le due medaglie d’argento sono invece andate al noto studio berlinese Sauerbruch Hutton per il progetto del Museo Brandhorst a Monaco
in Germania e a Peter Rich e Michael Ramage per l’Intepretetion centre di Mapungubwe in Sud Africa.
Tra i progetti selezionati dalla giuria (composta da Thomas Herzog, Francine Houben, Francisco Mangado, Nicola Marzot e Gianluca Minguzzi) hanno trovato
posto progetti conosciuti come il Paula Rego Museum di Eduardo Souto de Moura e altri di giovani studi come Giancarlo Mazzanti dalla Colombia o PLUG
arquitectos dal Messico. La nona edizione del Premio Internazionale è già stata bandita. Per informazioni e iscrizioni visita www.premioarchitettura.it
KVH, lamellare e bilama
Travi KVH, legno lamellare e
bilama di abete. Questi i principali materiali utilizzati da AB
Legno (Divisione del Gruppo
Bevilacqua) per la realizzazione
costruttivo adottato e, con la sua
essenzialità concettuale, uno
straordinario esempio di razionalità funzionale ed efficienza
realizzativa.
L’approfondito studio della tecnologia lignea, condotto in maniera
sinergica dal progettista e dal
committente ha così portato alla
definizione di un sistema costruttivo flessibile tale da poter essere
vantaggiosamente impiegato
anche in altre tipologie di edifici.
tipologia di travi essiccate in
legno d’abete massiccio, piallato su quattro lati, con angoli
smussati e cuore spaccato. La
giunzione a pettine in lunghezza
permette di produrre travi di
qualsiasi dimensione. AB Legno
impiega il KVH per la costruzione di soffitti e tetti sia in fase
di rifinitura sia come elementi
portanti della struttura, per le
strutture portanti secondarie e
per i telai pareti delle case.
Il legno lamellare è ottenuto
mediante l’incollaggio di tavole
in legno e presenta caratteristiche meccaniche fino all’80%
superiori a quelle delle travi
in massello. Principalmente
impiegato per la realizzazione
delle strutture portanti, ha qualità paragonabili all’acciaio, ma
con un peso specifico 15 volte
inferiore, conservando tutte le
peculiarità del legno: calore,
pregio e affidabilità. AB Legno
sceglie per i propri progetti il
lamellare di abete per la cui produzione vengono impiegate materie prime di qualità che danno
vita a un prodotto omogeneo e
qualitativamente certificato.
Il bilama è prodotto con lamelle di
legno d’abete giuntate e incollate.
Utilizzato per costruzioni dove è
richiesta un’elevata stabilità e
per le pareti portanti delle case
Blockhouse, il bilama è resistente
all’attacco di agenti corrosivi e
insetti, grazie alla essiccazione
del legno prima della lavorazione.
La scrupolosa selezione della
materia prima effettuata da AB
Legno è garanzia di scelta di
un materiale molto resistente
alle deformazioni, durevole e di
grande valore estetico.
Informazioni
www.ablegno.it
La casetta in legno lamellare
La tettoia in bilama
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
13
ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
14
[FOCUS
LEGNO]
Studio AWP
Forte di un background costituito da un elevato numero di progetti premiati, lo studio AWP - Agence de reconfiguration territoriale (partner
Matthias Armengaud, Marc Armengaud e Alessandra Cianchetta), con
sede a Parigi e a Basilea, focalizza la propria attività su un rapporto
innovativo fra pianificazione urbana, architettura del paesaggio e progettazione architettonica. Lo studio ha lavorato in diverse città europee
occupandosi di progettazione a scala urbana e di riqualificazione e tra
i suoi committenti annovera municipalità, pubbliche amministrazioni,
istituzioni culturali e promotori. Tra i loro progetti vi sono: il Padiglione
Francese alla Biennale di Architettura di San Paolo (Brasile, 2007); la
progettazione paesaggistica del Museum of Modern Art of Villeneuve
D’Ascq (Francia, 2010); il progetto di ampliamento di un impianto di
purificazione dell’acqua (Evry, Francia, 2003-12) e il progetto di pianificazione strategica in un’area di duecentotrenta ettari per la zona
del Praille Acacias Vernets, Ginevra, in corso dal 2009. Lo studio ha
tenuto conferenze in molte prestigiose sedi di Parigi, Londra, Milano,
Roma, Barcellona, Pechino, Toronto, Belgrado, Ginevra, Copenhagen,
Winnipeg, ecc.
Tra i premi si segnalano il Prix du Ministère de la Culture Français - Young
Best Architect NAJA (2006), la candidatura all’European Mies van der
Rohe Award (2009), finalisti al CCCB European Prize for Urban Public
Space (2010), con Atelier Oslo.
Vista dal basso le Lantern Pavilion. Foto © AWP + Atelier Oslo
Norwegian Wood
Progetto del Lantern Pavilion e di una piazza pedonale flessibile
a cura di Federica Maietti – Architetto, Direttore di Architetti.com
[email protected]
Il Lantern Pavilion è un vero e
proprio manifesto per la progettazione degli spazi pubblici
e la concretizzazione di una
strategia di intervento urbano.
Realizzato dallo studio AWP
Agence de reconfiguration
territoriale coerentemente con
i principi e le caratteristiche
dell’architettura tradizionale
norvegese in legno, questa
lanterna urbana, un gigantesco
“baldacchino” in legno e vetro,
si configura come un tetto
aperto di dimensioni tali da
divenire il simbolo della città
di Sandnes, in Norvegia. Il padiglione ha inoltre la funzione
di proteggere una nuova piazza
per il mercato, anch’essa progettata dallo studio AWP, che ha
pensato alle pavimentazioni e
ad una serie di spazi pedonali
e di impianti e strutture che
consentono alla piazza di ospitare diverse funzioni: mercato
settimanale, concerti, eventi,
tempo libero, incontri e scambi.
Illuminato durante la notte, il
Lantern Pavilion è diventato
una nuova icona della città e
un punto di riferimento che
fornisce un ambiente suggestivo a sostegno delle attività
pubbliche che già si svolgevano
nella piazza e come incentivo
per nuovi utilizzi.
Quando le città di Sandnes e
Stavanger sono state scelte
come Capitali Europee della
Cultura nel 2008, il concorso
denominato Novegian Wood è
stato lanciato al fine di promuovere architetture innovative in
legno in grado di contribuire a
rendere la regione una vetrina internazionale per questo
materiale.
La città di Sandnes ha richiesto,
in occasione del concorso, la
progettazione di una nuova
piazza e di un oggetto scultoreo
Il progetto
Norwegian Wood /
The Lantern Pavilion
Concorso a inviti
Primo premio, 2007
Localizzazione
Langgata, Sandnes, Norvegia
Tipologia di progetto
Spazio pubblico e padiglione
urbano
Committente
Municipalità di Sandnes /
Norwegian wood steering
group
Progettisti
AWP (leading consultant)/
Atelier Oslo
Strutture
Kristoffer Apeland AS
Superfici
padiglione: 140 mq
spazio pubblico: 2.500 mq
Cronologia
progettazione: 2006-2008
realizzazione: 2008-2010
Foto
© AWP/Atelier Oslo
Vista interna dal basso della struttura in legno e vetro. Foto © AWP + Atelier Oslo
Vista del Lanter Pavilion a Sandnes, Norvegia. Foto © AWP + Atelier Oslo
Vista notturna dal basso. Foto © AWP + Atelier Oslo
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
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spazio pubblico, grazie alla
lanterna ne accadranno ancora di più: la creatività genera
creatività.
Vincitore del primo premio al
concorso internazionale per la
progettazione di un padiglione
urbano e per la riqualificazione
e valorizzazione del centro
di Sandnes in occasione del
Stavanger European Capital
of Culture 2008, il Lantern
Pavilion è stato candidato al
prestigioso premio Mies Van
der Rohe 2009.
Prospetti dei due lati del padiglione. © AWP
in legno nel quartiere pedonale
di Langgata allo scopo di rivitalizzare la zona e di creare uno
spazio in cui potessero avere
luogo molte attività diverse: un
punto di incontro che potesse
ospitare anche mercati, concerti e altri eventi. Un luogo in
grado di configurarsi come una
sorta di “rifugio”, di invitare e
di incoraggiare diversi eventi
sociali e di supportare nuove
attività. Poiché il sito scelto
per il concorso di progettazione
è visibile da lontano e dalla
stazione ferroviaria che separa
due zone distinte della città, era
essenziale creare un oggetto
che potesse essere percepito
da lontano e in grado di “rivelare” la presenza della piazza.
Realizzando un luogo familiare
ma in grado di guardare al
futuro, l’ambizione dello studio
AWP era quella di realizzare un
manifesto per la progettazione
dello spazio pubblico; non una
semplice decorazione ma una
vera e propria strategia urbana.
Il progetto utilizza la forma
iconografica dell’antica casa in
legno sollevata da terra. Attraverso la ridefinizione della sua
tecnologia costruttiva tradizionale e facendola risplendere nel
buio attraverso un’abbagliante
illuminazione, questo archetipo
di casa norvegese è diventato
un punto di riferimento e un
simbolo della vecchia città che
si trasforma adeguandosi alle
dimensioni della città nuova,
utilizzando le tradizionali caratteristiche costruttive del
legno per realizzare un oggetto
contemporaneo.
Questa lanterna pubblica è
finalizzata alla creazione di uno
spazio dove poter osservare
e apprezzare i cambiamenti
climatici e di illuminazione,
quando nessun’altra attività ha
luogo nella piazza; ma se le più
svariate attività si svolgeranno
continuativamente in quello
Informazioni
www.awp.fr
ELEVATA RESISTENZA AI GRAFFI
Vista di dettaglio del rivestimento in vetro. Foto © AWP + Atelier Oslo
Vista interna dal basso della copertura trasparente. Foto © AWP
+ Atelier Oslo
Caserma dei vigili del fuoco di Langenfeld
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Pratica e sicura: portina
inserita con soglia ridotta.
Vista di dettaglio del sistema costruttivo in legno. Foto © AWP +
Atelier Oslo
Hörmann, leader europeo nel settore delle chiusure, offre la più ampia
gamma di soluzioni per l’industria. Da noi troverete tutte le tipologie di
portoni industriali adatti ad ogni specifica esigenza. Soluzioni innovative
come, ad esempio, la finestratura in materiale sintetico antigraffio. Con la
nuova finestratura DURATEC ® i portoni sezionali Hörmann mantengono
sempre, anche dopo numerosi lavaggi e forti sollecitazioni, la loro chiara
trasparenza. Tutto questo è un’esclusiva Hörmann!
Per maggiori informazioni: www.hormann.itō7HOō)D[ō[email protected]
ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
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[FOCUS
LEGNO]
Progettare la qualità ambientale
L’Asilo Nido della Fondazione O.A.S.I. di San Bonifacio
Maria De Rossi – Architetto
[email protected]
Credo che una buona architettura debba vedere la possibilità
di un felice e fortunato incontro
tra diverse energie positive,
dalla volontà di tutti coloro che
vengono coinvolti di ottenere il
miglior risultato possibile: così
è stato nei pochissimi mesi che
hanno visto la progettazione
e costruzione dell’Asilo Nido
della Fondazione O.A.S.I. di
San Bonifacio, in provincia
di Verona; in particolare la
Committenza, rappresentata
soprattutto dalla Presidente
dott.ssa Maria Mastella, è stata
disponibile nel percorrere assieme una strada che poneva
come prioritarie scelte finalizzate al benessere psicofisico
di coloro che avrebbero abitato
questi spazi andando inoltre a
connotare l’intervento come
un’esperienza di apertura e segno rivolto all’intera comunità
di San Bonifacio. Esperienza
che sta continuando proprio in
questi giorni con la riprogettazione della Scuola dell’Infanzia
presente nello stesso contesto
e che ha visto la partecipazione
diretta alla fase di progettazione anche le insegnanti, le illustratrici per l’infanzia Giovanna
Gazzi, Chiara Raineri, Stefania
Vianello e il filosofo Massimo
Bardin, sempre con lo stesso
tipo di tecnologia in legno e
con certificazione LEED curata
dallo studio Planex.
Il progetto dell’Asilo Nido
L’area interessata dal progetto
per la realizzazione dell’Asilo
Nido, dimensionato per un numero di 60 bambine e bambini
su 3 sezioni, si trova in una
zona centrale di San Bonifacio.
L’intervento, si inquadra nella
complessiva riqualificazione
del Centro Polifunzionale del
Bambino della Fondazione
O.A.S.I., che vede la riorganizzazione dell’intero complesso
per poter realizzare una struttura dalla forma compiuta
(corte) che si proietta verso
il già esistente spazio interno
continuo di verde che acquista
nuova identità e nuove valenze:
per esempio riflettendo su
quanto l’attuale paesaggio sonoro urbano sia caratterizzato
dalla presenza di rumori (ad
alta densità, privi di qualità,
non informativi) diviene particolarmente apprezzabile la
“protezione” data dalla corte
che permette ai bambini di
imparare ad ascoltare i suoni,
analizzandoli e comprendendone la fonte; si possono quindi recuperare le caratteristiche
ambientali stagionali legate
agli agenti esterni come la
pioggia o il vento.
La complessità funzionale
viene risolta attraverso forme e
identità definite da relazioni; la
fusione di identità distinte conferisce allo spazio una grande
ricchezza e complessità: ciò
che differenzia diviene valore
e non limite in un contesto
empatico attento all’ascolto e
all’accoglienza. La persona, sia
essa una bambina, un bambino
o un adulto deve trovare spazi
stimolanti ma anche luoghi di
“pausa” e serenità. L’identità di
questo insieme di luoghi è data
dalla qualità e dall’intensità
delle connessioni. Si realizza
così uno spazio relazionale
proprio perché si qualifica per
le relazioni che è in grado di
innescare e consentire: un insieme di tante identità diverse
con una connotazione globale
riconoscibile, in sintonia con un
progetto di valori.
Lo spazio deve offrire una
qualità nel favorire l’incontro,
lo scambio, l’empatia, la reciprocità e, in particolare, nuovi
legami. Il sistema diviene un
luogo dove l’interazione di
varie attività sociali diventa
un’occasione di qualificazione
di tutto il contesto urbano in
cui la struttura in progetto si
inserisce.
Il potenziamento dell’esistente
centro infanzia, che coniuga la
funzione della scuola dell’infanzia (attualmente in fase
di radicale ristrutturazione)
con l’asilo nido, costituisce
innanzitutto una risposta alla
carenza nel territorio di strutture ricettive per la prima età,
risolvendo anche il problema
dell’affidamento dei figli di
parte del personale impiegato
nelle varie strutture O.A.S.I.
I principi sopra esposti si sviluppano ulteriormente nella
definizione di questi spazi
relazionali dove le parti diverse
risultano essere in equilibrio
e armonia, per ottenere un
progetto di qualità ambientale
lavorando sia sulle caratteristiche fisiche che immateriali
dell’ambiente utilizzando gli
strumenti del design primario e
dell’architettura; in particolare
si sviluppa la progettazione
delle “soft qualities”: luce, colori, materiali, acustica, odori,
microclima.
Gli obiettivi ambientali raggiunti possono tradotti in nove “parole chiave” (Reggio Children):
- complessità morbida;
- relazione;
- osmosi;
- polisensorialità;
- epigenesi;
- comunità;
- costruttività;
- narrazione;
- normalità ricca.
L’equilibrio nella presenza di
diversi tipi di materiali (dalle differenti caratteristiche
tattili, acustiche, visive, olfattive), nell’uso del colore
(mai eccessivo, saturo, bensì
calibrato in tutte le tonalità) e
della luce, nel valutare alcuni
fattori esterni (ciclo luce/buio
dato dall’alternanza di giorno
e notte; ciclo caldo/freddo
dovuto all’alternanza di estate
ed inverno) ha creato ricchezza e permette un continuo
cambiamento del paesaggio
sensoriale che risulta essere
molteplice e interessante.
Importante è anche il controllo dell’inquinamento “indoor” evitando i campi elettromagnetici eccessivi, l’uso
di materiali che presentano
radioattività (pietre granitiche
o tufiche) o rilasciano sostanze
tossiche (colle tossiche, materiali non stabili, presenza di
microfibre inalabili...) e attraverso un impianto di ricircolo
dell’aria.
Il progetto
Superficie interna funzionale:
409,93 mq
Superficie servizi generali:
156,92 mq
Superficie utile complessiva:
566,85 mq
Superficie spazio scoperto:
332,63 mq
Dati complessivi
Superficie coperta: 689,65 mq
Volume: 2.779,19 mc
Superficie parcheggio scoperto: 306,50 mq
Progetto: arch.Maria De Rossi
- San Bonifacio (VR)
Direzione lavori: arch. Maria
De Rossi - San Bonifacio (VR)
Realizzazione: Impresa Bottoli
Costruzioni - Valdaro (MN) e
Wolf Haus - Campo di Trens (BZ)
Responsabile sicurezza: arch.
Stefano Lucchini
Sistema decorativo: Giovanna
Gazzi, Chiara Raineri, Stefania
Vianello
Pavimentazioni legno: Menotti
Specchia - San Bonifacio (VR)
Pavimentazioni esterne in pietra: Mario Testi - Volargne (VR)
Rivestimenti: Pavitec - San
Bonifacio (VR)
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
17
La grande
Arca del legno
È l’acronimo di Architettura
Comfort Ambiente
Ed è il marchio di qualità che
identifica gli edifici in legno del
Trentino e i componenti per
l’edilizia. Si tratta del primo esempio in Italia di sistema di certificazione di
edifici con struttura portante in legno, insieme ai componenti sempre in legno. L’hanno presentato il
6 luglio 2011 l’assessore provinciale all’industria Alessandro Olivi
e Patrizia Ballardini, consigliere
delegato di Trentino Sviluppo, la
società incaricata dalla Provincia
di seguire il progetto.
Trova così attuazione un altro
importante tassello del percorso avviato nel novembre
2009 con il varo del Piano per
la valorizzazione della Filiera
Arca è il sistema italiano di certificazione di edifici con struttura
portante in legno. Foto: Riisipuuro
nell’edilizia sostenibile in legno e
quindi nella capacità di selezione delle aziende che sapranno
evolversi. In due anni vogliamo
arrivare al 40% della nuova edilizia pubblica”.
Sotto il marchio Arca vengono
ricondotti edifici certificati in
legno e componentistica in legno
certificata, sia per gli edifici costruiti con la tecnica “a pannello”
sia per quelli “a telaio”. Con
l’approvazione del regolamento
tecnico prestazionale parte ora
la fase di accreditamento delle
aziende, a iniziare dalle otto imprese che nei mesi scorsi hanno
avviato 10 cantieri sperimentali.
Il lancio in nazionale di Arca è il 5
ottobre a Milano in occasione di
Made Expo.
Informazioni
www.trentinosviluppo.it
dei pannelli prefabbricati al
fine di ridurre i tempi di realizzazione;
- valorizzazione delle potenzialità di tale tecnologia ai fini del
comfort ambientale interno e
del risparmio energetico;
- ottenere la certificazione
energetica secondo il disciplinare CasaClima.
Pertanto tutte le lavorazioni
eseguite si sono conformate a
tali obiettivi, soprattutto nella
valutazione della compatibilità
tra le tecnologie impiegate e
tra i materiali messi in opera,
in modo che il cantiere potesse
procedere nella cronologia
stabilita garantendo nel tempo
l’affidabilità della costruzione
in tutto il suo complesso. Il
dimensionamento dell’asilo
nido aziendale è conforme
agli standards previsti dalla
D.G.R.V. n. 84 del 16 gennaio
2007, come precisato nell’elaborato specifico.
Il fabbricato è stato realizzato
in ogni su parte al fine di
consegnare la struttura perfettamente funzionante, agibile e
operativa per l’inizio dell’anno
scolastico 2010-2011 e certificata in Classe A+. Il 10
settembre 2011 la struttura
era ultimata e utilizzabile per la
didattica supportata dalle varie
autorizzazioni di legge.
STREET ART.
Artwork by Carta e Matita
Ogni sezione si apre direttamente verso il giardino interno:
infatti una particolare attenzione si è data nel definire gli spazi verdi sia dal punto di vista
microclimatico (uso dell’arredo
vegetale per abbattere l’effetto
termico dell’irraggiamento nei
mesi estivi o per ridurre l’inquinamento acustico esterno) che
da quello relazionale (luogo di
incontro e scambio), didattico
(osservazione, sperimentazione, acquisizione, modificazione, azione) ed infine cromatico
(i paesaggi cromatici creati con
piante, fiori e legni possono
cambiare al variare dell’ora
del giorno e delle stagioni). Le
aree a verde sono differenziate
per fasce d’età e attrezzate
collocandovi vari elementi
naturali come sassi, sabbia
acqua, piante. Inoltre è previsto
un orto laboratorio, specificamente destinato a rivestire la
funzione di luogo di incontro e
sperimentazione per i piccoli.
È presente anche anche una
serra solare non climatizzata
che vede la possibiltà per le
bambine e i bambini di poter
coltivare piante. Fondamentale
la presenza di spazi comuni
flessibili e polifunzionali e il
massimo collegamento visivo
con lo spazio esterno.
L’intervento intende dare riscontro a esigenze di tipo funzionale ma anche di tipo tecnico. La tecnologia costruttiva
utilizzata per la realizzazione
del nuovo fabbricato si è basata
su pannelli prefabbricati in legno della ditta Wolf Haus. Tale
tecnologia ha permesso tempi
di realizzazione molto rapidi.
Le lavorazioni, iniziate nel
montaggio nel giugno 2010,
sono state determinate da
alcune scelte fondamentali:
- utizzare un sistema costruttivo in legno con la tecnologia
foresta-legno-energia, nell’ambito dell’omonima Cabina di regia.
“Arca – ha spiegato l’assessore
Olivi - è un progetto della Provincia di Trento, indirizzato alle
imprese per favorire la creazione
di una piattaforma imprenditoriale competitiva, sia a livello
locale che a livello nazionale e
internazionale, della filiera dell’edilizia sostenibile in legno. È la
risposta della Provincia alla crisi
del settore dell’edilizia da cui si
esce non rimanendo ancorati a
vecchia posizioni ma puntando
sull’innovazione e la qualità del
prodotto. Il nostro obiettivo è di
istituire il marchio, sfruttando così
l’effetto leva dell’accreditamento
e delle agevolazioni, e investendo
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ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
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ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
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RECUPERO
Il progetto
Santa Maria Assunta di Sora.
L’antico sepolcreto
Progetto: Renato Morganti (MCM)
con Laura Scrimieri
Direzione lavori: Mario Morganti
(MCM) con Laura Scrimieri
Consulenti: ing. Marco Moscarella
(lighting design)
Materiali: travertino – acciaio
cor-ten
Committente: Parrocchia di S.
Maria Assunta – Cattedrale di Sora
Impresa: Casinelli Giuliano srl –
Arpino (Fr)
Fer. Italia (carpenteria metallica)
Cronologia
Progetto: 2005-2006
Costruzione: 2007
Dati dimensionali
Superficie: 68 mq
Volume: 300 mc
Vista esterna e prospetto
Dentro l’antico
Tra analogia e contrasto
di Daniela Franchi
Foto di Renato Morganti e Franco Valente
L’intervento di recupero qui
analizzato riguarda l’antico
sepolcreto posto al di sotto
della Cappella del Purgatorio
nella Cattedrale di Santa Maria Assunta di Sora.
Il complesso monumentale, a
ridosso del colle di San Casto e
in posizione preminente rispetto
all’antico foro romano, vanta
una storia plurisecolare caratterizzata da un lungo processo
di trasformazione: dapprima
tempio pagano poi trasformato
in tempio cristiano, la chiesa
diventa sede del Vescovado in
epoca medievale; distrutta più
volte (durante l’occupazione
normanna e poi per volere di
Federico II) e ricostruita successivamente, subisce trasformazioni radicali a partire dalla fine
della prima metà del Seicento
fino agli inizi del Settecento
quando vengono ridefiniti codici
morfologici e architettonici che
stravolgono l’impianto austero di
un tempo. Risale a questi anni il
riproporzionamento della navata
centrale con l’inserimento del
soffitto a cassettoni e la rincocciatura dei pilastri e degli archi
ogivali; in tempi successivi viene
aggiunto un avancorpo esterno
sul fronte principale per ricavare
ambienti idonei ad alloggiare
il coro d’inverno, il Battistero,
oggi ufficio parrocchiale, e la
Cappella del Purgatorio, a destra della Cappella del Rosario,
in posizione opposta alla torre
aragonese. Seguono ulteriori
trasformazioni che portano la
Cattedrale, dopo il terremoto
del 1915 e l’incendio del 1916,
a essere ricostruita secondo
il rigore degli edifici goticocistercensi. Anche i restauri del
Novecento, a partire dagli anni
Venti risultano altrettanto lunghi e complessi; l’ultimo, degli
anni Settanta, curato dall’ing.
Roberto Marta, non riporta nei
disegni l’antico sepolcreto, ma
nella sistemazione degli spazi
esterni lascia alla vista del
visitatore parte dell’ingresso al
vano parzialmente ipogeo. Nel
2007 si procede al recupero del
complesso architettonico della
Cappella del Purgatorio comprendendo anche l’ambiente
sottostante con un intervento
che mira innanzitutto alla ricomposizione della spazialità originaria attraverso l’eliminazione
di tutte le superfetazioni e alla
trasformazione del sepolcreto
da luogo destinato ad accogliere
le sepolture comuni a Cappella
sepolcrale vescovile.
Il sepolcreto e la Cappella del
Purgatorio costituiscono due
ambienti sovrapposti diversi
per sistemi spaziali, apparati
costruttivi ed elementi formali.
La Cappella settecentesca è
caratterizzata da un impianto
regolare all’esterno negato
internamente da uno spazio
ottagonale non eccentrico che
si conclude in sommità con
una volta a cupola; affiancata
da un vano stretto che segna
il passaggio verso l’esterno, la
Cappella è illuminata dalla grande finestra laterale realizzata in
sostituzione di quella occultata
dall’altare e oggi visibile solo
dall’esterno. Lo spazio seminterrato del sepolcreto, invece, è
generato da due volte a botte a
giacitura parallela sostenute da
un grande arco centrale che richiama nella dimensione e nella
percezione superficiale la parete
comune alla Chiesa e alla Cappella dell’ambiente superiore. Il
Il Sepolcreto
progetto di recupero è declinato
nell’ottica di conservazione
della preesistenza a partire
da soluzioni tecniche che non
rinunciano a interventi moderni
e riconoscibili tradotti secondo
le coniugazioni del binomio
contrasto-analogia. In particolare, il progetto articola in termini
di contrasto la definizione di
La pianta della Cappella
La pianta del Sepolcreto
L’area di Sora in cui è situata la Cattedrale di Santa Maria Assunta
una nuova regola geometrica,
dettata dall’ingombro in pianta
dei sepolcri (240x80) e suggerita
dalla giacitura della Cattedrale.
La logica indotta dal progetto si
sovrappone alla rigida morfologia dell’ambiente e ne definisce
una nuova struttura lessicale.
Lo spazio interno risulta così
scandito e misurato da oggetti
isolati e quasi metafisici: i parallelepipedi che accolgono le otto
tombe a due a due sovrapposte
non colgono i suggerimenti della
spazialità interna originaria e
confermano il loro essere altro,
oltre che per giacitura, nel distacco controllato dalla struttura
resistente. L’analogia, invece, va
ricercata nelle scelte tecnicomateriche: le tombe, come pure
il diaframma retrostante l’altare,
il pavimento e l’altare stesso,
sono rivestite di travertino di
falda; ne scaturisce un’atmosfera semplice e solenne che si
manifesta anche nell’adozione
di un limitato registro di materiali. Nello scegliere il rigore della
monomatericità non si rinuncia
ad una articolazione della superficie varia e polivalente. La
pietra infatti è assunta come
artificio tecnico: richiama la
parte massiva della costruzione
e al contempo definisce una
nuova dimensione prospettica
con percorsi, quinte e fondali
che si relazionano alla spazialità
della fabbrica antica attraverso
un gioco di tagli e distacchi
materici. Concorrono ad accentuare la massività dei blocchi
lapidei delle tombe le profonde
commettiture orizzontali delle
lastre, con l’eccezione di quelle
che compongono il diaframma
retrostante l’altare a sottolineare
la diversa morfologia del luogo.
Al progetto della luce è affidato il
compito di gestire le suggestioni
dello spazio e le sensazioni di
riconoscimento o meno di alcune
sue parti: la luce naturale, filtrata
dalla porta d’accesso dall’esterno, crea infinite variazioni; quella
artificiale posizionata nello spazio
di compensazione tra le tombe
e i muri d’ambito concorre a
delineare il distacco delle diverse
componenti lapidee. Unica eccezione espressiva all’essenzialità
della soluzione architettonica
adottata per gran parte degli
elementi aggiunti è concessa al
collegamento verticale posto al di
là della quinta del piccolo altare:
la scala a chiocciola, che collega
l’ipogeo con la Cappella settecentesca, si contraddistingue per
una diversa materialità, espressa
nei toni scabri e cromaticamente
dissonanti dell’acciaio corten, e
per un dinamismo volumetrico
che confligge con le componenti
fisiche dello spazio originario.
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
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ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
22
[RESTAURO]
Alessandria, Cattedrale di San Pietro
Completamento dei lavori su apparati pittorici e plastici
di Giacomo Sacchetti
[email protected]
Stanno per partire i lavori di
restauro degli apparati pittorici e plastici della Cattedrale
di San Pietro in Alessandria,
progettati e diretti dallo Studio
Gianluca Centurani.
La storia. La Cattedrale, posta
nel centro della città, non è
l’unica Cattedrale che ha avuto
Alessandria. Il primo Duomo,
dedicato a San Pietro, venne
costruito contemporaneamente
alla fondazione della città, nel
1170, ma fu abbattuto nel 1803
per esigenze militari da Napoleone. Il 17 agosto 1803 la città
ottenne dallo stesso Napoleone,
in sostituzione della vecchia
Cattedrale, la chiesa di S. Marco.
Questa chiesa in stile gotico,
con quattro grandi cappelle
laterali, esisteva già nel 1234.
La chiesa di S. Marco, concessa
quale nuova Cattedrale, era però
ridotta in pessimo stato per le
lunghe vicissitudini che aveva
affrontato. Fu necessaria una
ricostruzione quasi totale che
venne effettutata, su disegno
dell’architetto Cristoforo Valizzone, tra il 1807 e il 1810. Si ebbe
così una chiesa in stile neoclassico in stridente contrasto
con le parti vecchie conservate:
il voltone della navata centrale e
le colonne. Il 1° dicembre 1810,
benedetta dal Vicario Generale
di Casale, venne riaperta con il
titolo di S. Pietro e Marco. Tra il
1822 e il 1823 vennero effettuati
lavori sulla facciata. Nel 1863
Leopoldo Valizzone, figlio di
Cristoforo, eresse una cupola
per migliorare la luminosità
interna. Nel 1871 la copertura
della navata centrale venne
sostituita con una nuova volta
a botte unica. Nel 1874 Arborio
Mella progettò il tiburio di impronta bramantesca e nel 1889
Giuseppe Boidi-Trotti innalzò
il campanile, la cui cuspide fu
realizzata nel 1922.
Il Ventesimo secolo. L’attuale
decorazione risale al 1926-29
e venne realizzata dopo il terribile incendio che nella notte
tra il 1 ed il 2 settembre 1925
tutto sconvolgeva e distruggeva
nella Cattedrale alessandrina.
Il Vescovo S.E. Mons. Milone
si sobbarcò il duro compito di
portare a nuovo splendore il
massimo tempio. Con le offerte
degli alessandrini, alle quali si
aggiunsero quelle più vistose del
Papa Pio XI e di altri privati, nella
primavera del 1926 iniziarono
i lavori di restauro. La decorazione, in seguito a concorso, fu
affidata al Prof. Boasso di Torino,
la parte figurativa al Prof. Morgari; il capo-mastro Giuseppe
Sacchi, alessandrino, si occupò
delle opere murarie. Nell’aprile
1929 si inaugurarono i restauri.
A partire dai primi anni ’80 la
Cattedrale ha visto numerosi
interventi: è stata restaurata la
facciata principale e le facciate
laterali in mattoni, revisionati i
tetti e ripristinato il tiburio. Dagli
anni ’90 sono state restaurate
molte parti interne e più recentemente alcune cappelle. Nel 2004
sono iniziati i lavori di restauro
della navata centrale. Infine nel
2008 la facciata è stata nuovamente restaurata.
Il nuovo intervento. Inserito nel
programma “Città e Cattedrali”
reso possibile da finanziamenti
pubblici e privati, l’intervento
oggi previsto nella Cattedrale
alessandrina dedicata a San Pietro Apostolo, andrà a completare
il ciclo di restauri. Verranno operati interventi in sette cappelle e
la revisione generale di alcune
delle parti della fabbrica che
hanno subito danneggiamenti
imputabili a vecchie infiltrazioni
di acqua dalle coperture e a
fenomeni di umidità di risalita.
L’obiettivo da raggiungere è
valorizzare la fase decorativa
ascrivibile all’intervento di Morgari e Boasso. Questa scelta è
dettata dal riconoscimento di
tale fase come la più omogenea e completa, mantenendo
naturalmente, dove esistono,
le decorazioni precedenti di
Gamba e Costa, ancora presenti
per esempio nella cupola della
Cattedrale stessa e nella cupola
della Cappella della Madonna
delle Salve.
Il cantiere, della durata
L’ingresso della Cattedrale di San Pietro ad Alessandria
complessiva di 740 giorni (che
“Architetti” seguirà da vicino),
vedrà interventi di restauro conservativo degli apparati decorativi pittorici e plastici delle cappelle
laterali intitolate a Ugo Canefri,
alla Sacra Famiglia, all’Ingresso
Canonici, al Crocifisso, a San
Giuseppe, del Battistero e dell’Ingresso Salve, nonché il restauro
del Gruppo scultoreo “S. Pio V e
S. Baudolino in adorazione del
Crocifisso” e del Coperchio del
Sarcofago del Vescovo Marco
Cattaneo de Capitani. Il primo
si trovava sull’altare maggiore
dell’antica Cattedrale distrutta
dagli eserciti di Napoleone nel
1803 (scolpito in marmo intorno
al 1695 e situato nell’ambulacro
dietro l’altare maggiore è attribuito a Giacomo Filippo Parodi).
La seconda opera (1484 attribuita a Pietro Antonio Solari ed
eseguita in marmo di Condoglia)
[EVENTI]
Batimat 2011, due temi fondamentali
Efficacia Energetica e accessibilità degli edifici
A Batimat 2011 (Salone Internazionale dell’Edilizia che
si terrà dal 7 al 12 novembre
2011 a Paris Porte de Versailles) i due temi fondamentali del
Salone saranno ampiamente
rappresentati nel contesto di
innovazioni presentate per
il Concorso dell’Innovazione
e in occasione dei Trofei del
design, che i visitatori potranno scoprire presso lo spazio
Innovazione (padiglione 4).
Batimat 2011 proporrà inoltre
numerosi spazi di conferenze
(Appuntamento degli Architetti,
Forum Attualità Edilizia,...) per
permettere ai visitatori e agli
espositori di fare il punto sulle
nuove normative e sull’evoluzione delle tecniche che si
impongono oggi agli operatori
del settore edile.
Zoom, il salone nel salone
dedicato alle rifiniture In & Out,
offrirà nell’ambito del settore
d’esposizione Zoom Access
una visione completa sull’accessibilità e in particolare sulla
progettazione universale (Design For All) che s’impone oggi
come una necessità e che deve
diventare una realtà. Per la presentazione di sei realizzazioni
esemplari nel mondo in cui
sono state applicate tecniche
di progettazione universale,
Design for All by Batimat sarà
l’occasione, per la prima volta
in Francia, di mostrare ai visitatori delle risposte concrete
alle problematiche inerenti
l’accessibilità. Design for All
by Batimat sarà inoltre un
luogo di scambio privilegiato
con i partner della Design for
All Foundation e l’Associazione Tuttimobi, rappresentante francese di Design for All
Foundation, che sostiene dal
2002 l’accessibilità dei luoghi
e delle menti per rispondere
efficacemente ai temi e sfide
legate all’accessibilità.
Inoltre, il percorso di visita
Access, disponibile alle entrate del Salone, consentirà di
scoprire le innovazioni presentate dagli espositori a favore
dell’accessibilità ma anche
della facilità d’utilizzo.
Quest’anno Batimat si avvicina alla città di Parigi con un
programma off di importanti
eventi. I visitatori potranno
scegliere d’iscriversi a uno dei
10 percorsi di visite guidate di
nuovi edifici e di monumenti
parigini recentemente ristrutturati, rappresentativi anche
in termini di architettura e di
rifiniture interne e d’innovazioni ecologiche e tecnologiche.
Informazioni
www.batimat.com
è attualmente collocata sulla
parete di fondo del corridoio
esterno della sacrestia e proviene
dal monumento funerario eretto
nel presbiterio della Cattedrale
antica. Si tratta dell’unico pezzo
superstite di un sepolcro che
le fonti ricordano di “bellissima
scoltura” con “vaghi bassi rilievi
all’intorno”.
Sono previsti inoltre interventi
su quattro lapidi marmoree,
di cui una si trova murata nel
deambulatorio, le altre tre sono
smontate e saranno successivamente collocate nella Cappella
della Sacra Famiglia.
All’interno della Cattedrale vi
sono alcune zone, restaurate in
epoca recente, in cui le decorazioni presentano degradi per
i quali è previsto un intervento
di risanamento delocalizzato in
linea con il resto. Il protocollo
di intervento prevede la valorizzazione delle decorazioni di
Morgari e Boasso realizzate tutte
dopo l’incendio del 1925 anche
nella Cappella del Crocifisso e
del Battistero, dove sono state
eseguite decorazioni a colori
polimerici negli anni ’60 del
secolo scorso che hanno coperto
quelle precedenti, come visibile
in alcune zone dove la tinteggiatura recente si è distaccata. Si
provvederà a operazioni mirate
a preservare i dipinti murari,
previa campagna stratigrafica,
indagine diagnostica e saggi al fine di mettere a punto
le tecniche più soddisfacenti,
contenendo così il progredire del
degrado in atto e stabilizzando la
coesione della pellicola pittorica.
Sono previsti anche interventi
di disinfestazione tesi all’eliminazione di attacchi biologici,
rimozione di elementi impropri e
pulitura degli strati superficiali in
modo da riportare all’originario
splendore tutto l’apparato decorativo. Sui manufatti lapidei
si procederà individuando puntualmente lo stato conservativo
e la fenomenologia dei degradi
presenti con successiva asportazione di depositi superficiali
incoerenti, la pulitura e rimozione di stuccature ed elementi
applicati in precedenti interventi
con materiali che per composizione possono interagire con
la pietra o che hanno perso la
loro funzione conservativa o
estetica. Infine, è prevista anche
l’integrazione di parti distaccate
al fine di restituire unità di lettura
alle opere con una seguente
operazione di protezione al fine
di rallentare il degrado.
Le cappelle restaurate saranno
inoltre sapientemente illuminate
con l’obiettivo di ottimizzare la
percezione visiva degli ambienti
su cui si è intervenuto.
La Cattedrale così completamente restaurata sarà pienamente fruibile a qualsiasi
accessibilità sia di tipo religioso
che di tipo turistico.
Informazioni
www.gianlucacenturani.it
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
23
PLAYLIST
eventi e dibattiti
A Napoli, la materia, il colore e la luce
Alle Catacombe di San Gennaro il convegno di architettura
a cura di Giacomo Sacchetti
[email protected]
Ancora una volta un’iniziativa di studio e confronto su
una tematica centrale nel
dibattito sull’architettura,
organizzata da San Marco:
la materia attraverso il suo
colore e la luce.
La definizione dello spazio architettonico attraverso queste
tre componenti è stata infatti
occasione di confronto in un
seminario tenutosi il 16 giugno
e promosso dall’Ordine degli
Architetti di Napoli e Provincia
e patrocinato dall’Ordine degli
Ingegneri della Provincia di
Napoli, Collegio dei geometri
di Napoli, presso la navata
centrale della Basilica Paleocristina di San Gennaro presso le
omonime Catacombe a Napoli
Moderato e coordinato dal nostro Direttore Marcello Balzani
(direttore editoriale anche di
Paesaggio Urbano e docente
della Facoltà di Architettura
dell’Università di Ferrara), al
quale si deve una interessantissima introduzione ai lavori),
il convegno ha sviluppato,
attraverso una serie di relazioni
e presentazioni di casi studio,
le tematiche concettuali e pratiche legate alle tre principali
componenti dell’architettura,
capaci di definire ogni intervento progettuale.
Nel vivo dei contenuti del
convegno. Flavio Bruna dello
Studio Isolarchitetti di Torino,
anche in rappresentanza del
prof. Aimaro Isola, trattenuto
da lievi problemi di salute, ha
illustrato alcuni dei più rappresentativi progetti dello studio
“tra pietra ed alberi, tra terre
e cristalli”, mostrando come
la materia, soprattutto quella
laterizia, portata a vista ed
illuminata sapientemente dalla
luce, mostri di per sé colori e
tonalità sorprendenti.
Mario Nanni ha presentato il
video relativo al suo progetto
della illuminazione del Teatro
alla Scala di Milano, affascinando un foltissimo pubblico
attendo al concetto di luce e
materia negli spazi pubblici.
Luce e Colore sono l’espressività di una materia, suscettibile
ai cambiamenti nel corso della
giornata, con condizioni atmosferiche differenti.
Benedetta Tagliabue, dello
studio EMBT di Barcellona, ha
mostrato le sue architetture
del panorama nazionale ed
internazionale e cercando un
filo conduttore tra le forme del
colore e della materia, fatto di
sensibilità personale, creatività,
lettura del contesto, tradizione
e avanzata ricerca progettuale.
Materia, Colore e Luce tra
qualità dei materiali e comfort
visivo sono stati gli spunti proposti da Gianni Cagnazzo, che
ha sottolineato l’importanza
della percezione della materia
e del colore attraverso la nostra sensorialità elaborata dal
cervello.
Ha chiuso il convegno Giovanni Multari, dello studio
Corvino+Multari, che ha parlato
MUSP. Progetto: Corvino e Multari
Mirafiori. Progetto: Aimaro Isola e Flavio Bruna. Foto: Ivan Lombardo
Hamburg Platz. Progetto: Benedetta Tagliabue
di come colore e materia pervadano le sue architetture e
siano concetti importanti da
considerare non solo nella
progettazione, ma anche nella
costruzione dell’architettura.
Il concept del Convegno
di Marcello Balzani
Sono tre componenti essenziali
per la definizione dello spazio
architettonico. Sono anche
tre concetti, o forse meglio
tre significanti fluttuanti, che
permettono di aprire nuove
porte per entrare attraverso
un triplice passe-partout in
diversi livelli (naturali, artificiali,
astratti, comportamentali...).
Questa combinazione di termini
appare, quindi, come un potente mediatore tra i codici che
impone violentemente la sua
capacità di “esercizio al pensiero simbolico”, per elaborare
linguaggi e per frans-formare
e fras-durre oggetti e luoghi,
superfici e ambienti, nella
realtà dell’esperienza come
nella costituzione del ricordo,
dell’immagine che nella memoria si condensa per essere
poi successivamente utilizzata.
Sono tre compagni di viaggio
della nostra vita sul pianeta
che stimolano continuante i
nostri sensi ma che dimostrano
anche l’incessante funzione di
adattamento che ha strutturato
nel tempo le migliori capacità e
potenzialità umane. Noi siamo
fotosensibili, vediamo a colori,
assumiamo continuamente
scelte indotti da percezioni
aptiche e sinestetiche che le
materie stimolano o negano.
Crediamo che lo spazio risulti
una struttura confinata all’interno di una logica soprattutto
dimensionale, cartesiana, invece ad ogni passo nella vita (fin
da piccoli) ci rendiamo conto
che intorno a noi lo spazio
si dilata, accoglie, riscalda,
raffredda, allontana,divide in
tanti modi e molto diversamente a seconda del potere (o
sarebbe meglio dire dei poteri)
che la materia, il colore e la
luce assumono.
E non è neppure un percorso
a senso unico. I tre mediatori
agiscono su di noi ma avviene
anche il contrario. La nostra
capacità di selezione è indotta
da scelte che privilegiano, certi
percorsi nella memoria, nel
ricordo delle esperienze, nel
consolidato culturale e attraverso questi filtri semplificatori
(che sono anche fortemente
emozionali) precostituiamo una
realtà, modelliamo uno spazio,
immaginiamo le situazioni.
Insomma è uno straordinario
sistema di interrelazione che
opera sul piano psicofisico,
dinamico, cinematico, prossemico, ecc.
Ma se la materia, il colore e la
luce sono ingredienti coerenti
capaci di alimentare il percorso progettuale dello spazio
architettonico è anche vero
che il loro potere si esprime
nell’interrelazione, nella combinazione, nella capacità di
saper governare molte regole
del gioco che sono sia di ordine
teorico, ma anche tecnico e
tecnologico.
L’esigenza del dialogo col mondo progettuale. Da questa premessa nasce l’idea di creare
degli appuntamenti di formazione che possano riuscire a
trasmettere alla platea tecnica
(architetti, ingegneri e geometri), in maniera accessibile e
strumentalmente operativa, il
grande valore di queste componenti che spesso vengono
incomprese, banalizzate, acquisite come ambito specialistico e
nella maggioranza dei casi solo
settorialmente e mani in una
logica di integrazione. Come
se il processo dovesse seguire
una stratificazione progressiva
che vede definire lo spazio per
forme, deciderne i materiali
componenti, poi operare scelte
cromatiche (o nella maggior
parte acromatiche per far prima)
e infine mettere delle fonti di
illuminazione. È un processo
esclusivamente temporale ma
non logico-progettuale, che
produce spesso soluzioni incoerenti, energivore, disturbanti
e poco confortevoli. Se poi il
campo di applicazione è un
luogo di lavoro, di studio o di
cura, i risultati sono ancora più
disastrosi in termine di effetti
negativi sulle persone e sulle loro capacità lavorative, di
concentrazione o di recupero.
L’esigenza è ancora più forte
oggi, dove le industrie stanno
trasferendo molti condensati
di ricerca nella creazione di
superfici, componenti, applicazioni impiantistiche, avendo
spesso la difficoltà di riuscire
a comunicare efficacemente lo
sforzo e i potenziali di innovazione tecnologica.
Informazioni
www.sanmarco.it
ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
24
SPAZIO
GiArch
Coordinamento Nazionale dei Giovani Architetti Italiani - www.giarch.it
L’avanguardia di Festarch
Credere nell’architettura del futuro
Si è svolto a Terni il Festarch lab
Foto © Clara Bonaventa
Una città di medie dimensioni, con
molte qualità urbanistiche e pochi
vincoli storici, un gruppo di giovani
architetti innovatori, un forte desiderio di confronto, un piccione a
quattro zampe e un’illuminazione.
Così nasce Festarch lab. La declinazione “young” di Festarch, ma
anche il suo volto più sperimentale, quello di ricerca, provocatorio,
all’avanguardia.
Grazie all’iniziativa dei GATR
Giovani architetti di Terni e di una
serie di stakeholder pubblici e privati diffusi sul territorio che hanno
percepito l’importanza di questo
festival come strumento di visibilità e di affermazione identitaria,
è stato possibile questo connubio
tra il progetto Think Town Terni
che aveva visto la luce nel 2010
proprio da un’idea dei GATR e il
Festarch di Boeri che nel 2007
aveva avuto una tappa di grande
Foto © Roberto Bertolle
Foto © Olimpio Mazzorana
successo nella città di Cagliari e
che stava riconducendo il proprio
interesse verso una nuova location, la città di Perugia.
L’incontro con Stefano Boeri e
con Festarch ha fatto sì che si
generasse un nuovo format che
avesse come obiettivo quello di
lavorare sui processi che portano
al farsi della città contemporanea.
Terni, città dal forte carattere
moderno e dinamico, ha creato
il clima e le condizioni per cui
un festival di questo tipo potesse
avere successo e radicarsi. I
luoghi della città sono infatti i
protagonisti principali del festival,
le piazze, il fiume, le strade, le
vecchie fabbriche, come quella
che riconvertita in centro culturale
è divenuta il centro pulsante del
festival, il CAOS. CAOS Centro Arti
Opificio Siri è un luogo unico nel
suo genere in Italia, uno spazio
di 6.000 metri quadri, nato dalla
riconversione dell’antica fabbrica
chimica ex Siri, che oggi ospita
eventi, esposizioni temporanee
nazionali e internazionali, laboratori e residenze creative,
la collezione civica moderna e
contemporanea della città di Terni,
un teatro da 300 posti e un cafè
bookshop di nuova generazione.
In un clima di convivialità, sperimentazione e innovazione come
ne rivela lo stesso nome.
La convinzione che un evento
come Festarch lab abbia un senso
se fortemente radicato al territorio
che lo ospita, se risponde alle
domande di quel territorio e ne riflette le necessità e i cambiamenti.
Un evento culturale proattivo che
non misuri il suo successo rispetto
al numero di visitatori, al numero
di camere d’albergo occupate,
ma che si misuri rispetto alla sua
capacità di aiutare il territorio nel
costruire nuove capacità di fare e
in cui non ci sia distinzione tra il
produttore di cultura e il suo fruitore. Sin dall’inizio l’intento è stato
infatti quello di produrre effetti
concreti nel territorio a partire da
una serie di iniziative che potessero costituire termine di paragone,
con la ferma convinzione che il
confronto internazionale fosse
determinante, perché capace di
innescare buone pratiche ed una
qualità architettonica diffusa.
L’intento si è realizzato in una
dieci giorni di incontri, laboratori,
eventi, installazioni, performance,
attività didattiche e momenti conviviali che hanno pervaso la città di
eventi, presenze e singolari oggetti
di architettura effimera.
Festarch lab è una palestra creativa, un laboratorio di idee, in cui
si uniscono la progettazione e la
partecipazione attiva di cittadini,
studenti, viaggiatori, ricercatori.
Cuore del festival sono stati i
laboratori di progettazione e di
partecipazione suddivisi nelle
cinque aree tematiche: Low Cost
Town, Community Town, Guest
Town, Fluid Town, Brand Town.
Hanno così avuto luogo il workshop intensivo dei Group8 (CH)
Spontaneous islands che ha richiesto ai partecipanti la capacità e la caparbietà di realizzare
architetture spontanee attraverso
l’accumulo di “objet trouvè”; il
laboratorio di partecipazione degli
Foto © Matteo Brancali
spagnoli Ecosistema Urbano (ES)
che hanno invaso la città con
azioni di coinvolgimento della popolazione e di ripensamento dello
spazio urbano; sullo stesso tema
anche il 72 minutes workshop dei
72 Hour Urban Action (IL) che ha
lanciato la sfida di realizzare architetture temporanee per risolvere
problemi permanenti della città.
Di grande fascinazione poi la 3
giorni con Walter Nicolino di Carlo
Ratti Associati (I/USA) e i torinesi
Izmo (I) che hanno ripercorso le
dinamiche della città non lineare attraverso mappe emotive e
relazionali
Un importante momento di riflessione e incontro è stato inoltre
dedicato da Sara Marini (I) dello
IUAV, all’architettura partecipata
del Villaggio Matteotti di Giancarlo De Carlo con l’intervento di
Domenico De Masi, uno dei più
importanti sociologi italiani che ha
seguito il processo partecipativo
alla base del progetto architettonico di De Carlo.
Ai workshop, a cui hanno partecipato più di 100 studenti provenienti da tutto il mondo, si
sono susseguiti incontri e forum
in cui non sono mancati personaggi illustri come Ole Bouman,
direttore dell’Istituto olandese di
architettura (Nai) di Rotterdam, e
lo stesso Stefano Boeri, ideatore
di Festarch e, fino al luglio 2011,
direttore di “Abitare”, che hanno
messo a confronto le proprie
visioni. Accanto a loro anche il visionario Italo Rota e il pragmatico
Paolo Desideri hanno incontrato
le giovani generazioni di architetti
in un incontro/scontro dai toni
provocatori e divertenti.
Durante il Festarch lab, la città di
Terni si è inoltre trasformata in
un padiglione espositivo a cielo
aperto, grazie all’installazione di
una serie di riflessioni attive e di
architetture site specific realizzate da alcuni degli architetti e
designer più interessanti a livello
nazionale e internazionale.
I 2A+P/A, giovane studio di architettura romano composto da
Gianfranco Bombaci e Matteo
Costanzo, hanno realizzato in
pieno centro cittadino un vero e
proprio ring, teatro degli incontri/
scontri fra le archistar e gruppi di
giovani architetti scelti.
Gli olandesi West8 urban design &
www.giovaniarchitettiterni.it/gatr
Foto © Daniele Tinti
landscape architecture di Adriaan
Geuze, hanno ideato un’installazione che fa “emergere” dalla pavimentazione di una delle
principali piazze del centro di
Terni l’immagine del volto di san
Francesco d’Assisi.
Mauricio Cardenas, giovane architetto italo-colombiano, ha lavorato
poi sulla suggestione di un modulo
abitativo low cost a partire da una
proposta progettuale che propone un’alternativa e un possibile
riutilizzo delle bottiglie di plastica
attraverso la realizzazione di un
prototipo di casa.
Aldo Cibic, infine, ha presentato la
sua Freedom room, provocatoria
stanza di albergo low cost di 7 mq,
grande come una cella, realizzata
in collaborazione con Marco Tortoioli Ricci, nell’ambito del progetto
di formazione In/Out sviluppato
all’interno della Casa circondariale di Spoleto a dimostrazione di
come possa nascere un progetto
di design/architettura integrati in
collaborazione con soggetti della
società civile.
Proprio grazie alla natura dei
GATR Giovani Architetti di Terni
il Festarch lab ha visto il coinvolgimento dei principali network
di giovani architetti attivi sul
territorio regionale e nazionale: il
GiArch (che come sappiamo è il
coordinamento nazionale dei giovani architetti italiani, un network
indipendente, apolitico e senza
fine di lucro fondato nel 2007,
al quale attualmente aderiscono
24 associazioni italiane e che ha
lo scopo di consentire ai giovani
architetti di esprimersi sulle problematiche di categoria, approfondire temi culturali e professionali,
sensibilizzare la collettività sul
ruolo sociale dell’architettura e
dell’urbanistica) e il NAU, network
architetti umbri, nato nel settembre 2010 all’interno di Think Town
Terni con l’intento di avviare una
ricognizione delle opere contemporanee realizzate e in work in
progress, rileggerle in maniera
critica e raccogliere le riflessioni
in una testimonianza tangibile per
riconoscere e diffondere la cultura
dell’architettura, quale strumento
indispensabile di un progettare
che modifica il territorio.
Questa capacità di fare rete, di
parlare un linguaggio internazionale, di affrontare i temi dell’architettura come temi della vita
quotidiana e non come dibattiti
per pochi addetti ai lavori è propria
di una generazione. Una generazione di giovani architetti, che
anche nell’incontro con i grandi
dell’architettura internazionale
non hanno paura di ascoltare,
elaborare, produrre.
Attivare il confronto, incentivarlo,
non averne timore quando si
parla di città, di territorio, di
regione.
I GATR lo hanno ricercato costantemente come elemento portatore
di stimoli nuovi, come reale occasione di crescita, per aumentare
il livello culturale e architettonico
attraverso l’attivazione di relazioni,
con l’interscambio di conoscenze
e con la consapevolezza, sullo
sfondo, che l’architettura, quella
buona, quando si inserisce in
un luogo può modificarlo anche
e soprattutto dal punto di vista
sociale ed economico.
Credere nell’architettura, in quella che prevede scelte progettuali
per il futuro, che coinvolge le
giovani generazioni e i cittadini,
in una città adatta ad accogliere
la sfida del contemporaneo e
del futuro come unica visione
progettuale. Questo ha fatto
nascere Think Town Terni e poi
ha permesso che si realizzasse
Festarch lab, con l’auspicio che
la riflessione si ripercorra negli
anni, si riempia di stimoli, si
candidi a reinventare la città
contemporanea.
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
25
www.gap2009.it
Spazio al GAP
L’associazione e le iniziative
dei Giovani Architetti Pratesi
L’associazione GAP Giovani
Architetti Pratesi nasce il 29
aprile 2009 dai primi 26 giovani architetti che firmano il
Manifesto del Gruppo presso il Centro per l’Arte Contemporanea L. Pecci di Prato,
condividendone i contenuti e
proponendosi di costituire un
nuovo patto di collaborazione
tra giovani colleghi. Riunisce un
gruppo di professionisti under
40 residenti e/o operanti sul
territorio pratese e si configura
fin dagli albori come un’ottima
occasione di condivisione delle
problematiche inerenti l’avvio
professionale e la promozione
della figura dell’architetto sul
territorio provinciale, favorendo
la nascita e lo sviluppo di un
network a livello nazionale in
grado di dare voce a una rappresentanza degli oltre 60.000
professionisti under 40 operanti
sul territorio italiano. Per questo
GAP partecipa fin dal 2009 al
GiArch, certi che la possibilità
di organizzarsi in un network
di tipo orizzontale sul territorio
nazionale consenta il reciproco accrescimento culturale e
identifichi una realtà, come la
nostra, che si trova oggi ad
agire in un contesto delicato
quale quello imposto dalla crisi
economica, cercando un dialogo, spesso difficoltoso, con le
amministrazioni e gli enti locali.
I soci fondatori si sono prefissi
fin da subito di essere propositivi, protagonisti attivi e
quella di stimolare una riflessione propositiva sulla città
attraverso l’uso della fotografia
e la successiva elaborazione
della stessa. I partecipanti sono
stati chiamati a scegliere un
luogo per loro significativo della
città di Prato, andando sul posto
e scattando una fotografia; su
quella stessa fotografia e su
quel luogo è stato loro chiesto
di intervenire, liberamente,
senza limitazioni, rielaborando
graficamente l’immagine di
partenza e fornendo un’idea
progettuale coerente per risolvere la criticità individuata.
Dalle migliori opere pervenute
è nato un percorso urbano
attraverso il centro storico
cittadino: i negozi segnalati
quali promotori dell’iniziativa
hanno ospitato in vetrina una
delle immagini del concorso
contribuendo a promuovere
nuovi spunti di riflessioni sulla
nostra città.
In collaborazione col Comune
di Prato e con l’Ordine Architetti
della Provincia di Prato, l’associazione ha inoltre promosso
il workshop Un nuovo Salone
Consiliare per il Comune di Prato
che ha raccolto nuove proposte
progettuali per il riordino della
Sala del Consiglio Comunale,
ospitando tra l’altro una lectio
magistralis dell’architetto Kengo
Kuma. Al workshop hanno partecipato giovani professionisti
toscani under 40. Per promuovere il massimo scambio nozionale
Il Manfesto GAP dell’aprile 2009
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A
Z1
B
Y2
C
X2
X1
C
Y1
B
Y1
Z2
tra colleghi l’associazione ha
infine “costruito” un sito web
autogestito dai suoi iscritti: il sito
utilizza una tecnologia chiamata
CMS (Content management
system), che letteralmente significa “Sistema di gestione
dei contenuti”, una categoria
di software che serve a organizzare e facilitare la creazione
collaborativa di siti internet. Ogni
iscritto riceve l’autorizzazione
alla redazione on-line, avendo la
possibilità di pubblicare articoli
o segnalare eventi che possano
interessare tutti gli iscritti e gli
utenti del web.
A oggi l’associazione continua
la sua attività di autopromozione e di partecipazione al
dibattito cittadino sul futuro
della città, collaborando con
note aziende del settore: lo
scorso 14 giugno GAP ha presentato le attività del primo
biennio di operato e le iniziative
in fase di organizzazione presso l’Opificio John Malkovich,
uno spazio interdisciplinare
dedicato all’Arte, al Design e
alla Moda, divenuto ormai un
punto di riferimento a Prato. Nel
corso dell’evento sono state
presentate le videoproiezioni
sulle attività promosse e l’allestimento di alcune opere di
Prato 2000x3000.
Z1
interessati nella vita culturale
della città, con la convinzione
che Architettura e Urbanistica
debbano essere elementi nodali
del dibattito culturale cittadino.
Vogliono essere promotori del
rafforzamento del legame tra
Urbanistica e collettività, certi
dell’importanza di un’efficace
politica della partecipazione,
in cui il dialogo, il confronto,
la trasparenza decisionale e
l’assunzione di responsabilità
individuali e collettive possa
contribuire a rafforzare, ravvivare, ridefinire l’identità della
nostra città.
Per la promozione e il raggiungimento di tali obiettivi comuni, in
questo primo biennio il GAP ha
cercato di incentivare rapporti di
solidarietà tra giovani architetti
per affrontare insieme, anche
in collaborazione con l’Ordine
Architetti PPC di Prato le problematiche inerenti lo svolgimento
della libera professione.
In particolare il GAP si è posto
l’obiettivo di promuovere attività culturali, bandi di concorso e
attività di formazione che siano
rivolti ai professionisti under 40
operanti sul territorio locale.
In quest’ottica ha organizzato
e promosso il Concorso di
idee Prato 2000x3000: l‘idea
alla base del concorso è stata
X2
Z2
Premio Concorso Prato 2000x3000
Y2
A
ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
26
ILLUMINAZIONE
Più foto su www.illuminotecnica.com
Luci colorate per l’allestimento di Serralunga nel Cortile dei Bagni dell’Università Statale di Milano, durante il Salone del Mobile 2007
Paolo Castagna e Falco, il cane di Gianni Ravelli
Illuminare per emozionare
Intervista a Paolo Castagna e Gianni Ravelli
di Clara Lovisetti
La matrice è quella teatrale,
entrambi infatti hanno lavorato
in tale ambito prima di aprire
nel 1996 lo studio di progetti
multimediali C&R Castagna
& Ravelli.
Paolo Castagna, allievo del leggendario regista polacco Jerzy
Grotowski, è stato per dieci anni
aiuto di Luca Ronconi e collaboratore del compositore H. W.
Henze. Gianni Ravelli, scenografo-costumista e opinionista del
Corriere della Sera, è architetto
e docente di progettazione della
luce al Politecnico di Milano.
Insieme hanno realizzato progetti
a Milano, Roma, Verona, Torino,
Savona, Spoleto, Londra, New
York, Tokyo e per importanti
committenti come Bloomberg,
Hachette, Gianfranco Ferré, il
Salone del Mobile di Milano, PAC
(Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano), il Piccolo Teatro di
Milano e Teatro alla Scala.
Fra le loro realizzazioni recenti,
l’evento multimediale a Palazzo
Reale di Milano, nell’ambito
delle celebrazioni per il centenario del movimento futurista
nel 2009, che ha vinto il premio
Best Event Awards Italy come
migliore installazione urbana nazionale. Installazione che è stata
inserita nell’Index Compasso
d’Oro 2011. Oppure la mostra
per i 400 anni della Pinacoteca
Ambrosiana di Milano, nel 2010.
Alla passata edizione del festival
della luce Led di Milano invece
avevano ottenuto il primo posto
per la migliore installazione
luminosa con il progetto per le
vetrate del Duomo di Milano,
realizzate in collaborazione con
Jacopo Tiscar.
Attualmente stanno lavorando
all’illuminazione permanente
della Nuova Pinacoteca Sabauda
di Torino, oltre a preparare due
grandi videoinstallazioni per la
Biennale des Arts et Sciences di
Grenoble e per il Centro Ricerca
Minatec della stessa città. Un
approccio il loro che non è quello
del semplice “fare luce” ma che
innesta elementi scenografici
e spettacolari nel progetto luminoso.
Abbiamo così iniziato il nostro
incontro chiedendo loro se identificano davvero con la figura del
lighting designer nell’accezione
classica.
C&R. Preferiamo definirci “progettisti della luce” o “scenografi
della luce”, piuttosto che lighting
designer. E per un motivo ben
preciso: il termine lighting designer sta a indicare una figura
che, secondo noi, appartiene al
passato, perché indica un approccio superato. Generalmente
viene chiamato alla conclusione
del progetto, quando si tratta
di abbellire con la luce quanto
è già stato realizzato, oppure,
più semplicemente, di pensare
a una illuminazione funzionale. Questo perché il lighting
designer è visto non come
una figura indispensabile per
arrivare a una realizzazione di
qualità, ma come un “qualcosa
in più”. Inoltre, nel nostro Paese
intendiamo, soltanto ora si comincia a pensare che illuminare
significa valorizzare, che si tratti
di un edificio o di una piazza o
di uno spazio urbano in genere.
Situazione che, negli altri Stati
europei, è già ampiamente
consolidata. E, infine, il lighting
designer sembra il portatore di
conoscenze soprattutto tecniche. Insomma, noi – con tutto
il rispetto per la categoria dei
lighting designer, che svolgono
un ruolo utilissimo – procediamo
in un altro modo.
Che differenza c’è fra lighting
designer e lighting artist?
C&R. Ci ricolleghiamo a quanto
detto poco fa. Il lighting designer
– almeno in Italia – ha soprattutto
un ruolo tecnico. Spesso fornisce
semplicemente risposte all’architetto o al progettista, che magari
ha già una sua idea di illuminazione. Il lighting artist svolge invece
un ruolo creativo vero e proprio,
come qualsiasi altro artista: solo
che la materia su cui lavora è la
luce. Insomma, si tratta di due
categorie che sono e devono
rimanere distinte. Diciamo questo
perché ci è capitato di vedere, recentemente, alcune “installazioni
artistiche” realizzate da illuminotecnici o lighting designer, a seconda di come vogliamo definirli.
Il risultato era sempre penoso, per
non dire imbarazzante. Purtroppo,
nella confusione imperante, si
Doppia installazione audiovisiva Light Track e 100 volte Mondadori, Cortile Ducale del Castello Sforzesco di Milano, fuori Salone, aprile 2007
Il progetto d’illuminazione del Castello Borromeo di Cassano d’Adda, 2010
Installazione multimediale sulle pareti di Palazzo Reale, Milano,
nell’ambito delle celebrazioni del centenario del Futurismo
pensa che chiunque possa “fare modo, potremmo definire ombrol’artista”. Ma non basta collocare sose e torbidamente buie molte
una lampadina in una scatola per composizioni che appartengono
dire di aver fatto una installazione alla storia della musica.
artistica…
Che cosa è per voi la luce?
Secondo voi è possibile un C&R. A livello percettivo, potremdialogo con l’arte?
mo dire che la luce non esiste,
C&R. Da sempre l’arte dialoga perché non è visibile. Esiste quelcon la luce. Sia con quella diurna lo che la luce tocca, che illumina
che con quella artificiale. Tutta e che, quindi, diventa visibile. Ma
la grande architettura è pensata esistono tanti modi per definire la
come contrapposizione fra pieni luce che, fra l’altro, è fonte di vita.
e vuoti, fra volumi aggettanti e Per questo, simbolicamente, raprientranti. E, di conseguenza, presenta Dio. “La luce è venuta
fra parti in luce e parti in ombra. nelle tenebre, ma le tenebre non
Basta pensare a uno degli ele- l’hanno accolta”: così il Vangelo
menti primari dell’architettura, la di Giovanni simbolizza l’arrivo
colonna, le cui scanalature sono di Cristo fra gli uomini. Se poi
nate appunto per “catturare” affrontiamo l’aspetto psicologico,
luce e ombra, per imprimere non c’è dubbio dell’importanza
movimento alla pietra. La stes- della luce nella nostra vita. Non
sa cosa vale per la scultura e a caso i Paesi nordici, in cui gli
per la pittura. Nelle tele e negli autunni e gli inverni sono lunghisaffreschi la contrapposizione fra simi e caratterizzati da poche ore
luce e ombra viene utilizzata per di luce naturale al giorno, sono
conferire tridimensionalità alle quelli che contano il maggior
figure e agli oggetti ma, in molti numero di suicidi. La luce è vita.
casi, si nota una specie di “gioco illusionistico” che mescola Come la applicate nelle vostre
realtà e finzione. Pensiamo, per realizzazioni?
esempio, alle grandi tele collo- C&R. Siamo progettisti di luce
cate sugli altari, in cui la luce e, di conseguenza, con la luce
dipinta sembra provenire dallo lavoriamo. Per noi è una mastesso punto da cui proviene, teria come un’altra, magari più
effettivamente, la luce naturale. rarefatta, più delicata, ma pur
Anzi, siamo convinti che la storia sempre una materia. Ricorrendo
della pittura potrebbe essere a una metafora, potremmo dire
letta come la storia della ricerca che la luce è per noi quello che la
e della rappresentazione della penna (o la tastiera del computer)
luce. Al di là della letteratura, rappresenta per lo scrittore: un
ovviamente, persino la musica è mezzo grazie a cui possiamo
intrisa di luce e, inevitabilmente, esprimerci e dire delle “cose”.
di ombra. Come definire certi
pezzi di Mozart se non luminosi? E la luce naturale? Che posto
In musica c’è addirittura una ha nei vostri progetti, nel votonalità, quella di sol maggiore, stro modus operandi?
che è definita “solare”, proprio C&R. Si potrebbe pensare che
per la sua luminosità. Allo stesso la luce naturale non ci riguardi
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
Mostra “La Biblioteca delle Meraviglie. 400 anni di Ambrosiana: il
mondo a Milano”, 2010. Foto di Andrea Segliani
e, dunque, non ci interessi, dal
momento che lavoriamo con
la luce artificiale. Invece è vero
esattamente il contrario: la luce
naturale è per noi fonte continua
di ispirazione, una specie di “scrigno” prezioso da cui attingiamo
idee. Comunque, che si voglia
imitarla o contrapporvisi, la luce
naturale è sempre il nostro principale riferimento. Recentemente, quando stavamo preparando
il progetto per l’illuminazione
del cortile d’onore di Brera, abbiamo discusso con l’architetto
Artioli, soprintendente per i Beni
Architettonici e per il Paesaggio
di Milano, della possibilità di
riproporre l’effetto della luce
naturale. Questo avrebbe significato un’illuminazione più intensa
sulle facciate che delimitano il
cortile e sulle colonne esterne,
che sarebbe diminuita sotto il
porticato. Ma la soprintendente
di Brera, che probabilmente non
aveva capito la nostra proposta,
chiedeva semplicemente più
luce. Così, abbiamo optato per
un progetto innovativo, ma che
non fosse troppo sperimentale.
Per quanto riguarda l’esterno del
palazzo di Brera, invece, abbiamo
scelto una illuminazione dall’alto
e frontale, ma a fasci obliqui e
incrociati, per non appiattire il
monumento e per arrivare a un
effetto del tutto naturale. Questo
episodio ci dà l’occasione di
ricordare come la “cultura della
luce” sia scarsamente diffusa in
Italia, anche fra i soprintendenti
o i direttori di musei. Non tutti
mostrano la sensibiltià di Artioli.
Per molti illuminare significa
semplicemente dare più luce...
purtroppo…
Qualche esempio di recente
installazione, o progetto?
C&R. Il nostro progetto più
recente è, appunto, la valorizzazione luminosa del palazzo di
Brera. La nuova illuminazione
della facciata è stata presentata
ad aprile, durante il Salone del
Mobile; quella del cortile d’onore sarà inaugurata alla fine di
settembre. Attualmente stiamo
lavorando a una doppia installazione luminosa per la Biennale
di Grenoble, una manifestazione
che unisce artisti e scienziati. Ci
stiamo confrontando con alcuni
Il Duomo di Milano. Il progetto è stato realizzato in collaborazione
con la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, l’assessorato all’Arredo Urbano del Comune di Milano, Fondazione AEM - a2a e Philips
Lighting Italia e con Jacopo Tiscar. Foto di Alessandra Magister
Sabbioneta degli Specchi, illuminazione scenografica di palazzi,
gallerie, chiese e porte della città in occasione della Notte Bianca
dell’11 settembre 2009
27
fisici di Minatec (un centro di
ricerca di altissima qualità);
la musica - che è parte integrante dell’installazione - sarà
composta da Michele Tadini.
Recentemente abbiamo ultimato
il progetto dell’illuminazione delle vetrate del Duomo di Milano
e una nostra installazione sul
Futurismo è entrata nell’Index
Compasso d’Oro. Stiamo curando l’illuminazione interna ed
esterna della nuova Pinacoteca
Sabauda di Torino. E poi dovremo iniziare un progetto di
illuminazione molto importante,
che, per ora, è assolutamente
top secret...
Roma; la chiesa di Santa Maria
del Fiore e piazza Santa Annunziata, a Firenze; gli scavi di
Pompei; la torre di Pisa; l’Arena
di Verona; le piramidi d’Egitto;
la cattedrale di Notre Dame di
Parigi; il Taj Mahal, di Agra…
Abbiamo esagerato? Allora torniamo a monumenti più piccoli.
La città di Sabbioneta, un vero
gioiello purtroppo pochissimo
conosciuto; o il quartiere del
Parrasio, a Imperia, praticamente ignorato e a torto, perché
quel promontorio fitto di palazzi
settecenteschi che si protende
nel golfo, che sembra sospeso
fra cielo e mare, è una autentica
meraviglia. Anche se il vero sogno di chi fa il nostro lavoro sarebbe progettare l’illuminazione
di Venezia, la città più bella del
mondo ma purtroppo malissimo
illuminata. Si potrebbe dire non
illuminata… Anzi, lanciamo un
messaggio all’amministrazione
comunale: chiamateci e, per
Venezia, saremmo disposti a
lavorare a costi bassissimi…
Fra l’altro, saremmo le persone
giuste: la nostra provenienza è
teatrale. E cosa c’è di più magnificamente teatrale di Venezia?
Oramai i Led sembrano diventati ubiquitari, almeno nei progetti che vogliono dimostrare
di essere all’avanguardia.
Secondo voi saranno proprio
la luce (artificiale) del futuro?
E le altre sorgenti di luce?
C&R. Difficile dirlo. L’evoluzione
in questo settore è ormai così
rapida che ci riesce difficile immaginare quali prodotti saranno
utilizzati fra alcuni anni. Ma
una cosa è certa: il Led durerà
ancora a lungo. Anzi, diverrà il
protagonista assoluto dell’illuminazione dei prossimi anni.
Siamo solo all’inizio della sua
storia. E crediamo ci riserverà
ancora molte sorprese.
Che cosa ne pensate della
messa al bando della “lampadina”, la normale lampada a
incandescenza?
C&R. Non abbiamo un pensiero
in proposito. Non ci tocca più di
tanto, è così e non può che essere
così. Si tratta di una normale
evoluzione, una delle tante che si
verificano nella storia dell’uomo.
Molti oggetti sono scomparsi
perché soppiantati da altri di
maggiore funzionalità o praticità.
Pensiamo al vecchio telefono
a fili, immortalato da tanti film,
oggi scomparso a vantaggio dei
portatili; oppure al microsolco,
soppiantato dal CD; o alla macchina per scrivere meccanica,
che si è evoluta nella tastiera
del computer; o ai primi, enormi
apparecchi televisivi e a tanti altri
oggetti. I tempi cambiano e non
possiamo farci nulla. Va anche
detto, però, che generalmente i
nuovi oggetti ci hanno semplificato la vita. Potremo avere delle
nostalgie un po’ romantiche, ma
questo non serve a far tornare
il passato. Per quanto riguarda
la “lampadina” forse in certi
momenti potremo rimpiangerla,
ma dobbiamo riconoscere che le
nuove lampade, oltre ad una durata maggiore, garantiscono un
consumo di energia nettamente
inferiore. E questa è certamente
la cosa più positiva.
Che cosa vorreste illuminare
ma non lo avete (ancora) fatto?
C&R. Bellissima domanda, a
cui qualsiasi progettista che si
occupa di luce sarebbe felice
di rispondere. Per noi lavorare
a un progetto di illuminazione è
anche un grande divertimento
e, quindi, ci attraggono le sfide.
Cosa vorremmo illuminare?
Naturalmente, data la nostra
provenienza, pensiamo soprattutto ai grandi monumenti del
passato, come le ville venete di
Palladio; piazza San Pietro e la
scalinata di Trinità dei Monti, a
GRAFIEluminose, installazione per il Museo di Castelvecchio, Verona, in occasione di Abitare il Tempo 2006
Edilizia, Progettazione e Cantiere
Visita subito il sito e il Programma Convegni!
ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
28
EVENTI
Song Dong, Intelligence From Poor People, 2011
Arte = paraarchitettura?
54a Biennale di Venezia, “ILLUMInazioni”
Giovanni Corbellini – Architetto
[email protected]
Tenendo bene in mente quello che diceva Alan Fletcher
(gli artisti risolvono i propri problemi, i progettisti
quelli degli altri) vado alla
Biennale con l’intenzione di
rigenerare il mio sguardo di
architetto.
Il gioco di parole proposto da
un titolo peraltro non brillantissimo mi precipita subito dentro
questioni familiari: soprattutto
l’idea di gestione dei confini,
vero core business della nostra
disciplina, che il riferimento
alle identità “nazionali” porta
con sé. Un’evidente tensione
spaziale percorre infatti la
selezione delle opere scelte
da Bice Curiger: emblematico
da questo punto di vista l’ambiente luminoso dai confini
percettivamente inafferrabili
di James Turrell e anche il
confronto iperveneziano tra i
tre Tintoretto e i piccioni imbalsamati di Cattelan, sotto il cui
sguardo perplesso si dipana la
mostra nelle varie sale dell’ex
padiglione Italia ai Giardini.
Tensione spaziale che attraversa anche le partecipazioni
nazionali: con la ricostruzione
di un caravanserraglio di Istanbul nel padiglione britannico;
la “chiesa” in cui viene trasformato quello tedesco o il
“teatro” proposto dall’Olanda,
Monika Sosnowska, Antechamber, 2011
che entra in conflitto con la
pianta centrifuga di Rietveld.
Un gioco di specchi fa del padiglione del Giappone un pozzo
rovesciato. La partecipazione
israeliana rivela la struttura
di fondazione del suo piccolo
padiglione modernista, attraversato da grosse tubazioni e
manometri così come quello
turco. La Grecia nasconde
il suo edificio dietro un alto
tavolato di legno, mentre l’Austria inserisce un claustrofobico labirinto sospeso dentro
l’elegante parallelepipedo di
Hoffman. Un’ossessione a
riempire che emerge nel padiglione francese, occupato
da una macchina in tubi da
ponteggio, e in quello svizzero,
Oscar Tuazon, Raped Land & The Trees, 2011 zeppo di “cristalli” realizzati
con i più diversi materiali di
recupero. E una parallela tendenza all’eccesso porta fuori
dai padiglioni le installazioni
ancora dell’Austria, degli Stati
Uniti (un carrarmato rovesciato
diventa un tapis roulant per
l’allenamento di un olimpionico) e della Danimarca, con una
sorta di palafitta che estende
nello spazio esterno il tema
“Free Speech” a cui è dedicata
la sua partecipazione.
Il ruolo da protagonista della
manipolizione dello spazio trova una sintesi nella vera novità
di questa cinquantaquattresima Biennale: i quattro “parapadiglioni” commissionati
dalla curatrice ad altrettanti
Franz West, Tea Kitchen at Franz West Studio, 2011
artisti. Si tratta di installazioni
disseminate tra le varie sedi
destinate a ospitare altri lavori
e, allo stesso tempo, a costituire opere in sé. Quest’ambigua
declinazione del rapporto tra
contenitore e contenuto, fatta
di inversioni, di vertigini topologiche al variare della scala,
della distanza di osservazione
e della propria posizione nello spazio, è particolarmente
evidente nel parapadiglione di
Monika Sosnowska. L’artista
polacca inserisce in una sala
dell’esposizione internazionale ai Giardini una struttura
di cartongesso rivestita di
carta da parati nella quale la
domesticità del materiale e del
decoro barocco tono su tono
contrasta con l’esposizione
delle sue viscere e con una
pianta a stella irregolare, fatta
di angoli acuti e anacoluti spaziali. L’effetto di mise en abyme
tra spazio e oggetto viene
ulteriormente accelerato dai
soggetti urbani delle fotografie di David Goldblatt appese
lì attorno, i cui paesaggi di
township sudafricane propongono un ulteriore salto di scala
e la sensazione di guardare,
in un certo qual modo, la propria nuca. Sempre ai Giardini,
ma questa volta all’esterno,
nel prato tra il padiglione del
Brasile e quello greco, è sistemato il parapadiglione di
Oscar Tuazon, diviso in due
parti. Nella prima, un telaio in
cemento armato disegna una
porzione di spazio e si collega
inopinatamente al tronco di
un pino. L’altra propone un
intreccio di superfici, sempre in
calcestruzzo, che rivelano una
insospettabile fragilità nelle
giunture fessurate e nell’equilibrio precario della loro
unione. Ad aprire la selezione
internazionale alle Corderie
dell’arsenale è l’installazione
di Song Dong, che presenta
una ricostruzione ideale della
casa dei genitori. Sui materiali
e le geometrie tradizionali del
primo livello è sovrapposta una
piccionaia “modernista”, fatta
di parallelepipedi con telaio
in acciaio. Mentre guardo mi
chiedo se l’artista cinese abbia
voluto in qualche modo offrire
un ricovero alle povere bestie
di Cattelan, ma poi vengo a
sapere che l’allevamento di
piccioni costituiva un’occasione di sopraelevazione dell’edificio permessa dai regolamenti
locali, prontamente sfruttata
da molti per ottenere un po’
di spazio in più anche per gli
umani. Sollevato nello scorgere
potenzialità di sviluppo artistico nell’“abuso di necessità”
(e nell’ansia da cubatura che
spinge ogni progettista a incunearsi nelle pieghe della normativa...), raggiungo poco più
avanti l’ultimo parapadiglione,
opera di Franz West, Leone
d’oro alla carriera. L’artista
rivolta come un guanto la sua
cucina viennese e con questa
operazione ottiene un oggetto
di cui è impossibile riconoscere
le origini. Le opere che West
ha raccolto in una vita, sue
e dei numerosi amici, allievi
e collaboratori che ne hanno
incrociato il percorso, sono
appese all’esterno, mentre
l’interno, curiosamente, ospita
una stanza da bagno e un altro
ambiente dove scorre una sequenza di immagini di strade
indiane ritratte al chiaro di luna
da Dayanita Singh.
Anche qui inversione ed estroversione spaziale dialogano
attraverso la giustapposizione
e il cambiamento di ruolo tra
situazioni urbane, opere, contenitori e contenuti: tra arte e
architettura.
Informazioni
www.labiennale.org
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
29
[EVENTI]
Le Soglie di Silvio Wolf
La mostra al PAC di Milano
di Giacomo Sacchetti
[email protected]
Sulla soglia
Trent’anni di attività artistica
racchiuse in sette distinte
sezioni espositive, per un
percorso che vuole collocare il
visitatore nel punto mediano di
un’esperienza visiva e sensoriale assolutamente esclusiva.
Un viaggio attraverso la luce,
elemento primario nelle opere
di Silvio Wolf (classe 1952,
fotografo, architetto e Visiting
Professor alla School of Visual
Arts di New York) che apre la
nuova stagione del PAC di Milano con la mostra “Sulla Soglia” a cura di Giorgio Verzotti,
dal 7 ottobre al 6 novembre.
Le installazioni ambientali,
le opere fotografiche e le
videoproiezioni dell’esposizione milanese sono state
pensate e realizzate come
stazioni di un viaggio che
sin dall’ingresso coinvolge il
pubblico attraverso immagini
senza tempo.
La prima sezione presenta
Light Wave, l’opera realizzata
per la 53a Biennale di Venezia:
la grandiosa scrittura di luce
posta sulla soglia del percorso
espositivo sigla la dimensione
sensoriale della mostra e introduce alle successive stazioni
di questo viaggio.
Nelle tre sale seguenti si susseguono i cicli di opere fotografiche: Soglie (immagini
Silvio Wolf
simboliche di architetture),
Orizzonti (astrazioni del linguaggio fotografico) e Icone
di Luce (apparizione e scomparsa dell’oggetto-immagine),
che affrontano le principali
tematiche dell’artista nel medium fotografico.
Attraverso questi cicli di opere
Silvio Wolf esamina con modalità differenti il rapporto di
soglia fra reale visibile, superficie e soggetto. L’immagine
fissa di queste quattro sezioni
interagisce con quella fluida
delle video-proiezioni, che
nella quinta sala esplorano
in soggettiva spazi pubblici
dalla forte connotazione simbolica, e con le suggestioni
delle due grandi installazioni
site-specific per il parterre
al piano terra e la galleria al
primo piano.
Le opere ambientali, attraverso
l’uso d’irradiazione luminosa,
suono, fotografia e superfici
specchianti, coinvolgono attivamente lo spettatore all’interno dello spazio architettonico.
La loro natura e il loro particolare allestimento richiedono
al visitatore ora una posizione
immobile e contemplativa, ora
d’essere consapevolmente
presente in spazi pensati come
luoghi attivi di esperienza.
A compimento dell’intero percorso espositivo l’artista ha
progettato, in collaborazione
con Cinzia Bauci, contralto,
e Pier Gallesi, musicista, la
performance La Via del Cuore,
che sarà presentata dal vivo
il giorno dell’inaugurazione
(6 ottobre 2011, ore 18.30) e
in occasione della 7a Giornata
del Contemporaneo, indetta
per sabato 8 ottobre da AMACI
Associazione dei Musei d’Arte
Contemporanea Italiana, di cui
il PAC è socio fondatore.
La performance sarà successivamente riproposta in
forma di registrazione sonora
nel corso della mostra. Nata
come vera e propria opera
nell’opera, essa interpreta
acusticamente e performativamente la grande operavetrata del parterre, le cui
dieci sezioni retro-illuminate
accolgono simbolicamente
lungo altrettante stazioni l’azione dei corpi, la voce umana
e il mistico suono dello Shofar,
l’antico strumento musicale
della tradizione ebraica.
Promossa dall’Assessorato alla
Cultura del Comune di Milano
e prodotta dal PAC, la mostra
è stata resa possibile grazie
anche al contributo di Vhernier
e all’appoggio di DVR Capital,
mentre l’illuminazione delle
opere è stata ideata dall’artista
in stretta collaborazione con il
light-designer Marco Pollice.
Light Wave
Scala Zero
La mostra, accompagnata da
un libro-catalogo edito da Silvana Editoriale, è aperta al pubblico il lunedì dalle 14.30 alle
19.30, da martedì a domenica
dalle 9.30 alle 19.30, il giovedì
dalle 9.30 alle 22.30.
Informazioni
www.silviowolf.com
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Milano Architettura Design Edilizia
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ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
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[SOCIAL HOUSING]
Abbiategrasso,
ecco la sostenibilità
Laterizio: maggiore qualità ambientale,
miglior comfort abitativo
R. Gulino – ANDIL, Associazione Nazionale Degli Industriali dei Laterizi
Si può realizzare un intervento
di edilizia sociale che rispetti
rigidi vincoli economici, ma
sia sostenibile, confortevole e
duraturo? Le strategie adottate
nell’intervento progettato da
Quaglia+Partnes hanno permesso di soddisfare tali esigenze.
Il progetto è il vincitore del concorso indetto dal Comune di Abbiategrasso (Milano) nell’ambito di un
intervento in social housing. Il bando si proponeva come strumento
per promuovere, attraverso un
approccio eco-sostenibile dell’azione progettuale, interventi di
edilizia economica popolare, con
lo specifico fine di “...conseguire
una maggiore qualità ambientale
e un miglior comfort abitativo”.
Dalla fase di concept alla definizione esecutiva, l’intero progetto,
che prevedeva la realizzazione
di tre distinti edifici per un totale
di 28 unità abitative, parcheggi e
servizi tecnici interrati, è stato continuamente sottoposto a verifiche e
validazioni volte all’ottimizzazione
tecnico-economica dell’intervento.
La strategia ambientale, basata
sul protocollo ITACA, si è incentrata sulla massimizzazione degli
apporti energetici solari. Gli edifici
sono orientati a sud (angolo azimutale circa 0°, asse longitudinale
est-ovest), scelta, questa, in contrasto con lo sviluppo territoriale
dell’area di intervento (orientata
esattamente in modo opposto),
ma ritenuta indispensabile per
l’adozione di sistemi di guadagno
solare attivi e passivi.
Per contenere le dispersioni energetiche, si sono privilegiate soluzioni volumetriche “compatte”,
con fattori di forma ridotti, involucri con aperture contenute a nord
e ampi affacci schermati a sud.
Sui fronti esposti a meridione è
stata studiata l’integrazione architettonica con sistemi a serra che
possano fungere da accumulatori
di calore nei periodi invernali e
delle zone filtro in quelli estivi.
Si è deciso di sviluppare più
incisivamente il progetto del
piano interrato in modo da poter
realizzare spazi che permettano
una piantumazione di alto fusto
Il progetto
Quaglia+Partners, Social Housing sostenibile, Abbiategrasso
Progettazione architettonica:
Quaglia+Partners - Engineers &
Architects
Progettisti: M. Quaglia, G. Quaglia
Design team: F. Quaglia (strutture), C.
Romoli, E. Agosti, S. Giorgetti, E. Arda
(architettura), W. Stegani (sicurezza),
S. Frosini (collaudo acustico), M.
Bianchi (fotografo)
Committente: Cooperativa Filippo
Turati
Impresa costruttrice: C.E.A.P. Società
Cooperativa Edile ed Affini Piacentina
Realizzazione: 2007-2010
Localizzazione: Abbiategrasso
(Milano)
in corrispondenza del fronte sud
degli edifici: la presenza di alberi a
foglia caduca, infatti, permette un
contenimento della radiazione nella stagione calda e la possibilità di
ottenere dei guadagni solari nella
stagione fredda. Il verde è quindi
stato concepito all’interno di una
logica di adozione di strategie atte
a favorire la qualità ambientale
come sistema di raffrescamento
passivo dei fabbricati nella stagione calda: non è un accessorio
di complemento quanto piuttosto
una sorta di continuum che integra
gli edifici. Secondo il pensiero
dei progettisti, che sintetizza
l’essenza dell’intervento, “la vita
della singola cellula bioedilizia,
energeticamente efficiente, tipologicamente varia, alimenta e trae
alimento dall’intero ‘organismo
urbano’, fatto di tessuti ma anche
di percezioni ed emozioni”.
Il rispetto delle volumetrie assegnate, nonché delle condizioni
economiche delineate dal bando
(prezzi di assegnazione in funzione dell’altezza degli edifici), ha
richiesto la definizione puntuale di
strategie per assicurare la sostenibilità dell’intervento all’interno dei
vincoli emersi dal livello di analisi
a scala urbanistica.
Per il contenimento dei consumi
idrici, è stato realizzato un pozzo
di prima falda per l’irrigazione.
Si è così garantita una drastica
riduzione dei costi di gestione
delle aree verdi, limitando sprechi
e costi relativi all’acqua.
La planimetria delle coperture
In merito al contenimento dei consumi energetici diretti, si è deciso
di adottare una soluzione ibrida
di tipo conservativo-selettivo: un
sistema ad elevata inerzia termica
che potesse filtrare le condizioni
ambientali esterne attraverso gli
elementi costitutivi. Per questo si
sono privilegiati sistemi di involucro a pareti multistrato in laterizio
con interposti isolanti naturali
(fibra di legno e canapa).
L’utilizzo di elementi massivi (in
laterizio) ha permesso il raggiungimento dell’inerzia termica attesa
e l’ottimizzazione dei parametri
di sfasamento e attenuazione
dell’involucro. Altresì, dal punto
di vista acustico, la realizzazione
di pareti multistrato con differenti
spessori dei blocchi in laterizio ha
permesso non solo di garantire
il rispetto dei limiti imposti dal
DPCM 5/12/1997, di valutazione
del potere fonoisolante (Rw), ma
anche una maggior qualità ambientale favorendo l’abbattimento
su un ampio spettro di frequenze.
Grande attenzione è stata rivolta
alla durabilità dei sistemi adottati,
in relazione ai costi previsti per
l’intervento e la manutenzione nel
tempo: l’utilizzo di sistemi tradizionali in laterizio, intonacato per gli
involucri e a vista per i volumi dei
vani scale e per i primi due piani
delle facciate, si è dimostrato essere il giusto compromesso in termini di qualità-costi-prestazioni.
Sono, infine, stati condotti studi
approfonditi sulla fattibilità tecnicoeconomica di diverse soluzioni
impiantistiche, pervenendo alla
decisione di realizzare un impianto
a pompa di calore che coprisse tanto il fabbisogno termico invernale
quanto quello frigorifero estivo in
relazione anche alla realizzazione
del pozzo. Tale scelta ha permesso
nuovamente una riduzione sensibile dei costi di gestione per l’utenza.
La distribuzione alle singole unità
abitative avviene con un sistema
di riscaldamento-raffrescamento
radiante a pavimento, integrato con
sistema di deumidificazione.
Informazioni
www.laterizio.it
www.lateriziofacciavista.it
Strategie distributive e di orientamento. Dal punto di vista distributivo, il posizionamento ed il numero dei
vani scala sono stati scelti in relazione anche all’orientamento delle singole unità abitative. Lo schema
planivolumetrico dei tre edifici, orientati a sud, ne garantisce il corretto distanziamento degli edifici
senza generare ombre portate tra i fabbricati (fattori di riduzione di illuminazione e soleggiamento) e
favorendo la libera circolazione dei venti dominanti, evitando la formazione di perturbazioni di masse
d’aria e vortici. All’interno delle stesse unità abitative, per tutti i soggiorni, è stato assicurato l’affaccio
a sud, mentre i locali di servizio sono stati posizionati a nord.
L‘attenta progettazione del verde contribuisce all’integrazione degli ambienti costruiti con la “natura”,
creando veri e propri ecosistemi abitativi in cui gli elementi naturali fungono da regolatori climatici,
energetici e da filtro tra interno ed esterno, aumentando la qualità degli ambienti confinati e il benessere
fisico e mentale degli individui.
La forma delle coperture è stata studiata ed ottimizzata per minimizzare
i carichi termici e favorire, attraverso la realizzazione di ampi aggetti,
un’adeguata ombreggiatura estiva delle facciate esposte a sud, senza però
penalizzare l’irraggiamento nella stagione invernale.
Il controllo attivo dell’edificio (realizzato con lo sfruttamento di materiali
massivi, forma e caratteristiche climatiche) permette un risparmio energetico per l’utente migliorando, allo stesso tempo, le condizioni di comfort
termo-igrometrico e acustico.
Fronte principale di uno degli edifici
Particolare del nodo topico
Particolare del fronte laterale
Vista d’insieme
Diagrammi solari
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
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[EFFICIENZA ENERGETICA]
Wienerberger per edifici in Classe A
Area “ex Veneta” nel centro di Bologna
Risparmio energetico e innovazione
L’intervento. L’edificio si inserisce nell’ampia riqualificazione
dell’area denominata ex Veneta, ad un passo dal centro
storico di Bologna, subito fuori
Porta Zamboni. A esclusivo
uso residenziale, il progetto
si colloca all’estremità nord
del nuovo comparto, al limite
di un’area destinata a “verde
pubblico”. Si svilupperà a torre
su otto piani fuori terra e, al suo
interno, conterrà ventiquattro
appartamenti e due attici.
Il progetto si distingue per le
interessanti soluzioni architettoniche adoperate, che mostrano un’attenzione particolare
nell’uso di forme e materiali,
atte a definire e sviluppare
un organismo architettonico
energeticamente efficiente e
dall’elevato comfort interno.
Principale novità è da attribuire
all’originale scelta delle finiture
utilizzate per l’involucro: un
sistema a facciata ventilata
in cui si combinano lastre
composte da due materiali
profondamente diversi, pietra
naturale e vetro serigrafato.
La combinazione di queste
due tipologie di lastre, che
si incontrano lungo tutta la
facciata, accentua il rapporto
tra pieni e vuoti dell’involucro,
creando una sensazione di
alleggerimento della struttura
con lo svilupparsi in altezza
del prospetto.
Al di sotto di questo sistema
ventilato si sviluppa un pacchetto murario estremamente
performante, che permette
alle superfici opache di raggiungere una trasmittanza pari
a 0,20 W/mqK. Completano
l’involucro, per ottimizzare la
prestazione energetica, superfici vetrate con un Uw pari
a 1,1 W/mqK.
In parallelo alla progettazione
architettonica, necessaria per
raggiungere gli elevati standard energetici voluti dalla
committenza, è stata necessaria un’attenta progettazione
impiantistica, che consentisse
di razionalizzare i consumi
e ottimizzare le prestazioni.
L’edificio è infatti dotato di un
sofisticato sistema di ventilazione meccanica. Quattro
macchine lavorano in parallelo
per garantire il funzionamento
di un recupero di calore con
un sistema aria-aria che riesce a garantire temperature e
umidità costanti all’interno dei
singoli appartamenti durante
tutto l’anno.
La combinazione di un involucro progettato con attenzione
ai materiali e ai dettagli costruttivi e un’efficiente impiantistica, hanno permesso
a questo edificio di ottenere la
classe energetica A.
Si sottolinea inoltre la scelta
strutturale, che prevede l’utilizzo di un telaio in cemento
armato ulteriormente rinforzato da pilastri in acciaio. Questa
scelta ha dato la possibilità di
aprire luci importanti, permettendo di sviluppare in massima
libertà le partizioni interne
degli appartamenti.
Il prodotto utilizzato. Nel pacchetto murario sviluppato per
questo progetto si è deciso di
accoppiare alla parete ventilata il blocco Wienerberger
Porotherm Bio Plan 35, blocco
rettificato alleggerito con farina
di legno. Questo materiale,
con una massa frontale di 320
Kg/mq, a cui si aggiunge uno
sfasamento di 20 ore e una
trasmittanza termica periodica
di 0,019 W/mqK, riesce a garantire eccellenti performance
estive.
Per meglio comprendere la
validità di questi valori, occorre sottolineare che l’attuale
normativa di riferimento sul
risparmio energetico (d.P.R.
59 del 2009) impone, per il
risparmio energetico in fase
estiva, appena 230 Kg/mq di
massa superficiale, 12 ore di
sfasamento e 0,12 W/mqK
di trasmittanza termica periodica. Ne consegue che il
prodotto utilizzato per il cantiere in oggetto permetterà di
mantenere una temperatura
interna costante anche durante
i picchi di calore estivo, con
un conseguente risparmio di
energia da parte del sistema
di raffrescamento e un maggior
comfort interno.
Il sistema rettificato. I blocchi a incastro rettificati sono
elementi con le facce di appoggio superiori e inferiori
perfettamente planari e parallele. La rettifica è un processo
che permette di spianare con
estrema precisione le superfici
superiori e inferiori del blocco.
Grazie alla rettifica delle facce
di allettamento è possibile
eseguire murature con giunti
orizzontali molto sottili: solo
1 mm di spessore contro i
circa 10 mm necessari per i
normali blocchi. Eliminando
il ponte termico causato dai
giunti di malta, si ottiene una
parete omogenea dalle migliori
prestazioni termiche molto più
facile da montare, con una
conseguente velocizzazione e
razionalizzazione delle operazioni di cantiere.
La malta speciale Porotherm
Bio-Plan per giunti sottili viene
fornita insieme ai blocchi nella
quantità necessaria a eseguire
l’opera. Confezionata in sacchi,
è facilmente mescolabile con
acqua all’interno di un normale
secchio utilizzando un semplice trapano munito di mescolatore. Non è quindi necessario
disporre di silos per la malta
comune, fatto che semplifica
notevolmente l’organizzazione
del cantiere, che inoltre rimane
incredibilmente più pulito.
Incastro e rettifica permettono
di ridurre il 90% della malta,
con performance termiche e
Il cantiere area “ex Veneta” a Bologna
Area “ex Veneta” a Bologna: il progetto
Porotherm Bio Plan 35
Il progetto
Luogo: Bologna, Via Barontini Area “ex Veneta”
Progetto: Architetto Piero
Braccaloni
Committente: Calderini Costruzioni
Esecuzione lavori: Ma.Co
(Manutencoop)
Superfici: 2000 mq di S.U.
su 8 piani fuori terra, più due
piani interrati
Il blocco Wienerberger Porotherm Bio Plan 35
meccaniche estremamente più
precise e certificabili rispetto
alle murature tradizionali, in
cui lo spessore del giunto di
malta varia a seconda delle
capacità dell’operatore addetto
al montaggio della muratura.
Biocompatibilità. I blocchi rettificati Porotherm Bio-Plan sono
laterizi biocompatibili prodotti
con impasti di argille naturali.
Le microcavità vuote sono
generate dalla combustione di
farina di legno totalmente priva
di additivi chimici e il processo
produttivo non è inquinante.
I blocchi Portherm Bio-Plan
sono prodotti innovativi per
realizzare progetti certificati
Leed.
ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
32
[MATERIALI]
Progettazione di facciate in vetro
Le caratteristiche del vetro stratificato di sicurezza con interstrato DuPontTM SentryGlas
Il vetro stratificato di sicurezza
con interstrato DuPontTM SentryGlas, utilizzato per la progettazione di facciate, crea nuove
prospettive da un punto di vista
economico e di design grazie
all’elevata resistenza e rigidità
di questo film ad alte prestazioni, che consente di produrre
pannelli di vetro particolarmente
sottili e leggeri. Tali pannelli
soddisfano gli stessi requisiti
di sicurezza previsti per il vetro
stratificato tradizionale con interstrato in PVB, creando nuove
opportunità di impiego per questo materiale edile trasparente.
Grazie all’elevata stabilità dei
bordi, questi vetri stratificati,
tenuti insieme da un sistema
di fissaggio per punti e privi di
intelaiatura protettiva, resistono
a lungo a condizioni climatiche
estreme. Inoltre, per via del
loro ridotto spessore, i pannelli
delle facciate in SentryGlas sono
spesso l’unica valida alternativa
alle soluzioni, ormai superate, in
vetro temperato.
SentryGlas consente di adottare
un approccio innovativo: poiché
l’interstrato è oltre 100 volte più
rigido e cinque volte più resistente del PVB, la trasmissione
del carico tra le due lastre di vetro nello stratificato risulta quasi
perfetta, anche a temperature
elevate. Il vetro quindi, anche
sotto carico ed esposto alla luce
solare diretta in piena estate,
offre eccezionali proprietà di
flessione. I vetri stratificati con
SentryGlas, a parità di carico,
registrano una freccia pari alla
metà di quella degli stratificati
con PVB e mostrano quasi lo
stesso comportamento dei vetri
monolitici con uguale spessore.
I vetri stratificati con SentryGlas
sono inoltre in grado di resistere
a un impatto molto più forte
rispetto agli stratificati tradizionali con PVB e presentano una
resistenza post-rottura di gran
lunga superiore. Altri vantaggi
sono la trasparenza e la resistenza allo scolorimento. Dal
punto di vista della sicurezza,
nonché dell’eccellente stabilità
sui bordi e invecchiamento, il
vetro stratificato di sicurezza
con SentryGlas ha ottenuto
l’Allgemeine bauaufsichtliche
Zulassung (omologazione generale per l’edilizia) in Germania a
fine 2009.
Inoltre, poiché, a spessori ridotti,
gli stratificati con SentryGlas
sono in grado di soddisfare gli
elevati standard di sicurezza
architettonici, le strutture di sostegno progettate per le facciate
non portanti risultano essere
molto più leggere e quindi molto
più sottili.
Un esempio recente è il palazzo
di uffici Explorer aperto nel 2010
al Parque das Nações, Lisbona,
Portogallo, appartenente alla
società Bouygues Imobiliária.
La facciata in vetro stratificato
fronte strada è alta 20 m e larga
10. È stato selezionato uno stratificato composto da vetro temperato termicamente da 10 mm,
SentryGlas da 1,52 mm e vetro
temperato termicamente da 8
mm (produttore: Vicer, Maia/
Portogallo), in grado di soddisfare tutti gli standard di sicurezza
e di carico, riducendo così del
25% lo spessore e il peso del
vetro. Il sistema di fissaggio
per punti sviluppato da Facal
per mantenere saldamente in
posizione i pannelli potrebbe
essere quindi più piccolo e meno
visibile rispetto a quello necessario per pannelli equivalenti in
vetro stratificato con interstrato
PVB. Questi vantaggi permettono anche di realizzare soluzioni
più economiche ed efficienti in
termini di produzione e installazione delle facciate. Con un
elevato rapporto qualità prezzo,
l’interstrato SentryGlas ha contribuito in modo significativo a
rendere la facciata conforme ai
severi standard sulla sicurezza
in edilizia.
Questa soluzione è stata scelta
per altri due motivi legati alla
posizione geografica di Lisbona,
in una regione sismica: in primo
luogo, la resistenza post-rottura
dell’interstrato DuPont mantiene
i pannelli di vetro intatti, anche
in caso di rottura; in secondo
luogo, i frammenti di vetro
aderiscono all’interstrato e non
cadono sui passanti.
L’eccellente stabilità dei bordi
e la resistenza agli agenti atmosferici allungano la vita del
materiale. L’ampio uso di vetro
stratificato di sicurezza nelle
strutture architettoniche è stato
a oggi limitato a causa del forte
nesso esistente tra la sicurezza
e il ricorso a pannelli di vetro
più spessi. Ne consegue un
aumento del peso, dei materiali e dei costi della struttura
di supporto. Inoltre, l’utilizzo
Palazzo di uffici Explorer al Parque das Nações a Lisbona, Portogallo. Foto: Facal
dell’interstrato in PVB influiva
sulla durata delle strutture a
bordi esposti, specialmente in
termini di resistenza agli agenti
atmosferici. Contrariamente al
[EFFICIENZA ENERGETICA]
di
Passivhaus Case Sabin
to
Ripartizione delle aree interne:
controtelaio per cartongesso Eclisse
Il condominio Case Sabin è un
edificio CasaClima classe Oro
e un “edificio passivo certificato”. Una Passivhaus è una
costruzione in cui si mantengono
condizioni di elevato comfort interno senza l’utilizzo di sistemi di
riscaldamento e raffrescamento
convenzionali. Case Sabin si
caratterizza per un elevato isolamento termico dell’involucro,
per l’utilizzo di serramenti ad
alte prestazioni termiche e per
l’elevato grado di tenuta all’aria.
L’utilizzo di una pompa di calore,
i cui fabbisogni elettrici sono
coperti dall’impianto fotovoltaico
in copertura, rende Case Sabin
energeticamente autosufficiente
per ciò che riguarda riscaldamento, raffrescamento e acqua
calda sanitaria.
In tutte le unità del condominio Case Sabin, il rivestimento
interno è a secco, con pareti,
contropareti e controsoffitti in
Controtelaio Unico con porta blu
cartongesso, isolati con fibra di
canapa e finiti con una pittura realizzata con pigmenti ed olii totalmente naturali. Un’unità abitativa
è stata finita con un intonaco di
argilla, per sfruttarne le proprietà
di regolazione dell’umidità. Il
pavimento è stato posato senza
colla su un sottofondo a secco
realizzato con sabbia e pannelli di
legno. L’uso di materiali atossici
unito al sistema di ventilazione
meccanica controllata assicura
un’ottima qualità dell’aria interna.
Per la ripartizione delle aree
interne è stato utilizzato il controtelaio per cartongesso Eclisse.
L’efficace intelaiatura aperta consente l’inserimento di materiali
di tamponamento tra un profilo
orizzontale e l’altro. Il controtelaio
per cartongesso è disponibile per
larghezze da 600 a 3.000 mm e
altezze da 500 a 2.900 mm e si
adatta a tutti i tipi di orditure.
Brevetti e test sui sistemi Eclisse
comprovano la robustezza e la
qualità del prodotto. Test di effrazione effettuati sul controtelaio e
sulla porta scorrevole non hanno
evidenziato lesioni né flessioni
della struttura, in regola con
quanto stabilito dalla norma UNI
EN 1629. Analogamente, i carrelli
di scorrimento non hanno subito
alterazioni a seguito di 100.000
cicli di apertura e chiusura e hanno ottenuto il massimo grado di
resistenza alla corrosione (norma
UNI EN 1670). La possibilità di
estrarre il binario risolve problemi derivanti dall’usura e dalla
manutenzione.
Il kit cartongesso è dotato di una
sede interna di 58-83 mm ed è
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Il progetto
Edificio Case Sabin
Unità abitative: 16 unità a
destinazione residenziale/
commerciale/direzionale
Dimensioni: circa 7.000 m3
(fuori terra), 3.500 m3 (interrato)
Caratteristiche: PassivHaus,
CasaClima Gold
Realizzazione: 2008-2010.
Boscarato Costruzioni srl
Tipologia: Nuova costruzione
Progetto architettonico: arch.
Stefano Zara
Energy Manager: ing. Marco
Filippi
Sito: Pieve di Soligo (Treviso)
Il cantiere a Case Sabin
allargabile in fase di installazione
per spessori, a parete finita, di
100 o 125 mm. Il sistema di
fissaggio alla parete è realizzato
con speciali tasche che facilitano
l’applicazione ai profili della
struttura in cartongesso.
Informazioni
www.eclisse.it
Controtelaio Unico con porta a vetro
PVB, i vetri stratificati realizzati
con SentryGlas rimangono praticamente inalterati anche se
esposti a condizioni atmosferiche estreme, come dimostrato
da test approfonditi in laboratorio e all’esterno. Il loro impiego
rappresenta pertanto un’opzione
molto più sostenibile e dunque
più conveniente, in quanto riduce drasticamente le probabilità
di una sostituzione prematura e
costosa dei pannelli di vetro o di
intere facciate.
L’uso delle strutture portanti
esistenti riduce i costi di ristrutturazione. La capacità di carico
della struttura portante costituisce generalmente un limite
nei progetti di ristrutturazione o
nella successiva realizzazione di
nuove vetrate. Gli elevati standard di sicurezza, la necessità
di una struttura spessa (e quindi
pesante) in vetro stratificato e
l’uso di un interstrato PVB hanno
sinora impedito ai proprietari di
realizzare una parete di vetro
protettiva a risparmio energetico. Attualmente, i vetri stratificati
di sicurezza con interstrato resistente e rigido SentryGlas, che in
media è più leggero del 30-40%
pur offrendo analoghe prestazioni di sicurezza, permettono non
solo di attuare davvero questi
progetti di modernizzazione, ma
anche di ridurne i costi.
Infine, l’uso di pannelli più sottili
di vetro stratificato di sicurezza nell’edilizia contribuisce a
diffondere un approccio più sostenibile: se è necessario meno
materiale per la fabbricazione,
si consumerà una quantità
minore di risorse; e laddove
si richiede meno energia per il
trasporto, si riduce l’impronta
ambientale.
Informazioni
www.safetyglass.dupont.com
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
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ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
34
[SERRAMENTI]
RoverBlok Energy Clima di Roverplastik
Per la residenza Olivenheim di Arco sul Garda
Nella zona più esclusiva di Arco
(Trento), con l’imponente castello
alle spalle e una vista mozzafiato
sul lago di Garda e sul parco
Arciducale, Cosmi Group sta costruendo un grande e prestigioso
complesso residenziale.
Olivenheim, questo il nome del
progetto, nonostante la sua grandezza (la costruzione si compone
di quattro palazzine) e modernità,
non andrà a snaturare il contesto
di rara bellezza in cui si trova, ma
anzi costituirà un gioiello architettonico perfettamente integrato nel
territorio. Olivenheim, infatti, sarà
caratterizzato da materiali naturali
quali pietra e legno, uniti a finiture
di alto pregio, a soluzioni di domotica d’avanguardia e ad arredi
moderni, essenziali e raffinati. La
veduta panoramica e l’incredibile
esposizione al sole favorite dalle
ampie vetrate rivolte a sud, poi,
enfatizzeranno l’unicità di questo
complesso residenziale.
Cosmi Group, però, non si è
concentrato solo sull’estetica per
questo cantiere, ma ha deciso di
attenersi ai severi criteri stabiliti
dal Protocollo dell’Agenzia CasaClima volti a massimizzare il
risparmio energetico e il comfort
abitativo. Proprio per questo, tra
le varie soluzioni impiegate, quali
pannelli solari e riscaldamento
a pavimento, Cosmi ha scelto
RoverBlok Energy, nella versione
Clima, per installare i serramenti
e ottenere valori di isolamento
termico e acustico che permetteranno di certificare le palazzine in
classe CasaClima A e B.
Per le finestre e le porte-finestre
di Olivenheim, Roverplastik ha
fornito RoverBlok Energy dotato
di cassonetto Clima e compreso
di spalla sfalsata in cui è stato
inserito il tubo corrugato per il
cavo elettrico del motore. Tale
lavorazione è stata introdotta per
agevolare la tracciatura dei cavi
elettrici della motorizzazione: si
evitano, così, perdite di tempo
per il cliente che decide di automatizzare il serramento solo in un
secondo momento, perché non è
costretto a rompere la muratura
costruita rispettando determinati
criteri di efficacia termica e acustica per poi doverla ripristinare con
il rischio di non ottenere i risultati
originari.
RoverBlok Energy, la soluzione
ottimale per il foro-finestra. A
partire da RoverBlok, il sistema
prefabbricato e completo, pronto
per essere installato, che integra
spalle laterali, soprabancale o,
eventualmente, cassonetto e
guide per avvolgibili, Roverplastik
ha sviluppato il nuovo RoverBlok
Energy. Come il suo predecessore, RoverBlok Energy rende
a prova di errore il foro finestra.
Il nuovo prodotto, però, offre
prestazioni ancora migliori in
termini di isolamento sia termico
sia acustico e i materiali utilizzati
per realizzarlo garantiscono il
massimo rispetto dell’ambiente.
I vantaggi di RoverBlok Energy
sono numerosi. Innanzitutto
l’isolamento termico e acustico
e la risoluzione dei ponti termici:
eliminando le tolleranze richieste
I plus di RoverBlok Energy Clima. RoverBlok Energy Clima è
stato scelto per Olivenheim perché permette di raggiungere
valori eccellenti di prestazioni termiche e acustiche, a livello
di ponte termico, trasmittanza e conducibilità termica, e per
soddisfare tutte le prescrizioni sulla realizzazione del contro
telaio. RoverBlok Energy Clima consente di isolare tutti i 4 lati
del serramento perché utilizza anche il sottobancale, compreso
di taglio termico, per l’appoggio semplice e rapido di davanzali.
Le teste del cassonetto sono isolate e l’ispezione esterna è
facilitata da un celino esterno posto tra la guida di scorrimento
e il serramento, quindi con tapparelle ad avvolgimento normale.
Il montaggio di RoverBlok Energy
da ogni singolo intervento previsto dalla soluzione costruttiva
tradizionale, il foro finestra costruito con RoverBlok Energy
prevede un’unica tolleranza di
± 3 mm, che significa eccellenti
valori di isolamento e di risparmio energetico, in linea con i
criteri previsti dalle normative
più recenti e dalle certificazioni
volontarie. Con RoverBlok Energy,
poi, i risultati che si ottengono
in cantiere sono gli stessi che
si ottengono in laboratorio e
non esiste più quel divario che
spesso, nella pratica, si verifica
tra il progetto e la realizzazione.
Un ulteriore vantaggio è che con
RoverBlok Energy è certificato
il foro finestra nella sua totalità,
e non solo le varie parti che lo
compongono, come nel caso di
una installazione tradizionale.
RoverBlok Energy, inoltre, è
costruito su misura e, quindi, si
adatta perfettamente a ogni genere di muratura, di dimensione
e a praticamente ogni geometria.
È disponibile per scuri a battente,
per avvolgibili e per frangisole,
con pressoché infinite possibilità
di personalizzazione.
Il complesso residenziale Olivenheim
Chi è Roverplastik. Roverplastik spa, azienda italiana nel settore
della tecnologia del foro finestra, è nata nel 1965 come azienda
individuale per la produzione di avvolgibili; negli anni ha costantemente ampliato il proprio volume d’affari, la sua capacità produttiva e l’offerta prodotti. Grazie a una forte diversificazione, oggi
Roverplastik è presente sul mercato con cassonetti prefabbricati,
blocchi termoisolanti per finestra, avvolgibili, sistemi motorizzati
per l’apertura degli scuri a battente, porte pieghevoli, gocciolatoi in
alluminio e guarnizioni per serramenti in legno di elevata qualità. Per
offrire prodotti sempre più affidabili, Roverplastik continua a investire
in Ricerca & Sviluppo. I suoi ingegneri, infatti, sono costantemente
impegnati nello studio di nuovi materiali e nuove soluzioni tecnologiche, per potere offrire alla clientela quell’esperienza, competenza
e flessibilità che hanno permesso di identificare Roverplastik come
fornitore ideale di prodotti di alta qualità.
Chi è Cosmi Group. Cosmi Group è una realtà internazionale da 50
anni impegnata nella ricerca di nuovi materiali costruttivi. L’azienda
crea veri e propri progetti di architettura abitativa e industriale
gestendo l’intero processo di realizzazione, dall’analisi di fattibilità al cantiere, dall’arredo degli interni alla vendita. Cosmi Group,
inoltre, da anni pensa e realizza le costruzioni in modo ecologico:
per questo ha creato EcoCosmi, un’etichetta che raccoglie tutti gli
edifici realizzati seguendo il protocollo CasaClima e che si fonda
sui pilastri di risparmio energetico e qualità di vita.
è la soluzione per tutti i tipi di foro finestra. Il prefabbricato per ogni
tipologia di serramento che abbatte i costi e i tempi di risoluzione
del foro garantendo alti standard di isolamento termico e acustico.
Roverplastik Spa
Zona Industriale 10 - 38060 Volano (TN)
Tel. 0464.020101 - www.roverplastik.it
Per le finestre e le porte-finestre di Olivenheim, Roverplastik ha
fornito RoverBlok Energy
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
35
[RILEVAZIONE INCENDI]
La soluzione Setronic
Per la rilevazione incendi precoce anche in ambienti critici
La linea Ilia, la versione speciale
Dust del controllore di segnali e
il contenitore speciale di protezione Sohi certificato IP65.
Setronic Verona è fiera di presentare la nuova linea di Rilevatori lineari ad alta sensibilità Ilia.
I rilevatori, frutto di un’esperienza quarantennale nel settore,
vengono garantiti fin dalla loro
progettazione da una tecnologia
all’avanguardia, contenuta in un
design accattivante frutto di una
realizzazione interamente made
in Italy.
La definizione H.S. Alta Sensibilità, conferma quanto la
rilevazione di questi modelli
sia precisa e precoce, sia per
la parte di rilevazione fumo, sia
per la parte di rilevazione fuoco.
La linea si compone di due distinti sistemi, uno Trasmittentericevente e l’altro a Riflessione.
Parte integrante di entrambi i
modelli, e componente innovativa, è il Controllore, tramite
il quale è possibile la programmazione, la calibrazione e l’esecuzione di test remoti, con
operazioni eseguibili da terra.
Il Controllore consente in tutta
comodità di poter lavorare agevolmente in campo ad altezza
d’uomo.
È connesso ai rilevatori con linea
seriale RS485 e permette sia la
configurazione di base per due
rilevatori lineari, anche di tipologia differente, sia la connessione
da tre a otto rilevatori attraverso
l’apposita scheda di espansione, con chiusura a loop della
linea come elemento opzionale.
L’accesso operativo alla tastiera
di programmazione è protetto
da password per garantire una
totale sicurezza del sistema.
Attraverso il Controllore vengono
gestite due distinte uscite di allarme e di guasto per ogni zona.
È possibile modificare le soglie
di sensibilità selezionandole in
un ampio range e ciò consente
di dare una risposta sempre
adeguata alle varie casistiche di
tipo impiantistico che si possano
presentare. È già disponibile e
certificata la versione speciale
Dust del Controllore, progettata
per gestire i disturbi generati
da cicli produttivi ove si emettano vapori intensi, polveri e
aereosoli.
Ilia viene fornita nella colorazione “Blu Notte” ed è disponibile a
richiesta nella versione speciale
di colore “Bianco Perla”.
Il rivelatore lineare ad alta sensibilità Ilia nasce con una meccanica che può vantare un grado
di protezione IP65 certificato.
Questa caratteristica ne fa l’unico rivelatore di fumo e fuoco ad
alta sensibilità in grado di essere
utilizzato con garanzia di tenuta
in tutti gli ambienti industriali
critici. Il modello Dust della linea Ilia in particolare è stato
sottoposto a test di campo in
impianti altamente problematici,
come per esempio nell’industria
di smaltimento
e riciclaggio dei
rifiuti, compattamento e riciclaggio della carta e
in allevamenti
intensivi. Questo
particolare tipo di
tecnologia è stata sviluppata per
risolvere il proble1 ma di una corretta
2
3
4
1, 2, 3, 4. Rilevatori antincendio Ilia di Setronic
Ilia nel contenitore di protezione Sohi (Certificato IP65)
Contenitore di protezione Sohi in IP65
e pronta rilevazione anche in
presenza di polveri in sospensione, nebbie o vapori generati
da particolari lavorazioni.
La serie Ilia, compresa la versione speciale Dust, è stata testata
e certificata secondo la norma
europea EN 54-12 dall’ente
notificato tedesco VdS.
Dall’ente sono stati effettuati
inoltre degli ulteriori fire test in
scala reale, simulando cioè un
principio di incendio, in uno degli
impianti pilota in cui Ilia versione
Dust è stato installato, ottenendo
dei risultati eccellenti per la
rilevazione. È stato dimostrato,
nel tempo, come con tali rilevatori i tempi di manutenzione in
impianti altamente problematici,
che solitamente richiedono
interventi molto frequenti, siano
invece rientrati in tempistiche
considerate di normale manutenzione per impianti ordinari,
consentendo così una migliore
gestione e un risparmio effettivo da parte dell’utente finale,
garantendo sempre e comunque
in ogni condizione le migliori
performaces.
Simili installazioni impiantistiche
devono essere supportate da
una progettazione che tenga
dei rifiuti, i rilevatori debbano
subire trattamenti di pulizia e
sterilizzazione o essere installati
in ambienti in cui sono presenti
acidi di varia natura che stazionano nell’aria con continuità.
Da test sviluppati in tali situazioni impiantistiche, Setronic è
arrivata a progettare e realizzare
una custodia di protezione speciale Sohi, anch’essa a tenuta
stagna certificata IP65. Tale
soluzione permette di garantire che, sia durante che dopo
le operazioni di lavaggio, per
esempio con getti ad alta pressione, i rilevatori non abbiano
alcun bisogno di essere a loro
volta puliti, gli elementi di puntamento non risentano di eventuali incrostazioni e non sia più
necessaria alcuna operazione
di ripuntamento per eventuali
scostamenti provocati dai getti.
In altre situazioni, ove eventualmente sia presente una lenta e
costante corrosione, tale contenitore di protezione, realizzato
con materiali speciali, permette
di preservare intatte e costanti
nel tempo le alte prestazioni dei
rilevatori.
La custodia speciale Sohi è stata
inoltre progettata per garantire
conto delle peggiori condizioni
ambientali presenti, tali da poter
verificare sul campo, la potenza
di segnale infrarosso necessaria
per un funzionamento ottimale
dei rivelatori e valutarne la portata massima consentita proprio
dalla particolare condizione di
lavoro.
Ilia nella versione speciale con
controllore di segnali Dust, ha
infatti le stesse caratteristiche
operative dei modelli di base,
con una copertura massima di
200 m per il modello con Trasmettitore e Ricevitore e di 150
m con il modello a Riflessione.
L’esperienza diretta di Setronic
nello studio e nella ricerca di
soluzioni specifiche anche per
impianti considerati altamente
problematici, ha portato ad
osservare come, in determinate
situazioni, la protezione meccanica dei rivelatori debba essere
aumentata per garantire una vita
più lunga al rivelatore stesso,
centro vitale dell’impianto di
rilevazione incendio.
Si è preso in esame come, per
esempio, in particolar modo negli allevamenti intensivi avicoli
e di suini, così negli impianti di
smaltimento e compostaggio
che la sua applicazione risulti
semplice e sicura in ogni ambiente.
Le caratteristiche particolarmente innovative della linea Ilia
ne fanno un prodotto futuristico
nel settore della rilevazione
incendi, continuando, secondo
la migliore tradizione Setronic,
a fornire ai propri clienti prodotti
di alta ingegneria e di massima affidabilità completamente
certificati.
Ulteriori informazioni sono disponibili contattando direttamente la nostra Società.
Certificazioni
Linea Ilia
- Certificato di conformità
CE secondo CPD
- Certificato di approvazione Vds secondo EN54-12
- Certificato russo VNIIPO
Contenitore di protezione
SOHI
- Grado di protezione IP65
certificato
Informazioni
www.setronicverona.com
ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
36
[NEWS AZIENDE
E PRODOTTI]
Serramenti
Software
Eurocassonetto, i numeri vincenti
Nuove versioni Suite Euclide per l’edilizia
I certificatori più temibili, gli ispettori più esigenti sui prodotti Eurocassonetto sono l’azienda stessa,
che ha voluto sottoporre ai test più
difficili la propria produzione effettuando non mere prove ingannevoli
idonee solo a spot pubblicitari e a
promozioni commerciali, ma prove
funzionali, più attente a simulare gli
eventi reali a cui i prodotti possono
essere soggetti negli anni. Lo staff
tecnico è alla ricerca da sempre
di quei piccoli dettagli, del quid
impercettibile in più che riesce a
creare l’abisso fra la noi e gli altri:
peculiarità costruttive tangibili sul
prodotto e che vanno oltre il prodotto stesso fino a coinvolgere la fase
di posa, muratura e montaggio dei
vari accessori.
Punto 1: i pannelli presentano
non le comuni pieghe verticali,
ma quelle orizzontali, più idonee
a rendere più rigida e robusta
l’intera struttura, senza fastidiosi
rigonfiamenti alla camera interna
del controtelaio. Si crea cioè una
sorta di effetto “scatolato”.
Punto 2: la rete elettrosaldata
non è né saldata, né aggraffata al
pannello, ma spillata, e presenta
una piccola tolleranza di movimento. Tale tolleranza (in caso di
un naturale assestamento della
parete in muratura) consente alla
Disponibili le nuove versioni
2011 dei pluri-premiati software
della suite Euclide realizzati dalla software house Geo Network
e aggiornati in base al nuovo
Regolamento per i lavori pubblici
D.P.R. n. 207/2010, con tante
migliorie e nuove funzionalità
per dare una marcia in più a tutti
i tecnici del settore.
Euclide computo metrico & contabilità v. 2011 è riconosciuto
come il software più facile da
utilizzare che permette, in un
unico pacchetto, la piena gestione di: prezzari edili, computi
metrici estimativi e richieste di
offerta, contabilità dei lavori
pubblici e privati, a corpo e/o
a misura, analisi dei prezzi e
struttura centrale di non subire
alcun danno. L’unico elemento
a diretto contatto con la malta
cementizia è, infatti, la rete elettrosaldata. La rete è formata da
fili longitudinali e trasversali dal
diametro di 2 mm; non ha fili perimetrali di chiusura: le estremità
sono formate da “punte libere”
in grado di muoversi e meglio
uniformarsi nel punti nevralgici e
di contatto con la parete.
Punto 3: montante in legno. La
posa in opera è molto più agevole.
È munito di zanche laterali da
affogare all’interno della malta
cementizia. L’installazione della
porta è così più facile poiché il
falegname può utilizzare la sua
normale viteria.
Punto 4: le zanche estraibili inferiori sono poste sotto il controtelaio e sono ottime per l’ancoraggio e
l’allineamento al pavimento. Possono essere affogate al cemento
o avvitate al pavimento.
Punto 5: il tappo posteriore presenta un incavo e delle alette
laterali per consentire più facilmente l’inserimento del laterizio
forato e della malta cementizia e,
conseguentemente, un maggior
ancoraggio del controtelaio alla
parete in muratura in tutta la sua
altezza.
Punto 6: la testata superiore
presenta una bordatura liscia
per effettuare più facilmente la
rasatura dell’intonaco.
Punto 7: le zanche laterali sono
poste sul montante in legno e sul
tappo posteriore del controtelaio
utili da affogare nella malta cementizia per un ancoraggio più sicuro.
Punto 8: i distanziali vengono
utilizzati al momento della posa
in opera e servono a mantenere
la stessa misura per tutta l’altezza
del controtelaio.
Punto 9: il montante porta spazzolino. Il profilo è parte integrante
del controtelaio e si estende per
tutta la sua altezza, evitando così
eventuali distaccamenti dello
spazzolino rispetto alla porta. In
termini pratici ciò si traduce in una
forte riduzione della formazione di
polvere all’interno del controtelaio.
Punto 10: il binario in alluminio
completamente estraibile è realizzato in estruso di alluminio ed è
una componente totalmente staccabile dal resto del controtelaio.
Qualsiasi intervento post-muratura è così effettuabile dall’interno,
senza rovinare le pareti.
Punto 11: Carrello. Quattro cuscinetti a sfera (uno all’interno di
ogni ruota), asse in acciaio e ruote
in nylon. La porta scivola silenziosamente e senza alcun attrito.
Ciò è dovuto alle sfere (non gli
aghi) presenti nei cuscinetti e alla
stessa natura della materie degli
accessori del Kit di scorrimento. Ha
una portata di 120 Kg ottimo per la
stragrande maggioranza di porte.
Punto 12: la guida porta autocentrante si trova all’interno del kit di
montaggio. Consente di montare
e centrare in poche mosse la
porta scorrevole. L’installatore,
al tal fine, deve semplicemente
preoccuparsi di incastrare l’asola
della base della porta scorrevole
all’interno del guida porta preventivamente fissato a filo pavimento.
Senza alcuna misurazione, lo
stesso guida porta determina il
centro dell’alloggio del controtelaio. Lo stampo è unico per
tutti gli spessori (125/105/100/90
mm): a seconda dei casi occorre
semplicemente eliminare i bordi
già pre-stampati.
Informazioni
www.eurocassonetto.com
Tutti i numeri di Eurocassonetto
Portoni
Hörmann a Colonia
Il Gruppo Dm-drogerie markt,
con sede a Karlsruhe, ha messo
in funzione, nella primavera
del 2010, un centro logistico
con una superficie lorda di
circa 75.000 mq, un complesso
(costituito da uffici, magazzini e
centrale tecnica) che offre lavoro
a oltre 1.000 persone. La sfida
sottesa a questo progetto era
rendere tangibili “l’esuberanza” dell’edificio e le importanti
dimensioni del magazzino. A
partire da questo indirizzo, si è
scelto di dar vita a un linguaggio
di forme e di colori d’eccezione,
in grado di guidare e accompagnare l’uomo all’interno della
struttura. Dieci chilometri di
tratti dedicati ai trasporti, cinque
chilometri di corridoi di stoccaggio, 500.000 mc di volume, 20
chilometri di nastri trasportatori,
163 binari per dispositivi elettrici
di trasporto sospesi, nonché
centinaia di armadi elettrici
sono stati modellati e integrati in
un’unica e coloratissima opera
d’arte. La scelta dei colori tiene
conto di tutte le strutture dei
capannoni: pareti, portoni, sostegni. Osservando da differenti
prospettive, si scorgono diverse
sequenze cromatiche, in cui i
sette colori RAL primari utilizzati assolvono a una funzione di
guida e orientamento. Nel magazzino di commissionamento
e nel deposito a scaffalature
verticali vi è un impianto di trasporto elaborato con una tecnica
d’avanguardia che permette una
logistica semplice e fluente. La
merce depositata su bancali
viene consegnata o prelevata
da circa 40 pedane di carico
Hörmann HTL-2, dotate di avanzamento e sigillante perimetrale.
Nel centro di distribuzione,
Hörmann è presente con 50
portoni sezionali SPU 40 e 55
portoni a scorrimento rapido in
PVC V 3009 Conveyor, sviluppati
specificatamente per impianti
di trasporto. In caso di incendio,
circa 250 porte in lamiera d’acciaio di diversi modelli, elementi
a telaio tubolare HE 311 e porte
taglia-fumo in acciaio vetrate
S/RS garantiscono una protezione antifumo e antincendio da
30 a 90 minuti. Nell’immagine:
portoni V 3009 Conveyor.
Informazioni
www.hormann.it
calcolo dell’incidenza della
manodopera, cronoprogramma
dei lavori, quadri di raffronto e
perizie di variante, importazione
misure da CAD e programmi
architettonici,completo interscambio dati verso altre applicazioni Windows.
Euclide è pienamente integrato
con Euclide Capitolati ed Euclide
Piani di Manutenzione per poter derivare automaticamente
eventuali capitolati speciali di
appalto o piani di manutenzione
direttamente dalla pratica di
computo metrico con una facilità
ineguagliabile. Per i lettori di
“Architetti” i software sono in
offerta straordinaria (IVA esclusa) fino al 31 ottobre p.v. Euclide
computo metrico & contabilità
lavori: 360,00 €; Euclide Capitolati: 99,00 €; Euclide Piani di
Manutenzione: 230,00 €; infine
Euclide LT, lo strumento ideale
per la gestione dei lavori privati
(computi metrici e cronoprogramma) a 140,00 € più IVA. Per
tutti i software Euclide vige la
garanzia “soddisfatto o rimborsato” entro 30 gg. dalla data di
attivazione delle singole licenze.
L’assistenza tecnica telefonica,
via fax ed e-mail è compresa
nel prezzo. Le versioni trial sono
scaricabili direttamente dal sito
www.geonetwork.it.
Informazioni
www.geonetwork.it
Grigliati tecnici
Gridiron, l’importanza della comunicazione
con gli utenti Web 2.0
Da oltre trent’anni Gridiron crea
soluzioni, in Italia e all’estero,
sviluppando innumerevoli prodotti nel mondo dell’edilizia:
canali di drenaggio, griglie,
recinzioni, cancelli, chiusini, piastre, pilette, zerbini e molti altri
manufatti, tutti con prestazioni
altamente performanti.
La filosofia dell’azienda, la sua
storia, i valori in cui crede, la
politica ambientale, le risorse
cui attinge, sono come geni
impressi nel suo DNA, prima
ancora che nel suo sito internet,
al quale si rimanda per conoscere a fondo tali caratteristiche.
Gridiron crede nella ricerca e
sviluppa prodotti standard o
personalizzati sulle specifiche
esigenze del cliente.
L’organizzazione interna è molto
flessibile ed è strutturata per fissare obiettivi, definire le strategie per raggiungerli, controllarne
i risultati. Tutto ciò nel rispetto
della normative riguardanti i
prodotti ma anche la sicurezza,
la salute, l’ambiente.
Ma tutto questo non basta più.
Le esigenze del mercato si sono
rinnovate. Il tempo, se possibile,
è diventato ancora più prezioso.
Oggi, la comunicazione si lancia
veloce e decentrata nella “rete”
e comporta necessariamente il
bisogno di soddisfare l’interattività tra azienda e utenti Web 2.0.
MYGridiron è il nuovo strumento
che permette l’accesso “nella
stanza dei bottoni” a progettisti,
partner, clienti e tutti coloro
che hanno bisogno di entrare
in azienda per “toccare con
mano”, muoversi come fossero
essi stessi attori dell’organizzazione, membri degli uffici,
dei reparti di produzione o
del magazzino. Cliccando sul
menù, nell’Home page di www.
gridiron.it, si scopre la differenza
esistente tra la semplice consultazione e la multimedialità
interattiva con il mondo di Gridiron. La registrazione permette
l’accesso all’Area riservata dove
si possono cercare, stampare,
scaricare schede tecniche, voci
di capitolato, calcoli idraulici,
classi di portata, prodotti, preventivi, cataloghi… che insieme ad altre importanti utilità
diventano il valore aggiunto per
rimettere il tempo nelle mani
dell’utente.
Dal 5 al 8 ottobre presso il Made
di Milano, Gridiron presenta
ufficialmente questa iniziativa.
Nello stand, in un’area denominata MYGridiron, si terranno
tutti i giorni 3 Light Congress,
della durata di 30 minuti e
abbinati alla vincita di un iPad,
intitolati: “Cordoli Drenanti Ecosostenibili”, “Software per Voci
di capitolato e Schede Tecniche”
e “Canali Drenanti”. Ancora una
volta, Gridiron non perde occasione per innovare e rinnovarsi,
consapevole che per vendere
soluzioni bisogna essere disposti a comprare problemi.
Informazioni
www.gridiron.it
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
37
[NEWS AZIENDE
E PRODOTTI PER COSTRUIRE]
Intonaci
Diathonite di Diasen
Diathonite è un intonaco premiscelato fibrorinforzato con
sughero (granulometria 0-3
mm), argilla, polveri diatomeiche
e legante idraulico, idoneo per
la realizzazione di rivestimenti
termici a cappotto e deumidificazioni per interni ed esterni. Il
composto è un prodotto termico,
fonoassorbente, fonoisolante,
deumidificante ed ecologico,
ed è sviluppato e certificato per
poter soddisfare le caratteristiche di isolamento richieste dalla
nuova normativa termica D.Lgs.
n. 311/2006. La conducibilità
termica (λ) è pari a 0,045 W/mK
e, in abbinamento a un blocco
termico da 30 cm, l’intonaco riesce a raggiungere un coefficiente di trasmittanza termica (K)
decisamente migliore di quello
di una parete di tipo tradizionale,
e pienamente sufficiente per il
rispetto dei parametri previsti
attualmente in zona E dalla
nuova normativa termica D.Lgs.
n. 311/2006. Il composto risulta
deumidificante: il suo indice di
assorbimento d’acqua (0,35 Kg/
mqh0.5) combinato con l’altissima traspirabilità (μ=5), fanno sì
che il prodotto svolga la funzione
di polmone igrometrico, ovvero
tale intonaco ha la capacità di
assorbire l’umidità in eccesso
smaltendola verso l’esterno
cedendo umidità all’ambiente
interno quando esso ne è carente. Si tratta quindi dell’unico
prodotto in grado di coniugare
le caratteristiche deumidificante
1
2
con quelle coibenti, andando di
fatto a realizzare l’unico sistema
termo-deumidificante in grado
di garantire il risanamento delle
pareti affette da umidità di risalita e la riqualificazione energetica
delle stesse. Il prodotto è inoltre
fonoassorbente (α>70% tra 500
e 1.500 Hz) e fonoisolante (Rw
superiore a 50 Db con un blocco
da 30 cm) grazie alle microcavernosità che ne caratterizzano
la composizione e all’inerte di
suhero. L’intonaco è classificato
classe 1 per resistenza al fuoco
ed è inserito nel “Repertorio
dei materiali in Bioedilizia” a
cura dell’Anab ed è un prodotto
certificato CE. L’intonaco viene
fornito pronto all’uso in sacchi di
carta da 18 Kg e si applica con le
normali pompe da premiscelato
a polmone oltre che a mano in
ragione di 3,7 Kg/mq per cm di
spessore. Diathonite è inoltre
disponibile, oltre alla versione
“Evolution”, nella versione “Premix”: premiscelato cementizio
Sistemi di fissaggio
Vite per calcestruzzo HXE Concreto
Fissaggio diretto su cls senza tasselli
di Giuseppe Guida* La Tecfi spa è un’azienda italiana
specializzata nella progettazione, produzione e vendita di
sistemi di fissaggio. Dalla sua
fondazione Tecfi ha sempre
puntato alla “Qualità Totale”,
intesa non solo dal punto di
vista delle caratteristiche di
prodotti, processi e servizio, ma
anche da quello del rispetto degli
stakeholder.
I sistemi di fissaggio prodotti
sono utilizzati in edilizia e riconducibili alla categoria dei
“Prodotti da Costruzione” disciplinati dalla direttiva 89/106 che
ne regolamenta la marcatura
CE. In particolare gli ancoranti
metallici sono regolati dalla
linea Guida ETAG001. La Tecfi
ha intrapreso, da alcuni anni,
la strada dei Benestare Tecnici
per le certificazioni CE dei propri
prodotti ed è andata incontro
alla necessità dei progettisti
e degli utilizzatori di avere un
“ancorante meccanico innovativo”, che affrontasse alcune
problematiche di installazione
tipiche degli ancoranti in acciaio
a espansione. Da queste esigenze nasce HXE Concreto, la “vite
per calcestruzzo”, certificata
ETA-CE opzione1, per il fissaggio
diretto su cls senza l’utilizzo di
tasselli.
La vite per calcestruzzo HXE è
stata progettata e sviluppata,
utilizzando geometrie (brevettate da Tecfi), acciai speciali e trattamenti termici tali da garantirle
facilità di installazione, elevate
resistenze a trazione e notevole
duttilità e capacità di respingere
i problemi di infragilimento.
Durante l’installazione, la vite
Tecfi HXE genera una filettatura
all’interno del foro di cls precedentemente realizzato. Quindi,
le sollecitazioni di trazione sono
trasferite al cls attraverso un
blocco meccanico, o “undercut”.
Il meccanismo di trasferimento
del carico è simile a quello delle
barre di armatura all’interno del
cls gettato in opera.
Lo speciale filetto brevettato
garantisce perfetta aderenza al
cls, con elevate prestazioni in
condizione di cls non fessurato,
sicurezza, idoneità di utilizzo, ed
elevate performance anche in
condizioni di cls fessurato.
I vantaggi della vite per calcestruzzo HXE Concreto rispetto a
un classico ancorante a espansione sono:
1) Certificazione ETA, opzione 1
(in periodo di circolazione). Tale
certificazione consente l’utilizzo
della vite per applicazioni strutturali anche nelle zone tese delle
strutture, dove si può verificare
la fessurazione del cls.
2) Non genera nel cls forze
di espansione che possano
comportare rotture per splitting
durante l’installazione.
3) Ridotte distanze dai bordi e
interasse. Infatti, l’assenza di
forze di espansione consente
alla vite di poter essere installata
in prossimità dei bordi, e/o con
interassi ridottissimi. Ne deriva
anche l’utilizzo su elementi in
cls esili.
4) Sicurezza di installazione.
Le performance della vite sono
indipendenti dalla coppia di serraggio applicata, che è dunque
facoltativa.
5) Facilità e tempi ridotti di installazione. Grazie allo speciale
filetto brevettato e ad acciai
speciali, l’inserimento della
vite avviene in pochi secondi
con l’ausilio di un avvitatore a
impulsi, anche nei cls ad alta
resistenza.
Ricordiamo che tutti i prodotti
per uso strutturale, e definiti
“innovativi per le costruzioni”,
devono obbligatoriamente aver
conseguito un Benestare Tecnico Europeo (ETA), propedeutico
alla marcatura CE, in conformità
a quanto riportato nella Norma
tecnica per le costruzioni, punto
11.1 - C.
La Tecfi è la prima azienda italiana, e fra le poche in Europa e
nel Mondo, ad aver conseguito
la Certificazione ETA-CE opzione
1 su questa tipologia di prodotto.
Infine, si ricorda che la progettazione degli ancoraggi strutturali deve avvenire in conformità
all’allegato C dell’ETAG001 o
alle Specifiche tecniche CEN/
TS 1992-4-1:2009. A tal fine,
e a supporto dei progettisti, la
Tecfi ha messo a disposizione
un software di calcolo ACP per
tutti i propri ancoranti certificati.
* Ingegnere, Responsabile Research & Development, Certificazioni Tecfi spa.
Informazioni
www.tecfi.it
caratterizzato da una minore
capacità termica (λ = 0,083 W/
mK) ma con le medesime caratteristiche di traspirabilità, capacità fonoassorbenti, fonoisolanti
e deumidificanti, utilizzabile
sia come intonaco che come
massetto, così come Diathonite
0-3, non un premiscelato ma un
composto di inerti da miscelare
in cantiere con il legante idraulico, per ottenere una malta che,
come la Diathonite Premix, può
essere utilizzata sia per intonaci
che per massetti. Nelle immagini: 1) Diathonite; 2) applicazione
come massetto; 3) applicazione
su intonaco esistente; 4) su
nuova muratura; 5) su vecchia
muratura.
Informazioni
www.diasen.com
3
4
5
ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011
38
[NEWS AZIENDE
E PRODOTTI PER COSTRUIRE]
Isolamento termo-acustico
Isolanti per l’edilizia
Soluzioni Isolmant
Isolatec: pannelli e feltri
Efficienza energetica e comfort
abitativo sono oggi non solo due
parametri cui fanno riferimento
precisi obblighi normativi, ma
anche fattori propulsivi del
mercato immobiliare di importanza sempre più rilevante. La
domanda di edilizia di qualità,
infatti, continua a rimanere
elevata anche in una fase di
rallentamento delle costruzioni,
dimostrando come tali concetti
non rappresentino più “solo”
una scelta progettuale ma anche
un investimento economico e, in
un’ottica più ampia, un orizzonte
di sviluppo dal grande potenziale. Costruire bene, insomma,
in maniera energeticamente
efficiente e in base a ben precisi parametri di benessere
abitativo, conviene. E lo dimostrano interventi come quello
qui presentato: la costruzione
di un complesso residenziale
nel Comune di Locate Triulzi
(MI), dove hanno trovato ampio
impiego le soluzioni IsolmantTecnasfalti per l’isolamento
termico e acustico.
L’iniziativa immobiliare, promossa dall’impresa Pone di
Milano in qualità di committente e proprietaria dell’area
e affidata all’impresa Crea di
Colturano (Milano), con la collaborazione della F.lli Palladi di
Lodi Vecchio (Lodi) per le opere
di urbanizzazione, ha come
oggetto la realizzazione di un
complesso residenziale articolato in due corpi di fabbrica,
i quali ospitano unità abitative
di diverse metrature, per un
totale di 36 appartamenti e 49
box di pertinenza. Le soluzioni
costruttive prescelte, di tipo
tradizionale, prevedono l’adozione di uno schema strutturale
a travi e pilastri in calcestruzzo
con tamponamenti in laterizio,
impreziositi dalla realizzazione
di paramenti murari esterni in
mattoni faccia a vista. Grande
attenzione in fase di progetto
– affidato allo Studio Architetti Sala di Vizzolo Predabissi
(Milano) con la collaborazione
per le strutture dell’ing. Bruno
Finzi di Milano – è stata dedicata alle prestazioni termiche
e acustiche degli edifici, tramite l’adozione di soluzioni in
grado di assicurare, oltre a un
adeguato comfort abitativo, il
raggiungimento della classe
energetica B. Obiettivo, questo,
raggiunto attraverso l’impiego
delle soluzioni per l’isolamento
termico e acustico Isolmant
della linea Perfetto (nelle immagini: il cantiere).
Puntando sulla ricerca, su un
team di tecnici esperti in acustica ambientale, sulla collaborazione di studi professionali
e società competenti in campo
architettonico, edilizio ed ambientale e su un laboratorio
interno dotato di macchinari
tecnologicamente avanzati,
Isolatec ha sviluppato tecnologie
all’avanguardia relative agli isolanti per l’edilizia, che coniugano
nel modo migliore il benessere
abitativo dell’utente finale e
il rispetto dell’ambiente, con
soluzioni personalizzate anche
a brevetto esclusivo.
I nuovi pannelli Alfastop, per
esempio, rappresentano un’ottima soluzione per correggere
il riverbero in cinema, teatri,
scuole e uffici o, associati a
materiali massivi, per aumentare l’impedenza acustica e
lo smorzamento all’interno di
strutture divisorie leggere in
laterizio, legno o cartongesso.
Realizzati con diverse tipologie
di materiali (resina melamminica elastificata (MEL), fibra di poliestere termolegata proveniente
da riciclo POL), questi pannelli
Pannelli Alfastop
sono sviluppati per risolvere il
problema dell’isolamento acustico sia in campo industriale
che civile. Prevedono supporti
di diversa natura, consistenza e
finitura in funzione del loro impiego e posizionamento, a vista
oppure all’interno di strutture o
di “sistemi acustici”, in modo da
adeguarsi perfettamente all’architettura e agli arredi.
Inoltre, Isoltec propone anche
Isoltes, feltri isolanti acustici per
costruzioni, elastici e ad elevata
densità, ottenuti mediante un
Informazioni
www.isolmant.it
Soluzioni
per il tetto ventilato
Klöber, sottocolmi aerati
e membrane impermeabilizzanti
Klöber, azienda produttrice di
soluzioni professionali per il
tetto, grazie alla vasta gamma di
prodotti offerti, propone a imprese
e professionisti del settore tutti i
dispositivi e sistemi di aerazione
di altissima qualità e performance
per la realizzazione di un tetto
ventilato.
A partire dai sottocolmi aerati
srotolabili e dai relativi accessori,
vero cuore del “sistema tetto
ventilato”, ovvero la tipologia più
qualificata e professionale in grado di offrire il massimo comfort
abitativo. Il tetto ventilato, infatti,
prevede il passaggio di aria naturale dal livello di gronda a quello
di colmo ottenendo i seguenti
vantaggi:
- riduce l’umidità e garantisce
il deflusso di piccole quantità
d’acqua dovute a condensa e
infiltrazioni di acqua piovana grazie ai listelli forati plissettati che
consentono la microventilazione
nell’aera sottotegola;
- garantisce una zona di
ventilazione aerata e asciutta
grazie ai fori presenti sulla banda
metallica;
- riduce il calore radiante e rende
il sottotetto più fresco e vivibile
anche in estate grazie al velo
ultra-traspirante, resistente ai
raggi UV, impermeabile e dotato
di plissettatura continua.
I sottocolmi srotolabili aerati di
Klöber garantiscono tutti questi
vantaggi e offrono massima traspirazione del manto di copertura,
impedendo al contempo l’entrata
di acqua, animali e insetti. Inoltre
sono adattabili alla maggior parte
delle tegole e dei coppi oggi in
commercio e vengono prodotti
secondo elevati standard qualitativi e prestazionali.
Il sistema tetto ventilato di Klöber,
inoltre, comprende anche le
membrane impermeabili e ultra
traspiranti della linea Permo,
che creano un efficace strato
protettivo da acqua, neve e vento
e, al contempo, garantiscono
traspirabilità ottimale evitando i
fenomeni di condensa. Ben 12
modelli che rispondono efficacemente a ogni esigenza costruttiva
e che garantiscono la necessaria
traspirabilità e quindi un’efficace
ventilazione del tetto. Una caratteristica essenziale che consente
di evitare radicalmente fenomeni
di umidità e di condensa permettendo un’efficace asciugatura
della zona di ventilazione.
Quindi, per rendere il tetto ancor
più confortevole ed efficace
Klöber ha messo a punto anche un’ampia gamma di freni
a vapore che comprende sei
diverse soluzioni che consentono
di controllare ulteriormente la
fuoriuscita del vapore acqueo generato all’interno dell’abitazione.
In questo modo il freno a vapore
evita la formazione di condensa
nello strato coibente evitando
ogni possibile perdita di potere
isolante.
Informazioni
www.klober.it
Feltri Isoltes
processo di coagugliatura meccanica TNT specifico e brevettato, caratterizzati da un’ottima
rigidità dinamica ed efficace
resistenza alla compressione,
allo strappo e alla lacerazione. I
feltri Isoltes, grazie alla specifica
rete in polipropilene che li rende
meccanicamente resistenti,
risultano particolarmente adatti
alle sollecitazioni di cantiere.
Tutti i prodotti della gamma, data
l’adeguata rigidità dinamica che
li caratterizza come antivibranti,
sono particolarmente indicati
per essere impiegati come materiali anticalpestio nei sistemi
a pavimento galleggiante contribuendo al rispetto delle normative in termini di isolamento
acustico. L’elevata resistenza
alla compressione, inoltre, consente di posare il massetto
senza la necessità di doverlo
armare con apposita rete per
ripartire il carico sovrastante,
con un notevole risparmio di
tempo e costi.
Informazioni
www.isolatec.it
Calce naturale e silicato
L’ecosostenibilità di Naturcalce
Naturcalce è la nuova linea di
prodotti ecosostenibili Ruredil.
Una gamma completa di prodotti per le lavorazioni tipiche
sia delle nuove costruzioni
che rispondono ai criteri della
bioedilizia, sia dei cantieri del
restauro storico, che garantisce elevate eco-compatibilità
e omogeneità con i materiali dell’edilizia storica, oltre
a favorire la salvaguardia
dell’ambiente e della salute
delle persone. Tutti i prodotti
Naturcalce sono a base di materiali inorganici naturali (calce
idraulica naturale NHL3.5,
sabbia silicea, grassello di calce e silicati) che associano una
intrinseca eco-compatibilità
ambientale alla garanzia di
eccellenza e affidabilità nelle
prestazioni dei prodotti finali.
La linea Naturcalce Ruredil è
composta da diciotto prodotti
di cui tre malte da costruzione
e consolidamento a base calce
NHL, cinque malte da intonaco a base calce NHL, cinque
finiture minerali a base calce
e cinque finiture minerali a
base silicato.
I prodotti Naturcalce sono
prodotti naturali indicati per
la bioarchitettura perché, oltre a essere eco-sostenibili
nell’intero ciclo di vita del
prodotto, contribuiscono al
mantenimento di un microclima salutare, assicurato
dall’uso di materiali traspiranti
e privi di rilascio nell’ambiente di radiazioni o esalazioni
tossiche o nocive. L’origine
e le proprietà dei materiali
a base di calce naturale e di
silicato puro assicura a questi
prodotti una corretta traspirabilità delle pareti, favorendo
l’eliminazione dell’umidità
dell’aria in eccesso all’interno
dei locali. I prodotti Naturcalce
sono inoltre perfettamente
idonei per eseguire tutte le
lavorazioni tipiche di un intervento di restauro nell’edilizia
di pregio storico e artistico,
dove è necessario garantire
innanzitutto la compatibilità
con i materiali esistenti e la
durabilità nel tempo dei materiali di ripristino.
Informazioni
www.naturcalce.it
numero 8-9 Agosto-Settembre 2011 - ARCHITETTI
39
[VETRINA
PORTE E FINESTRE]
Porte
Automazione per persiane
Bertolotto
FAAC
Bertolotto Porte ha introdotto nella
propria gamma di finiture la nuova
laccatura a poro aperto spazzolato. La
finitura, realizzata in tutta la gamma di
colori della nuova cartella Bertolotto
e della gamma RAL, evidenzia la
venatura e il poro del legno, sottolineandone le caratteristiche con un trattamento di spazzolatura del materiale
e della lacca. L’effetto finale è una
verniciatura dall’effetto morbido, che
ben si adatta sia ai battenti di linee
più classiche e rustiche che alle porte
delle collezioni più moderne. L’ampia
scelta di colori e la varietà di modelli
permettono di realizzare la porta giusta per ogni ambiente. Nell’immagine
1, porta della collezione Aukland, con
battente in legno laccato con finitura
spazzolata a poro aperto, colore BP
Nero, inserito nella nuova cartella
colori Bertolotto. Il battente è caratterizzato dall’inserto di due barre orizzontali in alluminio satinato ad altezza
della maniglia. Nell’immagine 2, porta
della collezione Baltimora New, con
battente in legno laccato con finitura
FAAC ha presentato un innovativo sistema per automatizzare l’apertura e
la chiusura di scuri e persiane, estendendo i vantaggi dell’automazione a
queste tradizionali tipologie di infissi
tuttora molto diffuse. Denominato
Night One Day, il nuovo sistema offre
spazzolata a poro aperto, colore BP
Tabacco, inserito nella nuova cartella
colori Bertolotto. Il vetro satinato è
incastonato a filo nel pannelletto.
1
Informazioni
2 www.bertolotto.com
Porte blindate
Porte blindate
Fichet
Gardesa
Protecdoor è il nuovo modello di
porta blindata lanciato da Fichet
Serrurerie Bâtiment/Assa Abloy
Cote Picarde e, da giugno, presente
sul mercato italiano. La società
francese arricchisce il proprio
catalogo con una soluzione adatta
agli appartamenti, con alte garanzie di sicurezza. Protecdoor è una
porta blindata che apre in modalità
meccanica, per mezzo del cilindro
Fichet 787.Z. Fichet ha soluzioni
realizzate ad hoc e brevettate per
la serratura: cilindro e chiave sono
impossibili da duplicare, resistono
molto bene a interventi di forzatura
violenta e non cedono neppure ai
tentativi di “apertura fine” a opera
di ladri professionisti, abili nel
manomettere il sistema di chiusura
con strumenti di precisione. La
struttura generale della porta è poi
rinforzata da un sistema di cerniere
e rostri fissi studiati per contrastare
i tentativi di scasso. Protecdoor è
certificata in classe 3 antieffrazione,
secondo la normativa
europea 1627/1630. Ha
superato inoltre il test di
resistenza al fuoco per
un tempo di 30 minuti.
La porta è consigliata per
i paesi o i centri urbani.
La filosofia dell’azienda
è sintetizzata nel motto.
Informazioni
www.fichet-bauche.com
Crono è la nuova porta blindata di
Gardesa che garantisce alta sicurezza e facilità d’uso, combinando i
vantaggi delle serrature tradizionali e
le funzioni automatiche della tecnologia digitale. L’ultimo modello ideato
dalla divisione Ricerca & Sviluppo di
Gardesa ha l’aspetto di una porta
meccanica e un cuore elettronico.
Crono si apre introducendo la chiave
nella serratura a cilindro europeo
e si chiude semplicemente tirando
a sé la porta. La serratura elettronica interna aziona la fuoriuscita di
tutti i chiavistelli, dando alla porta
d’ingresso la modalità di sicurezza
contro le effrazioni. Il nuovo sistema di
apertura viene incontro alle esigenze
degli utenti che amano le porte d’ingresso tradizionali e al tempo stesso
apprezzano la velocità e la facilità di
utilizzo rese possibili dall’elettronica.
Crono si apre, dall’interno, tramite
un comando a distanza, collegabile
a un pulsante o un citofono nel caso
di una porta caposcala, di una villetta
Porte d’ingresso
Porte blindate
Hörmann
Oikos
Per l’acquisto di porte e portoncini
d’ingresso, una delle variabili più
importanti che è necessario considerare sono le performance in termini
di antieffrazione. Una porta omologata
conformemente alla norma UNI ENV
1627, che soddisfa i requisiti della
classe di resistenza 2, offre in tal senso una notevole tranquillità. Hörmann
propone, per la sua linea di porte
e portoncini d’ingresso ThermoPro
(nella foto) un equipaggiamento di sicurezza opzionale: la dotazione WK 2
(disponibile per cinque dei 13 modelli
appartenenti alla linea) che prevede
l’installazione di chiavistelli a gancio
e un vetro di sicurezza. Tale tecnologia permette alla porta di resistere
a eventuali tentativi di scasso per
almeno tre minuti; è molto importante
considerare questa caratteristica
perché, come dimostrano ricerche
condotte da alcuni dipartimenti di
polizia, il tempo massimo di durata di
un tentativo di scasso sono proprio 3
minuti. Anche per le porte d’ingresso
Tekno è il prodotto novità di Oikos
Venezia. Dalle ottime prestazioni
tecniche e dall’elevata versatilità,
rappresenta una nuova generazione
di porte blindate perché abbina agli
imprescindibili standard di sicurezza
una elevata ricercatezza estetica.
Spariscono infatti le cerniere a vista,
elementi che avevano fino a ora impedito la sua perfetta complanarità.
Disponibile nella versione raso muro
con boiserie Synua Wall System e
nella versione complanare con cornice, si caratterizza anche per il kit
di maniglieria studiato appositamente
per assecondarne i tratti estetici e
garantire un effetto d’insieme che
dà la possibilità di utilizzare tutte le
finiture di Evolution. A partire dalla
nuova linea di pannelli di rivestimento
Legno Vivo.
Estremamente versatile, giovane
e moderna Tekno è in grado di
arricchire gli ambienti di design e
ricercatezza. Nata dalla collaborazione con i designer Adriani & Rossi,
TopComfort, TopPrestige e TopPrestigePlus, Hörmann aveva introdotto già
lo scorso anno un equipaggiamento
di sicurezza opzionale, grazie al quale
tali porte soddisfacevano le esigenze
della classe di resistenza 2.
Informazioni
www.hormann.it
Profili finestra
Finestre in PVC
Rehau
Tonini
Per rispondere ai più restrittivi requisiti per case passive, e soddisfare
al contempo le richieste in termini
di design e funzionalità, Rehau ha
sviluppato Geneo, il profilo finestra
che abbina i vantaggi di un nuovo
materiale hi-tech in fibra composita a una struttura innovativa.
Frutto della continua ricerca nella
lavorazione di polimeri, Geneo è
il solo profilo finestra attualmente
sul mercato a raggiungere valori di
trasmittanza termica previsti dallo
standard per case passive con uno
spessore estremamente ridotto,
consentendo una riduzione dei
costi legati al riscaldamento ed un
clima abitativo piacevole all’interno
dell’edificio.
Dalla profondità di soli 86 mm,
Geneo presenta una struttura innovativa a sei camere ad armatura
piena, senza rinforzi in acciaio. Il
profilo Rehau è infatti composto
da uno strato esterno coestruso in
RAU-PVC e da un nucleo interno in
fibra composita ad alta resistenza.
Sviluppato in esclusiva per Geneo,
Rau-Fipro è un nuovo materiale hitech capace di assicurare stabilità,
un’eccezionale rigidità alla torsione
e una leggerezza senza pari, del
40% inferiore rispetto ai tradizionali sistemi. Grazie al sistema di
rinforzo integrato IVS di cui è dotato,
inoltre, Geneo risulta estremamente
affidabile dal punto di vista della
resistenza e della durata nel tempo.
Geneo raggiunge standard elevatissimi dal punto di vista energetico,
consentendo un risparmio del 76%
rispetto alle tradizionali finestre in legno. Rientrando in classe di protezione 5, Geneo consente di raggiungere
eccellenti livelli di insonorizzazione
anche in zone residenziali particolarmente esposte all’inquinamento acustico. In materia di sicurezza, invece,
senza ricorrere ad alcun rinforzo in
acciaio, il profilo raggiunge la classe
di resistenza 2, consentendo una
protezione ottimale contro i tentativi
di scasso.
Informazioni
www.rehau.it
Vega 1.0 è una finestra, completamente riciclabile, che riduce i costi
di riscaldamento e raffrescamento
e rispetta l’ambiente. Rispetta i
parametri di risparmio energetico
senza l’impiego di vetri “speciali”
garantendo un isolamento termico
anta/telaio pari a 1,0 W/mqK con
la possibilità di azionare comodamente gli scuri o le persiane senza aprire
i vetri, evitando così le dispersioni di
calore, e permette per la prima volta
di integrare anche questi infissi nella
rete domotica. L’installazione di Night
One Day è molto semplice: un kit
universale, disponibile
in quattro versioni, consente di automatizzare la
stragrande maggioranza
delle persiane e degli
scuri esistenti. Il sistema
permette di adeguare
gli scuri e le persiane
agli odierni requisiti di
comodità e risparmio
energetico. L’applicazione dell’automazione,
inoltre, apre la strada
a diverse modalità di
controllo: le persiane e
gli scuri possono essere
comandati singolarmente dall’utilizzatore (con
un pulsante o uno dei
telecomandi della linea
FAAC), oppure azionati tutte insieme
tramite un comando centralizzato;
l’apertura e la chiusura, inoltre,
possono avvenire automaticamente
ad orari programmati (grazie al
Programmatore Orario Timer) per
ottimizzare il risparmio energetico.
L’automazione, infine, consente di
mantenere ferma l’anta in qualunque
posizione, anche in presenza di vento.
Il sistema ha l’aspetto di una piccola
barra di colore bianco oppure marrone, da cui fuoriescono i due bracci
che azionano le ante.
Informazioni
www.faac.it
o un’abitazione su più
livelli. La chiusura in automatico dei chiavistelli
garantisce la sicurezza in
ogni situazione. Affinché
una porta blindata renda
effettivamente sicuro un
ambiente, non è superfluo ricordare che non
basta chiuderla con il
semplice pomolo, senza
mandate, ma è necessario che siano azionati
i chiavistelli. Crono rende
automatico un gesto che
può essere un’abitudine
dimenticata dall’utente e
protegge in modo certo
locali nei quali transitano
molte persone, caposcala, ingressi di piccoli
uffici.
Informazioni
www.gardesa.com
è proposta in svariate essenze legno,
9 laccati, 9 laccati a poro aperto, 9
laccati spazzolati, più laccati RAL, 9
versioni in vetro laccato, 11 in gres
porcellanato, 6 in ecopelle e ancora,
tra gli altri, in acciaio, specchio e
pietra acrilica.
Altra novità Oikos del 2011, Legno Vivo è una linea di pannelli di
rivestimento che offre garanzie di
durata da record: fino a 15 anni
sulla verniciature laccate e fino ai 12
sulle trasparenti. Con l’applicazione
dei pannelli di rivestimento della
linea Massello e Legno Vivo, le porte
blindate Oikos raggiungono inoltre
prestazioni di isolamento termico
tali da consentire di beneficiare degli
incentivi fiscali del 55% previsti nella
finanziaria 2011 per investimenti volti
al risparmio energetico. L’incentivo è
detraibile in 10 anni dall’imposta lorda
sul reddito (IRPEF).
Informazioni
www.oikos.it
un vetro a struttura doppia, un
risultato possibile grazie ai contenuti tecnologici di questa nuova
finestra caratterizzata da un profilo
di 118 mm. L’ampiezza dell’anta
consente di installare vetri fino a 60
mm di spessore: nasce così, grazie
all’installazione di pannellature a
struttura tripla, Vega 0.7, il primo
serramento in PVC che garantisce
un isolamento termico pari a 0,7 W/
mqK. Vega fa parte del progetto Eco
Benefits di Tonini che mette in primo
piano il miglioramento della qualità
della vita e il rispetto totale della
natura. Il serramento Tonini cerca
di abbinare tutte le caratteristiche
tecniche dei serramenti di PVC al
risparmio energetico. In virtù del
loro elevato potere fono-isolante,
le finestre di PVC diminuiscono il
consumo di energia nelle abitazioni. Il serramento è composto da
una struttura cava che consente
un basso valore di conducibilità
termica ed è in grado di consentire
eccellenti prestazioni in termini di
isolamento diminuendo i costi di
riscaldamento delle abitazioni e
apportando benefici sia ambientali
che economici. Il potere di isolamento termico e acustico è dato
dall’utilizzo di profili di alta qualità,
abbinati a vetri basso emissivi e
fonoassorbenti. Inoltre, i due punti
anti-effrazione di serie abbinati al
vetro anti-vandalismo permettono
un’eccellente sicurezza.
Informazioni
www.toniniserramenti.it
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ARCHITETTI - numero 8-9 Agosto-Settembre 2011