Una piccola meravigliosa invenzione che ha
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Una piccola meravigliosa invenzione che ha
c08pagam Una piccola meravigliosa invenzione che ha rivoluzionato stile vita di PAOLO A. PAGANINI di lo di milioni di persone N Sopra: Maria Steffanoni, coordinatrice e responsabile della ricchissima “mostra in vetrina” dedicata alla penna stilografica nel tempo. Sotto: una attenta e interessata osservatrice ella seconda metà dell’Ottocento esplode la cosiddetta seconda rivoluzione industriale. Si sviluppa l’industria chimica e dell’acciaio, si inventano il cemento armato, gli pneumatici, l’elettricità, il telefono, la lampadina, il motore a scoppio, il telefono, il cinematografo, le rotative a nastro, la dinamite, le macchine per scrivere, il fonografo, la macchina fotografica, i raggi x, l’aspirina... e i blue jeans. S’inventa e si scopre tutto. Ma i libri di storia trascurano una piccola meravigliosa invenzione, un piccolo miracolo di ingegneria “idraulica”, destinato a modificare lo stile di vita di milioni e milioni di persone: la penna stilografica. Questo geniale strumento ha liberato il mondo dall’angoscia della penna d’oca (difficile da maneggiare, che si spuntava facilmente, che si doveva frequentemente affilare con un temperino) e della cannuccia con pennino (che bisognava continuamente, pur con un pennino resistente all’uso, intingere nel calamaio, scrivere e intingere, scrivere e intingere). La penna stilografica offriva il meraviglioso vantaggio di avere... il calamaio incorporato, consentendo di scrivere fino all’ultima goccia. Non fu, comunque, un’invenzione nata all’improvviso. Gli inventori che si cimentarono intorno al miraggio della penna stilografica ideale, dovettero innanzitutto risolvere il problema di come inserire quel maledetto calamaio dentro la cannuccia stessa e, soprattutto, di come far scorrere l’inchiostro dal serbatoio al pennino, senza che poi sgoccio- la quantità di inchiostro sufficiente e necessaria alla scrittura. CIVILTÀ DELLA SCRITTURA D 1 Nelle foto, dall’alto in basso: penna italiana Colorado, 1945 (due stilografiche articolate a forbice). In mezzo: penna italiana doppia, Zerollo, anni ’30 (ruotando la sezione di fondo, una stilografica emerge mentre l’altra scompare). Infine: penne rientranti con ricche e preziose decorazioni lasse sporcando il foglio di carta. L’arnese in questione si mostrava più ostile e complicato di quanto poteva sembrare. A forza di prove e tentativi, si capì che bisognava arrivare a un preciso sistema di equilibri tra la capillarità, la forza di gravità, la pressione dell’aria, la tensione superficiale dell’inchiostro. In altre parole, si doveva arrivare all’applicazione dei principi di una miniaturizzata pompa aspirante-premente. Semplificando, la minima elasticità del pennino, premendo sulla carta, avrebbe consentito di richiamare dal serbatoio, grazie alla pressione dell’aria contenuta nel serbatoio stesso, al 1870 al 1880 vennero brevettati i più fantasiosi e complicati arnesi, a rischio e pericolo di chi si azzardava ad usarli. Il primo a creare questo capolavoro di ingegneria, come noi lo conosciamo, ancorché primordiale, fu l’americano Lewis Edson Waterman, un assicuratore di New York, che perse un importante contratto, quando, all’atto della firma, una disastrosa, maledetta macchia compromise l’importante documento. Da quel momento Waterman decise di studiare e concepire uno strumento che risolvesse definitivamente tutti quei problemi che avevano incontrato i precedenti sperimentatori. E, nel 1884, nacque finalmente la penna Waterman. Costruita in ebanite, consisteva in un bastoncino sagomato che, infilato all’interno della penna, pescava nell’inchiostro con una estremità, mentre l’altra finiva sotto il pennino, consentendo, attraverso una serie di minuscole scanalature, di regolare il flusso del liquido verso la punta e quello dell’aria verso il serbatoio. Il gioco era fatto. Cominciò l’epopea della penna stilografica. L’invenzione di Waterman diede il via a una gara di scoperte, applicazioni e perfezionamenti. Nel 1888 George Parker fondò a sua volta una società, portando importanti migliorie. E dall’America all’Europa esplose la “moda” della penna stilografica, che divenne, fino ad oggi, status symbol di capitani d’industria, capi di Stato, di intellettuali, di scrittori, di facoltosi benestanti, di impiegati e di studenti, nei più svariati modelli, nei più prestigiosi materiali, nelle più accattivanti policromie, nere, lucenti, in oro, con impasti che imitano il legno o il marmo, ma anche in materiali poveri per tutte le borse, come è possibile trovare oggi in tutte le cartolerie. Poi venne la penna a sfera (che segnò il tramonto della penna stilografica). Ma questo è un altro discorso. La penna stilografica rimane uno strumento insostituibile, non solo per questioni d’immagine, ma anche per personali gratificazioni, per il piacere di una scrittura calligrafica di chiari e scuri, che nessuna penna a sfera potrà mai fornire, e per il sottile godimento (chi non l’ha mai provato non potrà capire) del pennino che scorre sulla carta, con quel suo leggero graffio dal suono inconfondibile. Il pretesto di questo nostro discorso in lode della penna stilografica ci è stato fornito da una mostra allestita a Milano, nella centralissima Piazza San Fedele 2, nelle sei vetrine di BNP Paribas (chiuderà il 30 marzo 2008), che è possibile vedere in ogni momento del giorno fino alle 23, esclusivamente ad uso dei passanti. In questo cosiddetto “museo in piazza”, sono esposte oltre seicento penne stilografiche dalla fine del 1880 al 1930. Un trionfo per gli occhi. Gli esemplari esposti provengono dalla collezione privata del noto argentiere milanese Armando Dabbene. Tutte le mostre allestite dal 1998 a oggi (clessidre, calamai, macchine per scrivere, orologi, pipe, cavalli a dondolo eccetera) derivano sempre da collezioni private di un unico proprietario, che le concede in prestito senza scopi di lucro. M CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Dall’alto in basso: penne con clip primo Novecento. In mezzo: un raffinato esemplare “Swan Fountain Pen”. Infine: una delle vetrine della Paribas 2 aria Steffanoni, responsabile dell’ideazione e dell’organizzazione della mostra, tiene peraltro a chiarire in merito a questa esposizione: “Pensi che le penne esposte sono il frutto di una selezione di oltre duemila pezzi, tutti stupendi! Gli occhi di chi si ferma a contemplare le penne, come per le altre mostre allestite in passato, brillano di felicità. L’anno scorso, con la mostra dei cavalli a dondolo, la gente passava davanti e sorrideva. La nostra concezione di mostra parte infatti dall’idea di aprire un ideale baule dei ricordi, come facevamo da bambini quando andavamo a rovistare nel solaio delle nostre nonne. Noi raccontiamo insomma delle storie. Chi si ferma pertanto davanti alle vetrine non sono soltanto gli specialisti, ma gente comune, che ha un passato da ricordare, una storia da rivivere”. Si potrà richiedere, all’interno, un prezioso libricino di Enrico Castruccio sulla storia della penna stilografica. È gratuito e ne viene consegnata una sola copia a persona. Un’occasione da non perdere. Orario dell’ufficio: lunedì e mercoledì dalle 14 alle 18; martedì e giovedì dalle 9.30 alle 13.30.