Nel suo diario intitolato scherzosamente (ma non troppo
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Nel suo diario intitolato scherzosamente (ma non troppo
AFFINITÀ ELETTIVE Un’affinità elettiva nobile come questa mi mette in imbarazzo: presentare la figura di Andreij Tarkovskij è un compito elevato di per sé, tentare di farlo volendo mettere in luce quei tratti umani e spirituali che ce lo fanno sentire ‘elettivamente affine’ mi pare quasi un atto di presunzione. Ma la gratitudine per la bellezza che questo grande regista ci ha donato è più forte. E dunque, tenterò di presentarvelo in questo breve spazio: Nel suo diario intitolato scherzosamente (ma non troppo) “Martirologio”, leggiamo in data 6 settembre 1978: “Libri: del teosofo Rudolf Steiner, La scienza dello spirito, 1930. Come si acquisiscono conoscenze sui mondi superiori, 1930.” Nel 1986 è a Parigi, ormai gravemente malato di tumore, ma continua a progettare. Da tempo sta pensando a un’opera di alto profilo spirituale: 27 gennaio 1986: “… Se effettivamente sarò in grado di lavorare, dovrò scegliere tra l’Amleto, Sant’Antonio e il Vangelo secondo Steiner. 28 gennaio 1986: “…Golgota – Vangelo secondo Steiner. I pittori di tutti i tempi hanno dipinto il Golgota rifacendosi per lo sfondo ai paesaggi loro familiari. Questo ha tutt’altro che diminuito il valore delle loro opere, né le ha deturpate. Pensare al materiale, allo sfondo, all’epoca…” 31 gennaio 1986: “… Se sopravviverò, dovrò scegliere: l’Apocalisse ovvero San Giovanni a Patmos, l’ Amleto, il Sant’Antonio, il Golgota? L’Amleto è troppo conosciuto e rivisitato. Sant’Antonio molto intimo e, tanto per cambiare, va in profondità. Il Vangelo secondo Steiner, ma è veramente ‘mio’ questo progetto? Se davvero lo fosse! Ma ne sarò poi capace? E se, invece di tutto il Vangelo ne scegliessi un solo episodio? Troppo leale? Una cosa è chiara comunque: se farò un film, se Dio lo vorrà, dovrà essere sull’essenziale e al massimo delle mie capacità. Ho promesso. …” Durante il periodo di chemioterapia, Tarkovskij continua a scrivere nel suo diario e a leggere quanto lo possa avvicinare ai temi del soggetto che va cercando di approfondire dentro di sé. 11 aprile 1986: “Ho dormito, ma dopo aver preso per due volte il sonnifero. Leggo con vero piacere Florenskij. -E a chi vince e a chi custodisce sino alla fine le opere mie, darò potestà sulle genti e darò la stella del mattino. Chi ha orecchio ascolti che cosa lo Spirito dice alle chiese.- (Apocalisse II, 26-29) Un’immensa speranza è penetrata oggi nell’anima mia: non so come definirla, semplicemente come f elicità. La speranza che la felicità sia possibile. Fin da stamattina le finestre della mia stanza d’ospedale sono inondate di sole. Ma la felicità non dipende da questo: ecco, è il Signore!” 29 maggio 1986: “-Coloro che adattano la propria sete di verità alle forme esistenti di società, sono simili a creature dotate di ali per volare e che le usano per aiutarsi a camminare- (Lev Tolstoj, diario del 1906, 18 maggio, nell’epigrafe a Perché sono diventato simbolista di A. Belyj). … 10 luglio 1986: “Sono qui, nella clinica antroposofica in Germania, vicino a Baden Baden, dalla sera del 7. Ho la febbre, l’influenza e la tosse più di prima. I medici sostengono che è in atto la remissione della neoplasia…” Purtroppo non era così, e Tarkovskij aveva ormai pochi mesi di vita, che trascorse cercando un luogo dove stare in pace, vagando fra Italia, Francia, Svizzera e Germania, probabilmente anelando alla sua amata madre Russia. 1 ottobre 1986: “È in grado l’uomo per mezzo di uno sforzo straordinario di cambiare la situazione, l’equilibrio tra bene e male? In quali casi lo è? L’essenza spirituale dell’uomo è in grado di vincere quando si tratta del peccato e quando si tratta della fedeltà alla spiritualità ammesso che proprio l’infedeltà spirituale non sia il peccato. … esiste una legge che in determinate condizioni, può rendere un uomo medio una figura sublime sul piano spirituale? La morale qui non c’entra affatto, nonostante che tutto questo si possa esprimere sia sul piano morale che su qualsiasi altro piano. Può un grande peccatore per un momento diventare un santo? Che cos’è il peccato? Un atto che favorisce l’umiliazione della dignità dell’uomo, della sua elevazione spirituale? Una violenza contro l’anima… La Solveig [del Peer Gynt] è possibile nella nostra epoca? Un’epoca troppo materialista perché ci si possa ancorare alla fede come a una roccia. …” 25 ottobre 1986: “… Girare il Vangelo e con questo finire? Ma come? Come girarlo? Il Vangelo di Luca è assai poetico e scritto molto armoniosamente. … Che lavoro incredibilmente difficile… Non è nemmeno un lavoro, ma… 26 ottobre 1986: “N.B. Molto importante: perché Giuda tradisce. Quali sono le sue motivazioni. Ma quando girerò il Golgota, saranno estremamente difficili da realizzare: le scene di massa, i costumi, le costruzioni, gli effetti speciali; e le forze ‘non ci sono e non si sa se torneranno’. Naturalmente il tutto dovrà avere un andamento molto poetico, con dei miracoli, gli angeli, le visioni, le voci e le premonizioni, le reminiscenze e i sogni, le eclissi di sole, i terremoti e l’esorcizzazione dei demoni. ……… . Pasolini ricostruiva gli avvenimenti. Bisogna invece creare la poesia degli avvenimenti. Il mito. Con una misteriosa profondità. Con una domanda. La profondità non nel realismo di avvenimenti incredibili, ma nella tendenza all’interiorità. Bisogna emanciparsi per sentirsi veramente liberi. Come Bach nelle Passioni. Una verità storica? Ma serve poi? Che cosa si può usare come materiale? Si dovrà ricorrere a molti espediente. Ma perché esiste Giuda Iscariota? A che è servito il suo bacio? Si poteva farne a meno con i Sadducei, gli scribi e i Farisei. Perché Giuda? Evidentemente per spiegare con chi Lui aveva a che fare: cioè con gli uomini. L’unico personaggio che porta un inimmaginabile peso psicologico. Giuda è il motivo per cui Gesu deve compiere la sua missione. Un esempio concreto per capire fin dove può arrivare l’uomo nella sua caduta. Qui bisogna scavare in profondità! ….” 4 novembre 1986: “Un uomo che cercava la salvezza e d’un tratto si è sentito un traditore, un Grande Peccatore, quando si è confrontato con tutto gli altri. Faccia a faccia con la propria vita.” Andrei Tarkovskij fu trasportato alla clinica Hartman di Neuilly il 16 dicembre. Morì nella notte tra il 28 e il 29 dicembre. Una cerimonia religiosa venne celebrata il 3 gennaio 1987 nella cattedrale Alexandr Nevskij, in rue Daru, a Parigi, alla presenza della sua famiglia, di numerosi amici e ammiratori, e di rappresentanti del Governo francese. Sul sagrato della chiesa Mstislav Rostropovich salutò il suo amico Andrei Tarkovskij interpretando una suite per violoncello di Bach. La moglie di Andrei Tarkovskij, La risa, rifiutò l’offerta da parte delle autorità sovietiche di far rimpatriare il corpo del grande regista perché fosse sepolto a Mosca. Il corpo di Andrei Tarkovskij riposa al cimitero ortodosso di Sainte-Géneviève-desBois, nei pressi di Parigi. Laura Branchini