programma di sala 27 gennaio 2017 ultimo completo bas ris
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Giorno della Memoria 2017 LE FARFALLE NON VIVONO NEL GHETTO Canti e poesie in ricordo della Shoah Coro Femminile Philomela Direttore Giorgio Radaelli Con la partecipazione del cantante Pierre Levi Programma di Sala Auditorium Centro Civico Milano 2 Giovedì 26 gennaio 2017 L’Assessore alla Cultura e Ricerca Gianluca Poldi Il Sindaco Paolo Micheli AD ORA INCERTA testo Primo Levi / musica Giorgio Radaelli Since then, at an uncertain hour, That agony returns: And till my ghastly tale is told This heart within me burns. Da quel momento a un’ora imprecisa, Quell’agonia mi torna: E fino a che non ho detto la mia storia di morti, dentro mi brucia il cuore. ATTESA testo Primo Levi / musica Giorgio Radaelli Questo è tempo di lampi senza tuono, Questo è tempo di voci non intese, Di sonni inquieti e di vigilie vane. Compagna, non dimenticare i giorni Dei lunghi facili silenzi, Delle notturne amiche strade, Delle meditazioni serene, Prima che cadano le foglie, Prima che il cielo si richiuda, Prima che nuovamente ci desti, Noto, davanti alle nostre porte, Il percuotere di passi ferrati. BUNA testo Primo Levi / musica Giorgio Radaelli Piedi piegati e terra maledetta Lunga schiera nei grigi mattini. Fuma la Buna dai mille camini, Un giorno come ogni giorno ci aspetta. Terribili nell'alba le sirene: "Voi moltitudine dai visi spenti, Sull'orrore monotono del fango È nato un altro giorno di dolore" Compagno stanco ti vedo nel cuore, Ti leggo gli occhi compagno dolente. Hai dentro il petto freddo fame niente Hai rotto dentro l'ultimo valore. Compagno grigio fosti un uomo forte, Una donna ti camminava al fianco. Compagno vuoto che non hai più nome, Uomo deserto che non hai più pianto, Così povero che non hai più male,Così stanco che non hai più spavento, Uomo spento che fosti un uomo forte: Se ancora ci trovassimo davanti Lassù nel dolce mondo sotto il sole, Con quale viso ci staremmo a fronte? 25 FEBBRAIO testo Primo Levi / musica Giorgio Radaelli Vorrei credere oltre, oltre che morte ti ha disfatta. Vorrei poter dire la forza con cui desiderammo allora, Noi già sommersi, Di potere ancora una volta insieme Camminare liberi sotto il sole. DONA DONA canzone Yiddish del 1940 di Aaron Zeitlin e Sholem Secunda arrangiamento di Giorgio Radaelli Dentro un carro ben legato un capretto al macello va. Alto in cielo sopra i tetti vola la rondine in libertà. Come ride il vento nel cielo dell’estate. Come son tristi le bestie incatenate. Dona dona dona dona Dona dona dona don. Dona dona dona dona Dona dona dona don. “Su, non piangere”, dice l’uomo, “tu ti devi rassegnar, non hai ali per volare, non puoi viver in libertà”. Come ride il vento nel cielo dell’estate. Come son tristi le bestie incatenate I capretti son legati, macellati con crudeltà, e chi vuol viver libero farsi rondine lui dovrà. Come ride il vento nel cielo dell’estate. Come son tristi le bestie incatenate Dona dona dona dona Dona dona dona don. Dona dona dona dona Dona dona dona don. IL TRAMONTO DI FOSSOLI testo Primo Levi / musica Giorgio Radaelli Io so cosa vuol dire non tornare A traverso il filo spinato. Ho visto il sole scendere e morire. Ho sentito lacerarmi la carne. Le parole del vecchio poeta: Possono i soli cadere e tornare. A noi, quando la luce è spenta, una notte infinita è da dormire. IL CIMITERO VICINO A GENOVA testo Liana Millu / musica Giorgio Radaelli Liana Millu, una scrittrice antifascista e partigiana italiana, nacque a Pisa nel 1914 e muore a Genova nel 2005. Di famiglia ebrea, espulsa dall’insegnamento a causa delle leggi razziali fasciste, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 partecipò alla Resistenza italiana. Recatasi a Venezia in missione da parte dell’organizzazione fu arrestata e deportata ad Auschwitz (prigioniera numero A518314), poi trasferita a Ravensbruck e da lì al campo di Malkow per lavorare in una fabbrica di armamenti. Fu liberata nel maggio del 1945, dopo un anno di prigionia e fece rientro in Italia nel mese di Agosto. Riprese ad insegnare e si dedicò alla testimonianza dell’esperienza della deportazione. La poesia, musicata da Giorgio Radaelli, è tratta da DaTagebuch, il diario in cui raccolse le sue esperienze di deportata. Vicino a Genova, lo sai c'è un piccolo cimitero abbandonato in cima a una collina verde da un muro di mattoni rossi circondato. Due olivi fan la guardia al grande cancello di ferro arrugginito E i fidanzati, alla domenica, sostano a guardare l' erba alta odorosa che copre le tombe senza tristezza e giocano col dito tra le sbarre e si guardano con tenerezza... È laggiù, laggiù nel piccolo cimitero sotto il sole davanti al mare tra il verde fluttuare dei cespugli in fiore o Signore che voglio riposare. Fa' ch' io non divenga fumo in dura terra straniera. E sotto la pietra il sole mi riscalderà il mare mi rinfrescherà il vento mi porterà tutti i fiori della riviera. E sarà la pace. PIERRE LEVI canta El Male Rahamim Preghiera funebre ebraica di origine ashkenazita GIORGIA TESTA VLAHOV CORRERE La sera uscivo. Mi affrettavo lungo il viale infinito che mi separava dalla casa di Aaron. Mi aspettava sempre, ma appena mi vedeva comparire lui cominciava a correre. Io lo raggiungevo, avevo un buono scatto. Correvamo in silenzio, finchè avevamo forza per respirare. Non sapevo quasi nulla di lui, se non che era più veloce di me. Allungava, distendeva, piegava le gambe come un ballerino. In fondo al viale c’era una staccionata, alta la metà di noi. Mai stato bravo a saltare, io mi fermavo, prendevo fiato e la scavalcavo. Aaron non rallentava, e in un attimo era dall’altra parte, atterrando come un gatto. In quell’istante, l’istante del balzo, non distinguevo più la figura del ragazzo da quella della notte. Diventava figlio del buio e, come tale, mi confondeva. Acquistava un andamento cadenzato e regolare, e io lo invidiavo per la sua eleganza. Non faceva il minimo rumore, sembrava non stancarsi e muoversi come il vento. D’inverno tornavamo presto correvamo appena un’ora o due. D’estate invece, uscivamo dalla città accompagnati dalle tenebre sempre più tenui. Appena albeggiava, Aaron si fermava, un miglio solitamente avanti a me e mi attendeva seduto. Per qualche minuto riprendevamo fiato, contenti di essere giovani, essere liberi, essere vivi. Rimanevamo in silenzio, le parole non erano mai servite, poi ci alzavamo e, camminando, tornavamo a casa, esausti ma potenti come non lo eravamo mai stati. Un’esistenza, una giovinezza scandita da provocatorie ed estenuanti corse notturne, con un ragazzo quasi sconosciuto, ma immancabilmente presente. Che piovesse, che nevicasse, che ci fosse la luna così vicina che sembrava volerci sostenere, lui era sempre pronto a correre e a diventare, ogni notte, creatura del buio. Ed io, che cercavo disperatamente di emularlo, sempre dietro, sapendo che non l’avrei mai raggiunto. Una notte tiepida avevamo corso fino al paese successivo e lì eravamo crollati, distesi vicini. Inaspettatamente, lui mi prese la mano e mi parlò. Non ricordo di aver più risentito la sua voce. Christoph, mi disse, l’anno prossimo andrò alle olimpiadi di Berlino. Vincerò, correrò fino al cielo. Lo guardai e rimasi zitto. Le notti successive correva davvero come a voler raggiungere l’infinito ed io lo ammiravo sempredi più. Aaron non corse alle olimpiadi, era ebreo, ma continuò a correre con me, mai perdendo la motivazione. Parteciperò alle prossime, si diceva, e correrò fino al cielo. Erano cinque anni che correvamo e nessuno era mai mancato. Una sera, lui non era lì ad aspettarmi. Mi stupii. Quella volta corsi da solo, ma non fu la stessa cosa. La notte successiva uguale. Quasi con rabbia, non provai nemmeno ad aspettarlo e correndo piangevo. Dopo una settimana, Aaron continuava a non presentarsi ed io continuavo a correre da solo e avevo capito e piangevo e cadevo e la luna capiva e piangeva con me. Allora noi avevamo vent’anni e non sapevamo fare altro che correre. Io divenni un uomo, non corsi più da solo né con nessun altro, ma non smisi mai di piangere per non aver più rivisto quella meravigliosa creatura della notte che correva in silenzio. Aaron, lui non divenne mai un uomo. Ma passò per i camini ed arrivò fino al cielo, rimanendo un ragazzo per sempre.