il circo delle meraviglie_con mangiafuoco
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il circo delle meraviglie_con mangiafuoco
Il circo delle meraviglie INTRODUZIONE Anche qui si sentono le cicale! Quando la luna è alta e piena, lassù, persa nell’infinito, e l’estate fa le notti calde e la brezza leggera porta i profumi del mare lontano, allora apro un poco la finestra, torno a letto e ascolto… Le cicale… i grilli… le foglie degli alberi… Con lo sguardo accarezzo dolcemente la mia cameretta dipinta d’argento e ascolto… ascolto… e poi, ad un tratto, eccola! Puntuale e decisa arriva: la musica della solita orchestrina. Allora non so se sto già dormendo, o se sono ancora abbastanza sveglia da percepire i suoni che stanno sul confine tra realtà e fantasia. La melodia è sempre la stessa… e mi prende con sé, guidandomi nel sogno. Ogni notte, dopo che la signora bianca mi ha dato la medicina amara e mi ha salutato, sogno mille avventure: eroina sul galeone dei pirati, moschettiera del re, elfo della città di Gran Burrone, pilota di un aereo nella prima guerra mondiale… passo da un campo di battaglia ad un castello… da una foresta intricata ad un mare in burrasca… Ma il mio sogno preferito è questo, introdotto dalla musica della solita orchestrina e dal suono del violino, che mi attira nel tendone a spicchi colorati, dove mi attendono i consueti compagni delle notti di luna piena. 1 IL PAGLIACCIO Ha il naso rosso. Lo vedo spesso. La signora bianca dice che mi fa compagnia e mi aiuta a sorridere. Lo fa entrare in corsia ogni volta che è possibile. Secondo me, la signora non sa che lo stesso clown passa anche nei miei sogni, solo che cambia il nome a seconda delle stagioni e dell’umore. D’inverno si chiama Nicodemo, a primavera diventa Ludovico, lascia il posto a Domenico in estate e, d’autunno, si chiama Gerolamo. Ha sempre con sé, nascoste in qualche tasca del camice, le immancabili palline colorate con cui giochiamo. Talvolta son piene di brillantini, altre volte sono fluorescenti, altre ancora sono rosse come fragole mature. Ma le mie preferite son quelle che profumano di fiori di primavera. Compaiono, scompaiono tra le sue dita, ne lancia in aria tre o quattro per volta e… non riesce mai a riprenderle e gli cadono sempre! Ed allora io rido, rido senza più riuscire a fermarmi. Ci sono dei giorni in cui penso che non uscirò più di qui e che proprio il pagliaccio resterà per sempre il mio solo ed unico vero amico. La sola persona che sa davvero quanto ho paura e quanto sono stanca. Quando entra nella mia stanza, in uno di quei giorni in cui sono a terra, lui mi osserva con il suo sguardo azzurro e mi sorride con un sorriso vero, profondo. Mi tuffo in quel sorriso, che sa di un futuro migliore e che per me è linfa vitale e me lo fisso nella retina, come se prendessi una medicina infallibile. 2 LANCIATORI DI COLTELLI Lo sapete che devono stare attenti alla posizione dei piedi, del pollice e dell’indice della mano con cui lanciano? Lo sapete che non è la stessa cosa, tirare di lama o di manico? E che la distanza dal bersaglio deve essere di tre metri? Io lo so, perché me l’han raccontato loro. Hanno cercato di convincermi a mettermi sulla ruota, come bersaglio mentre lanciano. Una ragazza coraggiosa come me non dovrebbe aver paura. Sono un’amante delle avventure… Ma loro non sanno che non mi piace vedere il sangue ed ho paura anche di un graffio. Potrei svenire subito. E come ci resterebbero, loro? No, no, proprio non posso: mi dispiacerebbe deluderli… Sono così gentili con me, mi fanno tanta compagnia… I CONTORSIONISTI-GIOCOLIERI Uno, due, tre… eccoli! Guarda come si presentano, snelli ed aggraziati! Sono tutti bianchi anche loro, come la signora che mi tiene qui. Sono puliti, leggeri, candidi: sembrano ali di gabbiano. Si muovono senza peso, senza sforzo, senza sentire la fatica. I tre gemelli mi invitano accanto a loro: mi vogliono insegnare le loro arti, ma io preferisco stare ferma e buona a osservarli, immobile e rapita dalla loro abilità. Li osservo… li contemplo. Mi offrono in rassegna tutte le loro arti. Sembrano astronauti, che volteggiano al limite della gravità, senza stancarsi mai. Che bravi! Che eleganti! Che abili! Non mi stancherei mai di applaudirli! 3 BALLERINA-EQUILIBRISTA La mia vita è appesa ad un filo. Sarà forse per quello che spesso, quando sogno, indosso con tutta calma, come in un antico rituale, un gesto dopo l’altro, i panni della ballerina. Indosso le scarpette, le allaccio con cura, mi alzo tremando e mi metto, piano piano, a camminare. Uno, pausa, respiro… Due, pausa, respiro… Avanzo cauta, a passi lenti e misurati, bilanciandomi appena con le braccia e le mani. Cammino su quel pezzo di corda sospeso, che ondeggia nel vuoto e sembra volermi cullare. Cammino leggera e prudente. So che ogni minimo errore può farmi cadere. E, se cadrò, mi si aprirà sotto una distesa scura. Una voragine buia. Un buco nero senza fine. Sprofonderò giù ed ancora giù. Volerò prendendo peso e diventerò un sasso. Precipiterò fino in fondo. E niente e nessuno potrà riportarmi in superficie. Non devo cadere, non posso cadere. Non voglio che il sogno finisca così. 4 MANGIAFUOCO-SPUTAFUOCO Ho sempre freddo. Mi prendono in giro perché dormo con un pigiamone spesso, calze colorate e mi metterei anche un berretto, se potessi. Ho i piedi ghiacciati e faccio fatica a scaldarli quel tanto che basta per riuscire a dormire. E quindi Gaetano non può che piacermi! Sembra una creatura mitologica. Un leone. Una divinità ancestrale. Ha il fuoco dentro di sé. Let-te-ral-men-te! Come un vulcano attivo, apre la sua bocca e il fuoco esce. Come una cascata, danza, fluttua e incanta. È un fuoco caldo, vivo, plasma la materia. È un fuoco pieno di salute e di bellezza. È un fuoco energico, purifica e riscalda. Quando guardo Gaetano, mi sento meno fredda anche io. Mi sento come se fossi sotto il bollente sole d’estate, sulla spiaggia, a guardare l’orizzonte che si perde lontano. MAGHI I maghi dei miei sogni non tirano fuori un coniglio dal cilindro. Non fanno spuntare un mazzo di fiori finti dalla bacchetta magica. Non fanno apparire dal palmo della mano un foulard colorato. Non sono di quelli che ti fanno sparire dentro una valigia… altrimenti chiederei loro di portarmi via di qui e di non farmi tornare mai più dalla signora bianca. Invece loro mi offrono una palla per giocare. mi danno dei fuocherelli per riscaldarmi e poi farfalle per volare e pesci per nuotare leggera nel mare… E mi regalano dei cuori rossi, per dirmi che mi vogliono bene. Ma la magia che mi servirebbe davvero, quella non la sanno fare! 5 L’UOMO CANNONE Gioacchino, così si chiama. Me lo ha rivelato lui, quando ci siamo presentati, stringendomi la mano, dopo essersi sfilato il guanto di pelle bianca. Ma nessuno usa il suo nome. Lo chiamano tutti “uomo cannone”. Ci ha fatto l’abitudine, ma un po’ gli dispiace. Uomo cannone sa di battaglia, mentre lui è così buono, così sensibile e simpatico… mi ha promesso che un giorno mi porterà via con sé! Lo so che non è possibile: è che gli faccio compassione, sempre prigioniera qui dentro… Però mi piace sognare di poter volare assieme a lui nel cielo stellato… e andare insieme a sederci sul bordo della luna e guardare le battaglie celesti… Che bello vedere questa terra da così lontano! e lasciare giù in basso, lontano da noi, tutto quello che ci fa male… quello che sta avvelenando la mia vita. CONCLUSIONE Oggi la signora bianca mi ha detto che ieri sera mi son dimenticata di chiudere la finestra, ma ci ha pensato lei. Meno male, ha aggiunto: non posso raffreddarmi proprio adesso. Perché oggi è un giorno speciale: è proprio quel giorno che ormai non speravo nemmeno più arrivasse! Oggi torno a casa mia! Sto bene. Finalmente! Ieri l’ho raccontato al mio amico pagliaccio, a Ludovico, che mi ha abbracciato commosso. Mi ha regalato il suo naso rosso. Lo porterò per sempre con me, come pegno della sua amicizia. Assomiglia ad un cuore… Pausa brevissima. Silenzio. Si sente un suono leggero, poi nuovamente il silenzio più totale. 6 La mamma è venuta a prendermi Ecco: adesso sono sulla porta di casa. Mi batte forte forte il cuore, lo sento Faccio un Respiro profondo per tentare di calmare la mia grande emozione. Questo profumo proprio non lo ricordavo più. Chiudo gli occhi. Entro e risento la musica di quell’orchestrina che piano piano, un sogno dopo l’altro, mi ha riaccompagnata a casa, nella mia cameretta, quella con la carta da parati piena di disegni del circo, che la mia mamma ha conservato per me, sperando contro ogni speranza. 7