il circo delle meraviglie_2015

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il circo delle meraviglie_2015
Il circo delle meraviglie
INTRODUZIONE
Quando la luna è alta e piena, lassù, persa nell’infinito, e l’estate fa le notti calde e la brezza
leggera porta i profumi del mare lontano, allora apro un poco la finestra, torno a letto e
ascolto…
E… ad un tratto, eccola! Puntuale e decisa arriva: la musica della solita orchestrina.
La melodia è sempre la stessa… e mi prende con sé, guidandomi nel sogno.
Ogni notte, dopo che la signora bianca mi ha dato la medicina amara e mi ha salutato, vivo
mille avventure: eroina sul galeone dei pirati, moschettiera del re, elfo della città di Gran
Burrone, pilota di un aereo nella prima guerra mondiale… passo da un campo di battaglia
ad un castello… da una foresta intricata ad un mare in burrasca…
La musica mi accompagna nel mio sogno preferito: entro nel tendone a spicchi colorati,
dove mi attendono i consueti compagni delle notti di luna piena.
IL PAGLIACCIO
Ecco il primo dei miei amici!
Ha il naso rosso.
La signora bianca dice che mi fa compagnia e mi aiuta a sorridere.
Lo fa entrare in corsia ogni volta che è possibile.
Lo stesso clown passa anche nei miei sogni.
Solo che il nome scritto sul camice cambia a seconda delle stagioni e del suo umore.
D’inverno si chiama Nicodemo; poi a primavera diventa Ludovico; lascia il posto a
Domenico in estate e, d’autunno, si chiama Gerolamo.
Ha sempre con sé, nascoste da qualche parte, le immancabili palline colorate. Talvolta son
piene di brillantini, altre volte sono fluorescenti, altre ancora sono rosse come fragole
mature.
Ma le mie preferite son quelle che profumano di fiori di primavera.
Ci sono dei giorni in cui penso che non uscirò più di qui e che proprio il pagliaccio resterà
per sempre il mio solo ed unico vero amico.
La sola persona che sa davvero quanto ho paura e quanto sono stanca.
Quando entra nella mia stanza, in uno di quei giorni in cui sono a terra, lui mi osserva con il
suo sguardo azzurro e mi sorride con un sorriso vero, profondo.
Mi tuffo in quel sorriso, che sa di un futuro migliore e che per me è linfa vitale e me lo fisso
nella retina, come se prendessi una medicina infallibile.
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LANCIATORI DI COLTELLI
Lo sapete che devono stare attenti alla posizione dei piedi, del pollice e dell’indice della
mano con cui lanciano?
Lo sapete che non è la stessa cosa, tirare di lama o di manico?
E che la distanza dal bersaglio deve essere di tre metri?
Io lo so, perché me l’han raccontato loro.
Hanno cercato di convincermi a mettermi sulla ruota, come bersaglio mentre lanciano.
Una ragazza coraggiosa come me non dovrebbe aver paura.
Sono un’amante delle avventure…
Ma loro non sanno che non mi piace vedere il sangue ed ho paura anche di un graffio.
Potrei svenire subito.
E come ci resterebbero, loro?
No, no, proprio non posso: mi dispiacerebbe deluderli…
Sono così gentili con me, mi fanno tanta compagnia…
I CONTORSIONISTI-GIOCOLIERI
Uno, due, tre… eccoli!
Guarda come si presentano, snelli ed aggraziati!
Sono tutti bianchi anche loro, come la signora che mi tiene qui.
Sono puliti, leggeri, candidi: sembrano ali di gabbiano.
Si muovono senza peso, senza sforzo, senza sentire la fatica.
I tre gemelli mi invitano accanto a loro: mi vogliono insegnare le loro arti, ma io preferisco
stare ferma e buona a osservarli, immobile e rapita nella loro abilità.
Li osservo e li contemplo.
Mi offrono in rassegna tutte le loro arti. Sembrano astronauti, che volteggiano al limite
della gravità, senza stancarsi mai.
Che bravi! Che eleganti! Che abili!
Non mi stancherei mai di applaudirli!
BALLERINA-EQUILIBRISTA
La mia vita è appesa ad un filo.
Sarà forse per quello che spesso, quando sogno, indosso con tutta calma, come in un antico
rituale, un gesto dopo l’altro, i panni della ballerina.
Indosso le scarpette, le allaccio con cura, mi alzo tremando e mi metto, piano piano, a
camminare.
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Uno, pausa, respiro…
Due, pausa, respiro…
Avanzo cauta, a passi lenti e misurati, bilanciandomi appena con le braccia e le mani.
Cammino su quel pezzo di corda sospeso, che ondeggia nel vuoto e sembra volermi cullare.
Cammino leggera e prudente.
So che ogni minimo errore può farmi cadere.
E, se cadrò, mi si aprirà sotto una distesa scura.
Una voragine buia.
Un buco nero senza fine.
Sprofonderò giù ed ancora giù.
Volerò prendendo peso e diventerò un sasso.
Precipiterò fino in fondo.
E niente e nessuno potrà riportarmi in superficie.
Non devo cadere, non posso cadere.
Non voglio che il sogno finisca così.
MAGHI
I maghi dei miei sogni non tirano fuori un coniglio da un cilindro.
Non fanno spuntare un mazzo di fiori finti dalla bacchetta magica.
Non fanno apparire dal palmo della mano un foulard colorato.
Non sono di quelli che ti fanno sparire dentro una valigia… altrimenti chiederei loro di
portarmi via da qui e di non farmi tornare mai più dalla signora bianca.
Invece loro mi offrono una palla per giocare.
Mi danno dei fuocherelli per riscaldarmi.
E poi farfalle per volare e pesci per nuotare leggera nel mare…
E mi regalano dei cuori rossi per dirmi che mi vogliono bene.
Ma la magia che mi servirebbe davvero, quella non la sanno fare!
L’UOMO CANNONE
Gioacchino, così si chiama.
Me lo ha rivelato lui quando ci siamo presentati, stringendomi la mano, dopo essersi sfilato
il guanto di pelle bianca.
Ma nessuno usa il suo nome.
Lo chiamano tutti “uomo cannone”.
Ci ha fatto l’abitudine, ma un po’ gli dispiace.
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Uomo cannone sa di battaglia, mentre lui è così buono, così sensibile e simpatico che mi ha
promesso che un giorno mi porterà via con sé.
Lo so che non è possibile: è che gli faccio compassione, sempre prigioniera qui dentro…
Però mi piace sognare di poter volare assieme a lui nel cielo stellato… e andare insieme a
sederci sul bordo della luna e guardare le battaglie celesti…
Che bello vedere questa terra da così lontano! e lasciare giù in basso, lontano da noi, tutto
quello che ci fa male… quello che sta avvelenando la mia vita.
CONCLUSIONE
Oggi la signora bianca mi ha detto che ieri sera mi son dimenticata di chiudere la finestra,
ma ci ha pensato lei.
Meno male, ha aggiunto: non posso raffreddarmi proprio adesso. Perché oggi è un giorno
speciale: è proprio quel giorno che ormai non speravo nemmeno più arrivasse!
Oggi torno a casa mia.
Sto bene. Finalmente!
Ieri l’ho raccontato al mio amico pagliaccio, a Ludovico, che mi ha abbracciato commosso.
Lui mi ha regalato il suo naso rosso.
Lo porterò per sempre con me, come pegno della sua amicizia. Assomiglia ad un cuore…
(pausa brevissima, suono di un triangolo o altro suono leggero)
La mamma è venuta a prendermi.
Ecco: adesso sono sulla porta di casa.
Mi batte forte forte il cuore, lo sento.
Faccio un respiro profondo per tentare di calmare la mia grande emozione.
Questo profumo proprio non lo ricordavo più.
Chiudo gli occhi.
Entro e risento la musica di quell’orchestrina che piano piano, un sogno dopo l’altro, mi ha
riaccompagnata a casa, nella mia cameretta, quella con la carta da parati piena di disegni
del circo, che la mia mamma ha conservato per me, sperando contro ogni speranza.
testo di Mariacristina Filippin
teatro nero di Barbara Forneron
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