Il giudice condanna l`Inail - Istituto Zooprofilattico Sperimentale della
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L’UNIONE SARDA martedì 29 gennaio 2013 - www.unionesarda.it OGLIASTRA REDAZIONE: Lanusei Piazza Vittorio Emanuele 6 Tel. 0782/482065 Fax 0782/480359 19 www.unionesarda.it Email [email protected] Lanusei. Antonio Boi, escavatorista di Jerzu, restò incastrato sotto il mezzo Tortolì. Era taroccato LANUSEI Latte infetto: controlli nei depositi di mangime «La partita di latte contaminata da aflatossina, conferita nello stabilimento caseario Silvio Boi di Cardedu, è stata neutralizzata». Recita così la nota stampa diffusa ieri pomeriggio dalla Asl di Lanusei con la quale viene proclamato lo scampato pericolo e annunciata un’indagine capillare per individuare il responsabile. «Le analisi verranno estese agli allevamenti dei conferitori e alle partite di mangime, veicolo della aflatossina N1». L’aflatossina, (una sostanza cancerogena) viene sprigionata nel latte degli animali che hanno ingerito mangime avariato e contaminato da muffe. Per ora è stata individuata l’azienda agricola che ha venduto il latte infetto al caseificio Boi, ma non basta. I tecnici del servizio veterinario della Asl lavorano per scoprire al più presto le cause del fenomeno e capire se sia stato il pastore a conservare male i sacchi di foraggio e favorire così la presenza delle muffe o se il problema sia da ricercare nei magazzini del rivenditore di mangime. A Cardedu, intanto, si fa di tutto per tornare alla normalità e garantire prodotti certificati da rimettere subito in commercio. «Siamo noi i primi consumatori e vogliamo che i prodotti siano sani e certificati come sempre. Stiamo eseguendo decine di analisi a nostre spese per assicurare il ritorno alla normalità», Mauro Boi è uno dei titolari del caseificio. «Sappiamo chi ha portato quel latte nella nostra azienda, non voglio accusare nessuno, ma sia chiaro che non accadrà mai più. Tutti i prodotti a rischio sono stati bloccati. La nostra è un’azienda seria che lavora e dà lavoro. Mi auguro solo che si risolva tutto al più presto». M. C. Centomila euro al Gratta e vinci: L’invalidità negata viene riconosciuta in tribunale tagliando falso Il giudice condanna l’Inail L’incidente del 5 novembre del 2006 avvenne durante il turno di lavoro. All’operaio è stata riconosciuta un’invalidità del 20 per cento e il pagamento di tutti gli arretrati. L’invalidità negata dall’Inail è stata riconosciuta dal giudice: Antonio Boi, escavatorista sessantacinquenne di Jerzu, avrà la pensione e tutti gli arretrati che gli erano sempre stati negati. La sentenza del giudice del tribunale di Lanusei, Nicola Caschili, è arrivata al termine di una causa giudiziaria durata oltre cinque anni, durante la quale gli avvocati Maurizio Corda e Gemma Demuro, sono riusciti a dimostrare che l’infortunio del 5 novembre di sei anni fa era avvenuto durante l’orario di lavoro e non, come sostenuto dall’Istituto nazionale, mentre la vittima stava sistemando la porcilaia sul retro della sua casa in paese. L’uomo era stato costretto a letto per trecento giorni a causa delle gravi ferite riportate alla gamba sinistra, rimasta schiacciata sotto il cingolato. L’INCIDENTE. Quella mattina d’autunno, Antonio Boi era al lavoro nelle campagne di Jerzu, in località S’Urgidda: stava Il tribunale di Lanusei arando il terreno di un suo compaesano, Salvatore Corda. All’improvviso, mentre si trovava a monte della proprietà sul ciglio di un’altura, forse a causa di un guasto meccanico, l’escavatore è precipitato a val- le. Antonio Boi è andato giù con il suo mezzo, un volo di più di quattro metri che si è concluso sul pavimento di cemento del cortile sottostante: la gamba sinistra dell’escavatorista è rimasta incastrata sotto il mezzo pesante. Sul posto era intervenuto il personale del 118 che aveva accompagnato l’operaio all’ospedale San Francesco di Nuoro dove i dottori avevano diagnosticato fratture al bacino, alla gamba sinistra e a una costola, oltre a un forte trauma cranico. PRATICA BOCCIATA. Al rientro a casa, Antonio Boi avviò le pratiche per ottenere dall’Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro la pensione d’invalidità. A corredo della sua istanza, una cartella clinica zeppa di certificati e prescrizioni mediche. Niente da fare. La sua richiesta venne bocciata perché il terreno che stava arando la mattina del 5 novembre del 2006, secondo i funzionari dell’Inail, era di sua proprietà. Il giudice del tribunale di Lanusei, però, ha creduto alla versione dell’operaio. A fare da super testimone è stato proprio il datore di lavoro Salvatore Corda che ha assicurato in aula di aver commissionato l’incarico all’escavatorista e di aver sottoscritto un regolare contratto. Ad Antonio Boi è stata così riconosciuta un’invalidità del venti per cento. Ora l’Inail dovrà corrispondergli un’indennità mensile, alla quale verranno sommati tutti gli arretrati. Le motivazioni verranno depositate tra sessanta giorni. Mariella Careddu Arzana. Il sindaco frena: «L’istituto porta il nome di monsignor Virgilio» Una scuola per Susanna L’appello per dedicare l’asilo alla mamma scomparsa La nuova scuola dell’infanzia intitolata a Susanna Figus. È questo il desiderio dei cittadini di Arzana, amici, colleghi e parenti della giovane mamma scomparsa tragicamente mercoledì scorso in un incidente stradale sull’Orientale sarda, mentre si recava a lavoro nella scuola materna di Villasimius. Sono trascorsi solo sei giorni dall’apertura della pagina Facebook “Susanna, è così che ti ricorderemo”, ma si contano già mille e settecento sostenitori. Tra le centinaia di commenti, parole di stima e affetto, anche l’appello con il quale si chie- de di dare il suo nome alla scuola del paese. «Vorrei lanciare una petizione con richiesta di adesioni tramite questa pagina perché a Susanna venga intitolata una scuola» scrive Maria Elena Rosu. La morte della donna, insegnante di trentacinque anni, sposata e madre di due bambini, ha sconvolto tutti, anche chi non la conosceva. Le motivazioni di questo desiderio sono diverse. «Amava molto i bimbi della scuola in cui insegnava per lei era anche una missione: tutti i giorni percorreva centinaia di chilometri per andare a lavoro per poi torna- re a casa dai due figli e dal marito». Per aderire alla petizione è necessario cliccare sulla voce mi piace, lo hanno già fatto più di quattrocento persone. «Ricordare chi non c’è più fa sempre bene», dice Marco Melis, sindaco di Arzana. «Purtroppo non è possibile intitolarle la scuola materna perché l’edificio è già stato dedicato al monsignore Emanuele Virgilio. Non sarebbe corretto - prosegue il primo cittadino - sostituirlo. Ma abbiamo altre strutture importanti senza un nome e rifletteremo sull’idea di dedicarne uno a Susanna». Giovanna Falchetto Susanna Figus Un Gratta e vinci Zio Paperone per qualche ora. Fin quando l’illusione di diventare milionario non è stata spezzata da una inappellabile sentenza del terminale: quel Gratta e vinci (serie miliardario da 5 euro) non era vincente per il sistema della Lottomatica ma solo perfettamente modificato. Ignaro che il biglietto fosse un tarocco, un uomo di mezza età ha visto sfumare la possibilità di portare a casa la lauta somma di centomila euro. IL FATTO. Si è recato di buon’ora, ieri mattina, nel tabacchino-ricevitoria La Perla, in via Umberto. Gratta e vinci in mano, sguardo disteso quasi a voler allontanare qualsiasi sospetto dagli occhi degli altri clienti. L’uomo, che secondo indiscrezioni vive in un paese del circondario, sa di avere con sé il tagliando che gli cambierà la vita. Si presenta davanti al banco per mostrarlo alla commessa, che effettua un primo controllo sommario. Stessa impressione del fantomatico vincitore: sotto il numero 34 c’è indicata la somma di 100 mila euro. Per avere la certezza occorre verificare la serie sul terminale, ma per questa operazione bisogna attendere l’arrivo della titolare. L’uomo s’infila il Gratta e vinci in tasca e si allontana. Qualche ora dopo, si presenta di nuovo nella ricevitoria. Attende il test decisivo. Il tempo di far leggere alla lente ottica del computer la stringa del biglietto e il suo status di milionario si sbriciola. Incredulo, va via a capo chino. Il tagliando della serie Miliardario lo aveva trovato chissà dove, forse per strada o forse sul bancone di una ricevitoria. A primo sguardo le modifiche artigianali sulla patina dorata erano praticamente impercettibili. TEATRO DELLE VITTORIE. Dall’inizio dell’anno in città la dea bendata gioca a nascondino. Finora nessuna vittoria sensazionale, solo qualche colpetto da cinquecento euro. Tuttavia la tabaccheria La Perla non è nuova a vincite super: il 31 dicembre un uomo di Tortolì aveva vinto diecimila euro sempre con un Miliardario da cinque. Pochi giorni prima, all’edicola dei fratelli Muceli in viale Arbatax, la fortuna aveva baciato una disoccupata quarantenne con altri diecimila euro. (ro. se.) Arzana. Arnaldo Spacocci rintraccia la ricamatrice centenaria conosciuta dal padre Zia Cicita e la coperta senza tempo Zia Cicita Manca, la centenaria di Arzana, mentre ricama nella sua casa e Arnaldo Spacocci, l’ex forestale di Arezzo, con la divisa dell’associazione nazionale ranger d’Italia [ETTORE LOI] <DATE>bR5OyWiPjlwjJnot249HOQ==|||9Wz65SYVRiI=|||7fx/Sd/Q0RU=|||9MqVMiwCtW+0o0bdc6XJiQ==|||mNlhMix3CTYF5qvzXaY0phstcEX7gBrQ</DATE> Durante il Ventennio numerosi manipoli della milizia nazionale forestale vennero spediti in Ogliastra. Missione sulla carta proibitiva: sorvegliare i terreni devastati dagli incendi dalle mire di greggi affamate e pastori riottosi. Nel 1933, undicesimo dell’era fascista, Rodolfo Spacocci, toscano di Arezzo, divenne il capo del reparto di Villagrande, stazione con giurisdizione da Arzana a Corr’e Boi. Terra di fiere e banditi, pecore e pastori. In egual misura poveri e dignitosi. Ai piedi del monte Idolo Spacocci conobbe una graziosa fanciulla di nome Francesca, abilissima ricamatrice, e le commissionò una coperta. Il primo filo di questa trama. Zia Cicita Manca avrebbe custodito per ottant’anni il ricordo di quell’incontro. Il forestale strangiu venuto a casa sua, sposato a Mamoiada con una certa Gonaria. Coper- te ne avrebbe fatto tantissime, nei suoi centoun anni ricamati a mano. Ma la prima non si dimentica. «Aveva un cervo in ogni angolo e un grande angelo al centro. Sicuramente esiste ancora, era fatta bene». Parole sante. Qualche giorno prima di Natale, ad Arezzo, il signor Arnaldo Spacocci, ex forestale in pensione, riceve una telefonata dalla Sardegna. «Sull’Unione Sarda c’è un articolo in cui si parla di tuo padre, dice di una certa coperta». Arnaldo salta dalla seggiola. Quella coperta esiste ancora, ha tenuto al caldo prima lui e poi i suoi figli. Ottant’anni suonati e perfettamente accordati, sardo di conio, (nativo di Mamoiada), toscano di lingua. Vive oltremare da qualche anno, dopo una vita nell’isola, forestale come il padre. Anche lui a sorvegliare pascoli e e innamorarsi di tutto. «Quando ho letto la storia di Zia Cicita sono stato travolto dai ricordi. Un’emozione fortissima, la voglia disperata di voler ricostruire la storia. Cosa ho fatto? Ho chiamato il parroco di Villagrande, don Serrau, che mi ha dato il numero di quello di Arzana. Don Pirarba mi ha messo in contatto con la Pro loco e loro con la famiglia di zia Cicita, centouno anni. Dovevo dire a quella famiglia che in casa avevamo ancora la coperta». I fili si intrecciano per la seconda volta. Spacocci non perde tempo e subito invia a Barigau una pergamena con alcune rime vergate di suo pugno. Versi dedicati al paese a cui è legato: Arzana, dove il cielo è sempre azzurro, la terra sempre ospitale, dove in ogni casa ci si disseta, dove ogni donna ha pazienza e benedice il figlio. «Questa l’ho scritta perché sono tutti un po’ banditi..», ridacchia Spacocci. Per la ricamatrice Francesca ha parole commosse: Come pianta sempre verde che abbarbicata in profondo terreno rimane salda e ancorata in attesa del nuovo giorno. La Pro loco Siccaderba, guidata da Raffaele Sestu, ha invitato Spacocci a trascorrere qualche giorno in paese, per rincorrere (coperta alla mano) i ricordi e ricucire i sentieri. Per scoprire come i centenari siano diventati l’orgoglio del paese, il passato e il futuro. L’ex forestale è dubbioso, un po’ per l’età, un po’ per il viaggio, un po’ per la preoccupazione di figli e i nipoti. Ma lascia intendere che alla fine dell’inverno passerà di nuovo il mare, per ritrovare la sua isola calda come una coperta. Simone Loi