Comunicato - Centro Nazionale Trapianti
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Comunicato - Centro Nazionale Trapianti
COMUNICATO STAMPA L’ITALIA DEI TRAPIANTI FA GRANDE L’ITALIA. L’Italia al primo posto in Europa per la qualità dei trapianti. E’ l’ultimo dei prestigiosi traguardi raggiunti, lo certifica un organismo internazionale. Al secondo posto per la donazione. Un’Italia da record: è il bilancio a vent’anni dal primo trapianto di cuore in Italia compiuto a Padova. Un evento che è l’occasione per fare il punto sui trapianti. Si è fatta molta strada ma non basta. Ancora tanti malati in lista d’attesa ma con molte chance in più Roma, 11 novembre L’Italia dei trapianti fa grande l’Italia. Siamo al primo posto in Europa per qualità dei trapianti. I pazienti trapiantati in Italia stanno meglio di quelli di altri Paesi. E’ l’ultimo dei traguardi raggiunto dall’Italia che ha ottenuto la certificazione di qualità da parte del prestigioso Collaborative Transplant Study (CTS) di Heidelberg che, dopo aver messo a confronto tutti i dati europei, ha posto il nostro Paese al vertice. Un successo che si aggiunge ad altre importanti conferme tra i grandi Paesi europei: siamo al secondo posto (dopo la Spagna) per i donatori (siamo terzi al mondo dopo Usa e Spagna), al secondo dopo la Spagna per i trapianti di cuore, secondi , dopo la Spagna, per trapianti di fegato da cadavere e terzi dopo Spagna e Francia per trapianti di rene da cadavere. Un’Italia da record. Solo pochi anni fa non si potevano nemmeno immaginare questi traguardi. E le liste d’attesa – purtroppo sempre lunghe- non sono tuttavia tra le più preoccupanti in Europa. Segno che, pur se lentamente, le cose stanno cambiando. C’è da aggiungere che sta calando la mortalità di chi è in lista di attesa, vuol dire che la classe medica sa ben curare i malati. Ed è l’Italia dei record quella che soffia sulle venti candeline di un altro record: il primo trapianto di cuore che nel nostro Paese compie 20 anni. Era il 14 novembre 1985 quando, a Padova, Vincenzo Gallucci trapiantò su Ilario Lazzari un cuore nuovo. Da allora niente è stato più come prima. E per festeggiare questo evento che ha scritto una pagina nuova non solo nella storia della medicina ma anche nella cultura del nostro Paese il Ministero della Salute e il Centro Nazionale Trapianti in collaborazione con la Regione Veneto, l’Università di Padova, la Fondazione Incremento Trapianto d’Organo e l’Azienda Ospedaliera Padova hanno organizzato a Padova , proprio il 14 novembre, una manifestazione che si articola in due diversi momenti: nel primo, di carattere scientifico nell’Aula Magna di Palazzo del Bò si propone, attraverso l’intervento dei Centri di Trapianto, un quadro complessivo dello stato dell’arte e delle prospettive in questo settore; nel secondo, al Teatro Comunale “G. Verdi”, di carattere celebrativo, la città di Padova ricorda l’evento proiettandolo nel presente e nel futuro attraverso documenti di allora e testimonianze di oggi, comunicando il senso di un lavoro di squadra mai interrotto e che coinvolge la rete nazionale, le Istituzioni, i pazienti e le Associazioni di settore. La grande manifestazione di Padova è stata presentata a Roma in una conferenza stampa che è stata anche l’occasione per fare il punto sulla realtà dei trapianti in Italia. “ Nel nostro Paese- dice l’on.Domenico Di Virgilio, sottosegretario alla Sanità- la cultura della donazione e del trapianto è in forte crescita, anche grazie alla collaborazione tra le Associazioni di settore ed il Ministero della Salute. In questo campo, infatti, l’impegno congiunto di tutti i soggetti coinvolti - in primo luogo il Ministero della Salute, le Regioni e le Aziende Ospedaliere - è stato e sarà sempre un elemento positivo e importante per lo sviluppo del sistema. Indubbiamente, anche l’opera di trasparenza effettuata dal Centro Nazionale Trapianti attraverso la comunicazione costante e tempestiva dei dati ha giovato all’immagine della donazione. Attualmente, possiamo individuare alcune priorità di intervento come una maggiore collaborazione con i professionisti della comunicazione, una attenzione mirata a determinate fasce sociali come gli anziani e il mondo della scuola, una maggiore integrazione delle iniziative ed il coinvolgimento della Chiesa Cattolica nelle sue strutture più a contatto con la gente, come le parrocchie. La qualità del sistema trapiantologico nazionale è senza alcun dubbio ottima. Non si tratta di una considerazione autoreferenziale ma del risultato di una certificazione dei dati italiani ottenuta dal maggior registro internazionale sulle attività di trapianto; un registro che confronta i dati di decine di migliaia di interventi. Il trapianto, oggi, rappresenta un esempio di buona Sanità nel nostro Paese”. “ Di strada da quel lontano 14 novembre 1985 – dice Nanni Costa, Direttore del Centro Nazionale Trapianti (CNT) dell’Istituto Superiore di Sanità- veramente ne è stata fatta molta nel campo dei trapianti. E questo si deve al grande spirito di solidarietà degli italiani e all’impegno delle Istituzioni. Ma il successo raggiunto si deve anche all’attivazione di una rete strutturale che non è limitata al solo trapianto ma riguarda anche la donazione e il prelievo degli organi. Si tratta di una rete strutturale orientata verso una risposta ai bisogni assistenziali di tutti i cittadini. E’ un sistema che coinvolge tutto il Territorio nazionale. Misuriamo tutti i parametri, dal numero dei donatori, a quello dei prelievi, dei trapianti, fino alle liste d’attesa. Ma soprattutto, e questo è un passaggio molto importante ed è la chiave di tutto il sistema, misuriamo la qualità. Si tratta di una valutazione che rappresenta il cardine di tutto il lavoro. Contano i numeri, certamente, ma conta in modo particolare la qualità che è alla fine del percorso trapianto. Una certificazione della qualità è stata richiesta al Collaborative Transplant Study (CTS) di Heidelberg. Il CTS è un registro che raccoglie tutti i dati riguardanti i trapianti, non solo quelli italiani ma quelli di tutti i Centri europei. A tale organismo abbiamo chiesto una valutazione della qualità e questi ha preso in esame i nostri dati comparandoli con quelli dei Centri di altri Paesi. Poi, ha misurato i nostri dati con la media europea. Il risultato, questo ci conforta molto, è che l’Italia è in una posizione di vertice, superiore alla media europea. Un primato che veramente fa onore all’impegno, al sacrificio, all’abnegazione e alle capacità professionali di tutte quelle persone che operano nel mondo dei trapianti”. Quel giorno di vent’anni fa lui c’era. Era in sala operatoria a fianco del professor Vincenzo Gallucci. “Sono emozioni che non si possono certamente dimenticare- dice Alessandro Mazzucco, oggi Magnifico Rettore all’Università di Verona, Direttore del Centro Trapianti di Verona, Divisione Clinicizzata Cardiochirurgia Azienda Ospedaliera Universitaria e Presidente del Comitato Organizzatore della manifestazione di Padova -Vent’anni sono passati come un soffio di vento ma hanno segnato un cambiamento radicale, epocale. Il passaggio da un’avventura ad una certezza. Il trapianto di cuore piombò all’improvviso nella realtà italiana, si sapeva dell’exploit di Barnard, si sapeva di trapianti di altri organi. Ma il cuore rimaneva ancora alla frontiera della fantasia. Eppure, senza grandi campagne di sensibilizzazione, la gente donava organi. Non come ora, ma anche allora donava. Dietro a quel chirurgo che va in copertina c’è un mondo che ha lavorato per quell’intervento chirurgico. C’è sempre tanta disponibilità perché l’uomo, che non nasconde mai la sua aggressività e che vive la quotidianità sempre con comportamenti bellicosi, riesce a trovare all’interno di questo suo comportamento momenti di grande generosità. Quindi non credo che questa Società, che si rivela sempre più arida, possa soffocare la voglia di donare”. “Donazioni, prelievi, trapianti. Di organi e di tessuti. Il Veneto, in Italia e in Europa, è un esempio. E’ il risultato - parla il dottor Giampietro Rupolo, dirigente della Programmazione Sanitaria regionale e coordinatore per il Veneto dei trapianti in rappresentanza dell’Assessore alla Sanità della Regione Veneto Flavio Tosi -di un sistema organizzativo, figlio di una Sanità ben programmata sul Territorio, e non da poco tempo. Un sistema incastonato nel sistema trapianti Italia. Il Veneto aveva anticipato tutti nel disegnare la strategia dei trapianti dando vita ad una Fondazione, la FITO, ben prima della Legge 91/99. Vorrei sottolineare che la cultura dei trapianti in Veneto, prima che fra la popolazione, è entrata nelle stanze delle Istituzioni. Basterebbe citare le iniziative legislative e organizzative della Giunta Regionale”. Donazioni, prelievi e trapianti di organi e di tessuti, un primato nel Veneto. E’ anche il risultato dell’attività della FITO che opera sul Territorio informando i cittadini e gli operatori sanitari, formando gli operatori del settore, sensibilizzando l’opinione pubblica alla donazione degli organi e sostenendo la Ricerca scientifica. A proposito della Ricerca scientifica, questa è un fiore all’occhiello del CORIT (Consorzio per la Ricerca sui Trapianti di Organi). Si tratta di un Consorzio interregionale e interuniversitario, emanazione della FITO, del quale fanno parte, oltre alla stessa FITO, le Università di Verona, Padova, Udine; le Aziende Ospedaliere di Verona, Padova e Udine; l’Azienda Provinciale Autonoma di Trento; l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Il CORIT sta lavorando molto bene nei campi dello xenotrapianto, degli organi bioartificiali e delle cellule staminali. Grande l’impegno anche nella formazione. Questa grande attività della FITO e del CORIT è stata illustrata in una nota diffusa in conferenza stampa dal Cavaliere del Lavoro Pilade Riello, presidente della FITO e del CORIT. In conferenza stampa il Cavaliere del Lavoro Riello era rappresentato dal dottor Giovanni Guglielmi. Vent’anni fa il primo trapianto di cuore in Italia. “Quel trapianto è stato un salto- dice Gino Gerosa, Professore Associato di Cardiochirurgia e Direttore del Centro di Cardiochirurgia “Gallucci” dell’Azienda Ospedaliera di Padova - Un grande salto che ha permesso all’Italia di crescere. Da quel momento il nostro Paese entrava nel “salotto buono” della cardiochirurgia. Perché Padova fu la prima a farlo? Perché a Padova c’era una grande organizzazione. Perché c’era un ospedale ad alto livello e perché c’erano uomini con un grande entusiasmo. Infatti non fu solo un exploit limitato nel tempo perché il domani di quel giorno e l’oggi dimostrano la grande vitalità della cultura medica e organizzativa di Padova e del Veneto. Nel futuro dei trapianti ci sono cellule staminali, cuore bioartificiale, grande incremento della donazione degli organi. Le cellule staminali sono studiate in tanti Centri, le prospettive sono molte, gli attuali risultati sono controversi. Manca quel “clic” che fa scattare il grande salto. E il “clic” è rappresentato dalla comprensione completa del meccanismo che sta dietro al “lavoro” delle cellule staminali destinate a diventare un’arma potente. Per il cuore bioartificiale non si fanno molti progressi perché non ci sono sufficienti finanziamenti basterebbe investire la stessa somma destinata alla creazione di un’auto. La donazione resta la strada da privilegiare”. Alla conferenza stampa hanno preso parte rappresentanti di dieci Associazioni che in Veneto si occupano a diverso titolo di diffondere la cultura della donazione e che si sono unite siglando un protocollo d’intesa nel dicembre del 2003 per cercare di dare vita a sinergie in grado di aiutare la diffusione della cultura della donazione. Si sono chiamate le Associazioni del Dono e sviluppano ormai da un paio d’anni una serie di attività rivolte ad un pubblico esterno per favorire quell’humus culturale nel quale nasce e cresce la donazione. Le dieci associazioni del Veneto sono Acti (Associazione cardiotrapiantati italiani), Admo (Associazione donatori Midollo Osseo), Adoces (Associazione donatori cellule staminali), Aido (Associazione italiana donatori organi), Ail (Associazione italiana contro le leucemie), Aned (Associazione italiana emodializzati), Avis (Associazione italiana volontari sangue), Avlt (Associazione veneta lotta alla talassemia), Fidas (Federazione italiana donatori associati sangue) e Lagev (Libera associazione genitori ed emofilici Veneto. IL PRIMO TRAPIANTO DI CUORE, VENT’ANNI FA. L’11 novembre del 1985 il ministro della Sanità Costante Degan firma due decreti di autorizzazione al prelievo e al trapianto di cuore per il polo veneto e quello lombardo. All’Istituto di chirurgia cardiovascolare dell’Università di Padova sono tre i pazienti ricoverati in attesa di un cuore nuovo. Il 13 novembre è disponibile un donatore: è Francesco Busnello, un ragazzo di 18 anni, di Treviso morto in un incidente stradale e alle 23,45 all’Ospedale regionale Ca’ Foncello inizia l’espianto. Arriva Vincenzo Gallucci che guida l’équipe che provvede all’espianto. Bastano una manciata di minuti per togliere il cuore, raffreddarlo con una soluzione fisiologica a base di cloruro di potassio e metterlo in un particolare contenitore. E’ lo stesso Gallucci a portare il cuore a Padova dopo una corsa in auto di mezz’ora. Alle ore 3,35 il cuore di Francesco arriva a Padova, in sala operatoria è già tutto pronto per l’intervento che finisce all’alba del 14 novembre. Per Ilario Lazzari,un falegname di Vigonovo (Venezia) di 38 anni, affetto da una miocardiopatia dilatativa particolarmente grave inizia una nuova vita. L’équipe padovana, guidata dal professor Gallucci, è composta da quattro chirurghi Umberto Bortolotti, Alessandro Mazzucco, Giuseppe Faggian. E’ l’inizio di un mese d’oro dei trapianti di cuore: il 18 novembre è la volta di Pavia con il professore Mario Viganò, il 23 novembre di Bergamo con Lucio Parenzan, di Udine con Angelo Meriggi, di Milano con Alessandro Pellegrini, il 25 novembre di Roma con Benedetto Marino. E il 26 novembre a Padova il secondo trapianto di cuore compiuto da Vincenzo Gallucci su Giacomo Barbieri. E il 16 febbraio del 1986, sempre a Padova, il primo trapianto di cuore-rene. COSI’ IL TRAPIANTO DI CUORE IN ITALIA NEL 2005 Per il 2005, i trapianti di cuore (inclusi i trapianti combinati) salgono a 364 così suddivisi per regione: in Abruzzo-Molise 9 (erano stati 3 nel 2004); in Campania 43 (erano stati 36 nel 2004); in Emilia Romagna 39 (erano stati 43 nel 2004); in Friuli Venezia Giulia 28 (come nel 2004); nel Lazio 24 ( tre in più rispetto al 2004); in Lombardia 116 come lo scorso anno; in Piemonte- Valle d’Aosta raddoppiano passando dai 16 del 2004 a 32; in Sardegna 7 (erano stati 11 nel 2004); in Sicilia 15 (erano stati 12 nel 2004); in Toscana 13 (erano stati 18 nel 2004); e in Veneto 38 (erano stati 46 nel 2004). LE CIFRE DI DONAZIONI, OPPOSIZIONI E TRAPIANTI IN ITALIA NEL 2005 DONAZIONI Nel 2005 ( i dati sono aggiornati al 30 settembre) secondo il Centro Nazionale Trapianti i donatori effettivi nel nostro Paese sono stati 21,1 per milione di persone ( come lo scorso anno). In testa alla “graduatoria” dei donatori per milione di persone troviamo Liguria ed Emilia Romagna con 38,3 donatori. Entrambe in crescita visto che nel 2004 il tasso era, rispettivamente di 34,4 e 30,1. Seguono il Piemonte-Valle d’Aosta con 33 donatori (29,3 nel 2004), il Friuli Venezia Giulia (32,8 nel 2005 contro i 31,3 del 2004), il Veneto (32,5 donatori contro i 28,3 del 2004). E ancora, la Provincia Autonoma di Bolzano con 31,8 donatori (34,6 nel 2004), le Marche con 29,1 donatori contro i 36 dell’anno precedente, la Toscana (28,3 donatori nel 2005 contro i 36,3 del 2004), l’Abruzzo-Molise (26,2 donatori nel 2005 contro i 17,1 del 2004). Infine, la Sardegna che registra 22,1 donatori effettivi per milione di persone quasi come nel 2004 (22,7). Tra le regioni che si attestano intorno alla media nazionale troviamo la Lombardia, che, nel 2005, si assesta su 20,7 donatori per milione di persone contro il 21,3 del 2004. A seguire, con un certo distacco dalla media nazionale, troviamo la Campania con 13,6 donatori (12,1 nel 2004), il Lazio (12,3 donatori nel 2005 contro i 17,6 del 2004), l’Umbria (11,3 donatori contro i 17 dell’anno precedente). Seguono, inoltre, la Basilicata con 8,9 contro gli 11,7 del 2004, la Puglia con 8 donatori contro l’8,5 del 2004, la Sicilia con 7,5 donatori (erano 11,7 nel 2004), la Calabria che passa dai 4,5 donatori del 2004 ai 6,6 del 2005. Ed infine la Provincia Autonoma di Trento con un numero di donatori per milione di persone pari a 5,6 contro l’8,4 dell’anno precedente. OPPOSIZIONE La media nazionale dell’opposizione alla donazione secondo i dati del Centro Nazionale Trapianti al 30 settembre 2005 si attesta quest’anno intorno al 27,8 per cento, registrando aumenti e diminuzioni a seconda delle regioni. Nel dettaglio, la percentuale più alta di opposizioni è quella della Sicilia (61% nel 2005 contro il 43,8% del 2004). A seguire Umbria con il 43,5 per cento (nel 2004 era del 29,7 %), Puglia con il 40% (29,7 nel 2004), Campania con il 38,2% (43,2% dell’anno precedente), Toscana 36,6% (contro il 31,8% del 2004), Abruzzo-Molise con il 36,4% (47,4% nel 2004), Lazio con 35,4% (nel 2004 era del 30,4%). Ancora al di sopra della media nazionale, la Calabria (34,8% nel 2005 contro il 60% del 2004), la Sardegna (28,6% contro il 20,4% del 2004). Al di sotto della media nazionale si collocano le Marche (25,6% nel 2005 contro l’11,6 nel 2004), l’Emilia Romagna (25,4% del 2005 contro 30,8% del 2004), il Piemonte-Valle d’Aosta (23,7% del 2005 contro 33,8% del 2004), la Provincia Autonoma di Bolzano ( 21,4% nel 2005 e 20% nel 2004). E poi il Friuli Venezia Giulia (18,4% delle opposizioni contro il 20% del 2004), il Veneto con il 15,9% (19% nel 2004), la Lombardia con il 15,2% (17,5% del 2004) e poi la Liguria con 13,3% nel 2005 (21,3% del 2004). TRAPIANTI Per quanto riguarda i trapianti, dai dati preliminari al 30 settembre 2005, risultano pari a 3.195 (compresi quelli combinati). Come per le donazioni, anche per l’attività di trapianto negli ultimi anni si è registrato un aumento costante: si è passati dai 1083 del 1992 ai 2627 del 2001; ai 2686 del 2002; ai 2756 del 2003; ai 3217 del 2004. In particolare, per il 2005, inclusi i combinati, 1666 trapianti di rene; 1056 trapianti di fegato (dei quali il 13% trapianti di fegato eseguiti con tecnica split); 364 trapianti di cuore; 95 trapianti di polmone; 72 trapianti di pancreas. Nel 2004 ci sono stati 5 trapianti di intestino e 1 trapianto multiviscerale. LISTE DI ATTESA In Italia, secondo i dati preliminari al 30 settembre 2005 del Centro Nazionale Trapianti, ci sono 8.862 persone in lista di attesa per un trapianto, di cui 6.369 per il rene (il tempo medio di attesa di 2,93 anni e la percentuale di mortalità dei pazienti in lista è di 1,63%), 1557 per il fegato (tempo di attesa medio di 1,40 anni e percentuale di mortalità pari a 6,36 %), 649 per il cuore (tempo medio di attesa di 2,08 anni e una percentuale di mortalità in lista del 9,93%), 194 per il pancreas (tempo medio di attesa di 2,40 anni e una percentuale di mortalità di 1,91 %), 246 per il polmone (tempo medio di attesa di 1,88 e una percentuale di mortalità del 19,17%). L’ITALIA A CONFRONTO CON I GRANDI PAESI DELL’EUROPA (Dati 2004). L’Italia con 21,1 donatori per milione di persone è al secondo posto tra i grandi Paesi europei dopo la Spagna (33) e prima della Francia (21) , della Germania (13) e del Regno Unito (13). E siamo terzi nel mondo dopo Stati Uniti (38,1) e Spagna. Cuore. Con 6.2 trapianti di cuore per milione di persone l’Italia è preceduta dalla Spagna (6.8) ma è prima della Francia (5.6) e della Germania (5). Nel 2004 in Italia sono stati eseguiti 353 trapianti di cuore, contro i 294 della Spagna, i 412 della Germania, i 339 della Francia, i 180 del Regno Unito. Nel 2004 questa la situazione, per numero di pazienti in lista di attesa, Paese per Paese: in Italia sono stati 640; in Germania 613; in Francia 277; in Spagna 113 e nel Regno Unito 111. Rene. L’Italia con 30,6 trapianti di rene da cadavere per milione di persone è preceduta da Spagna (47,8 per milione di persone), e Francia (36,7) ed è seguita dal Regno Unito (24,4) e dalla Germania (24,1). Per quanto riguarda le liste di attesa, nel 2004, ci sono stati 6561 pazienti in lista per un rene in Italia, 9270 in Germania, 5626 in Francia, 4231 in Spagna e 5299 nel Regno Unito. Fegato. L’Italia con 16,2 trapianti di fegato da cadavere per milione di persone è seconda dopo la Spagna con 23,1 e si colloca prima della Francia (13,2) e del Regno Unito (10,7) e della Germania (8,4). Per quanto riguarda le liste di attesa in Italia, nel 2004, ci sono state 1457 persone in attesa di un trapianto di fegato; 1525 in Germania;701 in Spagna; 474 in Francia; e 253 nel Regno Unito.