vietnam - Aiuto alla Chiesa che Soffre

Transcript

vietnam - Aiuto alla Chiesa che Soffre
VIETNAM
Aspetti giuridici e istituzionali
Costituzione e altre leggi dello Stato, in teoria, garantiscono la libertà religiosa, sebbene il
Governo, guidato dal Partito unico comunista, interferisca e reprima le attività che sfuggono al
controllo dello Stato. Come in Cina, le autorità tollerano e rispettano solo i gruppi religiosi
registrati che accettano le restrizioni imposte dall’Esecutivo; l’ordinanza sulle religioni e le fedi
del 2004, concede ai cittadini il diritto di praticare liberamente il proprio credo, ma punisce
qualsiasi atto che leda armonia, tradizioni e cultura del Paese.
Nel 2011 il Governo ha presentato una proposta di revisione del Decreto governativo 22/2005
che regola l’attività delle organizzazioni religiose. Sul tema, il cardinale Jean Baptiste Pham
Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh City, ha reso pubblica il 20 maggio 2011 una sua lettera al
Primo ministro, nella quale esprime perplessità sul progetto di revisione che, reintroducendo il
sistema dell’obbligo delle registrazioni, di fatto annulla i miglioramenti in esso contenuti1.
Nonostante le restrizioni, tuttavia, segnali positivi si sono registrati nel corso del periodo in
esame. Il Governo ha autorizzato la costruzione di centinaia di nuovi luoghi di culto,
l’espansione delle attività di beneficenza e permesso le celebrazioni religiose con più di 100mila
partecipanti2. Dopo oltre 30 anni, nel 2011, la Santa Sede e il Vietnam hanno ristabilito contatti
diplomatici. Il 10 gennaio 2011, il Papa ha nominato nunzio apostolico a Singapore, delegato
apostolico in Malaysia e in Brunei e rappresentante pontificio non-residente per il Viêtnam,
monsignor Leopoldo Girelli. Durante l’anno egli ha visitato tutte le diocesi cattoliche del Paese.
La nomina ha coinciso con il giubileo della Chiesa cattolica vietnamita, alla cui chiusura, il 6
gennaio 2011, presso il Santuario mariano nazionale di La Vang, erano presenti oltre 500mila
fedeli3.
Presenza religiosa
Il cattolicesimo è vitale e in crescita. In questi anni, sono stati costruiti nuovi luoghi di culto ed è
aumentato il numero di coloro che entrano in seminario o in convento. Le statistiche ufficiali
della Santa Sede rivelano che, negli ultimi 5 anni, oltre 1.500 giovani sono entrati nei seminari e
nei centri di formazione per la vita consacrata, con un incremento del 50%. Nel Paese risiedono
un cardinale, due arcivescovi, 23 vescovi diocesani, due vescovi coadiutori, quattro vescovi
ausiliari, 12 vescovi emeriti e circa 4.000 sacerdoti, distribuiti in 26 diocesi. I luoghi di culto sono
oltre 10mila, fra questi vi sono sette seminari e alcuni centri di formazione per il clero.
Le due maggiori comunità protestanti riconosciute dal Governo sono la Chiesa evangelica del
Vietnam del Sud (SECV) e la Chiesa evangelica del Vietnam del Nord (ECVN). Fra le altre realtà
tollerate dal Governo, ci sono: la Vietnam Baptist Convention; la United World Mission Church;
1
AsiaNews, 23/05/2011
Cfr. US Department of State, International Religious Freedom Report 2011, Vietnam
3
Eglises d’Asie, 07/01/2011 ; AsiaNews,10/01/2011
2
la Vietnam Presbyterian Church; la Vietnam Baptist Society, la Chiesa avventista del settimo
giorno; la Vietnam Christian Fellowshp. Nel Paese è anche presente l’Assemblea di Dio,
registrata solo a livello locale e non nazionale.
Il Governo riconosce anche i circa 3mila Testimoni di Geova presenti con 55 congregazione
attive in 18 Province. A Ho Chi Minh City vi è anche una sinagoga che serve una comunità
ebraica di 150 persone, quasi tutti di nazionalità straniera.
Casi di violenze e restrizioni della libertà religiosa
Per la sua diffusione capillare e il grande lavoro culturale e sociale all’interno della società,
cattolici e protestanti sono il gruppo religioso più perseguitato dal Governo. I casi di violazione
della libertà di culto comprendono interruzione della celebrazione di Messe, arresti di
sacerdoti, distruzione di edifici religiosi, confische di terreni, aggressioni contro fedeli, sessioni
di studio forzato per seminaristi e preti.
Iniziato con la distruzione del crocifisso del cimitero della parrocchia di Dong Chiem (70 km a
sud di Hanoi), il 2010 si chiude con una serie di attacchi contro i cristiani impegnati a celebrare il
Natale.
Il 19 dicembre ad Hanoi, circa 2mila protestanti avevano in programma una celebrazione nel
National Convention Centre, nel distretto di Tu Liem, preso in affitto per l’occasione. Ma,
all’ultimo momento, i responsabili della struttura, statale, l’hanno negata e i fedeli si sono messi
a pregare e cantare nella piazza antistante l’edificio. Per disperderli, la polizia li ha picchiati
anche con bastoni elettrici; sei persone, compreso il reverendo Nguyen Huu Bao che avrebbe
dovuto guidare l’incontro, sono state arrestate4. Eventi simili sono accaduti a Thanh Hoa, Nghe
An e Da Nang.
La stessa ostilità è manifestata nei confronti dei cattolici. Ad Ho Chi Minh City le autorità hanno
più volte fatto irruzione nella chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, parrocchia
affidata ai redentoristi. Nel villaggio di Son Lang, Contea di K’Bang (diocesi di Kontum, nel
Vietnam centrale), la polizia ha impedito al vescovo, monsignor Michael Hoang Duc Oanh, di
celebrare la Messa di Natale con i montagnard, nonostante la preventiva autorizzazione delle
autorità, che il 21 dicembre avevano permesso al prelato di officiare laMmessa in un villaggio
vicino5.
Violenze, arresti e discriminazioni si susseguono durante tutto il 2011. I casi più frequenti
riguardano le proprietà della Chiesa cattolica, spesso reclamate dallo Stato per soddisfare la
fame di denaro del governo e lo sviluppo sfrenato del Paese.
Il Governo distrugge chiese e conventi per impadronirsi dei terreni
Rifacendosi al principio comunista «tutta la terra appartiene al popolo ed è gestita dallo Stato
per il benessere del popolo», le autorità trasformano i beni degli enti religiosi in alberghi,
ristoranti e night club, senza che le vittime possano opporsi. Lo stesso metodo è applicato a
4
5
Eglises d’Asie, 22/12/2010
AsiaNews, 27/12/2010
tutte le minoranze etniche e religiose che tentano di emanciparsi, chiedendo terreni di
proprietà.
Defraudati del loro cimitero e delle loro case per lasciare il posto a un centro turistico di lusso,
nel 2011 i cattolici della parrocchia di Con Dau (città di Da Nang) hanno subito ancora violenze. Il
26 gennaio, il tribunale popolare locale, ha confermato il carcere per sei cattolici vittime di
esproprio coinvolti negli scontri fra polizia e cittadini avvenuti, nel maggio 2010, durante il
tentativo di confisca dei terreni della parrocchia. Fonti locali parlano di un processo-farsa nel
quale il tribunale non ha neppure esaminato le prove presentate dal difensore dei sei imputati,
diritto che era stato negato anche in primo grado. Nei giorni precedenti l’appello, comunità
cattoliche hanno organizzato veglie di preghiera, in particolare nella parrocchia di Thai Ha, ad
Hanoi, anch’esse vittime di espropri da parte del Governo6. Il 26 giugno i parrocchiani di Con
Dau hanno inviato una lettera alla Conferenza episcopale, affinché raccontasse a tutti i cattolici
del mondo, la loro situazione. Oltre a quella del cimitero già requisito, il Governo ha confermato
la demolizione di tutte le case site all’interno della parrocchia; anche la chiesa, risalente al XIX
secolo sarà demolita per lasciare il posto a un resort di lusso.
Al centro di una disputa con le autorità comunali finita con l’espropriazione di terreni che la
chiesa possedeva dal 1928 e un processo-farsa che ha condannato otto cattolici, nell’ottobre
2011, la parrocchia di Thai Ha è di nuovo sotto attacco. Il giorno 8, padre Joseph Nguyễn Văn
Phượng, parroco di Thai Ha, veniva convocato nella sede del Comitato popolare del quartiere di
Dong Da e informato che su un terreno appartenente all’ordine dei Redentoristi – che reggono
la parrocchia fin dalla fondazione – sarebbe stato costruito un impianto per il trattamento delle
acque usate dall’ospedale della zona. Nei giorni seguenti, una 50ina di fedeli ha organizzato una
manifestazione di protesta sul terreno oggetto dell’esproprio; il parroco aveva scritto al
Comitato del popolo di Dong Da per chiedere di rinunciare al progetto e di restituire alla chiesa i
terreni che le sono stati sottratti. Manifestazioni e appelli sono proseguiti per tutto il mese di
ottobre.
Il 3 novembre 2011 centinaia di poliziotti e militari con cani e picchiatori, seguiti da una troupe
della televisione statale, hanno attaccato il monastero di Thai Ha, fracassando il portone e
facendo irruzione nell’edificio. Padre John Luu Ngoc Quynh, fratel Vincent Vu Van Bang e fratel
Nguyen Van Tang, furono picchiati e insultati dai poliziotti che reagirono così al tentativi dei
padri di fermare l’assalto, interrotto soltanto dopo l’intervento di migliaia di cattolici giunti
dalle parrocchie circostanti. Nonostante la condanna delle violenze da parte dell’arcidiocesi di
Hanoi7 e vari appelli alla calma, il 16 novembre la polizia aveva bloccato le strade che
conducono al monastero. La notte precedente le autorità locali e responsabili dell’ospedale
avevano invitato i rappresentati della comunità di Thai Ha a una riunione per risolvere la
controversia. In poche ore, ben 600 poliziotti e funzionari del governo locale sono giunti nella
parrocchia dei Redentoristi, occupando i terreni della parrocchia. Per evitare manifestazioni, le
forze dell’ordine hanno minacciato e allontanato chiunque si fosse avvicinato alla parrocchia.
Nonostante questo, centinaia di fedeli hanno continuano a recarsi a Thai Hà per pregare e
venerare la Madonna del Perpetuo Soccorso. Per intimidirli, i funzionari del partito comunista
locale hanno fatto di nuovo irruzione nel monastero, spezzatoo il crocefisso di Dồng Chiêm,
6
7
AsiaNews, 27/01/2011
Eglises d’Asie, 07/11/2011
versato spazzatura sulla statua della Vergine e profanato l’Eucarestia, portata dalla cattedrale
di Hanoi8.
Il 18 novembre migliaia di persone hanno protestato davanti alla sede del Comitato del popolo
ad Hanoi chiedendo giustizia per la parrocchia di Thai Ha e l’annesso monastero redentorista e
denunciando la campagna di diffamazione contro la Chiesa cattolica lanciata dalla TV di Stato9.
Il 2 dicembre, padre Joseph Nguyễn Văn Phượng, parroco della parrocchia di Thái Hà, e
centinaia di parrocchiani si sono recati nella sede del Comitato del popolo di Hanoi per
presentare una protesta ufficiale e denunciare gli atti di vandalismo e gli espropri illegali.
Furono sì ricevuti dalle autorità che depositarono la richiesta, ma una volta usciti dall’edificio, il
gruppo era stato circondato dalla polizia: padre Joseph Nguyễn Văn Phượng, padre Lương Văn
Long, il religioso Vũ văn Bằng e circa 30 parrocchiani, furono arrestati. I laici furono, in parte,
forzatamente fatti salire su un autobus e portati al Đông Anh Humanity Rehabilitation Centre,
altri furono condotti al lago di Hoàn Kiếm.
Questi soprusi contro i redentoristi e i parrocchiani di Thai Ha hanno suscitatato un’onda di
solidarietà sia in Vietnam che all’estero. L’arcivescovo di Hanoi, monsignor Peter Nguyen Van
Nhon, ha scritto una lettera in difesa dei diritti dei religiosi, lo stesso ha fatto il vescovo di
Kontum, monsignor Michael Hoang Duc Oanh. Il vescovo emerito di Thai Binh, monsignor
Francis Nguyen Van Sang, si è recato personalmente alla chiesa. Veglie di preghiera sono state
organizzate in varie località del Vietnam, negli Stati Uniti e in Australia.
Un altro caso di violazione della libertà religiosa legato agli espropri di terreni della Chiesa
cattolica, si è verificato nella parrocchia di Cau Ram, diocesi di Vinh, nel nord del Vietnam. Qui le
autorità hanno espropriato nel 2009 i terreni per realizzare un parco al cui interno sorgerà un
monumento dedicato ai soldati dell’esercito vietnamita. Durante la guerra del Vietnam, la
chiesa di Cau Ram fu trasformata in una base militare, diventando poi un bersaglio dell’esercito
statunitense. Al termine del conflitto, il Governo dichiarò l’area «luogo della memoria» da
«preservare e proteggere per le generazioni future, in memoria dei crimini della guerra
americana». Il Governo ha sempre ignorato le richieste di restituzione dei terreni da parte dei
cattolici. La zona è stata dapprima suddivisa in lotti per la realizzazione di una strada che
collega Hanoi con la casa natale di Ho Chi Minh, distante circa 330 km in direzione nord. In
seguito, le autorità locali hanno autorizzato la costruzione di un complesso abitativo, con
appartamenti privati del valore di milioni di dollari da destinare a funzionari governativi. Le
proteste levate dai cattolici negli ultimi due anni, hanno portato all’interruzione del progetto10.
Dopo anni di appelli e manifestazioni, il 27 luglio 2011 il Governo provinciale di Nghe An, ha
deciso di realizzare un parco pubblico con al centro il monumento dedicato ai soldati.
Come già accaduto per i casi di Con Dau e Thai Ha, l’atteggiamento del Governo genera
proteste di cattolici e attivisti per la libertà religiosa e i diritti umani: l’8 agosto oltre 5mila fedeli
delle parrocchie di Cau Ram, Yen Dai e Ke Gai, hanno organizzato ad Hanoi una grande
manifestazione per chiedere la fine degli espropri e la restituzione delle proprietà della Chiesa,
denunciando le operazioni segrete della polizia, mirate all’arresto senza mandato di giovani
attivisti11.
8
AsiaNews, 24/11/2011
Eglises d’Asie, 09/11/2011
10
AsiaNews, 25/05/2010
11
Eglises d’Asie ; AsiaNews , 08/08/2011
9
Espropri e demolizioni hanno colpito anche la congregazione delle suore di San Paolo che
hanno il convento nel centro di Hanoi. L’edificio era stato confiscato nella sua quasi totalità dal
governo comunista nel 1954, ma alcuni anni orsono il Governo ne aveva concesso una piccola
parte alle suore che nel tempo avevano aperto un dispensario per i poveri, una residenza per
bambini orfani e strutture di accoglienza per ragazze. Dal maggio 2011, il Governo minaccia di
demolire tutto il complesso per far nascere un ospedale di quattro piani. In questi anni, le suore
hanno presentato petizioni alle autorità per riavere indietro la proprietà, ma non hanno mai
ricevuto risposta12. Da segnalare, che vittime di espropri sono soprattutto i cittadini, spesso
impotenti di fronte all’arroganza delle autorità.
Su questo tema, unica nota positiva del 2011 è la costruzione di una nuova chiesa per i cattolici
di Tam Toa. Lo storico edificio della parrocchia, semidistrutto durante la guerra, proclamato
«memoriale a ricordo dei crimini americani», nel 2009 fu al centro di ripetuti attacchi contro i
fedeli, con feriti e arresti. Nel febbraio 2011 il Comitato del popolo della Provincia aveva deciso
di concedere alla diocesi un terreno nel centro della città.
Il conflitto fra cattolici patriottici e cattolici fedeli al Papa
Per combattere la Chiesa cattolica e scoraggiarne l’operato in difesa della libertà religiosa e dei
diritti umani nel Paese, il Governo tenta da anni di emulare la Cina, istituendo una sorta di
chiesa patriottica indipendente dalla Chiesa di Roma. Il problema dei «preti di Stato» ferisce i
cattolici vietnamiti ed è combattuto dai sacerdoti e dalle autorità ecclesiastiche che mirano a
mantenere l’unità e la fedeltà al Papa.
Questi religiosi usano e abusano dei beni della Chiesa e del loro ruolo, per sostenere il Partito
comunista, dal quale, in cambio, ricevono aiuti di ogni genere e che, con il loro comportamento,
allontanano i fedeli. Degli oltre 2.800 sacerdoti cattolici vietnamiti, alcune centinaia hanno
aderito negli anni al Comitato di solidarietà dei cattolici vietnamiti (CSVC), un organismo filoregime che vuole creare una Chiesa separata da Roma sul modello di quella cinese.
Il fatto più evidente è la candidatura di diversi sacerdoti alle elezioni dell’Assemblea del Popolo
avvenute nel maggio 2011. In marzo, si presentano in tre: padre Tran Manh Cuong della diocesi
di Ban Me Thuot, padre Le Ngoc Hoan, di Bui Chu – entrambi già membri del Parlamento – e
padre Phan Khac Tu, dell’arcidiocesi di Saigon, che partecipa per la prima volta alle elezioni13. La
sua candidatura è quella che ha sollevato maggiore clamore nell’opinione pubblica;
responsabile di «Cattolici e popolo» – rivista fondata nel 1975 al momento dell’unificazione del
Paese con il sostegno del Governo – padre Tu è divenuto noto per le sue frequenti critiche
contro Giovanni Paolo II e il Vaticano.
La sua campagna elettorale pone l’accento sul suo coinvolgimento nella guerra, dal momento
che egli sostiene di aver gestito durante il conflitto una piccola fabbrica di bombe a mano da
usare contro i soldati americani. In un’intervista al giornale governativo «Vietnam Net», padre
Tu esprime il suo orgoglio per averla gestita all’interno di una chiesa di Saigon, senza suscitare i
sospetti né del Governo né della CIA. Il sacerdote, membro del Partito comunista, è stato a
12
13
AsiaNews, 18/05/2011
AsiaNews, 28/04/2011
lungo il pastore della chiesa dei Martiri vietnamiti di Vuon Xoai, una delle più grandi di Ho Chi
Minh City. É ritenuto essere il padre di due bambini avuti da una donna che ha pubblicamente
confermato il suo rapporto con lui. Dopo numerose pressioni affinché ci fosse un’azione
disciplinare nei confronti del sacerdote, in aprile l’arcidiocesi ha rimosso padre Tu dai suoi
incarichi parrocchiali14.
Nonostante gli appelli dei vescovi e le proteste dei fedeli che spesso disertano le messe tenute
dai «preti di Stato», fra aprile e maggio è aumentato il numero di quelli impegnati a sostenere i
candidati all’Assemblea. Uno di essi, pare Vincent Pham Van Tuyen, della diocesi di Thai Binh
(nel nord del Vietnam) ha sospeso la recita del rosario per invitare i suoi parrocchiani a
partecipare a un incontro elettorale. Il sacerdote è membro di rilievo del Fronte popolare della
provincia e in precedenza era stato parroco di Pho Hien, nella provincia di Hung Yen, fino a
quando nella sua chiesa non è andato più nessun fedele. «Dal momento che padre Tuyen
lavorava per il Governo – ha dichiarato uno dei suoi ex-parrocchiani – nessuno voleva più
andare da lui a confessarsi, nel timore che avrebbe riferito il contenuto alla polizia […] Ci
chiedevamo se i sacramenti amministrati da lui fossero validi o meno validi e stare per anni
senza confessarci e senza fare la comunione, pian piano ci ha portati ad allontanarci dalla
fede»15.
Dopo le elezioni del 22 maggio2011 saranno in totale sette i sacerdoti eletti nell’Assemblea
nazionale o nei Consigli provinciali: padre Do Quang Chi a Ho Chi Minh City e padre Phan Dinh
Son eletti a Can Tho, città nel sud del Paese; padre Nguyen Van Vinh, padre Nguyen Van Hau e
padre Hoang Thai Lan, rispettivamente delle diocesi di Nha Trang, Ba Ria e Vinh, che hanno
mantenuto i loro seggi a Khanh Hoa, Ba Ria-Vung Tau e Quang Binh. Ad essi si aggiungono altri
20 sacerdoti che hanno ottenuto incarichi di rappresentanza a livello minore. Tuttavia, non tutti
i sacerdoti candidati alle elezioni hanno conquistato un posizione all’interno del Parlamento o
nei Consigli: oltre alla sconfitta di padre Phan Khac Tu, vi è anche quella di padre Tran Van Qui a
Hue, ottenuta grazie a una fortissima campagna di opposizione sferrata dai cattolici locali,
contrari alle candidature dei sacerdoti.
Per allontanare i giovani sacerdoti dalla Chiesa fedele al Papa, il Governo non si limita a
promesse di potere e denaro. Sessioni di studio sul Partito comunista e sulla sicurezza
nazionale, il patriottismo e il ruolo dei cittadini nella società, sono all’ordine del giorno. Il 6
aprile, il quotidiano «Dai Doan Ket» [Grande unità], voce del Fronte patriottico vietnamita, ha
pubblicato la notizia che «191 seminaristi del seminario maggiore di St. Quy nella provincia di
Can Tho, hanno cominciato un programma-pilota sulla sicurezza nazionale che durerà fino all’8
maggio». Con questo atteggiamento il Governo mira a contrastare l’aumento delle iscrizioni nei
seminari, avvenuto in seguito all’ammorbidimento delle restrizioni che erano in vigore: ad
esempio, dal 2005 il seminario maggiore san Giuseppe di Hanoi può permettere l’ingresso di
nuovi studenti ogni anno, invece che ogni due o tre, come previsto in precedenza. Anche quello
di san Giuseppe a Ho Chi Minh City, riaperto nel 1986 dopo una chiusura durata 11 anni, dal 2007
gode dello stesso “privilegio”. I più recenti dati statistici, del 2009, mostrano che i giovani che
studiano nei sei seminari maggiori del Paese sono saliti dai 1.580 del 2002 ai 2.186 del 2009.
Arresti arbitrari di sacerdoti, laici cattolici e attivisti per i diritti umani
14
15
AsiaNews, 03/05/2011
AsiaNews, 03/06/2011
Anche nel 2011 è continuata la repressione verso qualsiasi forma di dissenso e richiesta pacifica
di riforme democratiche e di rispetto dei diritti umani. Arresti, perquisizioni e retate si sono
intensificate in occasione dell’XI Congresso del Partito comunista tenutosi dal 12 al 17 gennaio.
In quei giorni, la polizia ha fermato decine fra attivisti per i diritti umani, blogger, giornalisti. Fra
loro c’era Cu Huy Ha Vu, avvocato e difensore dei diritti umani accusato di propaganda contro
lo Stato per aver pubblicato articoli e aver rilasciato interviste a giornali stranieri miranti a
«diffamare l’autorità del governo popolare, conducendo una guerra psicologica mirata a
rovesciare il regime e chiedendo un sistema multipartitico». L’avvocato e sua moglie sono noti
ai cattolici vietnamiti, perché, nel 2010, si erano offerti – il Governo aveva però negato loro il
permesso – per difendere dei parrocchiani arrestati durante gli scontri di Con Dau.
Durante il processo-farsa, in tutto il Paese si sono svolte veglie di preghiera e manifestazioni
pacifiche. Il 4 aprile, in una seduta a porte chiuse durata solo quattro ore, Ca Huy Ha Vu è stato
condannato a sette anni di carcere. Fuori dal tribunale, migliaia di persone, fra cui molti
cattolici, hanno protestato contro la sentenza; per evitare disordini, la polizia ha attaccato i
manifestanti e arrestato 29 attivisti cattolici giunti per seguire il processo, tra cui Le Quoc Quan,
noto avvocato che aveva da poco presentato domanda per candidarsi al Congresso come
cattolico. Tutti sono stati liberati il 13 aprile 201116. Durante i giorni di detenzione i padri
redentoristi hanno organizzato Messe e veglie di preghiera in tutto il Paese, chiedendo giustizia
per Ca Huy Ha Vu e per i giovani attivisti arrestati e picchiati, solo perché volevano seguire il
processo contro l’avvocato.
Per la seconda volta, il 26 luglio, le autorità hanno arrestato padre Nguyen Van Ly, sacerdote fra
i membri fondatori del “Blocco 8406”, Movimento che chiede la fine del Partito unico in
Vietnam. In carcere dal 2007 per una condanna a 8 anni, il sacerdote era stato rilasciato nel
marzo 2010 a causa delle sue gravi condizioni di salute, con l’obbligo di un anno di arresti
domiciliari nell’ufficio del vescovo. Dalla sua residenza coatta, padre Ly ha ripreso a inviare
scritti denunciando il Partito comunista e il Governo di gravi violazioni dei diritti umani. Scaduto
il termine, la polizia lo ha ricondotto nella prigione di Hà Nam, nel distretto di Kim Bảng,
provincia di Hà Nam17.
Il 24 dicembre 2011, Pierre Nguyên Dinh Cuong, un giovane di una parrocchia di Vinh è stato
rapito mentre si recava a casa di un medico, suo amico. Tre uomini in borghese lo hanno
ammanettato e caricato su un taxi. Secondo gli amici, l’accaduto è attribuibile alla sicurezza
pubblica avvezza a metodi “da rapimento”. L’arresto, infatti, è avvenuto senza mandato e
tanto meno i parenti di Pierre sono stati informati del luogo dove il giovane è detenuto. Il
giovane era impegnato con attività caritative e sociali del Centro Giovanni Paolo II per la difesa
della vita. Il caso di Pierre Cuong è analogo a quello di altri 15 rapiti, nove dei quali della diocesi
di Vinh; fra loro alcuni avevano dato sostegno a Cu Huy Ha Vu18.
Oltre ai cristiani e altri gruppi religiosi, lo Stato perseguita anche i buddisti, religione di
maggioranza, e i membri di sette religiose considerate sovversive, come il Falun Gong –
movimento spirituale fondato su una mescolanza di buddismo, taoismo e confucianesimo – che
nel Paese ha alcune centinaia di membri. Il Movimento non è riconosciuto dal Governo che, su
16
Eglises d’Asie, 08/04/2011
AsiaNews, 26/07/2011
18
Eglises d’Asie, 28/12/2011
17
pressione di quello cinese, ha avviato già da alcuni anni, una dura campagna di repressione
contro i suoi seguaci.
Il 12 novembre 2011, il tribunale di Hanoi ha condannato due attivisti del Movimento a tre e due
anni di reclusione. Accusati di aver collaborato a un programma radio che trasmette
informazioni in Cina, il 31 enne Vu Duc Trung e suo cognato, Le Van Thanh, 36enne, erano stati
arrestati in giugno. Alcuni giorni prima, la polizia aveva arrestato 40 membri del Falun Gong,
mentre protestavano davanti al tribunale19.
Il 14 dicembre 2011 nella provincia di An Giang, nel sud del Paese, due attivisti buddisti sono stati
condannati a cinque e tre anni di prigione, per il loro impegno pro-libertà religiosa. Arrestati in
aprile, Nguyen Van Lia e Tran Hoai An, fanno parte della chiesa buddista Hoa Hao, riconosciuta
dallo Stato che ne ha autorizzato la pratica del culto; tuttavia, negli scorsi anni, un gruppo di
fedeli ha deciso di affrancarsi dal movimento ufficiale per protestare contro il controllo delle
autorità sulle religioni. Secondo l’agenzia Radio Free Asia, i due attivisti diffondevano materiale
contro le autorità comuniste, accusandole di perseguitare qualsiasi tipo di religione tenti di
sfuggire al loro controllo20.
Il sistema repressivo non si serve soltanto di arresti arbitrari, processi farsa ed espropri coatti:
chi viene perseguitato o incarcerato dal regime, vede spesso negati diritti umani fondamentali
che vanno dai contatti con i familiari al divieto di accedere a cure mediche. Un esempio è il caso
di tre cristiani protestanti della Agape Baptist Church (ABC) del villaggio di Lai Tao (My Duc,
Hanoi) rimasti feriti durante un attacco di teppisti e ai quali sono state negate le cure in
ospedale. Nell’assalto, una di essi, Nguyen Thi Lan, ha riportato la frattura del bacino e delle
lesioni agli organi interni. La Thi Lan è una ex-funzionaria locale del Partito comunista,
convertitasi nel 2010 al cristianesimo, e la cui testimonianza di fede ha spinto oltre 50 persone a
chiedere il battesimo. Il suo modo di essere e il suo operato hanno attirato l’attenzione di uno
dei leader del villaggio, colluso con criminali e membri del Partito, il quale, accompagnato dal
figlio, ha guidato una spedizione punitiva alla casa di preghiera cristiana e picchiato in modo
selvaggio gli occupanti, fra i quali la donna, il pastore Nguyen Danh Chau, e una terza persona.
Sebbene feriti gravemente, ben tre ospedali di Hanoi hanno rifiutato di curarli, costringendoli a
un lungo viaggio verso Ho Chi Minh City.
La campagna di repressione contri i cristiani Hmong
I Hmong, una comunità di 790mila persone, sono uno dei 53 maggiori gruppi etnici del Vietnam;
concentrati nel nord-ovest del Paese e nel Laos, nel corso della guerra hanno collaborato con
l’esercito americano. Alla fine del conflitto, molti di essi sono emigrati negli Stati Uniti, mentre
per coloro che sono rimasti, la vita è al di sotto del livello di povertà. Come altre minoranze
etniche, i Hmong hanno ricevuto l’educazione dai missionari cattolici e protestanti e molti di
essi si sono poi convertiti. Il Governo li perseguita da anni, accusandoli di essere separatisti,
istigati da «reazionari che ingannano la credulità popolare spargendo voci sulla presenza di un
potere sovrannaturale, invocando un impero separato del popolo Hmong».
Per tutto il 2011, le autorità hanno operato con arresti e violenze, culminate fra aprile e maggio
con la repressione di alcune manifestazioni pacifiche a Muong Nhe, nella provincia di Dien Bien.
19
20
AsiaNews, 12/11/2011
Radio Free Asia, 13/122011; AsiaNews, 14/12/2011
Il 30 aprile in circa 8.500 Hmong – cristiani, protestanti e animisti – si sono riuniti per pregare e
chiedere riforme e libertà religiosa. La manifestazione venne interrotta da un violento
intervento dell’Esercito popolare e delle forze di sicurezza, intervento che ha causato 49 morti
e centinaia di arresti. Molti dei fermati sono deportati in località sconosciute in Vietnam e in
Laos dove secondo Christy Lee – direttore esecutivo della Hmong Advance, Inc. di Washington,
D.C. – potrebbero essere «torturati, uccisi o semplicemente sparire»; tra gli arrestati vi sono
anche alcuni ministri straordinari dell’eucaristia che servono quattro comunità cattoliche della
regione. Nella zona ci sono un migliaio di cattolici registrati che vivono in quella che è chiamata
«la zona bianca», nella quale il livello di repressione della libertà religiosa è il più alto del Paese21.
21
AsiaNews, 09/05/2011