Michele Izzo, direttore generale Ga.Fi. Sud: “Quest`anno puntiamo a

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Michele Izzo, direttore generale Ga.Fi. Sud: “Quest`anno puntiamo a
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Michele Izzo, direttore generale Ga.Fi. Sud: “Quest’anno
puntiamo a crescere del 20%”
Paolo Tosatti
Oltre 2.000 soci, 110 milioni di garanzie rilasciate, 9 uffici territoriali in
Campania e in Puglia. Sono questi alcuni dei numeri che fanno di
Ga.Fi. Sud uno degli organismi di garanzia più efficienti di tutto il
Mezzogiorno e il primo intermediario finanziario vigilato dalla Banca
d’Italia della regione campana. Con il direttore generale Michele Izzo
parliamo dei progetti in cantiere e delle sfide che attendono la società
cooperativa nel prossimo futuro.
Come si è chiuso il bilancio 2014?
Quello passato è stato per noi un anno importante, durante il quale,
malgrado la difficile situazione congiunturale e di mercato, abbiamo
registrato una crescita delle garanzie di oltre il 22%. Certamente
sull’attività ha pesato il cattivo stato di salute delle imprese, che ha
determinato un aumento di oltre il 40% del numero di pratiche declinate. In aggiunta a ciò il portafoglio delle
garanzie ha visto un incremento del 35% delle posizioni deteriorate. Tutto questo ha portato a un disavanzo
modesto, intorno ai 200.000 euro. A mio parere, visto il complicato contesto in cui ci siamo trovati a operare,
siamo riusciti comunque a raggiungere buoni risultati, utilizzando al meglio la leva della copertura del rischio e
ottenendo un miglioramento dell’indice di copertura patrimoniale, con un Tier1 pari al 25,46% rispetto al 22,10 del
2013. Ancora, le operazioni eseguite nel corso dell’anno sono state oltre 1.500, in crescita del 21% sui dodici
mesi. Il margine di intermediazione è migliorato del 45% e i costi operativi si sono contratti del 20% grazie a
un’operazione di efficientamento della gestione, affiancata a un’attività di sviluppo commerciale.
Avete anche aumentato i presidi territoriali…
Sì, dopo aver coperto con sette uffici l’intero territorio campano, nel corso del 2014 abbiamo aperto due uffici in
Puglia, uno a Foggia all’inizio dell’anno e un altro a Bari a settembre. Queste due realtà hanno già cominciato a
dare i loro frutti: nei primi tre mesi del 2015 è stato coperto il 70% del budget previsto per l’intero anno.
Continuerete questa espansione nei prossimi mesi?
I progetti di sviluppo non prevedono per quest’anno nuove aperture, perché vogliamo prima consolidare le
posizioni raggiunte. Il piano industriale punta comunque a una crescita del 20% nel 2015, un risultato che
contiamo di raggiungere presidiando al meglio i territori in cui siamo presenti e aumentando ulteriormente il
nostro impegno in favore delle imprese associate. In quest’ottica rientra anche la proficua collaborazione che
abbiamo avviato con Confidi Regione Campania. L’obiettivo è quello di accrescere sempre più le intese operative,
con vantaggi per noi e per tutti i nostri soci.
Negli ultimi anni i confidi “hanno perso terreno” rispetto alle banche. Questo terreno si può recuperare?
La “crisi di identità” che il sistema dei confidi sta attraversando non è dovuta esclusivamente alle difficoltà che le
imprese hanno nell’accesso al credito. Un altro elemento determinate è rappresentato dalla normativa vigente,
che negli ultimi anni ha portato a un ridimensionamento del ruolo dei confidi in favore delle banche. La disciplina
recente ha posto sullo stesso piano la garanzia diretta e la controgaranzia e questo ha giocato nettamente a
sfavore dei consorzi di garanzia fidi. Tutto questo però ha avuto un prezzo, perché oggi il Fondo centrale di
garanzia si trova oberato da una serie di posizioni problematiche che prima venivano filtrate dai confidi e che
adesso invece le banche scaricano sul fondo stesso senza compiere alcun tipo di selezione a monte del credito. I
confidi possono tornare a ricoprire una posizione di primo piano nella filiera del credito se la legge riconoscerà
loro un qualche vantaggio rispetto alle banche. In questo senso dovrebbe essere emanato a breve un decreto del
ministero dell’Economia che garantisce appunto alle controgaranzie offerte dai consorzi un vantaggio temporale
rispetto alle garanzie dirette degli istituti di credito, come avveniva in passato.
E per quanto riguarda le misure di patrimonializzazione previste dal governo?
Come noto la Legge di Stabilità ha previsto dei fondi specificamente diretti alla patrimonializzazione. E tuttavia da
un anno e mezzo si discute sui criteri di assegnazione senza trovare il bandolo della matassa. Al di là di questi
contributi, che rappresentano certamente un aiuto importante ma non offrono una soluzione duratura, quello sui
cui mi sembra necessario riflettere, in questa fase storica, è la possibilità da parte dei confidi di cominciare a
dilatare le proprie attività. I consorzi non devono più limitarsi a svolgere il ruolo di garanti su cui le imprese
possono scaricare una parte del rischio ma devono dedicarsi anche ad altre attività collegate al credito, in modo
da ritagliarsi una posizione di primo piano all’interno della filiera, non come antagonisti ma come partner delle
banche.
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