Cooperazione allo sviluppo e collaborazione

Transcript

Cooperazione allo sviluppo e collaborazione
COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E
COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE
I Rapporti di cooperazione tra Italia e Croazia
Tesi di laurea di Mirko Spiga
Professore relatore Gianfranco Sabattini
2
INDICE
Introduzione
1.
La cooperazione allo sviluppo
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
Cosa s’intende per cooperazione allo sviluppo
La politica di cooperazione in Europa
La cooperazione allo sviluppo in Italia
Gli strumenti per la Cooperazione
Un nuovo modo di cooperare – la cooperazione decentrata
2.
Un modello di cooperazione allo sviluppo: La Croazia
2.1
2.2
2.3
La storia della Croazia
La politica Croata
L’economia Croata
2.3.1 Commercio con l’estero
2.3.2 I Principali prodotti importati
2.3.3 I Principali prodotti esportati
2.3.4 Interscambio commerciale con l’Italia
2.3.5 Investimenti diretti
2.3.6 Investimenti diretti Italiani
I Principali progetti Italiani a sostegno dello sviluppo
economico della Croazia
pag. 3
”
”
”
”
”
”
5
5
6
6
7
7
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
9
9
10
11
13
14
15
15
16
18
”
19
Conclusione
”
25
Allegato 1
Allegato 2
”
”
27
29
Bibliografia
”
31
2.4
1
2
INTRODUZIONE
La cooperazione allo sviluppo è uno strumento indispensabile per avviare dei rapporti
economici tra i paesi sviluppati e i paesi sottosviluppati, con l’intento di costruire
progetti utili allo sviluppo economico . Come gli economisti ci insegnano, una manovra
economica coordinata tra due o più paesi da risultati maggiori rispetto a quanto si
potrebbe ottenere se ogni paese conducesse la propria politica senza il coordinamento
con gli altri paesi. Proprio attraverso questo processo è possibile sostenere un
programma di crescita dei paesi meno sviluppati. L’esperienza, le conoscenze e le
risorse che i paesi sviluppati hanno messo a disposizione dei paesi in via di sviluppo
possono dare il giusto stimolo verso la crescita.
L’obiettivo di questa tesi è di illustrare il problema della cooperazione allo sviluppo e i
possibili strumenti per attuarla.
La tesi partirà dalle recenti teorie economiche, per poi disegnare il quadro normativo
presente in Europa e in Italia.
In seguito si prenderà in considerazione la situazione storica, politica ed economica
della Croazia e i rapporti di cooperazione che sono stati avviati da quest’ultima con
l’Italia.
L’analisi storica, politica ed economica di un paese è di fondamentale importanza per
meglio comprendere le migliori linee d’azione da adottare e per capire le reali
problematiche esistenti.
In conclusione si cercherà di analizzare i margini di miglioramento che sono necessari
affinché lo sviluppo possa essere duraturo nel tempo.
Colgo occasione per ringraziare l’E.R.S.U. che mi ha dato l’ opportunità di recarmi in
Croazia e grazie a questo capire più da vicino la reale situazione economica del Paese.
3
4
1. LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
1.1 Cosa s’ intende per cooperazione allo sviluppo
Il termine cooperazione implica un’interazione tra due soggetti per il raggiungimento di
uno scopo, che in questo caso è proprio lo sviluppo. Il termine cooperazione implica
quindi che il processo di sviluppo non deve e non può essere promosso e realizzato
unilateralmente: i soggetti coinvolti devono provenire sia dai Paesi più ricchi, sia dai
Paesi beneficiari per poter individuare al meglio gli interventi da realizzare e per
garantire che detti interventi siano duraturi e rispettosi della cultura locale1.
Oggi il concetto di sviluppo generalmente accettato è quello di sviluppo umano,
concetto che, se non esclude del tutto il concetto di sviluppo economico, non si riduce
però a quest’unico aspetto.
Infatti, l’approccio allo sviluppo umano trova il suo fondamento nella convinzione che
debbano essere ampliate le opportunità a disposizione dei singoli individui che
appartengono ai Paesi più poveri, attraverso la formazione ed il potenziamento delle
capacità umane.
Ogni individuo, secondo quest’approccio, deve essere messo nella condizione di
condurre una vita sana, di acquisire competenze e di accedere alle risorse necessarie per
condurre una vita degna e per contribuire allo sviluppo del suo Paese.
I principi fondamentali su cui si basa quest’approccio sono quattro:
Eguaglianza, perché lo sviluppo umano deve essere un processo di ampliamento delle
opportunità per tutti, senza alcuna discriminazione.
Sostenibilità, il processo di sviluppo deve autorigenerarsi in modo tale da garantire le
basi per il suo perdurare nel tempo e, quindi, permettere a tutte le generazioni di
beneficiarne. Un tema attuale è quello della sostenibilità ambientale: il processo di
sviluppo non deve compromettere il nostro ecosistema e deve quindi essere armonizzato
con i mezzi che offre la natura e, al tempo stesso, esserne rispettoso.
Partecipazione, questo principio è fondamentale nel contesto dello sviluppo umano.
Partecipazione, intesa in questo caso in senso lato e non solo riferito al concetto di
partecipazione politica, significa che tutti gli individui devono essere coinvolti in
profondità nei processi economici, sociali, culturali e politici che li riguardano. La
partecipazione è una garanzia della sostenibilità del processo di sviluppo, perché solo
1
Rif. Centro di Ateneo Cooperazione allo Sviluppo.
5
attraverso la partecipazione gli individui possono essere artefici del loro futuro e
moltiplicatori di sviluppo.
Produttività; per garantire uno sviluppo che non sia distorto, occorre che gli individui
siano messi in condizione di partecipare ai processi economici in maniera attiva e, in
particolare, devono essere messi nella condizione di accedere ad un impiego remunerato
per poter soddisfare i bisogni fondamentali.
1.2 La politica di cooperazione in Europa
La politica di cooperazione in Europa è stata avviata nel 1957, nell’ambito delle
relazioni tra la Comunità e alcuni Paesi dell’emisfero Sud del mondo che si
emancipavano dai rapporti di dipendenza coloniale verso Stati membri della stessa
Comunità europea. Prima sotto l’influsso di una politica selettiva determinata in
particolare dalla Francia (Africa), poi spinta dalla Gran Bretagna ad allargare gli
orizzonti ad altri continenti, la Comunità ha acquistato progressivamente velocità
coinvolgendo tutto il mondo cosiddetto in via di sviluppo. Il sistema di associazione ai
paesi africani, dei Caraibi e del Pacifico (Convenzione di Lomé, oggi allargata a 71
paesi ACP) è stato affiancato, nella seconda metà degli anni ’70, da un impegnativo
programma di aiuti finanziari e tecnici con l’America latina e l’Asia (PVS-ALA), poi
con il Mediterraneo, il Vicino Oriente e l’Europa dell’Est, a partire dagli anni ’90.2
Le linee d’azione dell’unione europea in materia di Cooperazione allo Sviluppo sono
contenute nel titolo XX3 del trattato che istituisce la Comunità Europea. Secondo il testo
del trattato la politica di Cooperazione allo Sviluppo dell’ Unione Europea è incentrata
nello sviluppo economico e sociale sostenibile dei Paesi in via di sviluppo. Il trattato
segna le linee guida atte al raggiungimento di tali obiettivi, attraverso il sostegno di
programmi e investimenti.
Chiaramente il solo impegno europeo non è sufficiente per affrontare un problema così
complesso come la cooperazione allo Sviluppo ma è necessario un’ coordinamento
legislativo ed economico anche all’interno dei vari stati membri.
Di seguito si analizzerà la politica adottata dall’ Italia.
1.3 La cooperazione allo sviluppo in Italia
La cooperazione allo sviluppo in Italia nasce da una serie d’interventi di assistenza
tecnica ed economica messi in atto episodicamente a partire dagli anni Cinquanta e
Sessanta in alcuni Paesi legati all’Italia da precedenti vincoli coloniali e, nel caso della
Somalia, da un mandato ONU di amministrazione fiduciaria4.
A fine anni Settanta gli interventi di cooperazione furono regolati in un assetto più
sistematico nel quadro della legge n.38 nel 1979 .
2
Rif. M. Gay (1999).
Vedi allegato uno.
4
Rif. La Cooperazione Italiana.
3
6
Nel corso degli anni Ottanta la crescita qualitativa e quantitativa delle iniziative di aiuto
allo sviluppo nelle diverse aree geografiche ha portato al riordino complessivo con la
legge ora in vigore la legge n.49/87 5. La presente legge ha come obiettivo principale il
raggiungimento della solidarietà tra i popoli e la piena realizzazione dei diritti
fondamentali dell'uomo, finalizzata al soddisfacimento dei bisogni primari, attuata
attraverso sia iniziative pubbliche sia private.
Quest’obiettivo può essere raggiunto con vari strumenti che possono andare dagli aiuti
economici a veri e propri progetti strutturati.
1.4 Gli strumenti per la Cooperazione
Gli aiuti6 che sono concessi ai paesi in via di sviluppo possono essere di vari tipi :
Aiuti bilaterali - sono aiuti che vengono concessi direttamente da paese a paese tramite
un accordo diretto tra nazione donatrice e beneficiaria
Aiuti multilaterali – sono interventi costituiti da finanziamenti dei vari paesi a
organismi internazionali delle nazioni unite. Questi organismi li utilizzano per realizzare
progetti nei paesi in via di sviluppo.
Aiuti alimentari - sono sostegni concessi attraverso derrate alimentari donate
gratuitamente da paesi che hanno una sovrapproduzione di determinati alimenti .
Aiuti commerciali - sono sostegni realizzati in varie forme, volti a favorire gli scambi
commerciali fra paesi ricchi e paesi sottosviluppati .
Aiuti finanziari - sono aiuti costituiti da doni, investimenti ,prestiti e crediti all’
esportazione.
1.5 Un nuovo modo di cooperare – la cooperazione decentrata
Recentemente si è capito che per ottenere maggiori risultati nella politica di
cooperazione allo sviluppo è necessaria una linea d’azione non più accentrata ma
decentrata.
Per cooperazione decentrata s’intende un’azione di cooperazione allo sviluppo svolta
dalle Autonomie locali italiane (Regioni, Province, Comuni), singolarmente o in
consorzio tra loro, attraverso il concorso delle risorse della società civile organizzato
presente sul territorio di relativa competenza amministrativa (università, sindacati, ASL,
piccole e medie imprese, imprese sociali).
5
6
Vedi allegato due.
Rif. La Cooperazione Internazionale.
7
Quest’azione di cooperazione deve realizzarsi attraverso una sorta di partenariato con
un ente omologo del paese sottosviluppato. In altri termini, due enti locali concertano
tra loro per la definizione e la realizzazione di un progetto di sviluppo locale. Si tratta di
una forma di cooperazione che mira al coinvolgimento della società civile, tanto quella
del paese ricco quanto quella del paese sottosviluppato ,nelle fasi di ideazione,
progettazione ed esecuzione dei progetti di sviluppo. Più in particolare gli obiettivi
perseguiti dalla cooperazione decentrata sono: mobilitare le popolazioni e tener conto
maggiormente dei loro bisogni e delle loro priorità; rafforzare il ruolo e la posizione
della società civile nei processi di sviluppo;favorire lo sviluppo economico e sociale –
duraturo ed equo - attraverso la partecipazione.
La cooperazione decentrata, prevedendo la partecipazione diretta degli individui, sia
quelli dei paesi donatori che quelli dei paesi beneficiati, riconosce l’esistenza di una
molteplicità di soggetti che partecipano allo sviluppo.
La cooperazione decentrata è pensata a partire dalle esigenze locali e progettata
attraverso un’integrazione delle competenze locali e delle competenze dell’ente del
paese industrializzato che promuove l’intervento. I programmi decentrati, per il loro
carattere ristretto, sono più controllabili e proprio il fatto di aver puntato sullo sviluppo
locale costituisce una garanzia di sostenibilità dell’intervento.
La cooperazione decentrata non deve essere considerata come una via d’uscita di fronte
ai fallimenti delle forme di cooperazione tradizionali quanto piuttosto uno strumento
nuovo che, con le sue caratteristiche, dovrebbe affiancarsi alle forme di cooperazione
già esistenti. La cooperazione allo sviluppo può costituire un laboratorio del
cambiamento, uno strumento per mettere a punto le soluzioni innovative che devono
accompagnare i processi di sviluppo.
La cooperazione decentrata in Sardegna viene attuata attraverso la Legge Regionale 11
aprile 1996 n. 19 secondo la quale , la Regione, al fine di promuovere la cultura della
pace e della solidarietà tra i popoli, specie nell'ambito della regione mediterranea,
partecipa alle attività di cooperazione allo sviluppo ed ai progetti di collaborazione
internazionale in conformità ai principi contenuti nella legislazione statale nonché negli
atti internazionali e comunitari in materia.
8
2. UN MODELLO DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
LA CROAZIA
2.1 La storia della Croazia
Per capire le ragioni che sono dietro alla situazione dello stato attuale della Croazia è
necessario fare un breve excursus della storia7 Croata .
La Croazia proclamò la propria indipendenza, il 29 ottobre 1918 e successivamente si
unì alla Slovenia ed alla Serbia.
I croati non si dimostrarono felici di queste annessioni e, il 6 gennaio 1929,
Karadjordjevic decide di imporre la dittatura, mentre la Croazia entra a far parte del
regno di Jugoslavia. L'opposizione al regime aumenta e nel 1934 re Aleksander viene
ucciso dai separatisti croati e macedoni. Siamo alla vigilia della seconda guerra
mondiale quando la Croazia diventa autonoma nell'ambito del regno Jugoslavo. E nel
marzo del 1941 i tedeschi invadono la Jugoslavia, e dopo soli nove giorni il paese
capitola. Quando Hitler e le sue truppe entrano a Zagabria, il 10 aprile 1941, Ante
Pavelic (capo degli Ustascia) proclama lo Stato Croato Indipendente. Di fatto, però, la
Croazia è divisa in due parti: la costa e le isole dalmate sono assegnate all'Italia, mentre
la regione di Medimurje è data al dittatore ungherese Horty.
Fu in questo periodo che, con a capo Josip Broz Tito, inizia ad organizzarsi la lotta
partigiana finché, il 29 novembre 1943, viene costituito un nuovo Stato Federale
Jugoslavo. Italia e Germania sono sconfitte e nel 1945 si forma il primo governo
guidato dai comunisti: il 29 novembre viene abolita la monarchia e proclamata la
repubblica Popolare Federativa di Jugoslavia con presidente Tito, che cercherà di
mantenere uniti i diversi popoli che la componevano. Anche se il comunismo jugoslavo
era più liberale di quello sovietico, tuttavia non consentiva grandi aperture verso
l'occidente. Ed il 4 maggio 1980, ad 88 anni, muore Tito e con lui la sua forza
"collante". Con la morte di Tito, in pratica, si può dire che ha fine la repubblica
socialista Jugoslava. La crisi economica è fortissima e le diversità delle varie
repubbliche diventano sempre più profonde ed evidenti. Slovenia e Croazia
(economicamente più ricche) cominciano a ribellarsi al potere centralistico di Belgrado,
dove nel mentre cresce il nazionalismo di Slobodan Milosevic, che nel nome della
grande Serbia, decide di abolire l'autonomia delle province del Kosovo e della
Vojvodina.
Ha inizio una delle più drammatiche e tristi tragedie dei giorni nostri. In Croazia, alle
elezioni, vince la comunità democratica croata (HDZ), ma i serbi che vi abitano non
accettano le nuove autorità. La Krajna (ex confine militare degli Asburgo) è proclamata
serba. La Slovenia e la Croazia indicono un referendum, proponendo di trasformare la
Jugoslavia da federale in una confederazione di stati sovrani. La quasi totalità della
popolazione si dimostra favorevole ed il 25 giugno 1991 la Croazia e la Slovenia si
7
Rif. La storia della Croazia.
9
proclamano indipendenti. Due giorni dopo, l'esercito jugoslavo entra in Slovenia. E
dopo una guerra lampo di una settimana, entra in Croazia. Inizia una guerra feroce, il
cui simbolo è la città di Vukovar, rasa al suolo dopo tre mesi di assedio. I numeri sono
impressionanti: ci furono 12.000 morti, 20.000 feriti e 300.000 profughi.
Il 15 gennaio 1992 la Croazia viene riconosciuta membro dell' ONU e nel novembre
1995 croati e serbi firmano un trattato di pace. La Croazia resta sotto la guida dell'HDZ
con il primo presidente croato Franjo Tudman, fino alla sua morte. Oggi la Croazia è
uno stato libero e democratico.
2.2 La politica Croata
La Croazia è una repubblica parlamentare con sistema monocamerale ,il sistema
elettorale è di tipo maggioritario8 con il 50% eletto su base proporzionale. Il Capo dello
stato è Stjepan Mesic mentre il capo del governo è Ivo Sanader 9.
I principali partiti politici sono: Unione Democratica Croata (HDZ)10, partito
nazionalista conservatore, Partito popolare croato (HNS), partito democratico -liberale,
Partito dei diritti croato (HSP) nazionalisti di destra, Partito croato dei pensionati
(HSU).
Le principali attese in fatto di politica estera del capo del governo sono l’ ingresso della
Croazia nell’ unione europea e la adesione al Patto Atlantico. In tal senso la
Commissione Europea ha registrato favorevolmente la collaborazione con il Tribunale
dell’Aja per il perseguimento dei “crimini di guerra” e le azioni di rimpatrio delle
minoranze etniche sfollate durante la guerra, mettendo in luce il ruolo positivo svolto
dalla Croazia nella cooperazione regionale.
Per dimostrare il proposito concreto di entrare in Europa, è continuata l'iniziativa
governativa volta a favorire il rientro dei rifugiati in Croazia durante la guerra,in
particolare cittadini di etnia serba, la restituzione delle proprietà confiscate durante il
conflitto , nonché il cosiddetto «risarcimento» dei civili che abbiano subito, durante la
guerra , la morte di congiunti, danni materiali e psicologici, o che non possano
permettersi, a causa delle perdite subite per via della guerra, il sostentamento economico
dei propri congiunti.
Tale operazione, però, pare estremamente difficoltosa, per vari motivi, soprattutto dal
punto di vista economico, a causa di una scarsa disponibilità finanziaria da parte del
governo.
D’altra parte la stessa commissione ha anche contestato aiuti di stato in particolare nel
settore delle costruzioni navali e dell’acciaio, ed in generale ha criticato il ruolo dello
Stato nell’economia, richiedendo riforme strutturali.
8
Secondo tale sistema è eletto il candidato che ottiene più della metà dei voti espressi. In base al sistema
proporzionale , invece, vengono assegnati tanti seggi quanti voti ottenuti.
9
Rif. L. Chiodi(2006).
10
Attuale partito al governo.
10
E’ opinione di molti analisti che l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea non potrà
avvenire entro il 2009, così come era inizialmente previsto.
2.3 L’economia Croata
L’ economia croata , nell’ affrontare la transizione dal sistema centralizzato comunista
verso un sistema ad economia di mercato, ha subito il peso e le conseguenze della
guerra , che ne hanno accentuato i problemi e le difficoltà di sviluppo . Tuttavia , in
seguito ad un severo piano di stabilizzazione varato nel 1993 dal Primo ministro Nikica
Valentic , la situazione economica ha favorito buone prospettive di crescita .
Secondo l’analisi dell’I.C.E.11 gli ultimi due anni mostrano una economia croata in
crescita. Dopo un iniziale rallentamento (il tasso di incremento del PIL nei primi tre
mesi del 2005 era stato pari solo all’1,8%), nei restanti mesi del 2005 l’economia del
Paese ha avuto una performance notevolmente positiva. Il valore del PIL (a prezzi
correnti) è stato di 30,95 miliardi di € ovvero di 6.968 € pro capite (38,5 miliardi di US$
8.674 US$ pro capite), con un aumento in termini reali del 4,3%. L’andamento positivo
sembra si sia mantenuto anche nel 2006: nel primo trimestre il PIL è cresciuto del 6%
rispetto al primo trimestre 2005; nel secondo trimestre l’aumento è stato del 3,6%
rispetto allo stesso periodo del 2005, mentre nel terzo trimestre 2006 l’aumento è stato
del 4,7% rispetto al periodo luglio – settembre 2005 .
L’aumento del PIL è dovuto principalmente all’accelerazione della crescita dell’export
totale e dei consumi privati. L’incremento dell’export totale è la risultante sia di trend
positivi nell’export di merci che nell’export di servizi, in particolare di servizi turistici.
Il rating del Paese rimane stabile. Standard & Poor’s ha modificato nel gennaio 2005 il
rating del debito estero croato a lungo termine denominato in valuta straniera,
portandolo da BBB- a BBB e non lo ha più alterato. Invariato il rating del Paese anche
per altre due agenzie internazionali, FitchIBCA (BBB-) e Moody’s (Baa3), la cui
valutazione riflette un rischio moderato, in un Paese che, in attesa dell’inizio dei
negoziati di adesione all’UE, vive ancora le contraddizioni di un’economia in
transizione. La società Dun & Bradstreet ha, invece, per la terza volta nel corso del 2006
migliorato la valutazione della Croazia: nel febbraio 2006 la Croazia era passata dalla
categoria DB4d a DB4c, in giugno 2006 il Paese è stato promosso dalla categoria DB4c
alla categoria DB4a (rischio modesto), la posizione odierna è DB3d e sta ad indicare un
rischio paese esiguo.
In miglioramento anche la competitività della Croazia; in base al Rapporto sull’indice
di competitività realizzato dal Consiglio nazionale per la competitività - partner del
Forum Economico Mondiale (WEF) – nell’anno 2006 la Croazia si è posizionata al 51°
posto nella graduatoria dei 125 paesi aderenti con un progresso di ben tredici posizioni
rispetto allo scorso anno allor quando la Croazia occupava la 64° posizione. Il rapporto
ha confermato un continuo miglioramento del Paese che nella graduatoria generale si
posiziona ora prima della Romania (68° posto) e della Bulgaria (72° posto).
11
Fonte: elaborazioni ICE Zagabria su dati dell’Istituto di Statistica croato.
11
Gli ultimi quindici anni sono stati caratterizzati da un forte processo di
deindustrializzazione e la partecipazione del comparto industriale al PIL nazionale è
passata da un terzo (30%) all’inizio degli anni Novanta a 19% nei primi anni del
Duemila. L’output industriale alla fine del decennio scorso è sceso al 60% rispetto a
quello realizzato nel 1990. Da alcuni anni si sta, invece, verificando una ripresa. Il
comparto industriale partecipa alla formazione del PIL Nazionale con il 20%. Dal
2001 al 2005 il tasso medio annuo di crescita della produzione industriale è stato del
4,9%; a partire dall’anno 2003 il tasso annuo di cresciuta supera quello del PIL. I
comparti trainanti dell’industria croata sono: industria alimentare ( il 19% del totale
della produzione industriale), fornitura di energia elettrica, gas ed acqua (13%), editoria
e stampa (9%), industria chimica (8%), industria lavorazione metalli - metalmeccanica
(5%), costruzioni macchine e costruzioni navali (compresa anche la cantieristica da
diporto che sta assumendo sempre maggiore rilevanza), industria del legno.
Il valore totale degli scambi commerciali della Croazia con il resto del mondo è in
continuo aumento. Nel 2006 l’interscambio commerciale croato ha raggiunto quasi 32
miliardi di US$. Per la prima volta le esportazioni hanno superato i 10 miliardi di US$
ed il tasso di crescita dell’export (18,3%) è stato superiore di quello dell’import. Le
importazioni sono state di 21,5 miliardi di US$ (+15,8% rispetto al 2005).
Nel corso del 2005 il tasso di inflazione ha subito una significativa accelerazione,
raggiungendo a dicembre 2005 il +3,6% ed attestandosi su un valore medio annuo del
3,3%. A dicembre 2006 il tasso di inflazione a livello annuo (ovvero dicembre 2006
rispetto a dicembre 2005) è stato del 2% - livello più basso registrato dal gennaio del
2005. Il tasso medio annuo d’inflazione per tutto il 2006 è stato del 3,3%. A differenza
dell’anno 2005 in cui i prezzi dei generi alimentari (che rappresentano un terzo del
paniere) hanno subito un aumento superiore alla media, nel 2006 i prezzi dei generi
alimentari sono aumentati del 2,1%. Una crescita inferiore alla media è stata registrata
anche nel comparto dei trasporti (2,6%). L’apporto considerevole alla crescita
dell’inflazione è stato, invece, dato dall’aumento dei costi relativi a spese condominiali,
consumi di energia, acqua, gas ed altri combustibili il cui aumento, a livello annuo è
stato del 7,8%. Al riguardo, qualora i prezzi del petrolio greggio si dovessero mantenere
(in conformità a determinate previsioni) a livelli dello scorso anno, il mercato locale di
derivati di petrolio non dovrebbe registrare aumenti considerevoli dei prezzi che
andrebbero ad influire, direttamente o indirettamente, sull’aumento dei prezzi di altri
beni e servizi. Conseguentemente a ciò il tasso annuo medio dell’inflazione nel 2007
dovrebbe mantenersi al di sotto del 3%.
Sebbene in lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti, il tasso di disoccupazione è
tuttora abbastanza oscillante e sempre elevato. A fine dicembre del 2005 è stato del
18%, a fine dicembre 2006 del 17% (a fine agosto 2006 era, invece, del 15,7%). E’ da
tenere presente, peraltro, che l’andamento positivo registrato nei mesi estivi è
determinato anche dalle assunzioni di personale stagionale impiegato nel settore
turistico. Va considerato, inoltre, che il dato ufficiale non coincide pienamente con la
disoccupazione effettiva che, tenendo conto del sommerso, dovrebbe essere inferiore
rispetto alle statistiche ufficiali.
12
Il debito estero è in continua crescita nonostante gli sforzi di consolidamento delle
autorità monetarie, si è portato dai 30,86 miliardi di US$ (22,675 miliardi di €) del
dicembre 2004 ai 30,2 miliardi di US$ (25,541 miliardi di €) del dicembre 2005, ed ai
37,227 miliardi di US$ (28,299 miliardi di €) a fine novembre 2006. Rispetto alla fine
di ottobre il debito estero è aumentato di oltre 600 milioni di euro; comparato con lo
stesso mese del 2005 il debito, in termini assoluti, è aumentato di 3,44 miliardi di euro;
l’aumento annuo (in termini relativi) è stato del 13,8%. E’ prevedibile che nel corso del
mese di dicembre si sia manifestata un’ulteriore crescita del debito, tra l’altro quale
conseguenza dei preparativi sul mercato per l’introduzione della nuova misura
monetaria restrittiva che prevede una limitazione delle emissioni nel corso del 2007. Si
valuta che alla fine dell’anno 2006 il debito estero possa aver raggiunto l’85,6% del
PIL; nel corso del 2007 tale rapporto potrebbe stabilizzarsi ad un livello lievemente più
alto, anche in considerazione delle misure che la Banca Centrale intende intraprendere.
2.3.1 Commercio con l’estero
Oltre il 90% degli scambi commerciali della Croazia con il resto del mondo è ormai
regolato da principi di libero scambio o scambio a condizioni agevolate (Paesi dell’UE,
paesi EFTA, rimanenti paesi della CEFTA (compresa la Macedonia, diventata membro
della CEFTA nell’agosto del 2006), Albania, Bosnia ed Erzegovina, Moldova, Turchia,
Serbia e Montenegro). Il valore dell’interscambio commerciale cresce a ritmi molto
vivaci .
Anche se nel corso degli ultimi anni si è assistito ad andamenti abbastanza oscillanti
negli scambi commerciali della Croazia con i suoi principali partner, sono sempre gli
stessi i Paesi che detengono i primi posti nell’interscambio commerciale della Croazia.
La Croazia commercia principalmente con i Paesi Europei; nel 2005 come pure nel
2006 il 64,5% dell’interscambio è stato realizzato con l’Unione Europea. Nel corso
dell’anno 2006 l’interscambio commerciale Croazia – UE ha raggiunto il valore di 20,5
miliardi di US$, registrando una crescita del 16,7% rispetto all’anno 2005. Oltre la metà
degli scambi commerciali croati (52% nell’anno 2006) si realizza soltanto con cinque
Paesi di cui tre - Italia, Germania e Slovenia - appartenenti alla Unione Europea, più la
Russia e la Bosnia ed Erzegovina.
Per ciò che riguarda il valore dell’interscambio commerciale bilaterale croato con i
principali partners commerciali, gli andamenti verificatisi nel 2006 sono i seguenti:
Italia: l’interscambio è stato di quasi 6 miliardi di US$ (il 18,8% del totale interscambio
commerciale croato con un aumento del 24,2% rispetto al 2005). Le forniture italiane
sono state pari a 3,599 miliardi di US$ (il 16,8% del totale dell’import croato con un
aumento del 21,2%) mentre gli acquisti italiani hanno raggiunto il valore di 2,397
miliardi US$ (23% del totale dell’export croato con un incremento del 29% ca.);
Germania: l’interscambio pari a 4,2 miliardi di US$ (13,2% del totale interscambio
croato; + 13,9% rispetto al 2005). Le importazioni croate sono state di 3,1 miliardi di
US$ (14,5% del totale import, incremento del 13,6%) e le esportazioni verso la
Germania di 1,076 miliardi di US$ (10,4% del totale export, + 15% nei confronti
dell’anno precedente);
13
Russia: l’interscambio è stato di 2,285 miliardi US$ (+26% ca. rispetto al 2005); gli
acquisti croati pari a 2,16 miliardi di US$ (quota del 10% nell’import croato; +27% ca.
rispetto al 2005) e le esportazioni croate di ca. 124 milioni di US$ (1,2% del totale
export; aumento del 10% ca. rispetto al 2005);
Slovenia: il valore dell’interscambio è stato pari a 2,2 miliardi di US$ (7% ca.
dell'interscambio totale, aumento dell’11,8%); le importazioni dalla Slovenia sono state
pari a 1,35 miliardi di US$ (6,3% ca. del totale import, incremento del 7,4%); le
forniture verso la Slovenia sono state di ca. 850 milioni di US$ (8,2% del totale export,
crescita del 19,5%);
Bosnia ed Erzegovina: la posizione tra i principali partner commerciali è dovuta
primariamente alle forniture croate. L’interscambio è stato pari a 1,9 miliardi di US$
(6% del totale interscambio croato; + 12% ca.); le importazioni croate sono state pari a
600 milioni di US$ (2,8% del totale import, incremento del 32,5%); le esportazioni
invece hanno superato 1,3 miliardi di US$ (12,6% del totale export, + 4,3%).
Austria: l’andamento degli scambi commerciali denota una certa flessione,
specialmente per quanto concerne gli acquisti austriaci dalla Croazia. Infatti, le
esportazioni verso l’Austria, pari a 627 milioni di US$ (6% dell’export totale) sono
diminuite dello 0,2% rispetto al 2005. L’import croato dall’Austria è stato di 1,696
miliardi di US$ (5,4% dell’import totale; +9,4% rispetto al 2005) il che ha generato un
interscambio pari a 1,696 miliardi di US$ (6% del totale interscambio; +0,1% rispetto al
2005);
In forte aumento (del 32%) l’interscambio con la Cina (settima posizione) dove le
forniture croate – nonostante notevole crescita in termini relativi - continuano ad avere
un valore assoluto alquanto basso a fronte di importazioni assai rilevanti che nel 2006
sono aumentate del 31%, superando 1 miliardo di dollari. In netta ripresa sono stati gli
scambi con la Serbia e Montenegro: in crescita sia le esportazioni (+41% rispetto al
2005) che le importazioni croate (+ 44%).
2.3.2 I Principali prodotti importati
La composizione merceologica delle importazioni croate evidenzia una notevole
diversificazione della domanda. In termini di valore la Croazia importa prevalentemente
macchinari ed attrezzature industriali (specialmente macchine/attrezzature/impianti
elettrici e macchine utensili), nonché mezzi di trasporto (particolarmente autoveicoli).
Altre significative voci dell’import sono rappresentate da combustibili (petrolio greggio
ed altri prodotti dell'industria petrolchimica), beni intermedi e semilavorati (ferro ed
acciaio e prodotti in metallo, ecc.), medicinali e farmaci, nonché prodotti finiti di largo
consumo (abbigliamento, calzature ed accessori, prodotti cosmetici, prodotti alimentari).
Nel 2005, come pure nel 2006, il maggior aumento delle importazioni si registra nel
comparto dei combustibili (dovuto alla consistente crescita dei prezzi di petroli e
derivati). E’ da rilevare, inoltre, che nel 2006, a differenza degli anni 2004 e 2005, il
ritmo di crescita delle importazioni di prodotti alimentari e di largo consumo non è stato
14
molto più accentuato rispetto alla crescita dell’import di beni strumentali. Ove dovesse
persistere, il trend appare positivo per il consolidamento della struttura produttiva del
Paese.
2.3.3 I Principali prodotti esportati
Anche se i prodotti che tradizionalmente contribuiscono in misura maggiore all’export
croato sono le materie prime ed i prodotti intermedi, tra cui legname e segati, e derivati
del petrolio nonché materie plastiche, in termini di valore prevalgono i beni strumentali.
Tra questi hanno particolare peso nell’export croato i mezzi di trasporto (in particolare
imbarcazioni, ma anche alcuni tipi di equipaggiamento ed attrezzature nautiche),
motori, macchine ed apparecchi elettrici. Peso considerevole hanno anche le
esportazioni dei prodotti dell’industria chimica, in particolare i prodotti per uso
medicale ed i farmaci.
2.3.4 Interscambio commerciale con l’ Italia
Dall’inizio degli anni Duemila, per sette anni consecutivi (2000 – 2006) l’Italia è stata
(è tuttora lo è) il principale partner commerciale della Croazia, il suo primo fornitore ed
anche il suo maggior cliente.. Nell’anno 2006 quasi un quinto (18,8%) del valore totale
dell’interscambio commerciale della Croazia si è riferito agli scambi commerciali con
l’Italia; quasi un quarto (23,1%) dell’export croato si è diretto verso l’Italia ed oltre un
sesto del totale delle importazioni (16,8%) è risultato di provenienza italiana.
Accanto a prodotti di largo consumo (abbigliamento e pellami a seguito di lavorazioni
per conto terzi) vengono esportate in Italia materie prime quali legno grezzo o
semilavorati in legno, pelli grezze non conciate, prodotti chimici e materie plastiche.
Recentemente, peraltro, si registra un incremento delle esportazioni di prodotti finiti,
spesso prodotti in Croazia da aziende italiane o società miste italo -croate.
Quanto alla struttura merceologica delle forniture italiane verso la Croazia è da rilevare
che dall’Italia si importa di tutto; il prodotto italiano è ben noto sul mercato e gode, di
norma, di una buona immagine. Anche se dal punto di vista del consumatore croato
l’Italia viene tradizionalmente considerata quale fornitore di beni di consumo ed il
prodotto italiano viene collegato in particolare ai prodotti soggetti alle nuove tendenze
di moda e del design, negli ultimi periodi si sta, invece, verificando un cambiamento di
tendenza che ha reso il quadro commerciale molto più diversificato anche in
considerazione della sempre maggiore industrializzazione del paese.
Prendendo in considerazione il valore dell’import croato realizzato in alcuni settori e
comparti nel corso dei periodi precedenti e comparandolo con i dati del 2006, si può
rilevare una minore quota di beni di consumo italiani nel totale delle importazioni
croate. Nel corso dei primi sei mesi del 2006 è risultato di provenienza italiana:
15
-il 38% delle importazioni croate di pellame/prodotti di pelli – eccetto calzature e
pelletteria (negli scorsi anni la quota era compreso tra il 43% ed il 45%; nel 2005 era
pari al 27%);
il 29% dell’import di calzature (negli scorsi anni la quota era compresa tra il 35% ed
il 40%; nel 2005 era del 33%);
il 21% dell’import di abbigliamento (negli scorsi anni la quota era compresa tra il
30% ed il 35%; nel 2005 era del 24%);
il 29% dell’import di mobili e loro parti (negli scorsi anni la quota era il 35%; nel
2005 era il 30%);
il 13% dell’import di alimenti (compresi gli animali vivi; escluse le bevande); tale
quota si mantiene abbastanza stabile negli ultimi periodi.
E’ invece aumentata la quota di beni strumentali “made in Italy”. Oltre al 17%
dell’import croato realizzato nel comparto macchine e mezzi di trasporto proviene
dall’Italia (16% nel 2005). In questo comparto si colloca ca. un terzo (32,8%) del valore
totale delle importazioni croate dall’Italia. Praticamente invariata risulta la quota
italiana nell’import croato di veicoli stradali: nell’anno 2006 ai veicoli italiani ricadeva
8,7% dell’import croato di veicoli stradali (8,9% nell’anno 2004 ed il 7,9% nel 2005).
Tradizionalmente buona la presenza italiana nell’import croato di “altri mezzi di
trasporto” (57,2%) che si riferiscono prevalentemente a vari tipi di natanti (escluse le
imbarcazioni da diporto).
Quanto alle sole macchine ed attrezzature (escluse, quindi, le voci “veicoli” ed “altro
per trasporto”) il 15% ca. delle importazioni croate realizzate nel corso del 2006 era di
provenienza italiana. La produzione italiana gode di una reputazione generalmente
buona e la domanda presenta un trend crescente. Dall’Italia viene importato (per valore)
tra il 60% ed 65% delle macchine per la lavorazione ed istallazione di materiali lapidei,
tra il 50% ed il 60% delle macchine lavorazione legno, tra il 20%-30% delle macchine
agricole, gran parte delle macchine per l’industria alimentare (ca. il 60% dei forni per la
panificazione; la quasi totalità delle macchine per la produzione di paste alimentari, ca.
il 75% degli apparecchi per la vinificazione e la produzione di succhi di frutta, oltre un
terzo delle macchine per la lavorazione delle carni, ecc.).
Il comparto presenta ancora interessanti prospettive di crescita. Elevata è, infatti, tuttora
la domanda di macchine per l’edilizia, in considerazione dell’espansione del settore
ancora in atto. Tenendo conto dei processi di ristrutturazione di alcuni complessi
alberghieri il mercato croato continua ad offrire possibilità di espansione anche per le
esportazioni di tutto il comparto relativo alle forniture alberghiere (mobili, sanitari,
prodotti per l’arredamento ed impiantistica in genere).
2.3.5 Investimenti diretti
La vigente normativa in materia societaria equipara l’investitore straniero all’investitore
locale. Considerando che non è necessario effettuare alcun tipo di registrazione
particolare dell’investimento straniero, risulta assai difficile determinarne esattamente il
valore complessivo. I dati divulgati dalla Banca Nazionale Croata (BNC), classificati
per Paese di provenienza dei flussi finanziari, non riflettono comunque in modo fedele
la nazionalità dei capitali investiti. Numerose grandi imprese che effettuano
investimenti in Croazia si avvalgono, infatti, di triangolazioni finanziarie. In base alle
rilevazioni della BNC, nel periodo compreso fra il 1993 ed il 3° trimestre 2006 (ultimi
16
dati disponibili) l’ammontare degli investimenti esteri (IDE) effettuati in Croazia è stato
di 12,5 miliardi di €.
I dati sugli IDE riguardano le seguenti tre categorie di investimenti:
- investimenti in titoli azionari (o quote) / investimenti immobiliari (equity
investments)
- utili / redditi reinvestiti (reinvested earnings)
- transazioni creditizie tra soggetti / strutture connessi tra di loro di rapporti di
proprietà
(other capital)
Sebbene non siano ancora disponibili i dati per l’intero anno 2006, già dai dati relativi ai
nove mesi dello scorso anno si evince chiaramente che il 2006 sarà l’anno record per
quanto riguarda il flusso degli IDE in Croazia avendo lo stock dei primi nove mesi
raggiunto quasi il livello dell’anno 2003 (considerato, finora, anno record).
Nell’intero arco temporale compreso fra il 1993 ed il 3° semestre 2006 il principale
investitore risulterebbe essere l’Austria (22,5%), seguita dalla Germania (16,2%), dalla
Francia (8,8%) e dagli USA (8,7%). Sempre in base ai dati della BNC, l’Italia si
collocherebbe al quinto posto con il 7,7% ca. del totale degli IDE in Croazia.
I dati relativi ai primi tre trimestri del 2006 dimostrano, invece, un cambiamento di
tendenza rispetto agli andamenti finora verificatisi. Infatti, i primi nove mesi del 2006
portano alla ribalta gli investimenti provenienti dalla Francia (oltre alla metà del totale
degli IDE realizzati in tale periodo grazie anche ad un ingente investimento
nell’acquisizione dell’istituto bancario croato Splitska banka da parte della Società
Generale Group). Di una certa rilevanza nello stesso periodo anche gli investimenti
provenienti dalla Germania (seconda posizione), dalla Svizzera (terza posizione), dai
Paesi Bassi (posizione n.4 ) e dall’Italia (sempre in quinta posizione).
Nella struttura degli investimenti non sono ancora sufficientemente rappresentati gli
investimenti greenfield12, nonostante si stia verificando un cambiamento di tendenza.
Nel 2004 solo il 43% del totale degli investimenti si riferiva a investimenti greenfield;
tale percentuale è salita al 54% nel 2005. Gli investimenti greenfield vengono realizzati
prevalentemente nella città di Zagabria dove si sta verificando una forte concentrazione
di centri commerciali. Per altre attività produttive gli investitori prediligono la Regione
istriana e la zona di Varaždin.
Nel periodo compreso tra il 1993 e la fine del 3° semestre 2006 si evidenzia la relativa
concentrazione degli investimenti diretti esteri netti (ovvero di investimenti in
titoli/quote azionari e di redditi reinvestiti) nel settore bancario e finanziario, nonché nei
settori ad elevata intensità tecnologica (in particolare, telecomunicazioni ed industria
farmaceutica).
Anche i dati relativi all’anno 2006 (gennaio-settembre) confermano il settore bancario e
di intermediazione finanziaria quale settore più attraente. Gli investimenti dello scorso
anno in tale settore consistono nella ricapitalizzazione di alcuni istituti bancari di
12
Investimenti diretti in specifiche aree al fine di agevolare in loco l'insediamento di nuove attività
produttive.
17
proprietà straniera e nell’acquisizione di determinate banche. Nella fattispecie il gruppo
italiano Banca del Veneto ha acquisito la Gospodarsko – kreditna banka mentre la
Banca Popolare di Verona e Novara ha rilevato la banca croata SONIC. A partire dallo
scorso anno è rilevabile un aumento degli investimenti anche in alcuni nuovi settori
dell’economia, in particolare nella produzione di alimenti e bevande. Infatti, gli
investimenti che si riferiscono a questi settori si sono collocati lo scorso anno nella
seconda posizione superando il settore delle telecomunicazioni ed il
chimico/farmaceutico. Al riguardo va rilevato, comunque, che i dati sopraindicati
risalgono alla fine di settembre e non prendono in considerazione l’ingente investimento
della compagnia americana BARR PARMACEUTICAL che nell’ottobre 2006 ha
concluso la transazione per l’acquisto delle azioni della compagnia locale PLIVA.
La maggior parte degli investimenti realizzati nel settore della produzione di alimenti e
bevande si riferisce agli investimenti della BERS che ha rilevato l’8,33% della quota
azionaria del principale gruppo agro-alimentare croato AGROKOR per un valore
d’investimento pari a 110 milioni di Euro.
2.3.6 Investimenti diretti Italiani
Come precedentemente accennato, i dati divulgati dalla Banca Centrale della Croazia,
che considerano i flussi finanziari provenienti direttamente dall’Italia, mostrano per il
periodo tra il 1993 ed il 3° semestre 2006, uno stock di investimenti diretti pari a poco
più di 1 miliardo di €.
Gli investimenti italiani realizzati in questo periodo sono stati sia del tipo brownfield
(acquisizioni di strutture già esistenti, specialmente nel settore bancario) che greenfield
(investimenti in nuovi stabilimenti / nuove strutture).
I settori di concentrazione degli IDE netti italiani in Croazia sono i seguenti:
intermediazione finanziaria (settore bancario ed assicurazioni), varie attività
commerciali (dalla grande distribuzione al commercio al dettaglio e/o all’ingrosso),
attività turistico – alberghiere e di ristorazione, produzione di macchine ed attrezzature,
produzione di gas industriali e distribuzione di gas ad uso domestico, settore tessile e
quello del legno, industria meccanica. Da menzionare, concludendo, la diffusa presenza
- impossibile da quantificare esattamente - di piccole partecipazioni italiane in microimprese croate.
Secondo valutazioni su base campionaria, nel periodo in analisi (ovvero tra il 1993 ed il
terzo trimestre 2006) l’ammontare degli investimenti italiani sarebbe significativamente
più alto rispetto ai dati ufficiali. Il valore complessivo non sarebbe pertanto pari ad un
miliardo di Euro, ma supererebbe di gran lunga tale importo, raggiungendo oltre il 10%
dello stock totale degli IDE in Croazia.
Tra i principali investimenti italiani in Croazia si annoverano:
1. SERVIZI:
BANCHE: Unicredito Italiano e Gruppo Intesa BCI controllano le due principali
banche croate, Zagrebacka Banka e Privredna Banka, ovvero quasi il 48% del
mercato del credito); Gruppo Veneto Banca (acquisizione della Gospodarsko –
18
kreditna banka); Banca Popolare di Verona e Novara (acquisizione della banca
SONIC.)
GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA - King Cross-Ipercoop è il più
grande e moderno centro commerciale dell’Europa Orientale, di recente
inaugurazione anche un importante centro commerciale italiano a Rijeka
(investimento POLICENTRO)
DISTRIBUZIONE DI GAS E IDROCARBURI: Italcogim
ASSICURAZIONI: Assicurazioni Generali
TURISMO: varie società soprattutto in Istria e, meno numerose, in Dalmazia.
2. INDUSTRIA :
ENERGIA: Agip e Edison per l’estrazione di gas in Adriatico
SOL e SIAD per la produzione di gas industriali
TESSILE-ABBIGLIAMENTO: Benetton, Calzedonia e varie PMI in conto terzi
INDUSTRIA AD ALTA TECNOLOGIA: FININD Isoclima: vetri ad alta
tecnologia
INDUSTRIA DEL LEGNO-ARREDO: varie società fra cui Calligaris, gruppo
Snaidero, Cosepi
MACCHINE E MATERIALI EDILI: Marchetti Giovanni
INDUSTRIA MECCANICA: Wam
MACCHINE UTENSILI: gruppo Eurozappa
MACCHINE AGRICOLE Same Deutz Fahr
INDUSTRIA AGRO-ALIMENTARE: Agreement Soc. Coop.
2.4 I Principali progetti Italiani a sostegno dello sviluppo economico
della Croazia
L’Italia ha attuato numerosi programmi13 di cooperazione attraverso il contributo delle
regioni, delle province e dei comuni. Di seguito saranno presentati maggiori programmi
attuati e in corso di svolgimento.
Programma di Cooperazione Decentrata area sub-danubiana croata
Si tratta del primo programma di cooperazione decentrata, in Italia, presentato ai sensi
della L. N. 49/87, articolo 7, nel quale il ministero degli Affari Esteri delega la Regione
Friuli-Venezia Giulia alla gestione di un programma multisettoriale,
Tale programma interessa le Contee di Osijek - Baranije (a maggioranza croata) e di
Vukovar - Srijem (a maggioranza serba), nelle quali sono stati aperti due uffici (gestiti
da due professionalità italiane incaricate dalla Regione e con collaboratori locali), e si
sviluppa in quattro aree d'azione:
· assistenza istituzionale per la definizione dell'assetto amministrativo;
· sviluppo delle piccole e medie imprese;
· sostegno all'agricoltura, difesa e valorizzazione dell'ambiente;
· promozione socio-assistenziale finalizzata all'assistenza alle fasce più vulnerabili della
popolazione.
Il progetto è iniziato nel 2001 ed è concluso nel 2004 con un importo stanziato pari a
3.512.000 Euro .
13
Rif. Progetti di cooperazione allo sviluppo, Balcani cooperazione.
19
Extralarge - EXplaining TRAnsition to enLARGEment
Scopo del progetto è quello di aumentare la capacità delle autorità regionali e locali e
delle più importanti istituzioni coinvolte nel nuovo contesto transfrontaliero che viene a
crearsi con l'avvicinamento dei nuovi partners alla dimensione comunitaria.
Obiettivo di fondo è l'atteso impatto dell'ingresso di tali nuovi partner nella dimensione
comunitaria sull'atteggiamento e le aspettative della popolazione che si troverà in prima
linea a dover fronteggiare la modificazione del proprio ambiente socio-economico,
culturale, istituzionale.
I soggetti coinvolti sono stati la Regione Friuli-Venezia Giulia e la Provincia di Treviso
Il progetto è iniziato nel 2003 ed è concluso nel 2004 con un costo pari a 716.000 Euro .
SIMOCA
Gli obiettivi sono la definizione di una nuova strategia per uno sviluppo rurale
sostenibile basato sull’agricoltura biologica e sulla multi-funzionalità delle aziende
agricole.
I soggetti coinvolti sono stati la Regione Abruzzo, la Regione Marche e la Regione
Puglia.
Il progetto è iniziato nel 2003 ed è concluso nel 2005 con un costo pari a 1.864.000
Euro.
Rafforzamento dei servizi alle imprese e supporto istituzionale per lo sviluppo
dell'agricoltura biologica
Strategicamente il progetto persegue principalmente due finalità:
1) Miglioramento quali-quantitativo delle produzioni biologiche attraverso il
rafforzamento dei servizi alle imprese e il trasferimento di conoscenze tecnico scientifiche;
2) Institutional building - creare le condizioni normative e amministrative per il
"governo" del sistema di agricoltura biologica conformemente alla legislazione europea
e internazionale
L’ ente coinvolto è stato la regione Puglia
Il progetto è iniziato nel 2003 ed è concluso nel 2005 con un costo pari a 767.000 Euro.
Programma SEENET. I governi locali motori dello sviluppo
Tramite questo programma la Regione Toscana ha promosso la rete tra enti locali di
Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Kosovo, Macedonia e Albania e enti locali toscani.
L'obiettivo principale è stato quello di migliorare le competenze gestionali delle 21
autorità locali del sud est europeo coinvolte nei settori dello sviluppo economico locale
e dei servizi pubblici, affinchè tali enti rafforzassero il loro ruolo di governance nei
rispettivi territori. Ulteriore obiettivo del Programma riguardava la creazione di una
dinamica stabile di rapporti tra i partner del sud est europeo e toscani, attraverso il
rafforzamento della rete.
Si possono a tale proposito identificare tre principali fasi del Programma:
Fase I - Conoscenza e condivisione, si è incentrata sulle attività di analisi di contesto e
scambio di esperienze; durante tale periodo si sono inoltre cominciati a identificare i
partenariati bilaterali della fase successiva
Fase II - Lavoro in partenariato: ha consentito il progressivo affiancamento tra partner
nel lavoro all'interno dei territori del sud est europeo. Attraverso la formulazione di
20
documenti di programmazione di breve e medio periodo e la successiva coerente
progettazione, il programma ha consentito la realizzazione di iniziative prioritarie con
un fondo di 80.000 Euro per ciascun ente locale partner del SEE.
Fase III - Capitalizzazione dell'esperienza , mediante l'inserimento dei dati e dei risultati
ottenuti nel portale, permettendo un rafforzamento della rete sulla base dello scambio
delle lessons learnt.
Il progetto è iniziato nel 2003 ed è concluso nel 2006 con un costo pari a 4.259.000
Euro.
ADRIA-LINK - Cooperazione istituzionale e formativa "Servizi Interadriatici per
il Lavoro "
ADRIA-LINK è un progetto che intende mettere in atto interventi mirati per rafforzare
le relazioni istituzionali e didattiche tra le scuole delle due sponde dell'Adriatico e per
avviare esperienze di unificazione del mercato del lavoro a partire dal settore più
maturo, quello turistico.
Partecipano attivamente ad ADRIA-LINK tutte le Province adriatiche dell' EmiliaRomagna, grazie al rapporto ormai consolidato con importanti realtà della BosniaErzegovina, della Serbia, del Montenegro e della Croazia. Il progetto ha come obiettivo
di favorire lo sviluppo e il consolidamento delle istituzioni locali, della democrazia, del
dialogo sociale e civile tra i vari attori istituzionali e dei corpi intermedi della società
nell'area Adriatica, mettere a punto e sperimentare da un lato nuove forme di
collaborazione tra istituzioni scolastiche e formative e dall'altro nuovi strumenti di
intervento sul mercato del lavoro nel settore del turismo, che appare in questo momento
il più idoneo a fare da traino ad un progressivo avvicinamento dei rispettivi mercati del
lavoro. Il progetto realizza il laboratorio della cittadinanza attiva, dell'informazione e
della comunicazione, rivolto alle scuole e il progetto di integrazione didattico-formativo
tra i sistemi scolastici specializzati nel settore agro-alimentare che coinvolge la
Provincia di Ravenna e il Cantone di Tuzla nella Bosnia-Erzegovina. Inoltre il progetto
conduce una ricerca-intervento volta ad acquisire elementi conoscitivi sui sistemi
scolastici, formativi e del mercato del lavoro con particolare riferimento al turismo nelle
due aree geografiche, uno studio di fattibilità e l'avvio di un progetto pilota per
l'incontro domanda-offerta di lavoro nel settore turistico tra le due sponde dell'Adriatico
oltre ad incontri, seminari, attività formative. Uno degli aspetti qualificanti è la
sperimentazione di un servizio di auto-candidatura on-line per i Paesi dell'altra sponda
dell'Adriatico - in primis, la Croazia - e di assistenza per la stipula del contratto di
lavoro, gli adempimenti in Ambasciata per il visto d'ingresso ecc. l'avvio di un
programma di incontri e scambi di esperienze tra scuole ed agenzie formative ad
indirizzo turistico.
Il progetto è iniziato nel 2004 e si è concluso nel 2004, con un costo complessivo pari a
600.000 euro.
ADRIA-TUR- Azioni preparatorie per un'offerta turistica integrata delle due coste
dell'Adriatico
Per attrarre quote crescenti del futuro mercato turistico globale, al fine di affermare
anche nel XXI secolo un chiaro ruolo di leadership dell'Adriatico tra i mari del
Mediterraneo, tra il bacino turistico della costa emiliano-romagnola e le località
turistiche croate risulta necessario avviare una strategia graduale di cooperazione volta
ad integrare tra loro i rispettivi prodotti distintivi. Il progetto Adria-Tur si inserisce in
questo panorama offrendo una risposta all'esigenza di definire un'offerta turistica
integrata e innovativa, attraverso interventi mirati. Il progetto ha come obiettivo di
21
sviluppare il turismo dell'area Adriatica e in particolare integrare le peculiarità delle
diverse regioni coinvolte, al fine di soddisfare le richieste di un mercato
qualitativamente più esigente attraverso l'offerta di prodotti turistici "interadriatici"
innovativi, flessibili e personalizzabili. Il progetto intende unire l'elevata capacità
organizzativa e la tradizionale ospitalità del contesto emiliano-romagnolo con le
bellezze naturali delle località croate, attraverso lo sviluppo della cooperazione tra le
due sponde dell'Adriatico e la messa in rete delle diverse realtà turistiche, per costruire
nuove opportunità per i territori. Il progetto prevede la Elaborazione di un piano
strategico ad hoc per la realizzazione dello studio e della definizione di specifici
prodotti turistici interadriatici e avvio di alcune esperienze pilota per studiarne le
modalità di lancio, promozione e gestione;
2. sviluppo di un sistema integrato di valutazione-classificazione, promozione,
informazione e gestione di alcuni porti turistici dell'Adriatico, previo studio dei
parametri di valutazione e degli aspetti giuridici, finanziari, macro-economici ed
operativi;
3. progettazione e realizzazione di un portale turistico innovativo dell'Adriatico,
organizzato per prodotti e non solo per destinazioni, che consente ai navigatori di
internet di programmare una vacanza o soggiorno personalizzati;
4. sviluppo di nuovi prototipi di uffici di informazione e di accoglienza turistica pensati
in un'ottica interadriatica
Le istituzioni coinvolte sono state la Regione Emilia Romagna la Provincia di Rimini ,
la Provincia di Forlì Cesena , la Provincia di Ravenna e la Provincia di Ferrara.
Il progetto è iniziato nel 2004 e si è concluso nel 2006, con un costo complessivo pari a
1.610.000 euro.
SVILMA - Sviluppo del Mercato del Lavoro Adriatico
Il progetto prevede lo sviluppo di un insieme di interventi finalizzati a migliorare i
fattori per il mercato del lavoro adriatico integrato: la gestione dei flussi migratori
partecipata tra gli attori della domanda e dell'offerta, la valorizzazione della rete tra i
soggetti pubblici e privati che operano sul mercato del lavoro, la qualificazione del
personale coinvolto delle organizzazioni. Esso mira altresì a offrire varie opportunità di
sviluppo alle PMI presenti sul territorio adriatico.
L’ ente coinvolto è stato la Regione Marche.
Il progetto è iniziato nel 2004 e si è concluso nel 2006, con un costo complessivo pari a
1.258.000 euro.
ADRI.BLU - Tavolo blu adriatica per la gestione sostenibile delle attività di pesca e
delle risorse alieutiche dell'Adriatico
Il progetto ADRI.BLU mette in atto un processo transfrontaliero di sviluppo socioeconomico sostenibile del settore ittico dell'Alto Adriatico attraverso il coordinamento e
la pianificazione delle iniziative imprenditoriali del settore. Il progetto realizza azioni
mirate per la creazione di un contesto favorevole allo sviluppo delle PMI del settore
ittico, mediante l'integrazione transfrontaliera delle politiche della pesca, il
coordinamento del settore, l'incremento delle risorse alieutiche a disposizione delle PMI
di pesca, la creazione di opportunità di innovazione e diversificazione delle attività
tradizionali nonché la creazione di occasioni di incontro e scambio tra PMI e la
qualificazione degli operatori del settore. Il progetto ha come obiettivo di promuovere il
coordinamento interistituzionale tra le Regioni dell'Alto Adriatico per l'integrazione e
l'armonizzazione delle politiche della pesca a livello transfrontaliero, favorire
l'organizzazione del settore ittico e supportare a sostenibilità delle attività di pesca e
22
l'incremento diffuso della biodiversità a beneficio delle PMI dell'Alto Adriatico. Il
progetto intende altresì offrire nuove opportunità di scambio commerciale, produttivo e
di innovazione tra le PMI transfrontaliere del settore e incrementare il livello di
informazione degli operatori in materia di gestione responsabile delle risorse e di attività
innovative per il settore ittico.ADRI.BLU prevede la creazione di un "Blue Table
Working Group" per il coordinamento delle politiche di gestione del territorio e del
settore ittico dell'Alto Adriatico, la definizione di linee guida per la classificazione delle
acque ad uso delle PMI del settore della pesca e dell'acquacoltura, la realizzazione di un
sistema geografico informativo (GIS) con mappatura georeferenziata delle aree. E'
inoltre prevista un'azione pilota incentrata sulla creazione di barriere artificiali per
l'arricchimento della biodiversità dei fondali marini e misure di animazione socioeconomica attraverso attività di formazione ed assistenza tecnica a favore degli
operatori del settore sui temi della pesca sostenibile e della gestione delle attività di
pesca.
Gli enti coinvolti sono stati la Regione Emilia Romagna, la Regione Friuli Venezia
Giulia , e la Regione Veneto.
Il progetto è iniziato nel 2004 e si è concluso nel 2006, con un costo complessivo pari a
2652.000 euro.
Growing together - Progetto di assistenza tecnica e institutional building
Il progetto mira dunque a garantire ai paesi balcani in questione, assistenza tecnica,
trasferimenti di best practices. Nei servizi ai cittadini e nei servizi di base garantendo da
parte Italiana la formazione di un network che avrà lo scopo di favorire soggetti veneti e
pugliesi nella partecipazione a bandi internazionali.
Obiettivi specifici del progetto sono:
- nei Balcani, sviluppo a livello locale di capacità tecniche specifiche
nell'individuazione della soluzione tecnica del servizio al cittadino e nell'acquisizione di
capacità di gestione di finanziamenti internazionali
- in Italia, acquisizione di conoscenze dei territori balcanici e dunque nuove possibilità
di studio per tecnici ed esperti italiani e nuove possibilità di cooperazione per Enti e
agenzie.
Oltre all'adesione di numerosi partner del sud est Europa, il progetto ha sollevato anche
l'interessamento del Governo di Croazia , del Governo di Romania e del Ministero
dell'economia bulgaro.
Gli enti coinvolti sono stati la Regione Puglia e la Regione Veneto .
Il progetto è iniziato nel 2004 ed è in corso di svolgimento . Il costo complessivo è pari
a 698.000 Euro.
SIAB: Rafforzamento dei Servizi alle imprese e Supporto Istituzionale per lo
Sviluppo dell'agricoltura biologica
Il progetto ha come obiettivo il miglioramento quali-quantitativo delle produzioni
biologiche attraverso il rafforzamento dei servizi alle imprese e il trasferimento di
conoscenze tecnico - scientifiche. Institutional building: creare le condizioni normative
e amministrative per il governo del sistema di agricoltura biologica conformemente alla
legislazione europea e internazionale.
L’ ente coinvolto è la Regione Puglia.
Il progetto è iniziato nel 2005 ed è in corso di svolgimento . Il costo complessivo è pari
a 771.000 Euro.
23
IRENE: Innovative Rural Development
Transnational Economical Networks
Strategy
Based
on
Local
and
Promozione di un cambiamento strutturale e diversificazione delle attività produttive
rurali. Tale obiettivo viene perseguito attraverso la creazione di Reti Economiche
Multifunzionali, locali e transnazionali, per il sostegno alll`integrazione tra le imprese
rurali ed i villaggi appartenenti a diversi settori economici in aree rurali omogenee.
Queste Reti consentono il superamento delle difficoltà strutturali che ogni singola
impresa incontra nell’avvio dei processi di sviluppo.
Gli enti coinvolti sono la Regione Abruzzo, la Regione Marche e la Regione Puglia.
Il progetto è iniziato nel 2005 ed è in corso di svolgimento. Il costo complessivo è stato
pari a 1.878.000 Euro.
ADRIatic EUroRegion Operational Plan
Il progetto ha come obiettivo il sostegno, a livello operativo, del processo politico in
atto verso la costituzione istituzionale dell’Euroregione Adriatica (EA), creata con
l’intento di promuovere lo sviluppo coordinato ed integrato nei territori dell’area
Adriatica. Adrieurop mira a creare strutture di servizio che favoriscano le attività tra i
partner adriatici dell’EA, le relazioni tra questa e l’Unione Europea e a creare un
network con le realtà locali (Comuni, Camere di Commercio, Enti Locali in genere,
Università, Enti di ricerca ecc.).
Gli enti coinvolti sono la Regione Abruzzo, la Regione Emilia - Romagna , la Regione
Friuli - Venezia Giulia, la Regione Marche, la Regione Molise, la Regione Puglia e la
Regione Veneto.
Il progetto è iniziato nel 2007. Il costo complessivo è pari a 1.250.000 Euro.
24
CONCLUSIONE
Complessivamente l’impatto economico dei progetti ha dato un notevole impulso
all’economia Croata, contribuendo in particolare alla crescita delle istituzioni in termini
di competenze tecnico-organizzative. I passi verso un vero e proprio sviluppo duraturo
sono ancora tanti. In particolare deve essere adottata una vera e propria ristrutturazione
infrastrutturale poiché le infrastrutture presenti sono vecchie e obsolete a incominciare
dalla rete stradale. Una tale ristrutturazione consentirebbe di ottenere un abbattimento
dei costi di trasporto e una migliore comunicazione, tutto questo a vantaggio delle
imprese che potrebbero competere meglio nel mercato. E’ necessario anche il
potenziamento della rete dei treni che non consente un buon collegamento all’interno
del paese. Le imprese italiane appoggiate da una politica di cooperazione allo sviluppo
da parte della pubblica amministrazione potrebbero avere grossi benefici nel collaborare
alla ristrutturazione infrastrutturale, portando con sé un patrimonio di conoscenze che
arricchirebbe le istituzioni Croate. Purtroppo in questi ultimi anni le risorse a
disposizione dei progetti sono sempre meno soprattutto a causa della stretta economica
adottata dal governo italiano, atta a risanare i conti pubblici.
Si spera che in futuro possano essere messe a disposizione maggiori risorse finanziare,
in quanto tali progetti non sono solo da fattore di sviluppo dell’ economia croata ma
danno notevoli benefici anche alle imprese italiane, che sono state promotrici di tante
iniziative le quali hanno rappresentato una grossa fonte di introiti.
Un altro importate passo che deve compiere la Croazia e l’ entrata nell’Unione Europea,
questo sarebbe da stimolo verso un integrazione economica con i mercati Europei e
Internazionali che darebbe il giusto slancio verso un pieno sviluppo .
25
26
ALLEGATO 1
TITOLO XX del trattato istitutivo della Comunità Europea
Articolo 177
1. La politica della Comunità nel settore della cooperazione allo sviluppo, che integra
quelle svolte dagli Stati membri, favorisce:
lo sviluppo economico e sociale sostenibile dei Paesi in via di sviluppo, in particolare di
quelli più svantaggiati;
l’inserimento armonioso e progressivo dei Paesi in via di sviluppo nell’economia
mondiale;
la lotta contro la povertà nei Paesi in via di sviluppo.
2. La politica della Comunità in questo settore contribuisce all’obiettivo generale di
sviluppo e consolidamento della democrazia e dello Stato di diritto, nonché di rispetto
dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
3. La Comunità e gli Stati membri rispettano gli impegni e tengono conto degli obiettivi
riconosciuti nel quadro delle nazioni Unite e delle altre organizzazioni internazionali
competenti.
Articolo 178
La Comunità tiene conto degli obiettivi di cui all’articolo 177 nelle politiche da essa
svolte che potrebbero avere un’incidenza sui Paesi in via di sviluppo.
Articolo 179
Fatte salve le altre disposizioni del presente trattato, il Consiglio, deliberando in
conformità della procedura di cui all’articolo 251, adotta le misure necessarie al
conseguimento degli obiettivi di cui all’articolo 177. Tali misure possono assumere la
forma di programmi pluriennali.
La Banca europea per gli investimenti contribuisce, alle condizioni previste dal suo
statuto, all’attuazione delle misure di cui al paragrafo 1.
Le disposizioni del presente articolo non pregiudicano la cooperazione con i paesi
dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico nell’ambito della Convenzione ACP-CEE.
Articolo 180
La Comunità e gli Stati membri coordinano le rispettive politiche in materia di
cooperazione allo sviluppo e si concertano sui rispettivi programmi di aiuto, anche nelle
organizzazioni internazionali e in occasione di conferenze internazionali. Essi possono
intraprendere azioni congiunte. Gli Stati membri contribuiscono, se necessario,
all’attuazione dei programmi di aiuto comunitario.
La Commissione può prendere qualsiasi iniziativa utile a promuovere il coordinamento
di cui al paragrafo 1.
27
Articolo 181
Nell’ambito delle rispettive competenze, la Comunità e gli Stati membri collaborano
con i paesi terzi e con le competenti organizzazioni internazionali. Le modalità della
cooperazione della Comunità possono formare oggetto di accordi, negoziati e conclusi
conformemente all’articolo 228, tra questa ed i terzi interessati.
28
ALLEGATO 2
L’ art 1 della legge n. 49/8714:
1. La cooperazione allo sviluppo è parte integrante della politica estera dell'Italia e
persegue obiettivi di solidarietà tra i popoli e di piena realizzazione dei diritti
fondamentali dell'uomo, ispirandosi ai principi sanciti dalle Nazioni Unite e dalle
convenzioni CEE-ACP.
2. Essa è finalizzata al soddisfacimento dei bisogni primari e in primo luogo alla
salvaguardia della vita umana, alla autosufficienza alimentare, alla valorizzazione delle
risorse umane, alla conservazione del patrimonio ambientale, all'attuazione e al
consolidamento dei processi di sviluppo endogeno e alla crescita economica, sociale e
culturale dei paesi in via di sviluppo. La cooperazione allo sviluppo deve essere altresì
finalizzata al miglioramento della condizione femminile e dell'infanzia ed al sostegno
della promozione della donna .
3. Essa comprende le iniziative pubbliche e private, impostate e attuate nei modi previsti
dalla presente legge e collocate prioritariamente nell'ambito di programmi plurisettoriali
concordati in appositi incontri intergovernativi con i paesi beneficiari su base
pluriennale e secondo criteri di concentrazione geografica.
4. Rientrano nella cooperazione allo sviluppo gli interventi straordinari destinati a
fronteggiare casi di calamità e situazioni di denutrizione e di carenze igienico-sanitarie
che minacciano la sopravvivenza di popolazioni .
5. Gli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo non possono essere utilizzati,
direttamente o indirettamente, per finanziare attività di carattere militare.
14
Il testo integrale è contenuto nella legge n. 49 del 26 febbraio del 1987.
29
30
BIBLIOGRAFIA
Centro di Ateneo Cooperazione allo Sviluppo, Università degli studi di Ferrara,” Che
cos’ è la cooperazione?”.
http://web.unife.it/ricerca/cooperazione_allo_sviluppo/cosa_coop.htm
M. Gay (1999) “I programmi di sviluppo dell’Unione Europea”, relazione presentata
a Roma al convegno sul ruolo delle autonomie locali tra crisi, stabilità e sviluppo .
http://www.oics.it/cooperazione/documenti/ue.htm
La Cooperazione Italiana
http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/ù
La Cooperazione Internazionale
www.volint.it/scuolevis/strumenti/coopint.pps
La cooperazione decentrata
http://www.utopie.it/sviluppo_umano/cooperazione_decentrata.htm
La storia della Croazia
http://www.croatinitalia.com/storia_della_croazia.htm
I.C.E. (2007)” L’economia della Croazia, Nota congiunturale”.
http://www.ice.gov.it/estero2/zagabria/
Progetti di cooperazione allo sviluppo
http://www.balcanicooperazione.it/croazia
L. Chiodi (2006)”Guida dei paesi dell’Europa centrale orientale”
Annuario politico,il Mulino, Bologna.
31