La floricoltura nel Friuli-Venezia Giulia: risultati di una

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La floricoltura nel Friuli-Venezia Giulia: risultati di una
SPERIMENTAZIONE
E DIVULGAZIONE
FLORICOLTURA
C. Cattivello,
R. Danielis
ERSA
Servizio della
sperimentazione
agraria
La floricoltura nel
Friuli-Venezia Giulia: risultati di
una indagine conoscitiva
distanza di dieci anni dal precedente censimento era sentita, dal mondo floricolo regionale, la necessità
di procedere ad una nuova indagine statistica del settore. Tra gli operatori era diffusa la
sensazione che molte cose fossero cambiate ma quest’impressione necessitava di una
conferma tangibile.
Una nuova fotografia del comparto si è
rivelata quanto mai necessaria sia per gli
operatori, che così avrebbero avuto a disposizione uno strumento obiettivo che
desse un giusto risalto al settore, sia per la
controparte pubblica che necessita d’informazioni corrette ed obiettive su cui ponderare bene le scelte programmatiche.
Per venire incontro a queste esigenze
l’Ente ha portato a termine, nel giro di tre
mesi, un dettagliato lavoro di rilevazione
statistica cui ha fatto seguito un’attenta verifica ed elaborazione dei dati raccolti. I risultati conclusivi sono stati illustrati nel corso
del Forum tenutosi a Villa Manin il 6 ottobre
u.s. alla presenza dei rappresentanti delle
aziende censite, del presidente dell’ERSA e
dell’Assessore all’Agricoltura.
Il presente articolo è da considerarsi una
sintesi degli aspetti più interessanti emersi
da quest’indagine.
zioni vivaistiche di specie ornamentali da
esterno. Sono state altresì escluse le aziende dove il reddito netto era inferiore a Lit.
10.000.000. Nella valutazione delle produzioni sono state escluse le coltivazioni con
superfici inferiori a 30 m2 se protette e riscaldate, e 100 m2 se scoperte.
Tutti i dati si riferiscono all’intera regione
ed alle sole produzioni ottenute nel corso
del 1999.
Metodologia seguita
Le strutture produttive
L’intento principale è stato quello di ottenere non solo un’accurata fotografia del settore, ma anche di delineare l’evoluzione che
lo stesso ha presentato nell’ultimo decennio.
Al fine di ottenere dei dati perfettamente
confrontabili sono stati usati gli stessi parametri operativi utilizzati nella precedente indagine (Arbusti, 1990).
Più precisamente, sono stati presi in
considerazione solo i produttori di piante in
vaso o da fiore reciso, escludendo le produ-
Aziende
Sono state censite complessivamente
167 aziende, di queste quasi il 60% è ubicata in provincia di Udine mentre, sommando
a questo dato quello di Pordenone, si sfiora
l’87% (fig. 1). Nel corso dell’ultimo ventennio l’evoluzione aziendale è stata molto diversa nelle quattro provincie. Udine e Pordenone hanno fatto registrare gli incrementi
più consistenti, mentre in provincia di Gorizia e Trieste si assiste ad una sostanzialmente staticità. Le ragioni di questa situa-
C
13
La floricoltura nel contesto nazionale
e regionale
La PLV nazionale del comparto floricolo
ammonta a circa 3.700 miliardi e rappresenta circa il 5,5% dell’intero settore agricolo, mentre in regione la PLV floricola è stimata in circa 50 miliardi, corrispondenti al
4% della PLV agricola regionale.
In Italia, nell’ultimo decennio, si è assistito ad un ridimensionamento dei volumi produttivi soprattutto nel centro nord, a causa
di una contrazione della spesa pro-capite
per piante e fiore e di prezzi poco remunerativi. Questa riduzione della spesa ha interessato soprattutto le specie da fiore reciso,
mentre il consumo di piante in vaso è rimasto pressoché costante (Gallina, 2000).
NOTIZIARIO ERSA 5/2000
vincoli normativi che regolano la loro edificazione (fig. 2).
zione nel goriziano e triestino sono da ricercarsi sia nel tipo di produzioni effettuate, sia
in problemi di natura normativa. Il primo
aspetto è legato al tipo di produzione un
tempo prevalente in queste aree (fiori recisi), che come si è visto, hanno risentito della difficile congiuntura di mercato causata
dalla riduzione della spesa pro-capite e dall’agguerrita concorrenza sia europea (Olanda) che extra europea (Colombia, Kenya,
ecc.). A questo si deve aggiungere, in provincia di Trieste, la presenza di vincoli edilizi particolarmente restrittivi che, di fatto,
precludono la costruzione di nuove strutture
protette soprattutto sul ciglione carsico.
Fig. 1 - Evoluzione
delle aziende floricole
nelle singole province
Entità e tipo della superficie produttiva
Nell’ultimo decennio, a fronte di un aumento della superficie floricola totale del
22%, quella coperta da strutture protette e
riscaldate e a pieno campo è aumentata del
doppio. Questo è una conseguenza di una
specializzazione produttiva che ha portato
ad una concentrazione delle produzioni più
impegnative in ambienti con adeguato condizionamento termico.
La classe di superficie aziendale più diffusa è compresa fra 2000 e 5000 m2, analogamente a quanto riscontrato una decina
di anni fa. In questo intervallo di tempo,
l’incidenza delle aziende con una superficie protetta e riscaldata inferiore a 2000
m2, si è ridotta dal 75 al 62%, segno evidente di un processo di concentrazione
delle produzioni più impegnative nelle
aziende di dimensioni maggiori.
Analizzando più in dettaglio la ripartizione della superficie protetta in base al materiale di copertura, possiamo osservare come prevale nettamente l’impiego di
tunnel in materiale plastico coibentato con
intercapedine d’aria. Le superfici coperte da
strutture in ferro vetro, che nel 1989 rappresentavano il 35% dell’intero ammontare, si
sono ridotte ad un terzo a causa del loro
elevato costo di costruzione e dei maggiori
NOTIZIARIO ERSA 5/2000
Sistemi produttivi
Nella maggioranza delle aziende
(50,8%) la produzione è effettuata a terra,
evitando così i costi derivanti dall’acquisto
di bancali fissi o mobili. Quest’ultimo supporto di coltivazione tipico di realtà produttive avanzate, è presente nell’11,9% delle
aziende.
Il riscaldamento è effettuato mediante
l’impiego di termoconvettori nel 69% dei casi, mentre i nuovi sistemi di diffusione del
calore, rappresentati dal riscaldamento del
pavimento o del bancale, sono presenti rispettivamente nel 9% e 5% delle aziende.
Il raffrescamento degli ambienti di coltivazione avviene nell’85% dei casi affidandosi a
sistemi passivi di smaltimento del calore
quali le aperture o l’ombreggio, mentre fra i
meccanismi attivi il «cooling-system» è in fase di abbandono. L’approvvigionamento idrico, nel 43% dei casi, avviene attingendo ad
un proprio pozzo, per il 22% all’acquedotto e
per un altro 22% ad acqua piovana. Quest’ultima fonte di approvvigionamento si rinviene con una certa frequenza in aziende situate nell’alta pianura friulana, ed in media
concorre al soddisfacimento dei fabbisogni
irrigui aziendali per una percentuale che si
aggira attorno al 55%.
I sistemi irrigui adottati per l’irrigazione
sono quanto mai diversificati anche se prevale l’irrigazione manuale con l’ausilio di
lance (34%), l’impiego dell’irrigazione a
goccia (32%) e di irrigatori fissi (18%). Il livello di meccanizzazione è basso e rappresenta un elemento di arretratezza. La manualità, infatti, non può assicurare l’omogenea distribuzione di acqua e fertilizzanti e
può condizionare dalle fondamenta la possibilità di raggiungere e mantenere elevati
standard qualitativi.
I materiali di consumo
Combustibili
Prevale nettamente l’impiego del gasolio, basti pensare che è utilizzato dal 79%
delle aziende censite. Metano e GPL rappresentano rispettivamente l’8 e 7%, mentre la rimanente parte è coperta da olio
combustibile e materiali ligneo cellulosici.
La spesa per l’acquisto di combustibili è stimabile, nel 1999, in circa 4,8 miliardi di lire
e rappresenta assieme al materiale di propagazione, circa 3/4 dell’intera spesa per
l’acquisto di materiali di consumo.
Terricci e concimi
Il consumo di terricci supera i 18.000 m3;
14
di questi oltre il 90% sono acquistati. I fertilizzanti impiegati sono rappresentati in massima parte da formulati idrosolubili che sono
distribuiti, in tre casi su quattro, facendo affidamento a dosatori, del tipo proporzionale
o a differenziale di pressione. Nel caso di
aziende produttrici di fiore reciso prevale
l’uso di concimi comuni, applicati in fase di
impianto o stagionalmente.
tuate (p. acquatiche, carnivore, collezioni
botaniche ecc.) sia per i canali utilizzati nella commercializzazione dei prodotti (corrispondenza, fiere, e-commerce) e per il tipo
di clientela che soddisfa (hobbisti, amatori,
specialisti, ecc.…).
Appare interessante rilevare come la specializzazione produttiva si attui oltre che nella
scelta delle specie da coltivare anche nel tipo
di prodotto finale da vendere: reciso o in vaso. Il 77% delle aziende coltiva solo specie in
vaso o da reciso, mentre la maggior parte
delle aziende miste è costituita da produttori
di piante in vaso con un’unica specie da reciso rappresentata dal crisantemo.
I volumi produttivi, suddivisi per specie,
sono riportati in tabella 1 e 2. Dall’esame
dei dati si può osservare come in questo ultimo decennio la produzione sia aumentata
per quasi tutte le specie, raggiungendo incrementi spettacolari per piante annuali e
da orto, primule, viole, roselline, poinsettie,
kalanchoe, crisantemi, aromatiche e lilium.
Rose, saintpaulie e ciclamini appaiono
muoversi in contro tendenza. Per le prime
due la spiegazione è da ricercarsi quasi
esclusivamente nella minor concorrenzialità
delle produzioni locali. Nel caso del ciclamino, se dal dato complessivo si isola la quota
rappresentata solo dalle piante finite, si osserva che la riduzione è molto più contenuta e dovuta sia a cambiamenti nei gusti che
alla minor redditività del prodotto locale. Va
sottolineato che per molte specie i valori sono comprensivi di quote importanti di materiale giovane da ricoltivare. La percentuale
di piante giovani è elevata in Primula veris
(49,8%), viola (43,7%), perenni erbacee
(35,4%), saintpaulia (27,7%), mentre in Ranunculus, P. obconica, Bellis e ciclamino
non supera il 15%.
Vasi
Se nel corso dell’ultimo decennio la spesa per piante da fiore in vaso è rimasta costante, va osservato che il mercato si sta indirizzato sempre più verso piante di taglia
contenuta. Ciò ha portato ad una drastico
calo nell’impiego del vaso in terracotta, che
nei diametri medio-piccoli risulta molto più
costoso dell’analogo in plastica ed in generale ad una riduzione nell’impiego di vasi di
grandi dimensioni. A tal proposito va sottolineato che i vasi con diametro di 13 o 14 cm
rappresentano per diverse specie come geranio e ciclamino, la tipologia più comune.
Nel 1999 si stima che la spesa per vasi abbia superato i 2,2 miliardi di lire.
Le specie prodotte
Le specie prodotte ammontano a circa
150. Le produzioni in vaso prevalgono nettamente, mentre le specie da reciso occupano solo il 18% della superficie totale.
Nell’ultimo decennio il volume della produzione è triplicato, raggiungendo i
60.000.000 di piante prodotte con una PLV
ad ettaro di circa 624 milioni di lire. In questo intervallo la quota produttiva occupata
da specie recise si è ridotta di ben quattro
volte a testimonianza della difficile congiuntura di mercato già accennata.
La tipologia produttiva adottata può essere ricondotta ai seguenti tre gruppi: le monocolture, le policolture classiche (5-8 specie) e le produzioni di nicchia. Vale la pena
di soffermarci brevemente su quest’ultimo
gruppo, ridotto in termini numerici, ma interessante sia per il tipo di produzioni effet-
La forza lavoro
Fig. 2 - Evoluzione
delle aziende floricole
nelle singole province
15
Il settore floricolo si conferma essere un
comparto ad alta intensità lavorativa. Come
si osserva nelle figure 3 e 4, nell’ultimo decennio le unità impegnate sono leggermente diminuite e, se questo si confronta con
l’incremento delle superfici registratosi nel
medesimo intervallo, si noterà come il numero di occupati ad ettaro sia passato da 11
a 9, con una contemporanea riduzione anche della manodopera familiare. Questo è
stato reso possibile dal miglioramento delle
tecniche produttive che ha permesso un più
razionale impiego della forza lavoro.
Analizzando la composizione della forza
lavoro si può osservare il netto aumento delle aziende che si affidano completamente a
salariati così come quelle che utilizzano solo manodopera familiare. Il primo dato è il riNOTIZIARIO ERSA 5/2000
Tab. 1 - Specie coltivate in vaso
Specie
Adiantum fragrans
Afelandra
Annuali da fiore
Anthurium
Aralia
Asparagus
Azalea
Bacopa
Begonia rex
Begonia rieger
Begonia spp.
Bellis
Bidens
Brassica
Cactus
Calceolaria
Capsicum
Ciclamino
Cineraria
Cineraria marittima
Clivia
Crisantemo
Croton
Dieffenbachia
Dracaena spp.
Edera
Felci
Ficus
Fittonia
Fucsia
Garofano
Geranio
Gerbera
Gloxinia
Helicrisum
Hypoestes
Ibiscus
Impatiens N.G.
Iresine
Kalancoe
Lantana
Margherita
Myosotis
Nephrolepsis
Orchidee
Ortensie
Orticole varie
P. officinali ed aromatiche
P. perenni erbacee
P. verdi assortite
Peperomia
Petunia pendula
Piante acquatiche
Piante annuali da vaso
Piante da struttura
Piante grasse
Poinsettia
Portulaca
Pothos
Primula obconica
Primula veris
Ranunculus
Rosa
Roselline
Saintpaulia
Sanvitalia
Scaevola
Spatiphyllum
Syngonium
Tradescantia
Verbene pendule
Vinca
Viola
Altro
Totale
NOTIZIARIO ERSA 5/2000
n° piante
prodotte
30.500
4.000
14.751.816
40.000
7.200
9.000
318.180
12.604
14.100
168.530
3.700
465.800
67.450
10.950
8.000
7.590
24.200
1.672.442
14.615
100.000
10.850
427.010
56.650
67.100
53.100
166.450
6.100
51.100
11.870
26.562
11.480
1.851.825
5.650
17.396
3.498
43.000
63.200
321.730
31.600
543.000
7.650
7.600
82.540
5.165
50.100
193.402
22.838.000
426.100
294.000
45.800
10.690
314.080
3.400
245.000
133.998
34.100
553.770
12.130
75.150
591.650
3.988.030
296.750
60.400
868.000
705.000
2.708
7.040
20.500
10.200
14.000
90.050
4.680
3.553.760
21.366
57.066.657
n° aziende
coinvolte
1
1
116
1
2
4
11
18
4
14
3
26
64
11
1
8
4
110
19
1
4
118
7
5
3
10
4
9
2
35
9
133
1
5
3
1
3
85
2
1
18
11
14
1
2
14
107
8
8
1
3
109
3
1
49
7
76
19
8
30
105
18
9
4
3
9
20
2
2
1
67
2
89
Variazione (%)
produzione
ultimi 10 anni
+280
-854
+193
+55
-34
-45
-58
+99
-53
-91
+1.022
+70
+46
-37
+43
+117
+304
+2.749
-3,5
+13
+55
+220
-8
+500
+542
+1.750
-32
-27
+1.377
Fig. 3 - Variazione degli occupati nell’ultimo decennio
svolto dell’incremento nel numero delle
aziende di medio-grandi dimensioni, mentre
l’altro è in gran parte dovuto alla notevole
presenza di piccole entità produttive o all’entrata nel comparto di nuove aziende che
generalmente sono di piccole dimensioni e
condotte solo facendo ricorso a manodopera familiare. L’aggiornamento tecnico degli
occupati avviene nel 42% dei casi attraverso
la stampa specializzata o ricorrendo alla
consulenza prestata dalle ditte fornitrici
(26%), mentre i rimanenti canali sono rappresentati da liberi professionisti, corsi, tecnici di Enti pubblici o altro.
La commercializzazione
Oltre il 42% delle aziende vende esclusivamente al consumatore finale, il 10% solo
ad intermediari, mentre circa il 47% si affida
contemporaneamente ad entrambi i canali.
La vendita al consumatore finale avviene
quasi esclusivamente in azienda (fig. 5 e 6)
mentre nel caso della vendita ad intermediari questi sono rappresentati in massima
parte da fiorai, grossisti od altri floricoltori
(fig. 5). Appare interessante notare come
accanto ad una differenziazione nei canali
di vendita si ha una contemporanea segmentazione del mercato e dei prodotti. In altre parole la stessa specie avrà caratteristiche qualitative, morfologiche e prezzo
profondamente diverse a seconda del tipo
di acquirente.
Altre considerazioni
Dai contatti con gli operatori avuti nel corso dell’indagine emerge l’immagine di un set-
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Tab. 2 - Specie da reciso
Specie
n° steli
Agapanthus
Astro
Astroemeria
Bocca di leone
Celosia
Centaurea
Crisantemo
Dalia
Fresie
Garofano dei poeti
Garofano
Gladioli
Gypsophila
Iris
Lilium
Limonium
Lisianthus
Narcissus
Rosa
Ruscus
Solidago
Statice
Violaciocca
Tagete
Tulipani
Zantedeschia
Zinnia
500
12.600
5.000
750
1.100
20.000
822.800
15.000
2.250
6.000
15.000
39.000
13.800
7.500
261.600
73.800
43.000
1.500
2.030.500
109.360
400
102.875
8.500
1.500
68.500
59.200
3.500
Totale
3.725.535
n° aziende
coinvolte
tore che ha tra i suoi punti di forza l’elevata
professionalità e dinamicità, che si concretizza in un’attenzione costante alle richieste del
mercato, una veloce applicazione delle nuove tecnologie, e da un rinato spirito associativistico. Permangono tuttavia diversi problemi
che se non affrontati porteranno ad un rallentamento o ad un declino del comparto. Fra
questi possiamo citare:
a) interni al settore
• polverizzazione dell’offerta;
• scarsa visibilità delle produzioni locali sui
mercati;
• scarsa concorrenzialità (necessità di un’ulteriore riduzione dei costi di coltivazione);
• qualità e standardizzazione delle produ-
Variazione (%)
produzione
ultimi 10 anni
1
4
1
1
1
1
1
1
1
2
2
5
6
2
12
5
2
1
11
6
1
7
2
1
3
4
2
+209
-96
-46
+224
-34
-67
-99
+167
+175
Ringraziamenti
Un sentito ringraziamento alle aziende floricole ed
all’Ispettorato Provinciale Agrario di
Trieste per la preziosa collaborazione
fornita.
Fig. 5 - Modalità di
vendita diretta
Fig. 6 - Modalità di
vendita all’intermediario
17
Fig. 4 - Variazione del tipo di occupati nelle aziende
censite
zioni migliorabili;
b) esterni al settore
• difficoltà di dialogo e comprensione con le
strutture pubbliche;
• mancanza di un supporto scientifico adeguato da parte delle istituzioni preposte;
• mancanza di una legislazione specifica
per il settore;
• scarsa armonizzazione dei vincoli costruttivi od eccessiva rigidità degli stessi.
n
Letteratura citata
Arbusti Maurizio, 1990. La floricoltura nel Friuli-Venezia Giulia. Colture protette n° 5, 33-41.
Gallina Massimiliano, 2000. Globalizzazione del
commercio: i numeri dell’Italia. Flortecnica n° 3, 18-21.
NOTIZIARIO ERSA 5/2000