Benetton: un impero che fattura otto miliardi di euro

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Benetton: un impero che fattura otto miliardi di euro
Benetton: un impero che fattura otto miliardi di euro
PLUS
sabato 21 settembre 2002
La storia / I signori del Nord-Est
Un impero che fattura
otto miliardi di euro
La famiglia ha la pi alta quota di possesso in Telecom e Olivetti
Il fatturato di Benetton Group 2,1
miliardi di euro. Altri numeri rendono
meglio le dimensioni di una leadership
tessile: 60 milioni di chilometri
di tessuto, 5mila negozi in 120 paesi, 6
milioni e mezzo di chili di lana, 110
milioni di pezzi in un anno per una
superficie pari a due volte e mezzo il
Belgio. La storia di come i quattro fratelli
Benetton Luciano (classe 1935), Giuliana
(1937), Gilberto (1941) e Carlo
(1943) siano diventati i re
del pullover ormai un business
case che appartiene
alla cultura industriale e
non solo italiana. La chiave
del successo? Innovazione
ovunque: nei processi, nel
marketing, nellorganizzazione
per cavalcare il mutare
di tempi e mercato.
Ma oggi con il gruppo
che sta accelerando verso i
megastore dopo il boom
del franchising il tessile
abbigliamento, pur rimanendo
lasset pi importante
di Edizione Holding la
cassaforte di famiglia controllata
al 97,7% da una Sapa,
la Ragione di Gilberto
Benetton e C. rappresenta
solo un terzo del business
di gruppo. Re del pullover,
con la voglia crescente
di conquistare altri regni
in settori a pi alto cash
flow: cosBenetton negli ultimi anni ha
diversificato nella ristorazione, nelle autostrade
e nei telefoni, tre comparti dove
gli italiani hanno da sempre una buona
propensione a spendere. Era il 1995
quando in partnership con Leonardo
Del Vecchio, Ponzano vinceva la gara di
privatizzazione della Sme, che voleva dire
Autogrill e Gs (questultima veniva
poi venduta a Carrefour). Poi stata la
volta di Autostrade, quindi di Grandi
Stazioni fino al blitz su Olivetti e Telecom
con Pirelli. Altri numeri da protagonista
si sono aggiunti a quelli giconquistati
nel tessile. Autogrill con unOpa da
mille miliardi di lire faceva sua lamericana
Host Marriott; e oggi fattura oltre 3,2
miliardi con quote di assoluto primato
nella ristorazione on the road. Nel frattempo
cresciuto attorno a Villa Minnelli,
sede storica del gruppo, anche un
impero immobiliare: i Benetton hanno
comprato palazzi e proprietun po
ovunque, nelle pi belle cittdel mondo,
da Venezia a Tokio, ma soprattutto
in Argentina che detengono unimmensa
tenuta di 900mila ettari: unestancia
da cui ricavano il 10% del fabbisogno di
lana e che fa dire ai mapuches, gli indigeni
con i quali non sono mancate frizioni,
che i Benetton possono attraversare tutta
la Patagonia senza mai uscire dai propri
terreni.
Da noi, dei Benetton si sempre sottolineato
listintivo desiderio di restare fuori
del coro. Pare che Luciano, il leader,
fino a 45 anni non abbia posseduto una
giacca. Fecero scalpore le campagne
pubblicitarie per lanciare gli «United colors»
con le gigantografie realizzate da
Oliviero Toscani che arrivarono a tappezzare
lItalia anche di profilattici variopinti
(che la Benetton tuttora commercializza
in cobrand con Durex). Si affermata
limmagine di unazienda e di un imprenditore
diventato leader mondiale
senza mai frequentare il salotto buono
di Mediobanca; capace di battere due
volte Agnelli, sulle piste della Formula
Uno e nella gara per la Sme; risoluto a
dire no a una candidatura Romiti nellultima
corsa al vertice di Confindustria.
Ma con quasi 8 miliardi di euro di
fatturato, non si puessere né naif né
isolati. E i Benetton grazie alla tela
finanziaria tessuta da Gilberto hanno
stretto rapporti proficui con lambiente
dellIri, in particolare almeno fino al
divorzio di questi mesi con Giancarlo
Elia Valori, uno dei manager pi potenti
delle vecchie Partecipazioni statali, oggi
presidente degli industriali romani, cui
sono legati gli acquisti di Sme e Autostrade.
Con il gruppo Fininvest i Benetton
hanno avviato intese a pi livelli: cedendo
alla holding di Berlusconi una quota
della 21 Investimenti, autentica palestra
di rodaggio per la nuova generazione di
famiglia, in particolare per Alessandro
Benetton figlio di Luciano; lanciando insieme
un fondo chiuso in Usa; concorrendo
nella telefonia mobile, alleati in
Blu, la societdel «futuro che non cera»
e che non ci sar Ma se Blu stato
venduto a coriandoli, lavventura dei Benetton
nelle tlc appena cominciata.
Ed unavventura che conferma
uno degli assi portanti
del capitalismo di casa, quello
che vede alleati Marco Tronchetti
Provera e i Benetton
(che da anni sono entrati nel
patto di Pirellina con una quota
superiore al 6%). Loperazione
Telecom la punta delliceberg,
ma insieme nella Schemaventiquattro
avevano gi
rilevato nel 2000 con Caltagirone
e la francese Sncf il
40% di Grandi Stazioni per
407 miliardi. «Quando nel
1996 abbiamo acquistato la
prima quota in Pirellina sapevamo
che quellinvestimento
avrebbe dato delle soddisfazioni»,
ha pi volte ripetuto Gilberto
Benetton che di Telecom
oggi il vicepresidente.
E i Benetton in Telecom vogliono
giocare un ruolo niente
affatto subalterno. Altrimenti
non vi avrebbero messo pi di
un miliardo di euro, anche a costo di far
lievitare lindebitamento di casa. Pur
avendo poi solo il 20% di Olimpia rispetto
al 60% di Pirelli Spa, la famiglia Benetton,
per leffetto filiera sul controllo, molto
pi lunga quella di Tronchetti rispetto
a quella di Edizione, detiene di fatto la
maggiore quota di possesso integrato
sia in Olivetti che in Telecom: circa il 5%
di Ivrea e il 2,3% dellex Stet, pi del
doppio di Tronchetti. Quale sarla prossima
puntata? Il mercato sta monitorando
le mosse di Ponzano, mette sotto la
lente Autostrade, vagheggia unOpa casalinga
di Edizione su Benetton sulla falsariga
di ZignagoMarzotto. I debiti post
Olimpia e il recente taglio di stime di
Ubs, vista la crisi dei consumi, inviterebbero
alla prudenza. Ma non sono tali da
far riscrivere una storia di successo, iniziata
nemmeno quarantanni fa, di quattro
fratelli un po strani che, a ridosso di
Villa Minnelli, allora ridotta a una stalla,
si erano messi a lavorare con la lana
quando ancora gli italiani impazzivano
per lacrilico.
Aldo Bernacchi
.
PLUS
sabato 21 settembre 2002
La storia / I signori del Nord-Est
Un impero che fattura
otto miliardi di euro
La famiglia ha la pi alta quota di possesso in Telecom e Olivetti
Il fatturato di Benetton Group 2,1
miliardi di euro. Altri numeri rendono
meglio le dimensioni di una leadership
tessile: 60 milioni di chilometri
di tessuto, 5mila negozi in 120 paesi, 6
milioni e mezzo di chili di lana, 110
milioni di pezzi in un anno per una
superficie pari a due volte e mezzo il
Belgio. La storia di come i quattro fratelli
Benetton Luciano (classe 1935), Giuliana
(1937), Gilberto (1941) e Carlo
(1943) siano diventati i re
del pullover ormai un business
case che appartiene
alla cultura industriale e
non solo italiana. La chiave
del successo? Innovazione
ovunque: nei processi, nel
marketing, nellorganizzazione
per cavalcare il mutare
di tempi e mercato.
Ma oggi con il gruppo
che sta accelerando verso i
megastore dopo il boom
del franchising il tessile
abbigliamento, pur rimanendo
lasset pi importante
di Edizione Holding la
cassaforte di famiglia controllata
al 97,7% da una Sapa,
la Ragione di Gilberto
Benetton e C. rappresenta
solo un terzo del business
di gruppo. Re del pullover,
con la voglia crescente
di conquistare altri regni
in settori a pi alto cash
flow: cosBenetton negli ultimi anni ha
diversificato nella ristorazione, nelle autostrade
e nei telefoni, tre comparti dove
gli italiani hanno da sempre una buona
propensione a spendere. Era il 1995
quando in partnership con Leonardo
Del Vecchio, Ponzano vinceva la gara di
privatizzazione della Sme, che voleva dire
Autogrill e Gs (questultima veniva
poi venduta a Carrefour). Poi stata la
volta di Autostrade, quindi di Grandi
Stazioni fino al blitz su Olivetti e Telecom
con Pirelli. Altri numeri da protagonista
si sono aggiunti a quelli giconquistati
nel tessile. Autogrill con unOpa da
mille miliardi di lire faceva sua lamericana
Host Marriott; e oggi fattura oltre 3,2
miliardi con quote di assoluto primato
nella ristorazione on the road. Nel frattempo
cresciuto attorno a Villa Minnelli,
sede storica del gruppo, anche un
impero immobiliare: i Benetton hanno
comprato palazzi e proprietun po
ovunque, nelle pi belle cittdel mondo,
da Venezia a Tokio, ma soprattutto
in Argentina che detengono unimmensa
tenuta di 900mila ettari: unestancia
da cui ricavano il 10% del fabbisogno di
lana e che fa dire ai mapuches, gli indigeni
con i quali non sono mancate frizioni,
che i Benetton possono attraversare tutta
la Patagonia senza mai uscire dai propri
terreni.
Da noi, dei Benetton si sempre sottolineato
listintivo desiderio di restare fuori
del coro. Pare che Luciano, il leader,
fino a 45 anni non abbia posseduto una
giacca. Fecero scalpore le campagne
pubblicitarie per lanciare gli «United colors»
con le gigantografie realizzate da
Oliviero Toscani che arrivarono a tappezzare
lItalia anche di profilattici variopinti
(che la Benetton tuttora commercializza
in cobrand con Durex). Si affermata
limmagine di unazienda e di un imprenditore
diventato leader mondiale
senza mai frequentare il salotto buono
di Mediobanca; capace di battere due
volte Agnelli, sulle piste della Formula
Uno e nella gara per la Sme; risoluto a
dire no a una candidatura Romiti nellultima
corsa al vertice di Confindustria.
Ma con quasi 8 miliardi di euro di
fatturato, non si puessere né naif né
isolati. E i Benetton grazie alla tela
finanziaria tessuta da Gilberto hanno
stretto rapporti proficui con lambiente
dellIri, in particolare almeno fino al
divorzio di questi mesi con Giancarlo
Elia Valori, uno dei manager pi potenti
delle vecchie Partecipazioni statali, oggi
presidente degli industriali romani, cui
sono legati gli acquisti di Sme e Autostrade.
Con il gruppo Fininvest i Benetton
hanno avviato intese a pi livelli: cedendo
alla holding di Berlusconi una quota
della 21 Investimenti, autentica palestra
di rodaggio per la nuova generazione di
famiglia, in particolare per Alessandro
Benetton figlio di Luciano; lanciando insieme
un fondo chiuso in Usa; concorrendo
nella telefonia mobile, alleati in
Blu, la societdel «futuro che non cera»
e che non ci sar Ma se Blu stato
venduto a coriandoli, lavventura dei Benetton
nelle tlc appena cominciata.
Ed unavventura che conferma
uno degli assi portanti
del capitalismo di casa, quello
che vede alleati Marco Tronchetti
Provera e i Benetton
(che da anni sono entrati nel
patto di Pirellina con una quota
superiore al 6%). Loperazione
Telecom la punta delliceberg,
ma insieme nella Schemaventiquattro
avevano gi
rilevato nel 2000 con Caltagirone
e la francese Sncf il
40% di Grandi Stazioni per
407 miliardi. «Quando nel
1996 abbiamo acquistato la
prima quota in Pirellina sapevamo
che quellinvestimento
avrebbe dato delle soddisfazioni»,
ha pi volte ripetuto Gilberto
Benetton che di Telecom
oggi il vicepresidente.
E i Benetton in Telecom vogliono
giocare un ruolo niente
affatto subalterno. Altrimenti
non vi avrebbero messo pi di
un miliardo di euro, anche a costo di far
lievitare lindebitamento di casa. Pur
avendo poi solo il 20% di Olimpia rispetto
al 60% di Pirelli Spa, la famiglia Benetton,
per leffetto filiera sul controllo, molto
pi lunga quella di Tronchetti rispetto
a quella di Edizione, detiene di fatto la
maggiore quota di possesso integrato
sia in Olivetti che in Telecom: circa il 5%
di Ivrea e il 2,3% dellex Stet, pi del
doppio di Tronchetti. Quale sarla prossima
puntata? Il mercato sta monitorando
le mosse di Ponzano, mette sotto la
lente Autostrade, vagheggia unOpa casalinga
di Edizione su Benetton sulla falsariga
di ZignagoMarzotto. I debiti post
Olimpia e il recente taglio di stime di
Ubs, vista la crisi dei consumi, inviterebbero
alla prudenza. Ma non sono tali da
far riscrivere una storia di successo, iniziata
nemmeno quarantanni fa, di quattro
fratelli un po strani che, a ridosso di
Villa Minnelli, allora ridotta a una stalla,
si erano messi a lavorare con la lana
quando ancora gli italiani impazzivano
per lacrilico.
Aldo Bernacchi
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sabato 21 settembre 2002
La storia / I signori del Nord-Est
Un impero che fattura
otto miliardi di euro
La famiglia ha la pi alta quota di possesso in Telecom e Olivetti
Il fatturato di Benetton Group 2,1
miliardi di euro. Altri numeri rendono
meglio le dimensioni di una leadership
tessile: 60 milioni di chilometri
di tessuto, 5mila negozi in 120 paesi, 6
milioni e mezzo di chili di lana, 110
milioni di pezzi in un anno per una
superficie pari a due volte e mezzo il
Belgio. La storia di come i quattro fratelli
Benetton Luciano (classe 1935), Giuliana
(1937), Gilberto (1941) e Carlo
(1943) siano diventati i re
del pullover ormai un business
case che appartiene
alla cultura industriale e
non solo italiana. La chiave
del successo? Innovazione
ovunque: nei processi, nel
marketing, nellorganizzazione
per cavalcare il mutare
di tempi e mercato.
Ma oggi con il gruppo
che sta accelerando verso i
megastore dopo il boom
del franchising il tessile
abbigliamento, pur rimanendo
lasset pi importante
di Edizione Holding la
cassaforte di famiglia controllata
al 97,7% da una Sapa,
la Ragione di Gilberto
Benetton e C. rappresenta
solo un terzo del business
di gruppo. Re del pullover,
con la voglia crescente
di conquistare altri regni
in settori a pi alto cash
flow: cosBenetton negli ultimi anni ha
diversificato nella ristorazione, nelle autostrade
e nei telefoni, tre comparti dove
gli italiani hanno da sempre una buona
propensione a spendere. Era il 1995
quando in partnership con Leonardo
Del Vecchio, Ponzano vinceva la gara di
privatizzazione della Sme, che voleva dire
Autogrill e Gs (questultima veniva
poi venduta a Carrefour). Poi stata la
volta di Autostrade, quindi di Grandi
Stazioni fino al blitz su Olivetti e Telecom
con Pirelli. Altri numeri da protagonista
si sono aggiunti a quelli giconquistati
nel tessile. Autogrill con unOpa da
mille miliardi di lire faceva sua lamericana
Host Marriott; e oggi fattura oltre 3,2
miliardi con quote di assoluto primato
nella ristorazione on the road. Nel frattempo
cresciuto attorno a Villa Minnelli,
sede storica del gruppo, anche un
impero immobiliare: i Benetton hanno
comprato palazzi e proprietun po
ovunque, nelle pi belle cittdel mondo,
da Venezia a Tokio, ma soprattutto
in Argentina che detengono unimmensa
tenuta di 900mila ettari: unestancia
da cui ricavano il 10% del fabbisogno di
lana e che fa dire ai mapuches, gli indigeni
con i quali non sono mancate frizioni,
che i Benetton possono attraversare tutta
la Patagonia senza mai uscire dai propri
terreni.
Da noi, dei Benetton si sempre sottolineato
listintivo desiderio di restare fuori
del coro. Pare che Luciano, il leader,
fino a 45 anni non abbia posseduto una
giacca. Fecero scalpore le campagne
pubblicitarie per lanciare gli «United colors»
con le gigantografie realizzate da
Oliviero Toscani che arrivarono a tappezzare
lItalia anche di profilattici variopinti
(che la Benetton tuttora commercializza
in cobrand con Durex). Si affermata
limmagine di unazienda e di un imprenditore
diventato leader mondiale
senza mai frequentare il salotto buono
di Mediobanca; capace di battere due
volte Agnelli, sulle piste della Formula
Uno e nella gara per la Sme; risoluto a
dire no a una candidatura Romiti nellultima
corsa al vertice di Confindustria.
Ma con quasi 8 miliardi di euro di
fatturato, non si puessere né naif né
isolati. E i Benetton grazie alla tela
finanziaria tessuta da Gilberto hanno
stretto rapporti proficui con lambiente
dellIri, in particolare almeno fino al
divorzio di questi mesi con Giancarlo
Elia Valori, uno dei manager pi potenti
delle vecchie Partecipazioni statali, oggi
presidente degli industriali romani, cui
sono legati gli acquisti di Sme e Autostrade.
Con il gruppo Fininvest i Benetton
hanno avviato intese a pi livelli: cedendo
alla holding di Berlusconi una quota
della 21 Investimenti, autentica palestra
di rodaggio per la nuova generazione di
famiglia, in particolare per Alessandro
Benetton figlio di Luciano; lanciando insieme
un fondo chiuso in Usa; concorrendo
nella telefonia mobile, alleati in
Blu, la societdel «futuro che non cera»
e che non ci sar Ma se Blu stato
venduto a coriandoli, lavventura dei Benetton
nelle tlc appena cominciata.
Ed unavventura che conferma
uno degli assi portanti
del capitalismo di casa, quello
che vede alleati Marco Tronchetti
Provera e i Benetton
(che da anni sono entrati nel
patto di Pirellina con una quota
superiore al 6%). Loperazione
Telecom la punta delliceberg,
ma insieme nella Schemaventiquattro
avevano gi
rilevato nel 2000 con Caltagirone
e la francese Sncf il
40% di Grandi Stazioni per
407 miliardi. «Quando nel
1996 abbiamo acquistato la
prima quota in Pirellina sapevamo
che quellinvestimento
avrebbe dato delle soddisfazioni»,
ha pi volte ripetuto Gilberto
Benetton che di Telecom
oggi il vicepresidente.
E i Benetton in Telecom vogliono
giocare un ruolo niente
affatto subalterno. Altrimenti
non vi avrebbero messo pi di
un miliardo di euro, anche a costo di far
lievitare lindebitamento di casa. Pur
avendo poi solo il 20% di Olimpia rispetto
al 60% di Pirelli Spa, la famiglia Benetton,
per leffetto filiera sul controllo, molto
pi lunga quella di Tronchetti rispetto
a quella di Edizione, detiene di fatto la
maggiore quota di possesso integrato
sia in Olivetti che in Telecom: circa il 5%
di Ivrea e il 2,3% dellex Stet, pi del
doppio di Tronchetti. Quale sarla prossima
puntata? Il mercato sta monitorando
le mosse di Ponzano, mette sotto la
lente Autostrade, vagheggia unOpa casalinga
di Edizione su Benetton sulla falsariga
di ZignagoMarzotto. I debiti post
Olimpia e il recente taglio di stime di
Ubs, vista la crisi dei consumi, inviterebbero
alla prudenza. Ma non sono tali da
far riscrivere una storia di successo, iniziata
nemmeno quarantanni fa, di quattro
fratelli un po strani che, a ridosso di
Villa Minnelli, allora ridotta a una stalla,
si erano messi a lavorare con la lana
quando ancora gli italiani impazzivano
per lacrilico.
Aldo Bernacchi
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PLUS
sabato 21 settembre 2002
La storia / I signori del Nord-Est
Un impero che fattura
otto miliardi di euro
La famiglia ha la pi alta quota di possesso in Telecom e Olivetti
Il fatturato di Benetton Group 2,1
miliardi di euro. Altri numeri rendono
meglio le dimensioni di una leadership
tessile: 60 milioni di chilometri
di tessuto, 5mila negozi in 120 paesi, 6
milioni e mezzo di chili di lana, 110
milioni di pezzi in un anno per una
superficie pari a due volte e mezzo il
Belgio. La storia di come i quattro fratelli
Benetton Luciano (classe 1935), Giuliana
(1937), Gilberto (1941) e Carlo
(1943) siano diventati i re
del pullover ormai un business
case che appartiene
alla cultura industriale e
non solo italiana. La chiave
del successo? Innovazione
ovunque: nei processi, nel
marketing, nellorganizzazione
per cavalcare il mutare
di tempi e mercato.
Ma oggi con il gruppo
che sta accelerando verso i
megastore dopo il boom
del franchising il tessile
abbigliamento, pur rimanendo
lasset pi importante
di Edizione Holding la
cassaforte di famiglia controllata
al 97,7% da una Sapa,
la Ragione di Gilberto
Benetton e C. rappresenta
solo un terzo del business
di gruppo. Re del pullover,
con la voglia crescente
di conquistare altri regni
in settori a pi alto cash
flow: cosBenetton negli ultimi anni ha
diversificato nella ristorazione, nelle autostrade
e nei telefoni, tre comparti dove
gli italiani hanno da sempre una buona
propensione a spendere. Era il 1995
quando in partnership con Leonardo
Del Vecchio, Ponzano vinceva la gara di
privatizzazione della Sme, che voleva dire
Autogrill e Gs (questultima veniva
poi venduta a Carrefour). Poi stata la
volta di Autostrade, quindi di Grandi
Stazioni fino al blitz su Olivetti e Telecom
con Pirelli. Altri numeri da protagonista
si sono aggiunti a quelli giconquistati
nel tessile. Autogrill con unOpa da
mille miliardi di lire faceva sua lamericana
Host Marriott; e oggi fattura oltre 3,2
miliardi con quote di assoluto primato
nella ristorazione on the road. Nel frattempo
cresciuto attorno a Villa Minnelli,
sede storica del gruppo, anche un
impero immobiliare: i Benetton hanno
comprato palazzi e proprietun po
ovunque, nelle pi belle cittdel mondo,
da Venezia a Tokio, ma soprattutto
in Argentina che detengono unimmensa
tenuta di 900mila ettari: unestancia
da cui ricavano il 10% del fabbisogno di
lana e che fa dire ai mapuches, gli indigeni
con i quali non sono mancate frizioni,
che i Benetton possono attraversare tutta
la Patagonia senza mai uscire dai propri
terreni.
Da noi, dei Benetton si sempre sottolineato
listintivo desiderio di restare fuori
del coro. Pare che Luciano, il leader,
fino a 45 anni non abbia posseduto una
giacca. Fecero scalpore le campagne
pubblicitarie per lanciare gli «United colors»
con le gigantografie realizzate da
Oliviero Toscani che arrivarono a tappezzare
lItalia anche di profilattici variopinti
(che la Benetton tuttora commercializza
in cobrand con Durex). Si affermata
limmagine di unazienda e di un imprenditore
diventato leader mondiale
senza mai frequentare il salotto buono
di Mediobanca; capace di battere due
volte Agnelli, sulle piste della Formula
Uno e nella gara per la Sme; risoluto a
dire no a una candidatura Romiti nellultima
corsa al vertice di Confindustria.
Ma con quasi 8 miliardi di euro di
fatturato, non si puessere né naif né
isolati. E i Benetton grazie alla tela
finanziaria tessuta da Gilberto hanno
stretto rapporti proficui con lambiente
dellIri, in particolare almeno fino al
divorzio di questi mesi con Giancarlo
Elia Valori, uno dei manager pi potenti
delle vecchie Partecipazioni statali, oggi
presidente degli industriali romani, cui
sono legati gli acquisti di Sme e Autostrade.
Con il gruppo Fininvest i Benetton
hanno avviato intese a pi livelli: cedendo
alla holding di Berlusconi una quota
della 21 Investimenti, autentica palestra
di rodaggio per la nuova generazione di
famiglia, in particolare per Alessandro
Benetton figlio di Luciano; lanciando insieme
un fondo chiuso in Usa; concorrendo
nella telefonia mobile, alleati in
Blu, la societdel «futuro che non cera»
e che non ci sar Ma se Blu stato
venduto a coriandoli, lavventura dei Benetton
nelle tlc appena cominciata.
Ed unavventura che conferma
uno degli assi portanti
del capitalismo di casa, quello
che vede alleati Marco Tronchetti
Provera e i Benetton
(che da anni sono entrati nel
patto di Pirellina con una quota
superiore al 6%). Loperazione
Telecom la punta delliceberg,
ma insieme nella Schemaventiquattro
avevano gi
rilevato nel 2000 con Caltagirone
e la francese Sncf il
40% di Grandi Stazioni per
407 miliardi. «Quando nel
1996 abbiamo acquistato la
prima quota in Pirellina sapevamo
che quellinvestimento
avrebbe dato delle soddisfazioni»,
ha pi volte ripetuto Gilberto
Benetton che di Telecom
oggi il vicepresidente.
E i Benetton in Telecom vogliono
giocare un ruolo niente
affatto subalterno. Altrimenti
non vi avrebbero messo pi di
un miliardo di euro, anche a costo di far
lievitare lindebitamento di casa. Pur
avendo poi solo il 20% di Olimpia rispetto
al 60% di Pirelli Spa, la famiglia Benetton,
per leffetto filiera sul controllo, molto
pi lunga quella di Tronchetti rispetto
a quella di Edizione, detiene di fatto la
maggiore quota di possesso integrato
sia in Olivetti che in Telecom: circa il 5%
di Ivrea e il 2,3% dellex Stet, pi del
doppio di Tronchetti. Quale sarla prossima
puntata? Il mercato sta monitorando
le mosse di Ponzano, mette sotto la
lente Autostrade, vagheggia unOpa casalinga
di Edizione su Benetton sulla falsariga
di ZignagoMarzotto. I debiti post
Olimpia e il recente taglio di stime di
Ubs, vista la crisi dei consumi, inviterebbero
alla prudenza. Ma non sono tali da
far riscrivere una storia di successo, iniziata
nemmeno quarantanni fa, di quattro
fratelli un po strani che, a ridosso di
Villa Minnelli, allora ridotta a una stalla,
si erano messi a lavorare con la lana
quando ancora gli italiani impazzivano
per lacrilico.
Aldo Bernacchi
.
PLUS
sabato 21 settembre 2002
La storia / I signori del Nord-Est
Un impero che fattura
otto miliardi di euro
La famiglia ha la pi alta quota di possesso in Telecom e Olivetti
Il fatturato di Benetton Group 2,1
miliardi di euro. Altri numeri rendono
meglio le dimensioni di una leadership
tessile: 60 milioni di chilometri
di tessuto, 5mila negozi in 120 paesi, 6
milioni e mezzo di chili di lana, 110
milioni di pezzi in un anno per una
superficie pari a due volte e mezzo il
Belgio. La storia di come i quattro fratelli
Benetton Luciano (classe 1935), Giuliana
(1937), Gilberto (1941) e Carlo
(1943) siano diventati i re
del pullover ormai un business
case che appartiene
alla cultura industriale e
non solo italiana. La chiave
del successo? Innovazione
ovunque: nei processi, nel
marketing, nellorganizzazione
per cavalcare il mutare
di tempi e mercato.
Ma oggi con il gruppo
che sta accelerando verso i
megastore dopo il boom
del franchising il tessile
abbigliamento, pur rimanendo
lasset pi importante
di Edizione Holding la
cassaforte di famiglia controllata
al 97,7% da una Sapa,
la Ragione di Gilberto
Benetton e C. rappresenta
solo un terzo del business
di gruppo. Re del pullover,
con la voglia crescente
di conquistare altri regni
in settori a pi alto cash
flow: cosBenetton negli ultimi anni ha
diversificato nella ristorazione, nelle autostrade
e nei telefoni, tre comparti dove
gli italiani hanno da sempre una buona
propensione a spendere. Era il 1995
quando in partnership con Leonardo
Del Vecchio, Ponzano vinceva la gara di
privatizzazione della Sme, che voleva dire
Autogrill e Gs (questultima veniva
poi venduta a Carrefour). Poi stata la
volta di Autostrade, quindi di Grandi
Stazioni fino al blitz su Olivetti e Telecom
con Pirelli. Altri numeri da protagonista
si sono aggiunti a quelli giconquistati
nel tessile. Autogrill con unOpa da
mille miliardi di lire faceva sua lamericana
Host Marriott; e oggi fattura oltre 3,2
miliardi con quote di assoluto primato
nella ristorazione on the road. Nel frattempo
cresciuto attorno a Villa Minnelli,
sede storica del gruppo, anche un
impero immobiliare: i Benetton hanno
comprato palazzi e proprietun po
ovunque, nelle pi belle cittdel mondo,
da Venezia a Tokio, ma soprattutto
in Argentina che detengono unimmensa
tenuta di 900mila ettari: unestancia
da cui ricavano il 10% del fabbisogno di
lana e che fa dire ai mapuches, gli indigeni
con i quali non sono mancate frizioni,
che i Benetton possono attraversare tutta
la Patagonia senza mai uscire dai propri
terreni.
Da noi, dei Benetton si sempre sottolineato
listintivo desiderio di restare fuori
del coro. Pare che Luciano, il leader,
fino a 45 anni non abbia posseduto una
giacca. Fecero scalpore le campagne
pubblicitarie per lanciare gli «United colors»
con le gigantografie realizzate da
Oliviero Toscani che arrivarono a tappezzare
lItalia anche di profilattici variopinti
(che la Benetton tuttora commercializza
in cobrand con Durex). Si affermata
limmagine di unazienda e di un imprenditore
diventato leader mondiale
senza mai frequentare il salotto buono
di Mediobanca; capace di battere due
volte Agnelli, sulle piste della Formula
Uno e nella gara per la Sme; risoluto a
dire no a una candidatura Romiti nellultima
corsa al vertice di Confindustria.
Ma con quasi 8 miliardi di euro di
fatturato, non si puessere né naif né
isolati. E i Benetton grazie alla tela
finanziaria tessuta da Gilberto hanno
stretto rapporti proficui con lambiente
dellIri, in particolare almeno fino al
divorzio di questi mesi con Giancarlo
Elia Valori, uno dei manager pi potenti
delle vecchie Partecipazioni statali, oggi
presidente degli industriali romani, cui
sono legati gli acquisti di Sme e Autostrade.
Con il gruppo Fininvest i Benetton
hanno avviato intese a pi livelli: cedendo
alla holding di Berlusconi una quota
della 21 Investimenti, autentica palestra
di rodaggio per la nuova generazione di
famiglia, in particolare per Alessandro
Benetton figlio di Luciano; lanciando insieme
un fondo chiuso in Usa; concorrendo
nella telefonia mobile, alleati in
Blu, la societdel «futuro che non cera»
e che non ci sar Ma se Blu stato
venduto a coriandoli, lavventura dei Benetton
nelle tlc appena cominciata.
Ed unavventura che conferma
uno degli assi portanti
del capitalismo di casa, quello
che vede alleati Marco Tronchetti
Provera e i Benetton
(che da anni sono entrati nel
patto di Pirellina con una quota
superiore al 6%). Loperazione
Telecom la punta delliceberg,
ma insieme nella Schemaventiquattro
avevano gi
rilevato nel 2000 con Caltagirone
e la francese Sncf il
40% di Grandi Stazioni per
407 miliardi. «Quando nel
1996 abbiamo acquistato la
prima quota in Pirellina sapevamo
che quellinvestimento
avrebbe dato delle soddisfazioni»,
ha pi volte ripetuto Gilberto
Benetton che di Telecom
oggi il vicepresidente.
E i Benetton in Telecom vogliono
giocare un ruolo niente
affatto subalterno. Altrimenti
non vi avrebbero messo pi di
un miliardo di euro, anche a costo di far
lievitare lindebitamento di casa. Pur
avendo poi solo il 20% di Olimpia rispetto
al 60% di Pirelli Spa, la famiglia Benetton,
per leffetto filiera sul controllo, molto
pi lunga quella di Tronchetti rispetto
a quella di Edizione, detiene di fatto la
maggiore quota di possesso integrato
sia in Olivetti che in Telecom: circa il 5%
di Ivrea e il 2,3% dellex Stet, pi del
doppio di Tronchetti. Quale sarla prossima
puntata? Il mercato sta monitorando
le mosse di Ponzano, mette sotto la
lente Autostrade, vagheggia unOpa casalinga
di Edizione su Benetton sulla falsariga
di ZignagoMarzotto. I debiti post
Olimpia e il recente taglio di stime di
Ubs, vista la crisi dei consumi, inviterebbero
alla prudenza. Ma non sono tali da
far riscrivere una storia di successo, iniziata
nemmeno quarantanni fa, di quattro
fratelli un po strani che, a ridosso di
Villa Minnelli, allora ridotta a una stalla,
si erano messi a lavorare con la lana
quando ancora gli italiani impazzivano
per lacrilico.
Aldo Bernacchi
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