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The Arab Revolt Fotografie: Giorgio Di Noto A cura di: Fabio Severo Un indagine sulle rappresentazioni della primavera araba. Le rivolte scoppiate in Medio Oriente e Nord Africa a partire dalla fine del 2010 hanno rappresentato un territorio nuovo per la copertura mediatica internazionale. Manifestando caratteristiche spesso opposte tra loro, alternando fasi di estrema difficoltà di accesso agli eventi con momenti di assoluta prossimità al cuore della storia, la rappresentazione della cosiddetta “primavera araba” è nata da un insieme eterogeneo di mass media, giornalismo d’assalto, video e fotografie amatoriali. The Arab Revolt di Giorgio Di Noto parte proprio da questo tappeto visivo spesso anonimo che ha nutrito l’immaginario di quelle proteste. Le fotografie del lavoro, realizzate utilizzando le pellicole istantanee in bianco e nero Impossible, eredi della Polaroid, mostrano scene tratte da video girati nelle strade e nei campi di battaglia in Tunisia, Libia e Egitto, rifotografate dallo schermo del computer. I fotogrammi nascosti dentro i filmati prendono vita sotto la superficie anacronistica dell’immagine istantanea, che portandoli via dallo scorrere troppo veloce del video li trasforma in immagini nuove, ridotte nel formato ma ricche di particolari inaspettati.Da mesi, ormai anni, guardiamo le immagini di queste rivolte senza sosta, ma anche senza tempo, ammassate una sull’altra sugli schermi dei computer, nascoste tra pagine da sfogliare troppo velocemente, dimenticate in fretta e ricordate solo quando ne guardiamo di nuove. Di fronte al paradosso di immagini che pur immortalando eventi svaniscono istantaneamente, The Arab Revolt sceglie di immortalare l’immaginario stesso che abbiamo della primavera araba, trattenendo una manciata di fotogrammi tra l’infinità che ci scorrono davanti, per proporre un piccolo alfabeto della nostra memoria visiva. Ho iniziato questo progetto alla fine del 2011, circa un anno dopo le prime manifestazioni di quella che i media occidentali hanno chiamato “la primavera araba”. La documentazione di questi eventi è stata per la maggior parte realizzata dalla popolazione stessa che, attraverso smartphone e videocamere amatoriali, ha diffuso e condiviso immediatamente sul web immagini e video delle rivolte. Questo livello di rappresentazione, che ha così influenzato la copertura mediatica del conflitto sovrapponendosi agli eventi reali, è diventato per me il terreno su cui lavorare per sperimentare, attraverso la fotografia, il rapporto tra il linguaggio e il contenuto delle immagini. Ho guardato e studiato quindi su internet centinaia di video, selezionando singoli fotogrammi che ho poi reinquadrato e fotografato dal monitor del mio computer con una macchina Polaroid. Le pellicole istantanee in bianco e nero riuscivano infatti ad estrapolare le immagini dal flusso veloce dei filmati, senza mostrare la superficie dello schermo: i pixel e i difetti della bassa definizione così scomparivano, mescolandosi con l’emulsione impastata delle pellicole e riportando istantaneamente quell’immagine virtuale allo stato concreto di oggetto materiale e reale. Attraverso quest’ambiguità, che non svelava quindi immediatamente la natura delle fotografie, volevo rappresentare proprio la sovrapposizione tra documentazione e testimonianza, tra immagini prodotte (e post-prodotte) dai fotografi, e immagini auto-prodotte dagli stessi protagonisti delle rivolte. Se da una parte l’aspetto ingiallito delle fotografie sembrava suggerire una distanza temporale tra me e gli eventi, dall’altra entrava in conflitto con la loro contemporaneità: così le immagini lentamente si sono allontanate dal soggetto (e dal fotografo) e si sono avvicinate sempre più alla nostra memoria visiva, alla nostra rielaborazione della realtà. Giorgio Di Noto GIORGIO DI NOTO Ha studiato fotografia al Centro Sperimentale di Fotografia A. Adams di Roma e ha imparato le tecniche di camera oscura studiando e lavorando con alcuni stampatori professionisti in Italia. É studente di Filosofia all’Università La Sapienza. Vive e lavora a Roma. Fabio Severo Editor del blog di fotografia contemporanea Hippolyte Bayard, curatore, insegna storia e critica della fotografia. Ha collaborato con diverse pubblicazioni fotografiche tra cui RVM (Rear View Mirror Magazine), le riviste on-line Unless You Will, GUP Magazine, Dide e e-photoreview. The Arab Revolt è un progetto di Zona Zona è un’associazione indipendente che dà spazio ai nuovi linguaggi della fotografia, del video, del giornalismo e alla condivisione tra professionisti. Realizza progetti di utilità sociale in collaborazione con ONG, organizzazioni internazionali, istituzioni pubbliche e private, università, fondazioni. Sostiene l’ideazione, lo sviluppo e la produzione di progetti di lungo termine dedicati all’approfondimento del mondo contemporaneo. Aiuta e supporta i professionisti che interpretano la realtà che ci circonda. Coinvolge il pubblico sui temi del presente attraverso mostre, pubblicazioni, conferenze, web e nuovi media. zona.org Contatti [email protected] www.zona.org/progetti/the-arab-revolt/