Testimonianze - Amici contro la Sarcoidosi Italia onlus
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Testimonianze - Amici contro la Sarcoidosi Italia onlus
Organo Ufficiale dell’Associazione ACSI Amici Contro la Sarcoidosi Italia ONLUS SARCOIDOSI Testimonianze Le storie di due pazienti Ticket ed esenzioni Aspettando i Lea un po’ di storia su leggi e diritti dei malati in Italia Anno 1 Numero 2 Agosto 2016 ACSI Amici Contro la Sarcoidosi Italia ONLUS via G Ruggi 7/D 40137 Bologna. www.sarcoidosi.org FocusSarco in questo numero editoriale Anno 1 - Numero 2 Agosto 2016 Notiziario ufficiale di Amici Contro la Sarcoidosi Italia ONLUS Associazione nazionale per la ricerca e l’assistenza integrata alla sarcoidosi. Filippo Martone pagine 4 e 5 primo piano Chi siamo SARCOIDOSI I perché di una diagnosi complicata Direzione e redazione via G. Ruggi, 7/D Bologna Direttore responsabile Federico Spano Vicedirettore Filippo Martone In redazione Amelia Carlucci Gianluca Ziosi pagine 12 e 13 4 anni di vita 200 soci 17 sedi territoriali 24 referenti regionali: 10 consulenti 14 assemblee soci 13 partecipazioni a congressi Un po’ di storia sulle leggi e i diritti degli ammalati Acsi in azione ACSI Amici Contro la Sarcoidosi Italia ONLUS via G Ruggi 7/D 40137 Bologna Sito internet: www.sarcoidosi.org Contatti: Presidenza: 393.33.277.62 [email protected] Segreteria: 393.24.333.57 [email protected] Un caso raro Una forma grave di neurosarcoidosi pagine 14 e 15 Nata nel 2011, ACSI - Amici Contro la Sarcoidosi Italia ONLUS lavora al fianco dei malati di sarcoidosi, delle loro famiglie, dei medici, delle istituzioni, per creare occasioni di informazione, formazione, dialogo in favore di un’assistenza equa, per accendere l’interesse intorno alla malattia e per stimolare la ricerca medico-scientifica. L’associazione in numeri Aspettando i Lea All’assemblea di Ancona il punto con gli specialisti Prossimo incontro a Siena il 26 novembre pagine 6 e 7 Presidente ACSI Amici Contro la Sarcoidosi Italia ONLUS Web e social network Stati Uniti Iniziativa globale per promuovere la ricerca pagina 8 Dal mondo Quali sono le novità in arrivo? pagina 9 Visitatori sito web (1°trim. 2016): 37.092 Seguaci pagina FB: 1310 Membri gruppo FB: 1148 Contatti LinkedIn: 1598 Foto Instagram: 1000 (65 seguaci) Testimonianze Prossimo numero Convivere con la sarcoidosi: le storie dei pazienti pagine 19-25 Acsi sarà presente dal 3 al 7 settembre a Londra per il congresso internazionale dell'ERS (European Respiratory Society). Sul prossimo numero pubblicheremo un resoconto sull'evento Vuoi fare una donazione ad ACSI? Hai 4 modi per farlo 1. Tramite carta di credito o conto Pay Pal (dal nostro sito web) 2. Tramite bonifico (da conto corrente bancario o postale) sul conto corrente bancario dell’associazione IBAN: IT05U0538702403000002026649 3. Tramite bonifico (da conto corrente S i entra nel vivo. A ottobre si auspica la possibilità che il codice di esenzione possa divenire una realtà. Il percorso non è scevro da ostacoli, ma è concretamente probabile.Ne abbiamo parlato anche alla ultima assemblea nazionale ospitata al Policlinico Torrette di Ancona, di cui Amelia Carlucci ci porge un interessante resoconto. Ricordiamo che nell’area riservata ai soci di ACSI onlus sul sito www.sarcoidosi.org è possibile vedere i tratti salienti dell’assemblea in video, registrati durante lo svolgimento della stessa. Accanto a questo scenario ci avviciniamo a grandi passi alla partecipazione della nostra associazione alla European Respiratory Society. Ci presenteremo come rappresentanti dei pazienti europei nel contesto delle reti di riferimento delle eccellenze nelle malattie rare pneumologie (ERN Pneumology) e lo faremo per chiedere ragione delle estreme lentezze che la Task Force sulla sarcoidosi organizzata dall’ERS sta vivendo. ELF, la fondazione di ERN che è dedicata ai pazienti, si presenta in questo numero! Dagli USA Ginger Spitzer, leader della Fondazione per la Ricerca sulla Sarcoidosi (FSR) ci descrive la loro attività. Dall’Olanda l’associazione nazionale dei cittadini olandesi con sarcoidosi ci invia un articolo che descrive la realtà dei Paesi Bassi. Confrontarsi con i nostri cugini è utile e ci aiuta a comprendere come crescere assieme in Europa. Ma questo autunno ci vedrà protagonisti nel dare impulso in svariate regioni italiane alla qualità della presa in carico di chi soffre di sarcoidosi. Da Sud a Nord. Il Professor Marco Confalonieri, autore di un interessante articolo in questo senso, è presente nel nostro “primo piano”. Un cenno alla situazione dell’Emilia Romagna ci descrive il panorama in quella regione, nella rubrica Focus Regioni. La ricerca è un altro fronte sul quale qualcosa bolle in pentola… l’eccellente ricercatrice dr.ssa Elena Bargagli ce ne fa cenno in un report su uno dei più importanti congressi internazionali che l’ha vista attivamente partecipe e che troverete nelle prossime pagine. Una disquisizione sull’infliximab, unico farmaco tra i cosiddetti biologici a dare risposte a chi non ne abbia avute dalle terapie di prima linea, viene per noi proposta dal prof. Gianfranco Rizzato (tra i fondatori di WASOG, del cui direttivo è stato partecipe per tanti anni), che ci propone anche un caso estremamente particolare, legato ad una etnia poco presente nel nostro paese, che ci insegna che una profonda esperienza e preparazione è fondamentale in chi si dispone a prendersi cura in modo professionale delle persone colpite da sarcoidosi, così come un team multi-professionale affiatato. Dopo tanti dottori che parlano ai pazienti o che parlano ai dottori, Aldo e Loredana, raccontano ad ACSI la propria esperienza di vita con la sarcoidosi. Grazie! Un numero davvero molto ricco di spunti. Buona Lettura! bancario o postale) sul conto corrente postale dell’associazione IBAN: IT80J0760102400001026462091 4. Tramite bollettino POSTALE n. 001026462091 Agosto 2016 FOCUSSARCO 3 in primo piano getti affetti da sarcoidosi ogni 100mila abitanti, una delle maggiori concentrazioni di sarcoidosi finora registrate. Infatti, non a caso in Ohio esiste uno dei maggiori Centri americani per la sarcoidosi e questo potrebbe aver aumentato le potenzialità di diagnosi. Ma facendo bene i conti e sapendo che un medico di famiglia in Italia ha un bacino massimo di 1500 assistiti, può essere molto probabile che non veda un solo malato di sarcoidosi in tutta la sua vita lavorativa. E’ questo il destino delle malattie rare, che sono circa 7000 e, seppure colpiscono in Italia poco meno di un milione di persone, sono spesso destinate a una diagnosi tardiva. La sarcoidosi come “grande mimo” Perchè la diagnosi di sarcoidosi è a volte così difficile? U Marco Confalonieri Direttore struttura complessa Pneumologia Ospedale Gattinara ACU Trieste na domanda cruciale dopo un’esperienza negativa: “Dottore, ma perchè la diagnosi di sarcoidosi deve essere così difficile che nel mio caso non si capiva?” Diversi pazienti chiedono perché hanno dovuto aspettare tanto tempo, a volte addirittura alcuni anni o perfino decenni (sic!) prima di veder riconosciuta a loro la diagnosi di sarcoidosi. Lo chiedono a noi che vediamo pazienti con sarcoidosi tutti i giorni di tutte le settimane dell’anno, ma anche a noi la risposta non sembra così facile. Agosto 2016 FOCUSSARCO 4 Schematicamente ritengo che vi siano almeno tre ragioni per il ritardo della diagnosi di sarcoidosi: a) si tratta di una malattia rara; b)i sintomi e segni di malattia sono aspecifici ed estremamente variabili, con possibilità di esser confusi con quelli di altre malattie; c) la diagnosi di certezza richiede accertamenti complessi che richiedono esperienza e coordinamento tra vari specialisti (pneumologo-broncologo, radiologo, anatomo-patologo, ecc.). Cerchiamo di capire meglio i tre punti che ho appena elencato. La sarcoidosi come malattia rara Si dice che la sarcoidosi è una malattia rara, ma la sua reale prevalenza è sconosciuta se non per pochi studi epidemiologici su popolazioni limitate. Nella letteratura scientifica si trovano studi su popolazioni campione che hanno mostrato una prevalenza di sarcoidosi da 1 fino a 40 casi ogni 100mila abitanti in aree diverse. Un recente articolo comparso sulla rivista scientifica Respiratory Medicine ha riportato che in una Contea dell’Ohio sono stati trovati 48 sog- La sarcoidosi è detta il “grande mimo” perché può colpire ogni organo in varia misura e modo ed assomigliare a tante malattie quante sono le sue possibili localizzazioni. Anche se la sarcoidosi interessa il torace nella maggioranza dei casi, la forma polmonare può presentarsi e progredire diversamente mimando malattie polmonari con aspetti radiologici simili. In alcuni casi, in assenza di sintomi abbiamo un riscontro occasionale radiologico, oppure c’è tosse secca, o affaticamento e difficoltà respiratoria, o in qualche raro caso anche sangue espulso con il catarro. Tali sintomi si trovano anche in malattie completamente differenti dalla sarcoidosi, ma simili dal punto di vista radiologico, come tumori e linfoma. Altri organi comunemente colpiti dalla sarcoidosi possono essere la cute, gli occhi, le ghiandole linfatiche, ma anche cuore, sistema nervoso, gli apparati gastroenterico ed urinario, fegato, milza, ossa, articolazioni. Capite quindi come la diagnosi differenziale sia molto ampia e prima di diagnosticare che è sarcoidosi bisogna escludere altre malattie, a cominciare dalle più gravi. Come mai differenti organi possano essere sede della sarcoidosi non è chiaro, ma è evidente che i sintomi possono variare in base all’organo o apparato colpito e che la diversa localizzazione dei granulomi all’interno di un organo ne influenza la variabilità di segni e sintomi. Si pensi alle localizzazioni del sistema nervoso centrale che possono provocare deficit neurologici dalla diminuzione del campo visivo alle crisi epilettiche, secondo il punto delle vie nervose dove il granuloma sarcoideo si sviluppa. Tra i possibili sintomi della sarcoidosi, ricordiamo anche l’astenia, le artralgie, le sindromi dolorose diffuse, le sensazioni di peso toracico, il respiro sibilante, i rash cutanei, la fotofobia, la riduzione dell’acuità visiva, la sclerite oculare, la perdita di peso, la febbre. Quindi le proprietà mimetiche della sarcoidosi sono molte e fanno sì che a volte si presenti in un modo, a volte in un altro, e questo aumenta la difficoltà ad associarli ad un’unica malattia. Si pensi alla calcolosi urinaria che può essere favorita in un soggetto con sarcoidosi dalla alterazione del metabolismo del calcio con conseguente ipercalciuria, cioè aumento della concentrazione di calcio nelle urine e tendenza a formare cristalli e calcoli, possibili cause di coliche renali. Se le coliche renali precedono la diagnosi di sarcoidosi il collegamento tra coliche renali-ipercalciuria e sarcoidosi non sempre è immediato. Diagnosi di esclusione La diagnosi di sarcoidosi è di esclusione dopo un iter complesso di accertamenti. La diagnosi di sarcoidosi è sempre di esclusione, non dimentichiamolo, perchè non necessariamente il riscontro di un granuloma è sinonimo di sarcoidosi, in quanto i granulomi possono accompagnare diversi altri tipi di patologie (infettive, vasculitiche, da ipersensibilità, neoplastiche, ecc.). Quindi non essendovi un reperto anatomo-patologico specificatamente esclusivo, né un marcatore diagnostico, per arrivare alla diagnosi occorre un iter complesso di accertamenti di cui fanno parte la diagnostica per immagini, i test funzionali, laboratoristici, e soprattutto gli esami indirizzati ad ottenere uno o più campioni bioptici dei tessuti interessati. Inoltre è necessario che i vari medici coinvolti nell’iter diagnostico si coordinino con il clinico che ne tira le fila. E’ per questo che un Centro di riferimento per la sarcoidosi, oltre ad avere adeguata casistica e attrezzature, dovrebbe trovarsi in un Ospedale con tutte le specialità. Lo pneumologo è l’esperto più indicato per la diagnosi differenziale delle pneumopatie infiltrative diffuse, che sono più di 200, e tra cui viene compresa la sarcoidosi polmonare. Per aiutare i malati di sarcoidosi ad avere presto una diagnosi corretta, o una sua conferma, è necessario che il Sistema Sanitario potenzi i Centri di riferimento specializzati per questa malattia. E’ una malattia rara con sintomi variabili e richiede accertamenti lunghi e complessi Agosto 2016 FOCUSSARCO 5 focus regioni EMILIA ROMAGNA Acsi in azione I All’assemblea di Ancona il punto con gli specialisti n Emilia Romagna, a Bologna dove ha la sede legale ACSI, si è sin da subito lavorato con il sistema sanitario locale per individuare un centro multispecialistico dedicato alla Sarcoidosi. Così in effetti è stato sin dall’inizio del 2014, quando l’associazione ha cercato e trovato la collaborazione del Prof. Stefano Nava, da poco primario della Pneumologia presso l’Ospedale Sant’Orsola, per la presa in carico dei malati. E’ stato redatto un PDT (Percorso Diagnostico Terapeutico) formale, nel cui testo sono contenuti tutti gli ‘impegni’ presi dal coordinatore, dal team multidisciplinare e dall’associazione, per la presa in carico medica e territoriale del malato. Dunque sulla carta è tutto come deve essere. Purtroppo nel tempo, la mannaia dei tagli aziendali e i cambiamenti negli incarichi, sembra aver condotto a rendere più precario il normale procedere delle cose. Molti pazienti, Al centro di tutto deve restare il paziente Il prossimo appuntamento con la Scuola di sarcoidosi e l'assemblea nazionale a Siena il 26 novembre. Amelia Carlucci Segreteria nazionale Acsi L o scorso maggio, ACSI è approdata ad Ancona. Siamo stati tutti ospiti del Prof. Stefano Gasparini, Responsabile AOU Pneumologia “Ospedali Riuniti” nella sede di Torrette. Con lui ACSI si è sempre incontrata ai Congressi organizzati da AIPO, di cui attualmente Gasparini è Presidente in carica. Ci è sempre stato descritto dai nostri amici, suoi pazienti, come una persona di grande umanità e professionalità. Ed è proprio così che ci ha accolto, con grande entusiasmo, prima nell’aula magna, poi in un’auletta didattica, dove sembrava per davvero essere a scuola, Scuola di Sarcoidosi. Suo e nostro ‘ospite’ è stato anche il dr. Michele Caporossi, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, il quale si è espresso favorevolmente rispetto alla creazione di un Percorso Diagnostico Terapeutico e alla possibilità di far diventare Ancona un centro di riferimento regionale per la Sarcoidosi. Questo rappresenterebbe un ulteriore passo avanti per le Marche, regione virtuosa (insieme solo ad altre 3 in Italia) nell’assistenza dei malati, regolata da un DGR che esenta i malati dalla partecipazione al costo. La parte più specificatamente medica, viene introdotta dal padrone di casa, che presenta il suo team, lasciando subito la parola al dr. Federico Mei, che ha parlato di come ad Ancona viene pianificato un percorso dia- Agosto 2016 FOCUSSARCO 6 gnostico con sospetta sarcoidosi. Gli ha fatto seguito la dr.ssa Martina Bonifazi che ha invece visto la cosa rispetto alle manifestazioni polmonari della sarcoidosi. Per completare il quadro esperienziale, il Prof. Armando Gabrielli, direttore della Clinica medica dell’Ospedale, ha fatto un excursus di come la sarcoidosi può colpire altri organi e di quali siano le buone pratiche da adottare. Tre interventi che hanno teso evidentemente a guardare la malattia da ogni punto di vista conosciuto. Preziosissimo è stato il contributo del Prof. Gasparini, che ha moderato gli interventi e risposto alle domande dei presenti, con generosa disponibilità di dettagli. Ancora una volta, perizia, competenze, umanità, sono emerse a valorizzare il lavoro di medici che quotidianamente si occupano di sarcoidosi in un centro forse poco annoverato fra quelli più noti ed affollati, ma che gestisce con dedizione la presa in carico dei pazienti. Ancona vanta infatti un ambulatorio dedicato alle patologie polmonari infiltrative e ha in carico un buon numero di malati di Sarcoidosi. I medici sono rimasti poi anche alla parte più specificatamente assembleare dell’incontro, interessati a capire come poter interfacciare il loro lavoro con quello dell’associazione, a diretto beneficio dei pazienti. Il dr. Filippo Martone, presidente ACSI ringrazia i medici, nominandoli soci onorari dell’associazione. Pro- segue il discorso sulle leggi nazionali che ancora non marcano in maniera definitiva la classificazione della malattia, prosegue il discorso sulla partecipazione di ACSI a livello internazionale per la formulazione di Linee Guida Comuni ed aggiornate, prosegue infine la spinta alla ricerca, dedicata e fattiva. Trieste riceverà un fluorimetro che l’associazione è in procinto di acquistare, grazie ad un denso (si spera!) lavoro di fund raising, macchinario che darà l’avvio alla sperimentazione sulla chitotriosidasi in Friuli VG ma che, ci auguriamo, diventerà un esempio da seguire in altre regioni italiane. Vestendo i panni di Presidente di AIPO, il Prof. Gasparini, ci fa una bella promessa: istituire una federazione che includa le società scientifiche, le associazioni dei pazienti e tutti gli enti e le istituzioni che hanno a cuore la pneumologia in senso lato e alcune patologie ancora molto problematiche. “Solo così” – continua il Professore – “siamo convinti, si possano trovare i percorsi migliori, che non sempre sono quelli che i medici decidono, ma devono essere quelli che essi decidono insieme a chi vive il problema…”. Una storia di collaborazione tutta ancora da costruire, sicuramente complessa, ma assolutamente realizzabile. Noi siamo già pronti in questa direzione e in attesa delle buone nuove a riguardo. fortunatamente sono seguiti - e bene! - perché le competenze non sono in discussione, molti altri patiscono la mancanza della doverosa sistematicità della presa in carico. I componenti del team multidisciplinare hanno subito lo scossone dei cambiamenti e certamente questo è andato a discapito della qualità e della quantità delle prestazioni offerte. Purtroppo nemmeno i centri di Modena e Forlì, un tempo considerati di eccellenza, sono oggi al loro miglior livello. Affrontando problemi derivati da una pesante emorragia di personale qualificato molto di ciò che c’era, necessita oggi d’essere ricostruito. Nella sua regione di nascita ACSI quindi sconta una situazione che, a fronte di un potenziale eccellente sulla carta, necessità di un forte impulso ricostruttivo e di crescita. ACSI quindi si impegnerà con forza perché questo Potenziale possa essere espresso, a vantaggio dei propri assistiti. Ma anche del sistema sanitario stesso. focus regioni PUGLIA B reve aggiornamento dalla Puglia. Manca solo l’individuazione di un neurologo, per completare il team multidisciplinare del PDTA, pronto a nascere in seno all’UO di medicina interna universitaria “Cesare Frugoni” di Bari (Centro di Assistenza e Ricerca Sovraziendale per le Malattie Rare). Questa ed altre novità sono state annunciate da ACSI ONLUS Puglia in occasione della Tavola Rotonda “Pazienti con Patologie Rare Polmonari: Attese e bisogni”, tenutasi venerdì 15 luglio presso la sede di via Gentile della Regione Puglia. L’ assemblea è stata moderata dalla Prof.ssa Anna Foschino Barbaro (Direttore della S.C. Malattie dell’Apparato Respiratorio Uni- versitaria Azienda Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti di Foggia”), e da lei stessa definita una ‘chiacchierata’. In realtà la tavola rotonda è stata molto di più: ha rappresentato un momento di incontro e di prezioso confronto fra politica, medici e pazienti, ribadendo ad ognuna delle parti l’importanza del lavoro di squadra. Per noi è stata senz’altro un’occasione per rinsaldare i rapporti con i medici conosciuti e che già da tempo collaborano con ACSI per la presa in carico dei pazienti. Bari e Foggia si confermano “Amici” di ACSI ONLUS e già dopo l’estate, nuove iniziative verranno messe in cantiere con la prof.ssa Foschino e con il dr. Lacedonia di Foggia. Restate in ‘ascolto’!!! Agosto 2016 FOCUSSARCO 7 notizie dal mondo STATI UNITI Una iniziativa globale per promuovere la ricerca Ginger Spitzer direttore esecutivo della Foundation for Sarcoidosis Research L a Fondazione per la ricerca sulla sarcoidosi (FSR), con sede negli Stati Uniti, si concentra sulla sarcoidosi da una prospettiva globale. L’organizzazione è incentrata sul paziente e fornisce non solo l’educazione e il sostegno, ma anche sull’impiego di fondi per colmare le enormi lacune che bloccano l’avanzare della ricerca sulla sarcoidosi, partendo dalla mancanza di dati del paziente. Finora esiste una ‘anagrafe’ - cosa assolutamente essenziale per ricercatori! - che raccolga un’ampia campionatura di dati riguardanti il paziente con sarcoidosi. Questi dati includono le informazioni del paziente di base, la sua storia medica, e anche campioni biologici - senza questi dati e informazioni, la ricerca è ferma a studi puramente teorici. FSR ha individuato come altamente prioritaria la necessità di reperire i dati dei pazienti e ha lanciato un registro dello stato dell’arte globale, ossia FSRS.A.R.C. (Sarcoidosis Advanced Registry Cures). Il Registro dei Pazienti per la Ricerca, FSRS.A.R.C. (Sarcoidosi Advanced Registry Cures), è una raccolta approvata dal IRB (Institutional Review Board n.d.t.). I dati vengono reperiti in modalità on-line, attraverso un sistema di hosting, compatibile con la HIPAA (Health Insurance Portability and Accountability Act n.d.t), che fornisce un ambiente sicuro per la privacy. Il Registro consiste in un ampio questionario online che permette al paziente e/o a chi se ne prende cura Agosto 2016 FOCUSSARCO 8 di inserire informazioni con riferimento ai dati anagrafici, all’anamnesi, alla storia familiare, alle specifiche malattie e agli organi colpiti, alla storia del trattamento, e all’impatto della malattia sulla qualità della vita. Le 87 domande sono state concepite in collaborazione con il Comitato Scientifico dell’FSR (Scientific Advisory Board FSR). La partecipazione richiede la creazione di un profilo del paziente e di un consenso firmato. E’ accessibile attraverso il sito web FSR, e si viene indirizzati ad una piattaforma sicura, fornita da terze parti. La sensibilizzazione è globale e, benché attualmente è a disposizione solo in lingua inglese, il registro sarà presto disponibile anche in altre lingue. Il Registro FSR-SARC raccoglie dati de-identificati dei pazienti in un archivio elettronico messo a disposizione di: ◗ studiosi che ampliano le conoscenze sulla sarcoidosi ◗ medici curanti ◗ epidemiologi che analizzano la malattia ◗ ricercatori che hanno bisogno di individuare pazienti per i nuovi studi clinici Obiettivo del registro è il reperimento di dati necessari a colmare il vuoto attuale nella ricerca sulla sarcoidosi e specialmente a: ◗ Stimolare ipotesi provenienti dalla ricerca clinica e identificare nuovi farmaci, incrementando la collaborazione fra gli studi accademici e l’industria del farmaco, ◗ migliorare la comprensione circa la variabilità, la progressione e la storia naturale della sarcoidosi, con l’obiettivo finale di guidare e valutare un intervento terapeutico in modo migliore, ◗ Fornire alla comunità medica le indicazioni per il monitoraggio e per ottimizzare la cura del paziente, ◗ Collegare i pazienti interessati alle opportunità della ricerca IRB-approvati. Risorsa importante per i medici, i ricercatori e l’industria, il registro è dunque uno strumento prezioso per i ricercatori che cercano di portare avanti gli studi osservazionali su persone con sarcoidosi negli Stati Uniti e a livello internazionale. Le richieste di dati anagrafici vengono sottoposte ad un esame approfondito per meriti scientifici. Questa recensione è opera del Comitato Registro dei Pazienti composto da membri del FSR Scientific Advisory Board, medici, ricercatori e personale FSR. E’ importante incoraggiare i pazienti ad unirsi nella lotta contro la malattia, contribuendo direttamente alla ricerca! Questo semplice processo di registrazione del paziente può portare a progressi incredibili. FSR fornisce anche una rete si studi clinici in tutto il mondo per gli studi multi-sito, così come una nuova Alleanza Globale per la Sarcoidosi, che comprende membri di vari gruppi di sostegno, le fondazioni e i fornitori di tutto il mondo. Per maggiori informazioni, www.stopsarcoidosis.org notizie dal mondo Sarcoidosi, quali novità in arrivo? I l congresso internazionale della Società Americana di Malattie Respiratorie ATS è certamente un punto di riferimento per gli scienziati di tutto il mondo interessati alle malattie respiratorie. In questo ambito vengono presentate tutte le novità scientifiche che coinvolgono i vari settori delle malattie respiratorie. Partecipando a questo appuntamento, che si è svolto a San Francisco a Maggio 2016, mi sono interessata alle sessioni del congresso riguardanti la sarcoidosi, patologia cronica da causa sconosciuta curata con steroide o immunosoppressori. Finalmente quest’anno sono stata piacevolmente sorpresa dell’abbondanza di presentazioni, poster e abstracts relativi alla malattia di mio interesse. Fra i numerosi studi che sono stati presentati vi erano alcuni rivolti a definire le possibili cause della malattia e i meccanismi immunitari e genetici responsabili della formazione dei granulomi della sarcoidosi. Tra gli agenti infettivi studiati dai colleghi americani come possibili fattori favorenti la malattia sono emersi i germi responsabili dell’acne e della Dr.ssa Elena Bargagli tubercolosi (Propionibacterium acnes Clinica Rugani Siena e la Mycobacterium tuberculosis) ma anche particelle inorganiche e germi che sono responsabili di bronchiti e polmoniti. Inoltre il prof Athol Wells ha parlato dell’importanza delle prove respiratorie come parametro per definire la prognosi della malattia, l’andamento nel tempo e la risposta alla terapia. E’ stato poi discusso il ruolo degli esami radiologici (RMN e PET) per la diagnosi di sarcoidosi cardiaca ed in generale il valore della PET nel percorso di diagnosi di malattia. Infine tra gli altri argomenti trattati nell’ambito del congresso vi sono stati i nuovi approcci terapeutici alla malattia. Finalmente sono stati presentati nuovi trials clinici per la ricerca di future terapie da impiegare nella sarcoidosi in particolare nei pazienti che non possono fare il cortisone oppure non rispondono all’uso del cortisone. A partire da questi nuovi filoni di ricerca, giungeranno a breve anche in Europa nuovi approcci diagnostici e terapeutici per la sarcoidosi, una speranza per i ricercatori e soprattutto per i malati affetti da questa patologia. Agosto 2016 FOCUSSARCO 9 focus pazienti la fondazione notizie dal mondo Elf, European Lung Fondation Pazienti e professionisti uniti per la salute dei polmoni OLANDA Chris Noet, PR della SBN, ci spiega come funzionano le cose in Olanda. Forti insieme! I Sarah Masefield Responsabile dei rapporti con le associazioni dei pazienti L a European Lung Foundation (ELF; www.europeanlung.org) è stata fondata dalla European Respiratory Society (ERS), nel 2000, con l’obiettivo di mettere insieme pazienti e specialisti di malattie respiratorie per influenzare positivamente la salute dei polmoni. ELF è cresciuto esponenzialmente nel corso degli ultimi sedici anni, incrementando la partnership fra le associazioni di pazienti e gli esperti di malattie respiratorie ed inserendo i pazienti e le organizzazioni di pazienti nella vasta gamma di attività ERS in materia di istruzione, supporto e informazione scientifica sui problemi polmonari. In ogni fase del percorso ELF li guida. La Fondazione vanta un Comitato Consultivo del Paziente, che si compone Agosto 2016 FOCUSSARCO 10 di associazioni di pazienti europee che rappresentano patologie diverse, ma ha anche un Comitato Consultivo Professionale che assicura che tutto ciò che viene fatto e tutte le informazioni che vengono divulgate sono accurate da un punto di vista medico e a beneficio sia dei pazienti, che dei professionisti. Ad esempio vengono create 4 nuove schede informative all’anno e tutte le 37 già esistenti schede possono essere scaricate gratuitamente dal sito di ELF in almeno 8 lingue. Una scheda sulla sarcoidosi spiega condizione, cause, diagnosi e cura. ELF lavora con una rete di oltre 200 organizzazioni di pazienti in tutta Europa e nel mondo, ed offre un database consultabile che permette di guidare i pazienti e professionisti nella ricerca di contatti, aiuto e collaborazione. L’obiettivo è quello di sviluppare una voce univoca delle organizzazioni che si occupano di malattie respiratorie in tutta Europa. Alle organizzazioni di questa rete ELF offre nuove opportunità, ad esempio fornisce il punto di vista del paziente in occasione di conferenze o corsi per gli operatori sanitari e sviluppa nuove linee guida per un miglior trattamento e per la gestione dei problemi respiratori. A tutt’oggi, nel 2016, gruppi di 8-10 pazienti e rappresentanti delle organizzazioni di pazienti provenienti da tutta Europa hanno lavorato su nuove linee guida per bronchiectasie, ventilazione meccanica domestica, il cancro del polmone e displasia broncopolmonare. Abbiamo anche già più di 20 persone confermate per condividere le loro esperienze in presentazioni e corsi che si svolgono presso il Congresso Internazionale ERS a Londra nel settembre 2016. Inoltre, ELF aiuta i pazienti e le organizzazioni dei pazienti stessi a formarsi, così da poter essere coinvolti come rappresentanti ufficiali, attraverso un corso di auto-apprendimento online gratuito, il programma Europeo dell’ambasciatore dei pazienti (EPAP; www.EPAPonline.eu). Questo corso è on-line in inglese e olandese, ed sarà presto anche in italiano. L’anno scorso 8 organizzazioni di pazienti con sarcoidosi si sono unite a noi al Congresso Internazionale ERS di Amsterdam, e non vediamo l’ora di vedere molte di queste organizzazioni anche quest’anno a Londra. Novità di quest’anno: ELF terrà un giorno dedicato alle Associazioni di pazienti, che rappresenterà una grande opportunità per loro di riunirsi, rafforzare i contatti, condividere esperienze e imparare gli uni dagli altri. I dettagli di questo evento sono sul sito del Congresso ERS. Il Sarcoïdose Belangenvereniging Nederland (SBN) conta oltre duemila membri ed è quindi una piccola associazione di pazienti rispetto a quelle più grandi, come il Longfonds (Fondazione per le malattie polmonari), la Fondazione Cuore e la Società del rene. Non è poi così strano che sia così, perché la sarcoidosi è una malattia rara. La SBN è portata avanti interamente da volontari: la gestione, le persone di contatto, gli amministratori di siti web e gli editori del SarcoScoop (SBN trimestrale) sono tutti i volontari con qualche supporto professionale per l’amministrazione, questioni finanziarie e il sito web (www.sarcoidose.nl ) se necessario. Tuttavia, questa piccola associazione è molto attiva in molti campi: nel dare informazioni e consigli, nella difesa, nel sostenere e seguire i pazienti, nel rimanere aggiornati e promuovere la ricerca scientifica. Il suo nome è sempre più riconosciuto anche ( forse, soprattutto) tra i medici e altri medici professionisti. La formazione ‘Aver a che fare con’ è pensata soprattutto per i pazienti che hanno da poco ricevuto una diagnosi di sarcoidosi. Nelle diverse regioni vengono regolarmente organizzati incontri per altri pazienti o briefing informativi. I contatti sono sempre raggiungibili per telefono o e-mail per domande e problemi personali. Esiste un servizio per le consulenze di medicina generale cui si accede o attraverso i numeri di contatto o chiamando l’ufficio a Nijkerk. Finanziariamente SBN è supportato dai membri (tassa annuale di 33, a volte pagato da assicurazione medica pazienti), un contributo pubblico, sponsor e sostenitori. Il motto del SBN è ‘forti insieme’. L’adesione è importante per la ricevere tutte le informazioni disponibili, ma offre anche supporto e comprensione. E anche se il paziente non ha bisogno di più questo, lui o lei può sostenere il SBN rimanendo un socio, in modo che SBN possa continuare il proprio lavoro ovunque sia necessario. Per ulteriori informazioni vedere www.sarcoidose.nl Agosto 2016 FOCUSSARCO 11 focus pazienti le leggi Aspettando i Lea, un po’ di storia su leggi e diritti per i malati di sarcoidosi in Italia In alcune Regioni è già prevista l'esenzione dal ticket ma a livello nazionale la situazione è ancora incerta Amelia Carlucci Segreteria nazionale Acsi A ppena ricevuta la diagnosi di sarcoidosi, ci si ritrova spesso disorientati. Il primo problema è capire da che cosa si è stati colpiti. Il secondo, spessissimo, è capire come fare per avere l’esenzione del ticket dalla moltitudine di esami, visto che ci hanno già avvisato che saranno tanti e, spesso, costosi. E qui nasce il problema. Stiamo tutti attendendo la gloriosa ‘uscita’ dei nuovi LEA e sappiamo che quel giorno, ogni dubbio dovrebbe essere finalmente fugato, una volta e per tutte. Ma fintanto che così non è, la situazione del malato italiano colpito da sarcoidosi è quanto mai nebulosa e frammentata. Sin qui, infatti, la Sarcoidosi in Italia non ha ancora una classificazione certa ed univoca, nelle varie legislazioni e definizioni compare in modi diversi: Malattia cronica: i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) Pubblicati nell’aprile del 2008, ma revocati a luglio dello stesso anno, perché fagocitati dalla Manovra finanziaria di allora e in quelle seguenti, inserivano per la prima volta la Sarcoidosi nell’elenco delle malattie croniche ed invalidanti (codice esenzione: 063.135). Il Decreto Ministeriale 329 del 1999 che lo precedeva, non contemplava proprio la sarcoidosi fra le malattie con diritto di esenzione per prestazioni varie; Malattia rara: 4 Agosto 2016 FOCUSSARCO 12 regioni; Malattia rara/orfana: classificazione di orpha.net. Succede così che alcune regioni, stanche di attendere che i LEA divenissero esecutivi, decidono di sbrigarsela da sé: Piemonte, Val d’Aosta, Marche, Basilicata, deliberano i loro DGR ad integrazione del DM 279/2001 e sfornano 4 codici di esenzione alla partecipazione del costo delle prestazioni mediche, uno diverso dall’altro, classificando in modo lungimirante come malattia rara, ma precludendo la strada alle forme non polmonari e non cutanee. Ma, in fondo, si fa quel che si può! Che destino tocca ai malati delle altre 16 regioni italiane? Nessuna esenzione! Attendere, prego. (i nuovi LEA) E a questo punto il malato cosa fa? Si fa riconoscere l’invalidità per patologie annesse (tanto quelle non mancano di certo ad un malato di sarcoidosi) e prova ad avere l’esenzione per almeno alcuni degli esami prescritti, sperando che ce ne siano in comune. Ma è una toppa sullo strappo della giacca, ovviamente! Oppure, peggio (molto peggio!), per aggirare l’ostacolo e con la compiacenza di medici fondamentalmente ignoranti, si fa ‘assegnare’ un codice inappropriato (malattie oncologica, malattie granulomatosa, etc.) mettendosi a rischio di pesanti controlli ispettivi, che lo costrin- geranno a restituire tutto il ‘maltolto’ allo Stato. E’ accaduto già, non una volta sola, quindi, massima attenzione! Intanto un articolo di Sanità24 titola “LEA, primo via libera parziale dei Governatori. Si parte per il 2016, pit stop e ‘tagliando’ a novembre”. Cosa vuol dire? Il ministro Lorenzin ha provveduto a trasmettere alle regioni il nuovo testo di Decreto Ministeriale che potrebbe finalmente fare entrare in vigore i LEA. “Come tutti ben sappiamo i LEA devono aggiornare gli elenchi delle malattie rare e delle malattia croniche […] Le regioni esprimeranno il proprio parere su tale decreto, che per entrare in vigore dovrà essere trasmesso dal Governo, cioè dal Ministero della Salute unitamente al Ministero dell’Economia e delle Finanze. I due dicasteri sembrano però attualmente non essere pienamente concordi, considerando che la stima dell’impatto complessivo dei nuovi LEA ammonterebbe a 771,8 milioni di euro.” Le regioni si sono dette favorevoli, a patto di operare uno stretto monitoraggio (novembre 2016?) manca il passaggio MEF, imprescindibile! Speriamo che, parafrasando Mario Lavecchia (vicesegretario nazionale dell’ass. dei Medici e Dirigenti del SSN), aspettando Godot, il nuovo non finisca per diventare già vecchio! ➤➤➤ Agosto 2016 FOCUSSARCO 13 approfondimenti approfondimenti il caso riore del lobo temporale destro, per la quale fu ricoverato. Una TAC cerebrale con contrasto documentò perfusione disomogenea all’interno della massa. Un Rx torace risultò normale. Nel sospetto di un tumore, la massa fu asportata con craniotomia temporale, e lobectomia anteriore. A sorpresa, la biopsia documentò numerosi granulomi confluenti, alcuni dei quali con necrosi centrale. Non c’era nessuna evidenza di vasculite, e la ricerca di agenti infettivi (B.K., funghi e altre possibili cause di granulomi post-infettivi) risultò completamente negativa. L’oculista escluse uveite o neurite del nervo ottico. Fu quindi concluso che si trattava di una grave forma di neurosarcoidosi. Al che fu chiesto un ACE, che risultò negativo, ed una TAC total body, che documentò modesta linfoadenopatia all’ilo del polmone destro, nulla all’addome o alla pelvi. Malgrado terapia con prednisone 80 mg/die (poi ridotti a 60 mg/die), il follow up fu costellato da miglioramenti dei sintomi, ma anche dalla comparsa (3 mesi dopo l’intervento) di crisi epilettiche e di singhiozzo (unremitting) mai occorsi prima dell’intervento. Una nuova RMN eseguita poco dopo (7 giorni prima della pubblicazione del rapporto sul NEJM) documentò estensione della lesione al tronco cerebrale, cioè a quella porzione di cervello che congiunge i due emisferi cerebrali al midollo spinale. Il rapporto lascia intendere che verrà ora iniziata terapia con infliximab, il cui esito peraltro resta incerto (vedi alle pagine 18 e 19). Io sicuramente aggiungerei l’infliximab, ma associandolo al prednisone che manterrei ad un dosaggio elevato, ad esempio 50 mg/die. La sarcoidosi necrotizzante Un caso grave di neurosarcoidosi Una forma rarissima descritta nella più importante rivista di medicina interna Gianfranco Rizzato Segretario Wasog 1987 - 2008 Agosto 2016 FOCUSSARCO 14 I l New Engl J Med (settimanale) è la rivista leader al mondo di Medicina Interna, e pubblica - quasi su ogni numero - un caso clinico particolarmente interessante. Lo scorso 19 Maggio, ha pubblicato (374, 2016, 1966 – 76) un caso di neurosarcoidosi di eccezionale gravità, che proponiamo ai nostri lettori per segnalare prima di tutto che l’esordio della sarcoidosi spesso non è polmonare (nella mia casistica 38 % dei casi hanno avuto origine extra-polmonare), e poi che a volte anche forme gravi lasciano il polmone completamente indenne per anni, od anche per tutta la vita. Il paziente che descriviamo era un americano di colore, ed è ben noto che la sarcoidosi colpisce questa ‘razza’ con maggior gravità, il che (fortunatamente per noi) trova pochi riscontri nella ‘razza’ bianca. Premessa Il caso è di eccezionale gravità e quindi merita di essere segnalato, anche per il prestigio del giornale che lo ha accettato. Vorrei tuttavia rassicurare i lettori che la stragrande maggioranza dei casi di sarcoidosi, compresi quelli cronici, hanno un decorso molto più benigno e quasi sempre sono controllabili da adeguata terapia, quando tale terapia è indicata. Il caso Un uomo di 32 anni, impiegato, soffriva da un anno di allucinazioni olfattive (odori di solfuro e di bruciato), parestesie agli arti di sinistra e saltuari episodi di intontimento: gli episodi duravano pochi minuti, e si ripetevano ogni pochi giorni. L’anamnesi familiare era muta, come pure l’anamnesi patologica remota. Ex modesto fumatore, non fumava più da 10 anni, non faceva uso di droghe, era quasi astemio e non soffriva di alcuna allergia. Dopo che sierologia standard ed esame obiettivo (incluso esame neurologico) risultarono completamente negativi, una RMN cerebrale documentò una massa nella regione ante- La sarcoidosi colpisce il sistema nervoso centrale nel 5 – 15 % dei casi, mentre le autopsie documentano non raramente percentuali maggiori. Ma l’esordio neurologico è assai raro, e più spesso in presenza di un esordio neurologico si trovano già localizzazioni anche al torace o altrove. Il nervo più colpito è il nervo facciale (e allora si osserva la classica paresi sul volto), ed il secondo nervo più colpito è quello ottico. In caso di masse cerebrali, sono frequenti le crisi epilettiche. Se viene colpita l’ipofisi possono emergere vari tipi di endocrinopatie. Invece i sintomi descritti nel nostro paziente sono molto rari. Un punto che merita un commento (che nell’articolo non è discusso) è la presenza di focolai di necrosi all’interno dei granulomi. Sappiamo che l’istologia della sarcoidosi è quella di granulomi non caseosi, a differenza dei granulomi della TB che sono caseosi. Va però detto che sono descritti in letteratura casi rari di sarcoidosi con necrosi al centro dei granulomi, che vanno sotto la dizione di sarcoidosi necrotizzante: la forma necrotizzante peraltro è una variante che ha lo stesso decorso delle altre, non è mai più grave, ed anche nella mia casistica (una ventina di casi su 2.000) non ho mai visto forme gravi. Qui invece siamo di fronte ad una forma grave, il che conferma che ogni caso di sarcoidosi fa storia a sé. Agosto 2016 FOCUSSARCO 15 approfondimenti approfondimenti il farmaco La policentrica Centocor, un errore nel protocollo L’infliximab, un farmaco sottovalutato Gianfranco Rizzato Segretario Wasog 1987 - 2008 Agosto 2016 FOCUSSARCO 16 I l Tnf (Tumor Necrosis Factor) è una citochina proinfiammatoria critica per lo sviluppo dei granulomi della sarcoidosi. L’infliximab è un anticorpo capace di inibirla, e quindi è sicuramente indicato nel caso descritto nelle pagine precedenti, anche perché sono descritti in letteratura numerosi case report di neurosarcoidosi che hanno risposto bene a tale farmaco. Recentemente varie rassegne della letteratura internazionale lo hanno classificato come terza scelta dopo cortisonici ed immunosoppressori, ma tale inquadramento è riduttivo e non riconosce quella che è la sua forza. Parliamo di un farmaco più attivo dei cortisonici, molto più costoso, ma anche più pericoloso, che quindi va usato con molta cautela, ma che è in grado di risolvere situazioni gravi che nessun altro farmaco è in grado di risolvere. Purtroppo le autorità regolatorie, a cominciare dalla FDA, non lo hanno mai riconosciuto utile per la sarcoidosi, ed io sono stato testimone del perché. Nel 2002 la Centocor ha fatto partire una policentrica mondiale doppio cieco sull’utilità del Remicade nella sarcoidosi polmonare, 90 pazienti trattati per 6 mesi, più 45 trattati con placebo, e mi ha chiesto di presiedere il Comitato di controllo (5 membri compreso me) della sperimentazione. Alla prima riunione del Comitato (nella sede Centocor di Filadelfia) ho fatto presente che il protocollo (da me ricevuto pochi giorni prima) era sbagliato, perché permetteva di arruolare pazienti che non avevano risposto a 10 mg di prednisone o ad altre terapie come ad esempio 1 c/ die di clorochina, ed anche perchè permetteva di arruolare pazienti con una Capacità Vitale dell’85 %. Io ho sostenuto che per vedere risultati importanti era necessario arruolare pazienti più compromessi, con CV almeno < 80 % e che non avessero risposto a dosi ben maggiori di prednisone (lasciando perdere la clorochina). In più, non era etico dare un farmaco pericoloso come l’infliximab a chi semplicemente non rispondeva per esempio alla clorochina (50 % dei pazienti secondo la letteratura). Le mie proposte furono condivise da tutti i membri del Comitato di controllo (tra cui T. King, a quel tempo Presidente dall’American Thoracic Society ed H. Matthys, a quel tempo Past President della European Respiratory Society), ma non erano gradite dalla Direzione Medica di Centocor soprattutto perché riducendo la popolazione arruolabile si allungava nel tempo la durata della sperimentazione, e quindi si prorogava il conseguimento del target che avrebbe permesso alla Centocor di allargare alla sarcoidosi la vendite del prodotto. Di fatto la Direzione Medica di Centocor respinse la proposta perché il protocollo era già stato approvato da 40 Comitati etici nel mondo, e dalla FDA. Quando, finito il trial, si videro i risultati statistici, il peso di quell’errore risultò cruciale. L’infliximab migliorò la Capacità Vitale solo del 2,5 %, il che non aveva nessuna valenza clinica, al costo tra gli effetti collaterali di una decina di polmoniti, e di 2 tumori. Per cui a fianco dei risultati del trial, pubblicati sul prestigioso Am J Resp Crit Care Med (1), un Editoriale (2) commentava l’opposto di quanto scritto dagli Autori, e concludeva che l’infliximab non può essere consigliato per l’uso rutinario di pazienti con sarcoidosi polmonare. Un anno prima anche la FDA aveva negato a Centocor di scrivere sulla scheda tecnica che il farmaco è utile per la sarcoidosi polmonare. Poiché nei pochi pazienti più compromessi i risultati erano stati migliori, sia FDA che l’Editoriale di White (2) avevano suggerito di ripetere lo studio su una casistica più grave. A Denver (2005, Congresso mondiale sulla sarcoidosi) la Direzione di Centocor mi chiese se ne valeva la pena, ed io spiegai alla Direttrice che lo studio avrebbe quasi sicuramente prodotto i risultati desiderati, ma poiché il farmaco è indicato molto raramente, la ditta non avrebbe mai recuperato i Dollari spesi in un secondo studio. Per cui non se ne fece nulla. Il lato oscuro dell’infliximab resta il rischio tumori. Il TNF è un fattore che ci protegge dai tumori, per cui bloccarlo può essere cruciale nel farli crescere. Nella sarcoidosi, due tumori su 90 pazienti (età media 48 anni) seguiti per un anno, che vuol dire NNH (Number Needed to Harm) 45. Cioè, stando allo studio Centocor, ogni 45 pazienti trattati per 6 mesi, e poi seguiti per altri 6 mesi, ce n’è uno che si becca un tumore, contro zero nel gruppo placebo. Ma se il follow up fosse stato 5 anni, quanti sarebbero stati i casi di tumore ? Non lo sappiamo. Forse quel risultato è esagerato, ma resta l’unico dato certo, perchè (per quanto ne so) non è stata fatta nella sarcoidosi trattata con infliximab una adeguata sorveglianza post marketing. I biosimilari: Inflectra e Remsima I biosimilari sono copie di un prodotto biologico che non è più protetto da brevetto (dopo 10 anni). Sono cioè l’equivalente dei generici, con una importante differenza: derivando da cellule od organismi viventi, hanno una complessa struttura molecolare che è difficile caratterizzare in modo completo, pur mantenendo ad esempio la stessa sequenza di aminoacidi dell’originale. Il vantaggio è che costano molto meno, nel caso dell’Infliximab circa la metà. In Italia, Giugno 2016, è già presente l’Inflectra (distribuito da Hospira Italia srl) e sta per arrivare il Remsima, distribuito da Mundipharma. Il trial PLANETA (3) ha paragonato Remicade e Remsima in pazienti con artrite reumatoide, ed ha trovato che i 2 prodotti sono equivalenti, per cui sembra corretto estrapolare che ciò dovrebbe essere vero anche per la sarcoidosi. Resta il fatto che anche questi prodotti, come il Remicade, sono indicati (sul foglio illustrativo e sulla scheda tecnica) per artrite reumatoide, colite ulcerosa, morbo di Crohn, artrite psoriasica ed altro, ma non per la sarcoidosi, perchè non lo è il Remicade per via dell’errore della Centocor. Credo tuttavia che se c’è necessità di prescrivere Infliximab ad un paziente con sarcoidosi, si possa tranquillamente partire con un biosimilare. Più complesso è lo shift da Remicade ad un biosimilare su pazienti già in terapia con Remicade: questa prassi è meglio evitarla finchè non sarà codificata da una corretta sperimentazione. Bibliografia 1. Baughman R et al: Infliximab therapy in patients with sarcoidosis and pulmonary involvement. Am J Respir Crit Care Med 2006; 174: 795 – 802 2. White E: Infliximab in sarcoidosis. More answers or more questions ? 2006; 174: 732 - 733 3. Yoo D et al : A randomised, double blind parallel group study to demonstrate equivalence in efficacy and safety of CT-P13 with infliximab in patients with rheumatoid arthritis: the PLANETA study. Ann Rheum Dis 2013; 72: 1613 – 20 Agosto 2016 FOCUSSARCO 17 testimonianze la storia di Aldo Da questo numero abbiamo deciso di raccontare le storie e le esperienze dei pazienti. Raccontaci la tua storia: [email protected] M Convivere con la Sarcoidosi «Mesi di analisi, diagnosi in ritardo e sono finito in carrozzina» di Aldo de Luca Ero un artigiano ora sono invalido ma sono fiducioso: riprenderò a camminare Tutto è iniziato con debolezza alle gambe alla fine ho scoperto di avere la neurosarcoidosi i chiamo Aldo De Luca, ho 63 anni e scrivo la mia storia, cercando di descrivere cosa ha comportato in me la sarcoidosi. Io e mio figlio gestiamo una piccola ditta familiare per impianti elettrici, nel 2014 nel mese di maggio-giugno comincio a sentire una strana debolezza alle gambe, soprattutto a quella destra, mi reco dal medico curante e mi consiglia di assumere degli integratori, (tipo Polase), pensando sia il caldo la causa del mio malessere. Passa anche luglio, sempre assumendo questi farmaci senza risultati, torno dal medico nel mese di agosto, oramai quasi piegato in due. Egli mi dice che per un ricovero bisogna avere validi motivi, mi consiglia un’elettromiografia e una Risonanza Magnetica, il 13-9-14 faccio la RM tramite ASL, mentre l’ elettromiografia, dati i tempi lunghi, la faccio a pagamento. Il 14-9-14, il dott X mi dice che il problema non è nelle gambe, bensì causato dalla cervicale. Ritiro il risultato della RM, nella quale viene rilevato un calo della vertebra D9 (infortunio del 2013 dopo aver sollevato un peso molto grosso) e niente altro. Torno dal medico e mi consiglia una visita ortopedica, sempre per via dei tempi troppo lunghi ASL faccio la visita a pagamento il 26-9-14; Il dr. Y, guardando il dischetto della RM si allarma, affermando che c’è un sospetto ICTUS in corso (nella diagnosi del dischetto questo non era scritto). Chiama l’ospedale di Grosseto e chiede un ricovero urgente. Mi reco in ospedale al pronto soccorso dove mi attendevano, vengo ricoverato, cominciano così tutti gli accertamenti, TAC- RM- RXSANGUE-HIV e via dicendo. Nel frattempo faccio iniezioni di cortisone, dalle quali effettivamente traggo un po’ di sollievo. Che i medici brancolino nel buio è dir poco, tutto negativo solo nel sangue S-CA 19.9 risultava alterato 2054.00 contro il normale (0.00-35.00). Dopo una settimana di ricovero e tanto cortisone, noto un certo sollievo nel camminare, intanto quel dato del sangue è calato a 749.10. ➤➤➤ Agosto 2016 FOCUSSARCO 19 testimonianze la storia di Aldo che io rifiuto categoricamente, dico ➤➤➤ I medici della neurologia ipotizzano “preferisco la carrozzina che rimettervarie condizioni: sospetto astrocitoma, mi nelle loro mani”, anche lui in difictus, mielite… per farla breve vengo ficoltà dopo la mia risposta mi chiede dimesso senza una diagnosi. Vengo fiducia e si impegna ad interessarsi dimesso il 8-10-14 dietro consiglio di personalmente a farmi ricoverare a fare un ECG, un secondo Holter, che Siena, e mi prescrive nel frattempo il non ero mai riuscito ad eseguire, pur cortisone. Vengo chiamato alla prima avendo più volte sollecitato il reparconsultazione e preso appuntamento, perché mi si rispondeva: “non ci to per il ricovero giorno 3-3-15. In sono Holter disponibili” o “sono rotospedale faccio ancora una RM con ti”. Dopo una visita oncologica, viene contrasto che mostra una regressione richiesta una consultazione tra neuronetta della lesione, il 4-3-15 eseguono logia-(reparto del ricovero) neurochiuna rachicentesi, mi chiedono se dopo rurgia- oncologia il giorno 11-11-14 RM del 7-2-15 avessi assunto qualche per cercare di capire la natura della farmaco, io rispondo appunto di avemalattia. re assunto cortisone, anche loro nel Ore 9: tutti presenti tranne il medico dubbio mi dimettono vietandomi di di neurologia, si cerca di rintracciaassumere farmaci, perché avrebbero re questo dottore ma tutto negativo, predisposto un nuovo ricovero per il viene così rimandato l’appuntamento giorno 17-3-15. al 13-11-14. Ore11: con il neurologo, Rientro in ospedale a Siena e rifaccio esito? Ho aspettato fino alle ore 13 mi una RM con mdc, la lesione era ricomsento dire che il sig. dottore è in pronto parsa unica soluzione: Biopsia. Sono soccorso e non può più venire, appena stato avvisato del rischio “carrozzipossibile avrebbe mandato un sostituna”. Ho accettato altre soluzioni? NO! to. Con dolori non più sopportabili alle Giorno 24-3-15- sono stato sottoposto gambe sono andato via con una rabbia a biopsia della lesione spinale, un tae una delusione di queglio dietro il collo lungo sta neurologia che mi Alla visita per il 22 cm e un giorno in tescappava da piangere e rapia intensiva. Quando spaccare tutto. Da questo rinnovo dell’invalidità sono stato sveglio ho momento mi sono sentito all’Inail trattato come finalmente realizzato abbandonato, ho cercato cosa mi è successo, patramite altri medici a un falso invalido raparesi tronco e gamba pagamento una soluziodx parziale braccio dx. ne, niente, facevo fisioterapie ma ogni La diagnosi che nel frattempo giunge giorno peggioravo, finché il 22-12-14 qualcosa di cui non avevo mai sentifacendo una visita per aggiornare le to parlare, NEUROSARCOIDOSI, la fisioterapie mi viene consigliata ancocolpa di tutte le mie disavventure. Non ra una RM, che prenoto per il 7-2-15. è finita: le cure più appropriate? CorOramai non camminavo quasi più. Il tisone e anche tanto, oramai sono in 24-1-15 faccio sempre a pagamento a carrozzina un po’ per la biopsia e poi Siena le somatosensoriali, esito “soffeper la lesione della Sarco che, se vista renza di articolazione arto sx e minore in tempo a Grosseto, non avrebbe fatarto dx”. Il giorno 7-2-15 mi presento to tutti questi danni (mi assumo tutte per fare la RM con contrasto, non ero le responsabilità di quello che dico ancora uscito dal macchinario e mi anche perché è tutto documentato). sento dire di non andare via, la paura Non è mica ancora finita la mia disavè stata le prima cosa che mi ha assaventura: vado in cura nel frattempo lito, vado in ufficio dal radiologo che dalla Prof.ssa Rottoli, che mi prende mi mostra il risultato, era un ammasso in cura per la sarco. Mi fa fare tutte le intorno c1-c2 c4-c5 fino a d1, se entro visite del caso, ora sono in cura da lei. breve tempo non avessi fatto niente, saIl giorno 14-4-16 vengo trasferito per rei rimasto su una sedia a rotelle, mi è fisioterapie a Montevarchi, tutto fila cascato il mondo addosso non sapevo liscio dopo circa 20 giorni di ricovero più cosa fare. Mi chiede un ricovero succede oramai l’irreparabile: ‘crolla’ immediato in neurologia a Grosseto la vertebra D8-e L1, dolori e ancora Agosto 2016 FOCUSSARCO 20 dolori… non ne potevo più. Viene diagnosticata un osteoporosi dovuta alla assunzione eccessiva di cortisone. Che sfortuna, eh? Certo, perché la storia continua: mi è toccato indossare il busto a tre punte nei mesi di giugno, luglio, agosto, metà settembre, con il caldo che abbiamo avuto nel 2015 vi lascio immaginare. Finalmente il 9-11-15 vengo di nuovo ricoverato per una vertebroplastica, l’operazione va bene e mi consente almeno di non indossare più il busto. Conclusione oggi sono su una carrozzina, si, deambulo un po’, 10 passi poi mi fermo perché la schiena fa male, mi curo per la sarco, per osteoporosi. Sono fortunato perché nella vita sono sempre stato una persona allegra, positiva, tanto la domanda è una “se mi piango addosso cosa risolvo? Niente”. Mi restano però tanti dubbi e domande. Forse oggi camminerei ancora, seppur con un bastone, se nel primo ospedale l’equipe di medici fosse stata più attenta e presente, invece di dimettermi senza provare una diagnosi certa. Più di sette mesi hanno permesso alla malattia di progredire inesorabilmente. Ero un artigiano, lavoravo con mio figlio, non chiedevo niente a nessuno, mantenevo felicemente una famiglia di 4 persone, mi ritrovo oggi una pensione di € 290 ma questi signori una domanda se la fanno? Come si fa a vivere, pagare un affitto? Recepisco € 500 di ‘accompagnamento’, mia moglie è costretta a stare in casa e non lavorare. Nel periodo della malattia a noi INAIL non riconosce nessuna assistenza. Ho pagato tante visite e pago i farmaci di tasca mia. Il giorno 7-6-2016 ho fatto la visita per rinnovo invalidità e mi sono sentito trattato peggio di un falso invalido. Oggi dopo tante fisioterapie riesco a mettermi in piedi, e con l’aiuto di deambulatore a fare qualche passo, sono sicuro che con il tempo (tanto) e tante fisioterapie tornerò non dico a correre ma a camminare aiutato da un bastone. Alla fine di questa storia ci tengo a ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini e hanno dimostrato il loro affetto, e il loro amore, soprattutto mia moglie, i miei figli, e i parenti. Vorrei anche ringraziare l’Ospedale di Siena soprattutto i reparti di Neurochirurgia, Neurologia, Pneumologia e Osteoporosi che con la loro competenza e dedizione mi hanno e mi continuano ancora a curare. Agosto 2016 FOCUSSARCO 21 testimonianze la storia di Loredana I l 1984-85 si preannunciava un anno bellissimo e denso di novità. Avevo superato da poco, quasi del tutto, l’angoscia di avere lasciato l’insegnamento (ogni mattina svegliarmi alle cinque e quarantacinque e mettermi a piangere pensando con nostalgia alle mie classi e alle persone che andavano a lavorare a quell’ora); avevo superato, dopo tre anni, anche la tempesta ormonale dovuta all’operazione che mi aveva privato dell’utero e dell’ovaia sinistra (tanto ho due figli e chi ne vuole avere più?); ero di nuovo magra, veloce, scattante e il mio secondo lavoro, il teatro, che da anni mi impegnava, andava a gonfie vele fra recital, spetta- Convivere con la Sarcoidosi Dalla fuga alla partecipazione coli, corsi. Avrei iniziato una scuola regionale di teatro proprio nel mio Molise in un paesino arroccato e a me sconosciuto: Casacalenda. L’ambizione era tanta, la fatica notevole, mi rallegrava il teatro che seppur piccolo e freddo, situato in una piazza chiamata dei quattro venti, aveva tutto. L’afflusso d’iscrizioni era notevole e pur mancando nel paesino un albergo, avevo trovato due case in affitto per il gruppo teatrale d’insegnanti. Sotto il pavimento della mia casa c’era un forno a legna che ogni sera dalle 11 in poi mi rallegrava per il caldo, l’odore acuto e impregnante di farina e di pane croccante e fresco… (è stata quella la causa scatenante?) Il 15 novembre, giorno del mio compleanno, ero però a letto con influenza- bronchite. Mai avute: eppure ero lì con una tosse ululante e stizzosa, che mi levava il sonno e lo levava agli altri conviventi. Guarii anche se il medico (anche pneumologo) di quel paesino mi disse di controllarmi al mio ritorno a Bologna, perché avevo qualcosa che non gli piaceva. Ma chi avrebbe fermato, in quel momento, l’invincibile loredana in corsa verso i suoi lavori, le sue responsabilità, i suoi sogni? Aggiunsi al lavoro già gravoso, la ricerca di documenti su un campo di concentramento di donne che era stato aperto in quel paesino, negli ultimi anni del fascismo. Com- pulsai centinaia e centinaia di documenti che erano in una sala del Comune, pieni di polvere (polvere polvere che respiravo con lo studio “matto e disperatissimo”) ne scrissi una sceneggiatura che ebbe il suo cammino con la Rai3. Lo stress, le lunghe ore di lavoro e di coordinamento si facevano sentire tutte: cominciavo ad essere sempre più magra e più stanca e la tosse a tratti mi impediva persino di camminare. Tornata a Bologna, chiamai il mio medico di fiducia (amico) che scherzando mi rispose: “fra poco sarà estate! Il tuo mare, le tue nuotate, tanto sole e tutto andrà a posto”. ➤➤➤ «Quando mi sono ammalata di sarcoidosi non si sapeva nulla Oggi grazie all’associazione non ci sentiamo più soli» di Loredana Alberti Siniscalchi Agosto 2016 FOCUSSARCO 23 testimonianze la storia di Loredana ➤➤➤ Una scrollata di spalle e via…macinavo spettacoli, riunioni, corsi, fatica e attribuivo loro la colpa anche di molteplici ghiandole dolenti e pronunciate che mi uscirono in varie parti del corpo. “Saranno le mie solite ghiandole linfatiche! Quando ero adolescente, ero anemica e mi venivano sempre fuori” borbottavo. La tosse mi perseguitava sempre, come l’affanno; sempre più spesso la notte mi svegliavo in un bagno di sudore irrimediabile; si dovevano cambiare il letto, il pigiama, mentre battevo i denti dal freddo e mi rannicchiavo più in me stessa. Le poche amicizie che, ancora mi frequentavano (cominciavo a diradare le riunioni, i luoghi pieni di fumo e di persone, perché la tosse mi rendeva insopportabile tutto e a tutti) cominciarono ad azzardare ipotesi, ma quasi tutti concludevano che poteva essere, data la mia inclinazione ad essere ansiosa e depressa, qualcosa di psicosomatico. Mi facevo convincere con facilità pur di fuggire dai medici e dalla realtà. Dentro di me però sapevo che non era così e che stavo male, avevo qualcosa. Una mia amica di Roma, di passaggio per Bologna che non mi vedeva da tre anni dopo la frase di rito, ma cosa ti è successo, agì per prima, telefonò ad un suo cognato che venne a visitarmi e mi ricoverò immediatamente all’ospedale Malpighi. Era il marzo dell’85. Era quasi Pasqua. Feci tutte le analisi anche una biopsia ad un nodulo tranne quella che sembrava la principe, la svelatrice: la broncoscopia. Chiedevo “cosa è?” Tutti mi dicevano “terribile ma passa”. Mi rifiutai di farla, fuggii un’altra volta, mi feci dimettere e tre giorni dopo partii per Castiglioncello; il mare, mio elemento e mia natura avrebbe sanato tutto. Avevo ancora i punti della biopsia e le parole che ne erano venute fuori con tanto di punto interrogativo sulla benignità o malignità di alcune cellule. Le amiche che mi circondavano erano un poco preoccupate ma non sapevano cosa fare. Passai un’altra estate e altri mesi terribili per me, ma si vede non tali da farmi decidere. Mi facevano male le mani e le gambe, tossivo, ansimavo, mi stancavo per tutto, lacrimavo come la madonna delle sette spade, la notte non dormivo e quando dormivo, dormivo di piombo ed andavo in posti orribili. Poi arrivò quasi settimanalmente una febbre altissima. Mi ordinarono di nuovo una lastra e un giovane dottorino del Malpigli esaminandola (eravamo oramai prossimi al Natale 85) diagnosticò “o è tubercolosi o è sarcoidosi”. Lo guardai sorridendo con ironia: sulla prima ero ferma a Violetta che esalava il suo ultimo respiro invocando Alfredo, sulla seconda non sapevo nulla e quando mi parlò di alberi, di boscaioli che spaccavano, Agosto 2016 FOCUSSARCO 24 bruciavano legna e di aghi che s’infilavano nei polmoni, risposi trionfante “ma io non ho mai fatto la boscaiola o il minatore”. Le prove della tbc furono negative, la perfetta sconosciuta che mi era stata ventilata dal dottorino fu schernita persino da altri medici pneumologi. L’invincibile Loredana correva, correva: lavoravo, scrivendo e provando uno spettacolo ore ed ore; usavo inganni come acqua e liquerizia disseminati ovunque e da ferma i polmoni non mi davano fastidio e potevo usare tutta la voce che volevo tranne quando mi arrivavano gli attacchi di tosse quasi convulsa. (Dicevo “mi è andato storto il fiato nella ripresa di battuta, la voce si è impennata...” dicevo tante cose…) Feci lo spettacolo. Tutto bene. Il giorno dopo, alzandomi, però mi resi conto che non potevo neppure fare tre passi, tanto mi mancava il respiro. Mi mancava il respiro, morivo, era questa la realtà! Inutile scappare più: ero magrissima, con bubboni ovunque, con lacrimazione da santa, con dolori che m’impedivano di muovermi e la stanchezza che mi bloccava. L’entrata al S. Orsola-pronto soccorso, fu quindi, non più una fuga, una capitolazione, ma una presa di coscienza. BASTA! Volevo sapere cosa avevo e cosa avrei dovuto fare per stare meglio e vivere. Feci tutte le analisi, anche la broncoscopia, stetti più di un mese piroettando (si fa per dire) da un’analisi all’altra; si pensava cancro, che fu smentito dall’analisi del frustolo di polmone che era stato estratto e si arrivò a sarcoidosi secondo, inizio terzo stadio. Il Santo cortisone mi permise, dopo una settimana, di vagare in bicicletta fra i viali dell’ospedale. Ero l’unico caso di sarcoidosi del S.Orsola: gli studenti a frotte mi toccavano, mi intervistavano, volevano sapere cose che io non sapevo o non volevo dire; i medici con scientismo cercavano di trattenermi per approfondire; mi fu tenero e fermo scudo la pneumologa dott.ssa Bianca Cornia che fece da schermo alle mie paure e alle mie ire. Incontrai anche un altro mondo, quello dei pazienti, un mondo variegato, variopinto: dalla suora di clausura che per cortesia, quando andavo per analisi, mi prendeva il quotidiano “ Il Manifesto” e diceva al giornalaio quello rosso e che quando andai per analisi dolorose mi disse -prego per lei- e la spilla di Lenin con bello smalto rosso, appuntata sul mio rigoroso pigiama blu, si spezzò e cadde a terra. Giuro è accaduto. Ho imparato a giocare a pinnacolo nelle notti insonni e sature di tosse con compagne-amiche che avevano paura di stendersi e rimanere attaccate alla macchina di ventilazione alle spalle dei nostri letti. Ho imparato a consolare chi usciva dal polmone d’acciaio, chi non capiva le parole difficili dei medici. Ho imparato a mantenere la calma durante la parata settimanale perché arrivava il Primario, per il quale io ero il n. 26, e che sosteneva sempre: “ha un broncospasmo non sentite? Aumentate il cortisone e non dimettetela” (per inciso aveva ragionissimo) Ho imparato a ridere scappando con un’amica-paziente per i vialetti ospedalieri e rubando fichi da un albero che era vicino alla camera mortuaria. Ho imparato a vedere e non vedere più qualcuno cui ero diventata amica. Ho imparato a piangere per chi con la maschera chiamava giorno-notte Leontina, Leontina della mia vita! Mi dette il numero di telefono ma Leontina non lo voleva più. Tutto quel mondo di umbrae, di non ascoltati, di spesso intimoriti, mi ha insegnato che solo insieme si può lottare e in questo caso più che in altri casi (nella vita sono stata in partito, in sindacato sempre dalla parte dei più deboli) la lotta sarebbe stata dura. Ho avuto cinque anni lunghi e duri di ospedalizzazione dentro-fuori; appena scalavo il cortisone, ritornavo allo stadio iniziale. Anni difficilissimi, ma quello che è stato più difficile di tutto e che già avevo imparato con la depressione, era la solitudine. Sei sola a combattere, sola a lottare con nemici reali e nemici che ti crei nella tua anima grandi come le tue paure, quando il cortisone ti abbandona e non ce la fai neppure a fare un passo. Oppure quando ne prendi tanto e ti senti invincibile, aggressiva quando non respiri, quando ti vedi gli occhi striati di rosso e rovinati, la pelle della fronte a coccodrillo (così, la definì un dermatologo) quando vedi la tua vita stravolta, e gridi: ma perché e soprattutto perché a me? Ho voluto anche morire e dopo tre giorni di coma ho saputo subito da un gentile professore che la mia sarcoidosi sarebbe stata la compagna della mia vita mentre pensavo che sarebbe stata una malattia reversibile. La solitudine, lo stigma sono stati compagni fedeli. Allora cosa mi ha salvato? La mia cocciutaggine e il mio essere scorpione che rinasce dalle ceneri. Non potevo più ballare, correre, camminare veloce, portare pesi? Fino a quattro anni fa facevo novanta scale di un palazzo del ‘700 e non ho mai smesso di lavorare, mentre mi dissero che dovevo solo coltivare fiori. Ho perso una timbrica di voce? L’ho rieducata per continuare a fare i miei spettacoli. Nel momento più buio ho reagito scrivendo sceneggiature di un film, radiofonici, televisivi.L’intelligenza, la curiosità perenne sul vivere e il lavoro sono stati la mia forza. E lo sono stati anche su altre burrasche terribili e pesantissime della mia vita. Non voglio dirvi altro sulla mia sorella siamese, attaccata a me e ignorata. Sappiate che oggi in questi giorni esco dalla diciottesima, avete letto bene, diciottesima polmonite bilaterale. Se ci fosse solo questo nella mia testimonianza non sarebbe nulla, tranne che una lamentazione personale che non interessa nessuno. Ma avevo già nell’85 capito che insieme si combatte, tanto che avevo formato un’associazione di pazienti depressi, che per anni è andata avanti con gruppi di auto- aiuto e altre azioni. Non conoscevo altre persone con sarcoidosi. Ho incontrato in Facebook per caso Filippo Martone che voleva formare un’associazione di pazienti sarconauti e l’abbiamo fondata; sono stata socia fondatrice, non molto degna perché latitante spesso, un’associazione che fa cose che voi umani non potete nemmeno immaginare rispetto a ieri e l’altro ieri: a) Informazione su cosa sia la sarcoidosi, b) Informazione su luoghi di cura, informazione su come muoversi per combattere e per cercare di avere alcuni diritti, tutti i diritti del mondo perché i diritti del paziente sono spesso ignorati e dimenticati. c) Lottare per rendere la sarcoidosi una malattia riconosciuta: cosa non facile perché nel battage economico delle grandi lobbies, non siamo business, non siamo specchietti di ritorno. d) Cercare un team raccordato di medici di varie patologie, cosicché non si debba correre e aspettare anni per il dermatologo, l’endocrinologo, il reumatologo, il dentista, poiché molto spesso tutto è correlato alla nostracarasemprepresentesorelladivita. Non devo scrivere io cosa altro fa l’associazione: insisterei sulle scuole di sarco o meglio sui luoghi d’incontro regionali, cittadini con gruppi di auto-aiuto. Non gruppi di lamentazione (per carità anche quella ci vuole; quando sto male, dico sempre a chi mi cura - mi dai due minuti di lamentazione? - e comincio a piangere o urlare lamentandomi e poi la smetto) ma luoghi di ascolto e di rafforzamento proprio per lo scambio d’informazioni e di esperienze di vita. L’associazione può non starci come un comodo vestito perché raccoglie menti e persone diversissime, ma ha meriti indiscutibili e una cocciutaggine difficile da incontrare nella ricerca dei propri fini. Un punto è sicuro: non possiamo più dire di essere soli! Agosto 2016 FOCUSSARCO 25