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Commentary,7ottobre2014
“UMBRELLA REVOLUTION”:
ANATOMIA DI UN MOVIMENTO
ALESSANDRA GHERARDELLI
I
l movimento di protesta dell’ "Umbrella Revolution", ribattezzato così dopo che i manifestanti hanno
usato i propri ombrelli per difendersi dai gas lacrimogeni usati dalla polizia, sta catalizzando l’attenzione
dei giornali internazionali da oltre due settimane: sebbene
manifestazioni a sostegno della transizione della città
verso la democrazia siano relativamente frequenti a Hong
Kong, erano anni che non si vedeva una protesta di così
larga scala e capace di attrarre una così imponente attenzione mediatica.
©ISPI2013 I partecipanti al movimento sono giovani e studenti,
provenienti prevalentemente dalle file di quei movimenti
della sinistra di Hong Kong che vedono
nell’autoritarismo cinese il nemico a cui contrapporre un
sistema democratico come soluzione di tutti i problemi.
Nati negli anni Ottanta e Novanta, i manifestanti prendono la propria ispirazione dalle rivolte di Tiananmen del
1989 – a Hong Kong viene tenuta ogni anno una veglia di
commemorazione del massacro del 4 giugno 1989 – e dai
movimenti di contestazione contro l’ingiustizia sociale e
gli eccessi speculativi del capitalismo quali Occupy Wall
Street e Occupy London.
Tre sono i gruppi chiave della protesta: Occupy Central
with Love and Peace, l’Hong Kong Federation of Students e Scholarism.
Occupy Central with Love and Peace (o più brevemente
solo Occupy Central) è il movimento che più si avvicina
alla retorica e agli obiettivi di Occupy Wall Street –
prendendo di mira, appunto, il distretto finanziario di
Hong Kong, il Central District. Fondatore del movimento
è Benny Tai Yiu Ting, professore di Giurisprudenza
all’Università di Hong Kong, mentre l’attuale leader è il
Reverendo Chu Yiu-ming, un pastore battista settantenne
che ha passato la vita nelle fila di movementi
pro-democrazia a Hong Kong. Nonostante l’affiliazione
del proprio fondatore con la più importante università di
Hong Kong, Occupy Central non è propriamente un
movimento studentesco. Nonostante ciò Occupy Central,
noto in occidente soprattutto come organizzatore del referendum consultivo di Giugno scorso, rimane uno dei
principali movimenti pro-democratici di Hong Kong, che
ha sicuramente influenzato i gruppi più recenti e preparato il terreno alle proteste giovanili dell’ultimo mese.
L’Hong Kong Federation of Students e Scholarism, al
contrario, sono due movimenti studenteschi: il primo è
uno dei movimenti pro-democratici più antichi di Hong
Alessandra Gherardelli, ISPI Research Trainee
Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI. Le pubblicazioni online dell’ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo.
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dimostrando forse una certa ingenuità, invocano la democrazia come unico principio che possa risollevare
Hong Kong da un ulteriore aumento di povertà e disuguaglianza.
Kong, fondato nel 1958 e attualmente guidato da Alex
Chow Yong-kan, studente dell’Università di Hong Kong
molto vicino a Occupy Central; il secondo è invece il più
recente, nato nel 2011 per diffondere un’educazione politica nelle scuole e nelle università di Hong Kong. Questo movimento sta facendo parlare sempre più di sé soprattutto per la guida del giovanissimo e combattivo Joshua Wong, leader carismatico che, nel 2011, neanche
ancora quindicenne, riuscì a trascinare migliaia di studenti in piazza. Scholarism è un movimento più radicale
sia di Occupy Central che dell’Hong Kong Federation of
Students e recentemente si è allontanato dalle posizioni di
Occupy Central per prendere posizioni più estremiste.
Altro motivo della protesta è una sempre più accentuata sfiducia nel Governo cinese e la nascita di una spiccata
“identità nazionale di Hong Kong”: i giovani in piazza si
sentono più hongkonghesi che cinesi e il governo centrale
cinese non li rappresenta. Le proteste dunque si configurano non solo come uno scontro politico tra Cina e
Hong Kong, ma anche come uno scontro di identità nazionali e di modelli culturali.
Nonostante i nobili obiettivi, c’è il forte rischio che la
“Umbrella Revolution” non riesca a trasformarsi in un
movimento sociale vero e proprio. Infatti, le manifestazioni in centro città hanno inevitabilmente fatto temporaneamente cessare molte delle attività commerciali di
Hong Kong e sono molte le preoccupazioni sull’impatto
a breve e lungo termine delle proteste sull’economia della
città. Questo sta portando a un progressivo affievolimento del supporto della popolazione ai manifestanti e
quindi a uno svuotamento della forza della protesta.
I tre gruppi, nonostante le differenze, sono comunque
uniti nella contestazione da comuni obiettivi. La finalità
principale delle proteste è assicurarsi che la riforma
elettorale di Hong Kong segua i principi democratici internazionali e che il nuovo Chief Executive sia quindi
eletto con il suffragio universale, tuttavia sono anche altre
le motivazioni che hanno alimentato le manifestazioni.
Questi giovani protestano infatti anche per l’aumento
delle disuguaglianze sociali: in una delle città più ricche
d’Asia, nel 2013 quasi il 20% della popolazione viveva
sotto la soglia della povertà, mentre l’indice di Gini ha
raggiunto nell’ultimo anno il preoccupante valore di 0,53.
Inoltre, la crescita esorbitante dei costi di servizi di base
come sanità e alloggio, la diminuzione della mobilità
sociale e l’aumento dell’inflazione è tra le ragioni fondanti delle accese proteste giovanili.
L’“Umbrella Revolution” insomma finora è riuscita
portare la gioventù hongkonghese in piazza a dimostrare
la propria insoddisfazione verso l’autocratismo cinese e
l’aumento dei problemi sociali, ma, con il governo cinese
che non accenna a concedere nulla e un supporto della
popolazione che viene via via a mancare, la strada verso
un successo duraturo è molto stretta e piena di complicazioni.
©ISPI2013 La gioventù di Hong Kong ritiene colpevole di tutto ciò il
Governo cinese e il Chief Executive Leung Chun-ying e,
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