Aprile - Santuario della Guardia
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Aprile - Santuario della Guardia
Periodico ROC - La Madonna della Guardia - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - MP/GENOVA NO/51/2011 - n. 04 anno 119 - Mensile - Poste Italiane S.p.A. Taxe perçue - Tassa riscossa - CMP GE Aeroporto 4/aprile 2014 Lasciamoci riconciliare con Dio! Confessione, la gioia di cambiare direzione. Mensile del Santuario di Nostra Signora della Guardia - Genova osservatorio - memoria - comunicazione - proposta ... e c’era la Madre di Gesù Gv. 2,1 il Sommario 7 la chiesa diffusa nel mondo il vangelo arriva in gallia. la chiesa di francia. gianfranco parodi 8 la famiglia attraverso l’arte la maternità enrico quaglia 9 editoriale ma, mentre tutti dormivano... marco granara 10 osservatorio fai parlare il bullo e il bullo sparirà enrico quaglia per non cadere nella rete. minori e internet. gianfranco parodi 20 le ragioni del credere confessione. una lunga storia di misericordia. anna gatti vado alla guardia, per riconciliarmi con dio mons. piero parodi 27 30 cronache il ricordo e la preghiera A 4 PAGINE CENTRALI nno della Famiglia. Essere genitori. Trasmettere la Fede 4 scrivere e rispondere marco granara testimoni 14 9 succede in chiesa 1 pregare con i salmi... 19 4 due minuti per pensare la gioia del vangelo 25 2 nucci scipilliti, laura siccardi marcello monticone 5 piccole storie 2 anna gatti Associato all’U.S.P.I. Unione Stampa Periodica Italiana anna gatti, nucci scipilliti enrico quaglia 27 aprile, giovanni XXIII 26 e giovanni paolo II santi Stampa B.N. MARCONI s.r.l. Passo Ruscarolo, 71 - 16153 Genova Tel. 010.651.59.14 La Madonna della Guardia - Anno 119o n. 04 Autorizzazione n. 2/84 del 17.1.1984 del Tribunale di Genova a Proposito fernando primerano N el mese di aprile risplende la luce della Pasqua di Cristo Signore. È una gioia ogni anno celebrare tra fratelli rinati nel Battesimo l’evento della Resurrezione. La Settimana Santa ci mette di fronte sia alle nostre debolezze e falsità sia a Dio che rivela il suo amore nella morte in croce del Figlio. Nella domenica delle Palme accogliamo festanti Gesù, ma siamo chiamati ad interrogarci sulla verità di quel gesto. Accogliamo colui che vorremmo che facesse la nostra volontà oppure colui che apre la strada del calvario? Strada che vista dagli uomini è via di morte, ma se letta col cuore di Cristo è l’unica via che darà all’uomo la possibilità di partecipare della gloria di Dio. Al Giovedì Santo nel pomeriggio inizia il Triduo pasquale. Gesù ci dona il suo corpo e il suo sangue come cibo e bevanda, il vero pane del cammino. Al Venerdì Santo celebriamo l’elevazione del Signore sulla croce. Poi un giorno di silenzio, il Sabato Santo: contempliamo fino a dove può arrivare l’amore, adorando Dio che s’è fatto talmente uomo da essere stato, dall’uomo stesso, sepolto. Infine, con la Veglia Pasquale, esplode la gioia. Il Signore ha vinto le nostre debolezze, gli egoismi del mondo, la morte, il maligno. Ma ci crediamo? Come lo abbiamo accolto? Con chi eravamo schierati lungo l’ascesa al Calvario? A che distanza stavamo dal luogo della crocifissione? In tutti i casi, non disperiamo: Dio ci ama e Cristo è risorto. I primi a gustare la dolcezza della Croce sono stati il malfattore crocifisso con Gesù e il centurione romano che lo ha visto morire. Due uomini sui quali nessuno avrebbe scommesso, ma per i quali il Cristo ha dato la vita. In questo Anno della famiglia sono molte le minacce a questo istituto naturale, che il diritto riconosce e protegge da millenni. Minacce alla verità, alla stabilità, alla dignità, alla sacralità. Viene intaccato il diritto al lavoro, a una casa, all’educazione dei figli. È una via dolorosa che dobbiamo percorrere con Cristo. Siamo chiamati a scegliere, servire e testimoniare la verità. Se a volte ci sentiamo sconfitti, ritorniamo con il cuore al Sabato Santo: lì il mondo pensava di aver vinto, ma poi ad esultare sono stati i discepoli. Amore a Dio e ai fratelli (tutti, anche i nemici): questa è la nostra legge, è la vita dei risorti in Cristo Gesù. La Madonna della Guardia ci aiuti a vivere come persone che sono nel mondo, ma non del mondo! Buona Pasqua, Don Fernando 3 scrivere e rispondere “Chiesa o corte”? Capito bene? Evviva Papa Francesco che sta cercando di tenere a galla la barca di San Pietro! Negli ultimi tempi è stata in pericolo se non proprio di affondare, di andare però alla deriva. Mi è proprio piaciuto quanto ha detto durante la messa ai nuovi (ma anche ai vecchi) cardinali. Con la semplicità e la libertà che gli sono congeniali è andato diritto al centro del problema e ha bacchettato certi modi di intendere la porpora cardinalizia. Tra l’altro ha detto: “Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi e preferenze… Infatti il nostro linguaggio sia quello del Vangelo - sì, sì; no, no -, i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini e la nostra via quella della santità.” Più chiaro di così si muore! Ma avranno sentito tutti bene? Lorenzo D.M. - Savona Oh certo! Abbiamo e hanno sentito tutti bene! Ma anche il Vangelo sono duemila anni che lo sentiamo tutti bene! Inequivocabile quel “sì, sì ...no, no”! Per tutti e da sempre! E poi però... Poi c’è il mistero della nostra coscienza, fatta da Dio con le doti dell’intelligenza e della libertà. E qui si aprono le mille possibilità (diciamo pure “birbonate”) che riusciamo da sempre a mettere in atto per... far finta di non capire, capire a modo nostro, rimandare, riversare quanto è giusto sulla responsabilità altrui ecc... E così, noi furbetti, tenteremmo di far fesso Padreterno. E a volte ci riusciamo e Lui, per rispetto alla nostra libertà, ...subisce, pazienta e aspetta, perdona e riprende a collaborare con gli stessi trasgressori facendoli “responsabili in positivo” dello stesso progetto che avevamo disatteso. È il mistero della “misericordia” di Dio. Anche stavolta siamo a questi punti. È Gesù - che ha promesso indefettibilità alla sua Chiesa (Mt. 16,18) – e non questo o quel Papa, a tenere la barca a galla. I Papi, i Vescovi, i “signori” Cardinali... e noi, se lo vogliamo, magari gli diamo una mano. E siccome, con tutti i nostri sforzi (la Storia insegna), non siamo mai riusciti a mandarla a fondo, ci converrà imparare la lezione da questo splendido “testimone” di oggi – Papa Francesco – e diventare più suoi “imitatori” che “ammiratori”. Se i Cardinali – vecchi e nuovi, gli stessi che hanno eletto a grandissima maggioranza “questo tipo di Papa” e che sono in genere persone di retta fede – vorranno ricordare di non essere “uomini di corte” ma di Vangelo, vorranno testimoniare in coerenza, allora sarà una grande stagione per la Chiesa e per il mondo. Ma, come vede .... ce n’è per tutti! 4 risponde mons. marco granara, rettore del santuario [email protected] Una “Donna” da imitare... Recitando il rosario e meditando il mistero dell’annunciazione mi è venuto un pensiero che vorrei sottoporle. Di solito si evidenzia l’accondiscendenza, l’umiltà e la docilità di Maria nel pronunciare il suo “Sì”, quasi che fosse un qualcosa di straordinario da parte sua. Perdoni ora la mia riflessione, che non vuole assolutamente sminuire il valore di quell’atto, però mi chiedo: in quel tempo, in cui era molto forte l’attesa del Messia, per di più inteso come re glorioso, quale fanciulla non avrebbe subito accettato di esserne la madre? Tanto più che l’Angelo non fece cenno di quello che poi le avrebbe detto il vecchio Simeone. Mirella R. - Genova Le cose però, a dire dell’evangelista Luca, non andarono come lei dice. Invitata a “rallegrarsi” (Lc. 1,28) Maria invece fu “molto turbata a quelle parole” (Lc. 1,29) tanto da doversi sentir rincuorare: “Non temere Maria” (Lc. 1,20). Certo in quel momento non le fu prospettata una “spada che le avrebbe trafitto l’anima” (Lc. 2,35), ma Maria non era una ragazzina spensierata e ingenuotta. Non le vennero in mente né onori, né grandezze, ma tutto un bagaglio di difficoltà: come affrontare e giustificare col fidanzato/marito e con la gente una maternità così strana? A quel tempo rischiava la lapidazione colei che fosse rimasta incinta fuori dalla norma (!!!). Per gli stessi motivi “si alzò e andò in fretta” (Lc. 1, 39) a verificare al paese della cugina Elisabetta (due giorni almeno di cammino a piedi) se corrispondeva al vero quanto l’angelo Gabriele le aveva messo a garanzia. Fu sua cugina in quella circostanza che le insinuò la sua “fortuna” di “benedetta fra le donne”... Ed a quel punto Maria – lucidissima nella sua Fede – ricollocò tutti gli elementi del gioco al posto giusto: “È Dio che ha fatto tutto, come ha sempre fatto nella storia dei nostri padri…”. Anche qui, non si esalta. Piedi a terra, pronta a un’avventura che sarà più complessa e difficile di quanto dall’esterno si possa prospettare. Mi sono spiegato? Possiamo meditare il “mistero dell’Annunciazione”, certo, trovando anche per le nostre adesioni a Dio le vere ragioni della nostra fiducia insieme alla paura che rimane della nostra responsabilità. Uomini giusti al posto giusto o uomini utilizzati...? Recentemente, in occasione del primo anniversario della elezione di Papa Francesco, mi è capitato di leggere i dettagli dei primi giorni del suo pontificato e, tra molte notizie che mi confermano sulla grandezza umana e spirituale di questo pontefice, mi ha colpito un dettaglio che invece mi intristisce. Di come, cioè, un monsignore in forze alla curia vaticana sia stato urgentemente chiamato al servizio di segreteria perché il Papa doveva aprirsi le lettere da solo... Immagino che le lettere che arrivano al Papa siano tantissime e tra l’altro in questo caso Egli ha il merito di rispondere (e telefonare) a molti: sicuramente gli serve un aiuto. Ma un prete non dovrebbe fare altro che aprire lettere? Non siamo ancora ad una struttura che spreca vocazioni in mansioni che potrebbero benissimo essere adempiute da un laico? Vittorio S.F. - Viareggio Ho letto anch’io quella notiziola. Ma - dai su - non mi pare 5 scrivere e rispondere debba subito diventare problema. Chi così si è espresso, mi pare volesse dire che molto lavoro girava intorno al Papa, cominciando dal più banale (ma è poi banale e fattibile da chiunque?) di sistemare la posta del Papa. Io credo che in “quella posta” passino valori talmente delicati e alti, che il compito abbia bisogno ben più che un impiegato qualunque. Non partirei da questo per evidenziare - come lei fa lodevolmente - il “vero problema” che lei riscontra: la pessima distribuzione dei compiti, anche all’interno della vita della Chiesa. Questo sì che è un problema! Un problema che ne richiama mille altri spesso intravisti e denunciati ma ancora non risolti: il ruolo dei laici, delle donne, la distribuzione del clero, la collaborazione dei membri religiosi e laici provenienti dalle giovani chiese, la promozione dei vari ministeri rispondenti ai carismi di ciascuno e loro propri e non fagocitati tutti da un onnipresente mondo clericale. Tutti siamo “chiesa”, ciascuno col suo compito. Spesso il più umile non è il meno prezioso. Papa Francesco – ho ragioni per credere (anche in base alle dichiarazioni dei suoi collaboratori più diretti) – è un lavoratore formidabile. Un lavoratore che non perde tempo e anche decisionista. Ma è soprattutto un ottimo decentratore e distributore di responsabilità. Per questo, in un anno appena, ha già messo in moto una mole di la- 6 voro incredibile. Anche in questo dobbiamo imparare da lui. un pesce. Eppure.... Grazie se vorrai rispondermi. Giovanna R. - Genova Nervi Niente “miracoli” per sta gente... Molto di più! Caro don, rifletto da un po’ sui miracoli, quelli narrati dai Vangeli e quelli riconosciuti dalla Chiesa nella storia. So che ci sono dei misteri nella fede e per me la logica che sta dietro ai miracoli è uno di quelli. In premessa ammetto che in vita mia ho assistito a molti ‘miracoli’, ovvero situazioni e persone che io davo per disperate e che invece solo la presenza di Dio può aver portato a soluzione. Sono miracoli ovvero, come dice la parola stessa, veri ‘segni’ di Dio. Per cui non sono qui a dirti che non credo nella Sua potenza. Però è la logica che mi sfugge: per un miracolo che avviene un altro resta incompiuto, per un innocente che si salva, un altro soccombe, per un pericolo scampato, un altro si abbatte. Direi quasi (se non temessi di apparire ingrata): per una preghiera accolta, un’altra cade nel vuoto. Spesso il cuore che chiede prova lo stesso disperato bisogno eppure.... Gesù ci assicura che Dio non darà una serpe al figlio che gli chiede Posso, per una volta, partire dalla mia esperienza? Sapessi quante volte – a distanza di tempo – mi sono ritrovato a ringraziare il Signore per quanto NON mi ha accordato nei miei desideri che a suo tempo mi sembravano buoni e legittimi!!! Sì, spesso ho creduto plausibili e rispondenti a sua volontà certi obiettivi che mi portavo nel cuore e che gli sottoponevo nella preghiera. Oggi, devo dire: “Meno male che non mi ha ascoltato!” È vero: nel Vangelo si dice di insistere e si dice anche che Dio non darà una serpe a un figlio che gli chiede un pesce... Ma, se ben ricordi, quel brano di Luca 11,13 finisce così: “Se voi che siete cattivi siete capaci a dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono?”. Cos’è sto “Spirito Santo”, sempre concesso anche se non richiesto, se non il dono di capire ciò che giova davvero per il nostro bene? Vedere le cose con gli occhi di Dio, ci dà il giusto chiedere e la gioia di un “essenziale per tutti” finalmente invocato, cercato insieme con Lui e da Lui concesso. Lo schema giusto della “preghiera cristiana” non è il “Padre nostro”? Come prega e cosa chiede Gesù? Vogliamo provare a rivederlo e ad adeguare a quel modello la nostra preghiera di domanda? la Chiesa diffusa nel mondo gianfranco parodi Il Vangelo arriva in Gallia. La Chiesa di Francia. D opo quella di Roma una chiesa locale che dette a quella universale un contributo notevole con i suoi Santi e Martiri ma anche in termini di elaborazione dottrinale e definizione liturgica fu la Chiesa di Francia. Un grande contributo al suo sviluppo fu dato dal capillare sistema di comunicazione viaria instaurato dai Romani: infatti grazie ad una fitta rete di strade ben mantenute e protette, fu abbastanza facile far arrivare manipoli di evangelizzatori nelle “Gallie” (questo era il nome con cui era conosciuto il territorio francese). Non per caso la prima parte della Francia ad essere evangelizzata, ancora in tempi “apostolici”, fu la Provenza e la Gallia Narbonense (Francia meridionale) e i primi centri ad essere raggiunti furono importanti città come Arles, Avignone e Marsiglia. Immediatamente dopo, i primi missionari si spinsero nella vallata del Rodano e le prime diocesi furono costituite sulle rive di quel corso d’acqua: Vienne e Lugdunum (Lione). A Lione nel II secolo era già presente una chiesa fiorente e in breve la città divenne il più importante centro di cultura cristiana delle Gallie. Il suo Vescovo Potino fu martirizzato sotto Marco Aurelio nel 177 assieme a molti altri cristiani. Il suo successore, Sant’Ireneo, mandò missionari nelle città più a nord. In pochi decenni furono stabilite diocesi a Lutetia Parisiorum (Parigi - primo vescovo fu San Dionigi) e a Reims, che allora era il centro più importante delle Gallie (tra il secondo e terzo secolo era già sede vescovile): proprio nella cattedrale di Reims, nel 496, Clodoveo Re dei Franchi, da cui deriverà la dinastia dei Merovingi, verrà battezzato a coronamento del suo percorso di conversione al cristianesimo. Nel 250 si ha notizia di sette vescovi inviati dal papa a evangelizzare il nord della Francia: tra questi San Gaziano che divenne il primo vescovo di Tours. Alla fine del 4° secolo vescovo di Tours sarà San Martino, già soldato romano, famoso per l’episodio del mantello. In buona parte delle città che abbiamo menzionato, nei primi secoli del cristianesimo, si tennero importanti Concili: ricordiamo quelli di Arles, di Vienne e specialmente quello di Lione. La cattedrale di Vienne, dedicata a San Maurizio, ci dà l’occasione di ricordare come questo santo fosse il comandante della leggendaria legione romana Tebea che operava nel Vallese. I suoi seimila valorosi soldati, tutti cristiani, secondo il racconto di Eucherio di Lione, avrebbero preferito il martirio sotto Massenzio piuttosto che diventare persecutori di altri cristiani. Decine sono le chiese del Piemonte, della Svizzera e della Francia dedicate a questi martiri. Un’ultima notazione che interesserà i nostri lettori genovesi: uno dei primi vescovi della città di Langres (a nord di Digione) sarebbe stato un genovese, San Desiderio, un umile contadino che abitava sopra Bavari e che fu miracolosamente individuato dai messi di quella città di ritorno da Roma. Condotto a Langres, ne sarebbe divenuto poi vescovo. Sarebbe stato martirizzato nel 357 da una tribù di barbari. (continua) 7 la Famiglia attraverso l’Arte testo di enrico quaglia e foto di stefano perfumo La maternità Jan Matsys, La Madonna col Bambino (Museo di Palazzo Bianco, Genova). L a Madonna col bambino Gesù in braccio è l’emblema di tutte le mamme. La maternità, che consiste nel portare alla luce una vita e nutrirla nella sua crescita, è l’atto più grande che una donna può compiere. Può succedere che il desiderio responsabile di dare alla luce una creatura sia più importante della propria vita, come nel caso di santa Gianna Beretta Molla, medico e madre di due figli che nel 1962, pur di salvare la vita della sua terza creatura, fu disposta a sacrificare la propria. L’amore non si vanta, non si gonfia: “Andate d’accordo tra voi. Non inseguite desideri di grandezza, volgetevi piuttosto verso cose umili” (Rom, 16) Da “IL DECALOGO PER LA COPPIA” della Guardia (da 1 Cor 13,4-8) 8 Valerio Castello, La Madonna del Velo (Museo di Palazzo Bianco, Genova). A sinistra: Santa Gianna Beretta Molla (Altare laterale destro, Santuario N.S. della Guardia, Genova). Per gentile concessione dell’ Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Genova. editoriale marco granara “M Ma, mentre tutti dormivano... entre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò la zizzania in mezzo al grano e se ne andò” (Mt. 13,24). Mentre tutti dormono, un nemico semina e se ne va. Una storia che si ripete da secoli e attualissima oggi. I dormienti non se ne accorgono, dormono e non prevengono il subdolo nemico. Poi... si lagnano e magari imprecano. Diventano intransigenti dopo, invece che sapienti e intraprendenti prima. Oltre la metà delle nostre famiglie soffre le ferite di divisioni dolorosissime. Le nostre comunità cristiane ne sono soggette come tutte le altre famiglie dell’Occidente. “Sapesse che dispiacere quando i nostri figli si dividono, lasciano i bambini in secondo piano, non credono e non praticano più la fede come noi avevamo insegnato...”. Quante care persone sono a questi punti. “Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?” (Lc. 12,56). Non potrebbe Gesù redarguirci un po’ tutti così? Ci accorgiamo della zizzania seminata nel campo di Dio - seminato da Lui a “buon grano” - solo quando questa spunta e comincia a far problema? Un nemico ha seminato un libertarismo edonista nell’animo dei nostri ragazzi: chi doveva vigilare dormiva e ora ti ritrovi quelle cronache di minorenni che si prostituiscono allo scopo di potersi procurare l’ultimo tipo di cellulare o qualche capo di abiti firmati. Un nemico ha insinuato che il “così fan tutti” è norma di comportamento: chi doveva accorgersene dormiva e così l’omologazione verso il basso spegne ideali e soffoca lo spirito. E così, nelle nostre Chiese, un nemico semina il prevalere delle più strampalate rivelazioni private piuttosto che “una fede più pensata, amica dell’intelligenza”, come chiedeva Papa Benedetto... Chi dovrebbe intervenire invece dorme e così abbiamo a che fare con povera gente, senza fede, che vive di paure e valanghe di orazioni compensative e alienanti. Il nemico sa che, in un campo che nessuno più semina a buon grano, si può seminare devozionismi insensati che dividono le comunità sedicenti cristiane le quali, in realtà, non solo non salveranno nessuno ma renderanno ridicola la Fede cristiana di fronte a chiunque. “È ormai tempo di svegliarci dal sonno” (Rom. 13,11) O no? È possibile e doveroso lasciarsi svegliare da uno “svegliarino vestito di bianco che è stato pescato quasi alla fine del mondo” o, dormire ancora, in attesa che, dopo l’entusiasmo degli inizi e della sveglia collettiva, si richiudano certi occhi dei pachidermi addormentati e, nel frattempo, si riorganizzi la cultura del sospetto e della sorda opposizione? La Madonna della Guardia, a suo tempo, ha dato la sveglia attraverso un gruppo di contadini stupiti di essere presi sul serio dall’Alto. E se dovesse tornare a “suonare la sveglia” anche e ancora dalla Guardia? Chi ci sta? 9 V iolenza nel linguaggio e nei gesti, a scuola e su internet. Quali soluzioni? Fai parlare il bullo enrico quaglia F a ormai parte del quotidiano ascoltare, attraverso la TV o i giornali, notizie di prevaricazione e di violenza ma quello che più preoccupa è che questi fenomeni si manifestano anche fra i giovani e all’interno della scuola. Sono ormai noti a tutti gli episodi di violenza scritta attraverso Internet e coperta dall’anonimato, scagliata contro chi ha la sola colpa di aver messo in rete una propria fragilità. Che fare? È colpa di Internet, cioè di questo nuovo strumento tecnologico dove tutto è possibile, oppure il problema si trova nella impreparazione e nella carenza educativa degli adulti che pensano di essere buoni genitori solo “comprando” strumenti all’ultima moda senza essere consapevoli delle possibili conseguenze? E il bullismo nella scuola come può essere spiegato e affrontato? Per comprendere meglio soprattutto quest’ultimo 10 e il bullo fenomeno e le sue soluzioni abbiamo chiesto aiuto ad Antonietta De Gioia, insegnante, membro del gruppo di lavoro del MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) - Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria, sul tema della prevenzione e della violenza scolastica (www.sicurascuola. com). Importante è raccontare. E fondare una banca! Secondo la nostra insegnante il problema della violenza scolastica ha come strumento classico di prevenzione la “punizione” che d’altra parte rappresenta lo strumento culturale diffuso e presente in ognuno di noi: l’errore si paga con una sanzione e, nei casi più gravi, con la galera. A scuola però ci troviamo di fronte a bambini e ragazzi che stanno crescendo: in questo caso il metodo più adeguato, secondo il gruppo di lavoro, è quello della “narrazione” e della “riflessione”: i giovani devono avere degli spazi per esprimersi e parlare dei loro problemi con insegnanti capaci di ascoltarli: dal dialogo e dalla riflessione nascono poi le soluzioni più adeguate. L’insegnante, oltre ad essere in grado di trasmettere agli altri il sapere di cui è depositario, deve anche svolgere una funzione educativa e quindi deve essere in grado, nel suo percorso scolastico, di affrontare eventuali situazioni di disagio che si possono manifestare nella classe. Se un bambino ha degli atteggiamenti da “bullo” nei riguardi di qualcuno che viene recepito come diverso, allora bisogna fermarsi, ascoltare, dialogare e capire. Antonietta ricorda il caso di un bulletto prepotente e poco capace in matematica. A questo bambino è stato chiesto: “Che cosa ti piace di più? In cosa ti senti più Bullismo, fisico e virtuale osservatorio sparirà bravo?” E la risposta è stata: “Sono bravo a giocare al pallone.” Ecco allora che il bambino è stato invitato ad insegnare ad altri a giocare a palla ed altri hanno insegnato a lui a fare bene i compiti di matematica. E così il bullo ha smesso di fare il bullo. Da esempi come questo è nata l’esperienza della “Banca del tempo fra alunni” dove chi è più bravo in disegno aiuta chi non lo è e chi riesce bene in Italiano aiuta chi fa fatica. Questo mutuo aiuto fa sì che ogni bambino possa esprimere le proprie capacità e sentirsi realizzato. Il desiderio del singolo di poter esprimere le proprie attitudini viene così indirizzato positivamente e genera benessere sociale. Genitori e insegnanti: alleati, non concorrenti Per quanto riguarda il ruolo dei genitori sono importanti due aspetti: il primo riguarda il dialogo fra genitori e gli insegnanti che non devono essere visti come una controparte sindacale ma come degli alleati che concorrono alla crescita individuale e sociale dei figli. Il mortificare il ruolo dell’insegnante davanti al bambino non è proprio un buon affare per il figlio: è molto meglio dialogare, capire, concordare delle strategie educative comuni. Il secondo aspetto che i genitori devono tenere presente è che i bambini piccoli possono avere fra loro dei contrasti ma a differenza degli adulti hanno un’altissima capacità di perdono, per cui una volta risolto il loro conflitto sono nuovamente amici. Perché la sessualità non sia violenza Per quanto riguarda invece le possibili violenze a sfondo sessuale fra ragazzi/e nelle scuole, è vero che manca da parte dei genitori un dialogo costruttivo sui mutamenti fisici che avvengono nella adolescenza, soprattutto da parte dei papà con i loro figli maschi, ma anche la scuola nel suo progetto educativo dovrebbe aiutare i giovani al rispetto della propria e altrui corporeità e a considerare il proprio corpo come valore e come dono per l’altro. Se questo non avviene, allora i giovani, lasciati in balia di se stessi, risolvono il problema della propria crescita attraverso riti primordiali e violenti. Concludendo, le riflessioni sin qui fatte ci portano a dire che la scuola, attraverso i suoi insegnanti, ha il doppio ruolo di trasmettere il sapere e di costruire la persona umana nelle attitudini individuali e nella capacità di vivere bene la relazione con gli altri: competenza e umanità, infatti, sono le due gambe che tengono in piedi un uomo e di conseguenza tutta la società. 11 I l lavoro (e i buoni consigli) della Polizia Postale. Per non cadere nella gianfranco parodi I nternet è uno strumento potentissimo ed utilissimo che andrebbe sempre utilizzato con consapevolezza, per saperne cogliere tutti quegli aspetti positivi che hanno migliorato la vita quotidiana di ciascuno di noi. Purtroppo invece la società non è stata in grado di cogliere questo cambiamento educando i giovani: pertanto è impressionante constatare come si siano diffusi, con sorprendente rapidità, comportamenti scorretti se non addirittura veri e propri reati in forme che fino a qualche anno fa erano del tutto inimmaginabili. Ci riferiamo agli episodi di bullismo, ma anche alla induzione alla prostituzione minorile, alla pedofilia, al gioco d’azzardo, al furto di identità, alla diffamazione, alla sostituzione di persona, che hanno trovato nel mondo informatico e in quello dei telefonini terreno favorevole per il loro sconcertante sviluppo. Uno sviluppo che ha assunto proporzioni e gravità sempre più difficil- 12 mente controllabili. Siamo andati pertanto a trovare l’ing. Roberto Surlinelli, Direttore Tecnico Capo della Polizia di Stato, in servizio al Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Genova, al quale abbiamo chiesto di aprirci una finestra su un mondo, per molti di noi, del tutto inesplorato. Anche il virtuale sa essere (drammaticamente) reale L’ing. Surlinelli e i suoi collaboratori sono impegnati in una azione capillare di prevenzione. Visitando a tappeto le scuole, i circoli, le associazioni, hanno incontrato in un solo anno 8500 ragazzi, 1000 genitori e altrettanti insegnanti, cercando di mettere in guardia dai rischi di questo mondo, normalmente chiamato virtuale ma invece purtroppo estremamente reale: esso infatti può “globalizzare” fatti e notizie che magari anche nel passato avvenivano, ma erano circoscritti ad un ristretto nume- ro di persone mentre oggi diventano condivisibili con tutti, dando eco a violenze, manipolazioni di dati e immagini, ricatti, adescamenti. Abbiamo chiesto all’ing. Surlinelli se c’è modo per uscire da questo circolo distorto. Buone regole da seguire per navigare sereni Ecco alcuni dei consigli dati ai ragazzi: - usare molta attenzione nel rendere note informazioni personali quali indirizzo, numero di telefono, notizie sugli ambienti frequentati, immagini personali; - non entrare in contatto con persone sconosciute; - diffidare da messaggi esageratamente allarmistici, richieste di aiuto, oppure offerte imperdibili, ricariche gratuite, vincite a lotterie o premi... - segnalare ai propri genitori comportamenti altrui fuori dal normale o richieste particolari da parte di sconosciuti o anche semplicemente richieste di incontri personali; Bullismo, fisico e virtuale osservatorio rete. Minori e internet. - pensare due volte prima di “postare”. Un messaggio messo in rete ha praticamente una vita perpetua e quindi lo spazio per ripensamenti in pratica non esiste; - se si è vittime reali o potenziali di violenze in rete, parlare coi genitori prima che le cose vadano troppo avanti e quindi finiscano ingabbiate da situazioni da cui diventerà sempre più difficile uscire. Il miglior parental control è il genitore in carne e ossa Ai genitori viene normalmente sottoposta una considerazione preliminare: mandereste mai vostro figlio minorenne da solo a passeggiare in una zona malfamata della città o a vedere un film a luci rosse? Certamente no, ma allora perché lo lasciate solo per ore e ore chiuso nella sua cameretta a collegarsi col computer, dove i pericoli che può correre sono uguali, se non mag- giori? Data questa premessa, i genitori possono: - fare in modo che il computer di un minorenne non sia in ambiente isolato (p.es. la cameretta), cosa che consente al ragazzo di collegarsi con la tranquillità che i genitori non vedono cosa sta facendo, e permettere l’utilizzo del tablet o dello smartphone solo nel salotto; - essere attenti a comportamenti “strani” del proprio figlio: lunghi messaggini te- lefonici anche in ore serali, uso continuo del computer, ricezione e lettura di messaggini appartandosi dai genitori, ansia, rifiuto di far vedere il telefonino, consumo eccessivo del credito telefonico senza spiegarne i motivi... - ai bambini o ai ragazzi più giovani evitare di fornire sofisticati telefonini con collegamenti a internet o fotocamere: per le loro esigenze è sufficiente un normale telefonino. Contro i rischi della rete, la campagna “Una vita da social” attiva una campagna nazionale, a cura della PoÈ lizia di Stato, che prevede la presenza di un truck, un autoarticolato in 35 città italiane con cui vengono raggiunti giovani e cittadini per una sensibilizzazione su un utilizzo consapevole della rete. È possibile rimanere in contatto ed essere sempre aggiornati sulle iniziative della Polizia di Stato cliccando “Mi piace” sulla pagina Facebook “Una vita da Social” alle coordinate: http://www.facebook.com/unavitadasocial. 13 Testimoni di un mondo migliore anna gatti, nucci scipilliti Il pastore che diede la vita per il gregge. Oscar Romero. “In quanto pastore ho l’obbligo di dare la C’ “Quando guardai Rutilio che mia vita per coloro che amo, è un vescovo - di cui è in corso la causa di beatificazione - che per il suo popolo è già santo senza bisogno di tante indagini: è Oscar Romero arcivescovo di San Salvador. Romero si trovò a esercitare il suo ministero in un periodo tragico per il suo paese: erano gli anni della guerra fredda e anche El Salvador, come altri paesi del Sud America governati da regimi militari, era agitato da movimenti di guerriglia. Quando nel 1977 Romero fu nominato vescovo era in atto una brutale repressione. Ogni giorno c’erano omicidi e massacri di poveri contadini e di oppositori del regime compiuti da organizzazioni paramilitari sostenute dal potere. La nomina di Romero subito non destò preoccupazioni: era “un uomo di studi”, un conservatore, non era impegnato socialmente e politicamente, la sua pastorale, si pensava, sarà solo “spirituale” e quindi innocua per il potere. Ma il Vescovo, il Pastore, non poteva ignorare le sofferenze del suo popolo e chiudere gli occhi davanti a tragedie sanguinose. Molti dei suoi stessi sacerdoti erano stati vittime degli squadroni della morte: in particolare l’assassinio di un suo confratello gesuita a cui lo legava profonda 14 amicizia lo aveva colpito profondamente. Più tardi dirà: amico, ma anche: giaceva morto davanti a me pensai: se lo hanno ucciso per ciò che faceva, allora io devo seguire il suo stesso sentiero”. Così cominciò a parlare sempre più spesso delle ingiustizie sociali del paese e a denunciare gli assassinii, le stragi e le torture. Le sue omelie domenicali, trasmesse anche dalla radio diocesana che per questo subì attentati - avevano un seguito enorme nel paese: alla fine dei sermoni leggeva la lista delle sparizioni, degli assassinii e delle torture. Era “la voce dei senza voce” e l’unico modo di far conoscere cosa stesse accadendo davvero. Era ben consapevole di ciò che rischiava e aveva paura. “Mi costa accettare una morte violenta che in queste circostanze è molto probabile. Mai come adesso ho amato tanto la vita, io non ho la vocazione di martire”, confidò a un suo ossia per tutti i salvadoregni, anche quelli che potrebbero assassinarmi”. Domenica 23 marzo 1980 fu l’ultima messa che celebrò in cattedrale col suo popolo e alla fine dell’omelia le sue parole furono una coraggiosa implorazione ai soldati: “Vorrei lanciare un appello agli uomini dell’esercito… Fratelli, appartenete al nostro stesso popolo, uccidete i vostri fratelli contadini, ma deve prevalere la legge di Dio che dice NON UCCIDERE. Nessun soldato è obbligato ad obbedire a un ordine che sia contro la legge di Dio... Vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio: basta con la repressione”. Il giorno dopo lo uccisero mentre celebrava l’Eucarestia con gli ammalati nella cappella di un ospedale. Un colpo di pistola e il suo sangue si mescolò col vino del calice che stava levando in alto. 2014 - Anno della Famiglia ESSERE GENITORI trasmettere la Fede ed educare alla vita marco granara H o visto poco fa una terribile trasmissione televisiva: scene delle drammatiche situazioni lavorative in Bangladesh, un paese metà dell’Italia con una popolazione doppia, oltre 110 milioni di abitanti. Tutt’altra situazione nella nostra Liguria, con una denatalità spaventosa, la regione più vecchia d’Europa. Là, in Bangladesh, lo stipendio di un tessile è di 40 euro al mese a fronte dei 2500 del lavoratore italiano... No, non voglio fare uno studio sociologico. Voglio solo chiedermi, modestamente, come uno che non riesce a capire, come è possibile l’esplosione della vita in un paese così povero a fronte di una certa “paura della vita” nel nostro Paese, pur in situazione di sostanziale benessere. “La vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito” (Mt. 6,25) è il ragionevole punto di partenza di Gesù. Rifletto... E sento che tanti malesseri, per difetto e per eccesso, sono legati a questo terribile equivoco di partenza: credere che sia valido il contrario, che cioè sia più importante il cibo che la vita o il vestito più che il corpo. Spesso ho chiesto ai giovani: “Cosa farai da grande?”. “Non lo so, prima mi devo laureare e sistemare”...E oggi abbiamo quarantenni non ancora “sistemati” che non si sono ancora posti l’antico rompicapo se è prima l’uovo o la gallina. Non se lo vogliono porre, non se lo possono porre in maniera corretta perché tutti (o quasi tutti) dicono loro che prima della “priorità dell’amore”, che è e resta - lo si voglia o no la ragione della vita, viene la necessità di una “sistemazione”. E così: si chiudono gli occhi sul problema che la vita comunque è una “vocazione a...”, si rinviano nozze per amori provvisori, necessari per passare il tempo e tamponare egoisticamente la propria solitudine, si rimandano decisioni importanti e totalizzanti, si vivono adolescenze mai finite, immaturità denunciate, fonti di sofferenze e ingiustizie per loro e in quelli che hanno a che fare con loro, sempre “temporaneamente e provvisoriamente”. Che tristezza non aver neppure individuato la ragione di tutte le tristezze!!! “Chi butta la vita la trova, chi la cerca la perde”. Se ne andò “triste” il giovane ricco che poco prima Gesù aveva “fissato e amato” – perché in fondo era un “bravo ragazzo”, un ragazzo con tante risorse, come moltissimi dei nostri. Potenziali inesplosi e incapaci di salti di qualità. Perché? Perché non siamo ancora riusciti - giovani, genitori, educatori ...- a capir cosa c’è da fare “PRIMA DI TUTTO”! “Prima di tutto cercate il Regno di Dio e la Sua Giustizia, il resto poi verrà”. I Non c’era superfluo, ma l’Essenziale era marco granara C he differenza c’è tra i miei nonni, genitori, educatori, padri e madri di sei figli ciascuno, che hanno “allevato” figli dignitosi e, come si diceva allora, “all’onor del mondo” e la povera, carissima e piangente professoressa, laureata in psicologia e, da una vita, insegnante di pedagogia alle superiori che, con l’unica figlia, non riesce a stabilire un sereno rapporto di crescita? Affaticati e sereni i primi, affaticata e disperata la seconda. Come mai? Quelli sono affaticati nell’individuazione e nella trasmissione di un “essenziale per vivere”, la seconda forse è affaticata per garantire il superfluo (“eppure, mi creda, a mia figlia non le abbiamo fatto mancare nulla”, mi dice)... In quante famiglie si è ripetuta e si ripete questa tragica constatazione finale? Perché abbiamo smarrito le ragioni della Speranza? Ieri ho confessato quasi tutto il giorno - diversi pellegrinaggi di persone piissime in età di pensione - quasi tutte (certo oltre la metà) con un grande dispiacere: i figli con la famiglia divisa e con la pratica della fede abbandonata... “Sapesse che dispiacere, reverendo!”. Molti me lo dicono piangendo. Ma come mai la nostra generazione non è riuscita a trasmettere un “essenziale”, le ragioni della Speranza in queste proporzioni? Non si tratta di colpevolizzare i singoli - sono fin troppo bastonati! - ma certo di fermarsi e di chiedersi i molti “perché” che ci coinvolgono tutti. “Che importa all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde se stesso (la sua anima)?” (Mt. 16,28). Non ci si scusa perché si può dare solo l’Essenziale Povera donna! Mi era arrivata piangendo e urlando (abitavano in un palazzo molto vicino alla chiesa parrocchiale, non era la prima volta II che veniva a sfogarsi per quel figlio insaziabile e indomabile...), tenendosi un braccio sanguinante, avvolto in un asciugamano. Era sconvolta! “Guardi cosa mi ha fatto perché gli ho detto che non ho più soldi per i suoi vizi!!!” Il ragazzino ha dodici anni... Non ha mai a basta di soldi per le necessità superflue da cui è preso. Questa volta ha lanciato la mezzaluna alla mamma e le ha inciso il braccio con una ferita profonda. Ma - si senta il ragionamento abituale della mamma - quante volte le avevo detto che sbagliava a colpevolizzarsi per non riuscire a dare ai tre figli il superfluo e che non doveva scusarsi con loro: “Perché non possiamo! Papà lavora solo lui e la pensione della nonna non è sufficiente a integrare... Scusateci se non riusciamo a darvi quanto volete per divertirvi, oltre il mangiare, il vestire, la scuola e una valanga di affetto... Vorrà dire che quando sarete grandi e riuscirete a guadagnare di più, vi toglierete tutte le soddisfazioni che vorrete...” Povera donna! Poveri noi! Non siamo tenuti a dare ai figli il superfluo ma solo a garantire l’“Essenziale”, che non comporta più “cose”, ma più “qualità”, più “ragioni ideali alte” per vivere. Solo questo è il “corredo per la vita” che dobbiamo dare. Cari figli, se vi diciamo diverso, vi tradiamo! Se l’ambiente esterno non collabora al progetto familiare Famiglia benestante. Abita in un quartiere e in un’abitazione consona alla situazione. Cinque figli. Padre e madre, intelligenti, in gamba, buon livello di Fede, aperti... Ce la mettono tutta per coinvolgere i figli in un’idea di vita basata, nonostante tutto, su valori seri come quelli che li hanno avviati ad una famiglia che sembra non aver paura della vita. Lavorano coi figli perché anch’essi si rendano conto che, accanto a loro, ci potrebbe stare un nuovo fratellino senza famiglia e meno “fortunato”. I ragazzini ci salvo... stanno, si accoglie in casa un nuovo fratellino con una serie di complessità di inserimento. Anni di fatiche e anche di gioie. Poi, l’arrivo di difficoltà diverse, di salute, economiche... Ogni figlio porta con sé non poche problematiche... Nonostante la buona volontà dei genitori, l’ambiente ester- no (scuola, compagnie, stili di vita...) non sempre ha lavorato per il meglio. Mamma e papà hanno il fiatone. Ogni figlio ha preso una sua strada. Il figlio più “presente” sembra essere l’ultimo arrivato che, da “problema”, s’è rivelato grande “risorsa”... Così vanno le cose! E i grandi non smettano di educarsi intervista di gianfranco parodi a giovanna e alessandro bavassano * P er secoli, la fede è stata trasmessa alle generazioni più giovani grazie alla testimonianza di quelle più anziane. Oggi sembra che i giovani genitori abbiano perso in buona parte o del tutto il “deposito” della fede e la capacità di trasmetterla. In senso generale è così ed è facile essere presi dallo sconforto, ma non dobbiamo perdere la capacità di guardare intorno a noi con un ‘filtro’ di speranza e di saper trovare nelle nostre relazioni familiari, nei gruppi di appartenenza, nella Chiesa locale, la voglia di crescere e di condividere la vita su alcuni valori fondanti, forse più raramente ma anche più concretamente testimoniati di una volta, quali l’accoglienza, l’essenzialità, il dialogo, l’impegno in attività di servizio. V oi fate parte del Movimento delle “Èquipes Notre Dame” (END). Partecipare ad un gruppo come il vostro può aiutare nel trasmettere la fede in famiglia? Il metodo END è uno strumento formidabile che aiuta a prendere coscienza nel tempo a marito e moglie che la crescita umana e spirituale del rapporto di coppia è possibile e dipende dall’impegno del giorno dopo giorno degli sposi stessi. I nostri incontri servono anche ad accettare le nostre sconfitte e a prendersi carico reciprocamente dei percorsi di miglioramento, alla luce della Parola di Dio. Un consiglio che ci sentiamo di dare ad ogni famiglia che vuole trasmettere la fede al suo interno è tentare di ‘uscire’ dall’ambito esclusivamente familiare, cercare un ambiente che possa fare da sfondo e supporto alla vita di coppia e di genitori, testimoniare con gesti coerenti i valori che si vogliono trasmettere ai figli. È stato indetto dalla Chiesa un “decennio” dedicato all’educazione. Siamo ancora agli inizi, ma concretamente anche la Chiesa fatica a trasmettere certi valori. Sarà colpa di un mondo troppo distratto? La fatica della Chiesa è la fatica dei laici! È conseguenza della rinuncia ad una vita da adulti alimentata da un processo educativo che possa continuare anche in età matura. Troppo spesso superata l’età giovanile si considera chiusa la necessità di mantenere vivo un percorso di crescita. Anche gli adulti, invece, hanno bisogno di non perdere la dimensione educativa, da attuare con un gruppo, con la comunità, con la Chiesa locale nel suo insieme. Dobbiamo orientare i nostri gruppi e la vita della Chiesa locale ad inserire nel loro stare insieme anche momenti di educazione, che abbiano riscontro e sostegno nella possibilità di vivere insieme ad altri questa esperienza. * membri dell’Èquipe Notre Dame - 52A - Genova III Quando mamma e papà trasmettono... giovanni ricci F amiglia, genitori, mamma e papà: parole dolcissime e tenerissime su cui abbiamo di fatto costruito la nostra civiltà, parole oggi depauperate ed in via di misconoscimento. Ma è proprio il caso di un simile pessimismo? È fuor di dubbio che scoraggia leggere che mamma e papà sono ridotti ad un burocratico genitore 1 e genitore 2. Eppure esistono ancora le famiglie in cui mamma e papà hanno un volto e un’interiorità riconoscibili, capaci di educare alla fede e di suscitare nei figli virtù personali e valori civili. Ecco due esempi. robustezza dalla testimonianza che ricevono in dono dai loro genitori, straordinaria fecondità di famiglie cristiane. Qualche giorno fa, a Savona, in occasione di un’iniziativa di “Scienza & Vita” (associazione nazionale, che “si propone, nel quadro di una promozione del diritto alla vita di ogni essere umano, di dibattere i temi della ricerca scientifica per quanto attiene alle ricadute sulla vita dell’uomo e della società”) sono state invitate a parlare del valore sacrale della vita due mamme che, nella diversità delle situazioni, hanno a modo loro, e con assoluta fedeltà al Magistero, testimoniato al meglio la loro funzione all’interno delle rispettive famiglie: Cristina, mamma di 10 figli, riesce nella e con la sua famiglia a far funzionare ogni cosa anche a costo di sacrifici, di impegno faticoso e gioioso, a pregare e far pregare tutti insieme ogni sera; Elena, astrofisica, ricercatore presso l’Osservatorio della Costa Azzurra a Nizza e residente a Bordighera (Im), tre figli di cui uno, Pietro, diversabile, trova nella sua famiglia, aiutata da tutti i componenti, occasione di crescita in una fede vissuta con discrezione ed intensità. Due donne, due modelli di vita distinti, ma ugualmente caratterizzati da genitori forti, fedeli, coesi e da figli che traggono la loro Mentre ascoltavo queste “bellissime” mamme che si raccontavano e raccontavano dei loro congiunti mi sono ricordato di un pensiero di Jorge Mario Bergoglio tratto da un’Omelia pronunciata il 25 marzo 2004: “Senza questi tre atteggiamenti - tenerezza, speranza e pazienza - è impossibile rispettare la vita e la crescita del bambino che sta per nascere”. Quanta tenerezza, quanta speranza, quanta pazienza in Cristina ed Elena insieme ai loro mariti e quale forza ricevono da loro nella vita di tutti i giorni quei giovani figli. Sentire quelle parole così misurate e senza ostentazione, dove la quotidianità è un rosario laico i cui grani sono costituiti da segni di affetto e di cura, infonde coraggio, speranza e desiderio di diventare buone mamme e buoni papà, e agli anziani il desiderio di essere buoni nonni e quindi genitori due volte come ulteriore testimonianza di amore fecondo. La famiglia allora, diventata espressione vissuta di Chiesa domestica, trova la forza e “la dolce e confortante gioia di evangelizzare”, diventa una Chiesa “in uscita” missionaria, come continua a chiedere Papa Francesco. IV succede in Chiesa • Domenica 27 Aprile Papa Francesco canonizza Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. La vigilia, “notte bianca di preghiera” con le Chiese del centro di Roma aperte per la preghiera e la confessione. In occasione della doppia canonizzazione, la Chiesa in queste settimane è stata molto attiva anche su internet, in particolare con il portale www.2papisanti.org e l’account twitter @2popesaints, su Youtube e Facebook. La diocesi di Bergamo, per far sì che la canonizzazione di Papa Giovanni abbia ricadute nella vita ordinaria e negli stili di vita, ha promosso alcune opere-segno per favorire la carità, la promozione umana e l’educazione, con iniziative sia a livello locale che internazionale. Visita il sito www.2papisanti.org • Il capitolo generale dei Salesiani ha scelto come nuovo “rettor maggiore” Don Ángel Fernández Artime, 53 anni, che diventa così il decimo successore di Don Bosco. Spagnolo di nascita, don Ángel viene in realtà dall’Argentina del sud, di cui è stato Ispettore dal 2009 ad oggi, incarico per il quale ha collaborato con Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires fino al marzo 2013. • I Vescovi cattolici statunitensi, guidati dal Card. Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, hanno celebrato una S. Messa al confine tra USA e Messico, lungo la barriera che separa i due paesi, simbolo della legge sull’immigrazione degli Stati Uniti. Nel tentativo di introdursi irregolarmente nel paese attraverso la barriera di cancelli, dal 1998 ad oggi, sono morte più di 6mila persone. I vescovi hanno offerto l’Eucaristia ai fedeli presenti dall’altra parte della barriera. Il gesto si pone in continuità con la visita a Lampedusa di Papa Francesco, segno di una Chiesa che deve andare in periferia, dove la gente soffre. O’Malley è uno degli otto cardinali chiamati a collaborare più strettamente con il Papa. • Il 10 maggio prossimo il mondo della scuola si ritroverà in piazza San Pietro con Papa Francesco. Lo scopo della manifestazione, ha spiegato il segretario generale della Conferenza episcopale Italiana, Mons. Nunzio Galantino, è difendere e promuovere la scuola come luogo concreto in cui si edifica “una comunità all’altezza delle sfide che l’epoca presente pone con incalzante velocità” e come presidio per la salute pubblica e la democrazia. L’iniziativa si inquadra nel Decennio sull’educazione. Pregare con i Salmi, pregare con la vita a cura di Enrico Quaglia I CIELI NARRANO LA GLORIA DI DIO, E L’OPERA DELLE SUE MANI ANNUNCIA IL FIRMAMENTO. IL GIORNO AL GIORNO NE AFFIDA IL MESSAGGIO E LA NOTTE ALLA NOTTE NE TRASMETTE NOTIZIA. (Salmo 19, 2-3) Osservando la natura possiamo contemplare la meravigliosa armonia che Dio ha impresso alla creazione. Anche noi uomini dobbiamo rispettare l’armonia delle leggi di Dio per il bene personale e collettivo. 19 N on ci si è sempre confessati come oggi. Un piccolo riassunto. Confessione. Una lunga storia di miser anna gatti I l sacramento della Penitenza è forse quello che nei secoli ha subito più trasformazioni. Nella Chiesa delle origini non abbiamo testimonianze di riti penitenziali: le conversioni avvenivano in età adulta e dopo matura riflessione ed era perciò il Battesimo il sacramento che rimetteva i peccati e introduceva nella Chiesa. “Pentitevi e ciascuno si faccia battezzare nel nome di Gesù per il perdono dei propri peccati” dice Pietro alla folla la mattina di Pentecoste. La comunità cristiana però sperimentò presto la propria fragilità e la necessità di un perdono oltre il battesimo: per i problemi della vita quotidiana si cercava di seguire l’esortazione di Matteo: “Se tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui... se non ti ascolta 20 prendi due o tre testimoni...” (Mt. 18,15-18), ma vi erano anche peccati di particolare gravità come l’omicidio, l’adulterio e il rinnegamento pubblico della fede (specialmente durante le persecuzioni) che erano motivo di scandalo e di fatto escludevano dalla comunità cristiana. Si poneva quindi il problema se riammettere o no coloro che, pentiti, volevano rientrare e con quali modalità. Inizialmente ci fu molto rigore: i penitenti dovevano fare pubblica penitenza con lunghi digiuni, vestiti dimessi, preghiere continue e questo poteva durare mesi, anni o anche tutta la vita. Solo dopo aver espiato avveniva la riconciliazione con l’imposizione delle mani da parte del vescovo e si era riammessi all’Eucarestia. Tale processo di purificazione era limitato a una sola volta nella vita: questo fatto, unito alla gravosità della penitenza, fece sì che molti rimandassero nel tempo, addirittura alla fine della vita, confessandosi in punto di morte e ottenendo così l’immediata riconciliazione. Una innovazione originale si ebbe nei monasteri irlandesi e anglosassoni, grazie anche all’influsso di San Colombano. A monaci particolarmente dotati di carisma si rivolgevano sia confratelli che gente comune per le loro pene e questi cominciarono a concedere più volte la penitenza e la riconciliazione. L’iter penitenziale divenne privato e meno gravoso: ci si confessava a un presbitero e non al vescovo, espiando i propri peccati in privato e non pubblica- Sacramento della Riconciliazione le ragioni del credere “La Confessione” (1838), di Giuseppe Molteni icordia. mente e lo si poteva fare tante volte quante erano le ricadute. San Colombano fondò monasteri in tutta l’Europa e diffuse così la pratica della confessione auricolare e ripetuta. Ma ogni peccato era un debito verso Dio, che andava pagato secondo un prezzo o una tariffa stabilita: nacquero così raccolte di “tariffe penitenziali” per uniformare il trattamento dei penitenti evitando che per lo stesso peccato ci fosse diversità di pena e per aiutare i sacerdoti nella gestione delle anime. Le pene consistevano in mortificazioni corporali, digiuni o rinuncia ad alcuni cibi, pellegrinaggi ... solo dopo si era riconciliati con Dio e la comunità dei credenti. Un ulteriore sviluppo si ebbe dopo l’anno 1000 quando l’attenzione fu concentrata sull’atto della confessione e sull’assoluzione del sacerdote: in precedenza queste erano fasi intermedie di un lungo processo dove era in primo piano la penitenza. Ora la dichiarazione dei propri peccati al confessore assunse carattere penitenziale per la vergogna e l’umiliazione che comportava e il dichiarare apertamente la propria colpa fu considerato segno di conversione. L’assoluzione era immediata e la penitenza ne era il seguito e non la condizione per ottener- la. L’assoluzione pronunciata dal sacerdote diventò così l’atto specifico sacramentale. Nel 1215 il IV Concilio Laterano rese obbligatoria la confessione una volta all’anno per tutti i cristiani macchiatisi di peccato grave. Questa forma di confessione fu gradatamente adottata da tutta la Chiesa e nelle sue linee essenziali permane anche oggi: il penitente riconosce il suo peccato, lo manifesta al sacerdote e ne riceve il perdono e l’imposizione di una penitenza di riparazione. 21 D a sempre il Santuario sul Figogna è luogo privilegiato di confessioni. Vado alla Guardia, per riconciliarmi mons. piero parodi* “N on ho niente da dire, ma essendo venuto al Santuario ho sentito il bisogno di confessarmi!”. È un ritornello che spesso si sente e, se da una parte può denunciare la “povertà dottrinale” sul Sacramento della Riconciliazione, dall’altra dice che da sempre, nella mente popolare, si è associato il Santuario della Guardia alla Confessione. Da giovane sacerdote, in Parrocchia, invitando nel periodo pasquale qualche fedele al confessionale, spesso mi sentivo rispondere: “Ma io vado alla Guardia!”. Onestamente, l’ho sempre considerato un modo elegante per “svicolare”! Però, essendo al Santuario da almeno 10 anni, con grande sorpresa, è successo di trovarmi davanti, in confessionale, a persone che mi avevano dato quella risposta! Possiamo dire che “andare alla Guardia a confessarsi” fa parte delle antiche tradizioni della nostra gente. In parte la devozione alla Madonna, in parte l’anonimato dei penitenti, in parte la disponibilità dei confessori hanno contribuito a creare questa abitudine. “Mi sono confessato l’anno scorso qui alla Guardia…” è la continuazione di un’abitudine presa, soprattutto dagli anziani, in tempi lontani. È possibile anche che non pochi salgano al Santuario per confessarsi perché in parrocchia “il mio prete ha sempre tanto da fare e dovendo ‘servire’ tre parrocchie non ha il tempo per 22 le confessioni” ed allora ecco nel Santuario un punto di riferimento puntuale e sicuro. Volendo anche noi parlare di percentuali, potremmo dire che un buon 50% si confessa per abitudine - come non ricordare una persona certamente ultra ottantenne che, all’inizio del mio ministero sacerdotale, continuava a confessare di “aver detto bugie, di aver disubbidito alla mamma, ecc…” - ma la parte restante rivela un desiderio di purezza interiore, di spiritualità umile e seria, di itinerari ritmati dalla Parola di Dio e della Chiesa. Per questi è vivo il senso del peccato come offesa fatta all’amore per il Padre, per il prossimo, per se stessi. Che belle e delicate sensibilità si incontrano soprattutto nelle generazioni più giovani! Al confessore, a volte, non rimane che cantare con Maria Vergine il Magnificat per lodare l’Altissimo che “fa cose grandi” in coloro che lo amano. Spesso, di fronte a persone che ritornano al Sacramento della Riconciliazione dopo 20 – 30 – 40 anni, viene d’istinto gettare le braccia al collo del penitente: in lui la Grazia di Dio ha prevalso, si è “lasciato riconciliare con Cristo” e davanti a tanta meraviglia non c’è che da gioire. In questi ultimi tempi non poche sono le persone ritornate alla Confessione dopo anni perché affascinate dalla persona, dalle parole e dall’esempio di Papa Francesco. “Non potevo Sacramento della Riconciliazione le ragioni del credere con Dio La Penitenzieria alla Guardia, dietro l’altar maggiore. credere che il Signore avesse ancora misericordia per uno come me che ne aveva combinate troppe. Ma il Papa ha detto di non stancarsi di chiedere perdono a Dio, perché lui non si stanca di perdonarci; ed allora eccomi qua”! Non so chi ce l’abbia insegnato, non riesco neppure a capire come, soprattutto per il passato, si sia diffusa la convinzione che il nostro più forte antagonista sia Dio. “Non muove foglia…” e giù tutte le colpe di quanto succede nel nostro mondo strampalato Gli si attribuiscono. Scoppia una guerra… l’egoismo diffuso, il terremoto o l’alluvione, una malattia o un incidente… tutto colpa di Dio! Eppure Gesù, per tre anni, non ha fatto altro che parlarci e descriverci le caratteristiche di Dio Padre onnipotente. Sì, onnipotente nella misericordia. Qui al Santuario, proprio per sfatare l’idea di un dio castigamatti, abbiamo voluto proporre un Atto di Dolore diverso dal solito e proposto dal Rituale della Penitenza. Una formula che mette in risalto la misericordia del Padre e il nostro desiderio di guarigione e di santità. Qualcuno guarda con diffidenza quella nuova formula, che tanto nuova non è (è una riduzione del Salmo 50!), ma vinta la diffidenza iniziale, ne chiede una copia: Pietà di me, o Signore. secondo la tua misericordia. Non guardare ai miei peccati e cancella tutte le mie colpe; crea in me un cuore puro e rinnova in me uno spirito di fortezza e di santità. *vicerettore del Santuario della Guardia 23 2 minuti per pensare nucci scipilliti, laura siccardi DOBBIAMO CERCARE L’OROLOGIO U n contadino aveva appena finito di ammassare il fieno nel suo granaio, quando si accorse di avere perso il suo orologio. Più che un valore materiale, questo orologio aveva per lui un grande valore sentimentale, perché era un ricordo di suo padre. Ci teneva tantissimo, perciò lo portava sempre al polso, anche sul lavoro. Per parecchio tempo aveva rivoltato in lungo e in largo il fieno, ma non c’era stato niente da fare. Non gli restava che arrendersi. C’era un bel gruppetto di bambini fuori dal fienile. Il contadino allora pensò di arruolare quei ragazzini che stavano giocando. Farli partecipare alla ricerca dell’orologio sarebbe stata un’altra forma di gioco e in più ci sarebbe stata una ricompensa per chi l’avesse trovato. I bambini si precipitarono allegramente all’interno, si infilarono nei covoni, rivoltarono tutto il pagliaio, insomma si diedero molto da fare ma non riuscirono a trovare l’orologio. Ma proprio quando il contadino stava per rinunciare alla ricerca, un bambino gli si avvicinò e gli chiese di dargli un’altra possibilità. Il contadino lo guardò e pensò che, tutto sommato, poteva accontentarlo, dato che aveva l’aria sveglia e sincera e sembrava sapesse il fatto suo. Così rimandò il bambino nel fienile. Poco tempo dopo il bambino uscì con l’orologio in mano. Il contadino ne fu felice, ma nello stesso tempo non riuscì a nascondere la sua sorpresa: come aveva fatto il ragazzino a riuscire quando tutti gli altri avevano fallito? Il bambino spiegò: “È stato piuttosto facile. Non ho fatto altro che sedermi a terra e ascoltare. Nel silenzio assoluto ho sentito il ticchettio dell’orologio e ho semplicemente cercato il punto da dove veniva.” Una mente tranquilla può pensare meglio di una mente nervosa e piena di confusione. Se ogni giorno trovassimo il tempo di concedere alcuni minuti di silenzio alla nostra mente, potremmo constatare quanto questo ci potrebbe aiutare a cambiare in meglio la nostra vita. 24 sottolineando “la Gioia del Vangelo” marcello monticone Le sfide del mondo, la Chiesa e i segni dei tempi I l secondo capitolo della Evangelii Gaudium ci parla della crisi dell’impegno comunitario e nella sua prima parte elenca alcune sfide del mondo attuale. Si tratta di un’analisi lucida e precisa dell’attualità in tutte le sue difficoltà ed in tutte le sue sfaccettature, tuttavia non deprimente o sconfortante. In sostanza la linea dettata da Papa Francesco è quella di esortare tutte le comunità cristiane ad avere una “sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi”, a capire cosa sta succedendo e ad agire di conseguenza. È innegabile che i progressi tecnologici nell’ambito della salute, dell’educazione e, soprattutto, della comunicazione debbano essere lodati ma nello stesso tempo debbono essere analizzati a fondo nelle loro conseguenze positive e negative. Specie nel campo delle comunicazioni. Social network, messaggistiche veloci e chat istantanee hanno radicalmente cambiato il nostro modo di relazionarci con il prossimo. Un’attenzione particolare viene riservata al ruolo del denaro che deve “servire, non governare”: il Papa ribadisce un forte “no ad un’economia dell’esclusione e dell’inequità”. La crisi economico-finanziaria globale ha prodotto una nuova povertà alla quale la Chiesa deve dare risposte nuove: le teorie della “ricaduta favorevole” secondo le quali la crescita economica riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo si è rivelata fallimentare. Inoltre, la secolarizzazione di una parte delle comunità ecclesiali e il decadimento della famiglia come primo e fondamentale nucleo sociale hanno permesso che si diffondessero un nuovo ateismo, una individualizzazione della società e altri tipi di povertà non materiali, quali le depressioni. Tuttavia la Chiesa continua ad essere una presenza spesso risolutiva per le esigenze delle persone e delle comunità in cui si trovano ed è da lì che il Papa vuole far ripartire l’evangelizzazione. Nel prossimo numero concluderemo l’analisi del secondo capitolo analizzando le parole del pontefice in merito alle “Tentazioni degli operatori pastorali”. Piccole storie per grandi cuori L’ associazione sportiva Star Judo Club Napoli che si trova nel quartiere di Scampia è stata definita “un avamposto della legalità” e la storia di Gianni Maddaloni, il maestro di Judo che dello sport e della legalità ha fatto la ragione della sua vita, ha ispirato anche il film “L’oro di Scampia” interpretato da Beppe Fiorello. “A Scampia non c’è solo criminalità – dice Maddaloni – c’è tanta voglia di rivalsa e di affermazione. Noi qui insegnamo ai ragazzi come si rispettano le regole.” La sua palestra vuole essere un’alternativa alla strada. Si imparano le regole del Judo, ma anche di una vita diversa da quella deteriore che si vede intorno; i risultati sportivi non mancano: dall’oro alle Olimpiadi di Sidney 2000 del figlio Pino ai molti ragazzi diventati veri campioni. La cosa dà fastidio alla camorra che si vede sottratta la manovalanza di cui ha bisogno e le minacce non mancano, ma il Maestro non cede e a chi gli propone palestre in posti più sicuri risponde: “Non posso, tradirei la mia gente”. 25 27 aprile, giovanni XXIII e giovanni paolo II santi D a questo giorno, 27 aprile, Domenica della Misericordia, due Pontefici del XX secolo sono Santi. Certo nel desiderio di milioni di cristiani lo sono sempre stati: Giovanni XXIII viene da sempre ricordato come il Papa Buono, per quella sua paternità sapiente, la sua familiarità con l’uomo semplice, la sua capacità profetica di indicare i segni dei tempi per rinnovare la Chiesa nel rispetto della Tradizione, indicazione che in pochi anni si concretizzò nel Concilio Vaticano II. Chi non ricorda poi il “Santo subito” - quasi uno slogan - che i fedeli fecero risuonare nei giorni stessi delle esequie di Giovanni Paolo II? Fu il Papa che cambiò la percezione del mondo nei confronti del pontificato, immettendo nel suo ministero la grande tempra spirituale e fisica del cristiano che si offre tutto, fino alla sofferenza finale, per diffondere la Parola di Dio. “Totus Tuus”, fu il suo motto, formula di affidamento a Maria. Papa Wojtyła portò la Chiesa a viaggiare in tutti i continenti come mai era accaduto prima; ebbe modo di testimoniare fragilità e perdono, a seguito dell’attentato in Piazza San Pietro, ridestò la partecipazione dei giovani con le Giornate Mondiali della Gioventù, portò la Chiesa nel XXI secolo, facendola entrare per la porta della penitenza e della festa con il Giubileo del 2000 e raccomandandole sempre e comunque di non avere paura di affidarsi a Cristo. I due nuovi Santi della Chiesa ci parlano, ciascuno con il proprio carisma, della ricchezza della grazia di Dio, della fantasia dello Spirito. Anche alla Guardia rendiamo grazie, come tutta la cristianità e - crediamo - come molti uomini di buona volontà. Rendiamo grazie anche per averli conosciuti in vari modi: in particolare è questa l’occasione per ricordare la visita alla Guardia di Giovanni Paolo II nel settembre del 1985, in cui ci lasciò le raccomandazioni per una autentica devozione a Maria, che noi facemmo nostre e che non ci siamo mai stancati di ripetere, come un testamento spirituale, oggi il testamento di un Santo. E, nel 1990, in occasione della sua seconda visita a Genova, il Papa polacco affidò tutta Genova proprio alla Madonna Guardiana. Qualche anno dopo, in occasione della novena della Guardia, venne a trovarci Mons. Loris Capovilla, lo storico segretario di Giovanni XXIII, oggi creato Cardinale da Papa Francesco. Ci portò in dono la freschezza della sua testimonianza, luminosa e potente malgrado l’età, alimentatasi alla scuola di santità quotidiana di Papa Roncalli, della cui figura è sempre stato divulgatore instancabile. Ci portiamo tutto questo nel cuore, con gratitudine a Dio per averci donato la vita e l’esempio di questi due uomini, cristiani, Papi, Santi. 26 cronaca Le “primule” di Primavera al Santuario Q uant’acqua quest’inverno finalmente passato. Se qualcuno leggerà negli anni futuri queste pagine, ricordi pure questa annata come eccezionale per la quantità di pioggia caduta. Si è affacciata anche la neve, ma ha ...rallegrato e angosciato per pochi giorni. Ora c’è un grande bisogno di sole! Spunta la Primavera, quella meteo ma anche l’altra, quella che rimette in moto anche dentro. Dopo la Quaresima che stiamo vivendo, una gran voglia di Pasqua, di Novità belle, di ripresa di Speranza. Riprendono le code delle auto che salgono il Santo Monte del Santuario, le colonne dei pellegrini a piedi o in bici (pronto, sotto il porticato, un nuovo spazio per gli spogliatoi e il cambio). Riapre la possibi- lità di Refezione al nostro “San Giorgio” e il Salone del Pellegrino per i gruppi che mangiano insieme qualcosa portato da casa. Alcuni suggerimenti e piccole novità sono in preparazione per una presenza al Santuario qualitativamente migliore. Presto scenderemo nei particolari sul nostro sito o - vedi sotto - tramite una newsletter che vorremmo emettere più spesso possibile e inviare a quanti lasceranno l’indirizzo di posta elettronica. Vogliamo rilanciare la possibilità di “stare qui” in silenzioso e sereno ritiro anche nei fine settimana o ancora di più (prenotando per tempo, ovviamente). Questa ed altre sono le nostre “primuline” di Primavera al Santuario. E altre ne stanno nascendo... Preti da 45 anni... C he bel gruppo di preti (uno di loro, Mons. Alberto Tanasini, che presiede questa Eucarestia del 45° di Ordinazione, è anche Vescovo, di Chiavari) al Santuario la mattina di lunedì 3 marzo. Sono Giuseppe Borgatti, che è stato per tanto tempo anche nostro confessore al Santuario, Carlo Canepa, della Cella di Sampierdarena, Pino Di Gregorio, vicario episcopale, Sergio Galletti, Rettore di S. Marta e Assistente OFTAL, Antonio Lovato di S. Rocco di Prà, Giuseppe Marasso di Sant’Eusebio, Severino Merlo di Ponterosso di Mignanego, Pier Luigi Parodi, il nostro Vice Rettore della Guardia, Giulio Ravera di Sant’Olcese e, appunto, il Vescovo Alberto Tanasini. Al Santuario, quella mattina non ci sono solo loro. Oltre a qualche familiare più vicino e ad alcuni pellegrini che hanno apprezzato quella celebrazione, ci sono anche diversi compagni di studi che, a suo tempo, fecero qualche anno di Seminario con loro, poi chiamati dal Signore ad altri compiti nella vita. Sono qui, con le loro mo- gli, a far corona – serena corona di amici mai dimenticati – ai festeggiati. Un’annata di preti di valore per la nostra Chiesa genovese, tenuti insieme dalla volontà comune di sostenersi durante gli anni e dalla capacità di aggregazione del loro “capoclasse”, il nostro Vice Rettore Mons. Piero Parodi. Ora l’appuntamento è per i 50... Fra cinque anni, con qualche annetto in più, ma con la stessa passione. 27 cronaca Dio non scorda nessuno, noi forse sì. E sbagliamo. S bagliamo perché la “memoria” serve a noi, non a loro che sono nella gioia e se ne fanno un baffo dei nostri riconoscimenti postumi... E così succede che tutti vorrebbero ricordare i loro morti, magari sul nostro “bollettino” come si è sempre usato e molti vorrebbero aggiungere anche qualche nota di merito. Nell’economia degli spazi... dovremmo aggiungere altre pagine e, al momento, non sembra possibile. Finora abbiamo cercato di dare qualche riga in più a quanti hanno direttamente servito la Madonna e il Suo Santuario, lodevolmente e per più anni. Ma, anche qui, che rischio corriamo come cronisti quando, senza volere, dimentichiamo qualcuno forse più meritevole di altri! I giorni scorsi, ad esempio, passando accanto alle porte esterne della basilica nel colonnato e vedendole screpolate dopo due inverni piuttosto brutti, ci è tornato alla mente quell’uomo buono, sereno e saggio che si metteva lì e pian piano le sistemava. Si chiamava Mario Frediani, era di Campomo- rone (Ge). C’era di casa al Santuario e, oltre a queste “due breighe” (cosette), come le chiamava lui, portava tanta allegria e tanta saggezza, oltre che... i funghi per i sacerdoti del Santuario appena raccolti. Un vero amico che, a suo tempo, non abbiamo ricordato da queste pagine. Ci salviamo così, a distanza di due anni, chiedendo scusa a familiari ed amici. Ma siamo sicuri che lui, lassù, se la ride. Chi sa quanti altri avremo tralasciato senza averli peraltro dimenticati. Ma Lei, la Madonna, non dimentica proprio nessuno! Ex voto e “partecipazione popolare”? C hi arriva oggi al Santuario e vuole accendere un cero trova la porta della Sala ex-voto sbarrata ed è invitato a procedere avanti, di fianco all’altare maggiore, dove potrà accendere un umile lumino antifumo e fare ugualmente una sua preghiera del cuore... La Sala ex voto e il classico luogo dei ceri sono sottosopra per un doveroso restauro (oltre ad aggiornare i locali secondo le norme vigenti, era necessario intervenire contro i tarli, che si stavano mangiando gli ex voto più preziosi, e già alcune opere erano andate perdute). Questo è il luogo del cuore del popolo. Qui, un cero e un quadretto ex voto hanno significato e riassunto una storia magnifica e drammatica. Qui c’è un pezzo di quasi tutte le famiglie di Genova, Liguria e altrove. L’Amministrazione del Santuario ha “dovuto” affrontare questa spesa, come si dice, “obtorto collo” e, ancor oggi, dovendo fare un preventivo serio di spesa, non prevede fonti certe di finanziamenti adeguati. 28 Al Santuario però, si ragiona così: il Popolo di Dio, l’umile gente di sempre, pezzo per pezzo, presto, rifarà tutto, mettendoci del proprio e, magari, sottraendolo a necessità primarie in un tempo di crisi come questo. È un appello, il nostro? Perché no? Anche in queste pagine di cronaca, infatti, può essere ripreso un vecchio adagio di un noto Santo: “Le grandi cose di Dio? Vengono fatte con i buoni consigli dei ricconi e coi soldi dei poveri!” Sfrondata da quanto di polemico (e spesso anche di ingiusto) questa frase porta con sé, non potrebbe essere davvero una convinzione che accolta da TUTTI i nostri lettori - potrebbe risolvere un problema gravoso e restituire, prima della Festa d’agosto, a tutti i pellegrini, il “loro” luogo del cuore? Il Cardinale Siri soleva dire che “tutti i segreti arrivano alla Guardia e tutte le tragedie si risolvono alla Guardia”. Quasi tutte, sono passate da qui. Da un povero cero acceso con fede e da piccoli/grandi segni di memoria e gratitudine. Santuario Madonna della Guardia Santuario Madonna della Guardia Benvenuti alla Guardia! a permanenza e Vi auguriamo una buon i ta visita rimanga per vo desideriamo che ques bile. positiva e indimentica tutte le strutture di Sacerdoti, Volontari e di Maria - sono a voaccoglienza - a servizio stra disposizione. il rapporto con il Se avete piacere che poste continui, potete Santuario e le sue pro ione quanto segue: avere a vostra disposiz , mensile del SanLa rivista “la Guardia” presso l’Accorvi na tuario. Potete abbo euro…) glienza (offerta da 20 tuarioguardia.it Il sito internet www.san lizzato attraverso Un rapporto più persona mo mandarvi abiuna newsletter che potre per questo il voo tualmente. Vi chiediam ttronica con l’assistro indirizzo di posta ele n diffonderlo. curazione assoluta di no all’Accoglienza, ad un Compilare e consegnare Sacerdote o Volontario ___ _____________________ _____________________ Cognome e Nome: ___ _____________________ _____________________ Indirizzo e-mail Firma liberatoria ______________ ____________________ alla legge della privacy ____ Benvenuti alla Gua ia! ard Gu Benvenuti alla Vi auguriamo rmanenza e pe a on bu a un mo ria Vi augu desideriamo che q ita rimanga per voi vis ta es qu e ch o am positiva e indimen desideri bile. tica en im ind e va siti po Sacerdoti, Vo tutte le strutture di nza - a se glie Sacerdoti, Volontari e co ac di Maria - sono a vostra disposizione. accoglienza - a servizio stra disposizione. Se avete pia il rapporto con il e ch re ce pia ete av Se Santuario e le sue poste continui, potete pro e su le e o ari ntu avere a vostra dis Sa ione quanto segue: avere a vostra disposiz La rivista “l , mensile del Santuario. 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Non_______________ _______________ ___ ___ e: ___ Nom ___ e e ___ nom ___ Cog ___ ______ è___già sufficiente l’abbonamento a questa noe e Nome: Cognomrivista/bollettino stra “laGuardia”? Certo, ma una newsletter è un ulteriore modo di ____________ ___ ___accanto ______ stare “vicini al Santuario”. Ecco qui _______________ Indirizzo e-mail _____________________ il fac simile che troverai sul sito della Guarail e-m Indirizzo a liberatoria dia. Compilalo subito e spediscilo Firmlegg e della privacy alla ia ator liber a Firm all’indirizzo e-mail: ______________________ privacy ________________ alla legge della [email protected] N el numero di febbraio (pag. 9), abbiamo pubblicato per errore un’immagine d’autore senza autorizzazione. Per quanto l’errore sia stato commesso in buona fede, sentiamo il dovere di rimediare. Si tratta del particolare del dipinto “La Natività blu” (cm 100 x 100 olio su tela - qui a sinistra) della pittrice Monica Giussani. 29 il ricordo e la preghiera Angelina Picasso Disma in Cabona 67 anni Maria Puppo v. Schizzarotto 90 anni Rosa Castello “Rosetta” v. Oliveri 98 anni Uscio (GE) Propata (GE) Genova - Pino Soprano Notizie in poche righe 30 ■ Sabato 18 gennaio - 50° di Matrimonio di Romeo e Franca. ■ Sabato 1 febbraio - Gli Scout del GE 60 di Pontedecimo al Santuario per il bivacco. ■ Sabato 8 febbraio - Pellegrinaggio diocesano mensile presieduto dal Card. Arcivescovo. ■ Domenica 9 febbraio - 50° di Matrimonio di Del Vigo Nilo e Ilva Piera. ■ Sabato 15 febbraio - Gli Scout della Parrocchia S. Croce al CIGE di Genova per il bivacco; Pellegrinaggio a piedi dei Volontari del Dormitorio S. Bernardo con S. Messa in Cappella invernale alle ore 22.30. ■ Venerdì 28 febbraio - Domenica 2 marzo - XII Incontro Campostellano in Liguria. ■ Lunedì 3 marzo - 45mo S. Messa di Ordinazione Sacerdotale di un gruppo Angela Motto 84 anni Sardigliano (AL) Giacomo Parodi 88 anni Serra Riccò (GE) di Sacerdoti della Diocesi di Genova. ■ Sabato 8 marzo - Due giorni dell’Equipe Notre Dame, con circa 100pp. ■ Domenica 9 - 10 marzo CAP Viaggi - Gruppo Misericordia di Rifredi, con circa 40pp. ■ Venerdì 14 marzo Parrocchia di Palmaro con circa 50pp. ■ Sabato 15 marzo Parrocchia S. Teresina - don Franco UNITRE di Avigliano (TO) (50 p). ■ Domenica 16 marzo Parrocchia SSmo Sacramento - Ritiro bambini Prima Comunione. ■ Mercoledì 19 marzo S. Messa della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria di Galbiate (Lecco); Gruppo Gina da Sestri Levante (50p). ■ Venerdì 21 marzo Gruppo da Avignone. 1/gennai o 2014 perçue - Tassa riscossa - CMP GE Aeroporto informazioni utili - Poste Italiane 119 - Mensile - n. 01 anno NO/51/2011 1 - MP/GENOVA n. 46) art. 1, comma in L. 27/02/2004 353/2003 (conv. Postale - D.L. in Abbonamento - Spedizione della Guardia ROC - La Madonna - Ufficio Amm.vo, Via Serra 6/A (solo mattino) tel. 010 561033 fax 010 2924108 e-mail: [email protected]; - Ufficio Pastorale della Curia, P.zza Matteotti 4; - Libreria San Paolo, P.zza Matteotti 31/R; L’ufficio abbonamenti, offerte Ecumenism e Sante Messe del Santuario è o. aperto dalle ore 8,30 alle 12,00 Abbra in nome di cciarsi e dalle ore 14,00 alle 17,00. Cristo. Foto defunti: formato tessera 25,00. Foto dei Gruppi: formato grande 50,00. Foto dei Bambini: pubblicazione della foto gratuita per i bambini nuovi abbonati. Periodico Gli abbonamenti a “laGuardia”, si possono fare, oltre che al Santuario, anche presso: S.p.A. Taxe Abbonamenti a “laGuardia” 2014 Italia: Ordinario 20,00 Sostenitore 30,00 Estero: Ordinario 30,00 Sostenitore 37,00 $ 35 $ 50 Mensile del Santu ario di Nostra Signo osservatorio - memoria ra della Guardia - comunicaz - Genova ione - prop osta ... e c’era la Madre di Gesù Gv. 2,1 Le quote di abbonamento non sono ritoccate per i meno abbienti. Per chi può - soprattutto ora che un nuovo provvedimento di legge ha aumentato a dismisura le spese di spedizione - chiediamo di aderire in libertà a rinnovare l’abbonamento con le quote sopra indicate. Conto Corrente Postale n. 387167 IBAN: IT30 I 07601 01400 000000387167 intestato a: Santuario di N.S. della Guardia via Serra, 6 A - 16122 Genova C/C Bancario n. 59722/80 Banca Carige - Sede di Genova - IBAN: IT79 Q 06175 01400 000005972280 intestato a: Amministrazione Santuario di N.S. della Guardia via Serra, 6 A - 16122 Genova Orari Telefoni Il Santuario è aperto tutti i giorni dalle ore 7,30 alle 12 e dalle 14 alle 19,00. Nei giorni festivi dalle ore 7 alle 19,00 ininterrottamente (nell’ora solare la chiusura è alle 18,30). Prefisso da tutta Italia Genova compresa: 010; prefisso internazionale dall’estero: +39 010. Sante Messe Ora Solarefestivi: ore 8 - 10 - 11 - 12 - 16. feriali: ore 10 - 16. sabato: ore 10 - 11 - 16. vigilia dei festivi: ore 16. Ora Legalefestivi: ore 8 - 10 - 11 - 12 - 17. feriali: ore 10 - 17. sabato: ore 10 - 11 - 17. vigilia dei festivi: ore 17. Rosario domenica e festivi ore 10 e ore 16 alla Cappella dell’Apparizione. Tutti i giorni feriali in Basilica ore 15,30 (ora solare), ore 16,30 (ora legale). Indirizzo Santuario N.S. della Guardia piazza Santuario, 4 - 16014 Ceranesi (GE) Centralino Segreteria 010 72351 - 331 1919304 010 7235810/813 (dalle ore 9 alle 12 e dalle ore 14 alle 18) Fax segr. 010 7235805 Suore 010 7235833 (abitazione) Rettore 010 7235811 (solo ore pasti) Vice Rettore 010 7235809 E-mail Santuario: [email protected] E-mail Rettore: [email protected] sito internet: www.santuarioguardia.it Per soggiornare al Santuario • Il Santuario è attrezzato per accogliere persone singole, famiglie e gruppi anche numerosi. La gestione dell’accoglienza è affidata a Cooperative di servizi: informazioni e prenotazioni si possono avere presso la segreteria del Santuario. Per arrivare al Santuario con il servizio A.T.P. BOLZANETO FF.SS. - SANTUARIO (dal 16 settembre 2013 a giugno 2014) FESTIVIda Bolzaneto: 08.30 - 10.40 - 13.35 - 16.20 dal Santuario: 09.50 - 12.10 - 14.25 - 17.45 FERIALIda Bolzaneto: 08.30 - 15.15 dal Santuario: 11.15 - 17.00 Per informazioni: Tel. 010 7177210 oppure www.atp-spa.it Amministrazione Via Serra, 6 A - 16122 Genova Tel. 010 561033 - Fax 010 2924108 e-mail: [email protected] Con approvazione ecclesiastica Redazione Via Serra, 6 A - 16122 Genova Anna Gatti, Ilaria Giusto, Renata Montaldo, Marcello Monticone, Gianfranco Parodi, Enrico Quaglia, Nucci Scipilliti, Alma Severino, Laura Siccardi, Ivana Zanobelli. Direttore Responsabile Fernando Primerano Responsabile di redazione Mirco Mazzoli Fotografie archivio fotografico I dati personali di ogni singolo abbonato vengono usati esclusivamente per la gestione degli abbonamenti in conformità alla vigente legge sulla privacy (n. 675 del 31-12-96) La testata “La Madonna della Guardia” fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Le “famiglie” di Rosa Gattorno D opo la “strana” famiglia Frassinello/Cambiaggio presentata nell’ultimo numero, ancora un’altra famiglia genovese si affaccia nella storia ottocentesca del Santuario: i Custo/ Gattorno. È soprattutto la storia di Rosa Gattorno che interessa. “Mia nonna, monaca e santa”. Ha scritto così Gaspare Barbiellini Amidei, il noto giornalista milanese. Sì, perché la figlia maggiore della Beata Rosa Gattorno era stata mandata a Milano, lei audiolesa dalla nascita, per una riabilitazione della sua disabilità e lì si era sposata. Sì, Rosa si era ritrovata, giovane vedova ventottenne, con tre figli - la prima audiolesa - con una situazione finanziaria familiare fallimentare e l’ultimo figlio seriamente ammalato che sarebbe morto di lì a poco. Non le bastava, tuttavia, questo carico: nella sua pietà aperta alla carità, se vedeva intorno a sé situazioni di grandissimo disagio, come le sue e peggio delle sue, non si dava pace. Venne alla Guardia (forse nel 1864), passò qui tutta la Quaresima in preghiera e a pane e acqua, per capire il senso della sua vita e le decisioni da prendere. Maturò quindi forse qui, ai piedi della Madonna che scelse un poveraccio per costruire grandi cose, la determinazione per una vita di carità eroica. Non abbandonò i suoi figli mentre si aprì ai molti figli di altri. Vennero fuori da quel cuore infiammato famiglie religiose (femminili, maschili e laicali) che la seguirono sulla stessa strada dell’eroismo della carità. Una sposa, madre, vedova che non si pianse addosso e che dalla Madonna della Guardia, la Madonna della sua infanzia e della sua famiglia, si sentì incoraggiata a decisioni per valori alti... Una storia che continua, con “famiglie” protagoniste. laGuardia Mensile del Santuario di Nostra Signora della Guardia - Genova 16122 GENOVA - ANNO 119 - N. 04 APRILE 2014 PERIODICO ROC - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1 - MP/GENOVA NO/51/2011 POSTE ITALIANE S.P.A. TAXE PERÇUE - TASSA RISCOSSA - CMP GE AEROPORTO