Aprile - Santuario della Guardia

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Aprile - Santuario della Guardia
Periodico ROC - La Madonna della Guardia - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - MP/GENOVA NO/51/2011 - n. 04 anno 119 - Mensile - Poste Italiane S.p.A. Taxe perçue - Tassa riscossa - CMP GE Aeroporto
4/aprile 2014
Lasciamoci
riconciliare
con Dio!
Confessione, la gioia
di cambiare direzione.
Mensile del Santuario di Nostra Signora della Guardia - Genova
osservatorio - memoria - comunicazione - proposta
... e c’era la Madre di Gesù
Gv. 2,1
il Sommario
7 la chiesa diffusa nel mondo
il vangelo arriva in gallia.
la chiesa di francia.
gianfranco parodi
8 la famiglia attraverso l’arte
la maternità
enrico quaglia
9 editoriale
ma, mentre tutti dormivano...
marco granara
10 osservatorio
fai parlare il bullo e il bullo sparirà enrico quaglia
per non cadere nella rete. minori e internet. gianfranco parodi
20 le ragioni del credere
confessione. una lunga storia di misericordia.
anna gatti
vado alla guardia, per riconciliarmi con dio mons. piero parodi
27 30 cronache
il ricordo e la preghiera
A
4 PAGINE CENTRALI
nno della Famiglia.
Essere genitori. Trasmettere la Fede
4 scrivere e rispondere
marco granara
testimoni 14
9 succede in chiesa
1
pregare con i salmi... 19
4 due minuti per pensare la gioia del vangelo 25
2
nucci scipilliti, laura siccardi
marcello monticone
5 piccole storie
2
anna gatti
Associato all’U.S.P.I.
Unione Stampa
Periodica Italiana
anna gatti, nucci scipilliti
enrico quaglia
27 aprile, giovanni XXIII 26
e giovanni paolo II santi
Stampa B.N. MARCONI s.r.l.
Passo Ruscarolo, 71 - 16153 Genova
Tel. 010.651.59.14
La Madonna della Guardia - Anno 119o n. 04
Autorizzazione n. 2/84 del 17.1.1984
del Tribunale di Genova
a Proposito
fernando primerano
N
el mese di aprile risplende la luce della Pasqua di Cristo Signore. È una gioia
ogni anno celebrare tra fratelli rinati nel Battesimo l’evento della Resurrezione. La Settimana Santa ci mette di fronte sia alle nostre debolezze e falsità sia a Dio che rivela il suo
amore nella morte in croce del Figlio. Nella domenica delle Palme accogliamo festanti Gesù,
ma siamo chiamati ad interrogarci sulla verità di quel gesto. Accogliamo colui che vorremmo che
facesse la nostra volontà oppure colui che apre la strada del calvario? Strada che vista dagli
uomini è via di morte, ma se letta col cuore di Cristo è l’unica via che darà all’uomo la possibilità
di partecipare della gloria di Dio. Al Giovedì Santo nel pomeriggio inizia il Triduo pasquale. Gesù
ci dona il suo corpo e il suo sangue come cibo e bevanda, il vero pane del cammino. Al Venerdì
Santo celebriamo l’elevazione del Signore sulla croce. Poi un giorno di silenzio, il Sabato Santo:
contempliamo fino a dove può arrivare l’amore, adorando Dio che s’è fatto talmente
uomo da essere stato, dall’uomo stesso, sepolto. Infine, con la Veglia Pasquale, esplode la gioia. Il Signore ha vinto le nostre debolezze, gli egoismi del mondo, la morte, il maligno. Ma ci
crediamo? Come lo abbiamo accolto? Con chi eravamo schierati lungo l’ascesa al Calvario? A
che distanza stavamo dal luogo della crocifissione?
In tutti i casi, non disperiamo: Dio ci ama e Cristo è risorto. I primi a gustare la dolcezza
della Croce sono stati il malfattore crocifisso con Gesù e il centurione romano che lo ha visto
morire. Due uomini sui quali nessuno avrebbe scommesso, ma per i quali il Cristo ha dato la vita.
In questo Anno della famiglia sono molte le minacce a questo istituto naturale, che il diritto
riconosce e protegge da millenni. Minacce alla verità, alla stabilità, alla dignità, alla sacralità.
Viene intaccato il diritto al lavoro, a una casa, all’educazione dei figli. È una via dolorosa che
dobbiamo percorrere con Cristo. Siamo chiamati a scegliere, servire e testimoniare la verità. Se a volte ci sentiamo sconfitti, ritorniamo con il cuore al Sabato Santo: lì il mondo pensava
di aver vinto, ma poi ad esultare sono stati i discepoli. Amore a Dio e ai fratelli (tutti, anche
i nemici): questa è la nostra legge, è la vita dei risorti in Cristo Gesù. La Madonna della
Guardia ci aiuti a vivere come persone che sono nel mondo, ma non del mondo!
Buona Pasqua,
Don Fernando
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scrivere e rispondere
“Chiesa o corte”? Capito bene?
Evviva Papa Francesco che sta cercando di tenere a galla la barca di San Pietro! Negli ultimi
tempi è stata in pericolo se non proprio di affondare, di andare però alla deriva. Mi è proprio
piaciuto quanto ha detto durante la messa ai nuovi (ma anche ai vecchi) cardinali. Con la
semplicità e la libertà che gli sono congeniali è andato diritto al centro del problema e ha bacchettato certi modi di intendere la porpora cardinalizia. Tra l’altro ha detto: “Evitiamo tutti
e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere,
cordate, favoritismi e preferenze… Infatti il nostro linguaggio sia quello del Vangelo - sì, sì;
no, no -, i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini e la nostra via quella della santità.” Più
chiaro di così si muore! Ma avranno sentito tutti bene?
Lorenzo D.M. - Savona
Oh certo! Abbiamo e hanno sentito tutti bene! Ma anche il Vangelo sono duemila anni che lo sentiamo tutti bene! Inequivocabile quel “sì, sì ...no, no”! Per tutti e da sempre! E poi però... Poi c’è il mistero
della nostra coscienza, fatta da Dio con le doti dell’intelligenza e della libertà. E qui si aprono le mille
possibilità (diciamo pure “birbonate”) che riusciamo da sempre a mettere in atto per... far finta di non
capire, capire a modo nostro, rimandare, riversare quanto è giusto sulla responsabilità altrui ecc... E
così, noi furbetti, tenteremmo di far fesso Padreterno. E a volte ci riusciamo e Lui, per rispetto alla
nostra libertà, ...subisce, pazienta e aspetta, perdona e riprende a collaborare con gli stessi trasgressori
facendoli “responsabili in positivo” dello stesso progetto che avevamo disatteso. È il mistero della
“misericordia” di Dio. Anche stavolta siamo a questi punti. È Gesù - che ha promesso indefettibilità
alla sua Chiesa (Mt. 16,18) – e non questo o quel Papa, a tenere la barca a galla. I Papi, i Vescovi,
i “signori” Cardinali... e noi, se lo vogliamo, magari gli diamo una mano. E siccome, con tutti
i nostri sforzi (la Storia insegna), non siamo mai riusciti a mandarla a fondo, ci converrà
imparare la lezione da questo splendido “testimone” di oggi – Papa Francesco – e diventare
più suoi “imitatori” che “ammiratori”. Se i Cardinali – vecchi e nuovi, gli stessi che
hanno eletto a grandissima maggioranza “questo tipo di Papa” e che sono in genere
persone di retta fede – vorranno ricordare di non essere “uomini di corte” ma di
Vangelo, vorranno testimoniare in coerenza, allora sarà una grande stagione
per la Chiesa e per il mondo. Ma, come vede .... ce n’è per tutti!
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risponde mons. marco granara, rettore del santuario
[email protected]
Una “Donna”
da imitare...
Recitando il rosario e meditando il mistero dell’annunciazione mi è venuto un pensiero che vorrei sottoporle.
Di solito si evidenzia l’accondiscendenza, l’umiltà e la docilità di Maria nel pronunciare il suo “Sì”, quasi che fosse
un qualcosa di straordinario
da parte sua. Perdoni ora la
mia riflessione, che non vuole assolutamente sminuire il
valore di quell’atto, però mi
chiedo: in quel tempo, in
cui era molto forte l’attesa
del Messia, per di più inteso
come re glorioso, quale fanciulla non avrebbe subito accettato di esserne la madre?
Tanto più che l’Angelo non
fece cenno di quello che poi
le avrebbe detto il vecchio Simeone.
Mirella R. - Genova
Le cose però, a dire dell’evangelista Luca, non andarono
come lei dice. Invitata a “rallegrarsi” (Lc. 1,28) Maria invece
fu “molto turbata a quelle parole” (Lc. 1,29) tanto da doversi
sentir rincuorare: “Non temere
Maria” (Lc. 1,20). Certo in quel
momento non le fu prospettata
una “spada che le avrebbe trafitto l’anima” (Lc. 2,35), ma
Maria non era una ragazzina
spensierata e ingenuotta. Non
le vennero in mente né onori,
né grandezze, ma tutto un bagaglio di difficoltà: come affrontare e giustificare col fidanzato/marito e con la gente una
maternità così strana? A quel
tempo rischiava la lapidazione
colei che fosse rimasta incinta
fuori dalla norma (!!!). Per gli
stessi motivi “si alzò e andò in
fretta” (Lc. 1, 39) a verificare
al paese della cugina Elisabetta
(due giorni almeno di cammino
a piedi) se corrispondeva al vero
quanto l’angelo Gabriele le aveva messo a garanzia. Fu sua cugina in quella circostanza che
le insinuò la sua “fortuna” di
“benedetta fra le donne”... Ed a
quel punto Maria – lucidissima
nella sua Fede – ricollocò tutti
gli elementi del gioco al posto
giusto: “È Dio che ha fatto tutto, come ha sempre fatto nella
storia dei nostri padri…”. Anche qui, non si esalta. Piedi a
terra, pronta a un’avventura
che sarà più complessa e difficile di quanto dall’esterno
si possa prospettare. Mi sono
spiegato? Possiamo meditare il
“mistero dell’Annunciazione”,
certo, trovando anche per le nostre adesioni a Dio le vere ragioni della nostra fiducia insieme
alla paura che rimane della nostra responsabilità.
Uomini giusti
al posto giusto
o uomini
utilizzati...?
Recentemente, in occasione
del primo anniversario della
elezione di Papa Francesco,
mi è capitato di leggere i
dettagli dei primi giorni del
suo pontificato e, tra molte
notizie che mi confermano
sulla grandezza umana e spirituale di questo pontefice,
mi ha colpito un dettaglio
che invece mi intristisce. Di
come, cioè, un monsignore
in forze alla curia vaticana
sia stato urgentemente chiamato al servizio di segreteria
perché il Papa doveva aprirsi
le lettere da solo... Immagino
che le lettere che arrivano al
Papa siano tantissime e tra
l’altro in questo caso Egli ha
il merito di rispondere (e telefonare) a molti: sicuramente gli serve un aiuto. Ma un
prete non dovrebbe fare altro
che aprire lettere? Non siamo
ancora ad una struttura che
spreca vocazioni in mansioni
che potrebbero benissimo essere adempiute da un laico?
Vittorio S.F. - Viareggio
Ho letto anch’io quella notiziola. Ma - dai su - non mi pare
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scrivere e rispondere
debba subito diventare problema. Chi così si è espresso, mi
pare volesse dire che molto lavoro girava intorno al Papa, cominciando dal più banale (ma è
poi banale e fattibile da chiunque?) di sistemare la posta del
Papa. Io credo che in “quella
posta” passino valori talmente
delicati e alti, che il compito
abbia bisogno ben più che un
impiegato qualunque. Non partirei da questo per evidenziare
- come lei fa lodevolmente - il
“vero problema” che lei riscontra: la pessima distribuzione
dei compiti, anche all’interno
della vita della Chiesa. Questo
sì che è un problema! Un problema che ne richiama mille
altri spesso intravisti e denunciati ma ancora non risolti: il
ruolo dei laici, delle donne, la
distribuzione del clero, la collaborazione dei membri religiosi e laici provenienti dalle
giovani chiese, la promozione
dei vari ministeri rispondenti ai
carismi di ciascuno e loro propri e non fagocitati tutti da un
onnipresente mondo clericale.
Tutti siamo “chiesa”, ciascuno
col suo compito. Spesso il più
umile non è il meno prezioso.
Papa Francesco – ho ragioni per
credere (anche in base alle dichiarazioni dei suoi collaboratori più diretti) – è un lavoratore
formidabile. Un lavoratore che
non perde tempo e anche decisionista. Ma è soprattutto un
ottimo decentratore e distributore di responsabilità. Per questo, in un anno appena, ha già
messo in moto una mole di la-
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voro incredibile. Anche in questo dobbiamo imparare da lui.
un pesce. Eppure.... Grazie se
vorrai rispondermi.
Giovanna R. - Genova Nervi
Niente “miracoli”
per sta gente...
Molto di più!
Caro don, rifletto da un po’
sui miracoli, quelli narrati dai Vangeli e quelli riconosciuti dalla Chiesa nella
storia. So che ci sono dei
misteri nella fede e per me
la logica che sta dietro ai
miracoli è uno di quelli. In
premessa ammetto che in
vita mia ho assistito a molti
‘miracoli’, ovvero situazioni
e persone che io davo per
disperate e che invece solo
la presenza di Dio può aver
portato a soluzione. Sono
miracoli ovvero, come dice
la parola stessa, veri ‘segni’
di Dio. Per cui non sono qui
a dirti che non credo nella
Sua potenza. Però è la logica che mi sfugge: per un miracolo che avviene un altro
resta incompiuto, per un
innocente che si salva, un
altro soccombe, per un pericolo scampato, un altro si
abbatte. Direi quasi (se non
temessi di apparire ingrata): per una preghiera accolta, un’altra cade nel vuoto.
Spesso il cuore che chiede
prova lo stesso disperato bisogno eppure.... Gesù ci assicura che Dio non darà una
serpe al figlio che gli chiede
Posso, per una volta, partire
dalla mia esperienza? Sapessi quante volte – a distanza
di tempo – mi sono ritrovato a
ringraziare il Signore per quanto
NON mi ha accordato nei miei
desideri che a suo tempo mi
sembravano buoni e legittimi!!!
Sì, spesso ho creduto plausibili e rispondenti a sua volontà
certi obiettivi che mi portavo
nel cuore e che gli sottoponevo
nella preghiera. Oggi, devo dire:
“Meno male che non mi ha
ascoltato!” È vero: nel Vangelo si dice di insistere e si dice
anche che Dio non darà una
serpe a un figlio che gli chiede
un pesce... Ma, se ben ricordi,
quel brano di Luca 11,13 finisce così: “Se voi che siete cattivi
siete capaci a dare cose buone ai vostri figli, quanto più il
Padre vostro del cielo darà lo
Spirito Santo a quelli che glielo
chiedono?”. Cos’è sto “Spirito
Santo”, sempre concesso anche
se non richiesto, se non il dono
di capire ciò che giova davvero per il nostro bene? Vedere le
cose con gli occhi di Dio, ci dà
il giusto chiedere e la gioia di un
“essenziale per tutti” finalmente invocato, cercato insieme con
Lui e da Lui concesso. Lo schema giusto della “preghiera cristiana” non è il “Padre nostro”?
Come prega e cosa chiede Gesù?
Vogliamo provare a rivederlo e
ad adeguare a quel modello la
nostra preghiera di domanda?
la Chiesa diffusa nel mondo
gianfranco parodi
Il Vangelo arriva in Gallia.
La Chiesa di Francia.
D
opo quella di Roma una chiesa locale
che dette a quella universale un contributo notevole con i suoi Santi e Martiri ma
anche in termini di elaborazione dottrinale e
definizione liturgica fu la Chiesa di Francia. Un grande contributo al suo sviluppo fu
dato dal capillare sistema di comunicazione
viaria instaurato dai Romani: infatti grazie
ad una fitta rete di strade ben mantenute e
protette, fu abbastanza facile far arrivare manipoli di evangelizzatori nelle “Gallie” (questo era il nome con cui era conosciuto il territorio francese). Non per caso la prima parte
della Francia ad essere evangelizzata, ancora
in tempi “apostolici”, fu la Provenza e la
Gallia Narbonense (Francia meridionale) e
i primi centri ad essere raggiunti furono importanti città come Arles, Avignone e Marsiglia. Immediatamente dopo, i primi missionari si spinsero nella vallata del Rodano
e le prime diocesi furono costituite sulle rive
di quel corso d’acqua: Vienne e Lugdunum
(Lione). A Lione nel II secolo era già presente
una chiesa fiorente e in breve la città divenne
il più importante centro di cultura cristiana
delle Gallie. Il suo Vescovo Potino fu martirizzato sotto Marco Aurelio nel 177 assieme a molti altri cristiani. Il suo successore,
Sant’Ireneo, mandò missionari nelle città
più a nord. In pochi decenni furono stabilite
diocesi a Lutetia Parisiorum (Parigi - primo vescovo fu San Dionigi) e a Reims, che
allora era il centro più importante delle Gallie (tra il secondo e terzo secolo era già sede
vescovile): proprio nella cattedrale di Reims,
nel 496, Clodoveo Re dei Franchi, da
cui deriverà la dinastia dei Merovingi, verrà
battezzato a coronamento del suo percorso
di conversione al cristianesimo. Nel 250 si
ha notizia di sette vescovi inviati dal papa a
evangelizzare il nord della Francia: tra questi
San Gaziano che divenne il primo vescovo di
Tours. Alla fine del 4° secolo vescovo di Tours
sarà San Martino, già soldato romano, famoso per l’episodio del mantello. In buona
parte delle città che abbiamo menzionato,
nei primi secoli del cristianesimo, si tennero
importanti Concili: ricordiamo quelli di Arles, di Vienne e specialmente quello di Lione.
La cattedrale di Vienne, dedicata a San Maurizio, ci dà l’occasione di ricordare come
questo santo fosse il comandante della leggendaria legione romana Tebea che operava
nel Vallese. I suoi seimila valorosi soldati, tutti cristiani, secondo il racconto di Eucherio
di Lione, avrebbero preferito il martirio sotto Massenzio piuttosto che diventare persecutori di altri cristiani. Decine sono le chiese
del Piemonte, della Svizzera e della Francia
dedicate a questi martiri. Un’ultima notazione che interesserà i nostri lettori genovesi:
uno dei primi vescovi della città di Langres
(a nord di Digione) sarebbe stato un genovese, San Desiderio, un umile contadino
che abitava sopra Bavari e che fu miracolosamente individuato dai messi di quella città
di ritorno da Roma. Condotto a Langres, ne
sarebbe divenuto poi vescovo. Sarebbe stato
martirizzato nel 357 da una tribù di barbari.
(continua)
7
la Famiglia attraverso l’Arte
testo di enrico quaglia e foto di stefano perfumo
La maternità
Jan Matsys, La Madonna col Bambino
(Museo di Palazzo Bianco, Genova).
L
a Madonna col bambino Gesù in braccio è l’emblema di tutte le mamme. La
maternità, che consiste nel portare alla luce
una vita e nutrirla nella sua crescita, è l’atto più grande che una donna può compiere.
Può succedere che il desiderio responsabile di
dare alla luce una creatura sia più importante della propria vita, come nel caso di santa
Gianna Beretta Molla, medico e madre di
due figli che nel 1962, pur di salvare la vita
della sua terza creatura, fu disposta a sacrificare la propria.
L’amore non si vanta, non si gonfia: “Andate d’accordo tra voi. Non inseguite desideri di grandezza, volgetevi piuttosto
verso cose umili” (Rom, 16)
Da “IL DECALOGO PER LA COPPIA” della Guardia
(da 1 Cor 13,4-8)
8
Valerio Castello, La Madonna del Velo
(Museo di Palazzo Bianco, Genova).
A sinistra:
Santa Gianna Beretta Molla
(Altare laterale destro,
Santuario N.S. della Guardia, Genova).
Per gentile concessione dell’ Ufficio Beni Culturali
della Diocesi di Genova.
editoriale
marco granara
“M
Ma, mentre
tutti dormivano...
entre tutti dormivano, venne
il suo nemico, seminò la zizzania in mezzo al grano e se ne
andò” (Mt. 13,24). Mentre
tutti dormono, un nemico
semina e se ne va. Una storia
che si ripete da secoli e attualissima oggi. I dormienti non
se ne accorgono, dormono e
non prevengono il subdolo
nemico. Poi... si lagnano e
magari imprecano. Diventano intransigenti dopo, invece che sapienti e intraprendenti prima. Oltre la metà
delle nostre famiglie soffre le
ferite di divisioni dolorosissime. Le nostre comunità cristiane ne sono soggette
come tutte le altre famiglie
dell’Occidente. “Sapesse che
dispiacere quando i nostri figli
si dividono, lasciano i bambini
in secondo piano, non credono e
non praticano più la fede come
noi avevamo insegnato...”.
Quante care persone sono a
questi punti. “Ipocriti! Sapete
valutare l’aspetto della terra e
del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?” (Lc.
12,56). Non potrebbe Gesù
redarguirci un po’ tutti così?
Ci accorgiamo della zizzania
seminata nel campo di Dio
- seminato da Lui a “buon
grano” - solo quando questa
spunta e comincia a far problema?
Un nemico ha seminato un
libertarismo
edonista
nell’animo dei nostri ragazzi: chi doveva vigilare dormiva e ora ti ritrovi quelle
cronache di minorenni che
si prostituiscono allo scopo
di potersi procurare l’ultimo tipo di cellulare o qualche capo di abiti firmati. Un
nemico ha insinuato che il
“così fan tutti” è norma di
comportamento: chi doveva
accorgersene dormiva e così
l’omologazione verso il basso spegne ideali e soffoca lo
spirito. E così, nelle nostre
Chiese, un nemico semina
il prevalere delle più strampalate rivelazioni private
piuttosto che “una fede più
pensata, amica dell’intelligenza”, come chiedeva Papa
Benedetto... Chi dovrebbe
intervenire invece dorme e
così abbiamo a che fare con
povera gente, senza fede,
che vive di paure e valanghe
di orazioni compensative e
alienanti. Il nemico sa che,
in un campo che nessuno
più semina a buon grano, si
può seminare devozionismi insensati che dividono
le comunità sedicenti cristiane le quali, in realtà, non
solo non salveranno nessuno ma renderanno ridicola
la Fede cristiana di fronte a
chiunque.
“È ormai tempo di svegliarci dal sonno” (Rom.
13,11) O no? È possibile e
doveroso lasciarsi svegliare
da uno “svegliarino vestito di
bianco che è stato pescato quasi
alla fine del mondo” o, dormire ancora, in attesa che, dopo
l’entusiasmo degli inizi e
della sveglia collettiva, si richiudano certi occhi dei
pachidermi addormentati e, nel frattempo, si riorganizzi la cultura del sospetto e della sorda opposizione?
La Madonna della Guardia, a suo tempo, ha dato la
sveglia attraverso un gruppo
di contadini stupiti di essere
presi sul serio dall’Alto. E se
dovesse tornare a “suonare la sveglia” anche e
ancora dalla Guardia?
Chi ci sta?
9
V
iolenza nel linguaggio e nei gesti,
a scuola e su internet. Quali soluzioni?
Fai parlare il bullo
enrico quaglia
F
a ormai parte del quotidiano ascoltare, attraverso la TV o i giornali, notizie di prevaricazione e
di violenza ma quello che
più preoccupa è che questi
fenomeni si manifestano anche fra i giovani e all’interno della scuola. Sono
ormai noti a tutti gli episodi
di violenza scritta attraverso
Internet e coperta dall’anonimato, scagliata contro
chi ha la sola colpa di aver
messo in rete una propria fragilità. Che fare? È colpa di Internet, cioè di questo nuovo
strumento tecnologico dove
tutto è possibile, oppure il
problema si trova nella impreparazione e nella carenza educativa degli adulti
che pensano di essere buoni
genitori solo “comprando”
strumenti all’ultima moda
senza essere consapevoli delle possibili conseguenze? E il
bullismo nella scuola come
può essere spiegato e affrontato? Per comprendere meglio soprattutto quest’ultimo
10
e il bullo
fenomeno e le sue soluzioni
abbiamo chiesto aiuto ad
Antonietta De Gioia, insegnante, membro del gruppo
di lavoro del MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) - Ufficio Scolastico Regionale per
la Liguria, sul tema della
prevenzione e della violenza
scolastica (www.sicurascuola.
com).
Importante
è raccontare.
E fondare una banca!
Secondo la nostra insegnante il problema della violenza
scolastica ha come strumento classico di prevenzione
la “punizione” che d’altra
parte rappresenta lo strumento culturale diffuso e
presente in ognuno di noi:
l’errore si paga con una sanzione e, nei casi più gravi,
con la galera. A scuola però
ci troviamo di fronte a bambini e ragazzi che stanno crescendo: in questo caso il metodo più adeguato, secondo
il gruppo di lavoro, è quello
della “narrazione” e della “riflessione”: i giovani
devono avere degli spazi
per esprimersi e parlare
dei loro problemi con insegnanti capaci di ascoltarli:
dal dialogo e dalla riflessione
nascono poi le soluzioni più
adeguate. L’insegnante, oltre
ad essere in grado di trasmettere agli altri il sapere di cui
è depositario, deve anche
svolgere una funzione educativa e quindi deve essere
in grado, nel suo percorso
scolastico, di affrontare eventuali situazioni di disagio che
si possono manifestare nella
classe. Se un bambino ha degli atteggiamenti da “bullo”
nei riguardi di qualcuno che
viene recepito come diverso, allora bisogna fermarsi,
ascoltare, dialogare e capire.
Antonietta ricorda il caso
di un bulletto prepotente e
poco capace in matematica.
A questo bambino è stato
chiesto: “Che cosa ti piace
di più? In cosa ti senti più
Bullismo, fisico e virtuale
osservatorio
sparirà
bravo?” E la risposta è stata: “Sono bravo a giocare al
pallone.” Ecco allora che il
bambino è stato invitato ad
insegnare ad altri a giocare a
palla ed altri hanno insegnato a lui a fare bene i compiti
di matematica. E così il bullo
ha smesso di fare il bullo. Da
esempi come questo è nata
l’esperienza della “Banca
del tempo fra alunni”
dove chi è più bravo in disegno aiuta chi non lo è e chi
riesce bene in Italiano aiuta
chi fa fatica. Questo mutuo
aiuto fa sì che ogni bambino possa esprimere le proprie
capacità e sentirsi realizzato.
Il desiderio del singolo di poter esprimere le proprie attitudini viene così indirizzato
positivamente e genera benessere sociale.
Genitori e insegnanti:
alleati, non concorrenti
Per quanto riguarda il ruolo
dei genitori sono importanti
due aspetti: il primo riguarda il dialogo fra genitori
e gli insegnanti che non
devono essere visti come
una controparte sindacale
ma come degli alleati che
concorrono alla crescita individuale e sociale dei figli.
Il mortificare il ruolo dell’insegnante davanti al bambino
non è proprio un buon affare
per il figlio: è molto meglio
dialogare, capire, concordare delle strategie educative
comuni. Il secondo aspetto
che i genitori devono tenere presente è che i bambini
piccoli possono avere fra loro
dei contrasti ma a differenza
degli adulti hanno un’altissima capacità di perdono, per cui una volta risolto
il loro conflitto sono nuovamente amici.
Perché la sessualità
non sia violenza
Per quanto riguarda invece
le possibili violenze a sfondo sessuale fra ragazzi/e nelle
scuole, è vero che manca da
parte dei genitori un dialogo
costruttivo sui mutamenti
fisici che avvengono nella
adolescenza, soprattutto da
parte dei papà con i loro figli
maschi, ma anche la scuola
nel suo progetto educativo
dovrebbe aiutare i giovani
al rispetto della propria
e altrui corporeità e a
considerare il proprio corpo
come valore e come dono per
l’altro. Se questo non avviene, allora i giovani, lasciati
in balia di se stessi, risolvono
il problema della propria crescita attraverso riti primordiali e violenti.
Concludendo, le riflessioni sin qui fatte ci portano a
dire che la scuola, attraverso
i suoi insegnanti, ha il doppio ruolo di trasmettere
il sapere e di costruire
la persona umana nelle
attitudini individuali e nella capacità di vivere bene la
relazione con gli altri: competenza e umanità, infatti,
sono le due gambe che tengono in piedi un uomo e di
conseguenza tutta la società.
11
I
l lavoro (e i buoni consigli)
della Polizia Postale.
Per non cadere nella
gianfranco parodi
I
nternet è uno strumento
potentissimo ed utilissimo che andrebbe sempre utilizzato con consapevolezza,
per saperne cogliere tutti quegli aspetti positivi che hanno
migliorato la vita quotidiana
di ciascuno di noi.
Purtroppo invece la società
non è stata in grado di cogliere questo cambiamento
educando i giovani: pertanto
è impressionante constatare come si siano diffusi, con
sorprendente rapidità, comportamenti scorretti se non
addirittura veri e propri reati in forme che fino a qualche anno fa erano del tutto
inimmaginabili. Ci riferiamo
agli episodi di bullismo,
ma anche alla induzione
alla prostituzione minorile, alla pedofilia, al
gioco d’azzardo, al furto
di identità, alla diffamazione, alla sostituzione di
persona, che hanno trovato
nel mondo informatico e in
quello dei telefonini terreno
favorevole per il loro sconcertante sviluppo. Uno sviluppo
che ha assunto proporzioni
e gravità sempre più difficil-
12
mente controllabili. Siamo
andati pertanto a trovare
l’ing. Roberto Surlinelli,
Direttore Tecnico Capo
della Polizia di Stato, in
servizio al Compartimento Polizia Postale e delle
Comunicazioni di Genova, al quale abbiamo chiesto
di aprirci una finestra su un
mondo, per molti di noi, del
tutto inesplorato.
Anche il virtuale sa essere
(drammaticamente) reale
L’ing. Surlinelli e i suoi collaboratori sono impegnati
in una azione capillare di
prevenzione. Visitando a
tappeto le scuole, i circoli,
le associazioni, hanno incontrato in un solo anno
8500 ragazzi, 1000 genitori e altrettanti insegnanti, cercando di mettere
in guardia dai rischi di questo mondo, normalmente
chiamato virtuale ma invece purtroppo estremamente
reale: esso infatti può “globalizzare” fatti e notizie
che magari anche nel passato
avvenivano, ma erano circoscritti ad un ristretto nume-
ro di persone mentre oggi
diventano condivisibili con
tutti, dando eco a violenze,
manipolazioni di dati e immagini, ricatti, adescamenti.
Abbiamo chiesto all’ing. Surlinelli se c’è modo per uscire
da questo circolo distorto.
Buone regole da seguire
per navigare sereni
Ecco alcuni dei consigli dati
ai ragazzi:
- usare molta attenzione nel
rendere note informazioni
personali quali indirizzo,
numero di telefono, notizie
sugli ambienti frequentati,
immagini personali;
- non entrare in contatto con
persone sconosciute;
- diffidare da messaggi esageratamente allarmistici, richieste di aiuto, oppure offerte imperdibili, ricariche
gratuite, vincite a lotterie o
premi...
- segnalare ai propri genitori comportamenti altrui fuori dal normale o
richieste particolari da parte
di sconosciuti o anche semplicemente richieste di incontri personali;
Bullismo, fisico e virtuale
osservatorio
rete.
Minori e internet.
- pensare due volte prima
di “postare”. Un messaggio
messo in rete ha praticamente una vita perpetua e quindi
lo spazio per ripensamenti in
pratica non esiste;
- se si è vittime reali o potenziali di violenze in rete, parlare coi genitori prima
che le cose vadano troppo avanti e quindi finiscano ingabbiate da situazioni
da cui diventerà sempre più
difficile uscire.
Il miglior parental
control è il genitore
in carne e ossa
Ai genitori viene normalmente sottoposta una considerazione
preliminare:
mandereste mai vostro figlio
minorenne da solo a passeggiare in una zona malfamata
della città o a vedere un film
a luci rosse? Certamente no,
ma allora perché lo lasciate solo per ore e ore chiuso nella sua cameretta a
collegarsi col computer,
dove i pericoli che può correre sono uguali, se non mag-
giori? Data questa premessa,
i genitori possono:
- fare in modo che il computer di un minorenne non sia
in ambiente isolato (p.es.
la cameretta), cosa che consente al ragazzo di collegarsi
con la tranquillità che i genitori non vedono cosa sta facendo, e permettere l’utilizzo
del tablet o dello smartphone
solo nel salotto;
- essere attenti a comportamenti “strani” del proprio
figlio: lunghi messaggini te-
lefonici anche in ore serali,
uso continuo del computer,
ricezione e lettura di messaggini appartandosi dai genitori, ansia, rifiuto di far vedere
il telefonino, consumo eccessivo del credito telefonico
senza spiegarne i motivi...
- ai bambini o ai ragazzi più giovani evitare di
fornire sofisticati telefonini con collegamenti a
internet o fotocamere: per le
loro esigenze è sufficiente un
normale telefonino.
Contro i rischi della rete,
la campagna “Una vita da social”
attiva una campagna nazionale, a cura della PoÈ
lizia di Stato, che prevede la presenza di un truck,
un autoarticolato in 35 città italiane con cui vengono
raggiunti giovani e cittadini per una sensibilizzazione su
un utilizzo consapevole della rete. È possibile rimanere
in contatto ed essere sempre aggiornati sulle iniziative
della Polizia di Stato cliccando “Mi piace” sulla pagina Facebook “Una vita da Social” alle coordinate: http://www.facebook.com/unavitadasocial.
13
Testimoni di un mondo migliore
anna gatti, nucci scipilliti
Il pastore che diede la vita
per il gregge. Oscar Romero.
“In quanto
pastore ho l’obbligo di dare la
C’
“Quando guardai Rutilio che mia vita per coloro che amo,
è un vescovo - di cui
è in corso la causa di
beatificazione - che per il
suo popolo è già santo senza
bisogno di tante indagini: è
Oscar Romero arcivescovo
di San Salvador. Romero si
trovò a esercitare il suo ministero in un periodo tragico
per il suo paese: erano gli anni
della guerra fredda e anche
El Salvador, come altri paesi
del Sud America governati da
regimi militari, era agitato
da movimenti di guerriglia.
Quando nel 1977 Romero fu
nominato vescovo era in atto
una brutale repressione.
Ogni giorno c’erano omicidi e
massacri di poveri contadini
e di oppositori del regime
compiuti da organizzazioni
paramilitari sostenute dal
potere. La nomina di Romero
subito non destò preoccupazioni: era “un uomo di studi”,
un conservatore, non era
impegnato socialmente e politicamente, la sua pastorale, si
pensava, sarà solo “spirituale”
e quindi innocua per il potere.
Ma il Vescovo, il Pastore, non
poteva ignorare le sofferenze del suo popolo e chiudere
gli occhi davanti a tragedie
sanguinose. Molti dei suoi
stessi sacerdoti erano stati
vittime degli squadroni della
morte: in particolare l’assassinio di un suo confratello gesuita a cui lo legava profonda
14
amicizia lo aveva colpito profondamente. Più tardi dirà:
amico, ma anche:
giaceva morto davanti a me
pensai: se lo hanno ucciso per
ciò che faceva, allora io devo
seguire il suo stesso sentiero”. Così cominciò a parlare
sempre più spesso delle ingiustizie sociali del paese e
a denunciare gli assassinii,
le stragi e le torture. Le sue
omelie domenicali, trasmesse
anche dalla radio diocesana che per questo subì attentati
- avevano un seguito enorme
nel paese: alla fine dei sermoni leggeva la lista delle sparizioni, degli assassinii e delle
torture. Era “la voce dei
senza voce” e l’unico modo
di far conoscere cosa stesse
accadendo davvero. Era ben
consapevole di ciò che rischiava e aveva paura. “Mi
costa accettare una morte
violenta che in queste circostanze è molto probabile. Mai
come adesso ho amato tanto
la vita, io non ho la vocazione
di martire”, confidò a un suo
ossia per tutti i salvadoregni,
anche quelli che potrebbero
assassinarmi”. Domenica 23
marzo 1980 fu l’ultima messa
che celebrò in cattedrale col
suo popolo e alla fine dell’omelia le sue parole furono
una coraggiosa implorazione
ai soldati: “Vorrei lanciare
un appello agli uomini dell’esercito… Fratelli, appartenete al nostro stesso popolo,
uccidete i vostri fratelli
contadini, ma deve prevalere
la legge di Dio che dice NON
UCCIDERE. Nessun soldato
è obbligato ad obbedire a un
ordine che sia contro la legge
di Dio... Vi supplico, vi prego,
vi ordino in nome di Dio: basta
con la repressione”. Il giorno
dopo lo uccisero mentre celebrava l’Eucarestia con gli
ammalati nella cappella di un
ospedale. Un colpo di pistola
e il suo sangue si mescolò
col vino del calice che stava
levando in alto.
2014 - Anno della Famiglia
ESSERE GENITORI
trasmettere la Fede
ed educare alla vita
marco granara
H
o visto poco fa una terribile trasmissione televisiva: scene delle drammatiche situazioni lavorative in Bangladesh, un
paese metà dell’Italia con una popolazione
doppia, oltre 110 milioni di abitanti. Tutt’altra situazione nella nostra Liguria, con una
denatalità spaventosa, la regione più vecchia
d’Europa. Là, in Bangladesh, lo stipendio di un
tessile è di 40 euro al mese a fronte dei 2500
del lavoratore italiano... No, non voglio fare
uno studio sociologico. Voglio solo chiedermi,
modestamente, come uno che non riesce a capire, come è possibile l’esplosione della vita in
un paese così povero a fronte di una certa
“paura della vita” nel nostro Paese, pur
in situazione di sostanziale benessere.
“La vita non vale più del cibo e il corpo più del
vestito” (Mt. 6,25) è il ragionevole punto di
partenza di Gesù. Rifletto... E sento che tanti malesseri, per difetto e per eccesso, sono legati a questo terribile equivoco di partenza: credere che sia valido il contrario, che cioè
sia più importante il cibo che la vita o
il vestito più che il corpo. Spesso ho chiesto ai giovani: “Cosa farai da grande?”. “Non lo
so, prima mi devo laureare e sistemare”...E oggi
abbiamo quarantenni non ancora “sistemati” che non si sono ancora posti l’antico
rompicapo se è prima l’uovo o la gallina. Non
se lo vogliono porre, non se lo possono porre in maniera corretta perché tutti (o quasi
tutti) dicono loro che prima della “priorità
dell’amore”, che è e resta - lo si voglia o no la ragione della vita, viene la necessità di una
“sistemazione”. E così: si chiudono gli
occhi sul problema che la vita comunque è una
“vocazione a...”, si rinviano nozze per amori
provvisori, necessari per passare il tempo e tamponare egoisticamente la propria solitudine, si
rimandano decisioni importanti e totalizzanti,
si vivono adolescenze mai finite, immaturità
denunciate, fonti di sofferenze e ingiustizie per
loro e in quelli che hanno a che fare con loro,
sempre “temporaneamente e provvisoriamente”. Che tristezza non aver neppure individuato
la ragione di tutte le tristezze!!!
“Chi butta la vita la trova, chi la cerca la
perde”. Se ne andò “triste” il giovane ricco
che poco prima Gesù aveva “fissato e amato”
– perché in fondo era un “bravo ragazzo”, un
ragazzo con tante risorse, come moltissimi
dei nostri. Potenziali inesplosi e incapaci di
salti di qualità. Perché? Perché non siamo ancora riusciti - giovani, genitori, educatori ...- a
capir cosa c’è da fare “PRIMA DI TUTTO”!
“Prima di tutto cercate il Regno di
Dio e la Sua Giustizia, il resto
poi verrà”.
I
Non c’era superfluo,
ma l’Essenziale era
marco granara
C
he differenza c’è tra i miei nonni, genitori, educatori, padri e madri di sei figli ciascuno, che hanno “allevato” figli dignitosi
e, come si diceva allora, “all’onor del mondo”
e la povera, carissima e piangente professoressa, laureata in psicologia e, da una vita,
insegnante di pedagogia alle superiori che, con
l’unica figlia, non riesce a stabilire un sereno rapporto di crescita? Affaticati e sereni i primi,
affaticata e disperata la seconda. Come
mai? Quelli sono affaticati nell’individuazione
e nella trasmissione di un “essenziale per vivere”, la seconda forse è affaticata per garantire
il superfluo (“eppure, mi creda, a mia figlia non le
abbiamo fatto mancare nulla”, mi dice)... In quante famiglie si è ripetuta e si ripete questa tragica
constatazione finale?
Perché abbiamo smarrito le ragioni
della Speranza?
Ieri ho confessato quasi tutto il giorno - diversi
pellegrinaggi di persone piissime in età di pensione - quasi tutte (certo oltre la metà) con un grande
dispiacere: i figli con la famiglia divisa e con
la pratica della fede abbandonata... “Sapesse che dispiacere, reverendo!”. Molti me lo dicono
piangendo. Ma come mai la nostra generazione
non è riuscita a trasmettere un “essenziale”, le ragioni della Speranza in queste proporzioni?
Non si tratta di colpevolizzare i singoli - sono fin
troppo bastonati! - ma certo di fermarsi e di chiedersi i molti “perché” che ci coinvolgono tutti.
“Che importa all’uomo guadagnare il mondo intero
se poi perde se stesso (la sua anima)?” (Mt. 16,28).
Non ci si scusa
perché si può dare solo l’Essenziale
Povera donna! Mi era arrivata piangendo e urlando (abitavano in un palazzo molto vicino
alla chiesa parrocchiale, non era la prima volta
II
che veniva a sfogarsi per quel figlio insaziabile e
indomabile...), tenendosi un braccio sanguinante, avvolto in un asciugamano. Era sconvolta!
“Guardi cosa mi ha fatto perché gli ho detto che non
ho più soldi per i suoi vizi!!!” Il ragazzino ha dodici anni... Non ha mai a basta di soldi per le necessità superflue da cui è preso. Questa volta ha
lanciato la mezzaluna alla mamma e le ha inciso
il braccio con una ferita profonda. Ma - si senta
il ragionamento abituale della mamma - quante
volte le avevo detto che sbagliava a colpevolizzarsi per non riuscire a dare ai tre figli
il superfluo e che non doveva scusarsi con
loro: “Perché non possiamo! Papà lavora solo lui e
la pensione della nonna non è sufficiente a integrare... Scusateci se non riusciamo a darvi quanto volete
per divertirvi, oltre il mangiare, il vestire, la scuola e
una valanga di affetto... Vorrà dire che quando sarete
grandi e riuscirete a guadagnare di più, vi toglierete
tutte le soddisfazioni che vorrete...” Povera donna!
Poveri noi! Non siamo tenuti a dare ai figli il superfluo ma solo a garantire l’“Essenziale”, che
non comporta più “cose”, ma più “qualità”, più
“ragioni ideali alte” per vivere. Solo questo
è il “corredo per la vita” che dobbiamo dare. Cari
figli, se vi diciamo diverso, vi tradiamo!
Se l’ambiente esterno non collabora
al progetto familiare
Famiglia benestante. Abita in un quartiere e in
un’abitazione consona alla situazione. Cinque figli. Padre e madre, intelligenti, in gamba, buon
livello di Fede, aperti... Ce la mettono tutta per
coinvolgere i figli in un’idea di vita basata, nonostante tutto, su valori seri come quelli che li
hanno avviati ad una famiglia che sembra non
aver paura della vita. Lavorano coi figli perché
anch’essi si rendano conto che, accanto a loro,
ci potrebbe stare un nuovo fratellino senza
famiglia e meno “fortunato”. I ragazzini ci
salvo...
stanno, si accoglie in casa un nuovo fratellino con
una serie di complessità di inserimento. Anni di
fatiche e anche di gioie. Poi, l’arrivo di difficoltà
diverse, di salute, economiche... Ogni figlio porta
con sé non poche problematiche... Nonostante la
buona volontà dei genitori, l’ambiente ester-
no (scuola, compagnie, stili di vita...) non
sempre ha lavorato per il meglio. Mamma
e papà hanno il fiatone. Ogni figlio ha preso una
sua strada. Il figlio più “presente” sembra
essere l’ultimo arrivato che, da “problema”,
s’è rivelato grande “risorsa”... Così vanno le cose!
E i grandi non smettano di educarsi
intervista di gianfranco parodi a giovanna e alessandro bavassano *
P
er secoli, la fede è stata trasmessa alle generazioni più giovani grazie alla testimonianza
di quelle più anziane. Oggi sembra che i giovani genitori abbiano perso in buona parte
o del tutto il “deposito” della fede e la capacità di trasmetterla.
In senso generale è così ed è facile essere presi dallo sconforto, ma non dobbiamo perdere la capacità
di guardare intorno a noi con un ‘filtro’ di speranza e di saper trovare nelle nostre relazioni familiari,
nei gruppi di appartenenza, nella Chiesa locale, la voglia di crescere e di condividere la vita su alcuni
valori fondanti, forse più raramente ma anche più concretamente testimoniati di una volta, quali
l’accoglienza, l’essenzialità, il dialogo, l’impegno in attività di servizio.
V
oi fate parte del Movimento delle “Èquipes Notre Dame” (END). Partecipare ad un gruppo
come il vostro può aiutare nel trasmettere la fede in famiglia?
Il metodo END è uno strumento formidabile che aiuta a prendere coscienza nel tempo a marito e moglie
che la crescita umana e spirituale del rapporto di coppia è possibile e dipende dall’impegno del giorno
dopo giorno degli sposi stessi. I nostri incontri servono anche ad accettare le nostre sconfitte e a prendersi carico reciprocamente dei percorsi di miglioramento, alla luce della Parola di Dio. Un consiglio
che ci sentiamo di dare ad ogni famiglia che vuole trasmettere la fede al suo interno è tentare di ‘uscire’
dall’ambito esclusivamente familiare, cercare un ambiente che possa fare da sfondo e supporto alla vita
di coppia e di genitori, testimoniare con gesti coerenti i valori che si vogliono trasmettere ai figli.
È
stato indetto dalla Chiesa un “decennio” dedicato all’educazione. Siamo ancora agli inizi,
ma concretamente anche la Chiesa fatica a trasmettere certi valori. Sarà colpa di un mondo
troppo distratto?
La fatica della Chiesa è la fatica dei laici! È conseguenza della rinuncia ad una vita da adulti alimentata
da un processo educativo che possa continuare anche in età matura. Troppo spesso superata l’età giovanile si considera chiusa la necessità di mantenere vivo un percorso di crescita. Anche gli adulti,
invece, hanno bisogno di non perdere la dimensione educativa, da attuare con un gruppo, con
la comunità, con la Chiesa locale nel suo insieme. Dobbiamo orientare i nostri gruppi e la vita
della Chiesa locale ad inserire nel loro stare insieme anche momenti di educazione, che abbiano riscontro e sostegno nella possibilità di vivere insieme ad altri questa esperienza.
* membri dell’Èquipe Notre Dame - 52A - Genova
III
Quando mamma e papà
trasmettono...
giovanni ricci
F
amiglia, genitori, mamma e papà:
parole dolcissime e tenerissime su
cui abbiamo di fatto costruito la nostra
civiltà, parole oggi depauperate ed in via
di misconoscimento. Ma è proprio il caso
di un simile pessimismo? È fuor di dubbio
che scoraggia leggere che mamma e papà
sono ridotti ad un burocratico genitore 1 e
genitore 2. Eppure esistono ancora le famiglie in cui mamma e papà hanno un
volto e un’interiorità riconoscibili, capaci di educare alla fede e di suscitare nei figli
virtù personali e valori civili. Ecco due esempi.
robustezza dalla testimonianza che ricevono in dono dai loro genitori, straordinaria
fecondità di famiglie cristiane.
Qualche giorno fa, a Savona, in occasione di
un’iniziativa di “Scienza & Vita” (associazione nazionale, che “si propone, nel quadro di una
promozione del diritto alla vita di ogni essere umano, di dibattere i temi della ricerca scientifica per
quanto attiene alle ricadute sulla vita dell’uomo e
della società”) sono state invitate a parlare del
valore sacrale della vita due mamme che,
nella diversità delle situazioni, hanno a modo
loro, e con assoluta fedeltà al Magistero, testimoniato al meglio la loro funzione all’interno
delle rispettive famiglie: Cristina, mamma
di 10 figli, riesce nella e con la sua famiglia
a far funzionare ogni cosa anche a costo di sacrifici, di impegno faticoso e gioioso, a pregare
e far pregare tutti insieme ogni sera; Elena,
astrofisica, ricercatore presso l’Osservatorio
della Costa Azzurra a Nizza e residente a Bordighera (Im), tre figli di cui uno, Pietro, diversabile, trova nella sua famiglia, aiutata da tutti i componenti, occasione di crescita in una
fede vissuta con discrezione ed intensità. Due
donne, due modelli di vita distinti, ma ugualmente caratterizzati da genitori forti, fedeli, coesi e da figli che traggono la loro
Mentre ascoltavo queste “bellissime” mamme
che si raccontavano e raccontavano dei loro
congiunti mi sono ricordato di un pensiero
di Jorge Mario Bergoglio tratto da un’Omelia pronunciata il 25 marzo 2004: “Senza
questi tre atteggiamenti - tenerezza, speranza e
pazienza - è impossibile rispettare la vita e la crescita del bambino che sta per nascere”. Quanta
tenerezza, quanta speranza, quanta pazienza
in Cristina ed Elena insieme ai loro mariti e
quale forza ricevono da loro nella vita di tutti
i giorni quei giovani figli. Sentire quelle parole così misurate e senza ostentazione, dove
la quotidianità è un rosario laico i cui
grani sono costituiti da segni di affetto e di
cura, infonde coraggio, speranza e desiderio
di diventare buone mamme e buoni papà, e
agli anziani il desiderio di essere buoni nonni
e quindi genitori due volte come ulteriore testimonianza di amore fecondo. La famiglia allora, diventata espressione vissuta di Chiesa
domestica, trova la forza e “la dolce e confortante gioia di evangelizzare”, diventa una
Chiesa “in uscita” missionaria, come continua
a chiedere Papa Francesco.
IV
succede in Chiesa
•
Domenica 27 Aprile Papa Francesco canonizza Giovanni XXIII e
Giovanni Paolo II. La vigilia, “notte bianca di preghiera” con le Chiese
del centro di Roma aperte per la preghiera e la confessione. In occasione della doppia canonizzazione, la Chiesa in queste settimane è stata molto attiva
anche su internet, in particolare con il portale www.2papisanti.org e
l’account twitter @2popesaints, su Youtube e Facebook. La diocesi di
Bergamo, per far sì che la canonizzazione di Papa Giovanni abbia ricadute
nella vita ordinaria e negli stili di vita, ha promosso alcune opere-segno per
favorire la carità, la promozione umana e l’educazione, con iniziative sia a
livello locale che internazionale.
Visita il sito
www.2papisanti.org
•
Il capitolo generale dei Salesiani ha scelto come nuovo “rettor maggiore” Don
Ángel Fernández Artime, 53 anni, che diventa così il decimo successore di Don
Bosco. Spagnolo di nascita, don Ángel viene in realtà dall’Argentina del sud, di cui è stato
Ispettore dal 2009 ad oggi, incarico per il quale ha collaborato con Jorge Mario Bergoglio,
Arcivescovo di Buenos Aires fino al marzo 2013.
• I Vescovi cattolici statunitensi, guidati dal Card. Sean O’Malley, arcivescovo di
Boston, hanno celebrato una S. Messa al confine tra USA e Messico, lungo la barriera che
separa i due paesi, simbolo della legge sull’immigrazione degli Stati Uniti. Nel tentativo di
introdursi irregolarmente nel paese attraverso la barriera di cancelli, dal 1998 ad oggi, sono
morte più di 6mila persone. I vescovi hanno offerto l’Eucaristia ai fedeli presenti dall’altra
parte della barriera. Il gesto si pone in continuità con la visita a Lampedusa di Papa Francesco,
segno di una Chiesa che deve andare in periferia, dove la gente soffre. O’Malley è uno degli
otto cardinali chiamati a collaborare più strettamente con il Papa.
•
Il 10 maggio prossimo il mondo della scuola si ritroverà in piazza San Pietro
con Papa Francesco. Lo scopo della manifestazione, ha spiegato il segretario generale della
Conferenza episcopale Italiana, Mons. Nunzio Galantino, è difendere e promuovere la
scuola come luogo concreto in cui si edifica “una comunità all’altezza delle sfide che l’epoca
presente pone con incalzante velocità” e come presidio per la salute pubblica e la democrazia.
L’iniziativa si inquadra nel Decennio sull’educazione.
Pregare con i Salmi, pregare con la vita
a cura di Enrico Quaglia
I CIELI NARRANO LA GLORIA DI DIO,
E L’OPERA DELLE SUE MANI ANNUNCIA IL FIRMAMENTO.
IL GIORNO AL GIORNO NE AFFIDA IL MESSAGGIO
E LA NOTTE ALLA NOTTE NE TRASMETTE NOTIZIA.
(Salmo 19, 2-3)
Osservando la natura possiamo contemplare
la meravigliosa armonia che Dio ha impresso alla creazione.
Anche noi uomini dobbiamo rispettare
l’armonia delle leggi di Dio per il bene personale e collettivo.
19
N
on ci si è sempre confessati come oggi.
Un piccolo riassunto.
Confessione.
Una lunga storia
di miser
anna gatti
I
l sacramento della Penitenza è forse quello che
nei secoli ha subito più trasformazioni. Nella Chiesa
delle origini non abbiamo
testimonianze di riti penitenziali: le conversioni avvenivano in età adulta e dopo
matura riflessione ed era perciò il Battesimo il sacramento che rimetteva i peccati e
introduceva nella Chiesa.
“Pentitevi e ciascuno si faccia
battezzare nel nome di Gesù
per il perdono dei propri peccati” dice Pietro alla folla la
mattina di Pentecoste. La
comunità cristiana però sperimentò presto la propria
fragilità e la necessità di
un perdono oltre il battesimo: per i problemi della
vita quotidiana si cercava di
seguire l’esortazione di Matteo: “Se tuo fratello commette
una colpa, va e ammoniscilo
fra te e lui... se non ti ascolta
20
prendi due o tre testimoni...”
(Mt. 18,15-18), ma vi erano
anche peccati di particolare
gravità come l’omicidio, l’adulterio e il rinnegamento
pubblico della fede (specialmente durante le persecuzioni) che erano motivo di scandalo e di fatto escludevano
dalla comunità cristiana. Si
poneva quindi il problema se
riammettere o no coloro che,
pentiti, volevano rientrare e
con quali modalità. Inizialmente ci fu molto rigore:
i penitenti dovevano fare
pubblica penitenza con
lunghi digiuni, vestiti
dimessi, preghiere continue e questo poteva durare
mesi, anni o anche tutta la
vita. Solo dopo aver espiato
avveniva la riconciliazione
con l’imposizione delle mani
da parte del vescovo e si era
riammessi all’Eucarestia. Tale
processo di purificazione era
limitato a una sola volta nella vita: questo fatto, unito alla gravosità della
penitenza, fece sì che molti
rimandassero nel tempo, addirittura alla fine della vita,
confessandosi in punto
di morte e ottenendo così
l’immediata riconciliazione.
Una innovazione originale si
ebbe nei monasteri irlandesi e anglosassoni, grazie
anche all’influsso di San Colombano. A monaci particolarmente dotati di carisma
si rivolgevano sia confratelli
che gente comune per le loro
pene e questi cominciarono a concedere più volte
la penitenza e la riconciliazione. L’iter penitenziale
divenne privato e meno gravoso: ci si confessava a un
presbitero e non al vescovo,
espiando i propri peccati in
privato e non pubblica-
Sacramento della Riconciliazione
le ragioni del credere
“La Confessione” (1838),
di Giuseppe Molteni
icordia.
mente e lo si poteva fare
tante volte quante erano
le ricadute. San Colombano fondò monasteri in tutta
l’Europa e diffuse così la pratica della confessione auricolare e ripetuta. Ma ogni peccato era un debito verso Dio,
che andava pagato secondo
un prezzo o una tariffa stabilita: nacquero così raccolte
di “tariffe penitenziali”
per uniformare il trattamento dei penitenti evitando che
per lo stesso peccato ci fosse
diversità di pena e per aiutare i sacerdoti nella gestione
delle anime. Le pene consistevano in mortificazioni corporali, digiuni o
rinuncia ad alcuni cibi,
pellegrinaggi ... solo dopo
si era riconciliati con Dio e la
comunità dei credenti.
Un ulteriore sviluppo si ebbe
dopo l’anno 1000 quando
l’attenzione fu concentrata
sull’atto della confessione e sull’assoluzione del sacerdote: in precedenza queste erano fasi intermedie di
un lungo processo dove era
in primo piano la penitenza. Ora la dichiarazione dei
propri peccati al confessore
assunse carattere penitenziale per la vergogna e l’umiliazione che
comportava e il dichiarare
apertamente la propria colpa
fu considerato segno di conversione. L’assoluzione era
immediata e la penitenza
ne era il seguito e non la
condizione per ottener-
la. L’assoluzione pronunciata dal sacerdote diventò così
l’atto specifico sacramentale.
Nel 1215 il IV Concilio Laterano rese obbligatoria
la confessione una volta
all’anno per tutti i cristiani
macchiatisi di peccato grave.
Questa forma di confessione
fu gradatamente adottata da
tutta la Chiesa e nelle sue
linee essenziali permane anche oggi: il penitente
riconosce il suo peccato, lo
manifesta al sacerdote e ne
riceve il perdono e l’imposizione di una penitenza di riparazione.
21
D
a sempre il Santuario sul Figogna
è luogo privilegiato di confessioni.
Vado alla Guardia,
per riconciliarmi
mons. piero parodi*
“N
on ho niente da dire, ma essendo
venuto al Santuario ho sentito il
bisogno di confessarmi!”. È un ritornello che
spesso si sente e, se da una parte può denunciare la “povertà dottrinale” sul Sacramento
della Riconciliazione, dall’altra dice che da
sempre, nella mente popolare, si è associato
il Santuario della Guardia alla Confessione.
Da giovane sacerdote, in Parrocchia, invitando nel periodo pasquale qualche fedele
al confessionale, spesso mi sentivo rispondere: “Ma io vado alla Guardia!”. Onestamente,
l’ho sempre considerato un modo elegante
per “svicolare”! Però, essendo al Santuario da
almeno 10 anni, con grande sorpresa, è successo di trovarmi davanti, in confessionale, a
persone che mi avevano dato quella risposta!
Possiamo dire che “andare alla Guardia a
confessarsi” fa parte delle antiche tradizioni
della nostra gente. In parte la devozione alla
Madonna, in parte l’anonimato dei penitenti, in parte la disponibilità dei confessori hanno contribuito a creare questa abitudine. “Mi
sono confessato l’anno scorso qui alla Guardia…”
è la continuazione di un’abitudine presa, soprattutto dagli anziani, in tempi lontani.
È possibile anche che non pochi salgano al
Santuario per confessarsi perché in parrocchia “il mio prete ha sempre tanto da fare e dovendo ‘servire’ tre parrocchie non ha il tempo per
22
le confessioni” ed allora ecco nel Santuario un
punto di riferimento puntuale e sicuro.
Volendo anche noi parlare di percentuali, potremmo dire che un buon 50% si confessa per
abitudine - come non ricordare una persona
certamente ultra ottantenne che, all’inizio
del mio ministero sacerdotale, continuava a
confessare di “aver detto bugie, di aver disubbidito alla mamma, ecc…” - ma la parte restante rivela un desiderio di purezza interiore, di
spiritualità umile e seria, di itinerari ritmati
dalla Parola di Dio e della Chiesa. Per questi
è vivo il senso del peccato come offesa fatta
all’amore per il Padre, per il prossimo, per se
stessi. Che belle e delicate sensibilità si incontrano soprattutto nelle generazioni più
giovani! Al confessore, a volte, non rimane
che cantare con Maria Vergine il Magnificat
per lodare l’Altissimo che “fa cose grandi”
in coloro che lo amano. Spesso, di fronte a
persone che ritornano al Sacramento della Riconciliazione dopo 20 – 30 – 40 anni, viene
d’istinto gettare le braccia al collo del penitente: in lui la Grazia di Dio ha prevalso, si
è “lasciato riconciliare con Cristo” e davanti
a tanta meraviglia non c’è che da gioire. In
questi ultimi tempi non poche sono le persone ritornate alla Confessione dopo anni perché affascinate dalla persona, dalle parole e
dall’esempio di Papa Francesco. “Non potevo
Sacramento della Riconciliazione
le ragioni del credere
con Dio
La Penitenzieria alla Guardia,
dietro l’altar maggiore.
credere che il Signore avesse ancora misericordia
per uno come me che ne aveva combinate troppe.
Ma il Papa ha detto di non stancarsi di chiedere
perdono a Dio, perché lui non si stanca di perdonarci; ed allora eccomi qua”!
Non so chi ce l’abbia insegnato, non riesco
neppure a capire come, soprattutto per il
passato, si sia diffusa la convinzione che il
nostro più forte antagonista sia Dio. “Non
muove foglia…” e giù tutte le colpe di quanto succede nel nostro mondo strampalato
Gli si attribuiscono. Scoppia una guerra…
l’egoismo diffuso, il terremoto o l’alluvione,
una malattia o un incidente… tutto colpa di
Dio! Eppure Gesù, per tre anni, non ha fatto
altro che parlarci e descriverci le caratteristiche
di Dio Padre onnipotente. Sì, onnipotente nella misericordia. Qui al Santuario, proprio per
sfatare l’idea di un dio castigamatti, abbiamo
voluto proporre un Atto di Dolore diverso dal
solito e proposto dal Rituale della Penitenza.
Una formula che mette in risalto la misericordia del Padre e il nostro desiderio di guarigione e di santità. Qualcuno guarda con diffidenza quella nuova formula, che tanto nuova non
è (è una riduzione del Salmo 50!), ma vinta la
diffidenza iniziale, ne chiede una copia:
Pietà di me, o Signore.
secondo la tua misericordia.
Non guardare ai miei peccati
e cancella tutte le mie colpe;
crea in me un cuore puro
e rinnova in me
uno spirito di fortezza
e di santità.
*vicerettore del Santuario della Guardia
23
2 minuti per pensare
nucci scipilliti, laura siccardi
DOBBIAMO CERCARE
L’OROLOGIO
U
n contadino aveva appena finito di ammassare il fieno nel suo
granaio, quando si accorse di avere perso il
suo orologio. Più che
un valore materiale, questo orologio aveva per lui
un grande valore
sentimentale, perché era un ricordo
di suo padre. Ci teneva tantissimo, perciò lo portava
sempre al polso, anche sul lavoro. Per parecchio tempo aveva rivoltato in lungo e in largo
il fieno, ma non c’era stato niente da fare. Non
gli restava che arrendersi. C’era un bel gruppetto
di bambini fuori dal fienile. Il contadino allora
pensò di arruolare quei ragazzini che stavano
giocando. Farli partecipare alla ricerca dell’orologio sarebbe stata un’altra forma di gioco e in più ci sarebbe stata una ricompensa per chi
l’avesse trovato. I bambini si precipitarono allegramente all’interno, si infilarono nei covoni,
rivoltarono tutto il pagliaio, insomma si diedero molto da fare ma non riuscirono a trovare
l’orologio. Ma proprio quando il contadino stava per rinunciare alla ricerca, un bambino gli
si avvicinò e gli chiese di dargli un’altra possibilità. Il contadino lo guardò e pensò che, tutto
sommato, poteva accontentarlo, dato che aveva l’aria sveglia e sincera e sembrava sapesse il
fatto suo. Così rimandò il bambino nel fienile. Poco tempo dopo il bambino uscì con l’orologio in mano. Il contadino ne fu felice, ma nello stesso tempo non riuscì a nascondere la
sua sorpresa: come aveva fatto il ragazzino a riuscire quando tutti gli altri avevano fallito? Il
bambino spiegò: “È stato piuttosto facile. Non ho fatto altro che sedermi a terra e ascoltare.
Nel silenzio assoluto ho sentito il ticchettio dell’orologio e ho semplicemente cercato il punto
da dove veniva.” Una mente tranquilla può pensare meglio di una mente nervosa e piena di
confusione. Se ogni giorno trovassimo il tempo di concedere alcuni minuti di silenzio alla
nostra mente, potremmo constatare quanto questo ci potrebbe aiutare a cambiare in meglio
la nostra vita.
24
sottolineando “la Gioia del Vangelo”
marcello monticone
Le sfide del mondo,
la Chiesa e i segni dei tempi
I
l secondo capitolo della
Evangelii Gaudium ci parla
della crisi dell’impegno
comunitario e nella sua
prima parte elenca alcune
sfide del mondo attuale.
Si tratta di un’analisi lucida
e precisa dell’attualità in
tutte le sue difficoltà ed in
tutte le sue sfaccettature,
tuttavia non deprimente o
sconfortante. In sostanza la
linea dettata da Papa Francesco è quella di esortare
tutte le comunità cristiane
ad avere una “sempre vigile capacità di studiare i
segni dei tempi”, a capire
cosa sta succedendo e ad
agire di conseguenza. È innegabile che i progressi tecnologici nell’ambito della
salute, dell’educazione e,
soprattutto, della comunicazione debbano essere lodati ma nello stesso tempo
debbono essere analizzati a
fondo nelle loro conseguenze positive e negative. Specie nel campo delle comunicazioni. Social network,
messaggistiche veloci e chat
istantanee hanno radicalmente cambiato il nostro
modo di relazionarci con
il prossimo. Un’attenzione particolare viene riservata al ruolo del denaro che
deve “servire, non governare”:
il Papa ribadisce un forte
“no ad un’economia dell’esclusione e dell’inequità”. La
crisi economico-finanziaria
globale ha prodotto una
nuova povertà alla quale la Chiesa deve dare risposte nuove: le teorie
della “ricaduta favorevole”
secondo le quali la crescita
economica riesce a produrre
di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel
mondo si è rivelata fallimentare. Inoltre, la secolarizzazione di una parte
delle comunità ecclesiali e il
decadimento della famiglia come primo e fondamentale nucleo sociale
hanno permesso che si diffondessero un nuovo ateismo, una individualizzazione della società e altri tipi di
povertà non materiali, quali
le depressioni. Tuttavia la
Chiesa continua ad essere
una presenza spesso risolutiva per le esigenze delle persone e delle comunità in cui
si trovano ed è da lì che il
Papa vuole far ripartire l’evangelizzazione. Nel prossimo numero concluderemo
l’analisi del secondo capitolo analizzando le parole
del pontefice in merito alle
“Tentazioni degli operatori pastorali”.
Piccole storie per grandi cuori
L’
associazione sportiva Star Judo Club Napoli che si trova nel quartiere di Scampia
è stata definita “un avamposto della legalità” e la storia di Gianni Maddaloni, il
maestro di Judo che dello sport e della legalità ha fatto la ragione della sua vita, ha ispirato
anche il film “L’oro di Scampia” interpretato da Beppe Fiorello. “A Scampia non c’è
solo criminalità – dice Maddaloni – c’è tanta voglia di rivalsa e di affermazione. Noi qui insegnamo ai ragazzi come si rispettano le regole.” La sua palestra vuole essere un’alternativa alla strada. Si imparano le regole del Judo, ma anche di una vita diversa da quella
deteriore che si vede intorno; i risultati sportivi non mancano: dall’oro alle Olimpiadi
di Sidney 2000 del figlio Pino ai molti ragazzi diventati veri campioni. La cosa dà fastidio alla camorra che si vede sottratta la manovalanza di cui ha bisogno e le minacce non
mancano, ma il Maestro non cede e a chi gli propone palestre in posti più sicuri risponde:
“Non posso, tradirei la mia gente”.
25
27 aprile, giovanni XXIII e giovanni paolo II santi
D
a questo giorno, 27 aprile, Domenica della Misericordia, due Pontefici del XX secolo sono Santi. Certo nel desiderio di milioni di cristiani lo sono sempre stati:
Giovanni XXIII viene da sempre ricordato come il Papa
Buono, per quella sua paternità sapiente, la sua familiarità
con l’uomo semplice, la sua capacità profetica di indicare
i segni dei tempi per rinnovare la Chiesa nel rispetto della
Tradizione, indicazione che in pochi anni si concretizzò
nel Concilio Vaticano II. Chi non ricorda poi il “Santo
subito” - quasi uno slogan - che i fedeli fecero risuonare
nei giorni stessi delle esequie di Giovanni Paolo II? Fu
il Papa che cambiò la percezione del mondo nei confronti
del pontificato, immettendo nel suo ministero la grande
tempra spirituale e fisica del cristiano che si offre tutto,
fino alla sofferenza finale, per diffondere la Parola di Dio.
“Totus Tuus”, fu il suo motto, formula di affidamento a
Maria. Papa Wojtyła portò la Chiesa a viaggiare in tutti i
continenti come mai era accaduto prima; ebbe modo di testimoniare fragilità e perdono, a seguito dell’attentato in Piazza San Pietro, ridestò la partecipazione dei giovani
con le Giornate Mondiali della Gioventù, portò la Chiesa nel XXI secolo, facendola entrare
per la porta della penitenza e della festa con il Giubileo del 2000 e raccomandandole sempre
e comunque di non avere paura di affidarsi a Cristo. I due nuovi Santi della Chiesa ci parlano, ciascuno con il
proprio carisma, della ricchezza della grazia di Dio, della fantasia dello Spirito. Anche alla Guardia rendiamo
grazie, come tutta la cristianità e - crediamo - come molti
uomini di buona volontà. Rendiamo grazie anche per averli
conosciuti in vari modi: in particolare è questa l’occasione
per ricordare la visita alla Guardia di Giovanni Paolo
II nel settembre del 1985, in cui ci lasciò le raccomandazioni per una autentica devozione a Maria, che noi
facemmo nostre e che non ci siamo mai stancati di ripetere,
come un testamento spirituale, oggi il testamento di un
Santo. E, nel 1990, in occasione della sua seconda visita a Genova, il Papa polacco affidò tutta Genova proprio alla Madonna Guardiana. Qualche anno dopo,
in occasione della novena della Guardia, venne a trovarci
Mons. Loris Capovilla, lo storico segretario di Giovanni
XXIII, oggi creato Cardinale da Papa Francesco. Ci portò
in dono la freschezza della sua testimonianza, luminosa e
potente malgrado l’età, alimentatasi alla scuola di santità quotidiana di Papa Roncalli, della cui figura è
sempre stato divulgatore instancabile. Ci portiamo tutto questo nel cuore, con gratitudine a Dio per averci donato la
vita e l’esempio di questi due uomini, cristiani, Papi, Santi.
26
cronaca
Le “primule” di Primavera al Santuario
Q
uant’acqua quest’inverno finalmente passato. Se qualcuno leggerà negli anni futuri
queste pagine, ricordi pure questa annata come
eccezionale per la quantità di pioggia
caduta. Si è affacciata anche la neve, ma ha
...rallegrato e angosciato per pochi giorni. Ora
c’è un grande bisogno di sole! Spunta la Primavera, quella meteo ma anche l’altra, quella
che rimette in moto anche dentro. Dopo la
Quaresima che stiamo vivendo, una gran
voglia di Pasqua, di Novità belle, di ripresa
di Speranza. Riprendono le code delle auto che
salgono il Santo Monte del Santuario, le colonne dei pellegrini a piedi o in bici (pronto,
sotto il porticato, un nuovo spazio per
gli spogliatoi e il cambio). Riapre la possibi-
lità di Refezione al nostro “San Giorgio” e il
Salone del Pellegrino per i gruppi che mangiano insieme qualcosa portato da casa. Alcuni
suggerimenti e piccole novità sono in preparazione per una presenza al Santuario qualitativamente migliore. Presto scenderemo nei
particolari sul nostro sito o - vedi sotto - tramite una newsletter che vorremmo emettere più spesso possibile e inviare a quanti lasceranno l’indirizzo di posta elettronica. Vogliamo
rilanciare la possibilità di “stare qui” in silenzioso e sereno ritiro anche nei fine
settimana o ancora di più (prenotando per
tempo, ovviamente). Questa ed altre sono le
nostre “primuline” di Primavera al Santuario.
E altre ne stanno nascendo...
Preti da 45 anni...
C
he bel gruppo di preti (uno di loro,
Mons. Alberto Tanasini, che presiede
questa Eucarestia del 45° di Ordinazione, è
anche Vescovo, di Chiavari) al Santuario la
mattina di lunedì 3 marzo. Sono Giuseppe
Borgatti, che è stato per tanto tempo anche
nostro confessore al Santuario, Carlo
Canepa, della Cella di Sampierdarena, Pino
Di Gregorio, vicario episcopale, Sergio Galletti, Rettore di S. Marta e Assistente OFTAL,
Antonio Lovato di S. Rocco di Prà, Giuseppe
Marasso di Sant’Eusebio, Severino Merlo di
Ponterosso di Mignanego, Pier Luigi Parodi,
il nostro Vice Rettore della Guardia, Giulio Ravera di Sant’Olcese e, appunto, il Vescovo Alberto Tanasini. Al Santuario, quella
mattina non ci sono solo loro. Oltre a qualche familiare più vicino e ad alcuni pellegrini
che hanno apprezzato quella celebrazione, ci
sono anche diversi compagni di studi che, a
suo tempo, fecero qualche anno di Seminario
con loro, poi chiamati dal Signore ad altri
compiti nella vita. Sono qui, con le loro mo-
gli, a far corona – serena corona di amici mai
dimenticati – ai festeggiati. Un’annata di
preti di valore per la nostra Chiesa genovese, tenuti insieme dalla volontà comune di sostenersi durante gli anni e dalla capacità di aggregazione del loro “capoclasse”, il
nostro Vice Rettore Mons. Piero Parodi. Ora
l’appuntamento è per i 50... Fra cinque
anni, con qualche annetto in più, ma con la
stessa passione.
27
cronaca
Dio non scorda nessuno,
noi forse sì. E sbagliamo.
S
bagliamo perché la “memoria” serve a noi,
non a loro che sono nella gioia e se ne
fanno un baffo dei nostri riconoscimenti postumi... E così succede che tutti vorrebbero
ricordare i loro morti, magari sul nostro “bollettino” come si è sempre usato e molti vorrebbero aggiungere anche qualche nota di
merito. Nell’economia degli spazi... dovremmo aggiungere altre pagine e, al momento,
non sembra possibile. Finora abbiamo cercato di dare qualche riga in più a quanti
hanno direttamente servito la Madonna e il Suo Santuario, lodevolmente e per
più anni. Ma, anche qui, che rischio corriamo come cronisti quando, senza volere, dimentichiamo qualcuno forse più meritevole
di altri! I giorni scorsi, ad esempio, passando
accanto alle porte esterne della basilica nel
colonnato e vedendole screpolate dopo due
inverni piuttosto brutti, ci è tornato alla mente quell’uomo buono, sereno e saggio che si
metteva lì e pian piano le sistemava. Si chiamava Mario Frediani, era di Campomo-
rone (Ge). C’era
di casa al Santuario e, oltre a queste
“due breighe” (cosette), come le
chiamava lui, portava tanta allegria e tanta saggezza, oltre che...
i funghi per i sacerdoti del Santuario
appena
raccolti.
Un vero amico
che, a suo tempo,
non abbiamo ricordato da queste
pagine. Ci salviamo così, a distanza di due anni, chiedendo
scusa a familiari ed amici. Ma siamo sicuri che lui, lassù, se la ride. Chi sa quanti
altri avremo tralasciato senza averli peraltro
dimenticati. Ma Lei, la Madonna, non dimentica proprio nessuno!
Ex voto e “partecipazione popolare”?
C
hi arriva oggi al Santuario e vuole accendere un cero trova la porta della Sala
ex-voto sbarrata ed è invitato a procedere avanti, di fianco all’altare maggiore, dove potrà accendere un umile lumino
antifumo e fare ugualmente una sua preghiera del cuore... La Sala ex voto e il classico
luogo dei ceri sono sottosopra per un doveroso restauro (oltre ad aggiornare i locali secondo le norme vigenti, era necessario intervenire contro i tarli, che si stavano mangiando
gli ex voto più preziosi, e già alcune opere
erano andate perdute). Questo è il luogo
del cuore del popolo. Qui, un cero e un
quadretto ex voto hanno significato e riassunto una storia magnifica e drammatica. Qui c’è un pezzo di quasi tutte le
famiglie di Genova, Liguria e altrove.
L’Amministrazione del Santuario ha “dovuto” affrontare questa spesa, come si dice,
“obtorto collo” e, ancor oggi, dovendo fare
un preventivo serio di spesa, non prevede
fonti certe di finanziamenti adeguati.
28
Al Santuario però, si ragiona così: il Popolo di
Dio, l’umile gente di sempre, pezzo per pezzo, presto, rifarà tutto, mettendoci del proprio e, magari, sottraendolo a necessità primarie in un tempo di crisi come questo. È un
appello, il nostro? Perché no? Anche in
queste pagine di cronaca, infatti, può essere
ripreso un vecchio adagio di un noto Santo:
“Le grandi cose di Dio? Vengono fatte con i buoni
consigli dei ricconi e coi soldi dei poveri!” Sfrondata da quanto di polemico (e spesso anche
di ingiusto) questa frase porta con sé, non potrebbe essere davvero una convinzione che accolta da TUTTI i nostri lettori - potrebbe
risolvere un problema gravoso e restituire,
prima della Festa d’agosto, a tutti i
pellegrini, il “loro” luogo del cuore? Il
Cardinale Siri soleva dire che “tutti i segreti
arrivano alla Guardia e tutte le tragedie si risolvono alla Guardia”. Quasi tutte, sono passate
da qui. Da un povero cero acceso con fede e
da piccoli/grandi segni di memoria e gratitudine.
Santuario Madonna
della Guardia
Santuario Madonna
della Guardia
Benvenuti alla Guardia!
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[email protected]
N
el numero di febbraio (pag. 9),
abbiamo pubblicato per errore
un’immagine d’autore senza autorizzazione.
Per quanto l’errore sia stato commesso in buona fede,
sentiamo il dovere di rimediare.
Si tratta del particolare del dipinto
“La Natività blu”
(cm 100 x 100 olio su tela - qui a sinistra)
della pittrice Monica Giussani.
29
il ricordo e la preghiera
Angelina Picasso Disma in Cabona 67 anni Maria Puppo v. Schizzarotto 90 anni Rosa Castello “Rosetta” v. Oliveri 98 anni
Uscio (GE)
Propata (GE)
Genova - Pino Soprano
Notizie
in
poche
righe
30
■ Sabato 18 gennaio - 50° di Matrimonio di Romeo e Franca.
■ Sabato 1 febbraio - Gli Scout del GE 60
di Pontedecimo al Santuario per il bivacco.
■ Sabato 8 febbraio - Pellegrinaggio
diocesano mensile presieduto dal Card.
Arcivescovo.
■ Domenica 9 febbraio - 50° di Matrimonio di Del Vigo Nilo e Ilva Piera.
■ Sabato 15 febbraio - Gli Scout della
Parrocchia S. Croce al CIGE di Genova per il bivacco; Pellegrinaggio a piedi
dei Volontari del Dormitorio S. Bernardo
con S. Messa in Cappella invernale alle
ore 22.30.
■ Venerdì 28 febbraio - Domenica 2
marzo - XII Incontro Campostellano in
Liguria.
■ Lunedì 3 marzo - 45mo S. Messa di
Ordinazione Sacerdotale di un gruppo
Angela Motto 84 anni
Sardigliano (AL)
Giacomo Parodi 88 anni
Serra Riccò (GE)
di Sacerdoti della Diocesi di Genova.
■ Sabato 8 marzo - Due giorni dell’Equipe
Notre Dame, con circa 100pp.
■ Domenica 9 - 10 marzo
CAP Viaggi - Gruppo Misericordia di
Rifredi, con circa 40pp.
■ Venerdì 14 marzo
Parrocchia di Palmaro con circa 50pp.
■ Sabato 15 marzo
Parrocchia S. Teresina - don Franco UNITRE di Avigliano (TO) (50 p).
■ Domenica 16 marzo
Parrocchia SSmo Sacramento - Ritiro
bambini Prima Comunione.
■ Mercoledì 19 marzo
S. Messa della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria di Galbiate (Lecco);
Gruppo Gina da Sestri Levante (50p).
■ Venerdì 21 marzo
Gruppo da Avignone.
1/gennai
o 2014
perçue - Tassa
riscossa - CMP
GE Aeroporto
informazioni utili
- Poste Italiane
119 - Mensile
- n. 01 anno
NO/51/2011
1 - MP/GENOVA
n. 46) art.
1, comma
in L. 27/02/2004
353/2003 (conv.
Postale - D.L.
in Abbonamento
- Spedizione
della Guardia
ROC - La Madonna
- Ufficio Amm.vo, Via Serra 6/A (solo mattino) tel. 010 561033
fax 010 2924108 e-mail: [email protected];
- Ufficio Pastorale della Curia, P.zza Matteotti 4;
- Libreria San Paolo, P.zza Matteotti 31/R;
L’ufficio abbonamenti, offerte
Ecumenism
e Sante Messe del Santuario è
o.
aperto dalle ore 8,30 alle 12,00
Abbra
in nome di cciarsi
e dalle ore 14,00 alle 17,00.
Cristo.
Foto defunti:
formato tessera  25,00.
Foto dei Gruppi:
formato grande  50,00.
Foto dei Bambini: pubblicazione della
foto gratuita per i bambini nuovi abbonati.
Periodico
Gli abbonamenti a “laGuardia”, si possono fare, oltre
che al Santuario, anche presso:
S.p.A. Taxe
Abbonamenti a “laGuardia” 2014
Italia: Ordinario  20,00 Sostenitore  30,00
Estero: Ordinario  30,00 Sostenitore  37,00
$ 35
$ 50
Mensile del Santu
ario di Nostra Signo
osservatorio
- memoria
ra della Guardia
- comunicaz
- Genova
ione - prop
osta
... e c’era
la Madre
di Gesù
Gv. 2,1
Le quote di abbonamento non sono ritoccate per i meno abbienti. Per chi può - soprattutto ora che
un nuovo provvedimento di legge ha aumentato a dismisura le spese di spedizione - chiediamo di
aderire in libertà a rinnovare l’abbonamento con le quote sopra indicate.
Conto Corrente Postale n. 387167
IBAN: IT30 I 07601 01400 000000387167
intestato a: Santuario di N.S. della Guardia
via Serra, 6 A - 16122 Genova
C/C Bancario n. 59722/80 Banca Carige - Sede
di Genova - IBAN: IT79 Q 06175 01400 000005972280
intestato a: Amministrazione Santuario di N.S. della Guardia
via Serra, 6 A - 16122 Genova
Orari
Telefoni
Il Santuario è aperto tutti i giorni dalle ore 7,30 alle 12 e
dalle 14 alle 19,00. Nei giorni festivi dalle ore 7 alle 19,00
ininterrottamente (nell’ora solare la chiusura è alle 18,30).
Prefisso da tutta Italia Genova compresa: 010;
prefisso internazionale dall’estero: +39 010.
Sante Messe
Ora Solarefestivi: ore 8 - 10 - 11 - 12 - 16.
feriali: ore 10 - 16.
sabato: ore 10 - 11 - 16.
vigilia dei festivi: ore 16.
Ora Legalefestivi: ore 8 - 10 - 11 - 12 - 17.
feriali: ore 10 - 17.
sabato: ore 10 - 11 - 17.
vigilia dei festivi: ore 17.
Rosario
domenica e festivi ore 10 e ore 16 alla Cappella dell’Apparizione. Tutti i giorni feriali in Basilica ore 15,30 (ora
solare), ore 16,30 (ora legale).
Indirizzo
Santuario N.S. della Guardia
piazza Santuario, 4 - 16014 Ceranesi (GE)
Centralino
Segreteria 010 72351 - 331 1919304 010 7235810/813 (dalle ore 9 alle 12
e dalle ore 14 alle 18)
Fax segr. 010 7235805
Suore 010 7235833 (abitazione)
Rettore 010 7235811 (solo ore pasti)
Vice Rettore 010 7235809
E-mail Santuario: [email protected]
E-mail Rettore: [email protected]
sito internet: www.santuarioguardia.it
Per soggiornare al Santuario
• Il Santuario è attrezzato per accogliere persone
singole, famiglie e gruppi anche numerosi. La gestione dell’accoglienza è affidata a Cooperative
di servizi: informazioni e prenotazioni si possono
avere presso la segreteria del Santuario.
Per arrivare al Santuario con il servizio A.T.P.
BOLZANETO FF.SS. - SANTUARIO (dal 16 settembre 2013 a giugno 2014)
FESTIVIda Bolzaneto: 08.30 - 10.40 - 13.35 - 16.20
dal Santuario: 09.50 - 12.10 - 14.25 - 17.45
FERIALIda Bolzaneto: 08.30 - 15.15 dal Santuario: 11.15 - 17.00
Per informazioni: Tel. 010 7177210 oppure www.atp-spa.it
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Le “famiglie”
di Rosa Gattorno
D
opo la “strana” famiglia Frassinello/Cambiaggio presentata nell’ultimo numero, ancora un’altra famiglia
genovese si affaccia nella storia ottocentesca del Santuario: i Custo/
Gattorno. È soprattutto la storia di
Rosa Gattorno che interessa. “Mia
nonna, monaca e santa”. Ha scritto così
Gaspare Barbiellini Amidei, il
noto giornalista milanese. Sì, perché
la figlia maggiore della Beata Rosa Gattorno era stata mandata a Milano, lei
audiolesa dalla nascita, per una riabilitazione della sua disabilità e lì si era
sposata. Sì, Rosa si era ritrovata, giovane vedova ventottenne, con tre figli
- la prima audiolesa - con una situazione finanziaria familiare fallimentare e
l’ultimo figlio seriamente ammalato
che sarebbe morto di lì a poco. Non
le bastava, tuttavia, questo carico: nella sua pietà aperta alla carità, se
vedeva intorno a sé situazioni di grandissimo disagio, come le sue e peggio
delle sue, non si dava pace. Venne
alla Guardia (forse nel 1864), passò qui
tutta la Quaresima in preghiera
e a pane e acqua, per capire il senso della sua vita e le decisioni da prendere. Maturò quindi
forse qui, ai piedi della Madonna che scelse un poveraccio per costruire grandi cose, la determinazione per una vita di carità eroica. Non abbandonò i suoi figli mentre si aprì ai molti
figli di altri. Vennero fuori da quel cuore infiammato famiglie religiose (femminili, maschili e laicali) che la seguirono sulla stessa strada dell’eroismo della carità. Una sposa, madre,
vedova che non si pianse addosso e che dalla Madonna della Guardia, la Madonna della sua
infanzia e della sua famiglia, si sentì incoraggiata a decisioni per valori alti... Una storia che
continua, con “famiglie” protagoniste.
laGuardia
Mensile del Santuario di Nostra Signora della Guardia - Genova
16122 GENOVA - ANNO 119 - N. 04 APRILE 2014
PERIODICO ROC - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003
(CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1 - MP/GENOVA NO/51/2011
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