Un ragazzo alle porte del cielo

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Un ragazzo alle porte del cielo
CRONACA DI CAGLIARI
L’UNIONE SARDA
Cagliaritano, la prestigiosa rivista Wired l’
ha eletto Working
class hero di novembre. Ora lavora a Trieste su un progetto di
ricerca sulla Sla.
Ci sono certi ragazzi che stupiscono per candore e tenacia, forza estrema e gentilezza. Passeggiano per le vie
della città con uno zainetto
in spalla, dentro un computer e mille appunti su carta.
Trottano rapiti dai pensieri,
nuvole confuse improvvisamente squarciate da lampi,
di genio. Ragazzi come Mario Ganau, classe 1979, «nato nel mitico Ospedale civile
di Cagliari già patrimonio
dell’umanità», dice con un
sorriso. Va subito detto che è
medico, chirurgo, ricercatore esperto di nanotecnologie. Scoperto dall’Agenzia
spaziale europea, la Nasa l’ha voluto con sé per selezionare gli astronauti.
Basta? No, Tutto Scienze
de La Stampa ha sguinzagliato l’inviato da New York
per intervistarlo e dedicargli una pagina intera. La
prestigiosa rivista Wired l’ha
insignito del titolo Working
class hero (eroe della classe
lavoratrice) perché è un talento che si spacca la schiena con alle spalle solo il
grande affetto di un padre
ferroviere e una madre casalinga. Ma per conoscerlo
bisogna partire dalle stelle.
Perché la Nasa l’ha voluta
come selezionatore dei suoi
astronauti?
«Tutto è iniziato due anni
fa a Colonia in occasione di
un corso intensivo al Centro
di addestramento degli
astronauti dell’Agenzia spaziale europea: ero stato selezionato sulla base di un progetto di ricerca in ambito
nanotecnologico da me pro-
sabato 22 dicembre 2012 - www.unionesarda.it
Personaggi. Mario Ganau, 33 anni, neurochirurgo ed esperto in nanotecnologie
Un ragazzo alle porte del cielo
«Ho scelto gli astronauti Nasa da mandare nello spazio»
Nella foto a sinistra
il dottor Mario Ganau.
Nella foto in alto
il neurochirurgo alla Nasa
a destra all’Agenzia
spaziale europea
[FOTO GIUSEPPE UNGARI]
posto per lo screening iperprecoce dei tumori o delle
malattie legate all’invecchiamento. Lì ho avuto modo di
conoscere anche alcuni dirigenti del settore biomedico
della Nasa che hanno
espresso vivo interesse per
le mie proposte. In effetti,
quando si sceglie di investire nell’addestramento di un
astronauta è bene essere
certi che sia perfettamente
sano per cui un approccio
diagnostico in fase così precoce per le agenzie spaziali
è estremamente utile: ho
avuto modo di rendermene
conto in prima persona
qualche mese fa quando sono approdato a Moffett Field
nel cuore della Silicon Valley
dove la Nasa ha uno dei suoi
centri di ricerca più prestigiosi. Per ora le mie esperienze spaziali si sono concluse, ma il fatto che si siano
interessati alle mie idee è già
un gran risultato, e il futuro
è ancora tutto da scrivere».
Il suo cammino parte da
Cagliari poi però si sposta a
Verona, perché?
«Dopo la laurea in Medicina a Cagliari sono stato ammesso alla Scuola di specializzazione in Neurochirurgia
di Verona, dove mi sono formato chirurgicamente e dove per la prima volta mi sono interessato all’impatto
delle nuove tecnologie sulla
pratica clinica. In particolare le ricerche condotte durante quegli anni mi hanno
permesso di avvicinarmi al
settore della robotica e di
vincere il premio dell’Associazione italiana di Neuroradiologia per il miglior lavoro
sperimentale: uno studio di
fusione delle più sofisticate
metodiche di Risonanza magnetica volto a rendere più
sicuri ed efficaci i trattamenti radiochirurgici».
Il suo girare non si ferma
e corrisponde ogni volta a
un passo avanti
«Solo mantenendo l’entusiasmo di un bambino si riesce ad avanzare attraverso
un percorso di ricerca che
richiede tanta energia per
acquisire competenze così
diverse e superare le difficoltà quotidiane, e ce ne sono tante, che tutto ciò comporta».
La sua sete di ricerca è finalizzata a cosa?
«Dopo Verona mi sono
spostato a Trieste per proseguire gli studi con un dottorato in Nanotecnologia che
ho appena concluso al Parco
scientifico del Sincrotrone.
Sono stato accolto in un
gruppo di ricerca formidabile in cui fisici, chimici e
biologi focalizzano le loro diverse competenze nel settore della proteomica - lo studio delle proteine prodotte
dai geni - per creare strategie diagnostiche in grado di
analizzare un numero di cellule infinitamente più piccolo rispetto a quelle necessarie per le attuali metodiche
di analisi».
Quali i risultati?
«La mia tesi era finalizzata a creare dei nanosensori
per lo studio di una proteina
chiamata Gfap che viene
prodotta nel sistema nervoso centrale in condizioni patologiche quali i tumori cerebrali e soprattutto la Sclerosi laterale amiotrofica. I risultati finora sono eccellenti
e in futuro tutto ciò permetterà di monitorare la progressione della malattia e la
risposta dei pazienti ai farmaci sperimentali».
Lei ha definito la sua formazione dinamica, perché?
«Come dimostra la mia
storia personale, la ricerca
scientifica è di per sé una
continua ed inesauribile
sperimentazione di nuove
idee. E solo con soluzioni
23
sempre più innovative potremo domani offrire cure
migliori ai nostri pazienti».
Un successo dietro l’altro,
dica la verità lei arriva da
una famiglia di medici affermati.
«Come no. Diciamo invece
che sono orgoglioso di essere cresciuto in una famiglia
come tante: papà lavora da
40 anni come ferroviere e
ancora non vuole andare in
pensione, mentre mamma
ha addirittura lasciato il lavoro per seguire me e mia
sorella fin dalle Elementari».
Allora ha fatto i conti con
molte porte in faccia?
«Quelle fanno parte della
vita di ciascuno di noi. Ne ho
prese e continuo a prenderne tante. Il mio segreto è che
ho la testa dura come ogni
buon sardo, e se qualcuno
mi chiude la porta in faccia
io trovo il modo di passare
dalla finestra».
E come ha reagito davanti alle sconfitte?
«Nel modo migliore che
conosco: rimboccandomi le
maniche e ripartendo con
tanto impegno, tenacia e voglia di fare. Questa ricetta
funziona sempre».
Perché è tornato in Italia?
«Perché qui ho trovato
centri di eccellenza di assoluto livello internazionale,
che mi hanno sempre permesso di competere ovunque raccogliendo tante soddisfazioni».
E perché vuole tornare in
Sardegna?
«È casa mia, e ai miei occhi è il posto più bello del
mondo».
Senta ma lei si sente un
genio?
«No, no io studio le proteine non i geni. Creerei un
conflitto di interessi».
Working class hero di novembre, lei si sente un eroe?
«Magari, sono solo uno
dei tanti sardi di buona volontà».
Francesco Abate
Facoltà di Ingegneria. Premiati i due progetti dell’università “Cagliari 2020” e “M2M”
Quelli dei semafori ultra-intelligenti
Grazie ai progetti “Cagliari
2020” e “M2M” la facoltà di
Ingegneria di Cagliari raggiunge l’eccellenza, in campo nazionale, per la ricerca
su mobilità urbana e sostenibilità. Le due iniziative sono le prime realizzate in
campo nazionale e permetteranno di affrontare, in
maniera moderna e con
tecnologie all’avanguardia,
la mobilità e il traffico in città e, allo stesso tempo, monitorare il consumo energetico degli ambienti privati e
pubblici.
I GRUPPI. Gli staff dei ricercatori, guidati da Daniele
Giusto e Luigi Atzori, docenti del dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica, potranno disporre di un
Nella foto in alto
il professor
Daniele Giusto
e nella foto a lato
il ricercatore
Luigi Atzori
entrambi di
Telecomunicazioni
cofinanziamento del Miur
di 8 milioni e 750 mila euro, per gli studi e le applicazioni sulle città intelligenti.
CAGLIARI 2020. Il progetto Cagliari 2020, coordinato da Daniele Giusto, professore di Telecomunicazioni, avrà un finanziamento
per l’Università di 6milioni
e 750 mila euro. «Vogliamo
realizzare il sistema di controllo della mobilità», spiega Giusto, «attraverso la
realizzazione di un prototipo che rilevi i flussi di traffico in città». Un’opportunità che permetterebbe di
«avere dati in tempo reale
sul numero di macchine
che transitano in un’arteria
stradale», dice il docente,
«per poter agire, laddove ci
fosse molto traffico, sul sistema semaforico». Un
grande passo avanti nella
gestione del traffico poiché,
grazie a uno sguardo d’insieme, sarà possibile modificare immediatamente i
tempi dei semafori. Un altro filone legato al progetto
Cagliari 2020 riguarda «un
sistema di sensori che,
montati sui mezzi pubblici,
possono monitorare il livello di inquinamento dell’aria». Questa prima fase di
progettazione si occuperà
di realizzare alcuni prototipi in collaborazione con
Crs4, Istituto nazionale fisica nucleare, Space spa e Vitrociset spa. In futuro queste tecnologie potrebbero
essere utilizzate aper stu-
NO?
DOVE SE
€21,0 0
VIA CALAMATTIA 4
CAGLIARI
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€19,0 0
trebbe essere un grande
passo avanti per le politiche
sul risparmio energetico. La
fase di progettazione prevede la «realizzazione di tecnologie wireless per permettere la comunicazione
tra i dispositivi e un concentratore», dice il ricercatore,
«la tecnologia di riferimento è la MBus che permette
di trasmettere a basse frequenze e coprire aree vaste
con poco consumo». Una
nuova frontiera di sostenibilità che permetterà di
«creare una coscienza
energetica». Il progetto si
avvale della collaborazione
del Cnr, Consorzio Mosaico
e Telit Communications
spa.
Matteo Sau
ORARIO C
ONTINUAT
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TUTTI I GIO
SINO A NA RNI
TALE
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€24,0 0
€19,0 0
diare eventuali modifiche
alla mobilità sulla base dei
dati ottenuti», sottolinea
Daniele Giusto.
M2M. Il progetto di ricerca Machine to machine,
guidato da Luigi Atzori, ricercatore di Telecomunicazioni, si occupa di «sviluppare nuove tecnologie wireless per effettuare misure
sui consumi energetici e
sullo stato degli ambienti».
Grazie a un finanziamento
di 2 milioni di euro, si potranno realizzare dei dispositivi capaci di fornire informazioni per «capire se il
consumo energetico è adeguato per riuscire a ottimizzarlo sia nelle abitazioni
private che negli ambienti
pubblici», spiega Atzori. Po-