RIFERIMENTI ALL`OMOSESSUALITÀ NELLA BIBBIA E LA

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RIFERIMENTI ALL`OMOSESSUALITÀ NELLA BIBBIA E LA
RIFERIMENTI ALL’OMOSESSUALITÀ NELLA BIBBIA E LA POSIZIONE
DELLA CHIESA (PARTE I)
Intervista con padre Jean-Baptiste Edart
ROMA, martedì, 26 giugno 2007 (ZENIT.org).- “La Chiesa, fedele alla Bibbia riconosce che
l’omosessualità vissuta non può essere un bene per l’uomo, ma afferma con forza, che ogni
persona, qualsiasi sia il suo orientamento sessuale, ha la stessa dignità”, sostiene padre
Jean-Baptiste Edart.
Padre Edart, sacerdote della diocesi di Rouen (Francia), è coautore del volume
“Clarifications sur l'Homosexualité dans la Bible” (Chiarimenti sull’omosessualità nella
Bibbia), edito dalle “Editions du Cerf” e scritto da tre esegeti cristiani (due cattolici e uno
protestante).
ZENIT ha chiesto a padre Edart, redattore della parte che riguarda il Nuovo Testamento, di
approfondire in particolare le affermazioni dell’Apostolo Paolo sull’omosessualità e di
chiarire la posizione della Chiesa su questa tematica.
Il sacerdote è membro della Comunità dell’Emanuele e docente al Pontificio Istituto
Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia.
Quali sono i riferimenti all’omosessualità nella Bibbia?
Edart: Questo argomento occupa poco spazio nell’insieme della Bibbia. Ciò è legato
alla mancanza di visibilità di tale fenomeno, conseguenza logica del divieto
riguardo tale comportamento. I testi biblici che affrontano direttamente o
indirettamente il problema dell’omosessualità sono:
Per l’Antico Testamento
Genesi 19: 7-8 “… no, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non
hanno ancora conosciuto uomo, lasciate che ve le porti e fate loro quel che vi piace, purchè
non facciate nulla a questi uomini…”
Giudici 19:23-24 “...no, fratelli miei, non fate una cattiva azione; dal momento che questo
uomo è venuto in casa mia, non dovete commettere questa infamia! Ecco mia figlia che è
vergine, io ve la condurrò fuori, abusatene e fatele quello che vi pare; non dovete commettere
questa infamia!”
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Levitico 18:22: “ Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna. E’
abominio”
Per il Nuovo Testamento
1 Corinzi 6,9-10: “ Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il Regno di Dio? Non
illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti...erediteranno il
regno di Dio”.
1 Timoteo 1,9-10: “La legge non è fatta per il giusto, ma per...i fornicatori, i pervertiti, i
trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana
dottrina”.
Romani 1, 18-32: “...Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno cambiato
i rapporti naturali in rapporti contro natura: egualmente anche gli uomini, lasciando il
rapporto naturale con le donne, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo
atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva
al loro traviamento”.
Lei ha citato i passi 1 Corinzi 6,9 e 1 Timoteo 1,10. Come si possono interpretare
questi testi?
Edart: Questi due testi contengono una lista di vizi presentati come redibitori
all’accesso al Regno di Dio. In 1 Co 6,9, due parole greche fanno riferimento
all’omosessualità: malakos, tradotto con “depravati” e arsenokoitês tradotto con
omosessuali. Questi termini sono molto rari: malakos compare solo in questo
contesto di San Paolo e arsenokoitês ricorre per la prima volta in tutta la letteratura
greca.
Malakos significa letteralmente “dolce, mellifluo, delicato”. In una relazione
omosessuale, indica il partner passivo, ma si può riferire anche a prostituti
omosessuali o a uomini molto effeminati. Lo studio del significato di “arsenokoitês”
ed il contesto chiaramente sessuale della lista dei divieti invalida queste due ultime
interpretazioni marginali. Arsenokoitês significa letteralmente “che giace con un
uomo”. Formato dall’associazione di due parole presenti in Levitico 18,22 e 20,13, è
apparso probabilmente in un contesto giudaico-ellenistico. I rabbini utilizzano
l’espressione ebraica “giacere con un uomo” tratta dal testo ebraico del Levitico
18,22 e 20,13 per esprimere la relazione omosessuale. Essi non si limitano alla
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pederastia. Ci sembra che tutti questi elementi siano sufficienti per affermare che
l’ipotesi più verosimile sia che il termine in 1 Corinzi 6,9 si riferisca a uomini aventi
il ruolo attivo nelle relazioni a carattere omosessuale. Il significato di arsenokoitês
permette quindi di limitare il significato di malakos al partner passivo nella
relazione omosessuale.
Gli atti omosessuali sono quindi considerati di estrema gravità, in quanto
offendono direttamente la legge divina. Questo insegnamento è perfettamente
coerente con il giudaismo di quest’epoca. Non viene indicata alcuna distinzione
legata ad una questione di orientamento sessuale o di circostanze nell’atto. E’ l’atto
in se stesso che viene condannato.
E Romani 1, 18-32?
Edart: San Paolo presenta gli atti a carattere omosessuale, da parte degli uomini e
da parte delle donne, come la conseguenza della collera di Dio. La ricerca si è
concretizzata intorno alla natura precisa di questa omosessualità e
all’interpretazione che doveva essere fatta di questo passaggio.
L’Apostolo vuole illustrare la natura dell’empietà. A tal fine utilizza
l’omosessualità, un vizio caratteristico dei pagani nella tradizione ebraica.
Riferendosi alla narrazione della creazione nella Genesi 1 e in Deuteronomio 4, egli
stabilisce il legame fra omosessualità e idolatria.
Nell’idolatria, l’uomo è dominato dalla creatura che egli adora, non tributando in
tal modo ciò che spetta unicamente al Creatore. Egli si presenta come un’inversione
del progetto divino iniziale manifestato, fra l’altro, nella differenza sessuale.
Nell’atto a carattere omosessuale, tale differenziazione non viene presa in
considerazione. Per Paolo ciò costituisce l’illustrazione migliore dell’empietà.
Un’ulteriore difficoltà d’interpretazione di questo testo è il concetto di “contro
natura”. L’aggettivo “naturale” caratterizzava nella cultura romana degli atti in
accordo con le convenzioni sociali. Così nella cultura greco-romana più della
struttura femminile-maschile, è il rapporto dominante – che stabiliva la norma
morale in una relazione amorosa.
L’allusione a Genesi 1 e a Romani 1,19-23 ci invita a vedere nella “natura” l’ordine
voluto da Dio e identificabile nella creazione. Ciò si traduce, fra l’altro, nella
differenza sessuale uomo-donna, struttura fondamentale voluta da Dio come
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espressione del suo essere di comunione. Dio ha voluto l’unione sessuale dell’uomo
e della donna, e questa volontà divina, o legge divina, inscritta nella natura è
percettibile attraverso la ragione. L’uomo la può osservare attraverso tutti gli
elementi che caratterizzano l’identità sessuale, essendo le caratteristiche genitali
uno dei simboli. Se vogliamo prendere in considerazione l’accezione romana di
questa espressione, potremmo dire che l’atto contro natura non rispetta la
convenzione sociale stabilita da Dio nella creazione.
Il riferimento a Genesi 1 permette inoltre di capire che tale divieto non è in alcun
modo invalidato da questioni di “tendenze” o di orientamento. E’ ogni atto
omosessuale nella sua materialità ad essere contrario alla volontà divina
manifestata alle origini, a prescindere dal fatto che sia imposto o acconsentito.
L’attenzione al significato letterale dei testi del Nuovo Testamento dimostra quindi
chiaramente che gli atti omosessuali vengono considerati gravemente contrari alla
Legge divina. Bisogna capire bene che questa qualifica morale negativa è la
conseguenza logica di un versante più positivo. Dio ha voluto creare l’uomo per
stabilire con lui un’alleanza. Ciò si è manifestato fin dall’origine nella differenza
sessuale.
La comunione fra l’uomo e la donna è la prima rivelazione dell’amore di Dio per
l’uomo. La differenza permette l’espressione di una complementarietà, che rende in
tal modo possibile il dono delle persone. Il corpo sessuato lo manifesta.
L’insegnamento della Chiesa è perfettamente nella continuità di ciò che dice la
Scrittura su tale argomento.
I RIFERIMENTI ALL’OMOSESSUALITÀ NELLA BIBBIA
E LA POSIZIONE DELLA CHIESA (PARTE II)
Intervista a padre Jean-Baptiste Edart
“Lo sviluppo dell’omosessualità nella nostra società occidentale è un appello per i cristiani a
trovare nuovi mezzi per aiutare coloro che sono feriti nella loro sessualità”, afferma padre
Jean-Baptiste Edart.
Il sacerdote francese, coautore del volume “Clarifications sur l'Homosexualité dans la
Bible” (Chiarimenti sull’omosessualità nella Bibbia), afferma inoltre che “come tutte le
persone battezzate, gli omosessuali sono chiamati alla santità e a vivere una relazione
vivente con il Cristo nella Chiesa”.
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La prima parte dell’intervista è stata pubblicata il 26 giugno.
San Paolo è molto chiaro, ma c'è chi afferma che in alcuni brani dell’Antico
Testamento si trovano esempi di relazioni omosessuali. Fra Davide e Gionata, ad
esempio…
Edart: Il brano di Samuele1.18,-1-5 illustra gesti e parole che esprimono un
profondo attaccamento fra Gionata e Davide. Se i termini usati caratterizzano un
reale legame affettivo, il loro uso abituale nell’Antico Testamento non consente in
alcun modo di vedervi una relazione omosessuale (vd. Giacobbe e suo figlio
Beniamino in Genesi 44, 30-31). L’espressione “amare come se stesso” (come la
propria anima) è corrente (cfr. Levitico 19, 18-34). Il verbo “amare” in un contesto
di unione, riveste una dimensione politica, considerando chi ne trae beneficio come
partner o superiore. D’altronde, il dono che Gionata fa a Davide delle sue armi
illustra il trasferimento delle sue prerogative, fra cui il diritto alla successione al
trono di suo padre. E’ un gesto politico. Nella narrazione, Davide alla fine
sostituisce Gionata (cfr. Samuele 1, 23-17).
Altri passaggi, sviluppati da Innocent Himbaza nel nostro libro, illustrano
l’amicizia fra Gionata e Davide. Tuttavia, tutti i gesti scambiati fra questi due
uomini, possono esistere fra genitori e figli (Giacobbe e Beniamino), fra fratelli
(Giuseppe e i suoi fratelli), fra guerrieri (Saul e Davide, Gionata e Davide), fra
suocero e genero (Jethro e Mosé), fra amici stretti (Gionata e Davide) e fra fratelli e
sorelle nella fede (Paolo e gli Efesiti). Noi corriamo il rischio di interpretare in modo
errato questi gesti, mentre sono invece espressioni abituali e usuali per le persone
vicine.
Possiamo affermare che nulla in questi testi ci permette di vedere un legame
omosessuale fra Davide e Gionata, nemmeno implicitamente.. Se un’espressione è a
volte ambigua per uno spirito moderno, la sua lettura nel contesto di allora elimina
tale possibilità.
La Chiesa predica l’amore per il prossimo, ma spesso le si rimprovera
paradossalmente di voler mettere delle “barriere” all’amore, di non comprendere
il profondo bisogno di amare tutti. Se la Chiesa non approva l’omosessualità, che
messaggio di speranza può dare a chi trova nell’omosessualità il mezzo per
donarsi e per amare?
Edart: La sofferenza di un omosessuale può essere molto grande e poco
comprensibile per coloro che non conoscono questa situazione. In effetti, tutto il
nostro mondo è segnato dal dato fondamentale dell’amore eterosessuale. Anche la
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civiltà cinese, poco incline ad essere plasmata dalla cultura giudaico-cristiana, vive
una simile realtà ed anche qui l’omosessualità viene considerata al di fuori della
norma. L’omosessuale vive una sofferenza interna, messa in evidenza dagli studi
psicologici, ma anche una sofferenza che deriva dal confronto con un mondo che
spesso lo giudicherà e lo condannerà. Questo rigetto sarà spesso anche violento. In
effetti, ciascuno nell’età dell’adolescenza, attraversa nel suo sviluppo psicologico
una fase di ambiguità a livello sessuale. Si può essere, per un certo periodo, attratti
da persone dello stesso sesso, senza pertanto essere omosessuale! Se questa tappa
della crescita è vissuta male o non portata a termine, ne risulterà una sofferenza
psichica. In seguito, ogni confronto con l’omosessualità stimolerà questa sofferenza,
che si tradurrà in un comportamento violento. Imparare a considerare una persona
omosessuale senza ridurla al suo orientamento sessuale può essere difficile e può
portare a riconoscere la sua povertà personale.
Di fronte ad una tale situazione, se la Chiesa, nella fedeltà alla Bibbia, riconosce che
l’omosessualità vissuta non può essere un bene per l’uomo, essa afferma con
vigore, nella stessa fedeltà alla Parola di Dio, che ogni persona, quale che sia il suo
orientamento sessuale, ha la stessa dignità e non deve essere assolutamente oggetto
di discriminazioni ingiuste. Come tutte le persone battezzate, gli omosessuali sono
chiamati alla santità e a vivere d’ora innanzi una relazione vivente con il Cristo
nella Chiesa.
Il messaggio del Vangelo è una fonte di speranza per queste persone e la Chiesa ne
è testimone. Le comunità cristiane potrebbero essere dei luoghi dove le sofferenze
di queste persone verrebbero capite e accolte. Essi potrebbero allora, con l’appoggio
di tali comunità, cercare di rispondere alla chiamata di Dio. Abbiamo un magnifico
esempio nell’amicizia fra Julien Green e Jacques e Raissa Maritain. Persone
omosessuali testimoniano oggi che essi hanno potuto compiere un cammino con
l’appoggio di altri cristiani e costruire una vita felice. Lo sviluppo di relazioni
amichevoli e fraterne vissute nella castità è un momento importante di guarigione
psicologica e spirituale.
L’amicizia con il Cristo è certamente il principale appoggio e la guida in questo
cammino. Egli è il migliore degli amici. Questa amicizia si nutre nella fede, nella
preghiera e nei sacramenti. L’omosessuale che desidera andare verso il Cristo
troverà qui un appoggio indispensabile. Egli vuole un legame con tutti, prendendo
la persona come essa è, per condurla progressivamente a Lui, con l’appoggio
continuo ed incondizionato della Sua misericordia. E’ un cammino lungo e difficile,
ma possibile. E’ certo che lo sviluppo dell’omosessualità nella nostra società
occidentale è un appello per i cristiani a trovare nuovi mezzi per aiutare coloro che
sono feriti nella loro sessualità.
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