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Lettera_ad_un_mio_caro_amico_omosessuale[...]
Lettera ad un mio caro amico omosessuale
di Cristiana Cattaneo – La Croce quotidiano, giovedì 10 marzo 2016
Caro Luca, ti so un ragazzo brillante, capace di far uso della tua istruzione e dell’intelligenza, ma… attento
ché si tratta di strumenti, che vanno governati e condotti… lasciati a briglia sciolta si incanalano nei tracciati
già disposti e facili a percorrersi, sia esterni che interni… perché il ragionare e il dibattere non siano sofistici
occorre innanzitutto che la nostra fame d’ideali non si contenti… dei fast food dell’industria culturale…
Da un po’ vedo che il nostro dibattito a proposito della discussa legge Cirinnà assume la forma di una partita
di pingpong, dove le posizioni non si confrontano, ma si contrappongono. Hai ragione là dove dici che
occorrerebbe un incontro personale, dove l’intero sentire e l’intero studio si mette in campo attraverso la
persona, appunto. Lo stallo è totale se (sulla base dell’orribile modello del falso dibattito televisivo) non si
approfondisce il campo delle intenzioni, dei presupposti, dei percorsi e delle finalità. Insomma se non si
accede a un livello critico-filosofico. La legge ora in qualche modo pasticciato e per tutti insoddisfacente è
passata, ma, presentandosi quanto meno come un groviglio di incostituzionalità, il dibattito è destinato a
proseguire. Quanto ai cittadini, è senz’altro bene che il dibattito continui, per non accettare bovinamente
quello che vuol essere imposto.
Quindi proseguo nell’argomentazione, ma propongo uno spostamento di piano. Nel nostro caso è chiaro che
tu fai continuamente riferimento a informazioni che vengono dalla sfera mediatica ufficiale, la quale è
uniformemente indirizzata verso un obiettivo unico che non solo oscura e ostacola informazioni diverse, ma
presenta le sue prove e i suoi ragionamenti ammantandoli dell’autorità che il mondo comune
automaticamente riconosce: l’unanime consenso, la scienza, il diritto.
1) Proprio questo coro mediatico (tipico delle dittature) è già sospetto, e di per sé giustifica appieno
l’espressione Lobby, attribuita al movimento LGBT, espressione che tu contesti. Ma com’è che una
minoranza di per sé di scarsa incidenza sociale ha acquisito nel corso degli anni un potere così forte da
influenzare pesantemente le politiche degli stati occidentali, al punto da richiamare su di sé un’attenzione
prioritaria e spropositata proprio in tempi gravati da ben altre difficoltà e pericoli? Di quali finanziamenti
gode per affermarsi come fosse una maggioranza, convogliare l’opinione pubblica e imbavagliare il mondo
legato ai valori, diciamo così, tradizionali? Lo sai che tutto ciò è legato all’ideologia del gender (di cui
spesso si nega persino l’esistenza)? Lo sai che essa è fatta propria dall’OMS e dall’ONU e da molti anni
viene imposta come contropartita agli aiuti agli stati, chiamiamoli così, in via di sviluppo? Lo sai che tutto
ciò passa da decenni ormai attraverso il potere delle organizzazioni non governative, i cui funzionari non
sono eletti, dunque decidono al di fuori del dibattito e del controllo democratico? Informati per esempio
attraverso il libro di una nota e autorevole osservatrice internazionale, di indubbia competenza e correttezza:
Marguerite Peeters, Il gender. Una questione politica e culturale, San Paolo, Cinisiello Balsamo 2012. La
domanda più interessante è poi: cui prodest? Cioè: chi finanzia e perché? Ce lo siamo domandati a lungo, ma
poi ci siamo arrivati, perché un vecchio marxista non ci mette poi molto a fare dei conti, o, come diceva
Pasolini, a sapere in base al lavoro dell’intelletto. In ogni caso il gioco è oramai abbastanza scoperto: hai
dato un’occhiata alla baby fiera di Bruxelles, cuore dell’Europa secolarizzata…?
2) Dunque l’unanime consenso è un inganno della costosa grancassa mediatica. Sappi comunque che
risponde a una strategia ormai quasi trentennale che ha prodotto all’epoca il suo manifesto con un manuale di
tattica politica del movimento omosessualista, che ottenne un enorme successo e si pose negli USA come
modello di marketing per la rivoluzione omosessuale. Gli autori erano un neuropsichiatra e un esperto in
tecniche persuasive: M. Kirk, H. Madsen, After the Ball: How America Will Conquer Its Fear& Hatredof
Gays in the 90s, Penguin Books, New York 1990. Non mi dilungo, limitandomi a segnalare quanto istruttivo
sia il programma, ma ancor più le indicazioni tattiche, che ancora e più che mai tutti ci coinvolgono come
massa da ingannare o demonizzare. Tanto valga a incuriosirti su quanto poco ci sia di spontaneo e popolare
in tutto questo interesse. E, a questo proposito, tu, diplomato in scienze sociali, non disdegnerai certamente
di informarti sulla Finestra di Overton, sulle strategie e tecniche ingegneristiche di programmazione dei
cambiamenti del pensare sociale.
3) Quanto alla scienza, essa è asservita e asservibile quanto ogni altra entità che vive nel mondo. Di essa si
può dire - come della Chiesa o di ciascuno i noi - semper reformanda. Ma è pure da molto tempo oggetto di
critica, essendo chiaro che gli interessi che dall’esterno la dominano, e sempre più ne orientano gli esiti
tecnologici, sono estranei a un sapere di verità, volto allo stupore e alla lode. Non solo è naturale, ma è un
fatto che si fa presto a dire “scientifico” se si vuole accreditare un’idea. Anche Stalin professava un
marxismo scientifico. Ora, riferendosi ai media, si capisce che viene accreditata la scientificità di studi e
ricerche favorevoli all’ideologia che si vuole imporre. E qui, se non ci si documenta presso altre fonti, si cade
nel tranello. Un solo esempio: gli studi di una ricercatrice dichiaratamente lesbica, Charlotte Patterson,
sull’incidenza della famiglia omosessuale sulla salute psichica dei figli, danno risultati favorevolissimi,
ampiamente celebrati e richiamati da tutta la stampa. Peccato che si oscurino o screditino le polemiche in
seno al mondo scientifico reale, sulla base di rilievi non di poco conto relativi alla correttezza delle indagini e
al rispetto dei protocolli. Inoltre viene taciuto che già nel 1997 la dott. Patterson era stata condannata da una
Corte degli Stati Uniti per frode rispetto ai risultati di una ricerca analoga, di cui si è sempre rifiutata di
produrre la documentazione. Altri studiosi lavorano alla questione, spesso ben più correttamente,
ricavandone risultati piuttosto allarmanti. Come può giudicare del valore scientifico il comune lettore? È
chiaro che sarà condotto dalla corrente più potente. Così avviene da anni sui vari versanti delle scienze, dalla
biologia alla psicologia alla sociologia: un uso addirittura sfacciato delle varie discipline in funzione
ideologica. In merito consiglio di consultare almeno il seguente testo: Tony Anatrella, La teoria del gender e
l’origine dell’omosessualità, San Paolo, Cinisiello Balsamo 2013. Aggiungo che i due capisaldi del pensiero
del gender che sottende le rivendicazioni del mondo omosessuale sono rappresentati dalle ricerche di Alfred
C. Kinsey e di John Money, suo discepolo. Il primo, che dà nome al famoso Rapporto che intendeva
cambiare la sessualità degli Stati Uniti, è stato ampiamente smentito dalla comunità scientifica per la non
validità delle sue ricerche, condotte in modo tendenzioso fondamentalmente nelle carceri e intervistando
condannati per reati sessuali, e poi estendendo all’intera popolazione i suoi clamorosi risultati. Anche questa
è una storia molto interessante da esplorare. Quanto al secondo, anch’egli fanatico, come il maestro, di ogni
libido scatenata, è famoso e ancor oggi citato, da alcuni come un luminare, per la sua falsa dimostrazione
della prevalenza dell’educazione sulla configurazione biologica nel processo di identificazione sessuale.
Ricerca condotta con metodi rivoltanti su una coppia di gemelli maschi, e che è costata non solo il rifiuto di
quello destinato a diventare femmina, ma il suicidio di entrambi in età adulta… leggere l’indagine preziosa,
documentatissima e mai smentita di J. Colapinto, Bruce, Brenda, David. Il ragazzo che fu cresciuto come una
ragazza, San Paolo, Cinisiello Balsamo 2014. Ebbene, questi due colossali malfattori rappresentano un punto
di riferimento ammantato di scientificità per il movimento LGBT e i suoi sostenitori, non solo quelli
legittimamente ignoranti in materia, ma anche pluridecorati professori lesti ad aggrapparsi al carro vincente.
Mi limito su ogni argomento, come vedi, e non rimproverarmelo, a cenni esemplificativi e bibliografici
minimi, tanto per segnalare che ce n’è molto da indagare sotto la superficie.
4) Veniano al tema dell’adozione che ti sta a cuore. (Anche se è stato stralciato, questo è un punto
imprescindibile nelle intenzioni dei sostenitori della legge, che riguarda in specifico le nuove frontiere del
capitalismo senza scrupoli molto più di pochi gay usati come ariete). Posto che l’adozione a cui si pensa non
riguarda neppur lontanamente i bimbi orfani in attesa negli istituti (al riguardo sarebbe demenziale partire
dall’estensione dei diritti matrimoniali a 7591 coppie omosessuali, di cui una ben minima parte interessata al
matrimonio, anziché partire dai bimbi stessi, attuando cioè una revisione delle norme che permetta più
estesamente di adottare, come da tempo richiesto da coloro a cui sta a cuore la loro sorte, ma che non hanno
potere, né risonanza mediatica). Posto che non è certo questo in ballo, si tratta in verità dell’estensione di un
falso diritto, quello di avere figli, che implica necessariamente l’uso strumentale di altre persone (vedi in
proposito la presa di posizione di una miriade di intellettuali, ma sparpagliati in stitiche notiziole sui giornali,
e delle femministe di tutto il mondo riunite recentemente a Parigi). Un falso diritto che implica la
mercificazione dei bambini e la loro disponibilità ai capricci degli adulti. I capricci tirannici sono stati nel
corso della storia riservati e confinati ai potenti (non tutti certamente vi si sono abbandonati): cosa succede se
la biotecnologia si mette al servizio di una capricciosità di massa? Non potrò mai dimenticare l’episodio di
ormai diversi anni fa (quando tanto ci si sbracciava sulla fecondazione assistita e artificiale) di quella donna
ossessionata dal desiderio di un figlio, che prodigò ostinatamente mezzi e tentativi inseguendo il suo sogno
di maternità, finché riuscì a rimanere incinta. Dopo due mesi dal parto, strangolò il bambino che tanto
tradiva, coi suoi pianti ed esigenze, l’immagine del sogno. Mica tutti fanno così… certo che no, ma una
creatura concepita come un diritto, costruita e pagata (per ora dai ricchi, ma presto verrebbero i
finanziamenti bancari per i meno abbienti, ma altrettanto viziosi), allevata ben poco dai paparini alla Elton
John e compagni… non riesco proprio a immaginare come venga rispettata nel suo fondamento di alterità e
autonomia. Autonomia e alterità già compromesse all’origine dalla negazione di sua madre (o suo padre). Il
grande poeta Gibran dice: i figli non sono nostri … sono come frecce che ci attraversano… ma se sono
prodotti commerciali, al massimo possiamo riconoscerli come tutti gli altri vari attributi della nostra vanità.
5) Si parla tanto di affettività, e purtroppo solo di questo i cattivi psicologi si pascono e tutto vi imperniano,
ma anche di ciò abbiamo, scusa l’espressione, la tasche piene. Posto che l’affettività è un’espressione
fondamentale della persona, che può rivolgersi a chiunque e a qualunque cosa, e che nel mondo secolarizzato
si chiama amore quando è unita all’erotismo, e posto che l’erotismo dissociato dal complesso della persona e
delle sue relazioni (come si usa fare e pensare da Freud in avanti) può assumere qualsivoglia forma e
riversarsi su qualunque oggetto, posto tutto ciò, va escluso che la legislazione debba occuparsi di legittimare
l’affettività; tanto varrebbe che legittimasse l’appetito. Essa piuttosto deve regolare e garantire rapporti utili e
convenienti alla società nel suo insieme, in vista del bene comune, e sanzionare o perseguire i comportamenti
ad esso bene lesivi (al legislatore e ai saggi stabilire norme e confini). Col che però cade ogni giustificazione
di equiparazione di unioni varie col matrimonio, garantito dalla legge non in virtù dell’amore reciproco (per
quanto auspicabile), ma in quanto vincolo fecondo di riproduzione umana, educazione e cura della prole, di
cui la famiglia si fa carico, oltre che porsi nei confronti dello stato moderno come unità produttiva. Unità
riproduttiva e produttiva, insomma, base, in qualunque tempo e in qualunque suo statuto, di ogni convivenza
civile. Non una unità di diritti, ma di funzioni e doveri, che proprio per questo dovrebbe essere sostenuta e
tutelata in un vero contesto di civiltà. Inutile accampare le crisi, le difficoltà e i drammi che sempre più
sorgono in seno alla famiglia: leggerli in chiave di estinzione del suo ruolo è fare il gioco del profitto, che
attraverso la confusione, lo scandalo, l’esaltazione dell’egoismo frantuma le comunità e le autonomie che si
oppongono naturalmente alla penetrazione del consumismo. Mai come oggi, in tempi di crisi economica e
morale, la famiglia, tanto colpita e mutilata, mostra la sua importanza nella tenuta sociale, fatta di solidarietà,
sforzo alla sussistenza, resistenza alla deriva nichilistica. Se ogni unione è matrimonio, nulla è matrimonio e
tutto è lecito. Anche semplicemente la pedofilia, che già organizzata in miriadi di associazioni da tempo
preme per una sua normalizzazione e legalizzazione. Controlla il caso del nuovo DSM, tante sentenze sparse,
le rivendicazioni autorevoli. Leggi gli scritti di Paolo Mieli, che dà il nome a un’autorevole associazione gay
romana, e il manifesto gay di Michael Swift…
6) Il diritto individuale non ha in se stesso fondamento, non foss’altro, come dice Simone Weil, perché
poggia sul dovere di qualcun altro. Cioè: prima c’è il dovere (con buona pace di quelli dell’Ottantanove!).
Privo di fondamento, ma messo a fondamento, frana di continuo riproducendosi di passo in passo, secondo la
logica del: perché non io? Perché non quest’altro? Non porta né limite, né misura, ma si riproduce in cerca di
una totalità che lo giustifichi. Ti rappresento così uno dei più gravi fraintendimenti e problemi filosofici del
nostro tempo. La chiave ideologica che ha caratterizzato la storia recente prima in contrapposizione, poi in
sostituzione di quella relativa alla giustizia sociale. In questo passaggio poi si consuma la deriva e la
decomposizione della sinistra. Ti apparirà subito che il discorso è lungo e complesso, richiede critica
filosofica sia storica, sia politica, sia giuridica… Ma tanto basti a porre cautele nell’accampare con
disinvoltura il concetto di diritto come sigillo dell’assoluto e dell’indiscutibile. Ti segnalo una maestra di
pensiero: Simone Weil, La prima radice, SE, Milano 1190; ma anche: Vittorio Possenti, La rivoluzione
biopolitica, Lindau, Torino 2013.
7) Quanto all’omosessualità in sé, io non mi ero mai occupata prima d’ora della questione, ma ogni cosa che
vedo e sento, compreso il chiasso aggressivo e volgare imperante, mi parla di umanità ferita. Fa male a tutti
rimuovere che l’omosessualità reale genera sofferenza, in se stessa, non in rapporto a un’eventuale non
accettazione sociale. Con buona pace di tanta letteratura che asseconda lo sforzo strategico della categoria di
darsi un look rassicurante e normale. Anche per ciò rimando a studi profondi e umanamente consapevoli,
come il già citato: Tony Anatrella, Il regno di Narciso, San Paolo, Cinisiello Balsamo2014. Ma anche alle
testimonianze di tanti omosessuali onesti e coerenti, che si battono contro le derive ideologiche consumiste e
trionfaliste imperanti. Essi riconoscono la loro intima sofferenza, radicata nell’impossibilità di riconoscere
ciò che è differente da sé; come riconoscono la violenza intrinseca all’amore omosessuale, un amore
impedito dal narcisismo e che si intride di desiderio di annullamento. Per tutti valga il riferimento a Philippe
Ariño, Omosessualità controcorrente, Effatà, Cantalupa 2014.
Ecco, mio caro, tutto questo per dirti che: 1) l’informazione va perseguita, specie di questi tempi, e non solo
ricevuta (il che richiede studio e pazienza); 2) ogni passaggio apre vasti territori che vanno esplorati in
proprio, mettendosi in rapporto con gli esploratori precedenti che hanno variamente costituito delle mappe (il
che richiede curiosità e umiltà); 3) bisogna criticamente porsi le questioni sulle premesse (ricognizioni
storiche e filosofiche) e gli obiettivi, nonché individuare i soggetti occulti (ci vuole consiglio e diligenza); 4)
individuare il quadro culturale e filosofico che sorregge quanto sta avvenendo e a cui implicitamente e
acriticamente il mondo del si dice fa riferimento (occorre distacco e coraggio); 5) capire e immaginare anche
con l’intelligenza del cuore dove portano certe trasformazioni (questo lo chiamerei impegno sapienziale).
Non a caso gli indiani d’America, di fronte a ogni questione importante, riflettevano su quale impatto le
decisioni che si profilavano avrebbero avuto nell’arco di due generazioni. Piuttosto rinunciavano a un bene
immediato. Pensiamo ai bambini costruiti, e ai loro figli.