Ringiovanire senza bisturi: sogno o realtà? – RINGIOVANIMENTO
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Ringiovanire senza bisturi: sogno o realtà? – RINGIOVANIMENTO
12 S in alute Ringiovanire senza bisturi: sogno o realtà? Il ricorso alla chirurgia per rimediare ai danni estetici dell’invecchiamento ha avuto una notevolissima diffusione per parecchi anni, ma oggi è sempre più frequente la richiesta di soluzioni “dolci”, in alternativa al lifting tradizionale. Il pubblico è infatti sempre più consapevole del fatto che ogni intervento comporta sempre un certo margine di rischio, anche se un chirurgo esperto e coscienzioso è generalmente in grado di evitare gli inconvenienti seri e le brutte sorprese. Per rispondere a queste nuove esigenze vengono da qualche tempo proposti trattamenti meno invasivi, dei quali tuttavia è bene conoscere vantaggi e limiti prima di illudersi che possano risolvere ogni problema. RINGIOVANIMENTO CUTANEO A lzi la mano la donna (ma, da qualche anno, anche l’uomo!) che, superata la fatidica soglia dei 40 anni, non ha provato a “tirar su” con le mani la cute del viso quando davanti allo specchio si è resa conto che l’età cominciava a lasciare le sue tracce sotto forma di rughe e rilassamenti. Non a caso infatti la parola lifting , che significa “sollevare”, “rialzare”, ha avuto un grande successo, tanto che compare ormai sulla maggior parte dei prodotti cosmetici destinati al mercato degli “over 40”. Ma se è vero che i cosmetici di qualità possono dare qualche vantaggio, è altrettanto vero che nessuno di essi è in grado di produrre risultati importanti su una cute segnata dagli anni: sieri e creme, tutt’al più, possono in questi casi “tirar su” il morale di chi li acquista, dandogli temporaneamente la speranza di un effettivo e consistente miglioramento degli inestetismi dovuti all’età. Bisogna allora necessariamente affidarsi, se proprio non ci si rassegna ad avere un aspetto non più giovane, al bisturi del chirurgo? Se in certi casi questa può essere l’unica soluzione, i progressi della ricerca in campo estetico (dove non vengono lesinate le risorse!) aprono un ventaglio di possibilità diverse. Come alternativa all’intervento chirurgico vengono proposte già da diversi anni metodiche destinate ad eliminare lo strato più esterno della cute, facendo emergere la superficie sottostante, non segnata dalle rughe. Una delle prime metodiche destinate a questo scopo è la dermoabrasione, praticata con apparecchiature che esercitano un’azione di fresa. Il trattamento richiede un’anestesia locale o con sedazione; la zona trattata deve poi essere protetta con un bendaggio per circa una settimana e devono passare 2-3 mesi prima di potersi esporre al sole. Possono però residuare cicatrici e in certi casi le aree sottoposte al trattamento rimangono più chiare di quelle circostanti. Un’azione analoga è quella dei peeling chimici: si tratta di sostanze da applicare sulla cute, che ne rimuovono gli strati più esterni producendo un effetto levigante. Alcuni, come l’acido glicolico, esercitano un effetto superficiale, con meno rischi ma con effetti poco evidenti; altri agiscono più in profondità (acido tricloroacetico, fenolo) dando risultati molto più visibili, ma poiché hanno non poche controindicazioni e richiedono grande esperienza da parte di chi li applica sono sempre più spesso sostituiti dai raggi laser, meno rischiosi perché permettono di controllare molto meglio la profondità del trattamento. Esistono parecchi tipi di laser: si va da quelli più potenti, come il laser a CO2 o l’Erbium laser, che analogamente alle metodiche precedenti distruggono uno strato superficiale di cute, a quelli come il laser Nd Yag, il laser a diodi, il Dye laser e il laser a Luce pulsata, che invece agiscono attivando una catena di reazioni che si conclude con la produzione di nuovo collagene a livello del derma. Questi nuovi tipi di laser fanno parte delle metodiche del cosiddetto “ringiovanimento cutaneo non ablativo”, cioè realizzato senza alcuna asportazione di cute. Non richiedono quindi anestesie, né medicazioni post-operatorie: la cute non viene danneggiata, ma riattivata, risultando quindi più tonica, luminosa e liscia; il trattamento non provoca dolore, ma solo una modesta sensazione di fastidio e un bruciore, simile a quella di una scottatura solare, che scompare dopo poche ore; nell’arco delle 48 ore successive scompaiono anche eventuali piccoli gonfiori o ematomi, sicché è possibile riprendere da subito una normale vita sociale. Per avere risultati apprezzabili occorre però sottoporsi a diverse sedute, da praticare a intervalli di circa 1 mese; nella maggior parte dei casi sono opportune sedute di mantenimento dopo un certo periodo di tempo. Una metodica “non ablativa” ancora più recente, che sembra promettere risultati anche migliori, si basa sull’applicazione di radiofrequenze erogate da un’apparecchiatura in uso già da tempo per la coagulazione dei capillari e che solo di recente ha trovato impiego in medicina estetica. Provocando un riscaldamento del tessuto sottocutaneo (da 3 a 8-9 mm. di profondità) senza danneggiare le strutture superficiali, la radiofrequenza provoca nell’immediato una contrazione del collagene esistente (con un effetto di “stiramento” della cute) e a medio termine induce la formazione di nuovo collagene e di acido ialuronico, che rimodellano i tratti del viso. L’applicazione dura 30-45 minuti e provoca una sensazione di bruciore che può essere anche intenso; può manifestarsi poi un modesto eritema che scompare nelle 2-3 ore successive e, in qualche caso, un edema di breve durata. La metodica si è dimostrata utile anche per ridurre la lassità del collo, dell’addome, dei glutei e del seno. I risultati, che si manifestano progressivamente nei mesi successivi al trattamento, sono apprezzabili anche se non spettacolari e durano per 12-24 mesi, dopodiché l’applicazione può essere ripetuta. L’ultimo ritrovato in fatto di ringiovanimento non ablativo è infine quello delle GentleWaves (“onde dolci”), che utilizza l’energia erogata da diodi luminescenti (LED) per stimolare la pelle a produrre collagene, limitando contemporaneamente la produzione degli enzimi che distruggono il collagene stesso. Ogni applicazione dura circa un minuto e non provoca né dolore né bruciore, perché l’energia luminosa utilizzata non produce calore; anche se i primi miglioramenti sono visibili dopo 3-4 settimane, il trattamento completo prevede 8-10 sedute da praticare 1 o 2 volte la settimana per dare i suoi risultati ottimali, che si manifestano progressivamente ma sembrano decisamente positivi e abbastanza duraturi. La metodica è senza dubbio promettente, anche per l’assenza di qualunque fastidio e di effetti collaterali spiacevoli, ma essendo impiegata da poco tempo non è ancora molto diffusa in Italia. Pietro Salviati