Cacciabombardieri F-16 e missili Usa in Polonia

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Cacciabombardieri F-16 e missili Usa in Polonia
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Cacciabombardieri F-16 e missili Usa in Polonia
Giugno 2011 09:30 In Polonia cacciabombardieri F-16 e missili USA di Antonio Mazzeo
All’Est per rafforzare le partnership in funzione anti-Russia. A conclusione del recente tour in Europa orientale, il
presidente Barack Obama ha annunciato che le forze armate USA invieranno “periodicamente” in Polonia i
cacciabombardieri F-16 “Fighting Falcon” e gli aerei da trasporto C-130 “Hercules” per
eseguire operazioni militari congiunte.
Il primo appuntamento è fissato per il prossimo mese di luglio con l’esercitazione Safe Skies
“nell’ambito della preparazione dei Campionati europei di calcio del 2012”. I caccia (48 secondo
l’ANSA) saranno messi a disposizione dall’Air National Guard della California e opereranno
congiuntamente con gli F-16 in dotazione all’aeronautica militare polacca. A partire dal 2013 altri
cacciabombardieri e C-130 USA saranno inviati nel paese orientale. “Nessun caccia F-16 sarà installato
permanentemente in Polonia”, hanno dichiarato i portavoce della Casa Bianca. “Ciò di cui stiamo
discutendo con le autorità polacche è una regolare rotazione di velivoli militari USA per attività di addestramento, quattro
volte all’anno. Gli aerei si trasferiranno per un paio di settimane in Polonia e poi torneranno alle loro basi di
origine che potrebbero essere statunitensi od europee”.
Da Varsavia anche il ministro della difesa Bodgan Klich nega la creazione di basi permanenti dell’US Air Force in
suolo polacco, “né per gli F-16 né per gli aerei da trasporto come gli Hercules”. Klich si è però detto
fiducioso che dopo la visita di Obama, il Pentagono “assumerà la decisione di schierare in via definitiva nella base
di Lask una squadra di piloti e tecnici dell’aeronautica militare degli Stati Uniti per addestrare il personale
polacco”.
L’accordo sul trasferimento “a rotazione” di caccia e velivoli da trasporto conferma il crescente ruolo
che gli Stati Uniti intendono assumere in Europa orientale e nel mar Baltico contro la cosiddetta “nuova
minaccia” russa. Dopo la breve guerra in Georgia e le imponenti manovre militari eseguite dalle forze armate di
Mosca in Bierolussia, la Polonia congiuntamente alle repubbliche baltiche ex URSS (Estonia, Lettonia e Lituania) hanno
chiesto a Washington e alla NATO di impegnarsi nel sostegno e nel potenziamento delle proprie “difese antiaeree e anti-missili”. A partire del 2009, il comando di US Army in Europa ha ordinato il trasferimento nei pressi
della città di Morag (Polonia settentrionale), tre-quattro volte l’anno, di un centinaio di uomini del 5° Battaglione della
7^ Divisione di artiglieria con sede a Kaiserslautern (Germania), dotati del sofisticato sistema missilistico
“Patriot”. Morag è a soli 60 km. di distanza dal porto di Kaliningrad che con quello di Kronstadt (vicino San
Pietroburgo) ospita la “flotta del Baltico” della marina militare russa, composta da una portaerei, sottomarini
a propulsione diesel e nucleare, numerosi incrociatori e cacciatorpediniere e un gruppo di volo con caccia ed elicotteri da
guerra.
Durante le loro sortite, i militari di US Army addestrano per una trentina di giorni i colleghi polacchi nell’utilizzo
delle piattaforme di lancio delle batterie “Patriot”. Queste esercitazioni rientrano all’interno del
nuovo piano di “difesa anti-missile” messo a punto dall’amministrazione Obama dopo il
congelamento per motivi di bilancio dello “scudo stellare” di George Bush che prevedeva l’entrata in
funzione di decine di radar e sistemi anti-missili balistici proprio in Polonia e nella Repubblica Ceca. Con la
riformulazione strategica si punta adesso ad un modello “più snello” e “più flessibile”, con
costi finanziari indubbiamente inferiori, grazie al rischiaramento dei “Patriot” e all’installazione in
Romania nel 2015 ed in Polonia nel 2018 di “piattaforme radar rapidamente trasportabili” e batterie di
intercettori superficie-aria “Standard Missile SM-3”, con testate cinetiche dalla gittata di 500 km e una
velocità di 9.600 Km all’ora.
Secondo una moltitudine di cablogrammi delle autorità USA resi noti dal sito WikiLeaks nel dicembre 2010, la NATO
avrebbe pure approntato un piano segreto per la “difesa” di Polonia e paesi Baltici, denominato
“Eagle Guardian”. Oltre a prevedere il trasferimento in Polonia dei caccia F-16 e degli
“Hercules” (“a rotazione da basi tedesche”), il piano prevede lo schieramento nei porti baltici
di Danzica e Gdynia di una speciale forza navale NATO composta in particolare da unità d’assalto USA e
britanniche. Sarebbero poi state individuate nove divisioni terrestri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Polonia per
le “operazioni di guerra” nel caso di “un’aggressione russa contro la Polonia o gli Stati del
Baltico”.
Nei cablogrammi pubblicati da WikiLeaks, l’ambasciata degli Stati Uniti a Varsavia pone l’accento sulle
pressanti richieste del governo polacco per una “presenza sostanziale di militari USA nel paese” e un
“ancora maggiore deterrente dell’aggressione russa di quello rappresentato dai Patriot”. Gli occhi (e
i desideri) del governo di centro-destra sono per l’installazione “fissa” a Lask di un gruppo di volo
USA con cacciabombardieri F-16. Per i quotidiani The Wall Street Journal e Gazeta Wyborcza i caccia dovrebbero
essere quelli ospitati attualmente nella base aerea di Aviano (Pordenone). Un concetto “strategico”
fortemente caldeggiato tra le alte sfere del Dipartimento della difesa statunitense: in un articolo pubblicato qualche tempo
fa su Air and Space Power Journal, il colonnello Christopher S. Sage, a capo del Joint Studies and Analysis Branch del
Comando generale dell’US Air Force, spiegava che “è interesse nazionale degli Stati Uniti continuare a
trasformare il comando dell’US Air Force in Europa ricollocando i cacciabombardieri F-16 dall’Italia in
nuove basi della Polonia per rafforzare le nostre relazioni con questo paese dell’Europa orientale”.
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Il trasferimento da Aviano di una parte delle unità di volo USA è però osteggiato dal governo e dai comandi militari italiani e
dagli amministratori della regione Friuli Venia Giulia, preoccupati per le supposte ricadute negative sul tessuto
economico locale. “L’assetto dell’Aeronautica statunitense ad Aviano resterà invariato”, si è
affrettato a dichiarare il ministro della difesa Ignazio La Russa, dopo le voci su un possibile dirottamento degli F-16 in
Polonia. “Ho avuto dei contatti con le autorità USA e mi hanno assicurato che i velivoli che saranno schierati in
Polonia non proverranno dalla base di Aviano”, ha aggiunto La Russa.
Ad Aviano vengono mantenuti due squadroni di cacciabombardieri F-16 per operare “con munizioni convenzionali
e non-convenzionali, regionalmente ed extra-area, su richiesta della NATO, di SACEUR o degli Stati Uniti
d’America”, come spiega il Pentagono. Con l’apertura del fronte di guerra in Libia, la base friulana
ha assunto un ruolo chiave per i bombardamenti NATO: alla missione Unified Protector, Washington ha appositamente
destinato dodici velivoli F-16-C del 31° Fighter Wing dell’US Air Force, trasferendo inoltre ad Aviano cinque aerei
per la guerra elettronica EA-18G Growler, due aerei carco C-17, tredici caccia F-15E Strike Eagle e sei velivoli A-10
Thunderbolt II, questi ultimi armati con cannoni GAU-8/Avenger da 30mm che sparano in un minuto fino a 4.200 proiettili
all’uranio impoverito per perforare i blindati. Dalla base aerea decollano pure gli F-15E della Royal Air Force
britannica e sei caccia F-16AM dell’aeronautica militare giordana.
Se è prevedibile che sino alla fine del conflitto libico nessun reparto di volo di Aviano sarà dirottato ad Est, gli scenari
geostrategici a medio e lungo termine in Africa, alla frontiera russa e in Caucaso potrebbero convincere il Pentagono a
ridimensionare il numero dei cacciabombardieri F-16 ospitati ad Aviano e a trasformare la base in un hub logistico per i
trasferimenti delle unità aviotrasportate di stanza a Vicenza (Camp Ederle e Dal Molin) e in un grande deposito per le armi
nucleari tattiche, più che in una piattaforma avanzata per le operazioni di guerra aerea. Motivo sufficiente perchè gli
amministratori locali, le organizzazioni sindacali e i lavoratori civili della base avviino finalmente una riflessione sulle
possibilità di riconversione ad uso civile delle infrastrutture militari e dello scalo aereo di Aviano, come richiesto da tempo
dai ricercatori e dalle organizzazioni no war.
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