Conti in rosso e interessi Il tribunale diffida la Bre

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Conti in rosso e interessi Il tribunale diffida la Bre
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40 .Cuneo e provincia
STAMPA
.LA
GIOVEDÌ 2 LUGLIO 2015
Udienza
preliminare
NON POTRÀ PIÙ APPLICARE L’ANATOCISMO: GLI INTERESSI PASSIVI SUGLI INTERESSI
Conti in rosso e interessi
Il tribunale diffida la Bre
Bre Banca
BARBARA MORRA
CUNEO
Buone notizie per i correntisti
della Bre Banca. Soprattutto
per quelli che vanno frequentemente «in rosso». Da qualche giorno l’istituto di credito
non può più praticare l’anatocismo, cioè applicare, come
ha sempre fatto, la capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi. In altre parole
andare «sotto» con il conto in
banca costerà molto meno
perché la Bre non potrà più
aggiungere, ogni tre mesi, gli
interessi scaduti al capitale e
su quest’ultimo ricalcolare
l’interesse.
Un esempio: su un prestito
di 10 mila euro da restituire in
un anno al tasso fisso del 10%,
alla fine dell’anno il cliente
della banca dovrà pagare
1000 euro di interesse; con la
capitalizzazione trimestrale,
il capitale su cui si calcolava il
tasso d’interesse, dopo tre
mesi, non era più 10 mila, ma
10 mila 250 euro con una spesa finale per il cliente di 1038.
Sentenza del tribunale
Ad obbligare l’istituto di credito a cambiare è un’ordinanza del tribunale di Cuneo: dovrà essere riportata sul sito
web della Bre, inviata a tutti i
correntisti e pubblicata an-
La sede legale
della
Banca
Regionale
Europea
(fa parte
del gruppo
Ubi)
si trova
in via Roma
a Cuneo
che sui quotidiani. La sentenza
è stata pronunciata su ricorso
del Movimento consumatori
perché una nuova legge, in vigore da gennaio 2014, vieta
l’anatocismo. Anche altre banche - come Deutsche bank,
Bpm, Ing Bank - sono state costrette dal tribunale di Milano a
rispettarla.
Bre banca si è difesa nel giudizio sostenendo, da un lato,
che il divieto di anatocismo poteva essere incostituzionale e
illegittimo sul piano comunitario; dall’altro, affermando che
FOSSANO, AVEVA 91 ANNI
Oggi l’addio a Rivarossa
il medico galantuomo
In un’intervista rilasciata pochi giorni fa a La Stampa definiva la sua vita con tre sostantivi, «soddifazione, disponibilità e diligenza». È
morto a 91 anni Giovanni Rivarossa medico di famiglia di
centinaia di fossanesi e prima di tanti montanari e saluzzesi. Laureato in medicina
e chirurgia nel 1949, il suo
primo incarico era stato come medico condotto a Frassino, Melle e Valmala.
«Erano tempi in cui i medici di famiglia si occupavano di
tutto - ricorda il figlio Alberto
-, dal parto alle piccole opera-
La vicenda
riguarda
la famiglia
Peirone,
imprenditori
di Dogliani
Giovanni
Rivarossa
È stato
medico
di famiglia
a Fossano
e nel
Saluzzese
zioni chirurgiche». Per tanti anni è stato a Villafranca Piemonte, dove aveva collaborato con i
medici dell’ospedale di Saluzzo,
poi ha scelto con la moglie Ileana di trasferirsi a Fossano,
«perché era a metà strada tra
Polonghera, dove era nato papà
vietare la ricapitalizzazione
dell’interesse sarebbe andato a
discapito dei clienti a credito,
posto che l’anatocismo si pratica sia sugli interessi passivi sia
su quelli attivi.
«Una norma generica»
Ma se c’è una legge perché non
osservarla? Per la banca «la
norma è generica e non è ancora stata definita nel dettaglio
dal Cicr», il Comitato interministeriale per credito e risparmio. Secondo il giudice Massimo Scarabello, invece, non c’è
e Cuneo, dove invece stava
mamma - continua il figlio-. I
suoi pazienti lo hanno sempre
definito un vero medico di famiglia, una persona alla quale rivolgersi anche per questioni extra professione, ma anche un
consigliere, un galantuomo».
Vita dedicata al lavoro
E al suo lavoro ha dedicato tutta la sua vita. Aveva collaborato
con il dottor Avagnina, nella
sua clinica e ricoperto il ruolo
di direttore sanitario dell’istituto «Monsignor Craveri Oggero» di Fossano. Giovanni Rivarossa lascia la moglie Ileana
Marchetti, il figlio Alberto con
Anna Maria Sarvia e i nipoti Filippo e Francesco. I funerali si
svolgeranno oggi alle 10.30 nella chiesa parrocchiale di Santa
Maria del Salice, con partenza
dall’abitazione di via Orfanotrofio alle 10.20.
[LA. SE.]
bisogno di alcuna precisazione.
L’avvocato braidese Alberto
Rizzo, legale del Movimento: «Il
divieto di anatocismo non comporta alcun profilo di illegittimità costituzionale e comunitaria e il nuovo articolo 120 del testo unico bancario è chiarissimo e non necessita di alcun intervento del Cicr». Sugli interessi a credito il magistrato ha
constatato che sono molto rari
e che il tasso è prossimo allo zero. Dunque, i clienti che vanno
mai «in rosso» hanno praticamente nulla da perdere.
Fallimento imprenditore
Usura, rinviati a giudizio
due ex direttori di banca
Due nuovi rinvii a giudizio
nella vicenda dell’imprenditore simbolo della lotta all’usura in provincia, Ezio Peirone. Andranno a processo:
Eraldo Occelli, ex direttore
della filiale doglianese della
Banca Alpi Marittime e Giovenale Testa, ex direttore (oggi in pensione) della Banca
Popolare di Novara. Lo ha
stabilito, su richiesta del procuratore Maurizio Picozzi, il
giudice per le udienze preliminari di Cuneo. Occelli dovrà rispondere di concorso in
usura, Testa di concorso e
usura diretta.
Posticipata invece l’udienza preliminare che doveva decidere il rinvio a giudizio per
altri tre indagati: Emanuel
Biagio, ex capo area della Cr
Bra, Pietro Pasino e Francesco Nicosia, già condannati
dal tribunale di Alessandria
MONDOVÌ, PROCESSO PER VIOLENZA SESSUALE
“Minacciò di denunciarmi
Ero obbligata ad obbedire”
Aveva un posto in una comunità alloggio insieme al figlio piccolo. Ha rinunciato andando a
vivere nello scantinato della
casa di un uomo che ha poi denunciato per violenza sessuale.
Nuovi testimoni, ieri, hanno
aggiunto particolari e risvolti
tragici alla terribile storia di
stupri e minacce raccontata da
una giovane in tribunale. Secondo le accuse, nel 2012, fu vittima di un uomo che la ridusse
in uno stato di sudditanza psicologica tale da farle subire
abusi, furti e vessazioni continue. Oggi il cinquantenne, di
Mondovì, è a processo per vio-
lenza sessuale insieme ad un
amico, complice, secondo la Procura, in uno dei rapporti sessuali
a cui la donna venne obbligata.
La presunta vittima ha raccontato che, con la promessa di
trovarle un lavoro, lui la fece sistemare nel locale lavanderia di
casa propria in cui viveva già
un’altra donna con una storia
simile. Ha ammesso di essersi
infatuata ma ha precisato che,
dopo un suo viaggio in Puglia da
parenti, tutto cambiò. L’imputato le aveva venduto mobili e
oggetti che aveva depositato in
un garage dopo essere andata a
vivere in comunità.
per usura. A causa del legittimo impedimento presentato
dai legali di Pasino, la decisione
sul loro rinvio a giudizio slitta
al 3 novembre.
«Buco» da un milione
Entrambi i processi ruotano intorno al fallimento della famiglia Peirone, imprenditori di
Dogliani che si dividevano tra
l’attività alberghiera e servizi
funebri. Ezio Peirone, uno dei
primi imprenditori in Italia ad
aver attinto al fondo anti racket
del ministero dell’Interno, ha
denunciato non soltanto Pasino
e Nicosia che gli avevano prestato 70 mila euro, diventati in
due anni un «buco» da un milione di euro. Ma ai magistrati ha
anche rendicontato le presunte
responsabilità delle banche.
«Perché i direttori –ha spiegato
- sapevano tutto quello che mi
stava succedendo».
[C. V.]
«Disse – ha raccontato - di
aver trovato anche la pistola del
mio compagno che era in carcere e se da quel momento non
avessi fatto ciò che lui voleva,
mi avrebbe denunciata e avrei
perso mio figlio». Ieri in aula la
religiosa responsabile della Comunità alloggio ha detto che la
donna aveva deciso di andare
via nonostante le avessero detto che non avrebbe potuto rientrare. «Il figlio, lasciato in comunità – ha detto - ne patì molto, anche perché lei veniva a
trovarlo solo un giorno alla settimana. Con l’assistente sociale
decidemmo di evitargli altre
sofferenze».
La difesa
L’imputato, difeso dagli avvocati Gabriella Turco e Piercarlo Botto, sostiene che i rapporti sessuali furono sempre consenzienti.
[B. M.]