Trasformata di Fourier
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Trasformata di Fourier
Capitolo 4 Trasformate Integrali 4.1 Trasformata di Fourier Nel capitolo 1 abbiamo imparato a risolvere l’eq. (3.1) nel caso in cui il termine noto sia periodico e abbiamo dovuto poi allargare il discorso per dare un senso preciso alla convergenza puntuale della serie (trigonometrica) di Fourier. Ma come possiamo risolvere l’eq. (3.1) quando il termine noto non è periodico? Come fare a scriverlo come somma di termini della forma eiωn t che sono invece periodici? Il modo migliore è di considerare una funzione non periodica come caso limite di una periodica con periodo L che tende a infinito. A questo scopo scriviamo i coefficienti di Fourier an = nella forma dove 1 Z L/2 −ikn x e f (x)dx , L −L/2 con kn ≡ 2πn L (4.1) 1 an = √ F (kn )∆k , 2π (4.2) 1 Z L/2 −ikn x F (kn ) ≡ √ e f (x)dx , 2π −L/2 (4.3) e ∆k = kn − kn−1 = 2π . L Allora la serie trigonometrica di Fourier (3.58) si può riscrivere come 97 (4.4) ∞ 1 X f (x) = √ eikn x F (kn )∆k . 2π n=−∞ (4.5) A questo punto effettuiamo il limite L → ∞, nel quale ∆k → 0 e la serie a secondo membro della (4.5) può riguardarsi come una somma integrale alla Riemann per la funzione eikx F (k), estesa all’intervallo (−∞, +∞), diviso in infiniti intervalli parziali di ampiezza ∆k → 0. Pertanto la (4.5) diventa 1 Z∞ f (x) = √ F (k)eikx dk , 2π −∞ (4.6) 1 Z∞ F (k) = √ f (x)e−ikx dx . 2π −∞ (4.7) dove, per la (4.3), La funzione F (k) si chiama trasformata di Fourier (T.F.) della funzione f (x) e la funzione f (x) antitrasformata di Fourier della funzione F (k). Come è evidente allo studente più attento, i passaggi che abbiamo fatto per giungere alle (4.6) e (4.7) sono un po’ disinvolti. Per essere precisi dobbiamo dimenticare le operazioni di limite e assumere la (4.7) come definizione della Trasformata di Fourier, sotto la condizione che la f (x) sia sommabile sull’asse reale; la (4.6) va invece scritta più correttamente come Z R 1 f (x) = √ lim F (x)eikx dk R→∞ −R 2π (4.8) sotto la condizione (sufficiente) che nell’intorno del punto x la funzione f (x) sia di classe C 1 ; naturalmente se l’integrale (4.6) esiste la (4.8) è equivalente alla (4.8). 4.1.1 Esempi • Esempio 1 98 La trasformata di Fourier della funzione f (x) = 1 , x 2 + a2 a ∈ R+ è 1 Z∞ e−ikx F (k) = √ dx . 2π −∞ (x + ia)(x − ia) Se k > 0 chiudiamo il cammino di integrazione nel semipiano Imz < 0 e otteniamo: 1 e−ikz F (k) = − √ 2πi Res = (z + ia)(z − ia) 2π z=−ia r π e−ka . 2 a Se k < 0 chiudiamo invece nel semipiano Imz > 0 e otteniamo: e−ikz 1 F (k) = √ 2πi Res = (z + ia)(z − ia) z=ia 2π r π eka . 2 a Pertanto r F (k) = π e−|k|a . 2 a La verifica della (4.6) è immediata e coinvolge solo un integrale elementare. • Esempio 2 La trasformata di Fourier della funzione ( f (x) = |x| < a |x| > a 1 0 (4.9) è 1 Z +∞ 1 Z +a −ikx −ikx √ √ F (k) = f (x)e dx = e dx 2π −∞ 2π −a s 1 eika − e−ika 2 sin ka = √ = . ik π k 2π 99 (4.10) Per verificare che l’antitrasformata di (4.10) sia effettivamente la (4.9) dobbiamo calcolare l’integrale Z +R Z +R 1 1 sin(ka) ikx ikx √ I(x) ≡ lim F (k)e dk = lim e dk R→∞ R→∞ π k −R −R 2π " # Z +R 1 eik(x+a) eik(x−a) = lim − dk (4.11) 2πi R→∞ −R k k deformando il cammino di integrazione come nell’esempio 4 del paragrafo 1.6.4, aggirando per esempio l’origine nel semipiano immaginario positivo. Se x > a entrambi gli integrali in (4.11) ricadono nel caso α > 0 del lemma di Jordan e pertanto si può chiudere il cammino d’integrazione con una semicirconferenza nel semipiano superiore; all’interno del cammino d’integrazione l’integrando è regolare e pertanto: I(x) = 0 se x > a . Analogamente, se x < −a conviene aggirare l’origine nel semipiano immaginario negativo, perché entrambi gli integrali in (4.11) ricadono nel caso α < 0 del lemma di Jordan e pertanto si può chiudere il cammino d’integrazione con una semicirconferenza nel semipiano inferiore, ottenendo di nuovo zero: I(x) = 0 se x < −a . Se invece |x| < a, e si aggira l’origine nel semipiano immaginario positivo, il primo integrale, che si può chiudere nel semipiano superiore, dà zero, mentre il secondo, che va chiuso nel semipiano inferiore, dà: 1 eik(x−a) I(x) = − (−2πi)Res =1. 2πi k k=0 Abbiamo cosı̀ dimostrato che I(x) = f (x) per ogni x 6= a. Per x = a 1 I(a) = lim 2πi R→∞ Z +R −R e2ika 1 − dk . k k (4.12) Deformando di nuovo il cammino come prima, il primo integrale si chiude nel semipiano immaginario positivo e si annulla per il teorema di Cauchy, mentre il secondo dà: "Z # Z R Z − 1 dk dk dz I(a) = − lim + + , (4.13) 2πi R→∞ −R k + k γ z dove γ è una semicirconferenza di raggio e centro k = 0 che giace nel semipiano Im k > 0. I primi due integrali si elidono perché la funzione integranda è dispari, e il terzo si calcola passando a coordinate polari: Z 0 1 ieiθ 1 f (a−) + f (a+) I(a) = − dθ = = . (4.14) 2πi π eiθ 2 2 100 Questo mostra che nei punti di discontinuità di prima specie la situazione è analoga a quella vista per le serie di Fourier: l’antitrasformata dà il valor medio tra i limiti destro e sinistro della funzione. • Esempio 3 La trasformata di Fourier della funzione gaussiana f (x) = e−x 2 /a2 è 2 e−(ka) /4 Z +∞ −(x/a−ika/2)2 1 Z +∞ −(x/a)2 −ikx e dx F (k) = √ e dx = √ −∞ 2π 2π −∞ 2 a e−(ka) /4 Z +∞ −t2 2 2 √ a e dt = √ e−a k /4 , (4.15) = −∞ 2π 2 cioè ancora una gaussiana, di larghezza inversamente proporzionale a quella della funzione trasformanda. 1 La verifica della (4.6), che dà l’antitrasformata di F (k), è immediata: non si tratta che di rifare lo stesso conto con a → A = 2/a. 4.1.2 Proprietà della trasformata di Fourier Elenchiamo alcune importanti proprietà delle trasformate di Fourier. Per comodità introduciamo il simbolo Fk (f ) per indicare la trasformata di Fourier della funzione f (x): 1 Z +∞ Fk (f ) ≡ √ f (x)e−ikx dx . 2π −∞ (4.16) • Linearità: Fk (a1 f1 + a2 f2 ) = a1 Fk (f1 ) + a2 Fk (f2 ) , ∀a1 , a2 ∈ C . (4.17) 1 Con il cambiamento di variabile x → t = x/a − ika/2, il cammino di integrazione nel piano complesso di t non è più l’asse reale ma è diventato una retta ad esso parallela; tuttavia, usando la teoria dell’integrazione in campo complesso, è facile mostrare che ciò non fa differenza. 101 • Trasformata di Fourier di funzioni a parità definita Cosı̀ come la serie trigonometrica di Fourier di una funzione pari (dispari) contiene solo coseni (seni), le trasformate di Fourier di funzioni a parità definita si possono semplificare come segue: 1 Z∞ f (x)[cos(kx) − i sin(kx)]dx F (k) = √ 2π −∞ s ( R ∞ 2 se f (−x) = f (x) 0R f (x) cos(kx)dx = (4.18) ∞ se f (−x) = −f (x) . π −i 0 f (x) sin(kx)dx Una ovvia conseguenza delle (4.18) è che la Trasformata di Fourier di una funzione pari (dispari) è una funzione pari (dispari). • La trasformata di Fourier della derivata f 0 (x) (ammesso che f 0 (x) esista e sia sommabile) è legata alla trasformata di f (x) dalla relazione: Fk (f 0 ) = ikFk (f ) (4.19) Infatti integrando per parti si ottiene: 1 Z∞ 0 f (x)e−ikx dx Fk (f 0 ) = √ 2π −∞ ∞ f (x) −ikx ik Z ∞ = √ e +√ f (x)e−ikx dx 2π 2π −∞ −∞ Z ∞ ik = √ f (x)e−ikx dx = ikFk (f ) , 2π −∞ dove il termine integrato deve essere nullo affinché la trasformata di Fourier esista. La relazione (4.19) può essere iterata per ottenere le trasformate delle derivate successive: Fk (f 00 ) = ikFk (f 0 ) = (ik)2 Fk (f ) Fk [f (n) ] = (ik)n Fk (f ) , (4.20) (4.21) ovviamente supponendo che la funzione f (x) ammetta derivate fino all’ennesima e che f (n) (x) sia sommabile sull’asse reale. 102 Moltiplicando ambo i membri della (4.19) per −i e usando la linearità della Trasformata di Fourier si può simbolicamente stabilire la corrispondenza: −i d ↔k dx (4.22) fra l’operatore derivata nello spazio delle funzioni f (x) e la semplice moltiplicazione per k nello spazio delle funzioni F (k); tale corrispondenza è di grande importanza in Meccanica Quantistica. • Dalla disuguaglianza 1 Z +∞ |f (x)|dx = cost. |Fk (f )| ≤ √ 2π −∞ (4.23) segue che la T.F. di una funzione sommabile è sempre una funzione limitata. Dalla(4.21) segue quindi che la T.F. di una funzione n volte 1 derivabile è O kn per k → ∞; in breve, quanto più una funzione è liscia tanto più velocemente la sua T.F. va a zero all’infinito. • Se l’argomento della funzione f (x) viene traslato di una costante reale a, per la F vale la seguente relazione: Fk [f (x + a)] = eika Fk [f (x)]. (4.24) Infatti Z ∞ 1 Fk [f (x + a)] = √ f (x + a)e−ikx dx 2π −∞ Z ∞ Z 0 0 1 eika ∞ = √ f (x0 )e−ik(x −a) dx0 = √ f (x0 )e−ikx dx0 2π −∞ 2π −∞ ika = e Fk (f ) . • Se si moltiplica la funzione f (x) per un esponenziale, la trasformata di Fourier è: Fk e−iαx f (x) = Fk+α [f (x)] , ∀α ∈ R come si può facilmente verificare a partire dalle definizioni di F. • Se si moltiplica la funzione f (x) per x, le trasformata di Fourier diventa: 103 Fk [xf (x)] = i d Fk [f (x)] dk (4.25) come si può facilmente verificare derivando sotto il segno, nell’ipotesi che la funzione xf (x) sia ancora sommabile sull’asse reale. Come la (4.19), anche la (4.25) si può iterare, ottenendo n Fk [x f (x)] = d i dk !n Fk [f (x)] (4.26) sempre nell’ipotesi che la funzione xn f (x) sia ancora sommabile sull’asse reale. La (4.25) stabilisce la corrispondenza, duale della (4.22), x↔i d , dk (4.27) fra moltiplicazione per x nello spazio delle f (x) e la derivata nello spazio delle F (k). • L’equazione (4.26) mostra che quanto più rapidamente una funzione decresce all’infinito, tanto più la sua T.F. è liscia. • Se chiamiamo S lo spazio lineare delle funzioni di prova, rapidamente decrescenti e infinitamente derivabili: S = {f ∈ C ∞ ; xn f (x) limitata su R, ∀n ∈ N} , (4.28) le (4.21) e (4.26) implicano che la T.F. manda le funzioni di prova (nella variabile x) in funzioni di prova (nella variabile k): Fk (f ) ∈ S , ∀f ∈ S . (4.29) • Teorema di convoluzione. Definiamo la convoluzione g = f1 ∗ f2 di due funzioni f1 e f2 : g(x) = Z ∞ −∞ f1 (x0 )f2 (x − x0 )dx0 . 104 (4.30) È immediato vedere che il prodotto convolutivo è commutativo e associativo: f1 ∗ f2 = f2 ∗ f1 f1 ∗ (f2 ∗ f3 ) = (f1 ∗ f2 ) ∗ f3 . (4.31) (4.32) Il teorema di convoluzione afferma che la trasformata di Fourier della convoluzione di due funzioni è (a parte una costante moltiplicativa) il prodotto delle trasformate di Fourier delle due funzioni: Fk (g) = √ 2πFk (f1 )Fk (f2 ) . (4.33) Dimostrazione. 1 Z∞ dxg(x)e−ikx Fk (g) = √ −∞ 2π Z ∞ 1 Z∞ = √ dx dx0 f1 (x0 )f2 (x − x0 )e−ikx −∞ 2π −∞ Z ∞ 1 Z∞ 0 0 √ dx dx0 f1 (x0 )e−ikx f2 (x − x0 )e−ik(x−x ) . = −∞ 2π −∞ Se ora passiamo dalle variabili (x, x0 ) alle variabili (z = x − x0 , x0 ) e scambiamo l’ordine di integrazione usando il Teorema di Fubini Tonelli (vedi eq.(E.5) in Appendice E), otteniamo: Z ∞ √ 1 Z∞ 0 0 −ikx0 Fk (g) = √ dx f1 (x )e dzf2 (z)e−ikz = 2πFk (f1 )Fk (f2 ) . −∞ 2π −∞ [q.e.d.] 4.1.3 Soluzione di equazioni differenziali mediante la trasformata di Fourier La proprietà (4.22) trasforma un’equazione differenziale a coefficienti costanti in un’elementare equazione algebrica lineare; chiamando U (k) e F (k) 105 le Trasformate di Fourier dell’incognita u(x) e del termine noto f (x), l’equazione differenziale au00 (x) + bu0 (x) + cu(x) = f (x), (4.34) diventa semplicemente: − ak 2 U (k) + ibk U (k) + c U (k) = F (k), (4.35) da cui è immediato ricavare U (k); infine antitrasformando si ricava la funzione incognita u(x). Notare come questo procedimento per risolvere equazioni differenziali a coefficienti costanti mediante la trasformata di Fourier sia l’esatto parallelo di quello illustrato nel Capitolo 2, dopo l’eq.(3.37), per l’uso della Serie trigonometrica di Fourier; allora richiedevamo che termine noto e soluzione fossero funzioni periodiche, ora abbiamo lasciato cadere questa richiesta; va tuttavia osservato che la procedura appena descritta per risolvere l’equazione (4.34) ha senso solo se il termine noto e la soluzione sono sommabili e ciò è molto restrittivo. Torneremo su questo punto quando parleremo della Trasformata di Laplace; per ora limitiamoci a illustrare un esempio di soluzione di un’equazione differenziale (alle derivate parziali) mediante la trasformata di Fourier. • Esempio: l’equazione del calore Risolviamo l’equazione di diffusione del calore 1 ∂T (x, t) ∂ 2 T (x, t) = 2 ∂x κ ∂t (4.36) con la condizione iniziale T (x, 0) = f (x) . Fisicamente T (x, t) rappresenta la distribuzione di temperatura al tempo t in una sbarra di lunghezza infinita, se la temperatura iniziale è f (x) 2 . La costante κ è la conducibilità termica. Moltiplicando l’equazione (4.36) per e−ikx e integrando su x da −∞ a ∞ si ottiene: 2 È ovvio che lo zero della scala delle temperature va scelto in modo che limx±∞ f (x) = 0. 106 Z ∞ −ikx ∂ e −∞ 2 T (x, t) 1 Z ∞ −ikx ∂T (x, t) dx = e dx . ∂x2 κ −∞ ∂t Chiamando F R(k, t) la trasformata di Fourier rispetto a x della T (x, t), ovvero +∞ −ikx F (k, t) = √12π −∞ e T (x, t) dx, e ricordando la (4.20) si ottiene − k 2 F (k, t) = 1 ∂ F (k, t) . κ ∂t Questa è un’equazione differenziale del prim’ordine in F (k, t), la cui soluzione è 2 F (k, t) = F (k, 0)e−κk t . Dalle condizioni iniziali si ha 1 Z∞ 1 Z∞ −ikx √ √ f (x)e−ikx dx ≡ F (k) T (x, 0)e dx = F (k, 0) = 2π −∞ 2π −∞ da cui 1 −κk2 t Z ∞ √ e f (x)e−ikx dx . F (k, t) = −∞ 2π Per ricavare T (x, t) antitrasformiamo secondo Fourier 1 Z∞ √ T (x, t) = F (k, t)eikx dk 2π −∞ Z ∞ 1 Z∞ 0 2 = dk dx0 f (x0 )e−ikx eikx e−κk t 2π −∞ −∞ Z ∞ 1 Z∞ 2 0 = dke−κk t dx0 f (x0 )e−ik(x −x) , 2π −∞ −∞ integriamo su k Z ∞ −κk2 t−ik(x0 −x) dke = Z −∞ h ∞ − κk2 t+ik(x0 −x)− dke (x0 −x)2 (x0 −x)2 + 4κt 4κt −∞ − = e (x0 −x)2 4κt Z dke −∞ r = π − (x0 −x)2 e 4κt , κt 107 √ − k κt+ 2i h ∞ 0 −x 2 x√ κt i i e giungiamo finalmente al risultato: s T (x, t) = (x0 −x)2 1 Z∞ f (x0 )e− 4κt dx0 . 4πκt −∞ 2 Si può arrivare più facilmente allo stesso risultato osservando che e−κk t è la 2 1 T.F. di √2κt e−x /(4κt) ; quindi F (k, t) è il prodotto di due T.F. e l’antitrasfor2 1 mata è la convoluzione di f (x) e √2κt e−x /(4κt) . La funzione3 s 1 − (x0 −x)2 0 G(x, x , t) = e 4κt θ(t), 4πκt (4.37) detta nucleo del calore (heat kernel), è la funzione di Green o propagatore dell’eq. (4.36) ed è tale che la T (x, t) = ∞ Z G(x, x0 , t)f (x0 )dx0 (4.38) −∞ descrive la propagazione del calore dal punto x0 al punto x al tempo t > 0. Se, per esempio, la sorgente è puntiforme (cioè diversa da zero solo nell’origine): f (x) = δ(x) (per la definizione della delta di Dirac δ(x), vedi più avanti, paragrafo 5.2.2) allora il calore si propaga in modo √ che la temperatura assume una distribuzione gaussiana di larghezza proporzionale a t: Z ∞ T (x, t) = r 0 0 0 G(x, x , t)δ(x )dx = G(x, 0, t) = −∞ 1 − x2 e 4κt . 4πκt È anche interessante notare che per t → 0+ il nucleo del calore (4.37) tende alla delta di Dirac (vedi eq. (5.69)): lim G(x, x0 , t) = δ(x − x0 ), (4.39) t→0+ come deve essere affinché la (4.38) riproduca le condizioni iniziali per t → 0+. 3 Con θ(t) = 0 1 t<0 t>0 denotiamo la funzione a gradino di Heaviside. È necessario introdurla perché tutto 2 il discorso fatto perde completamente senso per t < 0: e−κk t da gaussiana diventa furiosamente crescente per k → ±∞ se t < 0. 108