Christian Wolmar, Sangue ferro e oro. Come le

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Christian Wolmar, Sangue ferro e oro. Come le
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Maggi, Stefano: Rezension über: Christian Wolmar, Sangue ferro e
oro. Come le ferrovie hanno cambiato il mondo, Torino: Edt, 2011,
in: Il Mestiere di Storico, 2012, 2, S. 297,
http://recensio.net/r/56debb2ba3104a0b8a088e1793eb10fc
First published: Il Mestiere di Storico, 2012, 2
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i libri del 2011 / 2 - monografie
297
Christian Wolmar, Sangue ferro e oro. Come le ferrovie hanno cambiato il mondo, Torino,
Edt, 488 pp., € 24,00
Traduzione di un testo inglese del 2009, il libro di Christian Wolmar, scrittore e
giornalista già autore di alcuni studi sulle ferrovie britanniche, è articolato in 13 capitoli
e contiene 44 illustrazioni, divise in due blocchi da 8 pagine ciascuno.
A differenza degli altri libri già scritti sull’argomento, questo cerca di soffermarsi sui
cambiamenti sociali e di spiegare come le ferrovie abbiano creato la società in cui viviamo.
Prima delle ferrovie non s’immaginava nulla di più veloce di un cavallo lanciato al galoppo
e nulla di più capiente di un carro trainato dai buoi, con orizzonti ovviamente limitati dal
punto di vista dei movimenti di persone e merci. Fu l’arrivo della locomotiva a cambiare
tutto questo, con effetti inediti per la storia dell’umanità: per fare solo qualche esempio,
le carestie divennero meno devastanti, grazie allo spostamento di derrate alimentari consentito dalle ferrovie; l’urbanizzazione permise di estendere le città grazie alla possibilità
di spostarsi su distanze maggiori; le guerre assunsero dimensioni maggiori, perché i treni
muovevano grandi quantità di truppe e armamenti molto più velocemente di prima.
Per quanto limitato nelle fonti ai soli libri in lingua inglese, il testo ha un valore di
ricostruzione storiografica per la capacità di sintetizzare i principali temi della storia ferroviaria, spaziando dalle ferrovie pionieristiche, alle transcontinentali, alle lunghe gallerie,
alla proprietà pubblica o privata dei treni e delle infrastrutture.
La pervasività delle ferrovie nel XIX secolo è ben ripercorsa nel libro, che ricorda
come nell’anno 1900 esistessero i binari in tutti i maggiori paesi ma anche in molti luoghi
periferici, come le isole dei Caraibi e le colonie africane. Se le prime ferrovie andavano
dalle miniere o dalle città ai porti marittimi, attuando una sorta d’intermodalità antelitteram, ben presto il treno assunse ulteriori ruoli. «Per quell’invenzione così versatile
– scrive Wolmar – furono poi scoperti molti altri scopi: si costruirono ferrovie per sottomettere colonie o popolazioni indigene; per trasportare eserciti; per superare tratti di fiume non navigabili; per conquistare territori e, spesso, per unificare nazioni. Molte furono
costruite a rischio e pericolo di imprenditori che non avevano idea di come avrebbero
recuperato il loro denaro, mentre altre erano investimenti sicuri che sfruttavano mercati
redditizi» (p. 299).
Un po’ in tutto il mondo, le ferrovie divennero una forza di progresso sociale. Progettate talvolta da banchieri e mercanti per portare merci o accaparrarsi sussidi statali, in
altri casi da colonialisti in un’ardimentosa spinta di espansione, o da politici che volevano
portare il treno nei propri collegi elettorali per garantirsi il consenso, le ferrovie finirono
sempre per favorire gli spostamenti di persone anche dei più bassi livelli sociali. La ferrovia divenne essa stessa un datore di lavoro molto importante, che creò operai e impiegati
industriali fra i più numerosi, antesignani di organizzazioni politiche e sindacali, ed esponenti di una sorta di «aristocrazia operaia» che segnava per la prima volta l’ascesa delle
masse.
Stefano Maggi
Il mestiere di storico, IV / 2, 2012