Ognuno ha una sola meta: realizzare la propria Natura

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Ognuno ha una sola meta: realizzare la propria Natura
Prefazione
Ognuno ha una sola meta:
realizzare la propria Natura
C
iò che ha creato il mondo, lo sta creando adesso.
Ognuno di noi, come le piante, gli animali, il
giorno e la notte, è immerso in un principio
creativo inesauribile, una sorgente perenne. Dal primo
giorno ad oggi, il centro dell’Universo è identico, non
si è spostato di un centimetro. In sintesi siamo gli stessi
di sempre. Non ce ne accorgiamo perché il nostro occhio
è distolto dal pensiero comune, il nostro sguardo è
catturato da una ragnatela di schemi, di ragionamenti
atavici, che ci portano lontano dalla nostra essenza.
Il Senza Tempo ci abita, è ciò che siamo per davvero, ci
caratterizza e ci conduce verso la nostra meta.
Jung sosteneva che esistono piante che amano la luce,
altre che si sviluppano nell’ombra. Chi direbbe che un
seme si trasforma in una pianta maestosa, in un fiore, in
un frutto spontaneamente?
C’è un sapere innato, eterno come il mondo, infinito,
che prende forma in ogni essere. Senza il “contatto” con
questa semenza siamo piante senza radici e… senza
futuro. L’infinito è uno stato dell’essere, come l’eternità:
basta guardare i sogni, dove un secondo sembra un anno,
dove le figure cambiano dimensione, dove lo spazio
sembra appartenere alle Immagini e assumere un’altra
consistenza. Ognuno di noi è un sogno del Senza
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Tempo e bisogna ricordarselo se vogliamo conoscere il
fondamento della felicità. Si può essere felici solo se non
si pensa, solo se non ci si aspetta niente, solo se siamo
veramente immersi nelle cose che facciamo. Come i
bambini quando giocano, entrando nel regno eterno
della Fiaba, che è la trama dell’Universo. È buono e
salutare solo ciò che ci avvicina al Principio Primo
che, come ricordava Guenon, è l’unica cosa che esiste.
Principio Primo che è il fondamento di ciò che siamo,
oggi come allora, quando la creazione è scesa in campo.
Bisogna diventare via via sempre più immersi nel
vuoto, nel Nulla, nel Senza Tempo, se si vuole che il
Sé apra la danza del cammino verso la nostra meta.
Ognuno ha una sua meta… Guardate i ragni: sono
insetti che amano operare da soli, fare la ragnatela per
conto loro. Non amano il gruppo. Ben diversi dalle
termiti, dalle api, dalle formiche. Sarà per questo
che l’India vedeva nei ragni il simbolo del Sacro, del
Divino. Esseri minuscoli che creano in solitudine e con
geometria perfetta la loro ragnatela.
Così le lumache costruiscono da sole i loro gusci, le loro
case, che sono gli albori delle chiese, delle cattedrali! Che
architetti sono le lumache!
Quante cose sa la Natura che ignoriamo completamente?
Quante cose sa la nostra anima, di cui neppure
ci accorgiamo? Il mio lavoro di psichiatra e di
psicoterapeuta mi ha insegnato proprio questo. Ognuno
di noi possiede un “tesoro energetico”, un sapere infinito
capace di far fiorire la nostra essenza e di farci trovare
il nostro posto nel mondo. La Saggezza è attendere tutti
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i giorni che si affacci sempre di più ciò per cui siamo
portati, per tessere l’unica cosa che conta: realizzare la
nostra Natura. C’è una terra promessa che ci attende,
una Itaca da raggiungere e non importa se incontreremo
sconfitte, ciclopi che ci assalgono, demoni in agguato.
Tocca a ciascuno di noi sapere che siamo esseri unici,
come unico è il nostro volto.
Il frutto da raccogliere è al di là dei ragionamenti degli
altri, non somiglia e non può essere paragonato al
cammino di nessun altro.
Il primo grande segreto è quello di non credere che
qualcuno abbia qualcosa da insegnarci. Ognuno è
maestro di se stesso, tanto più capace quanto più esce dal
gregge, dalle sirene delle convenzioni sociali.
Non possiamo e non dobbiamo avere maestri: dobbiamo
ogni giorno imparare da noi stessi, con l’occhio lontano
da ogni identità.
Così questi consigli, curati da Davide Mosca, sono
semplicemente l’invito a cercare l’Universo dentro di
noi, a uscire dai confini stretti dell’Io, per realizzare ciò
che ciascuno di noi è. Come dice il Saggio Rabbino:
«Se nell’universo ci fosse un altro come te, tanto
varrebbe che tu non ci fossi». Invece ci siamo.
Raffaele Morelli
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La prima regola
della felicità
L
a felicità di ciascuno di noi dipende da
una legge tanto semplice quanto imprescindibile: se sei una rosa non puoi fare il
garofano! Molti, invece, stabiliscono a priori la
vita che vogliono, come se sapessero qual è la più
giusta tra tutte quelle possibili, infischiandosene
di quella che la natura ha preparato per loro, l’unica in grado di renderli felici. Poiché il più delle
volte la vita che si sono messi in testa non si realizza, soffrono, e a questa sofferenza rispondono
generalmente in due modi: rinunciano o lottano.
I primi identificano un problema e perciò lo rendono irrisolvibile: fallito il loro progetto, ogni
cosa perde di importanza. E così ripetono in
modo abitudinario la vita, si rinchiudono, non
lasciano spazio alle novità.
Il grande errore del rinunciatario è di guardare
dalla parte sbagliata. La Vita, infatti, non rinuncia: a tua insaputa esiste qualcosa che governa il
tuo percorso e scorre senza interruzioni!
I lottatori, invece, scambiano la forza di volontà
con l’ostinazione. Combattono contro lo svol8
gersi spontaneo delle cose: la vita li porta in una
direzione, ma loro si intestardiscono nel voler
andare in un’altra sprecando forze nel tentativo
inutile e dannoso di tenersi dentro determinati binari, all’interno di confini mentali stabiliti a
priori. Questo remare contro corrente li sfinisce
e li spegne. Ecco allora che la Vita si ribella, portandoli di peso in luoghi inaspettati, dove possono riaccendersi a contatto con il fuoco che brucia
dentro ciascuno senza pause.
Solo una cosa può renderti davvero felice: la realizzazione del tuo essere, che tu non conosci. È
l’anima a guidarti in questo percorso. Per favorirla devi liberarti dai progetti.
Certe persone sanno fare cose meravigliose, ma
le snobbano a favore del progetto che hanno in
testa. Nietzsche, per esempio, era convinto di essere un gran musicista e metteva in secondo piano la filosofia! Esiste un modo d’essere innato e
uno acquisito: se ti adegui blocchi il cervello, ma
se ti sintonizzi sul tuo lato interno, sull’innato,
allora assecondi la tua realizzazione.
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Fai amicizia
con i tuoi disagi
I
disagi non sono nostri nemici. Lo scontro
frontale con i disagi porta inevitabilmente a
rafforzarli e a renderli cronici.
Il disagio è la cosa migliore che ti possa capitare
per cambiare una vita che non funziona: rappresenta la voce dell’anima che ti sprona a guardare
il tuo lato in ombra e intende riportarti sul tuo
sentiero naturale, perché evidentemente te ne
stai allontanando sempre più.
Non ti fa stare male il disagio in sé, ma l’idea che
tu stesso ti sei fatto del disagio. Non il disagio,
ma i pensieri comuni ti trascinano nel fango.
La cosa più importante è cogliere il disagio senza commento e senza giudizio, guardarlo senza
l’intervento del pensiero. Meno pensi e più vedi:
questa regola vale per ogni situazione della vita.
Se ragioni su come mandare via un disagio, lo
cronicizzi. Se rifletti su come risolvere un problema, lo complichi.
Devi preparare lo sguardo ad accogliere ciò che
sta capitando: in tal modo riattivi l’energia presente dentro di te.
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Non avere aspettative
e tutto ti sorprenderà
A
rriva un nuovo amore che non rientra nei
soliti canoni, ti fai un sacco di domande e
finisci per rovinarlo sul nascere.
Ti destinano a una diversa mansione lavorativa
e vai subito in crisi. Il tuo partner ti lascia e non
riesci a fartene una ragione.
Gli amici ti escludono da una gita e ti crolla il
mondo addosso...
Tutti questi casi ci fanno capire che sono le
aspettative ad affossarci: ogni volta che i nostri
piani falliscono, cadiamo nello sconforto oppure
ci sfiniamo in una sterile lotta per rimediare.
Se viceversa non hai aspettative ogni avvenimento è un regalo, la vita è una continua meraviglia!
La verità è che siamo infelici perché siamo distratti, non ci accorgiamo di quello che accade.
Crearsi delle aspettative precise è il contrario di
affidarsi, ed è il contrario anche di sognare: rappresenta infatti un limitare le proprie potenzialità in base al nostro modo di pensare, un addomesticare il destino che ci attende. Ma noi siamo
molto di più!
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