Compiti_Italiano e Storia_3A
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COMPITI PER LE VACANZE – classe III A ANNO SCOLASTICO 2015/2016 ITALIANO 1. ANALISI DI UN TESTO POETICO Io sono stato con Amore insieme. Con questo sonetto Dante risponde a un quesito che Cino da Pistoia gli aveva posto attraverso il suo sonetto Dante, quando per caso s’abbandona. Il tema è il seguente: può Amore mutare il proprio oggetto quando attraverso la “finestra” degli occhi una nuova immagine di donna colpisce la mente? La risposta dantesca costituisce, come è stato osservato, «un bel frammento di poesia dell’ineluttabile» in cui si dichiara «la fatalità d’Amore, contro cui non vale arbitrio, e che appunto potrà solo mutare oggetto, irresistibile anche nella variazione» (G. Contini). SCHEMA METRICO: sonetto con schema ABBA ABBA CDC DCD Io sono stato con Amore insieme dalla circulazion del sol mia nona, e so com’egli affrena e come sprona 4 e come sotto lui si ride e geme. Chi ragione o virtù contra gli sprieme fa come que’ che *’n] la tempesta suona credendo far colà dove si tuona 8 esser le guerre de’ vapori sceme. Però nel cerchio della sua palestra libero albitrio già mai non fu franco, 11 sì che consiglio invan vi si balestra. Ben può co’ nuovi spron punger lo fianco; e qual che sia ’l piacer ch’ora n’adestra, 14 seguitar si convien, se l’altro è stanco. 2 dalla circulazion … nona: fin dal mio nono anno d’età, con esplicito riferimento a quanto scritto, molti anni prima, nella Vita nova: «sì che quasi dal principio del suo anno nono [Beatrice] apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono» (II, i). 3 affrena … sprona: tiene a freno e incalza; l’immagine complessiva rappresenta l’innamorato sottoposto al giogo che Amore gli impone. 4 geme: ci si lamenta, si soffre. 5 contra … sprieme: contro di lui mette in campo, gli oppone. 6 que’: colui. • ’n la tempesta suona: nella tempesta fa rumore. 1 7-8 credendo … sceme: credendo di poter fare in modo che cessino (esser sceme) gli scontri dei vapori *le guerre de’ vapori+ lassù in cielo (colà dove tuona). • guerre de’ vapori: è la tempesta stessa, provocata da questo scontro di vapori. 9 Però: Perciò. • nel cerchio della sua palestra: ovvero nell’ambito in cui si esercita Amore. 10 franco: autonomo, libero realmente. 11 sì … balestra: di modo che invano vi si esercita (vi si balestra) il ragionamento razionale (consiglio). 12 Ben … fianco: il soggetto è sempre Amore, che certamente può sollecitare ( punger lo fianco) con nuovi stimoli. 13 qual … n’adestra: quale che sia la bellezza (il piacer) che ora ci guida (n’a- destra); ovvero, quale che sia ora l’oggetto dell’amore che ci affrena e sprona. 14 seguitar si convien: lo si deve seguire. • stanco: esaurito, finito. COMPRENSIONE 1) Da dove trae Dante l’autorevolezza per rispondere all’amico? 2) Riassumi brevemente il senso complessivo della risposta di Dante a Cino. ANALISI 3) Osserva lo schema metrico e le rime di questo sonetto, quindi opera un confronto con lo schema e le rime utilizzate da Cino nel sonetto cui Dante risponde (ABBA ABBA CDC DCD, con rime in -ona ai vv. 1, 4, 5 e 8; in -eme ai vv. 2, 3, 6 e 7; in -estra ai vv. 9, 11 e 13; in -anco ai vv. 10, 12 e 14). Quali conclusioni puoi trarne? 4) Sciogli la metafora della tempesta e prova a darne una spiegazione articolata. 5) Chiarisci la concezione di Amore esposta da Dante in questo sonetto. 6) Rileggi con attenzione i versi 9-11 concentrandoti in particolare sul significato del sostantivo consiglio (facendo attenzione anche al precedente utilizzo di ragione e virtù, v. 5); prova quindi a spiegare quale rapporto stabilisce Dante tra libero arbitrio e ragione. INTERPRETAZIONE E CONTESTUALIZZAZIONE In un altro luogo, famosissimo, Dante utilizza l’immagine della tempesta: si tratta del V canto dell’Inferno, dove il pellegrino-poeta incontra i dannati per peccato di lussuria (vv. 28-33 e 37-39): Io venni in un loco d’ogne luce muto [senza luce, buio] / che mugghia [muggisce, ruomoreggia] come fa mar per tempesta, / se da contrari venti è combattuto. / La bufera infernal, che mai non resta, [che non si ferma mai e non ha fine] / mena li spirti [trascina le anime] con la sua rapina [violenza]; / voltando e percotendo li molesta [li tormenta]. / […] Intesi ch’a così fatto tormento / enno [erano] dannati i peccator carnali, / che la ragione sommettono al talento [sottomettono all’istinto]. 7) Rileva i punti di contatto, nel lessico, nelle immagini e nelle idee, tra questo luogo della Commedia e il sonetto che hai appena letto: • svolgi in un breve testo (20 righe) un raffronto tra i versi del poema e quelli di Io sono stato con Amore insieme; • alla luce di quanto è emerso da questo confronto spiega in che senso è possibile affermare che Dante, giunto all’altezza del poema, attraverso l’incontro oltramondano con le anime si confronta anche con un momento passato della sua personale esperienza poetica e umana. 2. ESERCIZI DI COMPLETAMENTO 1 Completa il testo che segue Nel sonetto 35, ........................, Petrarca presenta il proprio autoritratto ........................, un modello che avrà grande successo nella tradizione successiva. I tratti salienti di questo ritratto sono: la vocazione alla ........................ per proteggersi dal dolore e dalle maldicenze del popolo, ma anche come occasione per ........................ su se stessi; il rapporto strettissimo tra soggetto e ........................, preso a testimone della propria sofferenza; infine la comple- ta ........................ di Amore, che diventa presenza ossessiva all’interno dell’io lirico, impedendogli di trovare nella........................ l’equilibrio che cerca. 2 2 Completa il testo che segue Il Secretum è un ........................ molto particolare. Agostino utilizza le armi della ........................ e della retorica, al posto di quelle della ........................, che la tradizione ci ha insegnato essere tipiche del ........................ filosofico. D’altronde Francesco sa che non può non aderire, sul piano ........................, alle verità proposte da Agostino, essen- do queste indiscutibili. Il rapporto tra i due interlocutori è dunque frutto di uno ........................: i due personaggi esprimono, in realtà, il ........................ tra le due parti dell’........................ dell’autore. Il dilemma viene rimandato al........................e potrà essere risolto solo grazie alla ........................ divina. Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-7 righe al massimo. 3. QUESITI A RISPOSTA BREVE Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-7 righe al massimo. 1 Prova a evidenziare quali dati della biografia boccacciana ti sembrano maggiormente coinvolti nella formazione del pensiero che darà vita al Decameron. 2 Nell’Elegia di madonna Fiammetta fa la sua comparsa uno dei primi tentativi di introspezione psicologica all’interno di una narrazione. Come valuti la portata di questa novità? 3 In che senso Boccaccio può essere considerato un intellettuale sulla soglia fra due epoche? 4 Spiega in che senso la narrazione e la scrittura assolvono, nel Decameron, una funzione di argine alle catastrofiche conseguenze della peste, fattore di dissoluzione dei rapporti civili e delle norme sociali. Approfondisci anche l’aspetto della società dei giovani novellatori come simbolo di un’utopica “nuova società”. 5 Si è detto che con Boccaccio la realtà irrompe all’interno della letteratura. È lecito, secondo te, utilizzare la categoria del “realismo” a proposito di Boccaccio? Se sì, entro quali limiti? 6 In che senso si può parlare di “polifonia” a proposito della lingua e dello stile del Decameron? 4. QUESITI A RISPOSTA BREVE Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-7 righe al massimo. 1 Definisci i termini “Umanesimo” e humanista. 2 Quali sono le caratteristiche e i metodi della filologia? Porta almeno un esempio illustre. 3 Quali cambiamenti provocò la scoperta delle armi da fuoco nell’immaginario letterario dell’epoca? 4 Quali erano i termini del confronto dialettico sull’imitazione dei classici nel pensiero umanista del Quattrocento? 5 Che cosa si intende per mito delle “tre corone”? 6 Che cosa si intende esattamente per “Rinascimento”? Chi coniò questa definizione? È ancora storicamente valida? 7 Quando venne inventata, dove e da chi la stampa, e quali cambiamenti culturali introdusse? 5. QUESITI A RISPOSTA BREVE Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-7 righe al massimo. 1 Che cosa si intende per “machiavellismo”? Che differenza c’è tra gli aggettivi “machiavelliano” e “machiavellico”? 2 Che immagine intellettuale fornisce di sé Machiavelli nella lettera a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513? Prova a ricostruirla. 3 Facendo riferimento al cap. I oppure ad altro capitolo del Principe, spiega in che cosa consiste il metodo dilemmatico tipico della prosa di Machiavelli. 3 4 Che cosa intende Guicciardini per ricordo? In che cosa si discosta dall’uso odierno di tale termine? 5 Commenta la seguente affermazione di Guicciardini: «Se bene lo ozio solo non fa ghiribizzi, pure male si fanno e ghiribizzi sanza ozio». 6 Esponi struttura, obiettivi e metodi della Storia d’Italia di Guicciardini. Come fu accolta al momento dell’uscita? 7 Tratteggia in breve la complessa e controversa ricezione delle opere di Machiavelli, sia da parte dei contemporanei sia nei secoli successivi. 6. ANALISI DI UN TESTO POETICO L. Ariosto, Orlando furioso, canto XXXIV, ott. 74-81: Astolfo e gli oggetti perduti sulla Luna. Dopo aver cacciato le arpie in groppa all’ippogrifo, Astolfo è condotto sulla Luna dall’Evangelista Giovanni: qui ricercherà il senno di Orlando, ma intanto il luogo appare tutto ingombro di «ciò che si perde o per nostro difetto, / o per colpa del tempo o di Fortuna». 74 *…+ Molta fama è la su, che, come tarlo, il tempo al lungo andar qua giù divora: là su infiniti prieghi e voti stanno, che da noi peccatori a Dio si fanno. 75 Le lacrime e i sospiri degli amanti, l’inutil tempo che si perde a giuoco, e l’ozio lungo d’uomini ignoranti, vani disegni che non han mai loco, i vani desideri sono tanti, che la più parte ingombran di quel loco: ciò che in somma qua giù perdesti mai, là su salendo ritrovar potrai. 76 Passando il paladin per quelle biche, or di questo or di quel chiede alla guida. Vide un monte di tumide vesiche, che dentro parea aver tumulti e grida; e seppe ch’eran le corone antiche e degli Assirii e de la terra lida, e de’ Persi e de’ Greci, che già furo incliti, et or n’è quasi il nome oscuro. 77 Ami d’oro e d’argento appresso vede in una massa, ch’erano quei doni che si fan con speranza di mercede ai re, agli avari principi, ai patroni. Vede in ghirlande ascosi lacci; e chiede, et ode che son tutte adulazioni. Di cicale scoppiate imagine hanno versi ch’in laude dei signor si fanno. 4 78 Di nodi d’oro e di gemmati ceppi vede ch’àn forma i mal seguiti amori. V’eran d’aquile artigli; e che fur, seppi, l’autorità ch’ai suoi dànno i signori. I mantici ch’intorno han pieni i greppi, sono i fumi dei principi e i favori che danno un tempo ai ganimedi suoi, che se ne van col fior degli anni poi. 79 Ruine di cittadi e di castella stavan con gran tesor quivi sozzopra. Domanda, e sa che son trattati, e quella congiura che sì mal par che si cuopra. Vide serpi con faccia di donzella, di monetieri e di ladroni l’opra: poi vide boccie rotte di più sorti, ch’era il servir de le misere corti. 80 Di versate minestre una gran massa vede, e domanda al suo dottor ch’importe. – L’elemosina è (dice) che si lassa alcun, che fatta sia dopo la morte. – Di varii fiori ad un gran monte passa, ch’ebbe già buono odore, or putia forte. Questo era il dono (se però dir lece) che Costantino al buon Silvestro fece. 81 Vide gran copia di panie con visco, ch’erano, o donne, le bellezze vostre. Lungo sarà, se tutte in verso ordisco le cose che gli fur quivi dimostre; che dopo mille e mille io non finisco, e vi son tutte l’occurrenzie nostre: sol la pazzia non v’è poca né assai; che sta qua giù, né se ne parte mai. COMPRENSIONE 1) Il bersaglio polemico di Ariosto in questo testo è la corte, con i suoi diversi componenti (i principi, i cortigiani e le donne). Ripartiscili in tre brevi brani in cui – facendo riferimento ai versi delle ottave ariostesche – fornirai una sintesi della visione dell’autore relativa a ciascuno dei tre componenti quale emerge dal brano. ANALISI 2) Rintraccia nel testo tutte le anafore: ve ne sono alcune ravvicinate e altre a distanza (con poliptoto del verbo vedere). Quale credi possa essere la funzione espressiva di questa figura della ripetizione? 5 3) Sono presenti enjambement nel testo? Che intonazione danno al dettato e alla musicalità dei versi? Individua quelli che mettono in evidenza parole chiave o tematicamente rilevanti e commentali brevemente. 4) Ariosto è un poeta in cui morale e ironia si intrecciano con equilibrio. Rintraccia nel brano gli elementi che possono essere ricondotti all’uno e all’altro aspetto della sua poetica. 5) Quale immagine della corte ti pare emerga da questa pagina ariostesca? Da quali esperienze biografiche del poeta ritieni che possa essere dipendente? INTERPRETAZIONE E CONTESTUALIZZAZIONE 6) Il critico Giulio Ferroni rileva nelle Satire di Ariosto «il tema della non trasparenza dei comportamenti, del peso delle apparenze e dei modelli sociali, della sfuggente consistenza di ciò che è “dentro”, della indefinibile varietà delle ragioni valide e autentiche: che si intreccia strettamente a quello dell’illusione, dell’impulso che conduce gli uomini a voler essere quel che non sono, del dominio inquietante dei “volgar giudici oscuri et atri” (Satira IV, 75)». Ti sembra che tali temi e modi di affrontarli possano essere rintracciati anche nell’Orlando furioso e in particolare nel brano qui proposto? Sviluppa la questione in un breve commento. 7. SAGGIO BREVE Ambito artistico-letterario Sviluppa l’argomento o in forma di “saggio breve” utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Dai un titolo al tuo testo e indicane la possibile destinazione editoriale. Non superare le 4-5 colonne di lunghezza. ARGOMENTO: LA MERAVIGLIA E IL VEROSIMILE NELLA GERUSALEMME LIBERATA DOCUMENTI: 1) T. Tasso, Discorsi sull’arte poetica, Discorso primo, in Discorsi dell’arte poetica e del poema eroico, a cura di L. Poma, Laterza, Bari 1964 Tasso spiega che la verità, o almeno il verisimile, è sostanza stessa della poesia (per questo il suo argomento deve essere tratto dalla storia), ma che il poeta non può prescindere dal meraviglioso, che è ciò che conferisce diletto alla lettura: attraverso il ricorso al meraviglioso proprio della religione cristiana (miracoli, apparizioni, demoni e angeli…) si possono conciliare queste due esigenze della scrittura poetica. “Deve dunque l’argomento del poema epico esser tolto da l’istorie; ma l’istoria, o è di religione tenuta falsa da noi, o di religione che vera crediamo, quale è oggi la cristiana, e vera fu già l’ebrea. Né giudico che l’azioni de’ gentili1 ci porgono comodo soggetto, onde perfetto poema epico se ne formi; perché in que’ tali poemi, o vogliamo ricorrer talora a le deità che da’ gentili erano adorate, o non vogliamo ricorrervi: se non vi ricorriamo mai, viene a mancarvi il meraviglioso; se ci ricorriamo, resta privo il poema in quella parte del verisimile. Poco dilettevole è veramente quel poema, che non ha seco quelle maraviglie, che tanto muovono non l’animo de gl’ignoranti, ma de’ giudiziosi ancora: parlo di quelli anelli, di quelli scudi incantati, di que’ costieri volanti, di quelle navi converse2 in ninfe, di quelle larve che fra’ combattenti si tramettono e d’altre cose sì fatte; delle quali, quasi di sapori deve giudizioso scrittore condire il suo poema *…+. Ma non potendo questi miracoli esser operati da virtù naturale, è necessario ch’a la virtù sopranaturale ci rivolgiamo; e rivolgendoci a le deità de’ gentili, subito cessa il verisimile *…+. *Ma+ il verisimile non è una di quelle condizioni richieste nella poesia a maggior sua 1 2 pagani trasformate 6 bellezza ed ornamento; ma è propria ed intrinseca dell’essenza sua *…+. Ma bench’io stringa il poeta epico ad un obligo perpetuo di servare il verisimile, non però escludo da lui l’altra parte, cioè il meraviglioso. *…+ Attribuisca il poeta alcune operazioni, che di gran lunga eccedono il poter degli uomini, a Dio, a gli Angioli suoi, a’ demoni, o a coloro a’ quali da Dio o da’ demoni è concessa questa podestà, quali sono i santi, i maghi, e le fate. Queste opere, se per se stesse saranno considerate, meravigliose parranno; anzi miracoli sono chiamati nel comune uso di parlare. Queste medesime, se si avrà riguardo a la virtù ed a la potenza di chi l’ha operate, verisimili saranno giudicate, perché avendo gli uomini nostri bevuta nelle fasce insieme co’l latte questa opinione, ed essendo poi in loro confermata da i maestri della nostra santa Fede; cioè che Dio, ed i suoi ministri, e i demoni, ed i maghi, permettendolo lui, possino far cose sovra le forze della natura meravigliose *…+ non parrà loro fuori del verisimile quello, che credono non solo esser possibile, ma stimano spesse fiate3 esser avvenuto, e poter di novo molte volte avvenire.” 2) L. Caretti, Ariosto e Tasso, Einaudi, Torino 1993 Il filologo e critico Caretti nel suo celebre saggio (edito per la prima volta nel 1961 e più volte ristampato e aggiornato) parla a proposito di Tasso di «bifrontismo spirituale», cioè di un atteggiamento oscillante tra l’ideale umanistico-rinascimentale, che esalta l’uomo, la sua fantasia e le sue possibilità (pienamente realizzato in Ariosto) e quello controriformista. “Il bifrontismo spirituale del Tasso trova solo nella Liberata la sua vera forma congeniale, la sua più compiuta sanzione artistica. Gli ameni inganni e le altre disposizioni vivono infatti nel poema in una luce comune di vibrante trepidazione. Tanto sui personaggi che sui luoghi, innestati di scorcio e con funzione partecipante, si stende l’ombra d’una minaccia, di una segreta insidia. È la tipica suspense tassiana. Non quella romanzesca, estrosa e inventiva dell’Ariosto, quel sublime espediente narrativo calcolato come un congegno perfetto (con le sue argute e innocenti assunzioni del sortilegio, ma una suspense che è inerente alla coscienza stessa del poeta, proiezione letteraria del suo sgomento di fronte alla realtà. *…+ È insomma un continuo oscillare tra verità e apparenze, in un mondo non rappresentato nitidamente con distacco e sicurezza, ma filtrato attraverso una sensibilità ansiosa e irrequieta. Anche il “magismo”, realizzato con l’innesto del meraviglioso entro la storia, corrisponde del resto a questo senso costante del mistero che grava sulla vita, e la fa penosa e dolente, penetrando nel cuore degli uomini, agitandoli oscuramente, popolando la natura di strane voci e di malefici incanti.” 3) T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto I, ott. 11-14 Al principio del poema, Dio invia l’arcangelo Gabriele a esortare Goffredo di Buglione a riprendere la guerra per liberare il sepolcro di Cristo. 11Ma poi ch’ebbe di questi e d’altri cori scorti gl’intimi sensi il Re del mondo, chiama a sé da gli angelici splendori Gabriel, che ne’ primi era secondo. È tra Dio questi e l’anime migliori interprete fedel, nunzio giocondo: giù i decreti del Ciel porta, ed al Cielo riporta de’ mortali i preghi e ’l zelo. 12 Disse al suo nunzio Dio: – Goffredo trova, e in mio nome di’ lui: perché si cessa? perché la guerra omai non si rinova a liberar Gierusalemme oppressa? Chiami i duci a consiglio, e i tardi mova a l’alta impresa: ei capitan fia d’essa. 3 volte 7 Io qui l’eleggo; e ’l faran gli altri in terra, già suoi compagni, or suoi ministri in guerra. – 13 Così parlogli, e Gabriel s’accinse, veloce ad eseguir l’imposte cose: la sua forma invisibil d’aria cinse ed al senso mortal la sottopose. Umane membra, aspetto uman si finse, ma di celeste maestà il compose; tra giovene e fanciullo età confine prese, ed ornò di raggi il biondo crine. 14 Ali bianche vestì, c’han d’or le cime, infaticabilmente agili e preste. Fende i venti e le nubi, e va sublime sovra la terra e sovra il mar con queste. *…+ 4) T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto II, ott. 7-9 Gli infedeli su consiglio del mago Ismeno trafugano un’immagine della Madonna e la pongono in una moschea (meschita), ma l’icona miracolosamente scompare. 7 Sì disse, e ’l persuase; e impaziente il re se ’n corse a la magion di Dio, e sforzò i sacerdoti, e irreverente il casto simulacro indi rapio; e portollo a quel tempio ove sovente s’irrita il Ciel co ’l folle culto e rio. Nel profan loco e su la sacra imago susurrò poi le sue bestemmie il mago. 8 Ma come apparse in ciel l’alba novella, quel cui l’immondo tempio in guardia è dato non rivide l’imagine dov’ella fu posta, e invan cerconne in altro lato. tosto n’avisa il re, ch’a la novella di lui si mostra feramente irato, ed imagina ben ch’alcun fedele abbia fatto quel furto, e che se ’l cele. 9 O fu di man fedele opra furtiva, o pur il Ciel qui sua potenza adopra, che di Colei ch’è sua regina e diva sdegna che loco vil l’imagin copra: ch’incerta fama è ancora se ciò s’ascriva ad arte umana od a mirabil opra; ben è pietà che, la pietade e ’l zelo uman cedendo, autor se ’n creda il Cielo. 8 5) T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto IV, ott. 1, 4-5 Per creare scompiglio nel campo dei crociati Plutone (personificazione del demonio) manda sulla terra i suoi demoni. 1 Mentre son questi a le bell’opre intenti, perché debbiano tosto in uso porse, il gran nemico de l’umane genti contra i cristiani i lividi occhi torse; e scorgendogli omai lieti e contenti, ambo le labra per furor si morse, e qual tauro ferito il suo dolore versò mugghiando e sospirando fuore. *…+ 4 Tosto gli dèi d’Abisso in varie torme concorron d’ogn’intorno a l’alte porte. Oh come strane, oh come orribil forme! quant’è ne gli occhi lor terrore e morte! Stampano alcuni il suol di ferine orme, e ’n fronte umana han chiome d’angui attorte, e lor s’aggira dietro immensa coda che quasi sferza si ripiega e snoda. 5 Qui mille immonde Arpie vedresti e mille Centauri e Sfingi e pallide Gorgoni, molte e molte latrar voraci Scille, e fischiar Idre e sibilar Pitoni, e vomitar Chimere atre faville, e Polifemi orrendi e Gerioni; e in novi mostri, e non più intesi o visti, diversi aspetti in un confusi e misti. 6) T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto VII, ott. 114-16 Mentre Raimondo di Tolosa sta sconfiggendo in singolar tenzone Argante, una tempesta tremenda – causata da esseri infernali – costringe i cristiani a rientrare all’accampamento. 114*…+ Ma la schiera infernal, ch’in quel conflitto, la tirannide sua cader vedea, sendole ciò permesso, in un momento l’aria in nube ristrinse e mosse il vento. 115 Da gli occhi de’ mortali un negro velo rapisce il giorno e ’l sole, e par ch’avampi negro via più ch’orror d’inferno il cielo, così fiammeggia infra baleni e lampi. Fremono i tuoni, e pioggia accolta in gelo si versa, e i paschi abbatte e inonda i campi. Schianta i rami il gran turbo, e par che crolli non pure le quercie ma le rocche e i colli. 116 L’acqua in un tempo, il vento e la tempesta 9 ne gli occhi a i Franchi impetuosa fère, e l’improvisa violenza arresta con un terror quasi fatal le schiere. *…+ 7) T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto XII, ott. 65-66, 68 Clorinda, in punto di morte, chiede perdono e perdona a sua volta il suo uccisore Tancredi, e gli chiede il battesimo. 65 Segue egli la vittoria, e la trafitta vergine minacciando incalza e preme. Ella, mentre cadea, la voce afflitta movendo, disse le parole estreme; parole ch’a lei novo un spirto ditta, spirto di fé, di carità, di speme: virtù ch’or Dio le infonde, e se rubella in vita fu, la vuole in morte ancella. 66– Amico, hai vinto: io ti perdon… perdona tu ancora, al corpo no, che nulla pave, a l’alma sì; deh! per lei prega, e dona battesmo a me ch’ogni mia colpa lave. – In queste voci languide risuona un no so che di flebile e soave ch’al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza, e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza. Tancredi scopre essere l’amata Clorinda il guerriero che ha trafitto: il dolore quasi l’uccide. *…+ 68 Non morì già, ché sue virtuti accolse tutte in quel punto e in guardia al cor le mise, e premendo il suo affanno a dar si volse vita con l’acqua a chi co ’l ferro uccise. Mentre egli il suon de’ sacri detti sciolse, colei di gioia trasmutossi, e rise; e in atto di morir lieto e vivace, dir parea: «S’apre il cielo; io vado in pace.» 8) G.M. Anselmi, Gerusalemme Liberata, in Letteratura Italiana, diretta da A. Asor Rosa, Le opere, vol. II, Einaudi, Torino 1993 Com’è noto Tasso, all’altezza della Liberata *…+ ritiene ancora essenziale, per una migliore funzionalità del docere, che il delectare4 sia adeguatamente presente anche nel poema eroico: di qui la scelta di un “meraviglioso” di ispirazione cristiana, *…+ che rivisita i luoghi dell’immaginario cristiano del magismo, dei paesaggi edenici deputati all’Amore (il regno di Armida), delle metamorfosi della natura e del cuore degli uomini: vi è infatti, in Tasso, un meraviglioso inusitato, un meraviglioso del cuore e dei sentimenti, 4 Insegnare… divertire 10 psicologico potremmo dire. È “meravigliosa” la conversione di Armida ma non meno “meravigliosi” sono l’insanabile, disperato, cupo dolore di Tancredi per l’uccisione dell’amata e la stupefacente resa amorosa di Rinaldo, anche dopo la sua liberazione dall’incantesimo. Vi è insomma una gradazione del “meraviglioso” e del “fantastico” che dagli incommensurabili scenari cosmici e inferi si dispiega verticalmente fino alle agostiniane, insondabili profondità del cuore dell’uomo. 9) T. Tasso, Lettera del Tasso a Silvio Antoniano Sappia ancora, che ne gli incanti e ne le meraviglie io dico non molte cose le quali non mi siano somministrate da l’istorie, o almeno non me ne sia porto alcun seme, che sparso poi ne’ campi de la poesia produce quelli alberi che ad alcuni paiono mostruosi: perché sono cose intieramente trasportate da l’istoria; *…+. Ma s’egli sia lecito al poeta l’aggrandir questo fatto, e s’importi a la religione che si variino per maggior vaghezza alcune circostanze, a Vostra Signoria ne rimetto il giudicio. Questo solo a me pare di poter dire senza arroganza, ch’essendo l’istoria di questa guerra molto piena di miracoli, non conveniva che men mirabile fosse il poema. 8. LETTURA DELLE SEGUENTI OPERE a) b) c) d) W. SHAKESPEARE, Il mercante di Venezia J. W. GOETHE, I dolori del giovane Werther E. BRONTË, Cime tempestose G. LEOPARDI, Operette morali STORIA Svolgimento degli esercizi dall’1 al 10 dell’unità 12, da pag. 420 a pag. 423. Ripasso dell’unità 12, Impero, Francia e Inghilterra nel XVII secolo (pagg. 392-417). 11