quando il disegno racconta il pensiero - 100 teatri 4
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quando il disegno racconta il pensiero - 100 teatri 4
I 100 TEATRI DEI BAMBINI STRUMENTI DI ESPLORAZIONE SCIENTIFICA NELL’UNIVERSO DELLE COSE , DEL TEMPO E DELLA NATURA di : Angelo Rimondi Formatore nella Didattica delle Scienze e dell’ Educazione Ambientale PARTE QUARTA QUANDO IL DISEGNO RACCONTA IL PENSIERO “ Ogni disegno è una esperienza di apprendimento, una forma di organizzazione concettuale attraverso la quale si prova a raccontare quale personale consapevolezza si è raggiunta intorno alla natura e al funzionamento delle cose ... Per imparare ad avvicinarsi alle forme più accreditate della conoscenza, ogni bambino ha bisogno di concepirle e di rifarle con la sua testa : il disegno costituisce allora una finestra sulla sua elaborazione cognitiva e può diventare una piattaforma di lancio straordinaria ... Il disegno è una strategia unica e molto speciale per osservare il proprio pensiero, per studiarlo e per abituarsi a rifletterci sopra, esattamente quando incomincia a prendere forma e ad essere vivamente modellato ... “ ( V. Lowenfeld , W. Brittain , L. Malaguzzi ) E’ nella tradizione di tutta la scuola e nella convinzione di tutto il pensiero pedagogico che il disegno libero ed espressivo , realizzato da tutti i bambini come una scoperta ed uno strumento per raccontare il proprio universo di emozioni e di percezioni, debba essere circondato da una venerabile quanto compiaciuta e meravigliata attenzione : a questa modalità di rappresentazione viene riconosciuta una dignità artistica, poetica e antropologica ed una funzione molto importante per comprendere i complicati vissuti della mente infantile. Tentiamo qui di prospettare una dignità non meno rilevante anche per il disegno scientifico e razionale , ideato ed allestito da moltissimi allievi come un Teatro delle Osservazioni e delle Immaginazioni, durante il quale tutti, uno alla volta, vengono guidati a modulare in forma colorata significative e convincenti raffigurazioni della realtà, dei suoi variopinti fenomeni, delle sue spettacolari manifestazioni e dei suoi comportamenti: rappresentazioni della natura che tentano di soccorrere le varie incertezze del narrare, di colmare i vuoti e le pause del dire, di allentare le rigidità dell’argomentare, di supportare l’inflessibilità di quelle parole così discontinue e frammentarie, che vengono apposta ritagliate per provare a descrivere un mondo che sfugge tuttavia ad ogni divisione, nella sua complessità e nella sua inafferrabile continuità reticolare. Il disegno scientifico è il tentativo di riprodurre quello straordinario disegno della natura che, senza utilizzare, prima della comparsa umana, lo stratagemma della parola, ha costruito la propria fortuna sulla scommessa del mettersi in forma ; nell’affidare la propria natura di diventare Natura ad una materia lavorata, plasmata, provata e molte volte riprovata ; ad una materia-energia progettata inseguendo le tracce lasciate da codici e da informazioni molecolari, per esistere prima nelle sue modalità cristalline, fluide e argillose, e poi nella diversità biologica di tutti gli organismi viventi. Ma, come le forme e le strutture delle cose sono sempre disegni di se stesse , messaggi e sorgenti di notizie, segnali e cognizioni ( per qualcuno che sia disponibile a captarli …) , ugualmente tutti i codici e le informazioni che contengono sono anche delle forme che possono essere disegnate oppure messaggi di forme e di strutture spesso in lento ma costante mutamento; forme dotate di contorni e di architetture che si possono delineare, sagomare e conformare : sono storie nel tempo che vengono succhiate e incorporate all’interno di ambienti, pieni di forze in tensione che le vanno a deformare, di campi dotati della proprietà di attirare o di respingere, di catturare e di agganciare, di arrotolare e di incastrare, di gonfiare e di espandere … fino a generare brandelli di sostanza più o meno elastica, viscida, scorrevole, gommosa, carnosa, ossificata … ; ed ancora, forme metaboliche che nascono e si riproducono sulla rottura di simmetrie, sulla perdita dell’omogeneità, per riapparire in un seguito incerto e relativamente probabile a guisa di grumi coagulati, di emulsioni bollose, di striature laminari e filamentose, di rigagnoli filiformi che si acciuffano, si agganciano e si annodano fra loro … fino a disegnare sistemi complicati di circolazione - gassosa, sanguigna, nervosa - ... fino a disegnare tecnologie elaborate e sofisticate di assorbimento e di assimilazione … fino a disegnare processi di vegetazione e di animalizzazione della materia. DISEGNI E ARCHITETTURE DELLA NATURA ________________________________________________________________________________ IMPALCATURE Lamine Fasce Tonache Tele Strati Cordoni Pareti Lamelle Reti Feltri Fasce Placche Barriere Reticoli Pavimenti Giunzioni Cerniere Arcate Zonule Colletti Guaine Fibrati Pellicole Travate Lembi Setti Tendini Sigilli Suture Ragnatele Legamenti Saldature Ponti Trabecole Embricature Tappezzature PAESAGGI Cripte Anelli Teche Isole Fossette Solchi Corone Anfratti Cavità Canalicoli Tasche Cribrosità Pieghe Alveoli Calici Gibbosità Condotti Anse Cappucci Striature Cisterne Lacune Fessure Pori Valli Incavature Orifizi Celle Cupole Strozzature Nicchie Gole Invaginazioni Avvallamenti Depressioni Insaccature MORFISMI Lobuli Inclusioni Festoni Gomitoli Ciuffi Clave Perle Villi Papille Creste Noduli Ciglia Flagelli Follicoli Peduncoli Tubuli Code Filamenti Linguette Vescicole Granuli Bulbi Seni Capsule Gangli Acini Ghiandole Grappoli Tappucci Cuscinetti Escrescenze Estroflessioni Protuberanze Mammellosità Globuli ………………. Da sempre i bambini e le bambine imparano a disegnare : scarabocchiano, impiastrano, macchiano, spalmano, colorano superfici di ogni materiale. Esprimono così i loro desideri, le paure e le ansie collegate ai rapporti con le persone e con il mondo; e ancora, le voglie di usare le mani per raccontare le loro esperienze più profonde, sperimentando anche pastrucci e miscugli per il gusto tutto esplorativo e sensitivo di tingere, di ungere, di imbrattare. E’ importante intervenire sopra questa disponibilità operativa, utilizzando tutte le situazioni possibili di laboratorio - quelle attività di animazione e di manipolazione più intimamente vissute che si vanno ad allestire con loro per incominciare quindi a domandare qualcosa di più : 1. Chiediamo di disegnare le cose che si fanno con il corpo e di rappresentare le articolazioni anatomiche impegnate in gesti e in azioni, in attività atletiche e coreutiche ( i rimbalzi, i saltelli, i dondolamenti, le capriole, i girotondi …; le piegature, le angolazioni, i ruotamenti, gli allungamenti, le distensioni, le contrazioni, gli avvitamenti … ) ; 2. Chiediamo di rappresentare tutte le forme di movimento vegetale ed animale ( i germogliamenti, gli avvolgimenti, gli attorcigliamenti, le ramificazioni, ; i rotolamenti, gli scivolamenti, gli strisciamenti , gli arrampicamenti, i tuffi, le immersioni … ) ; 3. Chiediamo di disegnare le dinamiche e le balistiche degli oggetti volanti chiaramente identificati ( le traiettorie, gli svolazzamenti, i veleggiamenti; le accelerazioni, i rallentamenti, le rincorse, le cadute, i caricamenti e gli smorzamenti ) ed ancora le tracce, le piste, le gimkane, i labirinti, le mappe; i tragitti dei corpi naturali e artificiali ( nella forma di orme e di impronte, di sagome e di stampi ) ; i mosaici, i cubetti, le costruzioni ; 4. Chiediamo di disegnare gli strumenti / gli attrezzi / gli utensili / i dispositivi che vengono utilizzati per fare certe cose ( gli imbuti, le tenaglie, i tegami, i setacci, le forbici, i martelli, le seghette, gli scolapasta, i frullini, le posate, i rastrelli, le palette, i contagocce, i tritacarne, i macinini, le siringhe, le stoviglie, i fornelletti, i ferri da stiro … ) ; ed ancora le molteplici tecnologie motorie nei funzionamenti delle apparecchiature domestiche, di quelle industriali e del trasporto ( le molle, le rotelle, le chiavette, le manovelle, le cinghie di trasmissione, gli ingranaggi, gli stantuffi, i nastri trasportatori, i tubi di scorrimento … ) ; 5. Chiediamo di raccontare con i colori i moltissimi viaggi dentro le strutture, dentro le architetture, dentro gli interni degli oggetti, dei manufatti, dei giocattoli, degli elettrodomestici, degli automi e dei robot, degli organi e degli organismi, delle parti animali e vegetali … imparando a misurarsi per la prima volta con il disegno delle cose che non si possono vedere … ma si possono solo immaginare … ; 6. Domandiamo, infine, il disegno delle cose che cambiano, che subiscono alterazioni, che si trasformano, che reagiscono fra di loro unendosi e dividendosi; di quelle che si infilano, che vengono assorbite / catturate / intrappolate; di quelle che si ingrossano e si allungano, di quelle che si riempiono e si svuotano, di quelle che si gonfiano e che si sgonfiano; di quelle che invadono / esplodono / diffondono / infettano; di quelle che spuntano / sbocciano / succhiano / crescono / digeriscono / invecchiano / muoiono e vanno in putrefazione … Vogliamo dunque che i bambini e le bambine provino a rappresentare con il disegno i fenomeni più semplici, quelli inizialmente osservabili e percepibili con tutti i sensi – attraverso escursioni ed esplorazioni negli universi delle qualità e dei comportamenti – per complicarli successivamente fino a penetrare nei continenti delle quantità e delle misure, con gli occhi di chi può guardare oramai oltre le apparenze, dentro i meccanismi più segreti, dentro i rumori dei processi, dentro i sapori e gli odori delle cose : l’immaginazione allora dovrà farsi così piccola ed impercettibile, da riuscire ad infiltrarsi nel mondo dei colori e delle trasparenze, nei flussi molecolari del calore, all’interno dei fluidi più sottili ed impalpabili, nell’oceano delle affinità, delle attrazioni e delle repulsioni magnetiche, ai confini del microscopico indivisibile o del divisibile transfinito ... Nel momento in cui, fra i 3 anni e i 3 anni e mezzo, il pensiero del bambino trapassa da un modello squisitamente cinestetico ( è il periodo dello scarabocchio disordinato e poi, poco dopo, quello dello scarabocchio controllato ) a un modello più immaginativo ( è il periodo dello scarabocchio identificato con un nome ) , si assiste ad una messa in relazione sempre più assidua e frequentata fra i movimenti di ogni tipo ed il mondo circostante : la linea allora comincia ad essere qualcosa di più che il semplice risultato di un percorso motorio e diventa gradualmente il confine di una forma, il contorno di un oggetto che spesso si accompagna ad una spontanea descrizione verbale … oppure viene preceduta da un annuncio scenografico e teatrale di rappresentazione di qualcosa che, ripetutamente in corso d’opera, può essere smentito per andare piuttosto a disegnare, o a designare, qualcos’altro ! Per questo, nel momento stesso in cui lo scarabocchio comincia ad acquisire un valore palesemente simbolico, diventa importante esaltare questa abilità, interrogando i bambini sui contenuti di ciò che hanno provato a raffigurare; facendosi spiegare, con tutta la delicatezza e la venerazione che questa procedura richiede, il significato dei tracciati verticali e di quelli orizzontali, e poi, nel seguito, di quelli diagonali, delle strisce intersecanti e di quelle ondulatorie, dei cerchietti svolazzanti incompiuti e di quelli conficcati in altre rigature : interrogare i bambini sui dettagli dei disegni che vengono esibiti deve diventare una parte rilevante dell’attività didattica di ogni insegnante … una forma di studio e di analisi per comprendere quali percezioni della realtà ogni fanciullo riesce a costruire, ritornando successivamente a conversare, a puntualizzare, ad osservare quello che si è voluto disegnare, per confrontarlo poi con le rappresentazioni di tutti e quindi, già verso i 5 anni, sottoporle a critica, alla rilevazione delle cose mancanti ( “ lui non ci ha messo quello ... lei non ha visto questo ... “ ) , di quelle male sistemate ( “ non doveva metterlo lì ... o sopra ... l’ha messo troppo vicino ... o lontano ... da ... “ ) o ancora di quelle male appiccicate … anche in relazione con punti o con parti di riferimento molto definiti e riconosciuti. Affinché sia possibile pervenire a dei risultati interessanti e produttivi, è preliminare riuscire ad allestire degli ambienti dove poter stimolare attenzioni e curiosità, gusti di fare e di esplorare : sono le Oasi incantate della Conoscenza ... i luoghi dove poter respirare una atmosfera capace di fare crescere il desiderio di impadronirsi dell’ intelligenza dei fatti e degli esperimenti , provando a riprodurla sulla carta, come una forma di controllo sulle cose appena adoperate, come una forma di potere sui comportamenti inaspettati, e appena constatati, delle sostanze e dei materiali esaminati. Non si tratta, allora, di parcheggiare i bambini nell’anonimato di qualche luogo spoglio e desolato, consegnando loro dei fogli bianchi per lasciarli liberi di disegnare quello che vogliono – in ossequio ad una inviolabile quanto naturalistica vocazione spontanea – e fino a comprimerli dentro rituali ripetitivi e tendenzialmente ossessivi ; e nemmeno si tratta, al contrario, di fornire loro delle consegne circostanziate o pre-strutturate , che rimangono generalmente inevase o che possono, al più, determinare risultati stereotipati e del tutto uniformi – in quanto lontane dalle esperienze di piacere, che si esaltano piuttosto nel gusto di esaminare in maniera progressivamente più analitica e minuziosa il mondo circostante. Qui prospettiamo, piuttosto, l’idea di costruire un forte affidamento sulla memoria dei Giochi, dei Teatri e dei Laboratori appena vissuti, procedendo quindi alla riproduzione narrativa ed orale dei percorsi frequentati, con tutti i loro momenti più salienti, per andare successivamente a rappresentarli, nella forma di modelli, attraverso le animazioni colorate dei disegni . Ogni elaborato potrà cominciare con un nome, con una espressione capace di identificarlo, con un raccontino che si farà gradualmente più articolato, fino a diventare un suggerimento, una didascalia, una spiegazione … Ogni insegnante dovrà metterci tutta la cura per riportare esattamente sul foglio le considerazioni sviluppate da ogni bambino per illustrare il personale disegno-pensiero , senza apportare correzioni di natura sintattico-grammaticale sulle parole o sui dialetti adoperati. Quindi, si dovrà dedicare moltissimo impegno e tantissima considerazione - e per tutto il tempo ritenuto necessario - alla trasformazione dell’elaborato inizialmente presentato in una storia veramente prolungata, ricca di particolari e di sfumature, decisamente più compiuta e soddisfacente. Noi abbiamo verificato che, dentro attività decisamente coinvolgenti e coltivando con pazienza e con intensa partecipazione questa “ corrispondenza di amorosi sensi “ fra la voglia di guardare quello che si è sperimentato ed il gusto di raffigurare quello che si è guardato , è possibile arrivare con bambini e con bambine di 4-5 anni alla elaborazione di una striscia narrativa, esibita come una sequenza più o meno discontinua di immagini e capace di descrivere il cammino delle cose che cambiano nel tempo, che cambiano da sole o nei modi in cui noi riusciamo a farle cambiare . ( Vedi i Voll. 1,2,3,4 e 6 della Collana Gaia Scienza – Ed. Junior ) ZIBALDONE DI CRONO-STORIE ________________________________________________________________________________ Le bolle che spuntano Gli unti che si attaccano Le caccole che si asciugano Le supposte che si squagliano Le radici che succhiano I rumori che si propagano Le croste che si formano Gli sciroppi che guariscono I microbi che infettano Le pomate che si assorbono I metalli che arrugginiscono I liquidi che bollono I citrati che dissolvono I sali che si sciolgono I tessuti che si tingono Le aspirine che frizzano I fiori che sbocciano Gli embrioni che crescono I vulcani che esplodono Le pance che si gonfiano Le uova che si schiudono Le patate che si friggono Le cacche che si condensano Gli odori che diffondono Le colle che si appiccicano Le muffe che si espandono Le sporcizie che si lavano Gli elastici che si allungano I frutti che marciscono Le bolle che si gonfiano I semi che germogliano ……………………………. Le spugne che si impregnano Le candele che bruciano ……………………………….. Le palline che rotolano I pulcini che nascono I cervelli che ricordano …………………………….. I disegni, allora, possono diventare i protagonisti di un altro grande teatro e debuttare sul palcoscenico delle rappresentazioni per interpretare e per raccontare, nella forma di tantissime scenografie, il pensiero delle cose, del tempo e della natura ! I bambini dimostrano di starci, di volere coltivare questo esperimento, di ricercare con tanta diligenza e dedizione risultati soddisfacenti e gratificanti : 1. Con quelli proprio piccolini ( quelli di 3-4 anni ) – dentro angolini o cantucci molto confortevoli ed appartati – si possono soprattutto lavorare istantanee o fotogrammi di avvenimenti e di vissuti più o meno duraturi, attraverso l’uso di pastelli coloranti o di supporti pluri-sensoriali fabbricati con materiali eterogenei e policromatici ( stoffe, cartoncini, legnetti, conglomerati, vetri, lamierine, plastiche … ) , fino ad ottenere delle composizioni relativamente indipendenti e comunque variamente collegate ; oppure dei quadretti pittoreschi incredibilmente sconnessi, individuati e fissati per la loro rilevanza emotiva dentro momenti differenti , con un complesso di accessori coreografici più o meno pertinenti, ma senza una consapevolezza precisa e convincente degli andamenti temporali ; 2. Con quelli più grandicelli, ( quelli di 5-6 anni ) – anche nella forma di una ludica e feconda competizione – è possibile arrivare a dilatare la durata dei fenomeni osservati , rallentando (come alla moviola) o accelerando (come in un replay) accadimenti che, nello svolgersi reale, risultano rapidissimi (come la dissoluzione di una aspirina effervescente dentro l’acqua) oppure molto lenti (come la germinazione di un semino nella terra) . Si prova pertanto a documentarli con una successione di 3-4-5 fasi, non prima di avere ripetuto almeno un’altra volta tutta l’esperienza, stimolati e pungolati dalla domanda : “ Ma avete disegnato proprio tutto quello che si vede ... o quello che si è fatto ? “ e ritornando allora a spiare e ad esaminare i fatti, per riuscire come in una gara a catturare e poi a rappresentare il maggior numero di episodi, di particolari, di eventi effimeri e passeggeri , alla maniera di : “ vediamo chi riesce a trasportare sul foglio più cose degli altri ... vediamo chi riesce a disegnare quello che è successo dopo di questo ... o prima di quest’altro ... mentre di qua si faceva questo ... mentre di là avveniva quest’altro ... “ ) ; 3. Con i bambini decisamente più grandi ( quelli di 7, di 9, di 11 anni … ) , oramai lungamente esercitati ed allenati, si può arrivare ad ottenere una successione di figure che può articolarsi fino a 5-10 sequenze coordinate e, per quanto possibile, coerenti fra di loro: un vero e proprio crono-disegno , da srotolare come la pellicola di un film … ; una Storia Naturale capace di arrivare a compimento nell’arco di 21 giorni ( e quindi documentabile attraverso una progressione di 21 fotogrammi ) , come quelli necessari ad un pulcino per diventare un vero pulcino dentro un uovo … un uovo che non è possibile squarciare ogni giorno per verificare lo stadio di sviluppo raggiunto dall’organismo in formazione e che si può solamente immaginare per giustificare la metamorfosi finale ! Tutto questo disegnare può con-figurarsi allora come un vero e proprio : Teatro degli Istanti e dei Dettagli un teatro dei momenti rallentati e dilatati , un teatro dei processi materiali e delle loro variazioni, un teatro che può essere allestito come una sequenza di scenografie che vanno progressivamente a trasmutare in una spettacolare cinemato-grafia della natura , scandita dalle comparse e dalle scomparse inaspettate , dalle pause e dalle accelerazioni improvvise, dagli intervalli più o meno prolungati e dagli imprevedibili colpi di scena ... E’ la scoperta sempre più partecipata di un tempo dentro le cose , diverso per tutte le cose che si osservano, che si producono, che si trasformano, che si allevano … e perché ci vuole un tempo tutto speciale perché succeda un certo fatto e non un altro, un tempo per riuscire a modellare un certo materiale anziché un altro, un tempo per riuscire a preparare e a trasformare certe sostanze piuttosto che altre, un tempo infine per vedere crescere o spuntare certi organismi piuttosto che altri : è la percezione della dimensione di uno spazio temporale specificato per ogni processo che viene costruito / rinforzato / portato alla consapevolezza anche attraverso delle domande focalizzate sul confronto delle cognizioni gradualmente più meticolose e diligenti degli eventi e dei funzionamenti: “ quanto ci vuole per : diventare / modificarsi / scomparire / arrivare / scaricarsi / svilupparsi / consumarsi / assorbire / sciogliersi / cuocersi / nascere / invecchiare / morire / rovinarsi / infettare / marcire / inquinare ... ? “ In questo alternarsi di discorsi che fioriscono attorno ai disegni e di disegni che fioriscono intorno ai discorsi … le zollette che si sciolgono, le uova che si cuociono, le bue che guariscono, le macchie che si estendono, le muffe che formano i pennacchi, i peli che si allungano, le sferette che rotolano lungo un piano inclinato … acquisiscono finalmente una propria dignità, in quanto raccontati nella loro vivacità di esistere, nei cambiamenti che subiscono, nelle relazioni che sono capaci di instaurare quando vengono pensati dentro i loro ambienti del tutto singolari oppure nei substrati che vanno a modificare … ; quando cresce soprattutto l’impegno di guardare, con gli occhi e con la mente, nei terreni, nei tessuti, dentro i solventi, negli intestini, dentro le placente, sotto le epidermidi … luoghi che, una volta disegnati, possono diventare una occasione e un argomento per nuove e più stuzzicanti interrogazioni, forieri di problemi originali e mai visitati ; per scandagliare ancora dentro i fenomeni di sconfinamento, di evacuazione, di trasferimento, di attraversamento di buchi e di canali … : disegni, allora, che vorranno raccontarsi , essere tradotti e rappresentati per mezzo di altri strumenti comunicativi, come a preparare un ultimo grande Teatro : quello delle recitazioni e delle animazioni naturali ! (continua) _______________________________________________________________________________ Bibliografia C.W. Thompson – Crescita e forma – Ed. Boringhieri, Torino 1969 R. Thòm – Stabilità strutturale e morfogenesi – Ed. Einaudi, Torino 1980 F. Otto – L’architettura della natura – Ed. Il Saggiatore, Milano 1984 J.W. Goethe – Gli scritti scientifici - Vol. I Morfologia I : Botanica – Ed. Il Capitello del Sole, Padova 1996 A. Bell – La forma delle piante – Ed. Zanichelli, Bologna 1993 R. Casati, A.C. Varzi - Buchi e altre superficialità – Ed. Garzanti, Milano 1996 V. Lowenfeld, W. Brittain – Creatività e sviluppo mentale – Ed. Giunti, Firenze 1984 H. Aubin – Il disegno del bambino disadattato – Ed. Piccin, Padova 1985 C. Golomb – L’arte dei bambini – Ed. Raffaello Cortina, Milano 2004 L. Mancini – Il linguaggio del colore – Ed. Junior, Bergamo 1995 A. Stetsenko – La funzione psicologica del disegno infantile – in : M.G.Bartolini Bussi – Matematica. I numeri e lo spazio – Ed. Junior, Bergamo 2008 A. Rimondi – Gaia Scienza – Voll. 1,2,3,4 e 6 – Ed. Junior, Bergamo 2003-2004