Le personalità democratiche raccolte per la

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Le personalità democratiche raccolte per la
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La Cina raccontata dai cinesi ai cinesi
Le personalità democratiche raccolte
per la cerimonia di fondazione
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Polonews Rif.: 20090819
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Come in un vecchio film gli eventi di un tempo vengono rievocati. Ma cosa viene rievocato è al tempo stesso sorprendente e istruttivo. È ancora il Nanfang Ribao a raccontare quelle giornate. Nella
penna del giornalista ritorna l’entusiasmo delle liberazione, il senso di sforzo comune, collettivo che attraversò
tutta la Cina e che impressionò anche molti contemporanei. Ne esce dipinto un quadro di sforzo, impegno
comune che dà largo spazio alla parola “democratico”, “rappresentanza”, “fronte”. Il senso di impresa compiuta collettivamente (la liberazione dal Giappone) si sovrappone a quello dell’impresa da compiere (la costruzione della nuova Cina). Certo, le date non corrispondono, in mezzo c’è stata una guerra civile durata quasi
tre anni... Il ricordo non intende documentare quello che avvenne, non qui (ma forse mai, in Cina). Il ricordo
traccia un modello per un domani, per un progetto cui ispirarsi, una linea politica cui attenersi. Partecipazione, gestione collettiva, nomi un tempo tabù (Liu Shaoqi) ricompaiono come d’incanto: certo non è la prima
volta, ma in questa sede, in questa circostanza ricompongono un quadro unitario. Come se ormai sia giunto il
momento di dimenticare le divisioni di un tempo e la Cina possa marciare unita nel segno di un Partito Comunista che la rappresenta nel suo insieme e nella sua globalità.
Banale ricordare che è assai arduo rappresentare il 1949 in questo modo: non fu così, né il 1949 né gli anni che
seguirono. Senza volere parlare delle due grandi tragedie (Grande balzo in avanti e Rivoluzione culturale) i
primi dieci anni di vita della neonata Repubblica Popolare avvennero nel segno della repressione interna, di
arresti, esecuzioni e imprigionamenti di massa. Il cronista di questa testimonianza non intende certo tracciare
la storia di quello che avvenne in quei giorni, ma sottolineare quello che di quei giorni deve essere salvato e ripreso. Un segnale forte, fortissimo, per una città come Guangzhou da sempre molto sensibile alla vita interna
e democratica del partito e della nazione.
Una speranza del giornale o una iniziativa di più alto livello? Un progetto o un sogno presentato in una cornice assolutamente innocua? Probabilmente né l’uno né l’altro: ma un passo, un passo in più, verso la riduzione
a primus inter pares di Mao, al recupero dell’eredità politica degli altri membri del partito e di tutti coloro che
nel partito non c’erano e non erano entrati. Un segnale comunque importante per l’oggi di un partito che sembra muovere passi molto lenti e prudenti verso una gestione meno totalitaria del paese. Chissà...
Quest’anno è il 60° anniversario non solo della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, ma anche della
cooperazione multipartitica e del sistema di consultazione politica guidate dal Partito Comunista Cinese. Alla
cerimonia di fondazione, la ricchezza della disposizione dei personaggi a Piazza Tian’anmen mostrava l’ampia
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rappresentatività della neonata repubblica.
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Ricordi
Lo Slogan del Primo Maggio invoca la Conferenza Politica Consultiva del Popolo
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Già durante la guerra antigiapponese e la lotta contro il regime reazionario del Guomindang, il Partito Comunista Cinese costruì delle relazioni di collaborazione con i partiti democratici. Nel 1948, nella condizione di una
ormai prevedibile vittoria a livello nazionale dell’Esercito Popolare di Liberazione, il Comitato Centrale del PCC
aveva emanato il 30 aprile lo “Slogan del ricordare la Festa del Lavoro del Primo Maggio” (d’ora in poi abbreviato come “Slogan”). Lo Slogan richiamava all’unità i lavoratori dell’intero paese, al fine di costruire la nuova
Cina combattendo insieme; richiamava ogni partito democratico, ogni organizzazione civica, ogni eminente
personaggio della società a convocare la Conferenza Politica Consultiva del Popolo, per discutere e realizzare
un Congresso del Popolo, stabilendo un governo di coalizione democratico. Lo Slogan del Primo Maggio del
Partito Comunista Cinese ispirò grandemente tutti i partiti democratici nella dura lotta.
Il 5 maggio, il Comitato Rivoluzionario del Partito Nazionalista, la Lega Democratica, l’Associazione per la promozione della democrazia, il Partito Populista, il Partito Democratico dei Contadini e dei Lavoratori e altre formazioni, insieme a Li Jishen, He Xiangning, Shen Junru, Zhang Bojun, Ma Xulun, Cai Tingkai, Tan Pingshan,
Guo Moruo ed altre personalità democratiche senza affiliazione partitica, inviarono un telegramma congiunto
a Mao Zedong, in risposta allo Slogan del Primo Maggio del PCC supportando la convocazione della nuova
Conferenza Politica Consultiva del Popolo. Allo stesso tempo, inviarono un telegramma a tutti i giornali nazionali e ai compatrioti di tutto il paese, sottolineando che lo Slogan del Primo Maggio del PCC “riguarda il futuro
della nazione, ed è di somma importanza. Che le personalità dell’intero paese si riuniscano rapidamente per
deliberare, studino un metodo per sradicare la reazione e realizzare la democrazia”. Dopo poco, anche l’Alleanza Autonoma Democratica di Taiwan e la Società Democratica per la costruzione dello Stato rilasciarono una
simile dichiarazione.
Agli inizi della costruzione del paese, la situazione che la Nuova Cina si trovava a dover fronteggiare era estremamente seria, e il compito di dover stabilizzare gli affari politici e migliorare l’economia era ben arduo. Ciò
richiese al nostro Partito un ulteriore consolidamento e sviluppo del Fronte Unito democratico popolare, unendo con il massimo sforzo tutte le forze che potevano essere riunite, e superando le difficoltà che si aveva di fronte, per completare a fondo la rivoluzione democratica, combattendo insieme l’imperialismo per una graduale
transizione verso il socialismo. Il compagno Mao Zedong affermò che noi durante la Guerra di Resistenza nei
confronti dei partiti democratici avevamo lo slogan “unirsi, resistere, progredire”, e che oggi esso doveva essere
“unirsi, costruire, progredire”.
Nel marzo 1949, nel secondo plenum del Settimo Congresso del Partito, il Presidente del Comitato Centrale del
PCC Mao Zedong diede una spiegazione completa del Fronte Unito democratico popolare nella nuova situazione.
Nel settembre 1949, tutti i partiti democratici presero parte insieme al PCC alla prima sessione plenaria della
Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese, partecipando alla formulazione del “Programma Comune
della Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese”, che aveva le caratteristiche e la funzione di una costituzione provvisoria. La Conferenza proclamò la fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Tra le norme del
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“Programma Generale” adottate, la natura della Repubblica Popolare Cinese è quella di una nuova democrazia,
vale a dire di un paese di democrazia popolare, che pratica la dittatura democratica popolare sotto la guida della
classe operaia, che ha come fondamento l’alleanza tra operai e contadini, che riunisce tutte le classi democratiche e i popoli di tutte le nazionalità del paese. In questa sessione, fece i primi passi la formazione della struttura
della cooperazione multipartitica e del sistema di consultazione politica guidati dal Partito Comunista.
Svelare il segreto
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Rifiutato l’invito di Li Zongren, Song Qingling procedette risolutamente
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Intorno al periodo della cerimonia di fondazione dello Stato, innumerevoli personalità esterne al partito diedero un immenso contributo alla fondazione della Nuova Cina.
Nel pomeriggio del primo ottobre 1949, sulla terrazza di Tian’anmen per la cerimonia di fondazione della Repubblica Popolare Cinese, affollati attorno a Mao Zedong oltre a Zhu De, Liu Shaoqi, Zhou Enlai ed altri leader
del Partito, c’erano anche Song Qingling, Li Jishen, He Xiangning, Shen Junru ed altre 16 famose personalità
democratiche. Ciò rivela lo status di regime di coalizione guidato dal PCC, e riflette anche l’ampia rappresentatività posseduta dalla neonata repubblica, ed è una nuova fase del Fronte Unito democratico popolare del nostro
paese.
La lettera personale di Mao Zedong commuove Song Qingling
Nella primavera 1949, l’Esercito Popolare di Liberazione passava da una vittoria all’altra. Per edificare politicamente un baluardo difensivo che resistesse alla continua avanzata verso sud dell’armata, Li Zongren reclutò
apertamente personalità democratiche ed eminenti personaggi della società per partecipare al suo governo;
Song Qingling era il suo primo obiettivo. Ma Song Qingling rifiutò nettamente l’invito di Li Zongren. Voleva
restare a Shanghai, e prepararsi a dare il benvenuto alla gloriosa vittoria in guerra dell’Esercito di Liberazione.
Anche il Comitato Centrale del PCC era in ansia per la sicurezza di Song Qingling, a causa del suo status peculiare e dell’ambiente pericoloso; sulla questione della sua partecipazione alla Conferenza Politica Consultiva, esso
assunse una posizione estremamente discreta.
Nel gennaio 1949, Zhou Enlai sottolineava in un telegramma volto al controllo dei leader della Cina meridionale: “Primo, bisogna mantenere il riserbo, e inoltre non si può essere frettolosi. Secondo, è necessario che la
moglie di Sun [Yatsen] sia assolutamente d’accordo, non si può interferire o forzarla minimamente. Se ci sarà
pericolo, meglio non muoversi”.
Il 27 maggio, Shanghai veniva liberata. Gli ostacoli alla partecipazione di Song Qingling erano rimossi. Il Comitato Centrale del PCC inviò appositamente Deng Yingchao [moglie di Zhou Enlai, N.d.T.] per una visita ufficiale
a Song Qingling a Shanghai: Deng le consegnò le lettere di Mao Zedong e Zhou Enlai.
Nella sua lettera, Mao scriveva: “Sono quasi 4 anni che Chongqing viola i patti. Ora la vittoria della rivoluzione
in tutto il paese è imminente: per costruire un progetto nazionale, è urgente discutere. Abbiamo appositamente
inviato la compagna Deng Yingchao a farle visita per invitarla. La speranza è pronta perché la pace giunga, le
chiedo consiglio. In rispettosa attesa”.
Terminata la lettura della lettera, Song Qingling aveva le lacrime agli occhi, e acconsentì con gioia a partecipare.
Con l’invito del Comitato Centrale del PCC, i dirigenti di tutti i partiti democratici e le personalità democrati
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giunsero l’una dopo l’altra a Beiping per prender parte alla Conferenza Politica Consultiva.
Nell’agosto 1948, Cai Tingkai, Tan Pingshan, Shen Junru, Zhang Bojun lasciarono Hong Kong per procedere
verso le zone liberate dal Partito Comunista. Zhou Enlai, attraverso la moglie di Liao Zhongkai, contattò Li
Jishen per farlo giungere. Zhou formulerà inoltre di persona un piano, per permettere a Li Jisheng di liberarsi
della sorveglianza delle spie, e il 25 febbraio egli giungeva a Beiping.
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Zhou Enlai “cura la Capanna d’erbe” e Huang Yanpei “lascia l’eremitaggio”
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All’inizio della fondazione della nazione, molte personalità democratiche assunsero la funzione di alti funzionari governativi. Lo Scrittore Hao Zaijin nel suo libro “La Repubblica consultiva: diario della politica del partito
nella Cina del 1948-1949” ha fornito di ciò una dettagliata narrazione.
Nel settembre 1949, quando la prima sessione della Conferenza Politica Consultiva portò avanti l’agenda del
personale, l’apparizione della lista dei 6 vicepresidenti del Governo Popolare Centrale suscitò alcune controversie, fra le quali c’era il fatto che ce n’erano 3 del PCC e 3 che erano personalità democratiche.
Zhou Enlai aveva lavorato all’interno del Partito nel fronte unito con responsabilità relative alla divisione del
lavoro. Egli svolgeva il ruolo di rappresentante dei membri del Partito, e si augurava di non dover affrontare
discussioni sul passato di alcune personalità democratiche. Lui che conosceva più di tutti tali personalità, spiegò a tutti le circostanze che in passato avevano portato Li Jishen, Zhang Lan ed altri a proteggere in segreto la
rivoluzione.
Prima delle elezioni della Conferenza Politica Consultiva del 30 settembre, Zhou Enlai e Lin Boqu emisero il
“Comunicato Urgente sulle questioni relative alle elezioni del gruppo del Partito alla Conferenza Politica Consultiva del Popolo della Cina”, richiedendo che tutti i rappresentanti del partito votassero per le personalità al di
fuori di esso. Anche Mao Zedong richiamò i compagni del partito su tale punto. Il pomeriggio di quel giorno, le
elezioni della Conferenza proclamavano che le personalità esterne al Partito erano state tutte elette, e che inoltre
il numero delle preferenze era molto alto! Vicepresidenti del Governo Centrale del Popolo erano: Zhu De, Liu
Shaoqi, Song Qingling, Li Jishen, Zhang Lan, Gao Gang. Le personalità democratiche erano la metà. L’esperto
in materie giuridiche Shen Junru, il quale godeva della fiducia popolare, assunse l’incarico di Presidente della
prima Suprema Corte Popolare.
Zhou Enlai aveva estremo rispetto per le personalità democratiche, e negli impegnativi meeting molte volte
si rivolse a loro, e fu inoltre amico devoto di molti di essi. Egli nominò un leader popolare molto influente nei
circoli industriali e commerciali, Huang Yanpei, il quale assunse gli incarichi congiunti di Vice-premier e di Ministro dell’Industria leggera. Tuttavia, Huang Yanpei si rifiutava di diventare un funzionario. Quella sera, Zhou
Enlai si recò di persona a fargli visita.
Huang Yanpei, che non amava parlare, aveva incollato un foglio fuori della porta: “Chiunque voglia venire telefoni prima, altrimenti non sarà il benvenuto”. Lo stretto corridoio oltre la porta era pieno di mattoni di carbone,
e i visitatori dovevano stare attenti a dove mettevano i piedi. Ma Zhou Enlai andò comunque. Al buio, attraversò
il corridoio tra i mattoni di carbone, e nella casa di Huang Yanpei parlò schiettamente per più di due ore, invitando infine Huang Yanpei a “lasciare l’eremitaggio”.
Fu Zuoyi fu un funzionario meritevole nella liberazione di Beiping; Zhou Enlai dava estrema importanza anche
alla sua collocazione. E poiché sapeva che egli si augurava di costruire un sistema di raccolta delle acque presso
il Fiume Giallo per dar luogo a fattorie in cooperativa, allora nominò Fu Zuoyi Ministro dei Lavori Idraulici.
Inoltre, nominò anche Li Shucheng, personalità democratica extra-partito, come Ministro dell’Agricoltura.
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Storia orale
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In un comunissimo quartiere dormitorio di Pechino, il cronista è riuscito ad intervistare Li Peiyu, figlio di Li
Jishen. Questo ingegnere meccanico, che quest’anno compie 82 anni, ha raccontato le vicissitudini di 60 anni
fa, dell’elusione delle spie del Kuomintang e dell’arrivo a Pechino, e infine della partecipazione insieme al padre
Li Jishen alla giornata della Cerimonia di fondazione della nazione, che resta ancor oggi fresca nella sua memoria. Sebbene abbia vissuto più di metà della sua vita a Pechino, l’anziano Li Peiyu è ancora capace di parlare un
po’ di cantonese. Egli dice: “Sono nato a Canton e cresciuto ad Hong Kong. Negli anni trenta del secolo scorso,
quando le truppe giapponesi ci invasero, vedemmo con i nostri occhi gli aerei giapponesi far saltare in aria con
le bombe numerosi civili cinesi. Mio padre avvertiva acutamente la debolezza delle forze aeree cinesi, e perciò
fece entrare me e mio fratello minore nell’Istituto dell’Aeronautica”.
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Il Partito Comunista clandestino mi ha aiutato a sfuggire agli arresti domiciliari delle forze di
spionaggio
Un giorno del 1946, quando facevo far visita a mio padre, vedevo che Zio [onorifico, N.d.T.] Feng Yuxiang
veniva tutti i giorni, per consultarsi con mio padre su come si dovesse agire. In origine, essi avevano avuto
divergenze con Jiang Jieshi [Chiang Kai-shek] sul punto se ci si dovesse alleare con i comunisti o se si dovesse
combatterli. All’epoca, Jiang Jieshi aveva telefonato tre volte da Lushan per invitare mio padre. Allora, dopo essere salito sul Lushan, egli scrisse una lettera di più di dieci pagine, in cui con parole aspre ma con buone intenzioni ammoniva Jiang a seguire il volere di Sun Yatsen, ad arrestare la guerra civile e ad allearsi con i comunisti.
Dopo aver dato direttamente la lettera a Jiang, andò via. In realtà, egli aveva perfettamente compreso che Jiang
era sordo a queste opinioni. Dopo aver fatto ritorno a Nanchino, mio padre ogni giorno andava in jeep con Zio
Feng Yuxiang da Zio Zhou Enlai per parlare di come stabilire un governo popolare. Nel 1947, mio padre poiché
doveva inviare mio fratello Li Peijin in America come studente, prese a Shanghai la nave per Hong Kong, e lì
fondò il Comitato rivoluzionario del Partito Nazionalista cinese. Questa era una manifesta rottura con Jiang, ed
era inoltre una preparazione alla cooperazione con il Partito Comunista.
Allora, nel 1948 Jiang fece arrestare e imprigionare mio fratello maggiore Li Peiwen. Allora, mi ero diplomato
all’Istituto giovanile aeronautico della Contea di Jiao nel Sichuan; prima di entrare formalmente a far parte
della Scuola di aviazione delle Forze aeree, tutti avevano un mese di vacanza, e io avevo in animo di recarmi
ad Hong Kong per riunirmi a mio padre. Ma il caposezione dell’indottrinamento politico mi comunicò che il
Quartier generale delle Forze aeree mi tratteneva, e che non dovevo lasciare il Sichuan. Io ero con il Gruppo
29, ma mi inviarono a volare con il Gruppo 28: volevo stare con i compagni del Guangdong e del Guangxi. Ma
i compagni mi dissero che le autorità gli avevano detto di tenermi sotto osservazione. E mio fratello minore Li
Peiqiong, il quale stava all’Istituto giovanile dell’Aeronautica del Sichuan, fu anche lui tenuto sotto sorveglianza.
E così, tutti noi tre fratelli eravamo nelle mani di Jiang, eravamo divenuti ostaggi.
Ma quanto a mio padre, che era già giunto ad Hong Kong, ci si preparava ad inviare qualcuno ad assassinarlo.
Vicino casa mia vivevano delle spie, ed inoltre anche il governo inglese di Hong Kong aveva scelto un luogo
per lo spionaggio. Ma tutto ciò non rese inquieto mio padre, poiché Zhou Enlai gli aveva spiegato che il Partito
Comunista clandestino lo proteggeva segretamente: il collegamento era il compagno Pan Hannian. Per tenere
i contatti con mio padre, gli scrissi una lettera segreta, e la misi nell’astuccio della penna di un compagno che
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doveva andare ad Hong Kong a far visita ai familiari, dandogli l’incarico di consegnarla a mio padre. In risposta,
mio padre mi scrisse delle modalità di collegamento del Partito clandestino.
Giunti al giorno accordato con il Partito clandestino, io ruppi intenzionalmente il grammofono che stava nella
Sala Zhongshan dell’Istituto, e approfittando di essere andato a ripararlo ingannai le spie, contattando i delegati
del Partito clandestino. Mi camuffai da ufficiale dell’Armata di terra del Guomindang; giunsi a Shanghai per
cercare i contatti del Partito clandestino, abbandonando l’Istituto di Ingegneria aeronautica.
Molto presto, Jiang emanò un ordine per la mia cattura, che parlava di tre grandi reati: ero volato a Yan’an,
avevo incitato i compagni ad andare nella zona liberata, ed inoltre avevo anche sottratto documenti segreti. Nel
caso fossi stato catturato, dovevo essere giustiziato sul posto.
Ma in quel momento, attraverso l’organizzazione clandestina del Partito a Shanghai, avevo lasciato la città su un
cargo di una compagnia di navigazione inglese, ed ero giunto in tutta sicurezza ad Hong Kong.
Durante il “4-12” mio padre aiutò gli uomini del Partito Comunista a spostarsi
Mentre io mi trasferivo da Shanghai ad Hong Kong, mio padre attraverso l’organizzazione clandestina del Partito si era imbarcato sotto falso nome su una nave sovietica, giungendo sano e salvo a Pechino. Inoltre, anche
mio fratello minore che stava nel Sichuan riuscì a sfuggire alla sorveglianza. Noi sette fratelli e sorelle ci riunimmo ad Hong Kong; anche il fratello maggiore fu salvato da Zhang Fakui, diventando insegnante all’Università
Lingnan di Canton.
Mio Padre è uno dei primi fondatori dell’Accademia militare di Huangpu [Whampoa], ed era amico di molti
leader del Partito Comunista. Quando il 12 aprile 1927 Jiang Jieshi [Chiang Kaishek] diede ordine di spazzare
via il Partito Comunista, mio padre consegnò il testo di Jiang “Purgare il Partito” a dei contatti del Partito Comunista perché lo leggessero, ed inoltre ritardò per tre giorni il momento delle operazioni: ciò fece sì che molti
uomini del Partito Comunista riuscissero a trasferirsi. Inoltre, essi chiesero anche a Liang Shuming di rilasciare
un gruppo di membri del Partito Comunista che erano già stati arrestati. Ma il massacro non poté essere evitato,
il che diede a mio padre per tutta la vita un senso di colpa.
Tra i leader del Partito Comunista, le relazioni tra mio padre e Zhou Enlai, dopo essersi conosciuti in quegli anni
all’Accademia di Huangpu, furono ottime. Mao Zedong e Zhou Enlai erano in grado di capire il passato di mio
padre. Nel corso del progetto per la Nuova Cina, Zhou Enlai discusse con sincerità insieme a mio padre su ogni
aspetto. Inoltre, poiché mio padre amava gli scacchi giapponesi e il biliardo, i marescialli Ye Jianying, He Long
e Chen Yi venivano spesso a casa mia a giocare a scacchi e a biliardo con lui.
Nel 1949, mia madre morì di cancro ad Hong Kong, e mio padre che era a Pechino non poté vederla per l’ultima
volta. Allora abitava al Beijing Hotel, partecipando nervosamente a molti lavori preparativi.
Nel giugno di quell’anno, dopo aver seppellito mia madre, attraverso l’organizzazione clandestina del Partito
mi spostai a Pechino e rincontrai mio padre, dando inizio alla mia nuova vita. Il giorno successivo al mio arrivo,
Zio Zhou Enlai venne a casa mia a vedermi, e a chiedermi circa le mie aspirazioni. Gli risposi che intendevo
ancora specializzarmi in ingegneria aeronautica o meccanica. Allora, Zhou Enlai mi portò a studiare al Collegio
di Ingegneria dell’Università di Pechino, e dopo essermi laureato nel 1952 io divenni uno dei primi ingegneri
formatisi nella Nuova Cina.
Quel pomeriggio del primo ottobre 1949, mio padre, indossando quell’abito di Zhongshan statale [da noi detto
“abito di Mao”, in realtà in Cina detto “Di Zhongshan” cioé di Sun Yatsen, N.d.T.], partecipò sulla terrazza di
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Tian’anmen insieme al Presidente Mao e ad altri leader alla Cerimonia di Fondazione. Mentre io, in qualità di
studente dell’Università di Pechino, ero nel gruppo di studenti nella piazza. I miei fratelli e sorelle osservavano
dal non lontano Beijing Hotel questa scena maestosa e solenne.
Dieci anni dopo, nei tre giorni in cui mio padre fu gravemente malato, il Premier Zhou Enlai si recava ogni
giorno a fargli visita. E lo stesso Zhou chiedeva: “I familiari di Li Jishen sono in buone condizioni?”. Questo
tipo di sincero interessamento da parte di un leader del Partito Comunista per una personalità democratica ci
commosse profondamente, e lo ricorderò per sempre.
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(Trad. Maurizio Paolillo)
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