La cosa più bella

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La cosa più bella
I LETTORI su GIOVANNI
SPALANCATE LE PORTE
“Non abbiate
paura! Aprite,
anzi, spalancate
le porte a Cristo!”
A Cristo
Dio, quando decide di scrivere la storia, non ha davvero bisogno di molto. Quel che è accaduto a Papa Wojtyla nel corso
della vita, al momento e dopo la sua morte, non ha certo paragoni nel nostro passato; ma rappresenta, comunque, la prova
tangibile di cosa possa riuscire a fare un uomo (un solo uomo!)
sia da vivo e, soprattutto da morto, se, ispirato da Dio e sotto la
protezione stimolante della Vergine Maria, accetta di affidarsi
completamente alla volontà del Padre, carica in spalla la propria croce e sa svolgere sino alla fine, con dignità, amore ed
umiltà, il compito che Lui gli affida. Il rapporto, spiritualmente
intimo, che ha sempre legato il Pontefice alla Madonna è noto a
tutti; ed, infatti, nessuno più di lui ha saputo raccogliere, sostenere, chiarire e divulgare attraverso le sue Encicliche, quelli
che sono i contenuti essenziali dei messaggi su cui, da ventiquattro anni, la Madonna insiste: Fede in Cristo, Eucaristia,
Preghiera, Rosario, Pace, Digiuno, Famiglia, Giovani. Nessu-
no è riuscito a fare, con e per i giovani, quello che lui ha saputo
fare. Solo lui ha rivalutato il Rosario aggiungendovi i Misteri
della Luce. Lui soltanto, fra i grandi della terra, si è battuto su
tutti i fronti per la pace fra gli uomini. Se il 2003-4 l’ha voluto
dedicato al Rosario, il 2004-5 lo ha voluto consacrato all’Eucaristia. Ed infatti, dal suo testamento sappiamo che, per sé, ha
chiesto solo: preghiere e Sante Messe. Durante la sua agonia e
dopo la sua morte, quante celebrazioni e quale immenso dilagare di preghiere in tutto il mondo! Dio non potrà certo rimanere indifferente a questo straripante tsunami di imploranti invocazioni. E non tanto (o non solo) per la salvezza dell’anima del
Pontefice (che certo ne aveva ben poco bisogno!) e neppure per
la soluzione degli innumerevoli guai, comunque contingenti e
sempre transitori, che affliggono questo nostro povero mondo.
A me piace pensare che, quando muore qualcuno di questi
straordinari personaggi che, in vita e in morte, han saputo suscitare una tale esplosione di spiritualità (MadreTeresa, Padre
Pio…), essi riescano a trascinarsi dietro, verso il Cielo, una
vera fiumana di anime, strappandole di forza al Purgatorio e
concludendo così, in vera bellezza, la loro santa esistenza.
Alberto Ripamonti
La
cosa
più
bella
Nei primi anni della mia fanciullezza, era il secondo dopoguer-
ra, non si poteva fare il “week-end” con i familiari. Così, almeno il lunedì dell’Angelo, le suore Salesiane portavano in passeggiata tutte noi, ragazze dell’oratorio. Salivamo sul tram al
Santuario, a Carate cambiavamo per Albiate da dove proseguivamo a piedi, su e giù per le colline della Brianza, fino ad arrivare a Triuggio, alla villa delle suore, qui pranzavamo al sacco
ed eravamo libere di giocare per il resto della giornata.
Ma la cosa più bella, che ricordo ancora, era il canto che ci
insegnavano, inneggiava al Papa ed il ritornello suonava così:
“Sempre col Papa fino alla morte, che bella sorte sarà per
noi!”. Mentre attraversavamo i paesi ci divertivamo tantissimo
a cantarlo con foga, affacciate ai finestrini, rivolte ai passanti.
Forse era un insegnamento semplice, ma mi ha accompagnato
per tutta la vita guidandomi nelle scelte: sulla Pace, sulla Guerra, sulla Vita, e su tutte le gravi questioni del nostro tempo io
non ho timore di sbagliarmi nel dare un giudizio perché il giudizio non è mio ma è quello del Papa che, con la sua vita e con
le sue parole, ci annuncia il Vangelo; ed il Vangelo non può
sbagliare. Nella mia vita ho avuto la gioia di conoscere quattro
Papi, di amarli e di fare mie le loro parole; sarà forse per la
canzone delle suore? Ora attendo con trepidazione e curiosità
di conoscere il mio quinto Papa, perché sono impaziente di
volergli bene, tanto quanto ne ho voluto ai suoi predecessori.
Lettera firmata
Forse è stato detto troppo?
Tra le migliaia di cose dette sul Papa in questi giorni, ciò che
mi ha più colpito è aver appreso che, da quando era prete, tutti
i venerdì faceva la Via Crucis in privato. Per sessant’anni, tutte le settimane, compresa l’ultima della sua vita. Una Fedeltà
che sconcerta, soprattutto chi, come me, è già tanto se la Via
Crucis la fa una volta all’anno! Mi sgomenta questa capacità
di Preghiera continua e costante, lontana dalla mia vita, ma
che è senz’altro l’unica cosa che ci può portare a dire nel momento della morte: AMEN.
Stefano Cancelliere
Forse è già stato detto tutto? Siamo stati sovraccaricati di informazioni sulla vita di questo Papa (per me, non credente, un
uomo come tanti altri), condotti in un vortice di emozioni predeterminate? Non lo so... Ma ho provato tenerezza e compassione verso questa persona che tante volte ho ammirato: quando un uomo sta morendo non importa quel che è stato, cosa ha
fatto di bene o di male... conta che sta morendo, non ci sarà
più e lascerà un vuoto incolmabile. Ognuno di noi è insostituibile. Ne fossimo davvero convinti, avremmo più rispetto per chi
ci circonda, per la vita in generale, e per noi stessi. Sembrano
pensieri banali e scontati, ma contengono l’essenza della gioia,
della pace, della serenità. Siamo tutti grandi. Meritiamo tutti di
risplendere. Lasciamo che questo avvenga. Nonostante tutto,
mi piace credere che, da qualche parte nel cielo, il faccione
simpatico del “grande papa” sorrida nel vedermi riflettere su
questo argomento. Magari metterà anche una buona parola
per me quando inizierà il mio viaggio; chissà?
Betty Mesenzani
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n. 2 - maggio 2005
Una fedeltà che sconcerta