[napoli - 1] campania/direzione/01 11/05/09

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[napoli - 1] campania/direzione/01 11/05/09
Lunedì 11 maggio 2009
Speciale Moda
GIOVANI STILISTI
Le storie. Ambizioni,
esperienze e difficoltà
L’ELEGANZA
OLTRE L’ITALIA
Moda, gusti iberici
e frontiere scandinave
Virtuale
Una sfilata su Second Life
SENZA LUSSO
di ANNA PAOLA MERONE
«Il lusso è una questione di mezzi,
l’eleganza è un fatto di educazione. Credo che ogni donna possa fare della propria vita un capolavoro senza essere
vittima della moda». Parola del couturier Emanuel Ungaro, che indica così la
strada maestra per raggiungere uno stile proprio, per diventare davvero eleganti senza cedere alle lusinghe di un
lusso senza sfumature, né significato.
Perché non basta possedere una borsa firmata, un paio di scarpe trendy,
un tailleur di ottimo taglio. Occorre
qualcosa di più, qualcosa di altro. Occorre essere consapevoli delle proprie
potenzialità e dei propri limiti. E mettere insieme a questa consapevolezza
una buona dose di cultura, che insegna d’istinto come muoversi, quando
osservare gli altri senza farsi notare, come presentarsi in pubblico.
E partiamo allora dall’inizio. Dalle signore troppo liftate, troppo truccate,
con tacchi troppo alti al mattino o vestite di pizzo nero ad un matrimonio.
Limite: questa è la parola d’ordine per
ambire ad essere una donna di stile. E
«un po’ meno di tutto» è un buon inizio. Si ha la tentazione di indossare
quattro anelli con pietre? Via almeno
due. Stivaloni e calze a rete? Meglio un
collant battuto. E avanti di quanto passo. Una camicia con jabot va su un paio
di pantaloni essenziali. Una cintura appariscente fa una migliore figura su un
insieme (blusa e jeans, o gonna) di un
unico colore, possibilmente non sgargiante.
E poi anche l’ossessione della giovinezza va tenuta a bada. Spesso si notano donne cinquantenni con mise da sedicenni. Il trucco per apparire più giovani, soprattutto dopo i 38 anni, è indossare abiti di ottimo taglio e non da
teen ager. Insomma no al jeans attillato, sì ai pantaloni a sigaretta con le ballerine: da portare con una straordinaria camicia, di tono importante. Meglio — avendo 40 anni — apparire come una trentenne con un look misurato, che come una cinquantenne ossessionata. Il segreto è «10 in meno». Si si
cerca di superare questo traguardo si
scivola inevitabilmente nel ridicolo.
Una parolina va detta anche agli uo-
mini. Sono spesso più vanitosi e meno
controllabili delle donne. I peggiori sono quelli che vanno dall’estetista e si
fanno depilare le sopracciglia con un
movimento ad arco. È ora di smetterla:
va bene cancellare i peli che crescono
al vertice del naso, ma oltre è vietatissimo andare oltre.
E, in stagione di matrimoni, non si
può non parlare delle mise che molti
signori ostentano con orgoglio, senza
rendersi conto di costituire un campionario di tutto quel che non si fa. Il tight, innanzi tutto, è un abito da mattina (e riservato a matrimoni di un certo
tono). Dunque se le nozze sono «after
six» non è proprio il caso di pensarci.
Poi ci sono tutte le variazioni sul tema
del classico abito maschile. Meglio stare alla larga dalle suggestioni in tessuti
lucidi e operati e proporre un abito di
taglio strepitoso, ma senza stravaganze, senza foulard al collo, senza fili argentati nella trama.
Ultima raccomandazione per chi cerca un look chic per tutti i giorni. Un uomo davvero elegante indossa con la
stessa disinvoltura un abito o un pull
di cachemire, una polo o una camicia
con i gemelli. L’ostentazione è sempre
sbagliata e salta all’occhio. Meglio dunque attenersi ad uno stile che ci si sente addosso e che si può portare senza
rendersi ridicoli.
Un capitolo a parte riguarda la vita
sociale. La moderazione, anche in questo caso, va abbracciata senza esitazioni. Con l’estate alle porte va ricordato a
chi va per mare — la barca più chic,
per quelli che non vanno a vela, resta
sempre un gozzo in legno, perfetto per
vivere il Golfo di Napoli o per spingersi più lontano — di adottare uno stile
scevro da qualsiasi volgarità. No agli
schiamazzi, ai motori rombanti, all’inosservanza delle regole. No ai rifiuti gettati in mare, no ai topless esibiti
senza riguardo per la presenza degli altri, no alle goliardate rumorose quando ci si trova in prossimità di altre barche sulla quali magari ai tuffi si preferisce un riposino.
L’eleganza non è forma, ma sostanza. Non è una convenzione, ma una forma sublime di educazione.
The more you feel,
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Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere del Mezzogiorno
NA
Tra Salerno e Torino, via web
A Napoli La boutique / 1
Passione vintage
Vestiti e gioie
nel «Baule
di Margot»
L
e grandi griffe sanno che anche
la moda non può prescindere
dal proprio passato. E così quello che fino a qualche anno fa poteva considerarsi retrò, oggi diventa vintage. Il vocabolo deriva dalla locuzione
francese l’age du vin, cioè l’annata del
vino, che poi, estendendosi fino a vendage (vendemmia), è riuscito a identificare un genere, tanto nuovo quanto vecchio, che abbraccia i settori più disparati. Dall’abbigliamento, alla bigiotteria e
all’arredamento, lo stile coniato prende
il nome di vintage. Proprio per indicare
la qualità e il valore di un oggetto fabbricato almeno venti anni prima e che può
altresì essere riferito a secoli passati senza necessariamente essere circoscritto
al Ventesimo secolo. Il primato del
boom del vintage lo si deve agli strumenti musicali. Alcuni di loro erano
considerati di culto, perché realizzati
con un tipo di legno di ottima qualità,
essiccato e stagionato al punto tale da
incidere sulla risonanza degli strumenti
stessi. Poi, la voglia di ritornare al passato ha coinvolto un po’ tutti i settori commerciali. E il mondo della moda, di certo, non poteva non subirne il fascino.
Non senza qualche particolarità, però.
Perché, mentre le case di moda riproducono modelli del passato utilizzando tessuti moderni, il vintage originale è quello che si trova sui banconi dei mercati
dell’usato e da qui nelle vetrine dei negozi che lentamente si sono affacciati
sul mercato. Come «Il baule di Margot»,
il negozio di via Gelsi Rossi a Salerno,
che da due anni è riuscito ad attirare giovani e signore. Anche dalle taglie forti.
Il segreto è tutto nel ritorno dei vecchi
camicioni degli anni Ottanta che, con
una grosso cinturone in vita per le donne più longilinee o lasciato cadere mor-
«Oblomova», note indie
e creazioni di stoffa
bido sul corpo, ben si adattano anche ai
fisici più tondeggianti. «Riusciamo a vestire anche le taglie che vanno dalla 46
alla 50 - racconta la titolare del negozio,
Rossella Pipolo, che ha appena 25 anni e la gente è contenta». Torna di moda
anche il vecchio cardigan largo con bottoni centrali e, ironia della sorte, persino i pantaloni e le gonne a vita alta. Per
non parlare degli accessori: dalle borse
a bracciali in legno decorati, a collane di
porcellana dipinte a mano, a orecchini
vistosi e luccicanti e agli spilloni a forma di fiore tempestati di pietre preziose
di alta bigiotteria. Ma da chi si riforniscono i negozi vintage? «Io amo girare
per mercatini - dice Rossella - ma mai
in Italia. Preferisco andare all’estero:
Portogallo, Germania e Spagna. E quando non riesco a muovermi mi rivolgo ai
fornitori». E a questo punto, dirompe
necessariamente la tecnologia moderna. Basta andare su un qualsiasi motore
di ricerca, digitare le parole fornitori vintage e appare un elenco di persone che
hanno fatto della ricerca di oggetti del
passato il proprio mestiere. Anzi, sul
web è possibile acquistare anche capi di
Di tutto
un po’
Abiti, borse,
collane
I negozi
vintage si
riforniscono
nei mercatini
italiani e esteri
abbigliamento datati 1920. Il sito è
www.quadrilateroromano.it/laterradelledonne. L’ideatrice è un’archeologa torinese, Chiara Bertello, che nel suo piccolo negozio di via San Domenico ha fatto nel vintage un vero e proprio museo
di capi e accessori da collezione, molto
spesso noleggiati a cast cinematografici. C’è di tutto, dai vestiti ai cappelli, ai
bijoux e alle borsette. Grazie ad internet
è possibile anche scegliere il prodotto
che si preferisce e acquistarlo on line. I
prezzi del negozio torinese sono abbastanza alti. Diversamente da quanto accade a Salerno, dove Rossella ha voluto
coniugare la qualità dei capi (la maggior parte in pura seta) a prezzi accessibili un po’ a tutte le tasche, che non superano quasi mai i 50 euro. Ma guai a
confondere il vintage con il «second
hand» (usato o, letteralmente, prodotto
di seconda mano), perché la particolarità non sta nel fatto di essere stato utilizzato in passato, quanto piuttosto nel valore che progressivamente ha acquisito
nel tempo per le sue doti di irriproducibilità e irripetibilità.
Angela Cappetta
Festeggia un anno a giugno
«Oblomova» negozio di
abbigliamento dalle linee
sofisticate nel centro storico di
Napoli. In via San Sebastiano 20,
tra le botteghe di musica, si trova
questa piccola e piacevole
boutique curata da una coppia di
trentenni. Mezza francese e
mezza napoletana, Claire si
occupa dell’abbigliamento,
mentre Fabio è l’addetto al
reparto musica. Oblomova,
infatti, mescola abbigliamento e
note, così, mentre si sceglie una
t-shirt o una borsa, si può
ascoltare anche della buona
musica. Salendo al piano
superiore, infatti, si possono
trovare cd, vinili, dvd e libri e
qui, saltuariamente e verso sera,
vengono proposte alla clientela e
al quartiere mostre, concerti e
video istallazioni.
Ma «Oblomova» è anche
artigianato. Alla scelta di
abbigliamento che ricade
soprattutto su piccoli marchi
spesso stranieri — inglesi,
svedesi, danesi e francesi — dalle
linee davvero originali e adatte a
un ampio pubblico, la boutique
affianca anche pezzi di
artigianato. Come le borse in
pelle, camoscio o cotone,
disegnate dalla stessa Claire e
realizzate nella boutique che,
all’occorrenza, diventa
laboratorio, o come i mobili in
vetrina — decorati a mano,
vengono personalizzati anche a
richiesta — e le collane ricavate
da maschere di teatro rielaborate.
Interessante è anche la scelta
della firma "Misericordia":
francese ma prodotta in Perù, è
un marchio etico. Musica bassa,
ambiente ospitale, aria serena si
aggiungono al resto. Belle e
curate anche le confezioni regalo.
Originale il nome, tratto dal
romanzo di Goncarov diventato
anche un film negli anni ’70.
A. M.
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 11 Maggio 2009
NA
Stiliste napoletane / 1 Dal 16 un’esposizione alla galleria «San Giorgio»
A Napoli La boutique / 2
Creazioni
in rosa
V
a bene le giacche che vestono i manager di mezzo mondo (anche cinesi) come un
guanto. Va bene le cravatte
"presidenziali" di Marinella. Ma la moda made in Naples ha bisogno anche
dei colori e dell’estro di leve giovani,
spiazzanti, up to date rispetto a tante
proposte "conformi". Valentina Calvanese, giovane quanto basta (ha 33 anni), napoletana, inaugurerà il 16 maggio una mostra su moda e arte.
Quando hai cominciato a disegnare abiti?
«Da piccola. Non amavo le bambole, ma le matite, i fogli, le penne, passavo ore a disegnare e a colorare. Direi
che il disegno mi ha sensibilizzato all’immagine, alle sfumature e agli accostamenti di colore, come un percorso
che in costante evoluzione mi ha guidato fino alla passione per la moda in
generale ed verso il disegno di abiti».
Lo fai per hobby o è il tuo lavoro?
«Il mio approccio alla moda è stato
inizialmente attraverso lo studio, la
storia e le continue evoluzioni, fino alla conoscenza di riviste e marchi. Il disegno degli abiti è partito come un
hobby, ma attualmente sta investendo
il mio tempo per far sì che diventi un
lavoro. Le contingenze mi hanno portato a lavorare fuori Napoli e non ho
avuto la possibilità di frequentare
scuole di moda. Ho sempre pensato di
mettermi in proprio ma sono cosciente che il percorso sarebbe stato lungo
e complicato».
Come nasce questa passione?
«Forse il mio estro creativo era già
dettato dalla discendenza familiare:
raccontai a mia madre che avevo sognato alcuni modelli e, stupita, le dissi
che li avevo ricordati perfettamente
per poi disegnarli il giorno successivo;
mi rispose che succedeva la stessa cosa alla mia bisnonna, un’importante
Dalla bancarella
a quattro negozi
T
Gli abiti di Valentina Calvanese,
«fusione» tra moda e xilografia
Studio e passione
Valentina Calvanese
(in foto un suo modello)
dal16 maggio espone sette abiti
alla galleria d’arte «San Giorgio»
modista di Napoli!».
Stai per debuttare con un mostra
d’abiti d’arte.
«Esatto, dal 16 al 23 maggio alla Galleria d’arte «San Giorgio», a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.
La mostra è frutto di una collaborazione, una "fusione" tra moda e xilografia. Saranno esposti sette abiti disegnati da me e realizzati in tessuto ed inserti di pelle. I tessuti sono stati stampati
a mano con la tecnica della xilografia,
dall’artista Rosa D’Avino che ho conosciuto grazie al gallerista Franco Cusati».
Gli stilisti internazionali che ti hanno influenzato?
«Sintetizzando: le linee femminili e
classiche di Dior e di Madame Vionnet, i tessuti di Paul Poiret, la geome-
tria della moda giapponese (Yohij
Yamamoto, Rei Kawakubo-Comme
Des Garçons) e di Chanel, la provocazione di Vivienne Westwood, i colori
di John Galliano».
Perché non ci sono grandi griffe di
livello mondiale nel Sud Italia? «La
creatività e l’organizzazione non mancano, tuttavia credo che manchino
scuole riconosciute al livello internazionale. La formazione è importante,
sia per lo sviluppo delle attitudini creative che per quelle manageriali. Una
griffe si nutre di svariati profili professionali che si occupano di condurre il
marchio nei mercati mondiali e nel
Sud Italia ci sono importantissimi marchi, anche storici che però è come se
non si fossero evoluti in questo senso».
Hai lavorato alla fondazione Mondragone . Di cosa ti occupavi?
«La Fondazione Mondragone è sede
del Museo del Tessile e dell’Abbigliamento. Mi occupavo, tra le altre cose,
dell’archivio e dell’inventario».
Il periodo d’oro della moda italiana?
«Gli anni Sessanta, la contestazione
sociale che si esprime in moda attraverso la sperimentazione delle linee e
delle forme, l’abito come idea di progetto e non status».
inte forti e disegni naif. Animali stilizzati, soli e lune. Sonoi tratti distintivi di "Yo soy feliz" marchio
tutto napoletano di abbigliamento e di accessori noto
soprattutto tra le giovanissime ma apprezzato e indossato anche dalle over 20. Gonne lunghe e colorate, abiti dalle linee morbide e fantasiose, magliette a strisce e
t-shirt con vivaci fiorelloni, cuciti con stoffe principalmente in jersey, sono gli articoli che si possono trovare da Yo soy feliz. Ma anche borse in pelle e in tessuto,
con forme che richiamano ai modelli degli anni Settanta e con grandi bottoni a decorare. In più, accessori rigorosamente colorati, collane in legno e anelli con
grosse pietre. Tre i negozi partenopei, due a via Benedetto Croce, di cui uno tutto dedicato ai bambini, e
uno a via Chiaia. Uno anche nelle vie del centro di Palinuro. Fu questo il primo punto vendita aperto da Federica Brandi e Germano Fattore, titolari della firma e
coppia anche nella vita. Tutto parte, più di dieci anni
fa, dalla creatività dei due disegnatori. Di mezzo c’è la
Spagna e da qui anche il nome. Studenti dell’Accademia delle Belle
Arti di Napoli,
Federica partono con il progetto Erasmus.
Scelgono Granada come meta e nei preparativi della partenza si conoscono. Proprio
in Andalusia
inizia il loro progetto con piccoli accessori e ciondoli
in cernit e fimo, portachiavi e borse con soli e lune. A
Napoli l’attività comincia con le bancarelle nei periodi
natalizi nel cuore del centro storico e poi tutto l'anno.
Multe e lavoro precario hanno caratterizzato la lunga
gavetta dei due giovani e dei loro collaboratori, compresi tentativi mal riusciti di imitazione, dalla quale il
marchio si è dovuto difendere. Dopo tre anni passati a
fare bancarella, il primo punto fermo a Palinuro. Studentesse, giovani, ma anche molti turisti sono la clientela fissa. Prezzi accessibili. Nato dal basso, cresciuto
grazie alla caparbietà e fantasia dei due fondatori, oggi
Yo soy feliz è un marchio affermato e, tra collaboratrici
nei punti vendita e sarti che lavorano le stoffe in laboratorio, sono circa una decina le persone cui dà lavoro.
E per il futuro? Federica e Germano, oggi 36enni e genitori, stanno pensando di uscire dalla Campania, forse
con un franchising, ma il salto verso l’industriale non
li convince del tutto.
A. M.
Alessandro Chetta
Stiliste napoletane / 2 La storia e i progetti di una ventinovenne napoletana
«Vorrei realizzare un marchio tutto mio»
Mariapia Guadagno, disegna, cuce,
e insegna nelle scuole di moda
V
entinove anni sulla carta di identità e un’esperienza di venti alle
spalle, ha puntato tutto sulla formazione, Mariapia Guadagno,
giovane stilista e modellista napoletana.
Un condensato di energia e intelligenza viva, sorriso vivace e battuta sempre pronta,
Mariapia è cresciuta respirando in famiglia la passione per la moda e per il cucito.
Dopo avere osservato la mamma e la zia
per un po’ di tempo, presa confidenza con
ago e filo, e con le idee già molto chiare, a
16 anni si iscrive a una delle scuole di formazione professionale napoletane, finendo il corso di tre anni in due, e imparando
le tecniche del disegno e della modellistica. A 18 anni Mariapia inizia un anno di
tirocinio nella stessa scuola come insegnate di modello e cucito e l’anno successivo
ha già l’esperienza sufficiente per passare
dall’altro lato della cattedra. Con l’abilitazione all’insegnamento inizia le docenze e
al tempo stesso lavora nella sartoria della
scuola come modellista e sarta. È qui che
si specializza nell’arte della cucitura e del
disegno degli abiti da sposa. «La cosa che
mi ha spinto a muovermi sempre — racconta Mariapia, che ovviamente ha un profilo su «Facebook» dove è possisibile contattarla — è stata la mia irrefrenabile curiosità, la voglia travolgente di imparare, l’interesse per l’intero campo della moda». Un
desiderio di conoscenza che la porta a lasciare il campo sartoriale per tuffarsi in
quello industriale, iniziando a lavorare in
imprese di ampio respiro come campionista, modellista industriale, addetta al con-
Donne eleganti
La passione
di Mariapia Guadagno
sono soprattutto
gli abiti da sera
e quelli da sposa
Nall’ultima foto,
infatti, la vediamo
al lavoro
nel suo laboratorio
circondata da manichini
che indossano modelli
da sposa in bianco
e avorio
Nelle altre due foto
due creazioni
della ventinovenne
napoletana
trollo tecnico e alla supervisione sulle catene di produzione. A contatto con i modelli
industriali e con le grandi produzioni, sente di avere ancora tanto da imparare. Va a
Milano a seguire un master all’Istituto Burgo, rinomata scuola di moda, e qui studia
un nuovo metodo di taglio: quello a mano
libera, che dà maggiore sfogo alla sua creatività. Quando a Napoli l’Istituto apre una
succursale, la vuole come insegnante. Accetta ma continua a lavorare come stilista
e modellista per marchi campani. Per stare
al passo coi tempi sente la necessità di avvicinarsi alle nuove tecnologie applicate alla moda e così si iscrive al corso di modellistica CAD. «Se si vuole stare in questo campo — spiega Mariapia — oggi è fondamentale affiancare le conoscenze più legate alla tradizione alle nuove. Saper riprodurre
al computer un modello, ad esempio, oggi
è basilare non solo nelle aziende ma anche
nelle sartorie. Anzi, questa è una professionalità molto richiesta sul mercato». Che cosa consigli ai giovani, anche più di te, che
sono attratti dal campo della moda? «Gavetta, gavetta, gavetta. Non mirate al guadagno facile e immediato. Puntate sulla
formazione e lavorate sodo. Prima specializzatevi, il resto poi viene da sé. Fate esperienza nelle sartorie, è lì che, in piccola scala, si osserva tutto il processo di realizzazione di un capo moda. Inoltre, non pensate che questo mondo sia fatto solo di stilisti: il fashion designer è una goccia nel mare della moda. Avvicinatevi a tutte le professioni, è un campo che offre molte opportunità di guadagno».
E oggi? «Dopo quasi vent'anni di gavetta, ho deciso di prendermi una pausa di riflessione. Ma non sto certo ferma. Ho in
mente il mio grande sogno: creare un marchio tutto mio».
Antonella Migliaccio
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Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere del Mezzogiorno
NA
Moda sposa / 1 Abiti
Tradizione e novità,
il ritorno del «corto»
Scelte «cheap» tra outlet e negozi non specializzati
L’
abito che si indossa nel giorno del sì, spesso immaginato per tutta una vita, sintetizza lo stile personale della
sposa. Semplice, romantico, eccentrico o
monacale che sia, la scelta del vestito risponde a molteplici istanze. La decisione
finale, comunque, non dovrebbe investire unicamente la sfera dell’emotività, ma
fare i conti anche col senso pratico. Prima di tutto, l’abito nuziale deve essere in
sintonia con tutti gli altri elementi del
matrimonio. Di conseguenza, dipende
dall’età della sposa, dal tipo di cerimonia
per cui si opta — rito civile piuttosto che
religioso — dal luogo, dall’ora e dalla stagione, dalle proprie caratteristiche fisiche e, naturalmente, dai dettami della
moda. Riallacciandosi al celebre detto di
Oscar Wilde, il più sofisticato dei matrimoni sarà tale solo se verranno banditi
ostentazione, orpelli e particolari sopra
le righe. Ciò non toglie che la moda, quella vera, consente di osare, talvolta, anche
alla sposa. Chi ama l’abito importante potrà sceglierlo in questa stagione senza timore di apparire tradizionalista: lo stile
napoleonico, tra tagli Impero e vite alte,
è tornato di gran moda, così come l’abito
di "volume". Da considerare anche la
scelta dell’abito corto (tornato in auge) a
patto che le gambe siano un punto di forza. Il colore? Il classico bianco è sempre
leader, seguito dall’avorio che resta una
valida alternativa. Conquistano anche da
noi i colori pastello e, per le più provocatrici, il rosso. La moda del momento dice
sì al pizzo e a dettagli tradizionali come
strascico e velo, poco comodi ma sempre
cari alle più romantiche. Come decori si
potranno dosare strass, gioielli, nastri e,
naturalmente, i classici e (un po’ monotoni) fiori. Elemento meno gradevole, ma
da non trascurare nella scelta dell’abito,
riguarda poi l’aspetto economico. In linea di massima il costo di un vestito da
sposa parte dai 2500 euro per superare
spesso, esclusi gli accessori, i 5000. Solo
il velo, ad esempio, può venir a costare
fra i 500 e i 2000 euro. E non andranno
dimenticati calzature e lingerie. Salgono
i prezzi in caso di decorazioni e ricami,
così come per le creazioni sartoriali, pensate e realizzate su misura in atelier. Insomma, nella vita di una giovane donna,
senza eccezioni neppure per le più patite
e le fashion victim, l’abito da sposa rappresenta in genere quello più costoso (e
più importante). Come venire a patti
quindi se non si dispone di grosse cifre?
Le soluzioni sono tre. Se ci si sposa in
municipio, la scelta dell’abito sarà meno
vincolante. Una semplice tenuta da sera,
acquistata nella boutique di sempre, potrebbe fare al caso, abbattendo di qualche zero i costi. Oppure, esistono oggi
delle linee sposa particolarmente economiche, pensate per le meno sfarzose. Un
esempio è quello della linea Max Mara,
che con sobrietà e tessuti semi-preziosi
è in grado di portarvi all’altare anche con
meno di mille euro complessivi. In effetti, spendere cifre spropositate per un abito da un solo giorno in tempi di crisi rappresenta una follia. Dopo averci accompagnate durante la cerimonia e il ricevimento, il vestito viene portato in lavanderia per eliminare eventuali tracce della
festa, inguainato in una foderina e riposto nell’armadio, in genere a vita. Per ovviare a questo "spreco" si può scegliere
un vestito che, con qualche piccola modifica sartoriale, si possa riutilizzare successivamente accostandovi, nel caso in cui
sia bianco, accessori di colore diverso.
Ancore di salvezza estrema sono rappresentate infine dalla possibilità di noleggiare l’abito solo per la data fatidica o, in
alternativa, dall’acquisto negli outlet da
sposa, dove rifornirsi di modelli della
passate collezioni.
Fuani Marino
Corto o avorio
Moltissime, nelle collezioni
sposa 2009, le proposte in
corto (prima foto a destra),
per un’aria più sbarazzina
e matrimoni organizzati in
location meno classiche
Nella seconda foto, invece,
un abito color avorio
Corpetti
Il corpetto dell’abito nella
foto qui sotto è impreziosito
da perline e Swarovski,
anche sulle spalline
L’abito nella foto accanto
ha invece, un taglio stile
impero, tornato di gran moda
nella scelta delle spose
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 11 Maggio 2009
NA
L’hair
stylist
Ferdinando
Voluttuoso
Moda sposa / 2 Trucco e acconciature
«Mezzo» chignon? Solo per under 25
L’hair stylist: «Le acconciature semilegate rischiano di appesantire il viso»
D
opo l’abito, l’acconciatura. I capelli e il tipo di pettinatura dovranno rappresentare un continuum con l’abito da sposa, interpretandone lo stile e le forme. La donna
d’oggi trova disponibile una variegata gamma di pettinature, che potrà scegliere, oltre
che in base al vestito, anche seguendo il
proprio gusto personale, e le caratteristiche del proprio tipo di testa e di capello.
Sciolti, legati o semiraccolti che siano, tirati il più possibile con litri di lacca o più selvaggi, molte si affidano a parrucchieri e acconciatori esperti che dopo una o più prove, le prepareranno a casa prima di dirigersi all’altare. Ma quali sono allora i must del
momento, all’ombra del Vesuvio e non? A
dare qualche dritta è Ferdinando Voluttoso, parrucchiere ufficiale di Tutto Sposi,
spesso convocato per eventi di primo piano e autore delle acconciatore di stelle e
stelline della tv e del cinema, da Laura
Chiatti a Melita Toniolo. Dal salone «l’Officiel» di piazza dei Martiri, dove decine di
clienti aspettano religiosamente il proprio
turno, nel parlare delle acconciature che
contraddistinguono la sposa 2009, Volutto-
so si riallaccia inevitabilmente ad un discorso più generale sulla moda sposa di
quest’anno: «In questo momento sembra
sia venuta una "febbre" a tutti gli stilisti,
che si scopiazzano l’un l’altro rifacendosi
agli abiti d’alta moda. Questa crisi di idee
nel disegno di abiti davvero innovativi, tende a limitare anche l’estro delle acconciature», spiega. E aggiunge: «Quest’anno, in generale, si vedono abiti molto pomposi, pieni di paillettes, perle e perline». Ma il vestito da sposa e l’acconciatura, cambiano anche in base ai diversi periodi dell’anno: i
tessuti leggeri ed evanescenti che contraddistinguono gli abiti primaverili ed estivi,
quelli usati nelle stagioni predilette per
convolare a nozze, chiamano più facilmente un’acconciatura voluminosa e ricca. Diverso è il discorso per i mesi invernali che,
a causa delle condizioni climatiche, tendono a prediligere tessuti più corposi, con i
quali la testa va ridimensionata. Trecce, nastri o il classico chignon, la pettinatura dovrà valorizzare il viso e riservare giochi inaspettati sul retro. Non va dimenticato, infatti, che durante l’intera cerimonia, gli
ospiti osservano la sposa di spalle. Una vol-
Floreale
Fiori dello stesso
bianco dell’abito
per lo chignon
delle spose nelle
due foto a destra
Liberi
Il capello
semi-sciolto
è più indicato
per la sposa
che indossa il velo
Unghie
L’ultima tendenza
è quella
del
«paint-manicure»
in linea con l’abito
ta prescelto il tipo d’acconciatura, si dovrà
pensare a decorarlo. Entrano in gioco quindi nastri, fermagli gioiello, piccoli swarowsky e piume, sopratutto se l’abito non
presenta grandi volumetrie e ricami, ci si
potrà davvero sbizzarrire. O, al contrario,
puntare sul classico: «I fiori freschi sono in
genere i preferiti, noi utilizziamo quelli liofilizzati al momento, insieme ad alcune erbe. Se l’abito è più romantico, nei capelli
andrà benissimo il mughetto, o il fiore del
bianco che più si addice al colore dell’abito», risponde Ferdinando Voluttoso, che
ha anche alcune preziose indicazioni sull’eterno dilemma del raccogliere o meno i
capelli per il giorno delle nozze: «La scelta
dipende senz’altro dal viso della sposa. Creando dei tiranti si possono alternare leggermente le morfologie, cancellando alcune
rughe o correggendo piccoli difetti». Ben
ordinato e slanciato verso l’alto, lo chignon
metterà in risalto il collo e le spalle. Sarà
perfetto con abiti dal décolleté importante,
dal taglio a barchetta, dalla scollatura a cuore. Tuttavia, se le passerelle indicano la via
di chignon dal taglio meno costruito, ma
più spettinato e selvaggio, con piccole cioc-
che che adornano il viso e fili di capelli pendenti, il mago del capello commenta: «Lo
chignon meno tirato rischia di appesantire
il viso ed invecchiare, andrà bene solo se la
sposa è giovanissima». «Le ragazze di oggi
chiedono molto il capello semisciolto, che
può andar bene anche con il velo grazie a
delle particolari tecniche di presa. Io non
amo le acconciature semilegate, possono
sembrare più naturali, è vero, ma spesso
danno un’aria disordinata». Venendo ai costi: in tempi di austerity quali sono le cifre
per acconciarsi i capelli prima del matrimonio? Qui arriva il tasto dolente visto che il
servizio a domicilio a casa della sposa si aggira sul tetto minimo delle 500 euro. «I
prezzi sono lievitatissimi», ammette Voluttoso, «conosco delle spose che anche per
questa ragione decidono di pettinarsi e
truccarsi da sole». Acconciatura fai da te o
affidata all’esperto, i capelli dovranno essere curati già dai mesi precedenti, evitando
trattamenti aggressivi che rischierebbero
di appesantire la testa, e tuttavia puntando
ad ottenere una qualità che garantisca stabilità e tenuta.
Fu.Ma.
6
NA
Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere del Mezzogiorno
7
Corriere del Mezzogiorno Lunedì 11 Maggio 2009
NA
Dentro
e oltre
il Belpaese
Alta moda ischitana
Cravatte, abiti e vino
Nuovo store
Aperitivi glamour
Il 14 maggio, dalle 16, nello store
Ulturale Cravatte (via Carlo Poerio,
Napoli), aperitivo glamuor. Tra le
“settepieghe portafortuna e
scaramantiche”, sorseggiando
un buon bicchiere di Fiano delle
cantine Joaquin. È un’iniziativa
Ha aperto quattro giorni fa, a
Napoli, in via Alabardieri 15,
lo store di Elio Fronterré, stilista
ischitano che realizza sofisticati
capi d’alta moda: gioielli, borse
e accessori. Per chi ama
distinguersi in ogni occasione
che rientra nel programma del
Fuori Salone Wine and the city di
Vitigno Italia. Coinvolti anche molti
altri punti moda, tra i quali la
boutique Nennapop (il 12 alle 17),
Ernesto Marinella, (il 13 alle 17),
il Team Leo art studio (alle 19),
Monetti Gioielli (il 14 alle 17, con le
cantine Vinanda. Il programma è
su wineandthecity.it
Euro-shopping /1
Suggestioni iberiche...
Impazza la moda spagnola, dalla «fast fashion» alle calzature
C
on qualche mese, a volte
anni, di ritardo rispetto a
Roma e Milano, anche
Napoli è stata sedotta dalla moda made in Spain, quella che,
per dirla tutta, ha già conquistato
l’Europa. Parliamo di Zara, Mango,
Bershka, i protagonisti di quella
che viene definita «fast fashion»,
ma anche delle Camper, scarpe
che uniscono innovativo design e
comodità. Più recente lo sbarco
partenopeo del marchio Desigual,
fino all’anno scorso disponibile solo da Coin a via Scarlatti, da settembre anche da "L’alibi" boutique di
via Vittoria Colonna, nel cuore del
quartiere Chiaia. Desigual unisce
colore, fantasie floreali e geometriche, graffiti, scritte, acquerelli, devoré, patchwork e ricami a mano:
il risultato è un prodotto fresco,
giovane, che propone una donna
(e un uomo) "costumata" ma al
tempo stesso trasgressiva, di una
trasgressione che non scopre, insomma, ma colpisce con forme e
colori. Per chi, insomma, non ama
passare inosservato. I prezzi? Per
un soprabito (ottimo il taglio) o
una gonna siamo intorno ai
150-200 euro. Non proprio gratis,
insomma, di certo un gradino più
su di Zara e Mango, i due notissimi brand spagnoli, approdati negli
ultimi due anni a Napoli, con store
Velocità
Brand come
Zara, Mango
e la svedese
H&M,
sfornano
ogni anno
molteplici
collezioni
nella Galleria Umberto e a via Scarlatti (Zara) e a via dei Mille (Mango). Qui siamo in piena fast
fashion, e parliamo di marchi che
hanno innovato, ancor più che
con gli abiti proposti, introducendo nuovi modelli di business
(quattro collezioni all’anno) e generando una rivoluzione nel settore moda che ha condizionato anche i protagonisti del lusso. Prezzi
bassi, qualità accettabile, produ-
zione quasi continua per seguire e
anticipare ogni tendenza e, soprattutto, collezioni per tutti i gusti,
dalla basica Zara Tfr, per la donna
sportiva, alle linee più classi disegnate per Mango dalle sorelle Penelope e Monica Cruz. E anche chi
non si lascia sedurre in toto dalla
deriva spagnola, sceglie i brand
iberici per i pezzi "base", t-shirt,
jeans, coloratissimi pullover per
tutti i giorni.
Se Bershka, anche a Napoli, con
il suo punto vendita di via Roma,
è il principale punto di riferimento per le teenager, poca fortuna
ha avuto invece, in città, il brand
spagnolo Massimo Dutti, il cui
store di via dei Mille è durato poco più di un anno, cedendo il posto a Trussardi. E poi ci sono i capi Lavand (a Napoli sempre da
«L’Alibi»), che nella collezione
estiva propone tutto cotone e motivi floreali.
Passando alle scarpe spagnole
anche quest’anno vanno a ruba
(da Studio Rog e Nenna Pop, alcuni numeri già esauriti) le Castaner,
prodotte dall’azienda iberica che si
è affacciata sul mercato nel lontano 1927 ed è esplosa quarant’anni
dopo, in pieni anni ’60. Si tratta di
nuovi modelli di espadrillas, intrecci di stoffa colorata su zeppa o
tacco (anche molto alti, ma robusti), per tutti giorni o, in tessuti lucidi, da sera. Prezzi tra gli 80 e i
170 euro. Per chi invece ha un gusto più casual, must iberico restano le Camper (store partenopeo a
via dei Mille), vasta collezione per
tutti gusti, per uomo e donna. Novità 2009 i modelli Twins, dove la
scarpa destra e quella sinistra differiscono, nella fantasia, per piccolissimi particolari.
La diva
Nella foto
sotto Penelope
Cruz,
testimonial
e stilista
per il marchio
spagnolo
«Mango»
A sinistra
un paio
di Camper
«Twins»
C. M.
Euro-shopping / 2
...nuove, e vecchie, frontiere scandinave
Dal marchio svedese H&M al design della scuola finlandese di Iittala
Bags
Fiori e linee
anni Settanta
«Mamimekko» è un brand
finlandese che produce
capi di abbigliamento anche baby - borse (nella
foto sotto un modello
collezione 2009) e stoffe
per biancheria da letto
Design scandinavo anche
su www.trend-house.it
C
he gli scandinavi, armati di gusto e
senso pratico, fossero un passo più
avanti di tutti in fatto di tendenze, si
era capito già con il fenomeno Ikea
e l’affermazione internazionale del brand svedese di fast fashion Hennes & Mauritz
(H&M). Ma un rapido giro nelle boutique di
abbigliamento o arredo di design, o una più
semplice navigata sul sito www.finnishdesignshop.com, ci svela che la frontiera della creatività finlandese è in costante evoluzione, e
propone pezzi sempre più accattivanti. D’altra parte l’arte del design, celebrata nel 2005
con iniziative ed esposizioni in tutta la Finlandia, è profondamente radicata nelle tradizioni e nella storia del paese. Perché? La ragione
va ricercata nelle difficoltà di comunicazione
via terra (comunque spesso interrotte d’inverno) che, ancora oggi, rendono la Finalandia
simile ad un’isola: di conseguenza i suoi abitanti, da sempre, hanno sviluppato una straordinaria attitudine alla lavorazione dei materiali naturali, all’associazione tra forma e funzione che costituisce il motto e l’obiettivo del
design.
È negli anni Trenta che emerge l’incontrastato gigante del design Alvar Aalto. La durezza estetica del modernismo tedesco viene attaccata severamente, in difesa di un’organica
unione tra funzione e forme umane e naturali. Indimenticabile il vaso «Savoy». Oggi i prodotti disegnati dal celebre architetto, così co-
Abiti
e moda-casa
Nelle foto
ai lati due
modelli della
collezione
2009 di
Hennes and
Mauritz
A destra il
famoso vaso
Savoy del
designer
finlandese
Aalto,
distribuito
da Iittala
me ceramiche e vetri del brand Arabia, sono
distribuiti dal gruppo Iittala, affermatissimo
in tutta Europa.
Ma basta esplorare un po’ l’indirizzo
www.finnishdesignshop.com per rendersi
conto di come le proposte finlandesi spazino
dall’arredamento, alle luci, all’abbigliamento.
Il sito, infatti, mette insieme circa cento marchi, espondendo in vetrina una cinquantina
di prodotti per ognuno offrendo, ovviamente, la possibilità di un acquisto on-line. In tema di accessori, ad esempio, seducono le linee e i disegni proposti da Marimekko, società che da oltre 50 anni lavora nel settore del
design di tessuti, accessori, abbigliamento e
home interiors. Colpiscono, in particolar mo-
do, le coloratissime "mary’s new bags", una
decina di modelli, dalla più semplice "tote"
(busta) alla "hobo", che ricorda le forme delle
borse anni Settanta, alla briefcase per deporre documenti e pc. L’intera collezione di bags
ha un gusto vintage, e propone stampe geometriche su sfondi colorati, dal viola, all’azzurro, al verde acido.
Nel campo dell’abbigliamento si fanno strada anche i brand danesi. Nümph — a Napoli
da «Oblomova» — ad esempio, sei collezioni
all’anno disegnate da sette designer che giocano con i dettagli, le forme, le stampe, per
alcuni capi più sportivi ma anche vestiti romantici: riproposta, dopo il successo della
scorsa estate, la gonna longuette a vita alta,
da posizionare appena sotto il seno, per un
effetto molto Audrey Hepburn.
Per quanto riguarda la Svezia, invece, che
negli ultimi anni ha messo a segno il successo del marchio H&M, è crescente l’onda creativa che ha investito il Paese, con la conseguente nascita di brand e giovani vogliosi di
cambiare l’ordine delle idee. A febbraio, al
Fashion Textile Museum di Londra, c’è stata
la presentazione di tredici nuovi volti del
fashion designer svedese, che stravolgono lo
stereotipo nazionale del minimalismo esasperato e funzionale. A fare da cornice, l’accessorio per eccellenza: i gioielli, spesso pezzi unici, preziosi o meno, anch’essi firmati da nuovi designer. Ann-Sofie Back, Sandra
Backlund, che sforna di collezione in collezione, senza sforzo né ripetizione, intrecci annodati di lana grossa, fina, di ogni foggia e colore, Helena Hörstedt, che scolpisce il nero e la
pelle in un vorticoso circuito affollato da ornamenti barocco-geometrici, e Nakkna, che
gioca con morbidi drappi e fantasie anni ’70:
ecco alcuni dei nomi da tenere d’occhio. È il
quadro di un Paese che vuole mettere in soffitta la sua vecchia immagine compassata e
semplice (dall’architettura al mercato della
moda, molto classico e "spoglio" fino a poco
tempo fa) lanciandosi alla ricerca di un glamour innovativo.
C. M.
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Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere del Mezzogiorno
NA
Al mare /1 Costumi da bagno per l’estate 2009
La donna in spiaggia
Monikini e pastello
Colori tenui e fantasie anni ’50. Torna il quadranga
P
rimavera inoltrata,
estate alle porte, oltre
che con i chiletti di
troppo accumulati durante l’inverno si comincia a
fare i conti con il cambio di stagione, dando una rispolverata
ai costumi e ai parei dell’anno
passato. L’abbigliamento da
mare, con le lunghe passeggiate, gli aperitivi sulla spiaggia e
qualche sport a riva, richiede
senz’altro freschezza a praticità, senza però rinunciare alla
moda e allo stile. Bandito quindi il look troppo casual, con colori che fanno a cazzotti e poca
attenzione ai dettagli. Anche
sotto l’ombrellone non si dovrà rinunciare alla cura, ma andrà privilegiato il nuovo stile
"easy chic", per restare femminili anche in spiaggia. Salutiamo quindi senza troppi rimorsi vecchi mutandoni e costumi datati, rifornendoci di almeno uno o due modelli che
seguano le tendenze del momento. Fra queste, la fantasia
Vichy anni ‘50, tornata di gran
moda per quest’estate, il monokini e, già sperimentato dalle più audaci nella passata estate, il quadranga. Il classico costume mare a quadretti (o fantasia Vichy) va quest’anno in
tutte le fantasie colore, dal
classico bianco e nero ai toni
pastello che fanno tanto bambina. In abbinamento, saranno perfette scamiciate e copricostume in tinta o della stessa
fantasia. Torna alla ribalta anche per l’estate 2009 il monokini, stavolta tagliato nei modi
più estrosi, mentre il bikini si
arricchisce dello stile sud-americano, proveniente dalla Colombia e dal Brasile. Per quante desiderano restare fedeli al
due pezzi le parole d’ordine di
quest’anno sono: tinte accese,
pareo trasparenti, stampe variopinte e pezzi micro. Ad
ogni modo, più o meno castigato, con culotte o laccetti sullo slip e reggiseno a triangolino o con ferretto a balconcino,
il bikini andrebbe sempre pensato con un piccolo pareo o un
paio di short in tinta, da indossare se si va a pranzo o ci si allontana dalla spiaggia dirigendosi verso lo stabilimento balneare. Il must dell’estate 2009
sarà, poi, ancora una volta, il
monokini, l’irresistibile incrocio tra pezzo intero e bikini.
Reduce dal successo dell’estate scorsa e dalle passerelle milanesi, i nuovi modelli, però,
non punteranno sulle solite geometrie, monospalla o a oblò
sulla pancia, ma saranno "cutaway" ossia tempestati di tagli
e scollature. Un costume-vestito quindi, che pensato in colo-
ri per lo più scuri, saprà fasciare a dovere piccoli lembi del
corpo, alternando le strisce ad
applicazioni come catene, pietre, gioielli e ganci appariscenti e risulterà perfetto anche
per un contesto più elegante
come una festa in piscina. Viene dalla Spagna, infine, la più
audace delle proposte per la
stagione calda di quest’anno.
Parliamo del quadranga: lo
striminzito slip da mare che
con la sua forma asimmetrica
si prepara a spopolare sulle
spiagge di tutto il mondo. Quale che sia il modello preferito,
se i prezzi delle boutique sono
fuori dalla nostra portata, anche le grandi catene, come Calzedonia, guardano alle nuove
tendenze, offrendo un vasta
scelta dei modelli più gettonati, dal due pezzi al costume intero, con costi che restano
spesso contenuti intorno ai 50
Anni ’50
Nella foto sopra
le ragazze
indossano un
bikini fantasia
Vichy,
con quadrettini
rosa e bianchi
euro. Oppure, visto che i modelli si rincorrono da un’estate
all’altra senza scomparire, e
che le vere tendenze restano
in auge anche per due o tre
estati di fila, c’è il caro vecchio
rimedio dell’outlet, valido anche per la moda mare.
Scelti i costumi che caratterizzeranno le nostre vacanze
marine, non si dovranno dimenticare gli accessori. Gioielli etnici e semi preziosi, fasce
per i capelli e berretti con visiera, foulard per le più nostalgiche. Immancabile compagno
di avventura della nostra estate, infine, sarà il mega-borsone, di tela tinta unita o stampato, e dove contenere in un gesto solo telo da mare, riviste,
occhiali, racchettoni e maschera per immersione. La maxi taglia non passa di moda, quindi, e questo accessorio continua a privilegiare la comodità.
Insieme a lui sarà utile munirsi di borselli di varie misure,
dove tenere quei piccoli oggetti che servono a portata di mano come creme solari, pettine
e spray per i capelli, qualche
spicciolo per il gelato o gli occhiali da sole. Quanto ai capi
da indossare nell’andare in
spiaggia, questi ultimi dovranno essere il più possibile in linea con il costume, conservando un richiamo alla fantasia o
al colore. In ogni caso, trionfano il sapore retrò e lo stile marinaro che ricordano il lusso e
l’eleganza dei resort estivi più
esclusivi, come Capri e Portofino. La donna 2009 sotto il sole
ricorda una pin up stile anni
‘50 rivisitata in chiave moderna e privilegerà motivi a righe, colori nautici, pois e morbide bluse.
Fuani Marino
Tendenze
Per chi può osare torna il quadranga (foto sopra), già
sperimentato nell’estate 2009. Di moda anche il monokini
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 11 Maggio 2009
NA
Al mare / 2 Occhiali da sole
Vintage e lenti over-size
I modelli dell’estate 2009. Le preziosità Swarovsky di «Valentino»
C’
è chi li indossa per
guidare, chi invece
per nascondere le occhiaie per i postumi
di una notte brava o chi per essere semplicemente glamour, gli
occhiali da sole sono diventati
l'accessorio più cult e stylish degli ultimi anni. La tendenza che
caratterizzerà l’estate 2009 segue
ancora il trend “grandi divi di
Hollywood’’.
Affascinante appeal vintage, design ricercati, stile contemporaneo dagli eleganti accostamenti
cromatici: questi i must dettati
dalla moda e dagli stilisti sulle
passerelle, sia per gli uomini che
per le donne. Grace Kelly, insomma, icona di stile, continua a fare
tendenza: quest’estate saranno di
moda proprio le montature che indossava. Così come quelle di altre
celebri star di Hollywood. ‘‘Le Figaro’’, infatti, segnala che le grandi griffe hanno tirato fuori dal
baule modelli di occhiali da sole
che andavano di moda negli anni
passati. Dunque Grace Kelly, ma
anche Jackie Kennedy e il nostro
Marcello Mastroianni.
Giorgio Armani per la prossima
estate, si rivela in equilibrio tra
gusto classico e appeal retrò-chic.
Tra i modelli forti della collezione
donna, un paio in perfetto stile anni Sessanta, dalla linea ampia e arrotondata. Un fregio in metallo,
traforato con una sinuosa linea
floreale, decora i profili e ne esalta l’allure iper-femminile sottolineata dalle nuance raffinate della
palette: rosa cipria, marrone, verde, nero lucido, viola e avana.
Fascino attuale e linee essenziali invece per i modelli maschili,
con applicazioni e borchie che delineano il profilo ondulato delle
aste e risaltano sui toni chic dell’avana marrone, verde, beige e
raddoppio e propone una gamma
di lenti e montature unisex che rimangono fedeli alla felicissima
ispirazione glamour-vintage, declinandola in uno degli stili più
forti e riconoscibili del ’900: nasce
così l'’cchiale da sole Carrera Gypsy Aviator. Aste e montatura leggerissime e resistenti in metallo
laccato bianco, lenti oversize a
goccia blu degradè: candidati ad
essere tra i must della prossima
stagione.
La nuova collezione di Versace
propone, per uomini e donne, tantissimi nuovi modelli che variano
dalla montatura colorata con le
lenti sfumate fino ad arrivare alla
classica mascherina che è già in
voga da un paio di anni ma, in
questo caso, è in nuova versione.
La scelta del modello ideale si
del nero lucido. Per la gamma Emporio, forme ricercate e rigorosa
eleganza. In acetato, dalle linee
rettangolari che non rinunciano
all’originalità di dettagli ricercati:
il “ponte a chiave” sul naso e la
nuova placca metallica a “doppia
freccia” sulle aste, raffinato richiamo ad uno stile d’altri tempi.
La maison Dolce & Gabbana,
per la collezione estiva dei suoi
sunglasses femminili, presenta
una donna sicura di sè, intrigante, determinata, ma che non vuole svelarsi immediatamente. Il
suo sguardo si cela dietro le grosse lenti dei suoi occhiali da sole
che rimandano ai gloriosi anni
‘60, senza rinunciare, però, alla
modernità del colore, con abbinamenti inusuali.
E se la scorsa estate fu segnata
dal ritorno di Carrera, un mitico
marchio nel settore dell’occhialeria, che è tornata alla ribalta con
la sua collezione Sunglasses Vintage, quest’anno, la griffe gioca al
Italian style
Kate Moss, a destra,
è testimonial della linea estate
2009 degli occhiali Versace
Nella foto sopra
un modello Armani donna,
mentre sopra un paio di occhiali
della collezione uomo
di Giorgio Armani
Lo stilista, per l’estate 2009,
ha ideato una proposta
che si rivela in equilibrio
tra gusto classico
e appeal retrò-chic
complica, però, semplicemente
dando un’occhiata alla linea di occhiali primavera/estate di Valentino. La collezione da sole si distingue certamente dai modelli degli
altri marchi grazie alle decorazioni particolarmente ricercate. Dire
cristalli Swarovski non basta perché, la particolarità delle collezioni Valentino sta certamente nella
lavorazione e nell’utilizzo delle
pietre preziose, bellissimi però
anche i modelli “meno brillanti”
in cui, ancora una volta, quello
che attrae è la lavorazione. Come
nel caso del modello con le aste
decorate da una rosa in metallo
cosparsa di strass, che non rivela,
però, uno stile particolarmente
eccentrico.
La ditta tedesca Design Naturell
ha pensato di presentare una serie di occhiali da sole unisex realizzati con materiali assolutamente naturali. E il nome dice tutto
sullo stile di questo brand. In particolare gli occhiali proposti dal
marchio sono realizzati in corno.
Anche per Gold & Wood sono i
materiali naturali quelli che rendono più esclusive le montature.
Nel particolare, questo brand utilizza materiali come il legno pregiato, con dettagli in oro e diamanti. E tutti gli occhiali sono
completamente realizzati a mano.
Stile, eleganza ed originalità, infine, per la gamma di modelli maschili e femminili di Italia Indipendent, il marchio ideato da Lapo
Elkann. E pensare che quando
l’erede Agnelli aveva deciso di lanciare una sua linea di moda, in
molti, soprattutto le malelingue,
avevano giurato che i suoi occhiali da sole in carbonio non avrebbero fatto molta strada. E invece si
sbagliavano: la linea di lusso di
sunglasses è di gran successo.
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Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere del Mezzogiorno
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 11 Maggio 2009
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Moda uomo Modelli ideali per lo sport e il relax
Veste «con lentezza»...
Tendenza «slow fashion», abiti morbidi e tessuti safari
C
omodità sinonimo di stile e tendenza. Questo il
nuovo trend estivo proposto sulle passerelle per la
moda maschile. Sweater, t-shirt,
addirittura tute complete, e sneakers. Le griffe per l’estate 2009 si
fanno ispirare dallo sport e dal relax. Dalle uscite in barca a vela al fitness, dal calcio, passando per il totale riposo casalingo, fino al tennis.
Lo stile proposto dagli stilisti è perfetto per il tempo libero e per qualsivoglia appuntamento: la combinazione di dettagli più classici con capi sportivi rendono l’uomo
“casual-sporty”. Gli esperti, come
segnala la stampa francese, la chiamano già “slow fashion”, uno “stile
nonchalance” fatto, quindi, di pantaloni morbidi, scarpe-pantofola,
camicie molto slacciate e maglie abbondanti. Dominano le passerelle
gli addominali scolpiti e i tessuti
tecnici, per un look sempre diverso
e orientato all’irriverenza. L’era dell’uomo in carriera grintoso, che
non deve chiedere mai, sempre attento a non perdere lo smalto del
manager rampante è finita. La prossima estate esigerà un uomo sobrio, rilassato e disposto ad affrontare il tran tran quotidiano con la
massima calma.
Costume National veste i suoi
modelli con capi dai tagli morbidi e
camicie impalpabili. Frankie Morello guarda al mondo dei giovani
sportivi con scritte stampate, cappellini e pupazzi portafortuna. Roberto Cavalli presenta una collezio-
ne comoda come una vestaglia.
Mentre Romeo Gigli ironizza con
l’uomo in body. Vivienne Westwood è il vero marchio provocatore
che porta in passerella un uomo zingaro, con capi vistosi e gioielli appariscenti: bellimbusti a petto nudo,
pieni di grossi tatuaggi, coperti solamente da giacche o canottiere,
panciotti slacciati e t-shirt esageratamente lunghe e volutamente stropicciate, look simbolo di massima
emancipazione. Ma quando parliamo di relax, è inevitabile il richiamo all’oriente, in particolare all’India, paese dal fascino indiscusso, sinonimo di spiritualità, luogo culto
Passarella
Le sfilate delle
collezioni
estive hanno
lanciato una
moda uomo
all’insegna
della
comodità
dello Yoga, la cui pratica ha preso
piede anche in Occidente. È proprio
in uno scenario fatto di colori caldi,
profumi speziati e atmosfera mistica
che si è svolta la sfilata di Giorgio Armani a Milano. Elementi predominanti in passerella i capi dai colori tenui, delicati come il verde acqua e il
bianco presentato nelle sue varie tonalità: dal gesso al latte alternati a
quelli dai colori pieni di positività ed
energia come l’arancio e il rosa.
Linee morbide, più sciolte, per le
giacche e pantaloni affusolati all’indiana e alla malese tenuti da una cravatta annodata in vita, abbinati a raffinate sciarpe di lino e seta, portate
con disinvoltura sulle spalle, che
danno ampio respiro al look dell’uomo dell’estate 2009 facendo dimenticare molto in fretta e senza alcun
rimpianto il rigido e anonimo completo tipico dell’uomo d’affari. Uno
sguardo rivolto al fascino orientale
lo volge anche Ermenegildo Zegna
che ha presentato impeccabili e comodi completi in lino bianco. Così
pure Dolce & Gabbana, che all’insegna della libertà e del comfort, hanno tratto ispirazione da uno dei capi
più intimi e casalinghi: il pigiama.
Uscire dalla crisi entrando nella camera da letto, il diktat dei due stilisti. Il benessere psico-fisico sovrasta
di gran lunga ambizione e sete di potere, l’uomo del XXI secolo sente
sempre più forte la necessità di affrontare con una nuova ottica i ritmi
estenuanti che la società moderna
comporta e non c’è niente di meglio
che cominciare a farlo con un look
originale, in stile dandy, ben lontano dalla trasandatezza.
Altre novità nel mondo della moda maschile. I brand Iceberg e Marithé e Francois Girbaud propongono
“wearabag”, la giacca-borsa: un capospalla pieno di tasche che si trasforma in una sportina con bretelle
da legare al busto. L’effetto finale è
quello di uno zaino. La trovata, a dire il vero, non è nuova. Ma, per lo
meno, prova a gettare le basi di un
discorso moderno: dovremo pur trovare un posto a BlackBerry, iPod,
iPhone e computer portatili che si
fanno sempre più piccoli (e più necessari).
Sportivo
Quest’estate
via libera
alla tuta,
non solo per
fare sport
Mariella Accardo
Classico
Camice su misura,
anche a domicilio
Da due a tre settimane: è questo il tempo
che serve a confezionare una camicia su
misura, per l’uomo, ma eventualmente
anche per la donna, più esigente.
I collaboratori dell’azienda dei fratelli Paolo
e Gennaro Imperatore, con sede in via
Caserta al Bravo, in zona Capodichino, sono
disponibili a recarsi direttamente a casa
dell’acquirente, "armati" di metro e
campionario di tessuti. Massimo venti
giorni, poi, e la camicia sarà pronta.
Si va dal puro cotone, con stoffe prodotte
dai migliori marchi del settore, ai tessuti,
più pregiati, doppio ritorto. Il capo, su
richiesta, potrà anche essere realizzato
interamente a mano, ago e cotone, come la
migliore tradizione artigiana insegna.
Auto e barche Le novità di alcuni grandi marchi
... e poi sfreccia su mare e asfalto
In acqua linee ispirate al look dei gozzi sorrentini. A terra la nuova Bmw
N
el mondo è conosciuto come italian-stile, un termine che racchiude in se i segreti dell’eleganza e della raffinatezza. Un filo conduttore
capace di dar vita ad un design che è al tempo stesso immagine e funzionalità. Eleganza
e raffinatezza che ormai da tempo trovano
espressione anche nel mondo della nautica
grazie soprattutto a due marchi del gruppo
Ferretti, Itama e Apreamare, che hanno saputo puntare sull’innovazione tecnologica senza rinunciare alla continuità con il fascino del
passato. Uno stile senza tempo, quello di Itama, caratterizzato da linee filanti e sportive,
nel classico abbinamento bianco e blu, e da
doti di tenuta di mare e prestazioni con alti
Navigatori
Gps, dritte
«griffate»
Tecnologia e design
per arrivare sempre dritti
alla meta, in auto o in
barca. I nuovi navigatori
satellitari, gioiellini di
stile e di tendenza, sono
sempre più spesso
griffati e personalizzabili
a seconda delle esigenze.
standard di sicurezza. «Itama — chiarisce
Giovanni Aprea, responsabile immagine e comunicazione del gruppo — è l’open per chi
sceglie un rapporto senza filtri con il mare e
desidera un prodotto capace di sposare le tendenze più attuali del design con la tradizione
del made in Italy».
Tra i modelli di punta del marchio Itama,
particolarmente interessante l’attesissimo Fifty, che sarà presentato all’esordio della prossima stagione nautica (settembre 2009). Premiatissima dai diportisti, dal momento in cui
è stata introdotta sul mercato nel giugno
2008, anche l’ammiraglia Itama Seventyfive.
Ispirata al look dei gozzi sorrentini è invece
la linea Maestro, ultima nata in casa Apreama-
re, che inaugura una fase tutta nuova nella
storia del cantiere partenopeo, attivo fin dal
1849. «Maestro — spiega ancora Aprea — nasce dalla volontà di realizzare un prodotto totalmente innovativo che si inserisca però alla
perfezione all’interno della filosofia dei cantieri, saldamente legata all’antica tradizione
dei "maestri d’ascia". Già nel nome Maestro è
svelata la volontà di guardare al futuro senza
dimenticare il passato, con una linea di imbarcazioni non ancora presente sul mercato
nautico. Materiali e tecnologie moderne e innovative si sposano alla perfezione con i temi
e le forme classiche della più antica cultura
marinara. Maestro rappresenta un vero esempio di eleganza estetica ma anche di comfort,
Eleganza e alte prestazioni
Nelle foto la nuova Bmw Z4 S-Drive 35 I e tre open Itama
Supplemento al
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manovrabilità e tenuta del mare». E proprio
il rapporto diretto con il mare è alla base di
tutta la gamma. Un esempio su tutti, il ponte
superiore di questa nuova linea. Concepito
per rendere vivibile l’intero spazio disponibile, si trasforma durante la navigazione in
un’area di assoluta privacy, mentre la grande
trasparenza ottenuta attraverso l’uso di ampie vetrate garantisce uno stretto rapporto
tra esterno e interno. Progettata da Zuccon International Project nel design delle sovrastrutture e nel layout degli interni, e dall’architetto Umberto Tagliavini con il supporto
dell’AYT (Advanced Yacht Technology) del
gruppo Ferretti per le linee di carena e il progetto tecnico, la linea Maestro prevede una
gamma di imbarcazioni che vanno oggi dai
51 agli 80 piedi.
Ma eleganza, libertà e fascino sono anche i
tratti comuni di un’altra passione, quella automobilistica, che a Napoli si veste di classe
grazie al gruppo che fa capo alla famiglia Pelli. Nello store di Viale Kennedy, dopo il porte
aperte del weekend appena trascorso, gli appassionati potranno infatti testare su strada il
modello più sportivo ed accattivante della
BMW, la Z4 S-Drive 35 I, presentata assieme
alla versione S-Drive 23 I. «Una macchina altamente performante — spiega Carlo Pelli, titolare del gruppo assieme al padre Bruno —
Puntiamo molto su questo modello che ha riscontrato da subito l’entusiasmo degli automobilisti più esigenti. La versione 35 I sarà
su strada a disposizione di chi ama un look
aggressivo ed elegante. Naturalmente visto il
numero degli appassionati sarà possibile provare le vetture su prenotazione, il numero da
chiamare è lo 081- 5984123».
Design e linee accattivanti anche in strada,
dunque, per proporre il proprio stile senza
mai ostentare. Così, dalla nautica alle automobili il concetto di base resta sempre lo stesso,
attrarre il pubblico con prestazioni elevate e
sicurezza grazie a modelli che al contempo
sanno essere unici nella cura e nella raffinatezza dei più piccoli dettagli.
Raffaele Nespoli
Tariffe pubblicitarie (più IVA) - a modulo:
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NA
Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere del Mezzogiorno
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 11 Maggio 2009
NA
Accessori,
tendenze
e vintage
Pietre e orologi
Gemme al microscopio
Volete far valutare una pietra
preziosa? Scoprirne caratteristiche,
qualità, età, e possibilità di
lavorazione? È possibile
studiandola attraverso un apposito
microscopio, in dotazione, ad
esempio, alla gioielleria Anzovino,
Foulard e cravatte
in via Bernini, specializzata in
gemmologia, da poco sbarcata su
internet con un sito web. Nel
negozio, da sessant’anni punto di
riferimento per la vendita di
preziosi nel quartiere Vomero,
decine di marchi, per oggetti uomo
o donna. Tra gli ultimi arivati gli
orologi, classici, Longines, e di
tendenza, Toy Watch.
Tessuti di Manchester
È il viola, nelle sue sfumature, la scelta
più trendy per cravatte e foulard. Ampia
scelta di colori e tessuti inglesi per le
proposte dell’azienda Sanseverino di
Napoli (Centro direzionale). Per una
clientela classica cravatte settepieghe
e sciarpe donna con merletti.
Collezione estate Sandali e scarpe sportive
Stop alle mezze misure
I due estremi: tacchi vertiginosi o coloratissimi mocassini
T
endenza vincente
non si cambia. Così
sembrano aver pensato gli stilisti che, per
la prossima stagione, ripropongono, tra le loro creazioni
di punta, must confermati dal
successo dello scorso anno: il
platform, i tacchi vertiginosi e
i mocassini. E se è sarà difficile acquistare borse e vestiti,
ancora più impegnativo sarà
scegliere le scarpe. Facciamo
così, una breve panoramica
su cosa troverete nelle vetrine
rinnovate dopo il lunghissimo inverno e i saldi.
Quest’estate le donne svetteranno dai loro altissimi tacchi oppure, saranno al livello
del suolo con ai piedi un paio
di scarpe flat rasoterra. Non
sono previste mezze misure e,
per quanto riguarda i tacchi,
saranno sicuramente associati
a plateau, punte arrotondate
con molti peep toe (con l’oblò
per “il dito che sbircia”) ed
open toe (con apertura più
ampia). Stessa cosa per i sandali, bassissimi alla schiava
oppure vertiginosamente alti
con tacchi anche in legno.
Cesare Paciotti, per la sua
nuova collezione, si è concentrato sui sandali. Tacchi tor-
reggianti o scarpe totalmente
piatte, strisce di pelle tempestate di brillantini (una nota
decorativa molto utilizzata),
oppure che avvolgono il piede
sino alla caviglia con fibbie
semplici. Le poche scarpe
chiuse hanno spessi plateau e
sottolineano la caviglia con
cinturini. Il bianco e il panna
sono i colori emblema, ma ci
si diverte anche con calzature
verdi, nocciola, violetto e argento (prezzo su richiesta).
Gucci, come Paciotti, valorizza la caviglia sempre con legacci e strisce di pelle avvol-
Arcobaleno
Ampia scelta
di colori per
i mocassini
di
camoscio
estivo
genti che salgono molto alti
sul piede. Frida Giannini propone fibbie estremamente
femminili, mantiene ancora alcune zeppe con una linea semplice, utilizzando la classica
stoffa monogrammatica del
brand Gucci ed aggiunge, alle
linee di colore, anche il bronzo e il blu elettrico in pitone
(a partire da 200 euro).
Giorgio Armani è tra i promotori del sandalo-zoccolo in
legno laccato. Una chicca colorata che non mancherà sicuramente tra gli accessori delle
fashioniste (da 200 euro).
Christian Dior rilancia invece
il sughero per i suoi plateau, e
propone sulle passerelle pargine vertiginosi “tacchi-scultura” (1050 euro).
Partendo dalle scarpe da
passeggio, Sergio Rossi introduce la versione con tacco della classicissima sneaker in
gomma e tela con i lacci in
bianco, nero e lilla. Altri colori, come il verde e il rosa, nella
versione flat. Per i sandali
mantiene le stesse linee della
moda trendy.
Messe da parte le scarpe
“che faranno scena” (che, diciamo la verità, non saranno
di sicuro tra le più comode
per passeggiate e incontri in
ufficio) bisogna assolutamente puntare sulla scarpa passepartout. I diktat degli stilisti e
delle riviste di moda specializzate eleggono, infatti, i mocassini come la tendenza top in
fatto di scarpe. Spariscono le
mezze misure e, in fatto di comodità, il caro vecchio mocassino si posiziona al primo posto tra i modelli più apprezzati per la bella stagione. La produzione di questi modelli è
stata, ed è ancora, una delle attività artigianali in cui il made
in Italy ha dato il suo meglio,
basti pensare all’impero economico di Tod’s, che con l’impero dei mocassini ha fatto la
sua fortuna. Con tacchetti in
gomma e suole anatomiche o
lisce, dal nappa allo scamosciato, fino al daino e al cocco,
i mocassini fatti a mano in materiali pregiati arrivano addirittura a raggiungere prezzi intorno ai mille euro. Di modelli
ce ne sono infiniti, si va dal
classico basso dalle forme maschili al più femminile con la
punta arrotondata, fino a rivisitazioni con tacco e decorazioni con paillettes e pietre
luccicanti.
Mariella Accardo
BRUNO
torre del greco
BALLANTIYNE
CASHMERE
Azienda fondata nel 1964 da Bruno Cuccurullo, leader del commercio per aver contribuito allo
sviluppo del settore e per essersi distinto nell’espletamento della propria attività imprenditoriale.
33, via roma - ph. 081 8812780
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Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere del Mezzogiorno
NA
All’Archeologico
i costumi egiziani
della scuola
Isabella d’Este
Si chiuderà con una sfilata il 13 maggio
alle ore 11.30, il progetto “Moda
Museo” nato dalla collaborazione tra
l’Istituto professionale Isabella d’Este e
il Servizio Educativo della
Soprintendenza per i Beni Archeologici
di Napoli e Pompei. Nelle sale del
Museo Archeologico di Napoli alcune
modelle indosseranno gli abiti ispirati
alla moda dell’Antico Egitto realizzati
dalle studentesse dell’istituto e
attualmente protagonisti di
un’esposizione nella sala del Plastico
di Pompei della struttura museale.
Destinato alle classi del Corso di
Operatore della Moda e Tecnico della
Moda, il progetto è partito
dall’osservazione diretta e dallo studio
dei reperti del Museo Archeologico,
per poi coinvolgere nel percorso
discipline come Storia dell’Arte,
Modellistica e Confezione,
Disegno e Storia del Costume.
Consulente del lavoro la Sartoria
teatrale Canzanella. Tre seminari
condotti da esperti esterni, di
portamento, make up e acconciatura,
hanno permesso agli allievi di
partecipare attivamente anche alla
fase dell’evento sfilata.
Professioni Il lavoro che porta alla creazione di un capo
Accademie e corsi in Campania
Storia di un abito
Ago, filo e disegno
A scuola per imparare
i segreti del mestiere
Dall cool hunter al modellista, i volti del settore
M
estiere solo all’apparenza futile,
dietro le frivolezze del campo della moda c’è il lavoro di migliaia di persone con decine di diverse competenze. Lo stilista
che sfila sulla passerella a chiusura della presentazione di
una collezione è solo la punta
dell’iceberg di un gruppo nutrito di persone che lavorano al
suo fianco, restando però troppo spesso dietro le quinte. Ma
quante e quali sono le professioni della moda? Bisogna innanzitutto distinguere i diversi campi che corrispondono ad
altrettante fasi. Si parte da quello della creazione: lo stilista o
fashion designer che dà forma,
disegnandolo, a un abito e il cool hunter, addetto ovvero ad
osservare e captare i nuovi
trend che si respirano nell’aria, sono i mestieri più accattivanti. Vengono affiancati dai
disegnatori di accessori e dai
progettisti cad, dai ricercatori
di tessuti e materiali ai fashion
designer che hanno il compito
di particolareggiare nei dettagli il disegno dello stilista. Con
la produzione si entra nella seconda fase, più propriamente
sartoriale. Dopo il disegno si
passa alla realizzazione e qui le
figure aumentano con una specializzazione sempre più marcata. Il modellista è il centro di
tutta questa fase: braccio dello
stilista, è lui che, con un necessario bagaglio di competenze
sartoriali, rende realtà il disegno passando dall’idea al vestito da indossare. Figura perno
di tutta la catena produttiva
delle case di moda, al modellista è richiesta una forte espe-
Passarella
Backstage
di una
sfiltata
dello stilista
giapponese
Kei Kagami
rienza non solo di sviluppo dei
modelli ma anche di uso dell’ago e del filo, oltre che una conoscenza totale dei tessuti. Affiancato dal modellista Cad —
figura oggi necessaria per la riproduzione al computer e lo
sviluppo delle taglie — realizza il prototipo dell’abito. Nella
produzione rientrano dal confezionista al colorista, dal campionarista allo sviluppatore di
modelli, dal tecnico di produ-
D
zione al tagliatore, dallo stiratore fino al ricamatore di stoffe.
Oltre, naturalmente, al sarto.
Una volta realizzato il prodotto, bisogna pensare poi al suo
posizionamento sul mercato e
qui entra in gioco il reparto
marketing che si muove a braccetto con quello della comunicazione. Del primo fanno parte
il fashion coordinator e il donna/uomo prodotto, anello di
congiunzione tra la marca e le
attività dell’ufficio stile, l’assistente al marketing e lo store
planner. Si occupano invece di
tutto ciò che riguarda la comunicazione l’addetto ufficio
stampa, l’allestitore di fiere,
l’agente delle modelle, il fotografo, il regista delle sfilate e
tante altre figure. Figura trasversale è quella dello stylist o
fashion editor che affianca lo
stilista durante la sfilata aiutandolo nella creazione dell’immagine del marchio. È a lui che
spettano i fondamentali abbinamenti tra capi e accessori,
ad esempio, e la scelta delle
pettinature. Alla fine della catena c’è il settore commerciale
che si occupa della distribuzione: responsabile delle vendite,
agente e store manager.
Antonella Migliaccio
al fascino indiscutibile e per andare incontro a chi ladalle ampie possibilità, vora, le scuole sono aperte a
le professioni della moda ri- persone di tutte le età. Alla fichiedono una forte e specia- ne dei tre anni indirizzano
lizzata formazione. Ma come verso il mercato con stage
si entra nel mondo griffato? presso aziende o sartorie. DalNumerose le scuole che a Na- le più accessibili alle più care,
poli e in Campania offrono le rette sono mensili e partoformazione professionale nel no dai 250 euro circa, fino ad
campo. Si accede a partire dai arrivare ai 500 euro. Tra le
16 anni e sono necessari tre scuole storica è l’«Accademia
anni per seguire l’intero per- della moda», nata più di
corso e formarsi
trent’anni fa, si
a tutto tondo
muove nell’amnel campo della
pio settore della
moda.
formazione nelVere e prole discipline di
prie scuole promoda e design.
fessionali, sono
Con sede a piazimpegnative e riza Garibaldi, ofchiedono una
fre anche un corfrequenza dal luso di portamennedì al venerdì,
to e postura per
alternando corsi
indossatrici.
di disegno —
«Artimoda»,
due volte a setti- Lo stilista Pier Luigi Fucci a via Duomo,
mana — a quelli
succursale deldi cucito — tre volte — a sot- l’Istituto Burgo di Milano,
tolineare che il mestiere della punta soprattutto alla formamoda è soprattutto ago e filo zione nel campo della modele non solo "bozzetti", come a listica con corsi anche di disevolte si è indotti a credere. gno e taglio. La «Scuola della
Qui si parte dalla base, impa- moda partenopea», sempre a
rando a cucire una gonna via Duomo, offre corsi di mosemplice fino ad arrivare alla dellistica artigianale e indurealizzazione finita di un abi- striale e di fashion design. Coto da sera, della corsetteria, stumistica teatrale e pittura
di un vestito da sposa. Di mat- su stoffa le particolarità.
A. M.
tina ma anche di pomeriggio
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 11 Maggio 2009
NA
L’intervista Hélène Blignaut, esperta di branding e analisi dei trend
«La moda ci racconta come le news»
Osservare vetrine
serve a capire
il nostro tempo
I
l saggio «La comunicazione della Moda. Significati e metodologie», firmato a quattro mani da
Hélène Blignaut e Luisa Ciuni, misura l’influenza dei moderni mezzi di comunicazione sull’alfabeto di riferimento quando si parla, in termini
giornalistici e mediatici, di moda. Quest’ultima, oltre che da un punto di vista sociologico, è analizzata
attraverso i suoi linguaggi come fenomeno di costume e di massa. Hélène Blignaut, esperta di branding
e analisi dei trend, definisce il libro come «un saggio sull’oggetto vestimentario, analizzato dal punto
di vista dei linguaggi sociologici». All’autrice, membro del comitato del Progetto «Archivi della Moda
del ‘900», promosso dall’Associazione nazioale archivistica italiana e dal ministero per i Beni e le Attività culturali, abbiamo rivolto alcune domande.
Cambia la moda e cambiano anche i vocaboli
che si usano per raccontarla?
«In effetti, partendo dal principio, si tratta di una
lunga catena di conseguenze. La trasformazione della realtà, di un dato momento storico, comporta infatti una trasformazione degli stili del corpo. Quest’ultima, cavalcando la contingenza, provoca un
cambiamento nella moda. Se la moda cambia in reazione all’ambiente e alla società lo fanno anche i linguaggi. Volendo fare un esempio, il modo di dire "vita strizzata", tipico degli anni ’40, sta tornando oggi
nel linguaggio comune per descrivere il modo di
portare una cintura su un impermeabile».
Ma è vero che la moda è ciclica, e che per il ritorno delle spalline o i capelli cotonati è solo una questione di tempo?
«Nella moda, secondo me, tutto torna perché in
realtà non è mai andato via. Più che di cicli o di fasi
che si susseguono, parlerei di stili, accessori che, accantonati per un certo periodo di tempo, prima o
poi riaffiorano».
Quali sono gli argomenti, i termini e i trend del
momento?
«La moda di oggi è tutto, è come un notiziario,
basta guardare le vetrine per rendersi conto del momento storico in cui viviamo: le scritte sul terrorismo stampate sulle magliette, i tessuti di poco con-
Il libro
«La
comunicazione
della moda»
(Franco Angeli) di
Hélène Blignaut e
Luisa Ciuni, per
studenti e ai
professionisti
della
comunicazione di
moda (giornalisti,
marketing, addetti
stampa)
to per far fronte alla crisi economica. La moda è come lo specchio dei tempi, uno strumento di comunicazione che dialoga attraverso linguaggi e segni».
Come vede la moda oggi, cosa rappresenta?
«L’abito indossato, analizzato da un punto di vista
sociologico, è parlante, e racconta al contempo il
corpo sociale e individuale. Per moda, si intende oggi un settore industriale a tutti gli effetti e più complesso di altri. Quest’ultima rappresenta la prima
azienda produttiva in Italia, con 70 mila aziende di
produzione e oltre 800 mila posti di lavoro. Il nostro
Paese, inoltre, vanta rispetto agli altri il primato di
seguire tutta la filiera, dalla materia prima, al filato,
al tessuto, al prodotto finito. C’è lo stile che i grandi
maestri immaginano di veder indossato molto tempo prima che la collezione sia presentata, ci sono le
sfilate e, appunto, la comunicazione della moda. Sia
a livello giornalistico e mediatico, che da parte delle
singole aziende in termini di marketing, il fenomeno moda va raccontato adeguatamente».
Fuani Marino
La curiosità
Fashion-victim, ecco il film cult
La locandina
Il film con Meryl
Streep
e Anne Hathaway
La pellicola cinematografica
diventata "cult" per gli amanti
della moda è senz’altro «Il
diavolo veste Prada (The Devil
Wears Prada)», uscito in Italia
nel 2006 e diretto da David
Frankel. Il soggetto del film,
ambientato in America, è tratto
dall’omonimo best seller di
Lauren Weisberger. La
neo-laureata Andrea Sachs,
interpretata dalla bellissima
Anne Hathaway, è in cerca di
lavoro a New York. Vorrebbe fare
la giornalista e il talento non le
manca: l’occasione è ricoprire
l’ambito ruolo di seconda
assistente di Miranda Priestly
(Meryl Streep), l’influentissima
direttrice della prestigiosa rivista
di moda Runway. Lieto fine
tipicamente americano,
conquista la metamorfosi della
Hathaway che da timida e
impacciata ragazza di provincia
diventa, almeno nella parte
centrale del film, una fashion
victim patita di griffe. (f. m.)
16
NA
Lunedì 11 Maggio 2009 Corriere del Mezzogiorno