GLI ALUNNI E GLI INSEGNANTI DELLE CLASSI 5^ABC Scuola

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GLI ALUNNI E GLI INSEGNANTI DELLE CLASSI 5^ABC Scuola
GLI ALUNNI E GLI INSEGNANTI DELLE CLASSI 5^ABC
Scuola Primaria Statale “Dante Alighieri”
a.s. 2010/2011
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ORIGINE DEL TERMINE
Shoah significa “desolazione, catastrofe, disastro”. Questo termine venne adottato per la prima volta,
nel 1938 dalla comunità ebraica in Palestina, in riferimento alla Notte dei cristalli . Con “Notte dei
cristalli” vengono indicati i saccheggi, le stragi e le successive deportazioni condotte dai nazisti (SS)
nella notte tra il 9 e 10 novembre 1938 in Germania, Austria e Cecoslovacchia. Complessivamente
furono uccise circa 400 persone (ufficialmente 91), rase al suolo dal fuoco 267 sinagoghe e devastati
7500 negozi. Circa 30 mila ebrei furono deportati nei campi di concentramento. Da allora definisce
nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica d’Europa.
BREVE QUADRO STORICO DI RIFERIMENTO
Nel 1933 il partito nazista, guidato da Adolf Hitler, conquistò il potere in Germania. Hitler era un
dittatore feroce, convinto che il popolo tedesco appartenesse a un razza superiore. Il suo scopo era
eliminare tutti i popoli reputati “inferiori”, in particolare gli ebrei. Perseguitò anche il popolo Rom (a
quei tempi chiamati “gitani”), gli handicappati e tutti coloro che non erano d’accordo con lui. Il suo
obiettivo era di conquistare l’Europa, e quindi il mondo intero. Prima della Shoah, le comunità
ebraiche in tutta Europa erano numerose e vivaci. C’erano molte scuole ebraiche, biblioteche,
sinagoghe e musei. Musicisti, scrittori, atleti e scienziati ebrei davano un grande contributo alla vita
culturale degli Stati europei. Ma con la guerra arrivarono, per i cittadini di origine ebraica, nuove
regole e costrizioni. Le loro terre furono confiscate, agli ebrei non fu più permesso di frequentare
scuole e università, erano esclusi dalla maggior parte delle professioni ed erano obbligati a portare,
cucita sui vestiti, una Stella di David di colore giallo. Gli ebrei venivano aggrediti, arrestati, erano
costretti a cedere le loro attività. Più tardi furono mandati in prigione e nei campi di concentramento
per essere usati come schiavi; in questi luoghi venivano ridotti alla fame, torturati e uccisi. Alla fine
della seconda guerra mondiale, nel 1945, si calcolò che fossero morti più di sei milioni di ebrei uccisi
per ordine di Hitler e per mano dell’esercito nazista.
• Scelgo il colore che ritengo più adatto e completo la parola.
• Riscrivo la spiegazione personale.
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• Osservo la cartina e individuo le zone geografiche con la maggiore presenza di comunità
ebraiche in Europa.
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DALLE LEGGI RAZZIALI EMANATE DURANTE IL FASCISMO E IL REGNO DI VITTORIO
EMANUELE III 1938/1939
REGIO DECRETO-LEGGE 5
settembre 1938 - XVI, n. 1390
Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista
VITTORIO EMANUELE III PER GRAZIA DI DIO E PER LA VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D'ITALIA
IMPERATORE D'ETIOPIA
……………………………………………….
Ritenuta la necessità assoluta ed urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza nella scuola
italiana; …………………………………...
Abbiamo decretato e decretiamo;
• Art. 1. All'ufficio di insegnante nelle scuole statali ………… di qualsiasi ordine e grado
…………………….. non potranno essere ammesse persone di razza ebraica………
• Art. 2. Alle scuole di qualsiasi ordine e grado…….. non potranno essere iscritti alunni di
razza ebraica.
• Art. 3. A datare dal 16 ottobre 1938-XVI tutti gli insegnanti di razza ebraica ….. .. saranno
sospesi dal servizio…….
DALLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA 1 gennaio 1948
(…) art.3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza,di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali.
(…) art.8 Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge (….)
DALLE NORME PER LA REGOLAZIONE DEI RAPPORTI FRA LO STATO E L’UNIONE
DELLE COMUNITÀ EBRAICHE ITALIANE 23 marzo 1989
(…) art.2, part.1 In conformità ai princìpi della Costituzione, è riconosciuto il diritto di professare
liberamente la religione ebraica in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di
esercitarne in privato o in pubblico il culto e i riti. (…)
• Confronto le leggi razziali del 1938-‘39 con gli articoli della Costituzione. Cosa ne penso?
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IL GHETTO DI TEREZIN
Terezín è una piccola città che si trova nell'attuale Repubblica Ceca in cui, tra il 1780 e il 1790, venne
costruita una fortezza utilizzata nel XIX secolo come prigione per detenuti politici e militari, e nella
prima guerra mondiale come carcere di guerra.Il 10 giugno 1940 la Gestapo prese il controllo di
Terezín e la trasformò in prigione e, dal 24 novembre 1941, l'intera cittadina venne destinata a ghetto
dopo essere stata cinta da un muro. La funzione principale del campo era quella di collettore per le
operazioni di sterminio degli ebrei. Propagandisticamente venne presentato come il modello nazista di
insediamento per ebrei, ma nella realtà era un campo di concentramento. Theresienstadt, inoltre,
servì da campo di transito per gli ebrei diretti ad Auschwitz e ad altri campi di sterminio.Il campo
venne fondato da uno dei capi delle SS, Reinhard Heydrich e divenne presto il punto di arrivo per un
grande numero di ebrei provenienti da tutta la Cecoslovacchia occupata dai tedeschi. I settemila
abitanti non-ebrei che vivevano a Terezín vennero espulsi dalla città nell'estate del 1942, rendendo il
campo una comunità esclusivamente ebraica e separata.Il 3 maggio 1945 il controllo del campo venne
trasferito dalla Germania alla Croce Rossa e cinque giorni dopo Terezín venne definitivamente liberato
dalle truppe sovietiche avanzanti.
LA SHOAH DEI BAMBINI DI TEREZIN
Fra i prigionieri del ghetto di Terezin ci furono all'incirca 15.000 bambini, compresi i neonati. Erano in
prevalenza bambini degli ebrei cechi, deportati a Terezin insieme ai genitori, in un flusso continuo di
trasporti fin dagli inizi dell'esistenza del ghetto. La maggior parte di essi morì nel corso nel 1944 nelle
camere a gas di Auschwitz. Dopo la guerra non ne ritornò nemmeno un centinaio e di questi nessuno
aveva meno di quattordici anni. I bambini sopportarono il destino del campo di concentramento
assieme agli altri prigionieri di Terezin.Dapprima i ragazzi e le ragazze che avevano meno di dodici anni
abitavano nei baraccamenti assieme alle donne; i ragazzi più grandi erano con gli uomini. Tutti i
bambini soffrirono assieme agli altri le misere condizioni igieniche e abitative e la fame. Soffrirono
anche per il distacco dalle famiglie e per il fatto di non poter vivere e divertirsi come bambini. Per un
certo periodo i prigionieri adulti riuscirono ad alleviare le condizioni di vita dei ragazzi facendo si che
venissero concentrati nelle case per i bambini.La permanenza nel collettivo infantile alleviò un tantino,
specialmente sotto l'aspetto psichico, l'amara sorte dei piccoli prigionieri. Nelle case operarono
educatori e insegnanti prigionieri che riuscirono, nonostante le infinite difficoltà e nel quadro di
limitate possibilità, a organizzare per i bambini una vita giornaliera e perfino l'insegnamento
clandestino. Sotto la guida degli educatori i bambini frequentavano le lezioni e partecipavano a molte
iniziative culturali preparate dai detenuti. E non furono solo ascoltatori: molti di essi divennero attivi
partecipanti a questi avvenimenti, fondarono circoli di recitazione e di canto, facevano teatro per i
bambini. I bambini di Terezin scrivevano soprattutto poesie. Una parte di questa eredità letteraria si è
conservata.Nonostante tutto però i piccoli di Terezin credevano in un domani migliore. Espressero
questa loro speranza in alcuni disegni in cui hanno raffigurato il ritorno a casa. Sui disegni c'è di solito
la firma del bambino, talvolta la data di nascita e di deportazione a Terezin e da Terezin. La data di
deportazione da Terezin è anche in genere l'ultima notizia del bambino. Questo è tutto quanto
sappiamo sugli autori dei disegni, ex prigionieri bambini del ghetto nazista di Terezin. La stragrande
maggioranza dei bambini di Terezin morì. Ma è rimasto conservato il loro lascito letterario e figurativo
che a noi parla delle sofferenze e delle speranze perdute.
• Rileggo l’esperienza dei bambini di Terezin e scrivo una riflessione personale o realizzo un
disegno.
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ALCUNE POESIE DEI BAMBINI DI TEREZIN
Vorrei andare sola
Il giardino
Vorrei andare sola dove c’è un’altra gente migliore,
in qualche posto sconosciuto
dove nessuno più uccide.
Ma forse ci andremo in tanti
verso questo sogno,
in mille forse …
e perché non subito?
Alena Synková (1926 sopravvisuta)
E’ piccolo il giardino
profumato di rose,
è stretto il sentiero
dove corre il bambino:
un bambino grazioso
come un bocciolo che si apre:
quando il bocciolo si aprirà
il bambino non ci sarà.
Franta Bass (1930 – 1944)
La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
Pavel Friedman (1921 – 1944)
Il topolino
In fondo al nido il topolino
si cerca una pulce nel pelo fino.
Si dà da fare, fruga e rifruga,
ma non la trova, non ha fortuna.
Gira di qui, gira di là,
ma la pulcetta non se ne va.
Ed ecco arriva il papà topo,
che al suo pelo fa un sopralluogo:
Ecco che acciuffa quella pulcetta
e poi nel fuoco lesto la getta.
Il topolino corre diretto
ad invitare il suo connetto:
“Menù del giorno
pulcetta al forno”.
Koleba
IL LAVORO DEI BAMBINI A THERESIENSTAD
Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, io vivevo coi miei genitori ad Amsterdam, in Olanda. Il
20 giugno del 1943, mia nonna, i miei genitori e io fummo deportati nel campo di concentramento di
Westerbork, nella provincia olandese di Drenthe, in quanto ebrei. A quel tempo l'Olanda era occupata
dai tedeschi. Avevo appena compiuto dieci anni e avevo alle spalle tre anni di guerra, con ogni genere
di norme e leggi antiebraiche. Dopo sei mesi di prigionia a Westerbork, fummo trasferiti a
Theresienstadt, in quella che allora si chiamava ancora Cecoslovacchia (oggi Repubblica Ceca).
Theresienstadt (in ceco Terezin) si trova a circa 45 chilometri (30 miglia) a nord di Praga. Io sono
abituata a chiamarla con il suo nome tedesco, perchè il tedesco era la lingua ufficiale del campo anche
se, naturalmente, i diversi gruppi nazionali continuavano a usare al loro interno la loro lingua madre.
Fummo deportati da Westerbork il 28 gennaio 1944 e arrivammo a Theresienstadt il 20 febbraio.
Naturalmente, tutti gli adulti dovevano lavorare, ma all'inizio della mia permanenza nel campo i
bambini non lavoravano. Tuttavia, molti convogli lasciavano Theresienstadt diretti verso quella che
chiamavamo "Polonia" o "l'Est" e nell'autunno del 1944 due grossi convogli partirono per Auschwitz e
altri campi di sterminio (come oggi sappiamo). Per questo motivo e a causa dell'alto tasso di mortalità
a Theresienstadt, erano rimasti pochissimi adulti in grado di svolgere tutti i lavori necessari, per cui i
bambini a partire dai dieci anni di età vennero chiamati a rimpiazzare gli adulti nel lavoro. Noi bambini
ricevevamo le stesse razioni di cibo degli adulti (che erano già molto scarse) e queste non vennero
modificate. Dovevamo lavorare lo stesso numero di ore degli adulti, ossia dieci ore al giorno. Io avevo
ormai undici anni, quindi queste regole si applicavano anche a me. Il mio primo impiego fu come
Ordennanz, ossia porta-messaggi. Il lavoro era semplice. Dovevo portare messaggi orali o scritti ad
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altre persone, sia all'interno della caserma nella quale abitavo (il Sichenheim, o casa per gli anziani e i
malati), sia all'esterno del Heim, ad altre caserme e altre persone. Tra l'altro, dovevamo portare
messaggi scritti che informavano le persone che erano state incluse nel convoglio successivo. Così noi
bambini venivamo trasformati in corrieri di morte, in piccoli Angeli della Morte. Feci questo lavoro per
un po' di tempo, poi fui chiamata a far parte di un gruppo di bambini incaricati di raccogliere "castagne
d'India" [le castagne selvatiche dell'ippocastano - n.d.t.]. Allora come oggi non sapevo a che cosa
servissero. Mi è stato detto che venivano utilizzate come ingrediente nella fabbricazione del pane, cioè
venivano utilizzate come sostanza saziante. Un altro ingrediente era la segatura. Poichè questo lavoro
si svolgeva al di fuori del campo, eravamo strettamente sorvegliati. Il lavoro durò qualche giorno, poi
tornai ad essere un'Ordonnanz.Poco dopo la raccolta delle castagne ci fu un altro lavoro temporaneo.
Noi bambini fummo chiamati (con notifica scritta, naturalmente) a recarci al crematorio.
Theresienstadt non aveva camere a gas, perchè non era quello che oggi chiamiamo "campo della
morte" o "campo di sterminio", ma le persone morivano ugualmente come le mosche - di fame, di
malattia, di dissenteria cronica, di tifo o altre epidemie, per le pessime condizioni igieniche e per la
perdita della speranza. I cadaveri non potevano essere sepolti perchè, essendo il terreno acquitrinoso,
l'acqua sarebbe filtrata all'interno delle fosse (così mi fu detto allora) quindi i resti venivano messi
prevalentemente in scatole di cartone (anche se alcuni studiosi parlano di urne di cartone e qualcuno
dice che venivano usate anche delle piccole scatole di legno). Noi bambini dovevamo metterci in fila
per uno e passare queste scatole al bambino successivo, poi al terzo, e così via. Era autunno e faceva
già freddo. Stavamo là, in piedi; una fila di bambini in abiti stracciati e ormai troppo piccoli, senza calze,
senza guanti, troppo magri e affamati. Così, da Angeli della Morte eravamo diventati "smaltitori" dei
resti dei morti. Sulle scatole c'erano i nomi, anche se non ricordo se ci fossero o meno delle etichette.
Forse i nomi erano scritti direttamente sulle scatole. In ogni caso noi bambini sapevamo esattamente
cosa contenessero le scatole, se non altro perchè erano fatte male. C’erano dei buchi e gli angoli non si
chiudevano bene. A volte veniva via anche il coperchio. Attraverso queste aperture, man mano che
passavamo le scatole da un bambino all'altro, fuoriuscivano ceneri e pezzetti di ossa. Alcuni bambini
dicevano di aver riconosciuto sulle scatole i nomi di loro parenti - genitori, nonni, ecc.. Non so se
questo fosse vero in tutti i casi perchè, per non essere diversa dagli altri, io avevo "riconosciuto" su una
scatola il nome di mia nonna, ma non era vero. Mia nonna, infatti, era morta a Westerbork e io lo
sapevo perfettamente. Allora non sapevo cosa accadeva a quelle scatole una volta che avevano
raggiunto l'ultimo bambino. Ora so che le scatole venivano caricate dai tedeschi su dei camion e
portate al fiume che scorre nei pressi di Theresienstadt. Una volta giunti là, le ceneri venivano disperse
nel fiume, che se le portava via. Così furono smaltite migliaia di scatole di ceneri. Noi bambini
venivamo pagati per questo lavoro. Io ricordo di aver ricevuto un pezzo di una specie di salsiccia. Altri
bambini ricevettero delle sardine invece della salsiccia. Avrei voluto portare la salsiccia alla baracca e
dividerla coi miei genitori, ma avevo troppa fame e la mangiai lungo la strada. Mi sono portata dentro
il senso di colpa per non aver diviso la salsiccia coi miei genitori per molti anni e me la porto dentro
ancora oggi. Non credo che mi lascerà mai. Quel lavoro durò tre giorni, poi fummo "licenziati" e
tornammo ai nostri compiti precedenti. Non so quanto tempo ci volle per smaltire tutte le ceneri, ma
credo che ci siano voluti più di tre giorni, perchè Theresienstadt era un inferno e vi morivano centinaia
di persone al giorno. Finalmente l'esercito russo si imbattè casualmente nel campo e ci liberò. Tuttavia
non potemmo tornare subito a casa, perchè nel campo infuriava un'epidemia di tifo. Così dovemmo
aspettare ancora sei settimane prima di poter tornare a casa. Poi fummo riportati ad Amsterdam, in
Olanda.
R. Gabriele S. Silten
Ottobre 2003
• Rileggo le poesie, la testimonianza e scrivo una riflessione personale , una poesia o realizzo
un disegno.
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01 Sala riunioni cittadina
02 Casa per ragazzi (ex scuola)
03 Quartiere generale del comandante SS fino al 1942 poi ufficio
postale e cas per i giovani
04 Casa delle giovani
05 Marktplatz. All'origine era recintata, fu aperta e dotata di un
padiglione per la musica nel 1944 in occasione della campagna di
abbellimento per la visita della Croce Rossa e le riprese del
documentario di propaganda.
06 Negozio di biancheria
07 Bar aperto nel 1942. Offriva surrogati di caffè e tè.
08 SS-Kommandantur e con celle nell'interrato.
09 Ex caserma del Genio. Casa per anziani e ospedale sussidiario.
10 Una delle sedi della polizia del ghetto.
11 Block F III. Casa per bambini e apprendisti.
12 Casa per bambini e giardino d'infanzia.
13 Ex circolo ufficiali. Comando della polizia del ghetto.
14 Complesso "Victoria". Mensa e alloggi del personale della SSKommandantur.
15 Block H IV, Caserma "Podmolky". Dormitorio per i prigionieri
poi archivio dell'RSHA di Berlino.
16 Block H V, Caserma "Dresden". Dormitorio per donne, con una
prigione nello scantinato.
17 Block G VI. Casa per infanti e bambini. Uno degli edifici
conteneva anche una biblioteca ed un piccolo teatro.
18 Stadtpark. In occasione della campagna di abbellimento fu
attrezzato a parco giochi.
19 Block EVI, Caserma "Hohenhohe". Ospedale centrale del
ghetto.
20 Ex birreria adattata a centro di disinfestazione, docce e
lavanderia.
21 Ex scuderie adattate a falegnameria.
22 Block B V, Caserma "Magdeburg". Sede del Consiglio degli
Anziani e ufficio dello Judenrat.
23 Block B IV, Caserma "Hannover": Dormitorio per operai.
24 Block A IV. Fornaio e drogheria.
25 Block C III, Cserma "Hamburg". Dormitorio per donne e, dal
1943, per prigionieri olandesi. Era inoltre il punto di partenza dei
trasporti,
26 Bahnhoffstrasse. Ramo della ferrovia costruita dai prigionieri nel
1943.
27 Südstrasse. Camera ardente.
28 Crematorio e cimitero ebraico (deposito delle urne di cartone con
le ceneri).
29 Block A III, Caserma "jäger". Centro di disinfestazione per
prigionieri e vestiti.
30 Südberg (bastione sud). Area sportiva per adulti dal 1943.
31 Complesso C I, ex ginnasio "Sokol". Ospedale per infettivi e in
occasione della campagna di abbellimento
32 Block E I, Caserma "Sudeten". Il dormitorio per uomini del primo
trasporto arrivato a Theresienstadt.
33 Block H II. Qui, nel cosiddetto "Bauhof" vennero concentrati i
laboratori artigianali.
34 Block J IV, Caserma "Aussig". Posto di registrazione dei
prigionieri e deposito dei beni sequestrati agli stessi.
35 Block E VII, Caserma "Kavalir". Ospizio per anziani e ammalati.
36 Punto presunto dove le ceneri di migliaia di vittime furono
disperse nel fiume.
• Cerchia nella legenda e trova nella mappa i luoghi citati nella testimonianza di Gabriele
Silten.
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