57 - Il Calitrano

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57 - Il Calitrano
ISSN 1720-5638
IL CALITRANO
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1
ANNO XXXIV - NUMERO 57 (nuova serie)
CENTRO STUDI CALITRANI
Via Pietro Nenni, 1 - 83045 Calitri (AV)
www.ilcalitrano.it
SETTEMBRE-DICEMBRE 2014
IN QUESTO NUMERO
IL CALITRANO
ANNO XXXIV - N. 57 n.s.
Un paese senza alcun futuro
di A. Raffaele Salvante
3
Periodico quadrimestrale
di ambiente - dialetto - storia e tradizioni
dell’Associazione Culturale “Caletra”
4
Fondato nel 1981
La Grazia del Capro
SPONZ FILM FEST
del prof. Alfonso Nannariello
Virgilio Palmieri
Un notaio poeta del Seicento
della prof.ssa Concetta Zarrilli
6
Il monastero dell’Annunziata
in Calitri (I)
del prof. Emilio Ricciardi
9
IN COPERTINA:
Quest’anno c’è stato un evento nell’evento. Il 30 agosto, in contemporanea con il Calitri Sponz Fest, è stato celebrato il matrimonio di Valeria
Capossela e Canio Codella.Tutto si
è compiuto nel migliore dei modi,
nel perfetto stile della tradizione calitrana, col calore e la gioia di amici
e parenti.
La Redazione vuole rendere omaggio a questi amici del Centro Studi
Calitrani, per la loro operosità e disponibilità. Ora che la vostra nuova
famiglia è nata non possiamo far altro che augurarvi un cammino costellato di momenti di felicità.
Ha successo ciò che si vuole in due
(Ovidio, Amori II,3)
(Foto Flash di C. Zarrilli)
Ogni mese viene
aggiornato
l’elenco dei libri della
Biblioteca
del Centro Studi
Calitrani
La Pro Loco e Borgo Castello:
un impegno costante
della dott.ssa Luciana Strollo
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Il Maestro Luciano
Capossela trionfa a Milanoll
della dott.ssa Luciana Strollo
13
La Madonna americalitrana
della dott.ssa Angela Toglia
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Senza titolo
del dott. Marco Bozza
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MOSTRA FOTOGRAFICA
Calitri, itinerario della memoria
la Redazione
16
Di argilla e di terra
antichissimi
la Redazione
16
Lettera aperta a Vinicio
Capossela
del dott. Raffaele Marra
16
DIALETTO E CULTURA POPOLARE 20
Creato e aggiornato gratuitamente
da ITACA www.itacamedia.it
Direttore
dott.ssa Angela Toglia
Direttore Responsabile
A. Raffaele Salvante
Segreteria
Michela Salvante
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IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
UN PAESE SENZA “ALCUN” FUTURO!
LA NOVA GENTE E I SUBITI GUADAGNI, ORGOGLIO A DISMISURA
HAN GENERATO (INF. XVI-73)
La questione vera è quindi “quale futuro” se manca una personalità integerrima
in grado di amalgamare e dare spessore politico alle oneste aspirazioni dei cittadini
redere quis posset? Chi lo crede-
C rebbe? (Ovidio - Metam. VI-421) i
fatti incresciosi e penosi accaduti in pae-
se nel periodo immediatamente precedente la festa dell’Immacolata Concezione, non hanno sconvolto i cittadini
più di tanto, avvezzi come sono a vederne di tutti i colori…
Ma non potevano sfuggire alla perspicace ilarità dei più che, al bar, sulle panchine, nei crocicchi, nei capannelli,
ovunque, si sono cimentati, con un sogghigno compiaciuto, in commenti di critica, a volte livorosi, certamente irriverenti e corrosivi, verso personaggi che
hanno messo in mostra i propri egoismi,
le incapacità congenite, le gelosie, le
ambizioni fallite e quello che è più
squallido il loro cinismo spregiudicato.
Proprio chi dovrebbe essere paladino
della legalità, difensore dei cittadini,
agendo nella discrezione totale, nell’operosità lontano dalle ribalte e dai pulpiti scivola!!! sul rispetto delle regole,
per fare soltanto il proprio tornaconto?
Una volta si diceva che tutte le colpe
erano delle vecchie cariatidi della prima Repubblica, ora invece scopriamo
che i giovani, i nuovi arrivati, gli sbarbatelli, che hanno ancora la bocca che
puzza di latte, sono già incalliti marpioni che sanno fare bene i maneggioni, gli intrallazzatori, sorretti da una impudenza supponente ed una sfacciata
insolenza.
Qual è stata la conseguenza di questa
vicenda triste, dolorosa e traumatica?
Possiamo chiuderci in un ostinato, indifferente silenzio? NO, in questo caso
specifico, il silenzio sarebbe pura e semplice complicità.
L’indifferenza dell’ambiente paesano
non lascia spazio a gesti di solidarietà
con chi subisce soprusi e discriminazioni, come in questo caso, ma per antico conformismo e remissività passa
tutto sotto silenzio: le Istituzioni tacciono per puro comodo, le opposizioni
non hanno protestato, quindi va tutto
bene, il mondo va avanti ugualmente,
con i suoi ritmi, con un’antipatica tranquilla indifferenza e fiducioso nell’asserto Gattopardesco: “…se vogliamo
che tutto rimanga come è, bisogna che
tutto cambi; cioè un mutamento senza
contenuti, perché ciò che non muta è
l’orgoglio del siciliano”… I Siciliani (i
Calitrani, in questo caso) non vorranno
mai migliorare per le semplice ragione
che credono di essere perfetti: la loro
vanità è più forte della loro miseria”.
L’indignazione, la rabbia e l’impotenza sono un peccato di fondo che ci fanno restare prigionieri del passato, della
casa in cui siamo nati, della terra in cui
siamo cresciuti, mentre coloro che occupano ufficialmente un posto di responsabilità sono (o dovrebbero essere) “gli eletti” non l’aristocrazia, ma
solo coloro a cui è dato il compito di essere testimoni, le sentinelle della sapienza, che devono vigilare e guidare
gli altri e non essere una “casta” a se
stante portando dentro di se un sussulto di liberazione capace non solo di sostenere, ma di alimentare le battaglie
per i diritti.
Nec modus est (non c’è rimedio, il male è inarrestabile - Ovidio - Metam. IX173).
Senza la capacità di rimetterci in discussione, non siamo altro che dei contribuenti alla disperazione collettiva, e
non dei suscitatori di novità capaci di
sorreggere la speranza come forza creativa della storia, e in particolare della
3
storia del nostro paese, trovando un punto di connessione organica e feconda
con le attese del tempo.
Per ultimo, ma non per importanza: dopo tante chiacchiere al vento, non abbiamo ancora visto alcun contributo finanziario al nostro giornale, da parte
degli’Amministratori Comunali; comportamento elusivo, scorretto e deprecabile che non possiamo fare a meno di
stigmatizzare.
Oppure il vero intento è quello di spingerci ad elemosinare “col cappello in
mano” un contributo, non rendendosi
conto che è un loro “dovere preciso”
non verso di noi, ma verso i cittadini,
presso i quali andranno quanto prima a
pietire, ancora una volta, il voto!!!…
A. Raffaele Salvante
È nostra intenzione raccogliere
corrispondenza di coppie separate
dall’emigrazione, di qualsiasi epoca. Vogliamo coinvolgere la cittadinanza per poter realizzare un Archivio Epistolare. Anche se sappiamo che si tratta di materiale personale, garantiremo la giusta riservatezza e la pronta restituzione del
materiale. Qualcuno già l’ha fatto
e qualcuno lo sta già facendo, speriamo che molti lo faranno.
Ci trovate al Centro Studi Calitrani, sede della Biblioteca e della Redazione del giornale in via P. Nenni,
1 a CALITRI
Volendo anche tramite mail a:
[email protected]
Aiutateci a crescere
GRAZIE
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
LA GRAZIA DEL CAPRO
SU VINICIO E IL CALITRI SPONZ FILM FEST
di Alfonso Nannariello
utto è grazia!” Con questa espres“T
sione di Teresa di Lisieux, Georges
Bernanos chiude Diario di un curato di
campagna.
“Tutto è grazia!” Non per tutti però. Solo per chi lo scopre, magari, come il parroco di Ambricourt protagonista del romanzo, alla fine della vita. Certo, chi se
ne accorge prima, vive diversamente il
resto dell’esistenza. Questi, fuoriuscito
dalla combriccola degli invidiosi o dall’accolita dei rancorosi, sperimenta l’insostenibile leggerezza dell’essere e indovina la grande bellezza di sé e del
mondo. Solo chi non guarda con “lenti
gialle” vede le cose come sono. Solo chi
non ha filtri è mistico davvero.
Lo scorso anno, scrivendo su questo giornale Su Vinicio e il Calitri Sponz Fest.
Dalla scena al gioco, poco prima che
chiudessi in un modo non troppo dissimile da Bernanos, sostenni: “Se questa
(quella dello Sponz Fest, n.p.) esperienza
di aggregazione continuerà, (…) se continueremo a far nostra la sua (di Vinicio,
n.p.) lezione, sarà evidente a tutti che Vinicio, come Enea Anchise, si è messo (…)
sulle spalle il padre del padre, e se lo è fatto figlio”.
E la seconda edizione c’è stata! Arricchita dello Sponz Film Fest, ideato e diretto
dallo stesso Vinicio e curato da Anna Di
Martino della Cineteca di Bologna. Questa sezione del Calitri Sponz Fest è stata
organizzata in segmenti:
1) Concorso internazionale di cortometraggi dedicati alle unioni di tipo sponsale, valutati da una giuria1 che ha assegnato il primo premio a No Kissing dello
spagnolo Manuel Arija;
2) Sponz Retrospetcive: Omaggio al regista Luigi Di Gianni,
che ha offerto l’occasione di rivedere documentari che hanno
ulteriormente indagato il rapporto di De Martino su Sud e magia;
3) Proiezioni: a) fuori concorso,
come Fuori strada di ElisaAmoruso; b) di grandi classici del cinema, come Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica e Il
tempo dei gitani di Emir Kusturica; c) di L’esposizione del len-
zuolo, realizzato dall’artista Maria Angela Capossela2 e dalla cineasta Liviana
Davì durante la prima edizione dello
Sponz; d) di Sponzarsi a Calitri, montato
con spezzoni di filmini amatoriali girati in
occasione di matrimoni celebrati tra gli
anni ’60 e ’70 del secolo scorso a Calitri
da Home Movies, l’associazione bolognese che si è data l’incarico di valorizzare il cinema amatoriale e familiare promuovendo il progetto di un archivio
audiovisivo dedicato alle memorie filmiche private3.
Lo Sponz Film Fest ha avuto una non immaginata, e tanto meno cercata, corrispondenza con il film documentario di
Raffaella Casentino, Io sto con la sposa,
presentato quest’anno alla Biennale del
Cinema di Venezia, condividendone alcuni fattori essenziali: 1) insistono sull’elemento film, 2) affrontano il tema del
matrimonio, 3) pongono attenzione alla
frontiera.
Il tema della frontiera, in effetti, è stato
l’elemento costitutivo di Mi sono sognato il treno, sottotitolo di questa seconda
edizione dello Sponz4. Con Mi sono so-
Vogliamo ringraziare la
Fiera Internazionale
di Calitri
che ogni anno, con rinnovata
gentilezza, ci ospita
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gnato il treno Vinicio ha attualizzato e localizzato il compito che il Cinema del
reale si è dato: favorire la costruzione di
una memoria collettiva sulle realtà del
mondo. Infatti, Vinicio con Mi sono sognato il treno, nel mentre ha rievocato le
visioni di visionari del passato che ci hanno dato sangue, vascolarizzando i tessuti di questo territorio con i ponti e con i
binari della ferrovia che, oltre a farci più
vicini e vivi, ci ha dilatato l’immaginario,
ha ricordato la tragedia dell’emigrazione
della carne di qui buttata in pasto alle industrie del nord e di alcuni Paesi europei,
che con i denti dei loro ingranaggi l’hanno masticata sputandone la stoppa e le ossa. Non solo.
Con Mi sono sognato il treno Vinicio ha
provato ancora una volta a stimolare la
costruzione di una coscienza collettiva
sul tema del bene comune da perseguire.
Lo ha fatto anche questa volta centrando
l’attenzione su alcune emergenze territoriali. Chiudendo l’itinerario legato alla
ferrovia al casello di San Tommaso – dove Giovanna Marini accompagnata da
Francesca Breschi con canzoni sociali e
di lotta ci aveva rinvigorito lo spirito –,
Vinicio ha detto che “quello che è importante è che in questi undici giorni abbiamo percorso questi binari, ci siamo ricordati che esistono, che sono un bene di
tutti (…) Una ferrovia realizzata con sacrificio e investimento, che deve essere
sentita come un bene comune, che è doveroso reclamare. Un enorme patrimonio
che è un grande spreco dare alle ortiche
e al degrado. Questi giorni passati insieme spero vi facciano ricordare che la ferrovia non è cosa morta, ma viva,
a patto che noi la rendiamo viva”. Poi, rileggendoci un passo
di Giustino Fortunato sulla ferrovia, l’ha congiunta alle altre
urgenze. Infatti, ricordandoci in
quel modo garbato e sottile che
la ferrovia Rocchetta-Avellino
segue, fino a Nusco, l’Ofanto,
l’ha correlata sia al fiume che
non abbiamo vissuto, che abbiamo trascurato e lasciato che
venisse inquinato, sia all’area
nuscana, dov’è più viva l’agitazione per la minaccia delle tri-
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
vellazioni per l’estrazione del petrolio.
Ecco le occasioni di cui Vinicio disse lo
scorso anno ringraziando quanti avevano partecipato a quella edizione dello
Sponz. Ecco le occasioni che ci consentono di coniugarci, di sentirci popolo appartenente a questa terra. Il Calitri Sponz
Fest è una narrazione di noi. Non del folclore finto dei nostri balli e dei nostri costumi tirati fuori in qualche momento. Il
Calitri Sponz Fest di Vinicio, il Capro di
Tragodía, il Minotauro di Brucia Troia,
è regressione ai nostri miti, al tribale che
è in noi. È occasione per ricontattare la
parte più potente di noi, quella che ci fa
sentire appartenere a noi stessi, appartenere l’uno all’altro e appartenere a questo qui. Il Calitri Sponz Fest è il momento rituale della nostra aggregazione.
È il momento che ci esalta per avere preso coscienza delle nostre necessità e della nostra forza primordiale. È, come Primo ballo, il disco di musica da sposalizio
pubblicato da La Cupa “realizzato per
risolvere una questione”, anche un dissimulato atto d’accusa.
Il Calitri Sponz Fest è, perciò, l’occasione di un esame di coscienza, il momento celebrativo che ci spinge a considerare chi siamo, come vogliamo stare
qui e cosa farcene del nostro stare. Ciononostante, il Calitri Sponz Fest è, come
ogni simbolo, polisemico. È pure la festa di chi si sente dire: “Va’ e non peccare più”. È pure come un’assoluzione
prima del pentimento e prima della penitenza per il torto che abbiamo fatto al
nostro territorio e a noi stessi con la nostra trascuratezza, con il nostro tirare a
campare, con il nostro provare a salvarci individualmente. Ora, come è giusto
che sia, lo Sponz deve durare. Tutto l’anno. Ma non
può uno solo riuscire in
questa impresa. Non può
uno solo mettersi sulle spalle non solo il padre del padre ma un territorio intero.
Non può, nemmeno se sottoscrivesse tutti gli appelli
per tutte le emergenze irpine. Non può se, indifferenti e indolenti, restiamo peso morto, tara. Non può,
specie se facciamo, come
qualcuno ha tentato, che il
mito di Enea e Anchise decada e degeneri nel racconto della Criatùra r’a Cupa.
Non può, se facciamo che,
portati sulle spalle per essere traghettati a una diversa storia, continuiamo a recalcitrare, strabuzzare gli occhi e torcere
la bocca, pesando sempre più. Non può,
se consentiamo che alcuni continuino a
cercare minuzie che permettano loro di
svolgere accademici esercizi di critica e
biasimo. Non può, se siamo sufficienti
con la grazia che ci passa davanti, sognando, ogni volta che il suo treno si ferma, una grazia diversa, con carrozze e
scompartimenti migliori.
Anche in questa occasione, piuttosto, ci
vogliono, proprio come nei giorni immediatamente successivi alla chiusura dello
Sponz, i portatori della statua del santo.
Ora, nei giorni che si accorciano e ci concentrano, tocca piuttosto condividere il
peso. Tocca passare anche noi dalla scena al gioco. Tocca anche ai politici, agli
Amministratori, agli Enti e alle associazioni territoriali passare dal burocratese e
politichese a una politica vera. Anche loro devono farlo, non solo dichiararlo. Anche questi (GAL CILSI incluso) devono
promuovere non solo i beni materiali del
territorio ma irrobustire l’identità sociale, culturale e antropologica della gente
che lo abita.
Ora il nostro atto di dolore. Ora, sulle
spalle di noi tutti, l’impegno a essere uniti nella rivendicazione della salvaguardia
del nostro bene comune in qualsiasi modo declinato. Ora, come nei giorni della
terra dei fuochi di qui non ancora spenti, occorre essere decisi e risoluti come
Capri, come Minotauri. Come esseri che
appartengono al mito. Intanto, da parte
di tutti gli altri dell’intorno e di qui, da
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parte dei lontani venuti e degli emigrati
tornati che non si sono voluti perdere
nemmeno le briciole cadute sotto la tavola dello Sponz, da parte di tutti questi
che hanno riconosciuto e condiviso gli
sforzi, che si sono stupiti per ogni momento accaduto, che sono tornati ad essere orgogliosi di sé e di questa terra, anche quest’anno a Vinicio, a tutti i gruppi
di lavoro (alle donne della ‘catenella’ e
ai ragazzi delle Sponz Office in particolare), agli artisti invitati, al mago Wonder e Go-Go Amy, per la loro grazia fragile piena di umanità, GRAZIE!
NOTE
La giuria di prestigio è stata composta da: gli
attori Neri Marcoré e Sabrina Impacciatore, il
giornalista Alberto Nerazzini, il regista Luigi Di
Gianni, don Vinicio Albanesi (giornalista, collaboratore di Famiglia Cristiana, Jesus, Il Regno
e autore di Mi hanno chiesto consolazione e speranza) e il produttore cinematografico Alessandro Contessa.
2 Maria Angela Capossela è stata pure: a) curatrice di Sponz.Arti (che ha ospitato, tra l’altro, le
opere di artisti internazionali, come Claudia Losi e Adrian Paci), b) coordinatrice delle donne di
Calitri che hanno realizzato ‘la catenella’ (per
un’opera della stessa Maria Angela) e il Monumento all’attesa, c) ideatrice dell’Archivio Epistolare di lettere di sposi (e non solo) migranti (e
non solo) calitrani (e non solo).
3 Sponzarsi a Calitri costituisce, con i filmini da
cui è stato realizzato e gli altri messi a disposizione da Il Calitrano (provenienti dall’archivio
privato di Eduardo Maffucci, La Ruspa), il primo materiale del nostro archivio di riprese amatoriali di sposalizi.
4 Le frontiere cui si è posto attenzione con questa edizione dello Sponz non sono state solo geopolitiche, ma anche:
a) relazionali sociali e affettive, come quella di
Marianna, una rumena che incontra Pino/Beatrice
(i protagonisti di Fuoristrada), un meccanico
campione di rally, che sente talmente la propria
femminilità da esaltarla e, senza assolutizzarla,
la compone e integra con il corpo maschile che
non mutila e a cui non rinuncia, relazione che,
benedetta da Dio in persona con la mano di don
Francesco Cestone (C’cc’llòn), in qualche acerrimo bigotto ha suscitato scalpore;
b) etno e musicali, come quelle scavalcate dai
brani, le musiche e i musicisti dello spessore di
Fanfare della Ciocarlia, musicisti zingari; Tinariwen, un gruppo musicale proveniente da Tessalit, nel nord est del Mali; Dimitris Mistakidis
trait d’union con Vinicio tra l’Irpinia e l’Oriente; Labis Xylouris, suonatore cretese di oud e bulgari;
c) antropologiche, gastronomiche e letterarie, come quelle attraversate da Marco Cervetti che cucina in diverse lingue del mondo e quelle narrate da Andrea Segre e Vincenzo Costantino
Chinaski.
1
VIRGILIO PALMIERI
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
Un notaio cronista e poeta di fine Seicento a Calitri
della prof.ssa Concetta Zarrilli
ella maggior parte degli scritti che
N
ho pubblicato su questa rivista, largo spazio hanno avuto delle notizie che ho
scoperto negli archivi notarili antichi.
Molte persone mi hanno chiesto quali
informazioni si possono trovare nei protocolli notarili; ebbene, fra le polverose
carte e i documenti, leggendo meravigliosi corsivi cadenzati a svolazzi e a qualche elegante disegno di prova ai margini
dei fogli ingialliti dal tempo, fra l’odore
di antico, simile a muffa, ma asciutto, che
rievoca alla mente vecchi scrittoi, pennini, calamai e ossute mani che hanno steso quei fiumi d’inchiostro, ho trovato
principalmente atti di compravendita di
case e terreni, e inventari in capitoli matrimoniali e in testamenti. Centinaia e centinaia di persone, che spesso non sapevano né leggere e né scrivere, si recavano dal
notaio a redigere lo “strumento”, per comprare o vendere una casa, un terreno, di cui
riportavano con meticolosa precisione i
nomi delle località e dei confinanti, il numero dei vani delle case sottane o soprane, con il nome delle vie e dei vicini. Le
future spose, insieme ai loro genitori e ai
futuri suoceri, facevano registrare i pochi
beni che avrebbero posseduto, il corredo
e la dote, finanche l’abito per il matrimonio che spesso il futuro sposo si impegnava a regalare insieme ai “guarnimenti” (collana, orecchini e anelli nel caso di
persone più abbienti, maniche di velluto
e grembiuli ricamati in molti altri casi),
frutto di lunghe contrattazioni e “parlate”, che giungono a noi con nomi familiari, o al contrario inusuali, che allora
indicavano “i panni” e le semplici masserizie: “matarazzi di lana e di mennaglie… lenzola… torneialetti… anandesino… stoiabucchi… besazzole per la sella
pinte… cascia all’uso di Bagnolo… cocchiara per li maccaroni… sartascina1…”.
I notai stessi effettuavano e registravano
i sopralluoghi testamentari, in cui ad
esempio si descrivevano perfettamente
gli ambienti di una casa e i loro mobili
con gli oggetti ivi contenuti, lasciati in
eredità. Riportavano ogni cosa con formule stereotipate, imprigionati in una routine secolare, che non lasciava spazio a
momenti di originalità e a osservazioni
personali. Questo è accaduto sempre, ec-
cetto che in un caso; fra le tante informazioni di tal genere, un giorno trovai una
notizia insolita: “Ego No(ta)rius Virgilius
Franciscus Antonyi Palmerius, sic in libro baptymatis de anno 1666, nel sacro
fonte tenuto dal D.le fisico Nicola Borrillo mio sig.re compare”. Stavo facendo
la conoscenza del notaio autore di quel
protocollo, era come se mi si stesse personalmente presentando: “Io sono il Notaio Virgilio Francesco Antonio Palmieri, così sono registrato nel libro dei
battezzati dell’anno 1666, tenuto al sacro fonte dal fisico Nicola Borrillo, mio
compare”; la formula era originale, nessuno degli altri notai studiati aveva mai inserito delle informazioni personali, ed io
ebbi l’impressione di trovarmi davanti ad
un interlocutore che mi parlava dai secoli passati, che insomma voleva farsi conoscere, voleva che qualcuno, leggendo
le sue carte a distanza di tempo, sapesse
qualcosa in più di lui. E non mi sbagliavo, perché, continuando a sfogliare il suo
volume, vi trovai una gradita sorpresa:
dopo un indice datato 1697 c’era un inserto speciale2, una poesia: Sonetto in lode della magnifica mia moglie Marzia
Margotta, oggi sposata. “Marzia mar’ di
bellezza sola tu sei/tanto te stimo, te reputo, et amo, / non altra, sempre a te solo richiamo, /essendo tu pupilla degli occhi miei. / Ergite in sublimità fra l’altri
Dei / mentre d’ogni virtù sei richiamo, /
o nata donna dal creato Adamo, /solo per
rallegrare i giorni miei. / O vaga d’onestà, ornata e bella,/cossì trà foschi manti mi riluci, /come fra dense nubi chiara
stella. / Calamo d’atramento in te conduci / imprimi in questo foglio la favella/d’un mare di beltà specchio di luce.”
L’emozione fu inevitabile, e intanto cercavo di immaginare la bella Marzia, mare di bellezza (epiteto che ricorre due volte nella poesia), che aveva ispirato parole
così dolci, che esprimono tutta la stima,
la considerazione e l’amore provato per
lei da suo marito, che la paragonava alle
pupille dei suoi occhi, ad una dea, concentrato di virtù, nata solo per rallegrare
i suoi giorni, rilucente come una stella fra
le nubi, e infine chiudeva il componimento con l’immagine dell’inchiostro che
dal calamaio doveva imprimere sul foglio
6
le parole concrete, per tradurre un pensiero astratto che si identificava con un
mare di bellezza e uno specchio di luce.
In un appunto riportava la data del loro
matrimonio, celebrato il 21 dicembre
1692, di domenica, facendo a sé e sua moglie gli auguri “con molta nostra consolazione, e de nostri parenti, e vicini affezionati, Iddio benedetto ci conceda figli
mascoli Amen”. L’immancabile “auguri
e figli maschi” era molto usato anche allora, compare infatti anche in un’altra annotazione, questa volta del 1716, quando, nel giorno 11 ottobre, di domenica,
ottava della Festività del S.S.mo Rosario,
l’unica figlia di Virgilio, Fulvia Palmieri, sposò Eligio Rinaldi, notaio calitrano
anche lui, che scrive l’annotazione in prima persona nel protocollo di Virgilio (la
calligrafia è infatti diversa) augurandosi
che “il signore Iddio mi conceda per sua
bontà e misericordia figli mascoli, ed anni longhi a suo servizio e gloria, ed aumento della Religione, e fede cristiana
Amen”. L’augurio sottoforma di preghiera di Eligio Rinaldi andò a buon fine; la
coppia ebbe due figli maschi: Giacomo
Andrea, nato il 3 agosto 1717, e Francesco di Paola; i loro nomi sono noti purtroppo da una dolorosa postilla del nonno Virgilio: il 20 giugno 1725 moriva
Fulvia, a soli 27 anni appena compiuti,
lasciando i due figli piccoli. Nel Catasto
Onciario di Calitri del 1753 Giacomo Andrea è registrato alla prima pagina come
sacerdote. Prima di riportare le vicende
di questa sua figlia, nelle pagine vuote fra
i vari atti notarili, Virgilio Plamieri aveva annotato altri momenti importanti della sua vita familiare: “Hoggi 4 di questo
presente mese di maggio 1694 giorno di
mercoledi è uscito alla luce Giovan Battista Carmino Antonio mio figlio, per gratia di Nostro Signore Dio e della sua Madre Santissima, senza nesciuno male della
sua madre, e mia moglie, si è imposto tale nome, ciò è Gio. Battista a rispetto della B(uona) A(nima) del quondam Gio.
Battista Balascio (altro notaio calitrano)
mio zio carnale, Carmino per essere nato di questo dì, et Antonio ad honorare
quello glorioso santo mio Avvocato. Nostro Signore Iddio a quello li voglia concedere lunga vita, e buona fortuna, il qua-
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
le è stato elevato nel Sacro Fonte Battesimale dal fisico Nicola Borrillo, e Battezzato dal Reverendo Don Giuseppe Di
Simone Arciprete, il dì seguente giorno di
giovedi” Una postilla a sinistra dell’annotazione recita “Andato in Paradiso
hoggi 21 maggio 1696”: il primogenito di
Marzia e Virgilio Palmieri era morto all’
età due anni. Stessa sorte toccò alla secondogenita, Dianora Silvia Carmina Antonia, nata il 18 ottobre 1696, chiamata
Dianora in memoria della nonna paterna,
Silvia in memoria della nonna materna,
Carmina e Antonia forse in ricordo del
primogenito; la bambina era nata “benchè
con qualche poco di pericolo di sua madre e suo, ma per gratia di Nostro Signore Dio, è ritornata in perfettissima salute”; fu battezzata dallo zio Don Giuseppe
Margotta, padrino di battesimo fu Antonio Lupone3; purtroppo anche lei sarebbe morta, nel mese di settembre del 1699,
quando stava per compiere tre anni. Una
successiva annotazione riporta la nascita
della suddetta Fulvia Antonia Palmieri,
avvenuta il 13 maggio 1698 e battezzata
il giorno seguente anche lei dallo zio, comare di battesimo fu Hippolta Gallo. Altre annotazioni riportano la morte di due
fratelli di Virgilio: il reverendo Michele,
morto il 18 luglio 1699, e Francesco che
spirò il 16 luglio 1707, sette giorni dopo
essere precipitato “da sopra un arbore di
cerase nella vigna del quondam Donato
Stigliano a Savuco”. Marzia sarebbe morta nel 1730, mentre Virgilio risulta ancora attivo come notaio fino al 1742 e morirà nel 1745. Aveva anche un altro
fratello, Giuseppe, e una sorella di nome
Fulvia, suora nel monastero delle benedettine di Calitri; per quel monastero aveva trascritto degli inventari contenuti nei
suoi protocolli, e nel 1727 aveva iniziato
a scrivere una nuova Platea4. La sua vocazione di cronista non riguardava solo
l’annotazione delle sue vicende familiari, ma scorrendo altre pagine, fra atti e
compravendite, si trovano altre “intrusioni”, come, poco dopo l’inserto con i
Capitoli della Bagliva, la notizia che a Calitri “in quest’anno 1708 al 8 maggio a
18 ore hà nevicato, che hà coverto la terra di neve, et per gratia di Dio è stata una
fertilissima raccolta di ogni sorte di vettovaglie”; oppure il ricordo dell’incoronazione di Filippo V di Spagna a margine di un atto del 17 dicembre 1704. Una
pagina intera è occupata dalla “Protesta
che deve fare ogni fedel cristiano, quando egli và à letto la sera e quando si leva
la mattina, e quando sarà in chiesa, composta da San Vincenzo”5, cui segue una
lunga preghiera all’Angelo Custode.
Un’altra sua poesia compare inoltre in un
altro inserto: Per il terremoto accaduto
nell’anno 1688 stando in quel tempo in
Napoli. Per la caduta della cupola maggiore della chiesa del Giesù Nuovo dal
detto Terremoto. Sonetto. “Ad’onta del
tempo, e di natura/dedicato a Giesù Tempio Sovrano / in cui vi fiamma eccelsa,
alta pittura / colorita sul cielo, un Ciel
lontano / quando alle scosse chiuse aura,
et impresa/cadde, precipitò dirotta al piano / Ma’ fu stupore che in così rea sventura/restasser soli li Evangelisti insani. /
Ma ben egli dovean resister forti/per registrar sì funesto caso / a posteri in mercè
l’aversa sorte / onde credo io che ciò non
fu a caso / che se del Nazareno scrisser
la morte / del suo Tempio notar’ dovean
l’occaso.” Con il sonetto Palmieri testimoniava il crollo della cupola del Gesù
Nuovo di Napoli che si verificò con un
terremoto nel 1688; la chiesa dei Gesuiti
era considerata una delle più importanti,
conosciuta come “il primo Tempio di Napoli”6, e la sua cupola, forse la più bella,
era stata affrescata da Giovanni Lanfranco, pittore emiliano allievo di Annibale
Carracci a Roma, e poi collaboratore di
Guido Reni. Lanfranco vi aveva dipinto
il Paradiso, il Cielo nominato da Palmieri, un cielo lontano e indifferente nella
sventura del terremoto; nei quattro pennacchi di innesto della cupola vi aveva
LAUREA
Il giorno 15 luglio 2014
presso l’Università Cattolica del Sacro
Cuore di Roma si è brillantemente
laureato in “Medicina e Chirurgia”
con 110 e lode
GIANFRANCO BELMONTE
discutendo la tesi:
Trombolisi sistemica e prognosi
a lungo termine nell’ictus
ischemico
Al neo dottore vanno gli auguri più
sinceri dai genitori, amici, parenti
e dalla Redazione
7
dipinto i quattro Evangelisti, che rimasero intatti nel momento del crollo; secondo il nostro notaio ciò non era avvenuto
per caso, perchè, come in vita essi scrissero della morte di Gesù, così in quella
circostanza avrebbero testimoniato ai posteri l’occaso, ossia la caduta, la rovina
della cupola7. Sopravvissuti alle scosse
del 1688, essi possono essere ammirati
ancora oggi alla base dell’attuale cupola8, solenni e maestosi fra svolazzi di vesti e mantelli e nubi evanescenti, ci guardano dall’alto, a ricordare la bellezza
originaria del Paradiso perduto di Lanfranco. Alcuni anni dopo, Virgilio Palmieri avrebbe ricordato fra le sue carte un
ben più disastroso terremoto, questa volta a Calitri: “A 8 del mese di settembre
1694, giorno della gloriosa Vergine Madre di Dio ad hore 19 il Giudice Dio castigava li nostri misfatti; sfoderò la spada della giustizia con grandissimo, e
tremendo terremoto, quale rovinò questa
Terra, et altre circumvicine a segno tale
che fra un momento non si vidde altro che
un mucchio di pietre, dove vi sono morti
da circa cinquecento anime, extra di diecinove persone morte nel castello; ciò è
il Barone con la moglie, la marchesa e figli con loro famiglia, che per due mesi
continui non si vede altro che gente andare raminche, e piangente per la campagna hora per un luoco, et hora per un
altro, chi piangeva il Padre morto, chi la
madre, altri la moglie, i figli et sic de singolis, pareva àpunto il giudicio Universale. Nostro Signore Iddio sia quello che
per lavvenire ci vogli usare sempre misericordia e liberarci da simili mali amen.”
È questa una fonte molto importante, che
va ad aggiungersi alle poche ufficiali note da molti anni9, dalle quali già si differenzia per il numero delle vittime, nelle
settimane successive al sisma salito a circa cinquecento; dal testo si evince infatti che Palmieri scriveva a distanza di almeno due mesi dall’evento. Come già
aveva fatto Don Giuseppe De Simone, arciprete di Calitri che compilò un elenco
di 311 vittime10, anche Virgilio Palmieri
ne scrisse uno; il suo elenco comincia ricordando “Cecilia Pignone e cinque figli, due figli di Francesco Margotta, lo
figlio di Colantonio Fruccio, tre figli di
Donato Rubino…”, in alcuni casi riporta
solo i nomi di battesimo o i soprannomi:
“Scardino con la moglie e due figli… la
Reginella”, e ciò fa pensare che si trattasse di persone con cui aveva familiarità,
anche se in realtà scorrendo l’elenco si ha
l’impressione che conoscesse tutte le persone che ha annotato, a conferma del fatto che allora, come oggi, nei nostri paesi
ci si conosceva un po’ tutti; l’elenco di
Palmieri si chiude con la postilla “Al ca-
IL CALITRANO
stello: il Signor Barone e la Signora Baronessa, la Signora Marchesa Carrafa,
Signore D. Paulo Carrafa fratello, D. Anna Mirella sorella del Marchese, sette figli della Signora Marchesa, Signore Cesare Michele Sec.re, il musico, lo
secritario, due notrice, la schiava e due
serve”. È stato molto triste leggerlo, e
pensare a ciò che accadde, provando ad
immaginare quelle persone di più di tre secoli fa, i loro volti, i loro abiti, le loro condizioni ed affetti cancellati in pochi attimi. Di loro non si è mai saputo più nulla,
sepolti nelle fosse comuni delle chiese rimaste in piedi, nemmeno il nome sarebbe rimasto, se non fosse stato riportato
negli elenchi seppur frammentari del notaio11 e dell’arciprete. Ho voluto ricordare Virgilio Palmieri perché le sue annotazioni ci insegnano che chi lascia veritiere
tracce di sé e del mondo circostante, volontariamente o non volontariamente, fa
la storia, che viene scritta quando qualcuno scopre e rende note tali tracce. Vorrei inoltre ricordare un caso totalmente
opposto, sottolineandone i demeriti: un
notaio di cui non svelo il nome, di un paese vicino a Calitri, di cui non svelo il nome, approfittando della condizione di
analfabetismo e dell’ingenuità di chi si
era rivolto a lui, fece finta di trascrivere
gli atti, tracciando pagine e pagine di scarabocchi ondulati e lineari che simulavano la scrittura in riga; facendo questo si
prese gioco dei suoi clienti, e, a distanza
di secoli, anche di altri, fra cui me, nel
momento in cui, cercando notizie su una
interessante statua lignea realizzata in
quegli anni, non trovai altro che linee simmetriche simili alle onde del mare che disegnano i bambini, ordinate e precise, ma
sterili e vuote, portatrici di nessun significato oltre a quello della disonestà di un
truffatore. Infinite grazie vanno invece a
Virgilio Palmieri, che registrando le vicende sue e dei suoi familiari, le sue preghiere, le sue poesie, ci ha regalato uno
spaccato della vita del nostro paese in
un’epoca per alcuni versi ancora tutta da
scoprire, spaziando dagli affetti e dalla
vita quotidiana, alla storia locale e alla
storia dell’arte.
NOTE
In ordine: materassi imbottiti con la lana o con
gli involucri essiccati delle spighe di mais, lenzuola, fasce di stoffa usate per rivestire la parte
bassa del letto tutt’intorno, in modo da nascondere alla vista ciò che si metteva sotto il letto (mele, patate…), grembiule (“vandsin” che viene
quindi da “anandesino”), tovaglioli per pulire la
bocca a tavola, bisacce per la sella dell’asino colorate, cassa per il corredo come si realizzavano
1
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
a Bagnoli Irpino (paese noto per gli abili intagliatori di legno), schiumarola per i maccheroni,
padella per le fritture.
2 Gli inserti si trovano a partire dal protocollo n,
544 di S. Angelo dei Lombardi, presso l’Archivio di Stato di Avellino.
3 Probabilmente proveniente da una famiglia di
notai anche lui, visto che Giovanni Lupone senior ha esercitato tale mestiere a Calitri dal 1604
al 1611, e Giovanni Lupone junior dal 1752 al
1803.
4 Ringrazio Emilio Ricciardi che mi ha dato
queste ultime notizie, avendo trovato gli atti
di morte sia di Marzia che di Virgilio nel Registro dei Defunti della Parrocchia di San Canio degli anni 1726-1764, e per le notizie su
Giuseppe e suor Fulvia, che prese il velo prima nel 1692 scegliendo il nome di Suor Rosa
e morì nel 1721; Virgilio aveva chiamato l’ultima sua figlia con il nome di sua sorella, e aveva dato a tutti i suoi figli come ultimo nome Antonio o Antonia.
5 La Protesta era in realtà una professione di fede.
6 Cfr. G.M. Galanti “Breve descrittione della città
di Napoli e del suo contorno”, Napoli, 1792, pag.
152.
7 Lanfranco si era trasferito da Roma a Napoli
appositamente per quel lavoro, che velocissimo
aveva concluso in un solo anno, e che gli procurò
fama e notorietà nella città, dove, dovendosi fermare per poco tempo, in realtà rimase per ben
dodici anni. Dopo la solenne inaugurazione della cupola affrescata, avvenuta il 31 luglio 1636,
nella festività di S. Ignazio di Loyola, protettore
e fondatore dei Gesuiti, affrescò la chiesa della
Certosa di San Martino, i SantiApostoli, e il Duomo di Pozzuoli. L’affresco del Paradiso al Gesù
Nuovo non doveva essere dissimile dall’analogo soggetto che aveva dipinto negli anni 162127, nella cupola di Sant’Andrea della Valle a Roma, chiesa fondata nel 1591 dal cardinaleAlfonso
Gesualdo, che diresse i lavori fino alla sua morte, avvenuta nel 1603. Anche nei pennacchi della cupola di Sant’Andrea della Valle compaiono
i quattro Evangelisti, dipinti da Domenico Zampieri, detto il Domenichino, che affrescò similmente anche la cupola del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli, lasciata incompiuta, e
terminata anch’essa da Lanfranco negli anni
1635-36.
8 Distrutta allora, fu ricostruita subito dopo e affrescata con una Gloria della Vergine di Paolo
De Matteis; andò presto in rovina per alcuni cedimenti, per poi essere ricostruita definitivamente, e rinforzata in cemento armato in tempi
più vicini ai nostri.
9 Come ad esempio quella di Pacichelli in “Lettere familiari, istoriche ed erudite…”, II, Napoli 1695, pp. 353-363.
10 Cfr. Emilio Ricciardi, “Terremoti in Calitri tra
il Seicento e il Settecento” in IL CALITRANO
n. 31 n.s. gennaio-aprile 2006, pp. 7-10
11 Nell’elenco di Palmieri non compaiono tutte le
vittime, se ne contano 273, in quello di Don Giuseppe De Simone ce ne sono 38 in più; altri sicuramente erano stati feriti gravemente e morirono nei giorni seguenti, e altri ancora per
infezioni e malattie che si diffusero per le precarie condizioni dopo il terremoto, come ricorda E.
Ricciardi nell’articolo citato nella nota precedente.
8
La piccola
Sofia Paola Bennici
annuncia la nascita
della sorellina
CHIARA LUCE
nata a Pisa il 29 agosto 2014
da Marco e da Maria
Leonarda Girardi.
Auguri dalla Redazione.
LAUREA
Il giorno 30 settembre 2014,
presso l’Università di Parma
ha brillantemente conseguito
la Laurea triennale,
in scienze biologiche, la signorina
DANIELA CAPOSSELA
discutendo col chiarissimo
prof. Emilio Macchi la tesi:
Studio elettrofisiologico degli
effetti di nanoparticelle di biossido
di titanio sul tessuto cardiaco
Alla neo-laureata vanno la gratitudine,
il riconoscimento e gli auguri della
mamma Angela, della sorella Valeria
unita al marito Canio, dei parenti tutti
e della Redazione del Giornale
IL MONASTERO
DELL’ANNUNZIATA IN CALITRI (I)
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
del prof. Emilio Ricciardi
ecenti scoperte archivistiche e bibliografiche hanno permesso di chiarire
meglio alcuni momenti della lunga storia
del monastero dell’Annunziata1. Pertanto si
è pensato di rileggerne le vicende principali alla luce delle nuove informazioni emerse durante la ricerca.
R
La fondazione e le prime monache
I documenti concordano nell’indicare come
fondatrice del monastero dell’Annunziata, unico chiostro femminile della diocesi di Conza, Drusiana de Landolfo, che donò «le sue
case con taverna, e poteghe all’università della Terra de Calitri, acciò vi havesse edificato un convento di monache»2. Drusiana, originaria di Barletta, prima della metà del XVI
secolo aveva sposato un uomo della famiglia
Maglio e si era stabilita a Calitri; dal matrimonio era nato Giacomo Antonio Maglio,
che morì prima del 1557, incaricando la madre di istituire alcuni lasciti pro eius anima.
Così, dopo la morte del figlio i coniugi, rimasti senza eredi, donarono le case che possedevano «dentro la terra di Calitro… iuxta
li beni del hospitale la piaza publica et altre
confine» per aprirvi «un monastero di moniche sotto il titolo dell’Annunziata». In cambio della donazione l’università (l’amministrazione comunale) di Calitri si impegnava
a versare per il mantenimento delle religiose «annui ducati sissantaquattro, et in grano
tomoli sissant’otto»3.
Nel 1557 monsignor Rinaldo de Cancellariis, vescovo di Sant’Angelo e Bisaccia, alla presenza del sindaco Antonello Furno e
degli eletti Lorenzo Cioglia e Tommaso Lavorello benediceva la prima pietra del nuovo edificio, ma è probabile che all’inizio la
comunità monastica venisse sistemata in
una sede provvisoria in attesa di terminare
i lavori nelle «case de li Magli». I documenti
attestano che nel 1565 la costruzione non
era ancora ultimata; la chiesa fu consacrata
nel 1571 da monsignor Lucio Maranta, vescovo di Lavello, e il monastero fu completato solo nel 1586, data che si legge su
una lapide con lo stemma civico di Calitri e
l’insegna AGP (Ave Gratia Plena) tuttora
presente sul muro esterno dell’edificio.
Le prime monache, provenienti «dal monistero di S. Maria della Scala della città di
Venosa della regola di S. Bernardo», furono la badessa Menica de Luciano, la vica-
ria Marzia Casullo e suor Porzia Casullo,
più una conversa (petissequa), della quale
non è riportato il nome4. Un’altra venosina,
Giulia Albinante, professò nel 1563 nell’Annunziata insieme alla consorella calitrana
Geronima Cogneta. Nel 1565, quando i delegati del cardinale Gesualdo visitarono il
monastero, abitavano nell’Annunziata anche una vedova di nome Angelella, di sessanta anni, e una bambina di undici anni, alle quali fu imposto di andar via, non essendo
decoroso che un luogo di clausura accogliesse persone libere di entrare e uscire a
piacimento. Rimasero invece alcune “figliole” (Faustina, Olimpia, Margherita) che
vivevano nell’edificio in attesa di prendere
i voti, e infatti venti anni dopo, in occasione della visita di monsignor Pescara, ritroviamo tra le monache Faustina de Aloisi,
Olimpia Bianco e Margherita Cioglia, oltre
a una Margherita “Pezzenenna”, forse chiamata così perché più giovane della consorella, oppure perché di bassa statura. Le altre erano la superiora Menica de Luciano,
Marzia e Porzia Casullo, Giulia Albinante,
Teodor Capossela (09.08.1886 - † 07.04.1962)
coniugata a Calitri il 19.10.1907 con Paolantonio Francesco (18.06.1873 - † 27.02.1959). Ebbe 5 figli: Vito (04.01.1909 - † 20.01.1987),Antonietta (07.01.1913 - † 15.08.1963), Pasqualina
(11.03.1915),Angelo (01.11.1922 - † 01.05.1944
deceduto in guerra) e Giuseppina (01.10.1928).
In braccio il primogenito Vito.
9
Violante Insengola e Camilla Balascio; le
ultime due, come si deduce dai cognomi,
erano originarie di Calitri5.
Drusiana avrebbe voluto che le religiose seguissero la regola domenicana, e soprattutto era intenzionata a mantenere il diritto di
patronato sul monastero; invece dopo pochi
anni gli amministratori di Calitri decisero di
riservarsi il patronato, escludendo la fondatrice. Così la donna, che nel frattempo si era
risposata con Nicolò Acciario, dottore in diritto canonico ed ecclesiastico, incaricò il
marito di sollevare la questione durante la
santa visita del 1656, ma le sue ragioni non
furono riconosciute e il diritto di patronato
rimase all’università di Calitri6.
Questa situazione fece in modo che la comunità religiosa dell’Annunziata, almeno
nei primi tempi, godesse di una certa autonomia nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche, come attesta la relazione ad limina
inviata a Roma dall’arcivescovo Scipione
Gesualdo nell’anno 1600: «Nella terra di
Calitri esiste un monastero di monache sotto il titolo dell’Annunciazione della beata
Maria, le quali finora non hanno seguito alcun ordine o religione, e adesso affermano
di vivere secondo la regola di S. Bernardo;
ma non hanno e non osservano alcuna regola; l’arcivescovo vorrebbe portarle ad osservare la regola di S. Benedetto»7. Il fatto
che nei primi anni del Seicento le monache
non seguissero una regola precisa e non ci
fosse ancora una clausura rigida non deve
meravigliare; è vero che nel 1563 il Concilio di Trento aveva imposto la clausura obbligatoria e condizioni molto dure per le case femminili, ma nei decenni successivi i
vescovi avevano dovuto faticare non poco
per imporre la disciplina nei monasteri e far
accettare alle religiose le nuove norme8.
Monsignor Gesualdo affrontò anche la questione delle spese per il sostentamento
delle religiose, che non potevano fare affidamento soltanto sulla cifra pagata dall’università o sulle scarse offerte dei fedeli. Nel
1582, all’epoca di monsignor Pescara, le
fanciulle che desideravano monacarsi dovevano versare una dote di cento ducati e
provvedere a proprie spese al corredo, mentre se non erano di Calitri dovevano pagare
il doppio. Nel 1600 la dote fu portata a centodieci ducati per le calitrane e duecentoventi per le forestiere, in modo da poter disporre «di proventi adeguati».
La cifra, lievitata in pochi anni fino a cento-
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
Nel 1658 il nuovo presule di
quaranta ducati (le forestiere
Conza, monsignor Fabrizio
continuavano a pagare il dopCampana, visitò il monastero
pio), permette di individuare
e l’anno successivo le monacon precisione la fascia sociache «per ordine de l’ill.mo arle di origine delle monacande.
civescovo… pigliorno l’habiAl monastero di Calitri avevato di S. Benedetto e la tonica».
no accesso soprattutto fanciulÈ probabile che per l’occasiole appartenenti a quel “ceto cine venissero eseguiti nuovi lavile” da cui proveniva anche
vori nell’edificio, ai quali pola fondatrice e che era compotrebbe riferirsi una epigrafe
sto da notai, giuristi, dottori o
che parla di una costruzione
ricchi “massari”, persone che,
eseguita a spese di monsignor
pur non essendo nobili, erano
Campana; inoltre da quel moin grado di versare la cospicua
mento gli altari laterali della
dote richiesta. Uno sguardo ai
chiesa
furono dedicati all’Imcognomi delle religiose conCalitri, estate 1968 gita a Palma Campana. Da sinistra seconda fila: Sisina
macolata e a Santa Maria delferma quanto detto: InsengoGermano, Rosa Maffucci, Vincenza Maffucci, Teresa Paolella, Teresa Galgano,
Filomena Maffucci con in braccio il piccolo Salvatore Paolella. Davanti da sila Pietà, titolo che mantenla, Balascio, Margotta, Biannistra: Teresa Paolella, Gaetano Paolella, Maria Rosaria Galgano, Rosa Paonero anche nelle epoche succo, de Aloisi e Cioglia (il
lella, Franca Paolella, dietro Carmela Paolella, Carlo Galgano, Lucia Paolella,
cessive15. Secondo la “platea”
cognome di gran lunga più rila piccola Costanza Paolella in braccio ad Anna Paolella.
corrente) erano famiglie bene(registro patrimoniale) del mostanti, unite tra loro da vincoli
nastero, all’epoca di monsidi parentela e dalla comune appartenenza a ta), acquistato grazie ai cento ducati offerti gnor Campana le claustrali erano solo dieci:
un determinato blocco sociale. La possibilità da Camillo Maglio e messo in opera prima la badessa Rosa Balascio, sorella dell’arcidi affidare al chiostro le proprie figlie costi- della santa visita di monsignor Pescara11. prete, la vicaria Diana Cioglia, le coriste Antuiva un segno di distinzione e in breve tem- Invece gli atti della visita di monsignor Fa- tonia Cera, Antonia Tornillo, Costanza Bianpo l’Annunziata divenne un punto di riferi- bio de Leonessa attestano l’esistenza di due co e Fulvia Lupone, tutte di Calitri, più Laura
mento per diverse famiglie del paese, le stesse altari laterali, che nel 1623 erano intitolati Gesualdo, originaria di Auletta, Laura Luonda cui provenivano anche i parroci, i confes- a San Leonardo e alla Vergine del Rosario12. go, nativa di Andretta, e le novizie Teresa
sori delle monache e i procuratori del mo- La trasformazione più consistente si ebbe al- Tornillo e Violante Tartaglia. Altre donne
l’epoca di Ercole Rangone, arcivescovo di eventualmente presenti, delle quali la platea
nastero.
Conza dal 1645 al 1652, che per ampliare non riporta i nomi, dovevano essere converl’edificio monastico donò il suolo dell’anti- se oppure educande. Come si vede sono gli
Il monastero nel Seicento
I registri parrocchiali di Calitri partono dal ca cavallerizza dei Gesualdo, sul lato meri- stessi cognomi dei decenni precedenti, se1612 e quindi non è possibile ricavare i no- dionale dell’attuale piazza della Repubbli- gno che permaneva un forte legame tra la comi delle monache di fine Cinquecento. Nel ca, dal quale furono ricavati il giardino e un munità monastica e alcune famiglie del pae1613 l’arciprete Rodolfo de Aloisi annota- secondo cortile che dava accesso alle celle in- se, come i Tornillo, che abitavano quasi tutti
va la morte di suor Olimpia Di Maio e la sua vernali, situate a oriente. Inoltre, dopo aver nella strada contigua al monastero, i Luposepoltura nella chiesa «della Nuntiata», che preso informazioni sulle entrate del mona- ne (suor Fulvia Lupone era figlia di Donato,
veniva usata come cimitero anche per altri stero, stabilì che «il numero prefisso di det- uno degli amministratori dell’università), i
abitanti del paese9; i registri attestano che te monache non stesse più di dodici, a’ qua- Balascio, i Cioglia e i de Aloisi, legati da nutra il 1612 e il 1694 vi furono sepolte più di le non possano entrare altre che le cittadine; merosi rapporti di parentela.
cento persone10. Tra le religiose vissute nel- e pagasse ciascheduna di esse docati cento- Intorno al 1690 monsignor Castellano, vila prima metà del Seicento le carte ricorda- cinquanta di dote, ed ogn’altra, tanto cittadina cario della diocesi di Conza, riassumeva cono Camilla Balascio, morta nel 1625, Fau- quanto forastiera, che entrasse fuor di que- sì la situazione patrimoniale delle monache
stina de Aloisi «vicaria delle monache della sto numero» pagasse trecento ducati, più ven- calitrane: «Il predetto monasterio viene soSantissima Nunziata di Calitri et sorella af- tuno ducati l’anno «fin’a tanto facesse la pro- stenuto si dalli cenzi delle doti che tiene, cofectionatissima di me don Ridolfo de Aloi- fessione»; dopo di che le religiose, convocate me dell’annualità, che vi paga l’università,
si arciprete di detta terra» (m. 1634), Giu- davanti all’arcivescovo, all’arciprete Rodolfo come dalli territorii, e altro, che possiede».
stiniana Tornillo (m. 1637), Giulia Marcone de Aloisi, al sacerdote Giovanni Balascio, al- Le carte patrimoniali erano conservate, in«abbatessa del monastero» (m. 1642), Giu- l’eletto Donato Lupone, rappresentante del- sieme alle altre scritture, nella chiesa malia Margotta (m. 1645), Isabella Insengola l’università, e al “mastro d’atti” (scrivano) dre, in una “cascia” di cui possedevano le
(m. 1646), Lucrezia Cestone (m. 1654), Isa- Giovanni Grottola, «dichiararono, e si con- chiavi solo il sindaco di Calitri e il procurabella Strangio (m. 1657), Giulia Cioglia (m. fermarono per professa esplicitamente, e per tore delle monache. Le doti delle religiose
1660), Felice Tartaglia (m. 1669) e Antonia tali s’estimarno, e dall’hora in poi in detto venivano reinvestite «in compre sicure», opmonastero si è fatta la professione espres- pure usate come capitali da dare in prestito.
Cera (m. 1669).
Le visite pastorali cinque e secentesche do- sa»13. Il limite di dodici si riferiva alle mo- Tuttavia, nonostante il monastero possecumentano i cambiamenti avvenuti nell’e- nache “coriste” o “professe”, che avevano desse numerosi immobili, secondo monsidificio. Per esempio la tavola dell’Annun- già pronunciato i voti solenni, e non com- gnor Castellano le religiose vivevano «asciazione tuttora presente in chiesa fu dipinta prendeva le converse, religiose di condizio- sai a scarsezza per non dire miseramente»
dopo il 1565 e prima del 1582; fu il cardi- ne più umile che non erano soggette alla clau- e l’amministrazione di Calitri si mostrava
nale Gesualdo a ordinare che sull’altare sura e venivano accolte in monastero per fare molto poco sollecita nel pagare le quote domaggiore venisse collocato, in sostituzione da serve alle coriste, che pagavano anche il vute. Inoltre l’edificio aveva bisogno «di
della piccola immagine allora presente, un loro mantenimento. Secondo gli atti del cen- grandissimo riparo», cosa che pochi anni
quadro di dimensioni adeguate (cona de- simento del 1644, in quell’anno abitavano dopo sarebbe stata messa tragicamente in
centi pictura SS.me Annunciationis orna- nell’Annunziata venticinque religiose14.
evidenza dal terremoto16.
10
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
Il monastero nel Settecento
Il sisma dell’8 settembre 1694, «che spianò
le terre, e le città di qua e di là dell’Ofanto»,
ebbe effetti terribili in Calitri, dove crollarono il castello, molte chiese, compresa
quella di San Canio, e decine di abitazioni.
I morti furono 311, e tra essi quasi tutta la
famiglia del feudatario; si salvarono solo il
marchese Carlo Mirelli e il primogenito
Francesco Maria, che in quei giorni erano a
Napoli17. Si salvarono anche le monache,
alle quali «diè miserabilissimo rifugio una
barracca di tavole fuori l’habitato»; era troppo rischioso rimanere nel monastero, dove
diversi ambienti erano pericolanti.
In quella circostanza fu una fortuna che a capo della diocesi di Conza ci fosse l’arcivescovo Gaetano Caracciolo, un presule energico che, scampato «per mero miracolo del
glorioso Santo Gaitano»al crollo del suo palazzo in Santomenna, si diede subito da fare per alleviare le sofferenze dei fedeli. Tra
le altre cose monsignor Caracciolo si adoperò per trovare un rifugio adeguato alle monache di Calitri e, insieme al vescovo di Muro Lucano, preoccupato per la sorte delle
francescane presenti nel monastero del suo
paese, ugualmente danneggiato dal sisma,
chiese al cardinale Orsini, arcivescovo di
Benevento e futuro papa, di ospitare le religiose nella sua città. Così il 15 ottobre, un
mese dopo il terremoto, «le monache calitrane dell’ordine cisterciense in numero di
undeci» e cinque francescane del monastero di Muro furono portate ad Andretta; qui
trovarono i delegati del cardinale Orsini che
con alcune carrozze le condussero a Benevento, dove furono ospitate nel monastero
cistercense di San Vittorino. Una cronaca
dell’epoca riporta i nomi delle religiose trasferite, che erano la badessa Agnese Rosa, la
vicaria Cecilia Tornillo, le professe Anna
Maria Cioglia, Fulvia Palmieri, Agnese Balascio, Caterina Cioglia, Giacinta Lupone,
Lucia Margotta, Giovanna Capuano, Agnese Tornillo e la novizia Felice Cicoira18.
Dopo il terremoto la chiesa dell’Annunziata, una delle poche rimaste in piedi, funzionò come parrocchia e come cimitero per
i calitrani al posto della chiesa madre, dove
le sepolture ripresero solo nel 1699. Non si
sa quanto tempo le monache rimasero a Benevento, ma di sicuro nel 1701 erano tornate a Calitri, poiché in quell’anno vennero a mancare, a pochi giorni di distanza l’una
dall’altra, la badessa Agnese Rosa e la vicaria Cecilia Tornillo che, come attesta il registro parrocchiale, morirono in paese e furono sepolte nell’Annunziata19.
La platea del monastero registra i nomi delle religiose ricevute nella comunità nei primi anni del Settecento. Nel 1706 furono accolte Teodora e Cristina Simone, forse
parenti di don Giuseppe, arciprete di Calitri
negli anni del terremoto, e pochi anni dopo
entrarono Candida Maffucci, Maria Cesto-
ne, Anna Maria Berrilli, Carmela Cicoira e
sua “sorella cugina” Loreta Zampaglione.
Molte le monache forestiere, come Agnese
Nicolais, Gaetana Robucci, Serafina e Caterina Cappa, tutte di Bisaccia, Giovanna Capuano, di Vallata, e Petronilla Galella, di Muro Lucano, forse parente di Cherubina e
Giovanna Galella, due francescane che avevano condiviso con le monache calitrane l’esilio a Benevento. Vengono riportati anche
i nomi di tre converse, Benedetta di Blasi,
Angela Cirminiello e Rosa Savanella.
Per quanto riguarda l’aspetto della chiesa si
sa poco, ma all’inizio del Settecento non doveva essere troppo diverso da quello dei secoli precedenti. Nel 1719 è documentata l’esistenza del quadro della Pietà, collocato
sull’altare omonimo, e risale probabilmente agli stessi anni anche il dipinto con l’Immacolata, San Gaetano da Thiene e San Filippo Neri che ornava l’altare dedicato
all’Immacolata. Trasformazioni più radicali si ebbero dopo il sisma del 1732, che rese necessari nuovi accomodi; fu forse allora che venne aggiunta all’aula originaria la
piccola abside semicircolare destinata ad
accogliere la sacrestia.
Nel 1740, durante la visita pastorale, monsignor Giuseppe Nicolai fece spostare tutti gli
altari laterali. Prima ordinò di rimuovere un
altare intitolato a Santa Maria di Loreto, sul
quale detenevano il patronato i feudatari di
casa Mirelli, sostituendolo con quello dell’Immacolata Concezione20, poi fece sistemare al posto di quest’ultimo quello di Santa Maria del la Pietà e fece restaurare
l’immagine sacra che lo ornava (quae actu
existit)21. Venne aperta anche una nuova tomba per le monache; l’atto di morte di suor
Agata Balascio (1663-1743) ricorda che la
salma della religiosa fu deposta in sepultura
noviter destinata pro sanctis monialibus22.
Intorno alla metà del secolo fu messo in opera il nuovo altare maggiore in legno indorato con le statue dell’Annunziata e dell’Arcangelo Gabriele realizzate dallo scultore Pietro
Nittoli, mentre la tavola cinquecentesca dell’Annunciazione fu spostata nell’abside e
l’interno della chiesa venne decorato con
grandi stucchi bianchi. Un secondo altare di
legno a tre scomparti, collocato sul lato del
Vangelo, accolse le statue della Madonna Incoronata e di San Benedetto. Infine la sepoltura al centro della navata fu coperta con
una lastra di marmo bianco su cui erano incise la data 1772 e una lunga epigrafe, ormai
illeggibile. (1 – continua)
NOTE
1 Notizie sul monastero in V. Acocella, Storia di
Calitri, Napoli 1946; C. De Rosa, Ricerche storiche su la chiesa dell’Annunziata, il cinquecentesco monastero e poche altre coserelle di Calitri, Lioni 1975; G. Cioffari, Calitri. Uomini e
terre nel Cinquecento, Bari 1996.
11
2 Sant’Angelo dei Lombardi, Archivio diocesano (ADSAL), D.A. Castellano, Cronista conzana, I/III/II [1691].
3 Avellno, Archivio di Stato (ASAv), Corporazioni religiose soppresse, 12, Platea del monastero di Calitri sotto il titolo di Ave Gratia Plena [1727-1752]. Cfr. anche Cioffari, 60, 66 e
passim.
4 ASAv, Notai del distretto di Sant’Angelo dei
Lombardi. Virgilio Palmieri, 545 [1706-1719];
Ivi, Corporazioni religiose soppresse, 12 [17271752].
5 ADSAL, Visite pastorali. Marco Antonio Pescara, 558 [1582], in Cioffari, 35.
6 Una lapide tuttora esistente in piazza della Repubblica ricordava che «Monasterii/hui(us) iuspatro/nat(us) antiquit(us)/fuit et est uni/versitatis Cale/tri».
7 Roma, Archivio Segreto Vaticano (ASVat), Sacra Congregazione del Concilio (SCC), Relationes ad limina. Compsana, 247 A, 1, Informatione fatta da Scipione Gesualdo arcivescovo di
Consa del stato della sua Chiesa, [1600], in N.
Di Guglielmo, L’archidiocesi di Conza alla fine
del XVI secolo nelle “Relazioni ad limina” dell’arcivescovo Scipione Gesualdo, in «Rassegna
Storica Irpina» 7-10 (1995), 457-477: 465.
8 In proposito cfr. G. Boccadamo, Una riforma
impossibile? I papi e i primi tentatitivi di riforma dei monasteri femminili a Napoli nel ’500, in
«Campania sacra», XXI (1990), 120-122; M.
Miele, Sisto V e la riforma dei monasteri femminili di Napoli, ivi, 123-204.
9 Calitri, Archivio parrocchiale (APC), Registri
antichi, II, 92 [1612].
10 Le persone seppellite nell’Annunziata appartenevano in maggior parte alle famiglie Frasca, Frecina, Insengola, Lupone, Margotta e Vernecchia.
11 Cioffari, 78.
12 ADSAL, Visite pastorali. Fabio de Leonessa,
ff. n.n. [1623].
13 ASAv, Notai del distretto di Sant’Angelo dei
Lombardi. Virgilio Palmieri, 545 [1706-1719];
Ivi, Corporazioni religiose soppresse, 12 [17271752].
14 Napoli, Archivio di Stato (ASNa), Fuochi di
Principato Ultra, 612/2, 13 [1644].
15 Ill.m(us) et rev.m(us) dns/Fabritius Campa/na
archep(us)/comps. propr. sum./< > a fundam.tis
ere/xit A. D. 1664.
16 Castellano, I/III/II [1691].
17 APC, Registri antichi, IV, Defunti. Nota dei
morti per causa del terremoto sortito ad otto
7mbre 1694 ad hore 18 [1694].
18 Relazione della trasportazione delle monache
dalla città di Muro, e dalla terra di Calitri diocesi di Consa in Benevento per cagione del tremuoto avvenuto agli 8. Settembre del 1694, Benevento 1694, 8.
19 APC, Registri antichi, IV, Defunti, 88 [1701].
20 È possibile che monsignor Nicolaj ordinasse
di togliere l’altare di Santa Maria di Loreto perché il patronato sulla chiesa dell’Annunziata apparteneva all’università di Calitri e non ai feudatari. I Mirelli avevano fatto costruire un altare
con lo stesso titolo nella cattedrale di Conza, riutilizzando i marmi della cappella cinquecentesca
dei Gesualdo crollata dopo il sisma del 1694.
21 ACSAL, Visite pastorali. Giuseppe Nicolaj,
69-119 [1740].
22 APC, Registri antichi, VI, Defunti, 35 [1743].
LA PRO LOCO E BORGO CASTELLO:
UN IMPEGNO COSTANTE
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
della dott.ssa Luciana Strollo
a anni l’Associazione Pro Loco si ocD
cupa della promozione del territorio,
grazie all’impegno di volontari innamo-
rati del proprio paese che mettono a disposizione il loro tempo libero per cercare di valorizzare le nostre risorse culturali.
Negli ultimi anni, in particolare, si occupa della gestione di Borgo Castello, organizzando mostre d’arte, eventi e accompagnando i visitatori alla riscoperta
delle origini di Calitri.
Tre le iniziative di quest’anno va riconosciuto all’Associazione il merito di aver
curato l’allestimento della sezione moderna del Museo della Ceramica. Nel corAd ottobre, presso la Pro Loco di Calitri, è stato rinnovato il Consiglio di Amministrazione:
• Vitale Zabatta (Presidente)
• Rabasca Antonio Mario
(Vice Presidente)
• Cicoira Michele (Tesoriere)
• Giovanni Rauso
• Giovanni Rinaldi
• Di Maio Vincenzo
• Lucadamo Vincenzo
• Rubino Michele
• Sindaco protempore
I Revisori dei Conti sono:
• Scoca Vito (Presidente RdC)
• Nesta Vincenzo
• Di Cecca Maria Antonietta
si, svolto dai soci della Pro Loco ha condotto alla sistemazione di un’area di Borgo Castello destinata appunto alla Ceramica e ad artisti contemporanei, in perfetta
linea continuativa con la sezione antica.
Il Museo della Ceramica assume, così, ancora più rilievo e valore divenendo non solo luogo di
conservazione di una delle più importanti attività
artigianali locali, ma anche segno di una tradizione che, mantenendo il legame con il passato, si
rinnova e si tramanda.
Sempre nel restaurato
Borgo Castello di Calitri
la Pro Loco ha organizzato ad Agosto una mostra d’arte, nell’ambito della quale hanno esposto gli artisti
Maretta Capossela, Benedetto Codella e
Costantino Gatti. In occasione dell’inaugurazione della mostra si è svolto anche
un concerto del gruppo The Martin & Co.
Quintet che con le sue note jazz ha reso
lo scenario del Borgo ancora più suggestivo. La location, infatti, appare particolarmente indicata per eventi del genere,
riuscendo a creare un connubio perfetto
tra musica, arte e storia.
Per continuare a portare avanti il programma di riqualificazione e valorizzazione di Borgo Castello la Pro Loco è già
A tutti augurano buon Natale e vi spettano numerosi alla prossima edizione
di “Presepiando”, dal 08.12.2014 al
06.01.2015 presso la Casa dell’E.C.A.
so degli anni, infatti, Calitri ha avuto il
privilegio di ospitare un’importante manifestazione, la Mostra-Concorso “CeramicArte”, in occasione della quale artisti
provenienti da tutta Italia hanno spesso
donato le loro opere al Comune, arricchendosi, così, di una prestigiosa collezione. Fino alla scorsa estate molti di questi oggetti in ceramica, rappresentanti
soprattutto il tema della Natività, non avevano trovato ancora una degna collocazione. I lungo lavoro, durato circa 5 me-
12
all’opera con un altro progetto: l’allestimento di una mostra permanente dedicata
alla memoria della cultura artigiana e contadina, una sorta di “Mostra delle Origini”.
Attualmente il Comune di Calitri possiede una ricca collezione di oggetti, testimonianze degli antichi
mestieri, frutto di un accurato quanto amorevole
lavoro svolto dal Prof. Michele Cerreta. Gli oggetti, già sistemati negli spazi della Scuola Media,
saranno adeguatamente
esposti nelle sale del Borgo per poter essere meglio
apprezzati e tramandare,
come in un racconto, la vita, gli usi e le abitudini dei contadini e degli artigiani di un tempo.
A tal proposito l’Associazione Pro Loco
invita tutti i cittadini che abbiano oggetti
che rappresentino una testimonianza della civiltà del passato a donarli per poter essere esposti nella mostra. In tal modo non
solo si contribuirà a valorizzare ancora di
più l’area del Borgo Castello, ma soprattutto si farà in modo che la memoria storica di tali tradizioni non vada perduta e,
cosa ancora più importante, si potrà avvertire davvero la coscienza di possedere
un bene appartenente a tutta la comunità
che, come tale, sia tutelato e valorizzato.
IL MAESTRO LUCIANO
CAPOSSELA TRIONFA A MILANO
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
vince il Premio “Jacopo da Trezzo”
alla prestigiosa Rassegna Nazionale Oreficeria Artigiana d’Eccellenza
della dott.ssa Luciana Strollo
a nona edizione del Premio “Jacopo
Lficeria
da Trezzo”, Rassegna Nazionale OreArtigiana d’Eccellenza, tenutasi a
Milano presso il Palazzo Giureconsulti
dal 10 al 12 Ottobre 2014 ha visto il
trionfo di un Maestro orafo irpino, Luciano Capossela, classificatosi al primo
posto per il premio degli operatori del settore e al secondo per il premio del pubblico con l’opera “Luce”.
Il gioiello, in oro giallo 18 Kt, diamante
bianco, diamanti neri e fossile drusizzato ha ben interpretato il tema della rassegna, dedicata quest’anno alle esposizioni universali. L’opera, infatti, rende
omaggio all’Expo di Bruxelles del 1958
dal titolo “Valutazione del mondo per un
mondo più umano”. A due anni dalla tragedia della miniera di Marcinelle l’attenzione era tutta rivolta alle condizioni
di lavoro dei minatori nel tentativo di conciliare la produttività con l’umanità e la
sicurezza. Ed è proprio questo il concetto espresso dal Maestro Capossela: la rivalutazione della condizione del minatore che, nonostante trascorra la maggior
parte della vita nel buio della miniera, è
egli stesso a portar fuori la “Luce”. La fatica e lo sforzo rappresentati dal piccone
e dal carrello colmo di carbone (diaman-
ti neri) sono compensati dal diamante
bianco che il minatore mostra al pubblico come un trofeo. Lo stesso movimento di torsione che egli compie per rivolgersi a porgere il diamante è un segno di
riscatto del suo lavoro e della sua condizione: un diamante bianco che spicca tra
i microcristalli del fossile drusizzato non
è la ricompensa del suo lavoro, ma il simbolo della sua stessa vita che riemerge
dalle viscere della terra, la luce che vince sul buio della miniera.
Capossela ha concepito quest’opera in
una maniera semplice e complessa allo
stesso tempo: in pochi centimetri ha rappresentato una scena che, a prima vista,
potrebbe apparire di facile lettura, ma ad
una più attenta osservazione si presenta
ricchissima di particolari, ognuno carico
di significato.
L’abilità, la creatività e la sensibilità dell’artista erano già state premiate in altre
importanti manifestazioni: vincitore del
IV Salone Internazionale del Gioiello
d’Arte a Cassano d’Adda nel 2010, finalista agli UK Jewellery Awards di Londra,
vincitore del premio “Jacopo da Trezzo”
nel 2011.
La sua arte si contraddistingue per la particolare abilità a dar vita a vere e proprie
opere parlanti racchiuse in ridottissimi
spazi: scene mitologiche, episodi storici, brani tratti da opere liriche sembrano
prendere vita nella luce dell’oro, nella
brillantezza delle pietre e nella policromia degli smalti. Così il bracciale Venere e Marte, una microscultura in oro 18
Kt su ceramica smaltata e policromata
rappresenta il dualismo tra l’amore e la
guerra; una donna gravida, adagiata su
un letto di ceramica, terracotta smaltata
nei colori verde bianco e rosso che abbraccia delle perle, racconta la storia di
Eleonora Curlo Ruffini, la Madre della
Patria che stringe i suoi figli; ancora una
scultura in oro 18 Kt su ceramica smaltata e policromata rende visivamente tutta l’intensità e il patos del finale tragico
dell’Aida di Verdi nella tensione delle figure di Aida e Radames, in cui l’artista
13
riesce ad esprimere l’idea del dissolversi dei corpi dei morenti attraverso una
particolare resa dell’oro che sembra quasi fondere.
All’interno del suo laboratorio orafo a
Calitri, Capossela realizza le sue opere
ponendo attenzione ad ogni minimo dettaglio, non limitandosi semplicemente a
creare un gioiello, ma un’opera contenente un messaggio. Non a torto Luciano Capossela è stato definito un “cineasta documentarista”, proprio per la sua
capacità di raccontare intere storie in un
oggetto dalle dimensioni ridotte.
Non solo racconta, ma, come solo un bravo artista può fare, interpreta le sue opere, grazie alla passione con la quale svolge il suo lavoro che contribuisce a rendere
ogni pezzo davvero unico, non solo per
la lavorazione artigianale, ma anche e soprattutto per il valore che l’oggetto ha in
sé. Un valore ulteriormente accresciuto
dal legame forte con la sua terra, l’Irpinia, dove ha scelto di portare avanti la sua
attività. Da sempre terra con una forte vocazione per l’artigianato, l’Irpinia è anche terra di grandi talenti che, come Luciano Capossela, contribuiscono ogni
giorno attraverso il loro lavoro a valorizzarla.
LA MADONNA AMERICALITRANA
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
della dott.ssa Angela Toglia
dell’Immacolata Conceziodi Calitri, forse, è per i Calitrani l’eLventoaneprocessione
al quale proprio non si può mancare.
Forse è anche quello più atteso e voluto fra
tutti. Forse è anche quello più radicato nelle
nostre coscienze, quello più primitivo. Forse
la Madonna di Calitri viene portata in cielo
più di qualsiasi altro santo, anche grazie alla
forza dei canti recitati dalle donne. Lo è per
noi, figuriamoci cosa rappresenti per gli emigrati.
Spesso ho sentito parlare della storia della
statua dell’Immacolata Concezione, ma non
quella di Calitri, bensì quella di New Rochelle, a New York.
Tra la tradizione orale e quella scritta ci sono delle differenze e io mi atterrò solo alle
fonti scritte. Ho appreso notizie da alcuni numeri de L’Eco Calitrana1 e dal libro Preserving our history di Mario Toglia.
Alcuni di voi certamente sapranno, ma è lecito rendere omaggio a questa vicenda e ai
Calitrani emigrati in America che con la loro devozione hanno voluto fortemente tenere un legame speciale con la loro terra natia.
Il fatto che non si poteva essere consolati dalla bellezza e dagli occhi della nostra madonna, suscitò in loro un forte senso di
sconforto e perciò decisero di provvedere.
Dalle letture condotte si evince che ci sono
stati vari tentativi di avere un’icona della Vergine da venerare, dai dipinti tra il 1910/1914
ad una statua realizzata in soli trenta giorni
(da una foto)2.
Una prima statua3 era in uso intorno alla fine degli anni ’20 e centinaia di Calitrani arrivavano dai dintorni di N.R. per ammirarla
ed essere rassicurati dalla sua bellezza.
Così come accadeva a Calitri, i pellegrini
– per bisogno di esser rinfrancati o per ringraziarsi il santo – offrivano in dono dell’oro e così facevano molte donne concedendo
i loro gioielli. Da questo punto in poi, la chiesa di Saint Joseph divenne “la mecca” dei calitrani emigrati. Purtroppo però non era possibile portare in processione l’immagine, data
la sua estrema fragilità. E seppure ci fossero
abbastanza luminarie come a Calitri, le bandiere italiane, la lotteria, la scalata al palo della Cuccagna4, la banda del Colonial Band di
Stamford fondata da Giuseppe A. Tozzoli, e
seppur sembrava di stare a Calitri, proprio
come “ngimma a u vuccul”, mancava quell’atmosfera tipica delle feste settembrine.
Le donne della confraternita “Le figlie di Maria” lamentavano il fatto che la statua non poteva esser portata, inoltre avesse un aspetto
troppo giovane. L’entusiasmo si offuscò e la
nostalgia prese il sopravvento. Le Stars5, ovvero le devote, chiesero che fosse costruita
una nuova statua, leggera, facile da trasportare e strettamente simile all’originale.
“Nel tempio quieto e luminoso, con una solitudine claustrale, poggiata la statua a fianco
ai gradini che conducono al pulpito, in piena
luce del finestrone sopra l’altare di San Vito;
attende da vari giorni, al duro compito di ritrarre sulla creta e dalla creta al gesso, il profilo sublime della nostra Protettrice, l’artista
Cerreta Emidio di Pietro. Fatica immane,nel
misurarsi al grave cimento, a riprodurre, sia
pure in parte, un simile capolavoro … È tanto lo zelo che il Cerreta ha riposto in quest’opera, la febbrile passione di raggiungere
il massimo dell’effetto, da renderlo ben meritevole, che la benigna sorte l’assista, nell’estro felice, di dar vita alla creta. L’opera è a
buon punto e fra pochi giorni avrà gli ultimi
ritocchi come rifinitura e tinta.”6
Secondo la critica d’arte, dott.ssa Concetta
Zarrilli, si tratterebbe di una copia in argilla
del viso dell’Immacolata7.
Compare la notizia su “L’Eco Calitrana” del
15.09.1938 che un umile calitrano, tale Emidio Cerreta8 (benfigliuol’) di Pietro, stette a
New Rochelle per tredici mesi ed ebbe modo di realizzare la tanto amata effige dell’ Immacolata Concezione9. La redazione di questo settimanale elogia l’operato del giovane
artista calitrano, tant’è che augura ai fratelli
di Brooklyn di avere la fortuna di arricchirsi
di qualche altra sua opera, magari un San Canio o un San Vito.
Può essere, ed è solo un’ipotesi, che Emidio
Cerreta abbia realizzato (su commissione delle Stars) a Calitri la copia del viso (elemento difficile da imitare), che l’abbia portata a
New Rochelle e che poi abbia completato la
scultura lì, in legno.
Da questo punto in poi, ogni anno si svolgeva
la processione che partiva della chiesa di Saint
Joseph, luogo in cui stazionava la statua. At-
14
traverso il settimanale sappiamo che tutti i calitrani erano invitati a partecipare, si potevano
portare fiori dal proprio giardino e far vestire
le figlie di bianco. Il programma della festività,
che si svolgeva l’11 settembre, era solito riproporsi nella stessa chiave, in grande stile:
concerto della banda Puglia Concert, messa
cantata con tre sacerdoti e Panegirico, processione, estrazione dei premi e di nuovo musica.
Fino agli anni ’50 il culto restò invariato, fino a quando, per motivi a noi non noti, la parabola discendente colpì questo rituale e la
scultura venne dismessa in un seminterrato.
Successivamente, grazie all’interessamento
di Antonio Zazzarino10, l’effige venne restaurata a sue spese e venne portata a Caracas, nella chiesa della Madonna di Pompei
ove si trova tutt’ora.
Riconosciamo l’operato di Emidio Cerreta
per aver giovato con la sua arte i Calitrani
lontani, riconosciamo ad Antonio Zazzarino
la sensibilità di non aver reso vano il lavoro
del precedente.
NOTE
1 Settimanale dei Calitrani d’America, in uscita
ogni giovedì dal 1930 al 1942.
2 I dipinti vennero realizzati da Giovanni Codella (f’sciegghij) su commissione di Vincenzo Nannariello. Successivamente, due devoti calitrani di
New Rochelle – Vergine Quaranta e Vito Di Napoli – organizzarono una raccolta fondi e con l’aiuto di Canio Rainone e Vito Antonio Cioffari commissionarono la statua.
3 Sappiamo che don Canio Polestra, allora parroco della chiesa dell’Immacolata Concezione di
Calitri, scrisse un ringraziamento alla colonia calitrana (26.08.1929) dopo aver appreso la notizia.
4 Questo gioco, di origine antichissima, veniva
praticato nelle piazze e consistente nella scalata di
un palo scortecciato, unto, da cui pendevano vivande (premi per i vincitori).
5 Stars: evidentemente la scelta del nome ricadde
sulle stelle proprio perché ripetute nei numerosi
canti popolari che accompagnavano la statua, nonché le 12 stelle che compaiono sulla corona e Stella Maris, altro nome per indicare la Vergine Maria intesa come stella polare per i Cristiani.
6 L’Eco Calitrana del 16.03.1937.
7 Cfr. “Il Calitrano” n. 44 maggio-agosto 2010, pp.
5-7.
8 A soli 28 anni. All’età di 14 anni frequentò a Napoli la scuola d’arte di Aristide Squillante, come
intagliatore e scultore.
9 Dal peso di 100 libbre, alta 5 piedi e mezzo, misure esatte all’originale.
10 emigrante calitrano in Venezuela. A lui venne dedicato il Monumento all’Emigrante, che si trova
a Calitri, realizzato dal prof. Fulvio Moscaritolo.
SENZA TITOLO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
del dott. Marco Bozza
dentificare forzatamente la linea logica
del pensiero che induce sempre ad un risultato certo, all’analisi sperata, al traguardo voluto, non è condizione che caratterizza le prossime righe, almeno questa volta.
La provocazione del (Senza titolo) nasce dal
fatto che non tutto può avere un nome e non
sempre ci sono le condizioni affinché si possa attaccare un’etichetta alle cose, alle persone, agli elementi che gravitano lungo il
perimetro dei nostri sensi.
L’incapacità di identificare deriva da due
aspetti: dalla confusione che spesso offusca
la chiarezza nella percezione, e dalla voglia
di libertà che si eleva in momenti in cui sembra di vivere al giogo di una catena generante acuto immobilismo.
La mancata chiarezza nasce dalla volontà,
ormai a brandelli, di rinunciare a credere in
molte cose. Non è una rinuncia a priori, o la
tempesta cosmica del pessimismo che fa vibrare le corde del pensiero, ma l’analisi lucida del fatto reale. Più va avanti il tempo,
e più ci si accorge come la nostra società, il
nostro paese, gli equilibri sottili che nel loro intreccio disegnano la nostra identità, siano soltanto timidi bagliori legati al passato.
Il bello del tricolore è nella storia, nelle imprese che hanno avvolto uomini con la U e
non ometti da quattro soldi incapaci di agganciarsi alla solennità di tale parola.
Non c’è giorno che passi in cui un evento,
un atto, un’azione non ricordino una persona, un’azienda, una legge che hanno dato
respiro ad uno stivale sempre più senza tacco, nel periodo in cui si passava dalle grotte ad anguste dimore.
Di generazione in generazione, l’eco della
solenne virtù si è sparso come profumo di
primavera nel passato, perdendosi ciecamente nella palude del presente, composta
soltanto di acqua torbida.
Una colpa a tal emozionante sopravvivenza passatista, non la si puo’ imputare, visto
che il presente non offre nulla e il futuro non
si sa che faccia abbia, nemmeno sul fronte
di uno schizzo redatto con gli strumenti offerti dalla moderna tecnologia. Il futuro ci
appare come un fantasma; come un liquido
asciutto che anche la fantasia più efferata
non riesce a somatizzare.
Il presente, invece, è il cammino su una corda tesa, ove ogni passo è un ostacolo. L’ostacolo è dettato dal turbine continuo di una
non più corretta essenza istituzionale, e di
riflesso, anche sociale.
I
Logica vuole che non si misuri più nulla in
termini di conoscenza, di cultura, di costruzione dell’oggi per gli anni del domani. No.
Oggi è come vivere avvolti da una bandiera strappata dal vento, in cui l’unico calore
è quello dell’egoismo e della sopravvivenza immediati.
Il primo Messia che incanta il serpente, trova nel serpente la sponda per profetare oracoli senza mai arrivare alla materializzazione positiva di quanto vaticinato.
Tutto è bello purché confini nella mediocrità. Tutto è bello purché il ruolo non sia
dettato dalla competenza. Tutto è bello purché non esista un distinguo tra controllore
e controllato, che oltre a dormire nello stesso letto, devono fare anche gli stessi sogni,
e magari, gli stessi bisogni.
Un turbine di immondizia, culturale soprattutto, che porta ad arrancare, a spacchettare ogni idea solidaristica e di rilancio
etico-culturale di uno stivale eroso da un
tempo che non gli lascia più scampo.
La seconda motivazione che induce a non
dare un nome alle cose è la voglia di libertà.
Libertà come conoscenza di se stessi in primis. Libertà come il piacere conviviale di
confronto e di maturazione etica (non la libertà del piacere come richiesta assoluta del
materiale, ove in caso di mancato ottenimento, i finti rapporti umani vanno a farsi
fottere). Libertà come rilancio dell’espressione dell’IO che trova spesso soffocamen-
IL CALITRANO
to nelle polveri sottili di un’ignoranza spaventosa, che porta a darsela a gambe senza
guardarsi indietro e senza rimpianti.
Chi vuole respirare un’aria nuova, chi vuole essere protagonista, non lo sarà mai in patria, ove l’onestà è il peggior difetto, quasi
un virus che confina i portatori in quarantena. Il protagonismo non è egocentrismo, è
la spinta vitale che porta poi ognuno a migliorarsi passo dopo passo.
In nessuno posto esisterà mai la scia del paradiso, il tatto della perfezione, la lucidità assoluta della condizione positiva. Siamo
umani e consapevoli di tutto questo. Tuttavia, la brillantezza dell’emersione non può
sussistere in un paese malato, vecchio, che
non ha nulla da dire, e in cui non vi sarà mai
e poi mai, nessuna onda di cambiamento.
Non è il nome di un ciarlatano piuttosto che
un altro a far sperare. La speranza è stata già
calpestata anni or sono, e quel treno non ritornerà più. Il ripetuto sfacelo territoriale
genovese, l’incapacità di sapere redigere
una concreta legge di stabilità con forma e
contenuti ben definiti, e non semplici brandelli di bozze che irridono il giudizio europeista con lettere di chiarimenti, sono segni
macroscopici di un infinito de profundis.
A questo punto, è immaginabile l’irrigidimento di coloro che hanno il sole in tasca di
fronte al profluvio di parole a cui hanno assistito in quest’articolo. L’eco risuona come una pesante batosta, come un insulto
quasi, a chi vede le cose sempre in modo
opaco. Bisogna essere ottimisti, perché il
domani sarà migliore e sorgerà un nuovo
sole. Peccato però che anche il clima sia
cambiato, e in pochi istanti il sole cede il
posto a condensati abnormi di acqua che
sciolgono densità umana, materiale e spirituale. Se poi qualcosa dovesse mutare, chi
ne capti l’essenza vivida, faccia un fischio.
Calitri, 24.08.2014 Festa dei 40enni nati nel 1974. Da sinistra prima fila in piedi: Ivan De Nicola,
Francesco Gallo, Vito Acocella, Michele Tartaglia. Seconda fila in piedi da sinistra: Patrizia Gautieri, Giuseppe Pasqualicchio, Michele Rainone,Vincenzo Gervasi,Vincenzo Cianci, Francesco Pastore, Gianluigi Cestone, Lucia Di Milia, Angela Leone, Cinzia Lucadamo, Semira Caruso e Rosa Perna.
Penultima fila da sinistra in piedi: Giuseppe Cestone, Rosanna Maffucci, Marialba Di Maio, Massimiliano Codella, Vincenzo Diasparra, Vincenzo Calabrese. In piedi davanti, il presidente Classe
1974 Giuseppina Pastore, Franca Buldo, Michelina Zarrilli, Norma Sperduto, Lucia Di Salvo, Emanuela Borea, Angela Fierravanti, Maria Margotta, Rossella Luongo, Lucia Tornillo, dietro Daniele Cubelli,
Rosa Pacini e Loredana Maffucci.Auguri dalla Redazione.
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IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
MOSTRA FOTOGRAFICA
LETTERA A VINICIO
CALITRI, ITINERARIO DELLA MEMORIA
Non tutti siamo gelosi dei propri averi, ci sono Calitrani che hanno piacere di condividere le loro gioie, i loro ricordi. Nel mese di maggio ci siamo visti recapitare ben sei
album di foto, antiche, di famiglia. È il lavoro di raccolta di Cianci Mario Angelo, appassionato come noi del mondo calitrano. Abbiamo scannerizzato ogni scatto. Abbiamo ringraziato per questo. L’unico inconveniente era ed è il riconoscimento dei soggetti. Che fare? Organizziamo una mostra, così i visitatori potranno aiutarci. E così è
stato. Dal 14 al 21 agosto, nel salone parrocchiale, abbiamo allestito un’esposizione di
poco più di un centinaio di foto, principalmente di personaggi e gruppi in costumi (una
parte, non tutte).
Parallelamente a questo abbiamo avuto un altro colpo di fortuna. Qualcosa di mai visto in trentaquattro anni di attività. Il dott. Emilio Maffucci (figlio di Eduardo, detto la
Ruspa) ci ha donato una copia di alcuni filmati realizzati da suo padre, che variano a
partire dalla fine degli anni ’50 agli anni ’80 (post sisma). Quello che avevamo sotto i
nostri occhi è stato qualcosa di emozionante. Li abbiamo tagliati, montati e contestualizzati.
Filmati di vita calitrana nei vicoli del centro
storico, famiglie che popolavano, vivevano e
condividevano ogni istante della propria vita.
Immagini di processioni di San Canio e dell’Immacolata, quando c’erano ancora le donne che portavano “ lu m’zzett’ ngap”. Spaccati di giovani esistenze davanti al bar
Diavolo, ma a differenza di oggi in loro c’era la spensieratezza e la gioia di vivere, di chi
si diverte pur stando davanti a un juke-box e a sfrecciare sul motorino facendosi notare dalle ragazze. Inoltre, una rappresentazione carnevalesca di un funerale con
tanto di vedova disperata e relativo corteo funebre, banda di Rapone ed arciprete.
Tra le pellicole dei Super8 comparivano anche i matrimoni, alla Ruspa. In più, nelle riprese fatte in modo amatoriale, si evince com’era Corso Matteotti in quegli anni, Calitri vista dal rione Castello con la Variante priva di abitazioni.
Con sorpresa abbiamo notato la curiosità dei visitatori mostrata sia per le foto che per
il filmato. Molti di loro sono ritornati più volte e hanno accompagnato altri che si sono riconosciuti. Abbiamo donato loro un salto nel passato, quand’erano bambini o adolescenti.
Parte di questo filmato poi, è stato proiettato la sera del 28 agosto, all’interno della sezione Sponzarsi a Calitri durante il “Calitri Sponz Film Fest” diretto dall’artista Vinicio Capossela. Ancora una volta ci è stata data la possibilità di condividere con i Calitrani questa fortuna.
Speriamo e crediamo che qualcun altro voglia proseguire sulla scia di Cianci Mario
Angelo ed Emilio Maffucci. Potremmo così rivivere la Calitri che fu e che è in ognuno di noi, presente e lontano. Magari ci aiuterete a costituire “la cineteca di Calitri”!
Grazie alla Pro Loco di Calitri, a don Pasquale Riccio, a Vinicio Capossela e a tutti colori che ci hanno onorato della loro presenza e del loro aiuto.
Angela Toglia
Su quel treno che tu hai sognato, ho viaggiato
tante volte con il macchinista amico che effettuava il treno merci. Portava le merci da Avellino e Calitri. Insieme andavamo avanti e indietro sui binari e sugli scambi della stazione
(Calitri-Pescopagano) che per anni mi ha visto
crescere. Era un treno a vapore ed era di colore scuro. Era imponente la locomotiva 740-095 che
sempre mi portava avanti e indietro per la stazione di Calitri. Sulla stessa locomotiva non salivo mai quando trainava le vetture del treno
delle ore 04.30 o delle ore 13.00. Si fermava per
tre minuti nella stazione, a due piani, di Calitri-Pescopagano. Salivano e scendevano i viaggiatori che si spostavano per lavoro o, forse,
partivano per terre lontane. Erano emigranti. Era
gente che partiva per tanto tempo e qualcuno anche per sempre. Quel treno non è per me un sogno. È un ricordo di giorni felici, anche io son
partito con quel treno un giorno e poche volte
son tornato. Avrei, oggi, voluto tornare con il
treno e con esso portare i miei ricordi di gioventù. Su quel treno che tu hai sognato. Caro Vinicio, quanti amori sono nati ed una volta –, forse, anche il mio. Ne ho un vano ricordo, ero
troppo piccolo di età perché mi restasse impresso e forse, ero troppo piccolo d’età per capire
l’amore.
Mentre tu sogni di fare fischiare quel treno
nella valle dell’Ofanto, io vedo nei miei ricordi tutti gli amici e coetanei che non ci sono più. Il tuo bel canto ti ha portato il sogno.
Non sei nato nel nostro presepe, ma grazie ai
tuoi genitori, ti sono restate impresse le immagini che ti hanno narrato. Sei certo più calitrano di chi è partito ed ha dimenticato dov’è
nato. Hai raccolto i miei ricordi e mi accorgo
che non posso sognare. È stata per me una realtà.
L’ultima volta che mi sono recato a Calitri Scalo non sono riuscito a riconoscer i luoghi dei
miei giochi. Ho atteso invano il fischio del mio
vecchio treno. Avrei almeno voluto sentire lo
stridere delle ruote sulle rotaie di quella “littorina” che mi portò via tanti anni fa. Nel ricorso dei ricordi porto con me una foto di quella ”littorina”.
Grazie Vinicio che hai saputo esternare il tuo
bel sogno ed ora che siamo certi entrambi che il
treno non fischia più nella valle dell’Ofanto,
torniamo alla realtà di oggi. Mentre io non ho
più la forza per veder quel treno, possa tu, con
il mio augurio, tramandare la vita dei nostri avi
ed inculcarla nella mente dei giovani che ancora amano la nostra terra.
Settembre 2014
DI ARGILLA E DI TERRA ANTICHISSIMI
la Redazione
Vogliamo segnalarvi – e a breve pubblicheremo l’articolo scritto dall’archeologa Uliana Guarnaccia e
Filippo Russo – l’inaugurazione del reportage fotografico che si è tenuto a Calitri, nel Museo della Ceramica di Borgo Castello il 21 settembre. La mostra fotografica racconta l’indagine archeologica condotta a Calitri tra il 2005 e il 2008, nell’area della palestra dell’I.I.S. “A.M.Maffucci”, dov’è stata messa in luce la necropoli di epoca arcaica riferibile all’orizzonte culturale di Oliveto-Cairano. Trattasi del
nucleo di 19 sepolture: 9 tombe maschili, 7 femminili e 2 di bambini, tutte ad inumazione e del tipo a
fossa, databili tra il VI e gli inizi del V sec. a.C. La documentazione illustra i diversi momenti dell’attività di scavo e i ritrovamenti, offrendo una presentazione preliminare dei risultati.
Il progetto è promosso dal Comune di Calitri, la direzione scientifica è di Maria Fariello e Annamaria
Testa (Soprintendenza dei Beni Archeologici di Avellino, Salerno, Benevento e Caserta), la cura della location è di Vito De Nicola.
Fino al 31 dicembre la mostra è visitabile sabato e domenica dalle 9:30-13:00 e dalle 16:30-19:00
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Raffaele Marra
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
Calitri, 24.08.2014. Il rione Cas’ Nov, dieci volte vincitore del palio di Calitri. Quarta fila in piedi da sinistra: Pasquale Del Moro,Zarrilli Marco, Maffucci Lorenzo, Matteo Vallario, Michele Galgano, Giuseppe Del Cogliano, Nicola Fusco,Andrea Galgano, Riccardo Rosania, Enzo Stanco, Michela Rubino,
Clara De Palma, Miriana Lamanna, Donatella Galgano, Rosario Galgano, Federica Di Maio. Terza fila da sinistra: Miriam Acocella, Cristina De Nicola,
Edoardo Maffucci,Angelo Maffucci,Alessio, Selenia Gautieri, Claudia Codella. Seconda fila seduti: Vittorio Del Buono, Niko Di Muro, Gianmarco Zazzarino, Ilaria Buldo, Rosanna Galgano, Fabiola Stanco, Giulia Galgano, Luca Di Maio, Giulia Gizzi. Prima fila seduti: Roberta Zazzarino, Gerardo Maffucci, Gaetano Codella,Vitantonio Maffucci, il capitano Cosimo Bovio, Francesco Di Carlo, Erica Diasparra, Simona Zazzarino, Osvaldo Cicoira, Maria
Elena Maffucci, Giada Di Roma. Si ringraziano anche coloro che non hanno preso parte alla foto ma che hanno dato il loro contributo durante il palio.
Lincoln (Boston)
07.09.2014. Matrimonio di Marcilia Loubach e
Canio Tartaglia
con i genitori dello sposo Lucia
Strollo e GiovanniTartaglia.Auguri dalla Redazione.
Calitri, 16.07.2014 da sinistra: Cristina Di Napoli, la festeggiata Lucia Buglione di 92 anni, Mariachiara Di Napoli, Filomena Metallo con
piccolo Lorenzo Aristico. Auguri dalla Redazione.
1960/61 ‘ngimma Castiegghij. Da sinistra:Antonia Di Milia con in braccio Lucia Di Cairano
e Maria Luigia Cestone. I bimbi sono Nicola Di
Cairano e Francovincenzo Scoca.
Calitri, 20.08.2014. La signora Francesca Di Guglielmo
(m’ron’) festeggia i suoi 90 anni insieme ai figli Giuseppe,
Concetta e Angelina. Auguri dai nipoti, parenti, amici e
dalla Redazione.
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Mariano C.se (CO), 22.06.2014. Lo
stilista Emanuele Maffucci presenta
la sfilata della sua Collezione Primavera/Estate.
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
Gerlafingen, Svizzera 21.06.2014. Presso il Ristorante-Pizzeria “La Locandiera” si è tenuta la cena dei soci dell’Ass.Calitrani in Svizzera. In fondo da sinistra: Carmine Landi, Pompeo Landi, Gaetano Zarrilli e Raul
Lepre. Seconda fila da sinistra: Giuseppe Gautieri, dietro Graziella Caruso, Manuela Di Maio, Leonardo Di Maio, ?, Michele Zarrilli. Davanti da sinistra: Roberta Burino, Pasqualina Codella, Angela Lucrezia, dietro Giacinta Tuozzolo, Antonia Landi con la piccola Alessia Zarrilli, Mario Iannece
con in braccio il figlio Gabriel e la moglie Cinzia Zarrilli, Giulia Iannece,
dietro Teodoro Maselli e Emidio Brescia.
Calitri, 14.09.2014. Da sinistra: Antonietta Di Maio (m’sc’tregghia) vedova Nicola Senerchia (andr’ttes), Antonietta Stanco (ualana) vedova Donato Russo (bellascrima), Teresa Fiordellisi (fr’tt’lecchia) vedova Luigi Filini (brescian), Rosa Senerchia (andr’ttes) vedova Vito Di Carlo (pr’nas) e
Maria Armiento (caram’zzett) vedova Antonio Senerchia (andr’ttes).
Calitri, 24.08.2014 festa dei settantenni, prima fila da sinistra: Nina Senerchia, Rosa Zarrilli (canion’), Angela Vallario, Agnese Di Cosmo (paggion’), Maria
Luigia Alberti (pahanes’), Gaetanina Margotta (vasc’legghia), Margherita Cefalo, Antonia Gervasi (a stella), Maria Antonia Cestone (pangulosc’), Concetta Fatone (faton’), Gaetanina Maffucci (silla), Maria Di Maio (perdunque), Maria Francesca Di Maio (mangia terra); seconda fila da sinistra: Giuseppe Zarrilli (v’ton’), Giovanni Cestone (crat’licchj), Salvatore De Nicola (tor’ tor’), Michele Russo (uangiegghj),Vito Cestone (lancia cesta), Bruno Capozi marito di Spavar’,
Donato De Nicola (dall’ e dall’), Mario Codella (stival’), Michele Zarrilli (zozorra), Giovanni Avella (antulin’), Gaetano Ramundo (l’cces’), Canio Galgano (ngin’
ars’),Antonio Cianci (cianci); nella fila mediana: Antonietta De Nicola (cordalenda), Concetta Fastiggi (fr’ggiariegghj), Giovanna Stanco (a’ ualana).
Rovellasca (CO), 22.04.2014 i coniugi Vincenza Muoio e Canio Figurelli hanno festeggiato i loro 60 anni di
matrimonio con i figli Angelo, Pasquale e rispettive famiglie, parenti ed amici.Auguri anche dalla Redazione.
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Calitri, 29.06.2014 battesimo della piccola Nicole Xhango (25.11.2013) con
la bisnonna Angela Maria Borea
(18.07.1934).
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
Calitri, festa per gli 80 anni, da sinistra in piedi:Vincenzo Maffucci (florij),Vincenzo Leone (scisc’l’),Vincenzo Codella (curella), Salvatore Cianci (cupp’tiegghj),Vincenzo Polestra (cap’rutt’), Giovanni Zabatta (ciend’capill’), Giuseppe Russo (bellascrima),Vito Paolantonio (zanzamaglius’), Michele De Nicola
(polin’),Antonio Di Milia (pisciacenn’r’), Giuseppe Fastiggi (tobb’t’), Michele De Nicola (pacc’),Antonio Iannece ( zer’), Michele Del Re (pacciariegghj), Leonardo Di Cecca (schiav’), Francesco Cialeo. Seduti: Grazia Zarrilli (tacch’), Francesca Galgano (mbaccator’), Michelina Di Maio (mangia terra), Sisina Polidoro (p’l’hrin’), Filomena Buono, Antonietta Di Maio (m’sc’triegghj), Giuseppina Codella (curella), Antonietta Cestone (m’calon’), Giovanna Tornillo
(p’stier’), Giacinta Cerreta (ricca recca), Emma Di Napoli (cicch’luongh’), Rosa Donatiello (faton’), Anna Gautieri (m’nacegghia).
Calitri, 20 agosto 2014, festa dei settantacinquenni; ultima fila da sinistra:Angelomaria Rabasca,Vincenzo Di Cairano, Francesca Cestone,
Pasquale Antonio Miranda, Giovanni Melaccio,
Vincenzo Polestra,Vito Capossela, GiovanniTuozzolo, Giuseppe Gautieri,Agnese Germano, Salvatore Di Roma,Vincenzo Gautieri, Canio Maffucci, Francesco Rainone; seconda fila: Anna
D’Argenio, Raffaele Pastore, Lucia Maffucci, Cosimo Galgano, Federico Spataro, Giuseppe Miele, Nicola Acocella,Vincenzo Buonomo con occhiali, Benedetta Galgano,Vincenzina Codella,
Antonietta Vallario, Concetta Lampariello, Miranda Ferri, Michelina Delli Liuni,Antonia Di Guglielmo, Maria Giuseppa Martiniello, Giovanna Cestone, Lucia Scoca,Vito Cicoira, Michele Di Cecca,
si vede appena,Gaetano Bozza col bastone, Giovanni Sperduto, Rosa Gallucci, Maria moglie di
Salvatore Di Roma; prima fila: Marialuisa Megaro (moglie di Buonomo), Annamaria Colombi
(moglie di Nicola Acocella), Giuseppe Di Maio,
Vincenzo Di Cecca, Pasquale Di Napoli, Andreina Cremonesi.
Calitri, 30.01.1965 matrimonio di Francesca Cianci e Antonio Martiniello (lancier’).
Fiore Antonio, nipote del ciecoVito Panniello (figlio della figlia).
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Etna, 28.07.2014. Gli auguri più sinceri e sentiti per il fratello Vincenzo Codella (fu Leonardo 20.08.1921) che ha compiuto 50 anni di vita religiosa nell’ordine dei Camilliani. Qui
con suor Purissima dalle Filippine, padre Oscar dal Benin,
suor Veronica da Chieti, il festeggiato, madre Assunta da Torino,Silvia da Viareggio e il nipote Raffaele Di Cecca.Ad maiora semper!
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
DIALETTO E CULTURA POPOLARE
A cura di Giovanni Sicuranza
U’ mul’ maluas’ addrizza la casa
Il mulo rude aiuta la casa (perché fa tutti i lavori)
R’ corn’ r li p’v’riegghj so’ r’ nuc’
r’ corn r’ li ricch’ so’ r’ vammacia
Le corna dei poveri sono di noce
le corna dei ricchi sono di ovatta
Quann’ u’ pov’r’ s’ r’pezza
a nu lat’ cos’ e a l’aut’ strazza
Quando il povero si rammenta
da un lato cuce e all’altro lato si strappa
Hav’ s’mm’nat’ ncuorij
Ha seminato senza arare il terreno
N’ sp’tà ngiel’, can faccia t’ ven’
Non sputare in cielo, perché ti ritorna in faccia
Chianda l’agl’ quan’ siend’ lu magl’
Pianta l’aglio nel periodo della vendemmia
Chi men’ t’ crir’ ten’ nu sacch’ r’ sarahogghia vecchia
Da chi meno te l’aspetti, puoi avere delle sorprese
Sotta a na mala spina ess’ na bbona rosa
Sotto ad una mala spina, nasce una buona rosa
L’apa sola n’ n’enghj varril’
Una sola ape non può riempire un barile di miele
Chi n’ s’ fac’ l’affar’ (cazz’) suj
cu la landerna vaj acchiann’ uaj
Chi non si fa gli affari suoi va cercando guai con la lanterna
LA SPIGOLATRICE
di Francesco Gallucci
hi sarà mai costei? parola destinaC
ta (senza nostalgia) al museo naturale della memoria.
Dai racconti di mia madre spesso sentivo
ricordare la figura della spigolatrice. La
spigolatrice è uno dei tanti “mestieri” o meglio era un’attività stagionale ridotta solo
all’immediato periodo successivo alla mietitura del grano, che era eseguita a mano
con la falce e le spighe erano raccolte e legate insieme formando prima un piccolo
fascio “scierm’t” e poi sette/otto “scierm’t”
legati insieme formavano dei fasci più
grandi (gregn’). Tutto questo lavoro faceva sì che una certa percentuale di spighe restasse sul campo recisa e non raccolta.
Era subito dopo la mietitura che le squadre formate da tante “spigolatrici” (questo
lavoro era esclusivamente femminile) appunto entravano in campo con il loro andamento costante e movimento ritmico,
riuscivano a raccogliere quello che la provvidenza aveva lasciato per loro. Lavoravano per 10-12 ore e l’unico sostentamento durante queste ore di lavoro era un
pezzo di pane e un po’ di companatico. Al-
l’imbrunire si caricavano il sacco sulle
spalle e tornavano a casa pronte per riprendere il lavoro all’indomani. Il lavoro
delle spigolatrici era duro, umile ma dignitoso; dettato solo dalla necessità. Nel
difficile periodo che va dagli anni 20 agli
anni 50, fatto di lutti e di miseria, quello
della “spigolatrice” era un’attività di “sopravvivenza” praticata con l’arte del “sapersi arrangiare” di cui i nostri nonni conoscevano tutti i segreti. Difficile, ancora
oggi per qualche anziana resistere alla tentazione di avventurarsi nei campi dove è
possibile raccogliere spighe scampate alla mietitrebbia (macchine agricole che
mietono e trebbiano l’intero raccolto con
cura e perizia di mille uomini) fortunatamente non più per necessità ma per piacere
e svago. La spigolatura mi ricorda la povertà degli uomini e la provvidenza di Dio.
Nell’antico testamento troviamo delle
norme precise riguardo la spigolatura:
«Quando mieterete la messe della vostra
terra, non mieterete fino al margine del
campo e non raccoglierai ciò che resta da
spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per
20
il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, il vostro Dio» (Levitico 23,22). Anche Gesù, nella sua povertà, raccoglie,
con i suoi discepoli, le spighe del campo
per potersi sfamare. Un grazie particolare alla Sig.ra Codella Maria (f’sciegghij)
che mi ha generosamente concesso il suo
tempo per aiutarmi a ricostruire il passato che ha vissuto e che la spigolatrice l’ha
fatta oltre sett’anni fa.
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
S O L I D A R I E TÀ C O L G I O R N A L E
Maria, Di Milia Pasquale, Metallo Michele, Zarrilli Michele, Fierravanti Maria Francesca, Maffucci Raffaele, Zarrilli Antonio, Germano Giuseppe, Pasqualicchio Vincenzo, Nesta Vincenzo, Del Re Michele
Euro 35: Palio di Calitri Rione Case Nuove, Di Cairano Giuseppe e Di
Luzio Vincenza, Di Roma Iolanda
Euro 40: Festa dei 40enni classe 1974, Polestra Fortunato, Caruso Angelo,Acocella M. e Quaglietta R.
Euro 50: Zarrilli Pietro e Di Milia Angela, Galgano Giuseppe, Di Milia Giuseppe Antonio,Armiento Vincenzo, Donato Lucev, Zampaglione Vincenzo
Euro 70: Armiento Giuseppe
Euro 100: Contributo festa Sessantenni
Euro 1100: quote iscrizione II Corso d’Informatica
DA CALITRI
Euro 5: Agenzia Bozza Vincenzo
Euro 7: Zarrilli Vincenzo
Euro 9: Di Muro Claudio
Euro 10: Zabatta Concetta, Iannella Rodolfo, Leone Giuseppe, Maffucci Vincenzo-Rauseo, Zampaglione Donato, Fatone Concetta, Armiento
Antonietta, Di Guglielmo Vito, Di Guglielmo Michele e Vallario Angela,
Buldo Maria e Zabatta Antonio, Zazzarino Pasquale, CubelliVincenzoVia
M.A. Cicoira 25, Maffucci Rosario e Russo Lucia, Iannece Antonio, Girardi Grazia, Di Napoli-Cialeo, Tancredi Giuseppe, Lucrezia Pasqualina,
Masini Michelina, Martiniello Antonio, Zabatta Vincenzo, Pastore Antonietta, Maffucci Mario e Vincenza, Fierravanti Pasquale, Di Mattia-Fatone, Cerreta Giuseppe, Maffucci Vincenzo, Bozza Antonio, D’Amelio Pietro, Di Roma Giuseppe,Avella Antonio, Di Maio G. e Cestone M.V.,Tornillo
Berardino, CaputoVittoria, Racioppi Armando, Di Milia-Rubinetti, Di Guglielmo Luigi, De Nicola Lucia ved.Cianci, Gervasi Giovanna, Di Cecca
Pompeo, Germano Antonio, Schettini-Di Guglielmo, Zarrilli Michele, Cubelli Alfonso, Cubelli Silvana, Di Cairano Gaetano, Margotta Angela, Di
Guglielmo Margherita, Girardi Graziella, ZarrilliVittorio e Michelina, Zabatta Rosina ved. Galgano, Mottola Gerardo, Buono Filomena
Euro 12: Galgano Bernardino
Euro 15: Rubino Maria Celeste, Sperduto Angelo Maria, Fierravanti Mariarosa in Nivone, Capossela Michele e Scoca Rosa, Lucadamo Vincenzo, Cianci Gaetano, Rauso Gianni, Pasciuti - Merola, Lops Canio, Metallo Giovanni, Carlucci-Martiniello, Zarrilli V. e Cerreta M., Galgano M. e
Coppola V., Cicoira Leonardo,Tornillo Berardino, Rubino Maria Celeste
Euro 17: vendita libri Fiera A.Nannariello
Euro 20: La bottega del Pane di Agnese De Nicola, Cioffari Umberto e
De Nicola Concetta, Dragone Maria Concetta, Maffucci Vito Antonio &
C. s.a.s., ZabattaVito e Mariella, Panniello MariaVincenza, Colomba Briuolo, Fatone Canio, Fiordellisi Michele Antonio, Zarrilli Vincenzo, Caputo
Vitantonio, Scoca Michele, Nicolais Gerardo, Di Roma Antonio e Rosania Gerardina, Luongo Donata in Di Luzio, Cianci Di Cecca Teresa, Salvante Michele, Macelleria Vitello d’Oro, Panniello Giovanni, Bavosa Antonio e Di Guglielmo Eva, D’Andrea Antonio e Bavosa Giuseppina, Di
Cairano Francesco, Cialeo Vincenzo Via Tenente Margotta,Cerreta Angelomaria, Circolo San Berardino, Fastiggi Giuseppe, Fierravanti Franca
e Pietro, Di Carlo Michele,Anonimo, Nicolais Vito, Paolantonio Vito, Cestone Francesco, Maffucci Francesca, Bovio Cosimo, Maffucci Giovanni,
Zabatta Gerardino, Mucci Gaetano, Zabatta Lucia, Paolantonio Paolo,
Corazzelli Francesco, Di Cecca Berardino,Acocella-Raho, Zarrilli Maria,
Di Cecca Romeo, Coppola Leo-Del Cogliano, Calabrese-Minichino, Nannariello Pasquale,Armiento Michelantonio, Rafaniello Rosa, prof.Di Maio
Vincenzo, Zabatta Canio, Di Guglielmo G. e Nigro M.C., Lucrezia Antonio, Mastrullo Giuseppe, Sacino Francesco, Cestone Canio eVallario Daniela, Zarrilli Giuseppe, Fastiggi Giuseppe, Panetteria Di Milia Giovanni,
Lettieri-Tartaglia, Scoca Vito, Cirminiello Vittorio, Di Milia Antonio, Scoca V. e Cestone L., Cestone L. e Zarrilli L., Lettieri Angelo, Di Maio Concetta Gallo, Armiento Maria Giuseppe, Galgano Giuseppe, Cubelli Donato, BozzaVincenzo, MaffucciV. e Cestone M., Di Carlo Antonio, Contino
Vito, Cestone Michele, Fierravanti E. e Codella F., Di Maio Michele, Osteria Tre Rose, Di Roma Canio, Lampariello Titti, Di Roma Giovanni e Anastasia, Anonimo, Gallucci Vincenzo, Cubelli Michele, Di Cecca Raffaele,
Zarrilli Rocco, Strollo Giuseppe, RussoVito e Gaetana,Acocella Gabriele,
Mauro Giuseppe, Fiordellisi Giovanni, Rabasca Antonio Mario, RainoneDi Cosmo, Basile Francesco Vincenzo, Maffucci Vincenzo
Euro 25: Buglione Lucia, Cerreta Francesco, Zabatta Franca, Di Cecca
Angelomaria, Buldo Giovanni, Di Milia Giuseppe, Scoca Canio, Cestone
Giuseppina
Euro 30: Associazione Nazionale Bersaglieri, sezione di Calitri, Comitato per i Settantenni, De Rosa Anna, Di Milia Vito e Angela, Immerso
Rinnovo dominio sito internet www.ilcalitrano.it offerto da Libreria ITACA di A.Marco Del Cogliano, Calitri.
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE
Euro 10: Zabatta Claudio (Torlupara), Iannolillo Salvatore e Gautieri
Angela (Riccione), Cerreta Maria Pina (Chieri), Di Cosmo Michele (Poggibonsi), Delli Liuni Maria Rosa (Poggibonsi), Russo Michele (Mestre), Di
Napoli Berardino (Mariano C.se), Fierravanti Angelina (Melfi), Tancredi
Canio (Modena), Iavazzo-Cianci (Napoli), Zabatta Michelina (Reggio Emilia), Fastiggi Maria (Cologno M.se), Galgano CanioVincenzo (Cantù), Casale Giuseppe (Teora), Repole Michelina (Rapone), Cantarella Francesco
(Brescia), Maffucci Mario (Quattro Strade di Lari), Pasqualicchio Vitantonio (Mombaroccio), Nicolais Antonio (Quattro Strade di Lari), Maffucci Maria (Savona), Ragazzo M. e Cesta M.I. (Fano), Caprio Donato
(Quartu), Maffucci Giovanna (Salerno),Vallario Antonietta (Milano), Malanca Canio (Lentate S.S.), Vallario Francesca (Salerno), Margotta Vincenzo (Roma), Germano Mario (Capriano), Cerreta Vincenzo (Carrara), Armiento Michelina (Alessandria), Metallo Vincenzo (S.Giovanni
Valdarno)
Euro 12: Di Carlo Lucia (Santomenna)
Euro 14: Scoca Giuseppe (Bologna)
Euro 15 Franchino Cestone (Rocca San Felice), Nesta Rosetta Maria e
LotitoVincenzo (Foggia), MaffucciVincenzo (Acilia), Di Milia Michele (CastelfrancoVeneto), Lucadamo Pietro (Novedrate), Ruggiero Angela (Giussano), Lantella Salvatore (Torino), Rubino Filomena (Ancona), Gallucci
Donato (Ancona), Di Napoli Giuseppe (Brescia),Tornillo Gaetano (Roma), Acocella Ada (Castelfranci), Rainone Vito (Lentate S.S.), Di Maio
Concettina (Trento), Di Caireno Scoca Gtancesca (Ponte Tresa), Margotta Canio (Meda)
Euro 20: Simone Anna (Carife), Cestone Pasquale (Busto Arstizio), Maffucci Edoardo (Torino), Di Maio Giuseppe (Besano), Jessica Di Maio
(Agrate Brianza), Gautieri Angelo ( Trezzo sull’Adda), Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi), Cestone Antonio (Pavia), Russo Michele (Potenza),
Ricigliano Peppino (Giussano), Maffucci Giovanni via Dosso Faiti 35 Mariano C.se),Rinaldi Canio (PonteTresa), Gautieri Antonio (Mariano C.se),
Di Cecca Vincenzo (Mariano C.se), Cioni Giorgio (Pieve a Nievole), Frasca Rosetta (Roma), Tuozzolo Giovanni (Pesaro), Germano Pasquale
(Briosco), Gautieri Giuseppe (Bologna), Battaglia Domenico (Firenze),
Margotta Giuseppe (Salerno), Scoca Donato (Roma), Galgano Anna (Milano), Cianci Michele (Padova), Di Milia Rocco (Avellino), Simone Valentino Enza (Maddaloni), Galgano Oreste (Roma),Vallario Giuseppe (Grugliasco), Polidoro Bernardino (Ariano Irpino), Fierravanti Nicola (Lavena
Ponte Tresa), Codella Michele (Tirano), Melchionna Giuseppe (Bisaccia),
Nicolais Giovanni (Firenze), Pezzella Antonio-Di Maio Giusy (Dragoni),
Spatola Saverio (Brescia), Panella Mario (Nova M.se), Di Cecca Canio (Rimini), Bozza Michele (Ravenna), Rossi Rosa (Canino), Ardolino Marianna (Baronissi), De Nicola Antonio (Grugliasco), Cianci Maria (Perticato),
Mauriello Giovanni Zazzarino (Cisterna di L.), Galgano Gerardina (Ma-
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21
IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
ma), Di Maio Angelina (Milano), Zabatta Michele (San Giorgio a Cr.),
Gallucci Francesco (Volvera), Girardi-Bennici (Livorno)
Euro 60: Lucrezia Antonio & Rizzuto Caterina (Scarperia)
Euro 70: Marrese Luigi e Russo Filomena (Abbiategrasso)
Euro 100: Scoca Maretta (Roma), De Rosa Graziella (Roma), Di Maio
Agnese (Avellino), Galvani Roberto e Maffucci Elide (Padova), Cicoira
Antonio (Roma), Cirminiello Mario
EURO 2.000: N.N.
riano C.se), Milano Antonia (Torino), Pastore Umberto (Verona), Mazziotti Francesca (Roma), Rabasca Barbara Corcione (Caserta), Pastore Canio (Como), Di Carlo Maria Francesca (Cambiano), Codella Vincenzo (Acireale), Gallucci Maria (Portici), Candela Anna ved. Carola
(Milano), Cignarella Rosario (S. Andrea di C.)
Euro 25: Miele Pietro Angelo (Bollate), Floridia Marco (Solero), Manzoli Ascanio (Genova), Buono Mario Pompeo (Atripalda), Di Cecca
Roberto (Milano), Figurelli Canio (Rovellasca), Gautieri Gerardo (Roma), Rabasca Angelomaria (Cervinara), Nannariello Umberto (Firenze), Mastrodomenico Caterina (Napoli)
Euro 30: Maffucci Giuseppe (Portici), Santeusanio Giuseppe (Livorno), Rauseo Maria Francesca (Bologna), Cubelli Vito (Foggia), Zampaglione Rosa (Roma), Galgano Franca (Bergamo), Leone Erberto (Briosco), Parola Antonio (Brescia), Codella Pasquale (Albano L.le), Metallo
Mauro (Brescia), Cianci Michele (Brescia), De Nicola Mario (Vico del
Gargano), Di Gironimo Bruno (Salerno), Ferrero Remo (Torino), Cicoira Gina (Roma), Pasqualicchio Antonella (Napoli),TornilloVito (Monte San Pietro), Pasqualicchio Giuseppe (San Donà di Piave), De Nora
Bartolomeo (Verbania), Frasca Vincenzo (Roma), Di Maio Giovanna
(Roma), Grieco Paola (Roma),Cestone Maria Petronilla (San Giovanni Lupatoto),Tozzoli Maria (Napoli), Lo Buono Maria Rosaria (Rimini),
Di Milia Iolanda (Pontedera), Codella Michele (Roma), Di Cairano Giuseppe (Milano)
Euro 40: Metallo Cesare (San Giorgio a Cremano), Scoca Pasquale
(Lavena Pontetresa), Di Milia Luigi (Taranto)
Euro 50: Codella Gerardo (Cellatico), D’Ascoli Berardino (Genova),
Nicolais Luigi (Como), Di Napoli Pasquale (Milano),Acocella Crescenzo
(Lentate S.S.), Zarrilli Michele (Poggibonsi), Stanco Salvatore (Salerno),
Nina Senerchia (Latina), Mario e Lina Cestone (Brescia),Tetta Antonio
(Napoli), Frucci Giovanni (Pisa), Armiento Michele (Caselle Torinese),
Norelli Francesco (Roma), Zampaglione Vito (Biella), Maffucci Antonio
(Poggio a Caiano), Cerreta Donato (Teramo), Tuozzolo Donato (Ro-
DALL’ESTERO
ARGENTINA: euro 50 Buldo Cioffari Pina
AUSTRALIA: euro 30 Fastiggi Angelo; euro 100 Di Maio Michele,
BELGIO: euro 10 Gevasi Carmela e Di Napoli Gerardina, Di Napoli
Gerardina, euro 15 Ferrante Pasquale, euro 20 Di Carlo Raffaela,
Margotta Antonio, Maffucci Antonietta, Rubino Vincenzo, euro 100
Gautieri Dario
FRANCIA: euro 10 Borea Vito, euro 20 Ragazzo Nicola, euro 50
Lucrezia Nicola
GERMANIA: euro 10 Briuolo Antonio, Zarrilli Pasquale, euro 20
Galgano Maria Rosaria, Di Milia Leonardo Ernesto, euro 25 Klaus Koschmieder e Giuseppina Codella; euro 30 Zarrilli Canio, euro 50 Gautieri Gaetano
SUDAFRICA: euro 50 Caputo Giuseppe
SVEZIA: euro 25 Armiento Michelangelo
SVIZZERA: euro 10 Fierravanti Pietro; euro 15 Portanova Giuseppina; euro 20 Valentina…, Galgano Antonio, Gervasi Michele, Caruso Giuseppe, Russo Giuseppe, Di Maio Vito; euro 30 Maffucci Giovannino, Maffucci e Polito
USA: euro 20 Frucci Bruno, Di Milia Franca Carolina; $ 25 Fiore Antonio, euro 100 Di Napoli Marco
MOVIMENTO DEMOGRAFICO
Rubrica a cura di Anna Rosania
I dati relativi al periodo dal 1 luglio 2014 al 31 ottobre 2014
sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri
NATI
Della Badia Raffaele di Canio
e di Martiniello Michela
Capossela Diana di Daniele e di Caruso Semira
Ziccardi Sofia di Amato e di Calabrese Marida
Martiniello Elia di Salvatore
e di Carameli Maria Catena
Fiordellisi Ludovica di Giuseppe
e di Di Maio Marialba
Di Cosmo Antonio di Vincenzo e di Merola Angela
Pinto Miriam di Carmine e di Nivone Stefania
30.09.2014
05.10.2014
16.10.2014
Cona Gianluca Giuseppe e Di Pietro Teresa
Di Guglielmo Rocco e Ciampi Antonietta
Toglia Gianluigi e Nevola Luciana
Russo Luca e Di Cecca Paola
Borea Canio Iseo e Russo Mariarosa
Zarrilli Pietro e Di Milia Angela
Zarrilli Fabio e Giannetti Mariagrazia
Cicoira Michele e Piazza Carmen
Codella Canio e Capossela Valeria
Giordano Massimo e De Rosa Paola
Inglese Paolo e Cianci Angela
12.07.2014
01.08.2014
04.08.2014
09.08.2014
13.08.2014
16.08.2014
22.08.2014
25.08.2014
30.08.2014
03.09.2014
12.10.2014
MATRIMONI
MORTI
Maffucci Lorenzo
Coppola Nicolina
Belmonte Luca
Cerreta Rosa
Di Napoli Mariannina
Lembo Giuseppe
Maffucci Angelo
Di Martino Michelina
Maffucci Vitantonio
Cestone Petronilla
Cialeo Lucia
Mastrodomenico Domenico
Cerreta Antonia
Fastiggi Giacinta
Cialeo Giuseppe
Di Napoli Gaetano
Di Carlo Maria Francesca
Di Muro Leonardo
Santoro Angela (suora)
Cialeo Mariantonia
Lops Giuseppa
14.07.2014
18.07.2014
31.07.2014
11.08.2014
01.06.1937 - † 18.02.2014
02.10.1930 - † 08.07.2014
18.02.1936 - † 10.07.2014
09.03.1921 - † 14.07.2014
29.01.1928 - † 17.07.2014
14.12.1950 - † 10.08.2014
02.07.1923 - † 18.08.2014
23.02.1928 - † 22.08.2014
02.11.1934 - † 28.08.2014
03.07.1943 - † 08.09.2014
19.10.1933 - † 14.09.2014
18.09.1948 - † 14.09.2014
21.03.1930 - † 15.09.2014
28.09.1929 - † 20.09.2014
01.11.1937 - † 22.09.2014
29.04.1931 - † 22.09.2014
28.10.1933 - † 03.10.2014
30.07.1924 - † 04.10.2014
04.01.1940 - † 04.10.2014
07.01.1929 - † 08.10.2014
01.02.1929 - † 20.10.2014
Ci scusiamo per qualsiasi eventuale errore.
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IL CALITRANO
N. 57 n.s. – Settembre-Dicembre 2014
R E Q U I E S C A N T
Maria Teresa Pierucci
in Cicoira
S. Maria a Vico (CE)
13.07.1937 - † Roma
27.10.2014
I N
Michele Cerreta
01.02.1947 - † Rotondi
21.09.2014
All’improvviso sei volata in
cielo, lasciandoci un vuoto
incolmabile nella vita e nel
cuore. Tutti hanno
conosciuto ed apprezzato la
persona incredibile che sei
stata, onesta, giusta, capace
di amare senza mai mostrarti: così rimarrai per sempre
in mezzo a noi.
Il marito Antonio, i figli
Gaetano e Manlio, i nipoti e
i parenti tutti.
Nicolina Coppola
2.10.1930 - † 08.07.2014
I figli li ricordano con l’ amore di sempre.
Mario Capossela
22.08.1950 - † 05.06.2014
Ogni giorno della tua vita
lo vivevi con sorriso.
Questo sorriso resterà
sempre nei nostri cuori.
Salvatore Nicolais
30.01.1916 - † Livorno
01.07.2014
Sereno come ha vissuto ha
lasciato i suoi cari.
Una prece.
Luigi Briuolo
7.05.1936 - † 08.04.2014
Papà, il tuo sorriso
e la tua fede
ci accompagnino lungo
il tortuoso sentiero
delle nostre vite.
Le tue figlie Valeria
e Daniela, tua moglie
Angela e tuo genero
Canio.
Ad un anno dalla sua
scomparsa,
lo ricordano con amore
la moglie Maria,
i figli Canio, Antonio
e Giuseppina,
il genero e la nuora, i fratelli
e nipoti, e i parenti tutti.
Mariannina Di Napoli
29.01.1928 - † 17.07.2014
Una malattia incurabile ha
troncato prematuramente la
tua esistenza. Indelebile resta il tuo ricordo nei cuori
di moglie, figli, nipoti,
fratelli, sorelle
e parenti tutti.
R.I.P.
Vito Zabatta
24.01.1931 - † 27.12.2012
Michele Scoca
08.01.1930 - † 30.06.2013
PA C E
Lucio Carameli
13.12.1946 - † 19.02.2014
Adesso in paradiso
tutti i treni arriveranno
in orario. Ci hai lasciato
in silenzio, noi ti
porteremo sempre nel
cuore. La moglie, i figli,
i generi, la nuora e i nipoti
Rosanna, Federica,
Gaetano e Giulia.
Antonio Cianci
23.04.1976 - † Brescia
26.01.1995
Dio è per noi
rifugio e forza,
aiuto sempre vicino
nelle angosce.
(Salmo 45)
Michele Fierravanti
26.08.1926 - † 06.04.2009
La tua dipartita ha
lasciato un vuoto
incolmabile, sarai sempre
il nostro angelo custode.
Ti terremo sempre nel
nostro cuore. I tuoi cari,
Alfio e Margherita.
Lucia Bartucci
20.11.1919 - † 05.08.1964
È Dio la mia sorte per
sempre (Salmo 72)
A 50 anni dalla sua morte
il figlio Michele
e i parenti tutti la ricordano
con la stessa intensità.
Rosa Galgano
23.10.1929 - † 19.03.2009
Il vuoto che avete lasciato in questi 5 lunghi anni,
non è paragonabile al vostro ricordo impresso ed indelebile
nelle nostre menti, nel nostro cuore e nelle nostre anime.
Vi vogliamo bene.
I figli e nipoti
Vito Panniello
25.09.1889 - † 24.11.1961
La mia esistenza davanti
a te è un nulla.
Solo un soffio
è ogni uomo che vive,
come ombra che si agita.
(Salmo 38-7)
Donato Fierravanti
22.06.1956 - †26.02.2004
Mario Fierravanti
05.08.1951 - † 09.02.2004
Sono passati 10 anni, sembra ieri, ancora un tuffo al cuore pensandovi…
17 giorni uno dall’altro e vi siete incontrati lassù
e noi siamo certi che insieme ci guardate e ci guidate con tutto l’amore
e l’affetto che ci avete sempre donato
Con affetto le vostre amate famiglie
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In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP
per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Calitri, 17.08.2014 festa dei Sessantenni. In alto a sinistra: Acocella Alfonso, Metallo Mauro, Rosania Vincenzo, Milano Francesco, Stanco Antonio, Vallario Maria
Antonietta, Abate Angela, Zarrilli Canio, Tummillo Maria Teresa, Acocella Pietro, Sperduto Giuseppina, Zarrilli Pasquale, Cestone Maria Petronilla, Cerreta
Giovanna, Armiento Vincenzo, Scoca Michele, Della Badia Costantino, Fierravanti Michele, De Vito Antonietta, Zarrilli Maria, Russo Michelina, Di Cecca Mauro,
Zabatta Vito, Galgano Luigi, Zarrilli Enza, Iannella Claudio, Cestone Pasquale, Fierravanti Michele. Penultima fila al centro: De Nicola Petronilla, Abate
Annamaria, Armiento Angelina, Toglia Michelina, De Nicola Mariaconcetta, Cirminiello Rosa, Maffucci Marianna, Maffucci Lucia, Uliana Amalia, Caruso Graziella,
Cuppone Rosanna, Nicolais Lucia, La Cava Elvira, Tornillo Giuseppina, Borea Giuseppina, Zabatta Giuseppina, Fiordellisi Angela, Gervasi Giuseppina, Codella
Maria, Margotta Maria Incoronata, Dragone Raffaele. Terzultima fila dal centro: Armiento Maddalena, Maffucci Mariaconcetta, Galgano Maria Agnese, Cucinelli
Francesca, Maffucci Maria, Cerreta Angela, Caputo Teresa, Maffucci Lucia, Di Leo Filomena. Seconda fila da sinistra: Galgano Michele, Di Maio Vincenzo, Di
Milia Vincenzo, Strollo Giuseppe. Prima fila da sinistra: Di Luzio Gerardo, Gervasi Francesco, Zarrilli Giovanni, Tuozzolo Giovanni, Di Cairano Vincenzo, Cianci
Michele, Di Milia Giuseppe, Zarrilli Canio, Maffucci Michele, Nesta Vincenzo, Fastiggi Vito, Gautieri Donato e Di Milia Giovanni.