"Una certa idea di mondo" - Ottavo appuntamento

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"Una certa idea di mondo" - Ottavo appuntamento
"Una certa idea di mondo" - Ottavo appuntamento
Mercoledì 12 Settembre 2012 20:03
Ormai superata la metà della nostra attraversata, ci ritroviamo nuovamente dopo le vacanze
estive in questo nostro ottavo appuntamento con "Una certa idea di mondo". Baricco prosegue
nella sua rubrica proponendoci libri ancora una volta molto diversi tra loro: si va nella Napoli del
1943 di Curzio Malaparte e poi indietro nel tempo fino al XVII secolo con Cartesio, si conosce il
pianista Glenn Gloud e si riscopre il classico "Colazione da Tiffany".
Il primo libro di questo nuovo appuntamento è "La pelle" di Curzio Malaparte (Adelphi). Siam
o nel
1943, a Napoli, dopo l'arrivo degli Alleati. Invece di un clima di gioia e di speranza, come ci si
potrebbe aspettare, ci viene descritta una città corrosa dalla peste. Si tratta però di una peste
particolare, non la patologia fisica che tanto ricorre nei libri di storia, ma di una malattia che
colpisce l'animo: le ragazze già in giovane età praticano la prostituzione, gli uomini non hanno
più il rispetto di se stessi, per offrire agli Alleati del pesce si finisce per cucinare quello
dell'acquario. La bella Napoli si ritrova, pertanto, sull'orlo del baratro della decadenza. Ma fu
veramente così? Baricco è scettico, tuttavia non manca di sottolineare l'abilità di Malaparte nel
descrivere con un realismo quasi barocchiano in grado di "dissolvere l'idea del vero".
Con il secondo libro, invece, siamo alla volta di uno scrittore che a scuola, più che in letteratura,
lo si ritrova in filosofia ma soprattutto in matematica, o meglio, mi correggo, in geometria: Renè
Descartes
(da noi italianizzato nel più facile nome di Cartesio) in "
Discorso sul metodo
"(
Laterza
).
Dunque viene naturale chiedersi cosa c'entra il padre delle ascisse e delle coordinate con la
nostra analisi letteraria. Io stessa temevo si trattasse di un opera-limite della letteratura, una
sorta di saggio-libro didattico; invece, con mio grande stupore, non è così. E' un romanzo, per
Baricco in parte libro di avventure, che Cartesio usa come prefazione a tre opere scientifiche
(quelle in cui introduce il piano cartesiano), di cui l'ultima si intitola proprio "La Geometria", e nel
quale parla di un ragazzo superdotato che preso dalla voglia di conoscenza fa il giro del mondo,
una volta terminato, però, si rende conto di non sapere nulla e quindi si rinchiude nella sua
cameretta per sconfiggere i suoi demoni. Data questa premessa, anche a voi non sembra
attualissimo? Se solo pensiamo che risale al 1637…! Cartesio, ricorda Baricco, si dimostra
inoltre un abile uomo del suo tempo, sa cogliere i segnali del cambiamento e per questo scrive
la sua opera non in latino, fino a quel momento lingua dell'erudizione, ma in francese per
rivolgersi all'élite dei salotti parigini che ormai non conosceva più il "latinorum". Scrive, in
sostanza, per i barbari dell'epoca, permettendo così alle sue opere di affermarsi e di creare quel
"piano" per il futuro che ancora oggi usiamo...
Nel terzo libro ci ritroviamo con un'altra figura storica. Dopo la tennista, il viaggiatore e il santo
siamo alla volta del pianista: Glenn Gould. L'articolo, tuttavia, si apre con una riflessione
particolare: per Baricco esistono due liste, quella degli scrittori e quella delle storie e a volte
vengono attribuite le opere sbagliate agli autori sbagliati. Per lui è un errore se Calvino ha
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scritto "Il Cavaliere inesistente", che è più un'opera da Kafka; inoltre un altro tipo di bellezza
avremmo potuto trovare in "Germinal" se l'avesse scritto Celine o in Lolita se l'autore fosse
stato Proust. E a voi è mai capitato di pensare: questa storia sarebbe tutta un'altra se
raccontata da un altro scrittore? Tornando al libro, si tratta di "Glenn Gould e la ricerca del
pianoforte perfetto
" di Katie
Hafner
(Ein
audi
). Come dice Baricco, è una storia d'amore che vede come protagonisti il famoso pianista, il suo
piano, un magnifico esemplare del 1945, costruito perciò in tempo di guerra, e un formidabile
accordatore cieco: Verne Edquist. Si dice che l'eccellente accordatore, nonostante fosse per
buona parte cieco, riuscisse a intravedere i colori e che alle singole note attribuiva uno di questi:
così il Do era un verde giallastro, il La un bianco e il Re il color sabbia... un giorno, quando
ormai lui e il pianista si conoscevano da un po', gli spiegò questa sua teoria dei colori e gli
spiegò che colore era per lui il Sol, il Fa, il Mi e via discorrendo... Che cosa rispose Gould? Uno
sconcertante "Sì, lo so"...
Il quarto libro è niente di meno che "Colazione da Tiffany" di Truman Capote. A chi di voi
pensando a quest'opera non viene in mente la bellissima Audrey Hepburn che arriva in taxi
all'alba davanti alle vetrine di una delle gioiellerie più famose al mondo e, avvolta in un
fantastico tubino nero e con lo sguardo celato da un paio di Wyfarer, mangia un cornetto e
sorseggia un classico caffè americano? Alle donzelle poi verrà sicuramente da pensare
all'iconico braccialetto o al colore inconfondibile dei pacchetti, tanto da esser stato
soprannominato proprio Azzurro Tiffany. Ma una volta usciti dalla favola con in sottofondo la
dolce Moon River, ci ritroviamo davanti a un'opera ben costruita e con un'ottima analisi della
psiche dei personaggi. Certo la vita di Holly Golightly è fatta di mondanità ed eccessi, ma come
dichiarò Capote stesso questo è il suo migliore personaggio in assoluto.
E con questo vi saluto e vi do appuntamento alla prossima puntata!
(articolo a cura di Carla Gottardi)
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