Cantalice - Provincia di Rieti

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Cantalice - Provincia di Rieti
Il Cammino di Francesco e i confini del Regno
Angioino
7° Pacchetto turistico
Rieti – Cantalice – Gli alberi monumentali e il
Santuario di Poggio Bustone
Comune di Cantalice
Piazza della Repubblica, 1 – 02014
Tel. 0746.653119
http://www.provincia.rieti.it/
http://www.camminodifrancesco.it/
Cantalice (RI)
1° GIORNO
Visita al Centro Storico di Rieti: la Cattedrale e il Vescovado, il Teatro Flavio Vespasiano, la
cinta muraria romana e medievale, Rieti sotterranea, il Ponte Romano
Città principale della Sabina e capoluogo di provincia è situata a circa 400 m. s. m. Il nucleo
primitivo della città si sviluppò su un'altura calcarea che ne rappresenta attualmente la parte
più elevata e centrale (intorno alla Piazza Vittorio Emanuele e al Teatro Comunale); questo
nucleo originario si è andatovia via ampliando per poi estendersi in varie direzioni. L'antica
Reate fu una delle più antiche e principali città dei Sabini. Non abbiamo notizie storiche della
città prima della conquista romana; nel 211 a. C. Annibale passò sotto le sue mura sulla via di
Roma; nel 205 Reate assieme con gli altri Sabini contribuì volontariamente ai rifornimenti di
Scipione. Certamente fu mantenuta al grado di prefettura fino al tempo augusteo; in tempi
imperiali fu elevata tuttavia a municipio, e sotto Vespasiano accolse un gran numero di
veterani, senza avere però il titolo di colonia. Di Reate furono originarî l'erudito Varrone e
l'imperatore Vespasiano. Il fertilissimo territorio reatino, bagnato dalle acque del Velino e dei
suoi affluenti Turano e Salto, soggetto a lavori idraulici per la regolazione dei corsi dei fiumi
sino dalla conquista della Sabina da parte di M. Curio Dentato, fu causa di gravi e secolari
dispute fra la città e la vicina Interamna (Terni), dispute per le quali una volta fu chiamato a
patrono di Reate Cicerone, che difese la sua causa davanti agli arbitri nominati dal Senato.
Durante la dominazione dei Goti fu retta da un priore; dipese poi dal ducato di Spoleto e fu
sede di un importante gastaldato. Nel sec. IX la devastarono i Saraceni.
In quel secolo e fino alla prima metà del XII, Rieti è retta da un conte. Nel 1149 la città patisce
assedio e distruzione ad opera di Ruggero di Sicilia; in quel periodo si colloca l'origine del
comune (1171, prima menzione dei consoli). Nel 1198 Rieti fa atto di omaggio ad Innocenzo III
(creazione del podestà) e da allora in poi resta sempre fedele alla Chiesa, e più volte sede e
rifugio del papa. Durante il periodo avignonese subì in modo particolare le ingerenze dei
sovrani angioini, data la sua vicinanza al regno di Napoli, e fu travagliata dalle lotte di parte.
Non ebbe difficoltà a riaccostarsi alla Chiesa nel 1354, assoggettandosi al cardinale Alborno. Al
tempo della guerra degli Otto Santi, pur non abbandonando le parti del papa, si diede in
signoria temporanea a Cecco Alfani, la cui famiglia ebbe poi per vari decennî il predominio in
Rieti. Rinaldo Alfani è nominato da Martino V vicario, ma nel 1425 la potente famiglia è
bandita. La storia di Rieti non registra, da allora in poi, fatti di molto rilievo; la città appare
spesso in contesa con le vicine città abruzzesi per ragioni di confine, e con Terni a causa della
Cascata delle Marmore. Nel 1798-99 Rieti fa parte del dipartimento del Clitunno; nel 1809-1814
di quello del Tronto ed è sottoprefettura. Nel 1816 Pio VII la erige a capoluogo di delegazione.
Da ricordare, nel 1821 la battaglia avvenuta al Colle di Lesta fra il Pepe ed il Frimont; nel 1831
il vano assalto del Sercognani; nel 1860 (23 settembre) l'ingresso delle truppe italiane. Rieti
viene allora assegnata alla provincia di Perugia (fino al 1923), poi a quella di Roma, e nel 1927
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diviene capoluogo di provincia.
Della Rieti romana rimangono pochi elementi . Sono avanzi di mura in via Pescheria, in via
Roma, in via Pellicceria e altrove, da cui si può ricostruire il tracciato della cinta romana. Altri
avanzi cospicui di mura perimetrali di una vasta costruzione furono trovati, recentemente, a
circa quattro metri di profondità, nei lavori di sbancamento compiuti sulla piazza Vittorio
Emanuele e sono ancora visibili. Una costruzione romana d'importanza notevole è il ponte sul
Velino, che costituiva la parte terminale di un viadotto ad archi rampanti che si svolgeva quasi
in direzione dell'attuale via Roma terminando all'antica porta romana. Alcune parti di questo
viadotto si possono osservare in sotterranei di abitazioni lungo la via Roma.
Tra le costruzioni medievali reatine, quella che domina il centro della vecchia Rieti, è tutto
l'insieme pittoresco, che va dalla torre campanaria del 1252, dalla cattedrale, dal palazzo
papale, fino all'arco di Bonifacio VIII. Del palazzo papale oggi sono restituiti alla luce i
grandiosi portici a crociera del 1283.
La cattedrale fu iniziata nel 1109; nel 1157 fu consacrata la cripta che ancora si conserva
integra, mentre la chiesa superiore, terminata nel 1225, fu internamente modificata nel 1639
quando già, in varî periodi precedenti, erano state aggiunte cappelle praticando aperture nelle
due navate laterali. Nella cappella di Santa Barbara, protettrice di Rieti (il cui corpo è
venerato, in una bellissima urna marmorea, nell'altare maggiore della cattedrale), la statua in
marmo è su disegno del Bernini.
Una caratteristica notevole della città di Rieti è quella di avere ancora, quasi completa, la cinta
delle mura medievali, sia pure in varie parti restaurate più volte.
L'arte della rinascenza e l'arte barocca sono testimoniate nell'architettura di alcune chiese e in
diversi palazzi del centro storico. Palazzi degni di essere segnalati sono quello Vecchiarelli in
Via Roma, di Carlo Maderno, quello Vincentini (oggi palazzo del governo) con la pittoresca
loggia del VIgnola (sec. XVI), il palazzo Sanizi (oggi sede dei Tribunali), l'ex palazzo del
Podestà (sec. XIV), ampliato e modificato nel sec. XVII per la costruzione del primo seminario
istituito nel mondo dopo il Concilio di Trento, il palazzo comunale con la facciata principale del
Brioni (sec. XVIII) con il fianco sulla Via della Pescheria che rimonta al sec. XIII con aggiunte
del sec. XVI. Non vanno poi dimenticate per il particolare interesse alcune costruzioni
medievali in Via S. Rufo, in via S. Carlo, in via Pellicceria.
2° GIORNO
Cantalice.
Il nucleo storico più antico di Cantalice si ritiene risalga circa al XII secolo a seguito della
fusione del Castello di Rocca di Sopra, della piccola Rocca della Valle e della Rocca di Sotto, siti
urbanistici tutti disposti, come si evince dai nomi, lungo il declivio collinare che scende fino alle
propaggini della piana reatina.
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Nel 774 con l'estensione dell'autorità di Carlo Magno sull'Italia, la Sabina rappresentò una
frontiera lineare "Terminatio Confinorum" tra il Ducato Longobardo ed il nascente Stato
Pontificio. Questa separazione perdurò tra il IX ed il XII secolo dividendo la Sabina in due
componenti "romana" e "reatina".
Nel 1200 dopo l'annessione della Diocesi di Rieti allo Stato Pontificio, la Sabina tornò ad
unificarsi lasciando però alcuni territori nord-orientali al regno normanno-svevo e poi a quello
Angioino. Nel 1216 il confine cambiò nuovamente lungo il crinale dei monti reatini tra Leonessa
e Cantalice che furono assegnate al Regno Angioino.
In virtù di questo nuovo confine, Re Carlo II di Napoli, preoccupato per la vulnerabilità di
questo confine ordinò nel 1302 la fondazione di Cittaducale, visti anche i problemi già in essere
tra Cantalice e Rieti. I conflitti di Cantalice con Rieti continuarono per secoli toccando l'apice
nel 1577, quando i reatini assaltarono violentemente il paese che resistette e ricacciò indietro i
nemici. All'inizio del Cinquecento Cantalice usufruì anche dell'aiuto di eserciti inviati dal vice
Re Alvarez di Toledo, allora duca d'Alba, che contribuirono a sconfiggere i Reatini.
Fu in occasione di tali battaglie che venne istituito il motto “ Fortis Cantalicia Fides” che è
riportato tuttora nello stemma di Cantalice composto da un'aquila ad ali aperte su una torre
fiancheggiata da un leone ed un leccio. Proprio dal Leccio il paese prende il nome di Cantalice.
Infatti Cantalice potrebbe derivare dall'evoluzione di catà ed ilex (presso il leccio), in relazione
al fatto, sembra veramente accaduto e ritenuto miracoloso, che un piccolo leccio nacque
improvvisamente dalle fessure di una roccia proprio dietro la sacrestia all'interno della chiesa
di Santa Maria delle Grazie in Cantalice.
Da alcune ricerche storiche molto frammentate, sembrerebbe che tale roccia ritenuta fonte di
miracoli per propiziare la fecondità, fu rimossa dalla sua originale posizione intorno al 1200
per ordine di Papa Innocenzo III, preoccupato dalla devozione definita "troppo pagana" della
popolazione verso questa pietra. Misteriosamente custodita per alcuni secoli, alcune fonti
indicano che riapparve improvvisamente intorno al 1610 dove si trova tutt'oggi sul lato destro
della fontana "Scentella" (visibile lungo la strada tra Cantalice inferiore e Cantalice superiore).
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Qui è rimasta per ben 4 secoli dimenticata dalla tradizione popolare riuscendo a superare
anche i restauri che nel 1952 trasformarono questa rudimentale fonte in fontana ampliandola
anche con la costruzione di una vasca rettangolare laterale utilizzata come lavatoio dalle genti
del paese. In quel restauro la pietra venne asportata dal muro a secco di pietre che circondava
la sorgente e reincastonata nuovamente vicino alla fontana, dove è tuttora visibile sul suo lato
destro.
3° G I O R N O
Gli alberi monumentali del Cammino di San Francesco e il Santuario di Poggio Bustone.
La provincia di Rieti è immersa nel verde di antichi boschi e foreste in ottimo stato di
conservazione e soggette a salvaguardia da parte delle istituzioni pubbliche e forestali che
presidiano sull’intero territorio un patrimonio naturale di valore inestimabile.
Qui vivono alberi monumentali di raro fascino che hanno secoli di vita e che sono straordinari
per il loro aspetto davvero imponente e maestoso protetti dagli alberi della media montagna e
che nella valle reatina costituiscono un punto di riferimento per tutti gli amanti della natura.
Farne un elenco completo oltre quelli già censiti è un compito assai arduo dal momento che a
tratti la montagna è caratterizzata da boschi non facilmente penetrabili che forse custodiscono
altri esemplari di rara bellezza.
A partire dai dintorni della città di Rieti ed in particolare dal borgo di Rivodutri si trova il
Faggio di San Francesco. Si sale oltre l’abitato su una strada sterrata a tratti poco percorribile
e giunti sull’altopiano che sovrasta il paese la prima cosa che colpisce è un vasto prato
incorniciato da una cappellina che ispira un sentimento di inno alla natura maestosa che
caratterizza questo angolo di valle a 1123 di altitudine.
La tradizione popolare narra che San Francesco si trovava sui monti attorno a Rivodutri
quando scoppiò un forte temporale. Il Santo allora cercò riparo sotto un faggio, che per
volontà di Dio piegò i suoi rami come fosse un ombrello per proteggere l’uomo. La tradizione
sembra voler giustificare in questo modo il ripiegarsi dei rami a forma di cupola che si
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intrecciano flessuosi a creare onde e nodi di particolare bellezza. Qui risiede la originalità del
faggio che a differenza di altri esemplari della stessa specie che tendono a estendersi verso
l'alto, protende i suoi rami fino al terreno come risultato di una rara mutazione che lo
accomuna ad altri due esemplari su tutto il pianeta rintracciabili in Inghilterra e in Nord
America.
L’albero è caratterizzato da dimensioni notevoli. Raggiunge 8 m di altezza, ha una
circonferenza massima 4 metri ed un’età che oscilla tra i 200 e i 250 anni.
Durante la stagione primaverile il prato dell’altopiano è tappezzato di tanti myosotis noti
anche con il nome ‘non ti scordar di me’ che conferiscono a quell’angolo di natura un fascino
speciale.
Ma altri alberi hanno assunto in questa zona forme speciali ed uniche al mondo.
C'è un famoso cipresso che domina dall’alto la città di Rieti dall'alto. E’il cipresso di
Sant'Antonio situato presso il convento di Sant'Antonio al Monte in località Borgo. Si tratta di
un albero che ha ormai raggiunto i 16 metri di altezza, una circonferenza di oltre 4 metri ed
una età di ben 400 anni.
Nel bosco di Villa Potenziani, nella zona est della città, al di fuori della cinta cittadina c’è un
tasso di 150 anni, alto addirittura 27 metri.
Nella zona della Valle Santa ricadente nel comune di Contigliano in località Terria, si possono
osservare le sequoie della residenza del Duca Varano, una dinastia latifondista di antica storia.
La sequoia di Terria, unica in tutta la provincia di Rieti, ha un'altezza di 20 metri e una
circonferenza di 4,30 metri. Domina dall’alto della sua dimensione le proprietà terriere dei
Duchi Varano che dividevano il latifondo reatino con conti e marchesi di antico lignaggio.
Non lontano da Rivodutri, in località Mazzetelli un antico borgo di pescatori si trova la quercia
di San Nicola che sembra presidiare con il suo aspetto maestoso le rovine della villa di Quinto
Assio di romana memoria e l’adiacente casale del biologo ambientalista Pietro Dohrn nipote di
quell’Anton Dohrn scienziato e fondatore della stazione zoologica napoletana depositario di
una gran quantità di lettere scritte da Darwin quale contributo alla teoria sull’evoluzione della
specie.
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La casa oltre a raccontare nelle sue fondamenta un’antica storia legata ai pescatori che in
tempi antichi traevano dalle acque dell’antico lago pesce in abbondanza per vivere, è presidiata
dalla vecchia quercia all’ombra della quale sono nate storie legate alle tradizioni e alla vita di
queste zone ricche di acque e boschi incontaminati.
Anche la Riserva dei Laghi nata dal progetto di preservare un angolo di natura dalle opere
dell’uomo mostra antichi esemplari di platani di 20 metri circa di altezza e di 150 anni di età.
Fanno da cornice alla natura così generosa i lecci di Greccio e gli aceri del Terminillo testimoni
di una storia antica ed affascinante esaltata nel Cantico delle Creature che, non a caso, San
Francesco ha intonato sulla nostra amata terra.
Grotte e boschi caratterizzano questo angolo di valle nel quale è incastonato il Santuario di
Poggio Bustone.
Il Convento di San Giacomo la cui fondazione si fa risalire al 1209, è riposto sul versante
opposto della Valle rispetto al Santuario di Greccio. L’abitato di Poggio Bustone è un castello
medievale posto a 756 metri sul livello del mare inerpicato fin sulla torre del Cassero attigua
alla porta gotica indicata come la porta del ‘Buon Giorno’. Al saluto di ‘Buon giorno buona
gente’ Francesco entro in paese nel 1208 proveniente da Assisi insieme ai suoi compagni di vita
Bernardo da Quintavalle, Pietro Cattani, Egidio, Sabatino, Morico, Masseo e Giovanni della
Cappella. Un paese schivo quello di Poggio Bustone donato nel 1117 all’Abbazia di Farfa da
Bernardo di Rainaldo, signore dei Castelli di Poggio (Podium) e Bustone (Castrum Bustonis)
riunitisi in tempi recenti in un’unica denominazione. I frati provenivano da Assisi sembra per
sfuggire alle ostilità da parte degli abitanti del paese umbro che deploravano la sua scelta di
mendicare e vivere secondo povertà ripudiando agi e famiglia.
Alla sommità di Poggio Bustone Francesco trovò ospitalità in un piccolo romitorio di proprietà
dei monaci di Farfa nel quale a mano a mano trovarono ospitalità seguaci e personaggi della
zona. Il dormitorio comune e il refettorio ospitavano i frati dediti alla preghiera ed alla
contemplazione ispirata dalla misticità dei luoghi e dalla semplicità dei riti. A Poggio Bustone
Francesco ebbe la remissione dei peccati e la rivelazione della sua missione evangelica. Da qui
ebbe inizio il lungo percorso dell’Ordine lungo un cammino di predicazione in tutti i luoghi
terreni nei quali annunciare la pace. Una missione di pace partita da Poggio Bustone con le
parole ‘Buon Giorno, buona gente’ rivolte per la prima volta al paese e francescanamente
destinate a tutti i popoli del mondo. La traccia del suo passaggio si ritrova nella costruzione nel
tempo del Santuario dedicato a San Giacomo eretto accanto al primitivo romitorio e alla
Grotta cosiddetta delle rivelazioni.
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Il Santuario è formato da due percorsi distinti. L’Eremo inferiore facilmente visitabile è quello
nel quale Francesco visse insieme ai suoi seguaci. Originariamente costituito da due piccoli
locali, uno per le preghiere in comune, l’altro, adiacente, più grande adibito a dormitorio con
uno strato di paglia sul pavimento. Sembrandogli questa sistemazione poco francescana, il
Santo trovò una seconda sistemazione 400 metri più in alto raggiungendo la grotta cosiddetta
della rivelazione. Nel periodo compreso tra il 1257 e il 1274 i Frati iniziarono a costruire il
Convento che fu ampliato tra la fine del 1300 e l’inizio del 1400.
Il Convento oggi si raggiunge percorrendo dal centro del paese una strada panoramica fino al
piazzale del Santuario che è formato dalla Chiesa, dal Convento e dal Romitorio originario o
Eremo inferiore. Dal Chiostro attiguo alla chiesa si accede ai vari ambienti. La primitiva
chiesetta di San Giacomo esistente ai tempi del Santo fu demolita nel 1400 per dare all’intera
struttura un assetto più ampio adatto ad accogliere una comunità numerosa. Le lunette dipinte
del chiostro rappresentano episodi di vita di Francesco.
Il Santuario, chiuso nel 1902 per vari motivi, fu definitivamente restaurato e riaperto nel 1937 e
successivamente consolidato. Nello speco dell’Eremo inferiore sono visibili le grandi rocce
attigue all’ambiente del Dormitorio.
Percorrendo una piccola strada nel bosco a circa mezz’ora dal piazzale del Convento si giunge
al Sacro Speco, il luogo nel quale Francesco ricevette il perdono dei peccati. Intorno al 1650
lungo il tracciato furono erette sei cappellini in ricordo della vita miracolosa del Santo. Ai
tempi di Francesco vi era solo una grotta che divenne intorno al 1300 una chiesetta
successivamente ingrandita fino all’aspetto attuale. All’interno un altare primitivo in mezzo
all’abside; ai lati pitture di Santi.
LA STORIA DEL CAMMINO
La storia del cammino è il racconto della vita che San Francesco ha trascorso tra le valli del territorio
reatino, non lontano da Assisi e collocato in un’area a breve distanza da San Pietro.
E’ nella Valle Santa reatina ed in particolare a Poggio Bustone il luogo in cui Francesco ha visto l’inizio
della sua avventura comunitaria, la condivisione e l’armonizzazione delle relazioni tra i fratelli e la
creazione della prima fraternità francescana. In quel luogo, in particolare nello Speco superiore, ha luogo
la vera nascita spirituale di Francesco, quando, nell’abbandono della fede, egli prende coscienza che,
proprio lui peccatore, è perdonato e amato da Dio.
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A Fonte Colombo ha ricevuto le cure mediche che hanno cercato di limitare i danni determinati dalla
malattia agli occhi: la cauterizzazione degli occhi. E’ a Fonte Colombo che Francesco familiarizza con
“Frate Focu”, robusto e giocondo, ma anche crudele perché proprio nel fuoco i medici immersero lo
strumento per la cauterizzazione. Fonte Colombo è innanzitutto il posto dove Francesco, tre anni prima
della sua morte, mette mano alla redazione definitiva della Regola dei Frati Minori.
Greccio è il luogo dove è stata celebrata, nella cavità di una grotta, la notte di Natale dell’anno 1223.
L’atmosfera mistica ricorda l’umiltà dell’Incarnazione e della Natività di Gesù, che sembra quasi prendere
forma plastica da tanti piccoli particolari. Francesco, nel salmo da lui composto per l’occasione, canta il
“giorno che ha fatto il Signore, giorno di festa e di gioia”. Il Natale, come proclama questo salmo, è
illuminato dalla luce della Pasqua: nel cuore della notte già risplende e dal freddo e dalla povertà già
esplode il trionfo della vita.
Alla Foresta Francesco che è alla ricerca di solitudine e tranquillità viene ricevuto come ospite. Francesco
come Gesù si ritira dalle folle, ma ne è ugualmente inseguito. Tanta gente desidera vederlo e ascoltarlo. La
vigna del prete che custodisce la piccola chiesa di S. Fabiano viene allegramente visitata da tanta gente e
l’uva interamente rubacchiata. Essa, però, darà il doppio di vino “per la gioia dei commensali”. In tal
modo, viene anche ricompensata l’ospitalità fraterna.
PIATTI TIPICI
FARRO AL TARTUFO DI LEONESSA
Ingredienti: 200 gr. di farro leonessano, 2 pomodori rossi, 1 cipolla, 1 patata, 3 etti di
salsiccia, sedano, carota, sale. Soffriggere in poco olio di oliva la salsiccia tritata, la
cipolla, il sedano e la carota. Aggiungere i pomodori e il sale facendo cuocere a fuoco
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moderato. In due litri d'acqua bollente versare il farro e il condimento soffritto
girando frequentemente con un cucchiaio di legno per circa 40 minuti. A cottura
ultimata cospargere il piatto di tartufo a volontà.
"STRENGOZZI" ALLA REATINA
Pasta di farina, acqua e sale tirata al mattarello a sfoglia spessa e tagliata a strisce. Il
sugo è preparato con grasso di prosciutto, 2 cucchiai d'olio di oliva, peperoncino
rosso forte. Far soffriggere e, non appena rosolato, aggiungere dadini di prosciutto
fresco (grasso e magro) e infine il pomodoro. Salare. Durante la cottura aggiungere
piselli freschi.
SPAGHETTI ALLA AMATRICIANA
Ingredienti: guanciale, sale, pepe o peperoncino, pecorino. Si fa soffriggere il
guanciale fino a renderlo molto rosolato, si aggiunge il pomodoro e si fa cuocere per
circa 10 minuti aggiungendo pepe o peperoncino. Si cuociono gli spaghetti al dente e
si condiscono con la salsa e con pecorino.
FREGNACCE "ALLA SABINESE"
Pasta fatta in casa, tagliata a rombi e condita con spezie, olive nere, funghi,
carciofini, aglio e pomodoro.
STRACCI DI ANTRODOCO
Sottili frittatine a base di farina, acqua e uova, farcite con ripieno di carne, verdura
tritata e formaggio grattugiato, quindi arrotolate, sovrapposte in più strati, cosparse
di altro sugo di carne e formaggio e cotte in forno.
"FREGNACCE" ALLA CASTELNOVESE"
Pasta di farina fatta con metà acqua e metà uova, (senza sale), tirata al mattarello a
sfoglia spessa e tagliata a strisce larghe. Il sugo è preparato con un pesto di
maggiorana, aglio e peperoncino rosso, il tutto soffritto in olio d'oliva di frantoio.
PORCHETTA DI POGGIO BUSTONE
Maialino privato delle interiora e delle ossa, farcito con finocchi selvatici, aglio, lardo,
fegato e cuore soffritti, tritati ed insaporiti con rosmarino, pepe, sale ed
abbondante vino cotto, rosolato a fuoco, infilzato su uno spiedone o al forno, dentro
una conca di quercia.
MINESTRONE DI FARRO
Tagliare a striscioline 80 gr. di lardo e porre in una pentola di coccio con trito di
salvia e rosmarino, 1 cipolla, 1 una carota, 1 zucchina, 1 patata, 1 gambo di sedano e 2
porri. Coprire con 2 litri d'acqua e aggiungere 2 dadi per brodo e 1 cucchiaino di
concentrato di pomodoro. Portare ad ebollizione e versare 200 gr. di farro; cuocere a
fiamma moderata. A cottura ultimata servire con pepe, grana grattugiato e crostini
strofinati d'aglio.
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PRINCIPALI MANIFESTAZIONI CULTURALI E TURISTICHE
RIETI – APRILE MAGGIO
RIETI – MESE DICEMBRE
RIETI – MESE AGOSTO
RIETI - GIUGNO ANTONIANO
RIETI – MESE AGOSTO
RIETI - STAGIONE DI PROSA INVERNALE
CANTALICE
CANTALICE S.FELICE - MAGGIO
CANTALICE – MESE SETTEMBRE
ESTATE
Sono state richieste informazioni a: Confcommercio Rieti, Comune Rieti – Proloco Rieti – Proloco
Terminillo, Associazione Anima e Acqua, Comune Contigliano – Proloco Contigliano, Comune Greccio –
Proloco Greccio, Comune Labro – Proloco Labro, Comune Rivodutri – Proloco Rivodutri, Comune Poggio
Bustone – Proloco Poggio Bustone, Comune Cantalice – Proloco Cantalice
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