Il miglio verde Sinossi Analisi della struttura

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Il miglio verde Sinossi Analisi della struttura
Il miglio verde
Genere
Regia
Distribuzione
Età
Durata
Audio
Anno
Drammatico
Frank Darabont
Warner Bros
Da 16 anni
188 min. - colore
Italiano/ /inglese
1999
Sinossi
Louisiana, 1935. Paul Edgecomb, agente di custodia, sovrintende al braccio della morte nel penitenziario di Cold Mountain. Lui, l’agente Brutus, suo migliore amico, e altri colleghi tra cui Percy, sadico e molto raccomandato, hanno il compito di sorvegliare i detenuti condannati alla pena capitale e
di accompagnarli il giorno dell’esecuzione lungo quell’ultimo corridoio chiamato appunto il “miglio
verde” per il colore del linoleum. Tra i condannati c’è John Coffey, un omone di colore alto più di due
metri, giudicato colpevole dell’omicidio di due bambine. Ma, in contrasto con l’aspetto imponente e
minaccioso, John è invece mite e gentile con tutti, perfino ingenuo e in balia di una infantile paura del
buio. Dopo qualche tempo Paul verifica di persona che John ha un’altra qualità importante: riesce a
far uscire, risucchiandolo, il dolore dalle persone. Mentre alcune esecuzioni vanno avanti e Percy ne
approfitta per realizzare ignobili azioni violente, Paul comincia ad interrogarsi sulla reale colpevolezza
di John. Si prende poi la responsabilità di farlo uscire per condurlo a casa di Melinda, moglie del direttore del carcere, gravemente malata. Melinda guarisce, Jonh torna in carcere, aggredisce Percy e gli
trasmette energia negativa. Percy a sua volta uccide il detenuto William e rimane istupidito. Ma ormai
gli indizi per Paul sono chiari: William era l’assassino delle bambine, John è innocente, ma non vuole
cambiamenti. Dopo aver guardato un film della coppia Fred Astaire e Ginger Rogers, si avvia alla sedia
elettrica e viene giustiziato. Sessant’anni dopo, Paul, ospite in una casa di riposo, racconta questi fatti
ad un’amica. Con la stessa commozione di allora.
Analisi della struttura
Ambientato nel profondo Sud di un’America ancora impantanata nella Grande Depressione, Il Miglio
Verde - tratto da un romanzo di Stephen King - è il secondo film di Frank Darabont. Nonostante l’ambientazione sia ancora quella carceraria (come nel suo precedente film “Le Ali della Libertà”), questa
volta, il regista, per la realizzazione del suo lungometraggio, deve tener conto della struttura “dickensiana” del romanzo (pubblicato in sei puntate tra l’aprile e il settembre del 1996) confrontandosi non
solo con uno standard fuori misura (il film dura tre ore e dieci minuti), ma anche con il più complesso
“realismo magico” tipico dell’ultimo King. Il Miglio Verde evoca con le immagini un mondo di libertà
spirituale e di stoico vivere (le serate di Hanks rischiarate da una calda e opaca luce di una lampada ad
olio, in compagnia di radio, Blues e latte), e mostra con una lieve retorica, la realtà della pena di morte,
illuminando la dimensione della contrizione, seguita al peccato, come unica speranza di salvazione, sia
la vita di un uomo lunga o breve. C’è tanta umanità anche oltre le sbarre, autentici pentimenti e amori
per topolini ammaestrati. Nel film c’è un mix struggente tra sovrannaturale e melò, un miscelare con
arguzia reale e irreale, vita e morte con toni quasi fiabeschi che non lasciano scampo alcuno allo spet
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tatore più sensibile. Frank Darabont mostra un talento registico veramente notevole: lentissimi carrelli
nel “miglio verde” che ne scandagliano ogni angolo, primi piani sui volti dei detenuti a metà tra la vita
e la morte, tra la coscienza e la follia, l’avvincente flashback nel flashback in un crescendo di suspense
della cattura di Coffey che ha la faccia dell’”Urlo” di Munch mentre tiene tra le grosse braccia, come
bambole di pezza, due piccoli corpi straziati. La prima scena di surrealismo “totale” che scompagina
l’andamento tradizionale della narrazione è la guarigione “soprannaturale” dell’infezione urinaria di
Edgecomb. Ciò che maggiormente impressiona è la perfetta messa in scena dell’ambiente carcerario,
carrelli all’indietro o in avanti che “annunciano” l’entrata ortogonale dei carcerieri, il tutto in uno
spazio vuoto delimitato da griglie. Le tematiche affrontate sono molteplici e spesso intrecciate, come
l’impossibilità dell’uomo di accettare la morte ma nello stesso tempo la sua scelta di farsene portatore; l’insostenibilità della visione della sofferenza che accompagna la morte più che della morte stessa;
la falsa rappresentazione della realtà da parte dell’uomo e di riflesso della giustizia, in quanto basata
sull’assunto errato dell’”infallibilità” della logica e della ragione. Non certo trascurabile è l’apporto di
Tom Hanks che supporta tutta la messa in scena con una interpretazione decisamente intensa e senza
vezzi.
Proposte didattiche
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Quale significato ha il titolo del film?
Come inizia il film?
Chi è Paul Edgecomb?
Perché durante la visione del film Cappello a cilindro, scoppia a piangere e, racconta all’amica
Elaine la storia dell’anno in cui conobbe John Coffey?
Qual era il lavoro di Paul Edgecomb?
Com’era chiamata la sedia elettrica?
Che cosa succede quando arriva John Coffey?
Perché Paul legge i verbali dell’udienza?
Chi è Wild Bill Wharton?
Come si comporta?
Che cosa succede quando Paul cade a terra?
Perché Percy non bagna la spugna da mettere sul capo di Delacroix durante l’esecuzione?
Perché Paul e Brutal chiedono il trasferimento?
Quale funzione narrativa assume la musica?
Qual è il messaggio del film?
Che cosa pensi della pena di morte?
Il miglio verde
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