Università di Bologna – Dipartimento di Filosofia e comunicazione

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Università di Bologna – Dipartimento di Filosofia e comunicazione
Università di Bologna – Dipartimento di Filosofia e comunicazione a.a. 2016/17
Corso del 2° semestre, 3° periodo
Filosofia del linguaggio 6/9 cfu
Paolo Leonardi
Tema del corso
Significato come rappresentazione e significato come uso.
(Studenti DAMS, il corso integrato di Filosofia del linguaggio è composto da questo corso e da
quello di Analisi della comunicazione visiva. Per quest'ultimo, vedere il programma del corso con
lo stesso nome.)
Testi/Bibliografia
Wittgenstein, Austin, Grice, Kripke, Donnellan, Putnam
AA.VV. La filosofia del linguaggio Milano Cortina.
Paolo Leonardi "Filosofia del linguaggio" (in AA.VV, Prospettive di teoria del linguaggio,
Milano Unicopli 1983, pp. 9-87).
Altri testi e materiali saranno indicati durante il corso. I materiali ricuperano, cliccando
su "filosofia del linguaggio", al seguente indirizzo:
http://web.dfc.unibo.it/paolo.leonardi/index.html
Metodi didattici ed esame
Lezioni frontali, 3 presentazioni vostre gli ultimi 3 martedì. L’esame è orale: ci si iscrive
su Almaesami, si conferma l’iscrizione il terzo giorno prima dell’appello, due giorni
prima dell’appello pubblico sulla mia homepage personale un calendario dei colloqui.
Si viene nel mio studio, via A. Gardino 23, 4° piano stanza 403, all’ora indicata.
Ricevimento
Durante il corso, il lunedì dalle 2 alle 3 del pomeriggio. Dopo la fine del corso,
consultare la mia homepage d’Ateneo.
Il linguaggio
L’importanza del linguaggio.
Si legge in Genesi 2
[a]llora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli
uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in
qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello
doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi … a tutti gli uccelli del cielo
e a tutti gli animali selvatici …
2
La Genesi non dice come Adamo fosse arrivato a parlare, ma dice che Dio
l’aveva creato, prima degli animali, nello stesso modo in cui racconta in questo
passo come crea animali e uccelli. Quindi, suggerisce Dio abbia creato l’uomo
capace di parlare. L’uomo sarebbe apparso insieme al suo tratto distintivo, il
parlare, che la Genesi presenta in maniera speciale, quasi da filosofo del
linguaggio, come imporre nomi alle cose. Gli esseri sono una creazione divina,
le parole una creazione dell’uomo.
Un altro passo della Genesi, riguarda la lingua e meriterebbe una
discussione che non farò. In Genesi 11 si dice:
Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola;
questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà
loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non
comprendano più l’uno la lingua dell’altro.» Il Signore li disperse di là su tutta la
terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché
là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la
terra.
Il mito di Babele ha alcuni aspetti interessanti e secondari. Gli uomini, secondo
il mito, parlavano tutti una stessa lingua, o parlavano ciascuno la propria lingua e
tutti comprendevano tutti, prima della punizione divina? Ha poi aspetti primari,
perché suggerisce che la lingua sia una oggetto ben determinato, per esempio che
l’italiano sia fatto così e così. No, la lingua è un’astrazione. L’italiano è un
intorno di milioni di varianti, ed esiste come astrazione finché c’è una comunità
che si identifica con la lingua (e anche questa è un’astrazione) ed è in contatto
continuo, perché a scuola, nei tribunali, negli ospedali, allo stadio, al parcheggio,
in borsa, ecc, si parla quella lingua, perché a casa e al mercato si parla italiano.
Appena ci si allontana un po’ da un luogo e da un gruppo di persone, la lingua
cambia. Così ci sono varianti dell’italiano, che in una suddivisione molto
ottimistica comprende l’italiano del nordovest, quello del nordest, quello del
centro, quello del sud, quello della Sicilia e quello della Sardegna. Se fate
attenzione, però, scoprirete che già a casa di vostra cugina l’italiano che parlano
è qua e là diverso da quello di casa vostra. Il mito di Babele è un mito di
semplificazione. Una lingua franca, come il latino in Europa e nell’area
mediterranea, per secoli, e l’inglese oggi, sono complessi di pidgin, cioè lingue
con più lessici e più grammatiche, che “imbastardiscono” la lingua originale.
La filosofia del linguaggio
Platone, Aristotele, gli stoici, Agostino, Ockham, Pietro di Giovanni Olivi,
Hobbes, Locke (Leibniz), Mill.
3
Su GOTTLOB FREGE vedere il testo Filosofia del linguaggio, un’introduzione,
scaricabile on line.