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INCOSCIENTE SPLENDORE
Parigi 1907. Al Gran Palais si svolge la decima edizione del Salon de l’Auto. Un traguardo
importante, che l’Automobile Club de France vuole celebrare alla grande: il Salon numero
dieci dovrà essere l’apoteosi dell’automobile. E così sarà: un’edizione sfarzosa e spettacolare,
nonostante la grande crisi di sovrapproduzione che sta colpendo proprio il settore
automobilistico.
Ori, strucchi, marmi, fiori, luci di tutti i generi, frontoni di palazzi, archi di trionfo, tempietti,
chioschi settecenteschi, complicate luminarie, perfino pagode, il tutto creato dall’architetto Gustave
Rives. Così si presentava lo sfarzoso allestimento del 10° Salon de l’Auto, tenutosi a Parigi nel
1907 in un gran Palais trasformato per l’occasione in un immenso luogo incantato. Doveva essere, e
fu, l’apoteosi dell’automobile, il modo più degno per festeggiare “il decennale”. Dieci anni prima
infatti, nel 1898, l’Automobile Club de France aveva deciso di organizzare un’esposizione di
automobili nel giardino delle Tuileries, dal 13 giugno al 3 luglio. Fu un successo di partecipazioni:
gli espositori di autovetture e di accessori – e siamo a tre anni dall’inizio del secolo – furono 269. Si
mosse anche Félix Faure, Presidente della Repubblica, il quale, andandosene, sembra abbia detto
agli espositori: “Vos volture sont bien laides et elles puent affreusement” (le vostre vetture sono
molto brutte e puzzano spaventosamente). Neanche il cielo, per la verità, si comportò
benignamente: il giorno dell’apertura si scatenò un uragano violentissimo che devastò il giardino.
Le vetture esposte furono salvate a stento; molte rimasero danneggiate dall’acqua che inondò i
padiglioni, arrivando a 40 cm. Ma chi poteva fermare il progresso?
Gli anni successivi il Salon fu sempre ripetuto, in un crescendo di lusso, di sfarzo… e di successo.
Gli organizzatori avevano stabilito che nessuna vettura sarebbe stata ammessa all’esposizione se
non avesse percorso, con i propri mezzi, il tragitto Parigi-Versailles: forse per mettere al riparo gli
eventuali compratori da brutte sorprese. Così fu per la seconda edizione del 1899, ancora alle
Tuileries, e per quella del 1900, un po’ in sordina in quanto confinata in una sezione
dell’Esposizione universale. Fu proprio però in occasione di tale Esposizione universale che fu
costruito il Grand Palais, il grande edificio in pietra, ferro e vetro, sede dei successivi Salon fino al
1961 compreso.
Il Salon del 1907 doveva dunque rappresentare un grandioso epilogo del primo decennio di vita
dell’automobile, il trionfo dell’automobilismo ovunque imperante. Scriveva l’Automobile il 31
ottobre 1907: “Da dieci anni appunto il meraviglioso congegno esercita sulla nostra civiltà
febbrilmente attiva il fascino possente della meccanica e della velocità, spinte a grado a grado
verso la loro massima espressione possibile; in dieci anni esso ha conquistato il mondo intero e di
questo suo periodo iniziale di perfezionamenti incessanti e di incessante penetrazione ed
espansione il Salon di Parigi rappresenterà come una splendida sintesi…e chiuderà degnamente il
decennio durante il quale l’automobilismo ha vissuto la sua infanzia ed è giunto alla sua completa
maturità.”
Non mancavano le novità rispetto alle edizioni precedenti. Diminuiva la potenza media delle vetture
per poterne anche diminuire il prezzo, primo adeguamento a certe avvisaglie di crisi, da molti,
giustamente considerate preoccupanti. La trasmissione a catena era sempre più frequentemente
sostituita da quella a cardano, molto più silenziosa ed efficiente. Sempre maggior favore incontrava
il motore in un solo blocco, soluzione che andava di pari passo con la notevole semplificazione dei
meccanismi e dei comandi. Fece la sua comparsa inoltre, per la prima vota, la vettura mista cioè
contemporaneamente elettrica e a benzina: ben dieci vetture di questo tipo erano esposte al Salon.
Le marche francesi erano naturalmente presenti in massa: la De Dion & Buton forse aveva
realizzato lo stand più bello, ma non risultavano molto inferiori quelli della Renault Frères, della
Lorraine-Dietrich, della Darracq, della Automobiles Peugeot. E’ una sfilata di nomi in parte noti , in
parte caduti nell’oblio da decenni: Buire, Gillet-Forest, Mors, Brasier, Bayard-Clément, Panhard et
Levassor, Lion Peugeot, Delaunay-Belleville, Sizaire-Naudin. Naturalmente anche l’Italia
partecipava. Lo stand della Fiat, anch’esso in pieno stile Belle Epoque, conteneva due chassis e tre
vetture. L’Isotta Fraschini esponeva, tra le altre, l’auto con cui il famoso pilota Ferdinando Minoia
si era imposto nelle gare di Brescia quello stesso anno. L’Italia presentava un nuovo modello, il
“14-20 HP”. E poi la Bianchi, la san Giorgio, la Wolsit, la Florentia, la Rapid, la Brixia-Zust… Per
quanto possa sembrare strano a chi vive nel 1990, si era anche organizzata, sull’opposta riva della
Senna, in un padiglione provvisorio, un imponente mostra retrospettiva. Erano esposte circa un
centinaio di antenate dell’automobile: dal carro a vapore di Cugnot del 1770 a una vettura a vapore
di Amédée Bollée padre del 1878 fino alle… recentissime vetture da corsa di Richard Brasier, con
cui il pilota Théry aveva vinto nel 1904 e nel 1905 la classica Gordon Bennett. A ricordo
dell’Exposition Retrospective venne pubblicato un bell’album, ormai rarissimo, che raccoglie le
fotografie di 54 modelli di varie marche, per una buona parte ormai dimenticate.
Eppure, non era tutto oro quello che luccicava. Se è vero che nel 1907 circolavano nel mondo circa
duecentomila automobili, proprio a partire da quell’anno ebbe inizio una delle più serie crisi
economiche del secolo. Nel luglio nessuno poté più illudersi: in meno di un mese i titoli
automobilistici avevano perso il 25% del loro valore. Nello stesso numero del 13 novembre in cui
descrive il trionfo dell’automobile al Salon di Parigi, il Corriere della Sera dà notizia della crisi
francese: “In questi ultimi anni le fabbriche si sono moltiplicate e hanno lavorato con grande
celebrità, e ora il mercato automobilistico soffre di una crisi innegabile di sovrapposizione. In un
sobborgo di Parigi più di 800 operai di fabbriche di automobili sono stati licenziati poche
settimane or sono.”
Donatella Biffignandi
Museo dell’Automobile