Su e giù per Baja California
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Su e giù per Baja California
inviaggio inviaggio Su e giù per Baja California Anche se non sai andare sul surf, un viaggio nella California, quella vera, ti restituisce il concetto di essenzialità NELLE FOTO: IN QUESTA PAGINA, LA CARRETERA TRANSPENINSULAR E UN VILLAGGIO DI PASSAGGIO CON 10 CASE, MA CON UNA SCUOLA. NELLA PAGINA SEGUENTE, DALLALTO, MISSIONE DI LORETO, MISSIONE DI SAN BORJA CON I FIGLI DEL CUSTODE, SPIAGGIA A MULEGÉ, APERITIVO A BASE DI TEQUILA E BIRRA A TIJUANA. IN ULTIMA PAGINA, TRAMONTO DALLE MONTAGNE NEI PRESSI DI LA PAZ. 17 16 Un paio danni fa in una tiepida serata di marzo alcuni amici ebbero un'idea perché non fare una vacanza un po fuori dagli schemi, in un posto che non fosse la solita meta turistica di massa ma che potesse fare qualcosa anche ai nostri spiriti impoveriti dalla stressante vita cittadina? E così, ispirati dalla ricerca dellonda perfetta (Point Break), quattro mesi dopo siamo partiti alla volta di Baja California comodamente ripartiti in tre coppie e con lunica certezza che al nostro arrivo avremmo avuto a disposizione un furgone da otto posti, aria condizionata e autoradio per affrontare ancora più spavaldi tremila km (a/r) a quaranta gradi all'ombra È bastato un giorno per capire che ci sarebbe stata unaltra immancabile costante nel nostro lungo viaggio la birra! In effetti, sulla Carretera Transpeninsular ci sono molti più distributori di Tecate (la birra messicana più diffusa) che di benzina e a ognuno di questi un simpatico messicano senza collo, stupito dal nostro passaggio (ma senza neanche scomporsi troppo), ci riforniva del necessario. La prima tappa messicana, dopo qualche giorno a Los Angeles, è Tijuana, la meno allineata con il resto del viaggio, e anche la più stressante. Larrivo dopo il tramonto senza casa senza mangiare, il bidone tiratoci dall'autonoleggio e le pressanti raccomandazioni da parte dei pavidi che cerano già stati e si erano preoccupati per la nostra incolumità, non ci hanno assolutamente impedito di soddisfare la nostra curiosità sulla fondatezza del famoso verso di Manu Chao Welcome to Tijuana: tequila, sexo e marijuana cappuccino con il termometro!) si parte con la frizzante prospettiva di restare chiusi nel furgone per parecchi kilometri perché il primo luogo abitato, Catavina, si trova giusto alla fine del deserto dei sassi, chiamato così perché ci sono solo enormi massi, la strada con la riga gialla e i cactus. Ci troviamo così avvolti da unatmosfera quasi surreale in cui il cielo ha dei colori che pensavo esistessero solo nelle cartoline (ritoccate) della Grecia; ogni sasso sembra raccontare una storia diversa di ragazzi e ragazze, di amicizia, di voglia di lasciare il segno, d'immortalità (ok ok, sto diventando pesante, la smetto). Catavina è decisamente una città di passaggio con qualche baracca, un ristorante e due alberghi: uno bellissimo, quattro stelle, con patio e piscina, piuttosto caro; l'altro, ehm, essenziale un letto, un ventilatore, un lavandino e un buco (immagino Tutto vero, soprattutto nel fine settimana, quando gli adolescenti di San Diego, che in patria non possono ordinare alcolici, si riversano qui per pazziare... Seconda tappa Ensenada, cittadina completamente diversa, lontana dal contagio americano. Si comincia finalmente a respirare aria di genuinità, di semplicità e vai con i tacos de pescado e i tacos de carne asada (praticamente non esiste altra forma di cibo, cambiano solo le dimensioni ma la sostanza è sempre la stessa: tortillas sottili e calde, ripieno di carne o pesce fritto arricchito da vari contorni tra cui pomodorini e fagioli stufati e ovviamente una varietà di salsine piccanti e non, da inserire a proprio piacimento). Dopo un bel sonno ristoratore, sveglia alle 7.30 (neanche quando andavo a scuola mi svegliavo così presto) ed eccezionale colazione allitaliana (fanno il per i bisogni corporali ma non mi sono soffermata), quasi gratuito. Quale avremo mai scelto noi, impavidi avventurieri squattrinati? No comment dico solo che qualcuno ha preferito dormire in macchina, probabilmente ancor prima di scoprire che alle 11 di sera il generatore di corrente viene staccato e che l'unico punto a favore dellalbergo, il ventilatore, diventa un oggetto completamente inutile. Le uniche, ma importanti, consolazioni sono state la cena notturna alla trattoria allaperto dei camionisti e soprattutto trovarsi in un posto totalmente privo di illuminazione ad ammirare il cielo stellato. In definitiva... consigliata! inviaggio inviaggio poi La Paz (farlocca), arriviamo! La nostra libera interpretazione della vida loca inizia con una bella mangiata di pesce e continua in uno dei tanti locali, sorseggiando margaritas e sculettando a ritmo di musica latinoamericana. Avrete notato che fino ad ora è andato tutto alla perfezione, come in un film, ma in ogni film che si rispetti ci deve essere il contrattempo che mette alla prova leroe! Ecco, infatti, che spunta un Poncharello messicano imbolsito, palesemente alla ricerca di un arrotondamento dello stipendio, che minaccia di portarci al Comando per non so quale infrazione. Leroe in questione, capello lungo al vento, panzetta del benessere (diventato da tempo opulenza), pareo arancione, scende dalla macchina e, parlando l'esperanto (perché non osi dirmi che si trattava di spagnolo ), riesce incredibilmente a convincerlo a lasciarci andare per pochi pesos e anche questa è andata! Prossima e ultima tappa, Cabo San Lucas, ancora più colonizzata, colorata, caotica e costosa, ma la soddisfazione di un bell'hamburger all'Hard Rock Café è impagabile, soprattutto dopo chili e chili di tacos Un paio di giorni ancora sulla punta, una visita allHotel California, proprio quello della canzone, a Todos Santos, colonia di artisti americani stufi delle highways e poi 180° verso nord, si torna a ritroso, lungo questunica strada che attraversa la penisola, una striscia di cemento spalmata fra la terra e il cielo, larga a malapena come la Vecchia Paullese, con dei bordi così alti che mettere una ruota fuori strada vuol dire capottare. Cosa mi è rimasto, a parte le scottature e le confezioni di dissenten non usate? Beh i colori, la disponibilità delle persone, la bellezza dell'oceano e ovviamente la voglia di tacos! 18 Chiara Marinoni Foto di Ilaria Grazia, Barbara Scatena, Mauro Gallo e Pietro Morelli 19 La mattina dopo arriviamo quasi a metà del viaggio, cambia il fuso e approdiamo a Guerrero Negro, cittadina senza infamia e senza lode, almeno ad agosto (nel periodo giusto in questa baia riparata e piena di saline vengono le balene a partorire). La strada ci porta dall'altra parte della penisola, il sole continua a splendere insistente sulle nostre teste e, alla disperata ricerca di un po' di refrigerio, ci buttiamo in un mare verde Caraibi, con tanto di spiaggetta bianca e deserta, capanne di paglia e squaletti bianchi. Sembra di stare in una scena di Laguna Blu! Mulegé è veramente incantevole, gli autoctoni gentilissimi e l'aragosta spettacolare (ed economica). Ma purtroppo il tempo è tiranno e dobbiamo proseguire verso la punta, colonia dei ricchi tamarri americani con la decappottabile. Prima di buttarci a capofitto nel mondo della notte, ci concediamo un altro assaggio di spiritualità: Bahia de Los Angeles, celebre come rifugio di galeotti americani latitanti e altra varia umanità che non vuole farsi più trovare dalla civiltà, e a seguire la Missione di San Borja, attraverso un sentiero carrabile solo di nome! Il tempo sembra immobile, il contatto con la cosiddetta civiltà inesistente; ci accoglie una famigliola la cui emozione per leccezionalità della visita si manifesta in particolar modo nei pantaloni della bambina che compare nella foto (si è solo fatta la pipì addosso)... sono i custodi della missione, che se oggi conserva più che altro un valore storico, in passato è stata, come tutte le altre numerosissime missioni della penisola, il primo luogo di aggregazione di questo popolo, e con questo anche la prima scuola, la prima mensa ecc. Scende la sera, il cielo diventa un quadro di Monet e noi non abbiamo ancora recuperato la strada maestra panico! Qualche ora di battiti accelerati nel nero della notte del deserto, scongiurando la tremenda ipotesi di bucare una gomma, un rientro da brivido sulla carretera con un camion che ci sfreccia davanti e