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Bollettino di informazione/Informacijski bilten Slovencev v Italiji
Sloveni in Italia
Anno XVIII N° 8 (223)
30 settembre 2016
Quindicinale di informazione
Direttore responsabile Giorgio Banchig
Traduzioni di Luciano Lister e Larissa Borghese
Direzione, redazione, amministrazione:
Borgo San Domenico, n. 78 - C.P. 85 - 33043
Cividale del Friuli (UD) - Tel e fax 0432 701455
internet:www.slov.it - e-mail: [email protected]
Stampa in proprio Registrazione Tribunale di Udine
n. 3/99 del 28 gennaio 1999.
Una copia euro 1,00
SOMMARIO
ISSN 1826-6371
1
UNIONE EUROPEA
Pubblicata la quarta relazione sull’applicazione
della Convenzione sulle minoranze in Italia
Il documento dedica poco spazio alla comunità slovena
3
REGIONE
Impegno per uno sloveno in Parlamento
Debora Serracchiani con i rappresentanti della minoranza
5
SLOVENSKA SKUPNOST - UNIONE SLOVENA
Gabrovec sull’ingresso dei Comuni nell’Uti
6
IN MEMORIAM
Carlo Azeglio Ciampi e la minoranza slovena
7
CIVIDALE - ČEDAD
Anna Wedam presidente provinciale dello Sso
La Confederazione delle organizzazioni slovene
ha eletto l’operatrice culturale di Ugovizza
10
MILANO
“In Slovenia desideriamo
maggiori investimenti italiani”
A colloquio con Zorko Pelikan, dirigente a Milano
dell’Ufficio economico della Slovenia
14
TRIESTE - TRST
Attraversando la Trieste di Boris Pahor
Al Narodni dom, nel Centro triestino del libro
e in piazza Oberdan festeggiati i 103 anni dello scrittore
16
L’INTERVISTA
Lo sloveno come lingua viva, non solo scolastica
A colloquio con Sonja Klanjšček, dirigente dell’Istituto
comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone-Špietar
21
GORIZIA - GORICA
I problemi dell’istruzione in lingua slovena in Italia
Evidenziati dal dirigente dell’Ufficio per le scuole slovene,
Igor Giacomini, al 51° seminario per docenti ed educatori
24
RIFORMA PASTORALE
La Chiesa non abbandoni le valli
e si impegni per la comunità slovena
Documento del quindicinale Dom,
delle associazioni Blanchini e Cernet
Il documento dedica poco spazio alla comunità slovena
UNIONE EUROPEA
Pubblicata la quarta relazione sull’applicazione
della Convenzione sulle minoranze in Italia
Stilata dal Comitato consultivo del Consiglio d’Europa, che verifica l’attuazione negli Stati membri
L’
Italia continua a impegnarsi nella tutela degli appartenenti alle minoranze nazionali, che l’ordinamento
giuridico statale considera«minoranze storico linguistiche». Nell’ambito dell’amministrazione decentralizzata in
vigore in Italia i diritti minoritari sono riconosciuti e vengono
applicati in modo molto asimmetrico; in ambito statale non
tutte le minoranze godono dello stesso grado di tutela, stabilita dalla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sulla
tutela delle minoranze nazionali.
Questa è la valutazione introduttiva della quarta relazione
stilata dal Comitato consultivo del Consiglio d’Europa, il cui
compito è di verificare l’attuazione della Convenzione negli
Stati membri, che l’hanno sottoscritta e ratificata. La relazione
è stata pubblicata recentemente sul sito internet del Consiglio d’Europa unitamente alle note del Governo italiano a
margine del documento.
Nell’introduzione, la relazione evidenzia che nelle regioni
a statuto speciale, e cioè in Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige/
Sudtirol e Friuli Venezia Giulia questa tutela è stata ulteriormente rafforzata sulla base degli statuti autonomi di queste
regioni, ma sottolinea la lenta attuazione e la mancanza di
fondi per la tutela dei rom. (...) L’Ue invita L’Italia a provvedere
per un’adeguata tutela della comunità rom.
La seconda raccomandazione riguarda il garantire alle
minoranze, anche a quelle numericamente più piccole, l’accesso ai mezzi di comunicazione e la possibilità di accedere
ad internet anche nei luoghi più remoti; raccomanda inoltre
che si continui a sostenere lo sviluppo dei mezzi stampa nelle
lingue delle minoranze linguistiche.
L’ultima necessaria raccomandazione riguarda la scuola e
in particolare la richiesta di fondi adeguati per l’insegnamento delle lingue minoritarie e in lingua minoritaria, di garantire
un’adeguata abilitazione degli insegnanti e i sussidi didattici
necessari. Sopratutto evidenzia le necessità degli appartenenti alle minoranze numericamente piž piccole.
Questa volta tra le raccomandazioni non c’è alcun punto
specifico sulla minoranza slovena. Nelle relazioni precedenti la minoranza slovena era citata espressamente; quando il
consiglio d’Europa stilò la prima relazione non era stata ancora approvata la legge di tutela della minoranza slovena
38/2001. Tra le raccomandazioni veniva quindi evidenziata
la necessità di approvare la legge. Nelle successive relazioni il
Consiglio d’Europa redarguiva l’Italia sulle difficoltà in merito
all’attuazione delle legge, tra l’altro sull’ostruzionismo messo
in atto da alcuni membri di lingua italiana del Comitato paritetico, che di fatto ne impedivano l’attività. Sottolineava anche il ritardo nel definire il territorio di tutela.
Questa volta la relazione dedica minore spazio alla minoranza slovena, i cui rappresentanti sono stati ricevuti in audizione, a giugno dello scorso anno a Roma, dal gruppo consultivo del Consiglio d’Europa; nella relazione viene dedicata
poca attenzione anche all’attuale stato di attuazione della
legge di tutela.
Lo si evince a chiare lettere già nell’introduzione della relazione, che evidenzia come nelle tre regioni a statuto speciale
la condizione delle minoranze, tra le quali anche la comunità
slovena, sia migliorata anche per merito delle leggi regionali;
mentre invece la condizione di minoranze numericamente
più piccole in altre regioni è ancora inadeguata.
Anche sulla copertura mediatica delle minoranze la relazione rileva che oltre alla programmazione televisiva nelle
lingue tedesca, ladina, francese e slovena, non è prevista per
altre lingue minoritarie. Lo stesso vale per l’insegnamento
delle lingue minoritarie e per le qualificazioni standard del
personale docente.
La situazione in provincia di Udine
La relazione tratta quindi alcune questioni specifiche sulla situazione delle singole minoranze. Tra l’altro anche nella
provincia di Udine. La relazione fa notare, infatti, che alcuni
abitanti di Resia, Valli del Natisone e Torre chiedono il riconoscimento dello status di minoranza linguistica specifica
diversa da quella slovena. I loro rappresentanti affermano di
essere infondatamente parificati agli sloveni. Dall’altro canto
i rappresentanti della minoranza slovena affermano che gli
abitanti di questi luoghi parlano un antico dialetto sloveno,
che a causa dell’isolamento geografico e del mancato insegnamento della lingua a scuola ha avuto uno sviluppo diverso dal nucleo sloveno. Il comitato consultivo riferisce che
i rappresentanti della minoranza sottolineano come queste
differenze vengano evidenziate soprattutto dai media e da
alcuni esponenti politici al fine di abbassare il livello di tutela
di tutte le minoranze linguistiche e danneggiarle.
A questo proposito la relazione fa notare che il riconoSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 1
scimento dei diritti degli appartenenti alle minoranze non
comporta necessariamente il riconoscimento formale dello
status di minoranza linguistica o l’esistenza di uno specifico
quadro giuridico a favore di queste comunità. Fa notare anche che una situazione linguistica complessa comporta un
approccio aperto ed elastico, che è necessario soprattutto
nei Comuni in cui risiedono cittadini con un’identità debole,
i quali all’interno della minoranza non godono dello stesso
riconoscimento o laddove quest’ultimo venga loro negato dalla maggioranza o da altre minoranze. In questo caso
la relazione raccomanda alle autorità un approccio aperto,
basato sul dialogo verso singoli e gruppi, che si impegnano
alla tutela sulla base dei principi della Convenzione quadro
accanto al principio della libera scelta dell’appartenenza,
contemplato dall’articolo 3 della convenzione.
Convenzione Rai - Governo
e finanziamento della stampa
Per quanto riguarda i media, la relazione rileva differenze
tra le minoranze e fornisce i dati sul numero delle ore della
programmazione radiotelevisiva delle singole minoranze in
Italia. In merito alla programmazione slovena dell’emittente
televisiva nazionale Rai la relazione richiama l’attenzione sulla
collaborazione con la radiotelevisione slovena e in particolare con il centro radiotelevisivo di Capodistria; contempla anche le aspettative della minoranza slovena affinché si giunga
a rinnovare il contratto tra la società Rai e il governo al fine
di implementare la programmazione in lingua slovena. Allo
stesso modo la relazione fa riferimento al desiderio della minoranza slovena di aumentare l’autonomia della programmazione slovena.
In relazione alla stampa la relazione tra l’altro contiene l’elenco dei media in lingua slovena e fa notare che i fondi statali
per i media hanno subito un forte taglio. A questo proposito
riporta l’esempio del Primorski dnevnik che, a causa della diminuzione dei fondi statali nel 2014, ha subito 600.000 euro
di perdita. Tra le raccomandazioni, quindi, nella relazione si
invita le autorità ad incrementare il sostegno finanziario alla
stampa.
Lingua, nomi e tabelle
In relazione all’uso delle lingue minoritarie nel rapporto
con le autorità, sullo sloveno la relazione ravvisa che ci sono
finanziamenti a disposizione garantiti dalla Regione e dallo Stato. Menziona l’ufficio di traduzione nella prefettura di
Trieste e il fatto che l’aula del consiglio comunale a Gorizia sia
stata dotata di apparecchiatura per la traduzione simultanea
e che le sedute sono in forma bilingue. La relazione fa notare
le difficoltà in merito alla terminologia e la disparità nell’uso
dello sloveno con i mezzi elettronici. Questa questione è evidenziata anche tra le raccomandazioni, nelle quali si evidenzia la necessità di consentire nei rapporti con le autorità un
uso paritario della lingua slovena anche attraverso i mezzi
elettronici.
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 2
In merito all’emissione delle carte d’identità, la relazione segnala che in Valle d’Aosta e in Alto Adige/Sud Tirolo tutte le
carte d’identità sono bilingui, mentre in Friuli-Venezia Giulia
le carte d’identità bilingui vengono emesse solo su richiesta
del cittadino. Sulla scrittura di nomi e cognomi con gli accenti
diacritici la questione è stata quasi del tutto risolta e resta ancora aperta in merito alle tessere sanitarie e alle patenti, dal
momento che gli uffici competenti non dispongono ancora
di adeguati programmi informatici. Tra le raccomandazioni è,
quindi, sottolineata la necessità di risolvere la questione.
Per quanto riguarda le scritte bilingui si rilevano passi in
avanti, ma si evidenzia anche il ritardo nell’esposizione delle
scritte bilingue da parte di alcuni enti tra i quali l’Azienda nazionale autonoma delle strade-Anas. Il bilinguismo è, inoltre,
assente sui 40 chilometri di autostrada, che attraversano la
provincia di Gorizia.
Scuola e tavolo governo-minoranza
In merito alla scuola, per quanto riguarda la minoranza slovena la relazione rileva che in provincia di Trieste e di Gorizia
sono attive scuole con lingua di insegnamento slovena ed
evidenzia l’aumento del numero degli iscritti. Ci sono anche
scuole comunali dell’infanzia, istituzioni private e l’istituto per
la formazione professionale, che godono di sostegno in base
alla legge di tutela. Riguardo alla scuola statale bilingue di
San Pietro al Natisone-Špietar la relazione riferisce che sono
in corso i lavori di ristrutturazione della sede, che dovrebbero
essere ultimati entro il 2016. La relazione fa riferimento anche
all’attività dell’Ufficio regionale per le scuole slovene e al Sindacato della scuola slovena.
In merito al coinvolgimento della minoranza a livello statale e regionale, la relazione si concentra soprattutto sul tavolo
governo-minoranza ed esprime soddisfazione sul fatto che
la minoranza sia rappresentata da esponenti del Comitato
istituzionale paritetico per la minoranza slovena e dalle due
organizzazioni di raccolta (Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso e Unione culturale economica slovena-Skgz).
Nella relazione si enumera anche una serie di questioni
generali e, tra l’altro, si fa una riflessione critica sul fatto che i
rappresentanti delle minoranze non siano stati coinvolti nel
procedimento di riforma degli enti locali.
Sul sito internet sono pubblicate anche le note alla relazione da parte del Governo italiano.Tra l’altro vi si legge un’ampia
precisazione in merito alle scuole con lingua d’insegnamento
slovena, che contempla tutti i provvedimenti approvati dal
Governo a riguardo anche di questioni tralasciate dalla relazione stilata dal comitato consultivo del Consiglio d’Europa.
Ora il documento passerà al vaglio del Comitato dei ministri del consiglio d’Europa, che emetterà una risoluzione
contenutistica sulla relazione e proporrà opportuni provvedimenti al Governo italiano. Probabilmente la questione verrà
esaminata nei prossimi mesi.
(Primorski dnevnik, 14. 8. 2016)
REGIONE
Impegno per uno sloveno in Parlamento
Debora Serracchiani con i rappresentanti della minoranza
«Nel mio ruolo di presidente della Regione ritengo doveroso ascoltare con attenzione le istanze che mi vengono presentate dalla comunità slovena in Friuli-Venezia Giulia e fare
del mio meglio affinché gli sloveni in Italia abbiano una propria rappresentanza in Parlamento, così come l’hanno sempre avuta». Lo ha dichiarato la presidente del Friuli Venezia
Giulia Debora Serracchiani a margine dell’incontro tenutosi
lo scorso 23 agosto a Trieste con Walter Bandelj e Rudi Pavšič, i
presidenti delle due maggiori organizzazioni slovene in Italia,
ovvero la Confederazione delle organizzazioni slovene / Svet
slovenskih organizacij-Sso e l’Unione economica culturale e
slovena / Slovenska kulturno-gospodarska zveza-Skgz. Alla
riunione hanno preso parte anche l’assessore regionale alla
Cultura Gianni Torrenti e la presidente del Comitato paritetico
istituzionale per i problemi della minoranza slovena Ksenija
Dobrila.
Gli esponenti della comunità slovena hanno espresso la
loro preoccupazione, sostenendo che la nuova legge elettorale, detta Italicum, riduca le possibilità di elezione di un candidato di nazionalità slovena al Parlamento. Questo aspetto
- secondo Pavšič, Bandelj e Dobrila - contrasta con le disposizioni della legge di tutela per la minoranza slovena (38/2001).
L’articolo 26 della norma, infatti, dispone che le leggi elettorali
dettino disposizioni per favorire l’accesso alla rappresentanza
di candidati appartenenti alla minoranza slovena.
«L’articolo 4 dell’Italicum - ha precisato Serracchiani durante l’incontro - stabilisce chiaramente che uno dei collegi
plurinominali è costituito in modo tale da favorire la rappresentanza dei candidati di espressione della minoranza linguistica slovena. Questa forma di garanzia, ovviamente, non dà
la massima certezza di elezione, ma bisogna rilevare che questa sicurezza non era espressa in nessuna legge elettorale».
A questo proposito Torrenti ha ricordato che la presenza
di esponenti politici sloveni a Roma è sempre stata garantita
dalla volontà e dalla disponibilità dei singoli partiti a inserire
nelle proprie liste un candidato sloveno e mai da precise disposizioni di legge.
La Regione - hanno poi aggiunto la presidente e l’assessore
- non ha la possibilità di incidere sugli strumenti già adottati
dal Parlamento nazionale, evidenziando come le diverse disposizioni per il Trentino - Alto Adige derivino da accordi internazionali ben precisi e da contesti legislativi e demografici
non comparabili con il Friuli Venezia Giulia.
Tuttavia, durante l’incontro è emersa la volontà comune a
rivedere il ruolo delle minoranze linguistiche in regione. «Ci
è giunta questa richiesta che riteniamo interessante e doverosa» ha commentato Torrenti. «L’Amministrazione regionale
comprende appieno questa esigenza visto il riassetto istitu-
zionale in atto in Friuli Venezia Giulia. Intendiamo dunque
lavorare a nuove modalità che garantiscano sia la presenza
numerica che qualitativa degli sloveni negli organismi istituzionali».
ARC/PV/ppd
(www.regione.fvg.it)
REGIONE
Comunità slovena, soggetto propulsore
a vantaggio dell’area transfrontaliera
Il promemoria consegnato dalla comunità slovena
alla presidente della Regione Fvg, Serracchiani
In un periodo nel quale è in atto un lodevole sforzo da parte del Governo per riorganizzare e riformare lo Stato italiano,
sarà probabilmente necessario rafforzare ulteriormente il
ruolo della nostra Regione per la sua specialità e le sue peculiarità. In questo contesto andrebbe rivisto anche il ruolo
delle minoranze linguistiche qui presenti, riformulando in
chiave più avanzata e moderna quello che potremmo definire il laboratorio dì convivenza plurilingue del Friuli Venezia
Giulia. Tale rivisitazione andrebbe contestualizzata anche con
il nuovo scenario europeo, laddove la nostra Regione si sta
finalmente riappropriando della centralità andata perduta
nel 900, secolo nel quale la nostra terra è stata perlopiù caratterizzata da conflitti e guerre Ed è in questo contesto che la
minoranza linguistica slovena del Friuli Venezia Giulia vuole
porsi sempre più come soggetto propulsore sia nel campo
culturale che in quello turistico ed economico, a vantaggio
di tutto il territorio dell’area transfrontaliera. Non possiamo,
però, negare che, a fronte di questa chiara volontà, ci siano
ancora delle remore, d’altronde caratteristiche di ogni comunità minoritaria, che andranno quanto prima superate con
un più puntuale e regolare confronto tra il governo regionale
e i vertici della nostra minoranza.
Proprio per questa volontà e desiderio di un’interazione
propositiva riteniamo possa essere utile presentarLe alcune
criticità per le quali il governo regionale potrebbe trovare le
soluzioni adeguate; si tratta perlopiù di mera attuazione delle
norme esistenti in particolare della legge regionale 26/2007,
nonché di quella nazionale 38/2001, come ad esempio l’art.
10 sul bilinguismo visivo (regolato dai decreti del Presidente della Regione), laddove i soggetti attuatori sono anche
di competenza regionale (Autovie Venete, Fvg Strade ... ). Si
segnala, inoltre, che si è tutt’ora in attesa della costituzione
dell’Ufficio centrale per la lingua slovena, istituito con l’art
4, comma 41 L.R. n.34/2015, il quale dovrebbe assumere il
coordinamento delle attività per l’uso pubblico della lingua
slovena (art. 8 della legge di tutela), raccordandosi con gli interventi con le Uti, con i comuni perimetrati e in un rapporto
sinergico con i concessionari dei servizi pubblici nonché con
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 3
le pubbliche amministrazioni. Sulla piena attuazione della LR
26/2007 va rimarcato che ancora oggi rimane lettera morta
l’art. 21 (Fondo regionale per la minoranza linguistica slovena), che dovrebbe sostenere specifiche attività in particolare
nel settore dell’istruzione e nel campo della collaborazione
interculturale, nonché supportare la fondamentale opera di
manutenzione delle sedi culturali.
Rimane poi il nodo molto complicato e complesso dell’attuazione dell’art. 26 – disposizioni in materia elettorale - della
legge di tutela 38/2001 (a rappresentanza negli organi elettivi (quali il Consiglio regionale), riguardante l’elezione dei
rappresentanti appartenenti alla minoranza linguistica slovena nel Senato della Repubblica e nella Camera dei deputati,
sottoposti proprio in questi mesi al processo di riforma del
sistema costituzionale ed elettorale, che porterebbe alla quasi certa esclusione del rappresentante sloveno nel consesso
nazionale. Questa ipotesi, d’altronde molto reale, rappresenterebbe un duro colpo per la minoranza linguistica slovena
in Italia, che rimarrebbe per la prima volta dalla costituzione
della Repubblica d’Italia senza un proprio rappresentante nel
più importante organo elettivo nazionale.
Pur considerando che la Costituzione italiana, a differenza
di quella slovena e croata, non garantisce un rappresentante
parlamentare alle singole minoranze linguistiche nazionali,
riteniamo che questo possibile/probabile vulnus non potrà
non essere interpretato come elemento di grave disattenzione e sottovalutazione da parte dell’attuale maggioranza nei
confronti della minoranza linguistica slovena del Fvg. Tanto
più grande sarà il disagio e inevitabili le conseguenze politiche, rispetto a quanto è stato finora stato il pluridecennale
connubio tra le forze di centrosinistra e la nostra minoranza.
Riteniamo pertanto che debba essere percorsa ogni possibile via per scongiurare questo pericolo ed in ultima istanza
facciamo appello a Lei affinché sia la coalizione politica che
maggiormente ci rappresenta ad assumersi l’onere e l’onore
di garantirci il diritto di tribuna ai sensi delle norme di tutela
sopracitate.
In questo modo ancche la nostra regione, il Friuli Venezia
Giulia, manterrà quella significativa rappresentanza parlamentare, che la contraddistingue dalla propria nascita.
Skgz, Sso
Comitato istituzionale paritetico
per la minoranza slovena
REGIONE
Corsi in lingua slovena
nella formazione professionale
L’annuncio dell’assessore Loredana Panariti
L’Istruzione e Formazione professionale (IeFp) in Friuli-Venezia Giulia potrebbe arricchirsi di nuovi corsi in lingua sloveSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 4
na. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore al Lavoro
e alla formazione Loredana Panariti, ha infatti introdotto la
possibilità di attivare, già nell’anno formativo 2016/2017, 4
percorsi formativi con docenze in sloveno.
L’iter sarà avviato dalla direzione centrale Lavoro e formazione dell’amministrazione regionale, attraverso un avviso
diretto a Effe.Pi, l’associazione temporanea di organismi formativi accreditati dalla Regione, ovvero ai soggetti che già
propongono corsi di istruzione e formazione professionali in
sloveno per i giovani di età inferiore ai 18 anni.
La predisposizione dei percorsi formativi, tuttavia, è assoggettata al minimo di 8 iscritti. Si tratta di una soglia più bassa
rispetto a quanto stabilisce la normativa vigente, ma è una
deroga introdotta con la legge regionale 33/2015 (collegata alla manovra di Bilancio 2016-2018), in base alla quale le
iniziative IeFp devono tener contro delle esigenze della minoranza slovena per la salvaguardia delle sue caratteristiche
etniche e culturali. Considerando, dunque, che la sostenibilità
economica dei percorsi è assicurata con la presenza di almeno 12 allievi, l’amministrazione regionale mette a disposizione un finanziamento integrativo per colmare il gap che si creerebbe nel caso in cui il numero di iscritti fosse inferiore alla
soglia di sostenibilità.
«Esprimo la mia soddisfazione – dichiara Panariti – sulla
possibilità che venga garantita l’istruzione e formazione professionale in lingua slovena superando il problema del numero degli iscritti che poteva bloccare l’attivazione dei corsi».
Arc/Pv/Ep
www.regione.fvg.it
NABREŽINA - AURISINA
Adesione all’Unione intercomunale
in cinque minuti
In tutto cinque minuti e il comune di Duino Aurisina-Devin
Nabrežina è entrato nell’Uti Giuliana. La seconda seduta del
Consiglio comunale per l’approvazione dello statuto e dell’atto costitutivo della nuova unità amministrativa nella zona di
Trieste-Trst è stata per così dire quasi una formalità.
Non c’è stata una nuova discussione in merito alla questione che ha per quasi due anni amareggiato la vita dei leader
del Comune, perché tutto era – con grande difficoltà – già
stato detto prima. La votazione con secondo esito positivo
è avvenuta come da aspettative. Nove consiglieri sono stati
favorevoli alla delibera di ingresso nell’Uti, cinque contrari
(tutti, come già il giorno prima, di centrodestra, solo che Giorgio Ret non era presente, ma ha votato Silvia Jurman Bencich
(assente il giorno precedente), due, invece, si sono astenuti:
Francesco Foti (movimento Possibile) e Maurizio Rozza (Sel).
M. K.
(Primorski dnevnik, 14. 9. 2016)
MUGGIA - MILJE
Il sindaco Laura Marzi:
SLOVENSKA SKUPNOST
UNIONE SLOVENA
insieme possiamo migliorare i servizi
Gabrovec sull’ingresso dei Comuni nell’Uti
Martedì 13 settembre anche a Muggia-Milje il consiglio comunale ha, di fatto, confermato il risultato del voto del giorno
precedente per l’ingresso nell’Unione intercomunale. Non
essendo stavolta necessaria la maggioranza dei due terzi, il
comune di Muggia ha approvato come sesto e ultimo della
provincia di Trieste-Trst (solo poche ore dopo quello di Duino
Aurisina-Devin Nabrežina) lo statuto dell’Uti Giuliana.
Anche la maggioranza di centrosinistra ha votato compatta
per l’ingresso nell’Uti (12 voti, il consigliere Marco Finocchiaro
era assente per motivi di lavoro); l’opposizione ha, invece, votato unitamente contraria (6 voti, erano assenti i consiglieri di
Forza Muggia, Giulia De Marchi e Andrea Mariucci). Il sindaco
di Muggia, Laura Marzi, è riuscita, quindi, a fare ciò che non ha
fatto il suo predecessore Nerio Nesladek: durante la votazione sull’Uti alcuni mesi fa, la sua maggioranza aveva provato
un doloroso tracollo.
Marzi si è detta soddisfatta: «Nell’Uti facciamo il nostro ingresso per ultimi, la maggioranza in consiglio comunale ha
di nuovo votato compatta. Ora inizia un nuovo capitolo», ha
commentato. Laura Marzi è convinta che l’Uti sia uno strumento utile per il miglioramento dei servizi comunali: «La collaborazione con gli altri comuni sarà basata su convenzioni;
l’Uti porta con sé anche un non trascurabile afflusso di contributi. Col comune di San Dorligo della Valle-Dolina abbiamo
già una buona collaborazione, dobbiamo però introdurre un
comune distretto socio-sanitario operativo. A ogni modo ci
attende ancora molto lavoro; tutti noi sindaci dobbiamo, ora,
rimboccarci le maniche».
Dell’esito della votazione è soddisfatta anche l’assessore
di lingua slovena Mirna Viola. «È bene che siamo anche noi
nell’Uti, così da collaborare con più facilità coi restanti comuni, soprattutto con quelli più piccoli. Col comune di San Dorligo, in verità, già collaboriamo; sarà ora possibile consolidare
questo ulteriormente», ha detto sottolineando, inoltre, che
sia la maggioranza sia l’opposizione del consiglio comunale
di Muggia si sono trovate in disaccordo col metodo scelto
dall’amministrazione regionale per l’attuazione della riforma
delle autonomie locali.
Il 21 settembre si riunirà l’assemblea dei sindaci, che dovrà
anzitutto eleggere il nuovo presidente, visto che il finora in
carica Roberto Cosolini ha perso la poltrona di sindaco. Dopodiché sarà modificato lo statuto, specie perché accanto a
Trieste e Sgonico-Zgonik hanno fatto il loro ingresso tutti e
quattro i restanti Comuni. Probabilmente si parlerà anche del
rapporto di forze tra il Comune di Trieste e quelli circostanti,
che richiedono determinate garanzie.
«I consigli comunali di Monrupino-Repentabor e di Duino
Aurisina-Devin Nabrežina hanno, con l’ingresso nell’Uti di
Trieste, dimostrato grande senso di responsabilità rispetto
agli interessi dei propri cittadini e lungimiranza politica, nonché, al tempo stesso, fiducia nell’amministrazione regionale»,
ha dichiarato il consigliere regionale dell’Unione slovena-Ssk
Igor Gabrovec. Alla Regione, quindi, spetta l’obbligo di accettare la proposta di nuova divisione delle funzioni amministrative della nascente Unione, espressa all’unanimità da
tutti i sindaci della provincia di Trieste. I sindaci dei comuni
hanno trasmesso il documento alla presidente Serracchiani
e all’assessore Panontin già il 2 settembre, il quale prevede
l’amministrazione comune esclusivamente di cinque servizi
strategici; tutto il resto sarebbe, invece, regolato da convenzioni tra i comuni.
«La riforma delle autonomie locali è stata modificata e
completata in consiglio regionale oltre dieci volte e per farlo
sono state necessarie una paziente costanza e la conduzione
di trattative soprattutto all’interno della coalizione di maggioranza. Sono sempre dell’opinione che le unioni di comuni sarebbero più efficaci e funzionali se venissero forgiate secondo il principio dell’adesione volontaria e della libera trattativa
con riguardo al modo di collegamento e amministrazione
dei servizi. Anche l’ultima richiesta comune dei sindaci della
zona di Trieste non fa che confermare il primo documento
dei comuni del circondario, che hanno proposto un’Unione
delle piccole amministrazioni separata da Trieste. Dopotutto
la oggi nascente Uti Giuliana è, de facto, anche molto simile a
questo», ha concluso Gabrovec.
(Primorski dnevnik, 14. 9. 2016)
A.F:
(Primorski dnevnik, 14. 9. 2016)
UDINE - VIDEN
Le comunità etniche e linguistiche
fondamento dell’autonomia del FVG
Incontro tra Società Filologica Friulana
e Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso
La Società Filologica Friulana e lo Confederazione delle
organizzazioni slovene-Sso condividono molti valori che
danno senso e guidano le loro attività sul territorio regionale.
Tra questi sono di particolare importanza il mantenimento
e l’implementazione del patrimonio culturale, linguistico ed
etnico, l’attenzione alle realtà locali che sono la base della
specialità e della tradizione cristiana. Anche su queste fondamenta è necessario concentrare gli sforzi comuni per l’autoSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 5
nomia regionale e per la future politiche di sviluppo nel contesto centro-europeo ed europeo, di cui da sempre il popolo
friulano e quello sloveno fanno parte. Questi sono in sintesi i
contenuti fondamentali dell’incontro tra i vertici della Società
Filologica Friulana e della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso che si è svolto venerdì 2 settembre 2016 a Udine. Per la Filologica erano presenti il presidente, Federico Vicario, il vicepresidente per il Friuli orientale, Renzo Medeossi, e il
direttore, Feliciano Medeot. La Sso, invece, era rappresentata
dal presidente regionale, Walter Bandelj e dai membri del comitato esecutivo Ivo Corva, Filip Hlede ed Anna Wedam.
L’argomento principale dell’incontro, introdotto dai due
presidenti, è stata la valorizzazione delle prerogative linguistiche ed etniche nei vari aspetti sociali, dall’uso delle lingue
minoritarie sulle insegne pubbliche ai programmi scolastici.
Gli intervenuti hanno auspicato una maggiore sensibilità e
disponibilità da parte delle istituzioni pubbliche regionali e
provinciali verso una coerente applicazione delle norme di
tutela statali e regionali vigenti.
È stato anche evidenziato che in futuro sarà utile intraprendere iniziative comuni in rapporto con la Regione e con
Roma, considerato anche che ultimamente si prediligono
iniziative nazionali ed internazionali rispetto all’ambito locale. Dal punto di vista amministrativo, inoltre, preoccupano le
nuove riforme che non tengono conto della realtà sul territorio, come sta accadendo per le banche di credito cooperativo, nonché comuni e province.
I rappresentanti della Filologica e della Sso hanno anche
analizzato l’aspetto riguardante le nuove regole per i bilanci
degli enti pubblici. Quanto disposto per la spesa e la rendicontazione è caratterizzato da una notevole rigidità, che rende reale il pericolo di perdita delle risorse e la loro restituzione
allo Stato. La Filologica Friulana e la Sso condividono anche i
valori cristiani, che si concretizzano nella Chiesa locale. In questo senso è estremamente importante che anche nell’ambito
ecclesiale, nella liturgia e nella pastorale, vengano valorizzate
le specificità linguistiche ed etniche.
L’incontro si è concluso con il proposito di preparare un
documento comune, sulla cui base sviluppare e rafforzare la
futura collaborazione tra le due organizzazioni.
(Comunicato stampa Sso)
IN MEMORIAM
Carlo Azeglio Ciampi e la minoranza slovena
Dopo la scomparsa del presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi è stato scritto ed evidenziato soprattutto del suo patriottismo e dell’attaccamento al tricolore,
meno il fatto che abbia attraversato a piedi mezza penisola
apenninica per unirsi ad altri antifascisti nell’esercito del Sud,
che era parte della Resistenza. Mi sia quindi concesso di citare solo alcuni episodi che testimoniano il rapporto di Ciampi
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verso la comunità slovena.
Il primo contatto che ho avuto con lui risale agli anni della
crisi della Banca di Credito triestina-Tkb. Ciampi era all’epoca
governatore della Banca d’Italia. L’allora segretario di Rifondazione comunista, Sergio Garavini, ex sindacalista della Cgil,
mi disse di conoscere bene Ciampi. Quest’ultimo, infatti, non
nascondeva il suo orgoglio di essere iscritto a un unico sindacato, quello degli impiegati bancari della Cgil.
Contattammo Ciampi telefonicamente e lui ci indirizzò agli
uffici bancari di vigilanza. Il secondo contatto era sempre dovuto alla Tkb, ma allora Ciampi era già ministro del Tesoro nel
Governo Prodi. Prestò ascolto alle nostre difficoltà e ci indirizzò al capo di gabinetto prof. Draghi, il quale fu implacabile.
Passarono circa dieci anni dall’approvazione della legge
sull’editoria, nel cui testo abbiamo inserito un articolo specifico per il Primorski dnevnik. Si verificò qualche intoppo, emersero le prime critiche e richieste di modificare la legge. Inoltre
temevamo che gli organi dell’Unione Europea contestassero
questi sostegni alle imprese. Così insieme a Miloš Budin proposi che venisse istituito un fondo di bilancio specifico per la
stampa minoritaria.
Chiesi al ministro comunista Katia Belillo di mettersi in contatto con il ministro del Tesoro, Ciampi, per verificare se questi
fosse d’accordo sull’istituzione di un fondo autonomo per la
stampa minoritaria. L’on. Belillo scrisse anche una lettera ufficiale al ministro Ciampi, che rispose dopo pochi giorni. Oltre
ad approvare la proposta, Ciampi era disposto a versare nel
fondo 20 miliardi di lire l’anno. La proposta trovò il consenso
anche dei parlamentari dell’Unione valdostana Union Valdotaine e del Svp. Putroppo non ci furono ulteriori sviluppi
perché non c’era unità d’intenti tra i vertici della comunità
slovena.
Passarono gli anni e Ciampi divenne Presidente della Repubblica nel periodo in cui il Parlamento concludeva la discussione sulla legge di tutela. I tempi erano stretti. Mancavano poche settimane, infatti, allo scioglimento del Parlamento
e all’indizione di nuove elezioni. La legge di tutela era al vaglio
del Senato quando alcuni giorni prima di San Valentino (la
legge fu approvata il 14 febbraio del 2001) il suo presidente
Nicola Mancino colse nel testo un’incongruenza sulla successione delle date. Se avessero dovuto inserire la correzione
necessaria la legge sarebbe dovuta tornare al vaglio della
Camera dei deputati e non ci sarebbe stato il tempo utile alla
sua approvazione, vanificando così tutti gli sforzi profusi.
Mancino chiamò il Quirinale e si consultò con Ciampi, che
avrebbe dovuto promulgare il testo di legge. Dopo aver
ascoltato attentamente, Ciampi disse a Mancino di correggere le date a mano e che avrebbe sottoscritto la legge ignorando gli errori. Disse che per l’approvazione della legge sui
diritti della minoranza slovena aveva dato la parola ai vertici
sloveni e che non aveva intenzione di rinnegarla a causa di
mere formalità.
Stojan Spetič
(Primorski dnevnik, 17. 9. 2016)
CIVIDALE - ČEDAD
Anna Wedam presidente provinciale dello Sso
La Confederazione delle organizzazioni slovene
ha eletto l’operatrice culturale di Ugovizza
La seduta del comitato esecutivo della Confederazione
delle organizzazioni slovene-Sso di mercoledì 7 settembre
si è aperta a Cividale nel ricordo del defunto mons. Dionisio
Mateucig. Il presidente Walter Bandelj ha ricordato l’inestimabile opera di Mateucig dal punto di vista religioso e etnico
e ha espresso la speranza che la sua eredità venga tenuta in
considerazione nelle decisioni che riguardano il futuro della
parrocchia di Camporosso/Žabnice e del santuario mariano
di Lussari/Svete Višarje. Nel seguito della riunione il comitato esecutivo ha confermato all’unanimità il cambiamento
nell’ambito del direttivo provinciale della Sso, con cui Anna
Wedam ha accettato la carica di presidente provinciale. Riccardo Ruttar, che ha finora ricoperto la carica, ha, infatti, chiesto di essere sostituito per motivi personali. Con l’elezione di
una slovena della Valcanale la Sso ha inteso dimostrare attenzione per la comunità etnica slovena lì residente e sostegno
ai suoi sforzi per la risoluzione definitiva dell’ancora aperta
questione dell’insegnamento dello sloveno. I membri del
comitato esecutivo della Sso hanno, inoltre, discusso anche
più nello specifico dell’istruzione trilingue in Valcanale; della
lettera del presidente dell’Istituto per l’istruzione slovena-Zavod za slovensko izobraževanje Igor Tull, in cui si richiama
l’attenzione sul problema del finanziamento dello scuolabus
per la scuola bilingue di San Pietro al Natisone/Špietar e della
futura assegnazione degli spazi della Comunità montana a
San Pietro al Natisone, che sono stati parzialmente realizzati
con contributo della legge 38/2001.
Il presidente Walter Bandelj ha riferito ai membri del comitato esecutivo presenti in merito all’incontro con la presidente della Regione Debora Serracchiani, cui ha partecipato insieme alla presidente del comitato paritetico Ksenija Dobrila
e al presidente dell’Unione culturale economica-Skgz, Rudi
Pavšič. Il comitato esecutivo della Sso ha espresso sostegno
allo sforzo comune per giungere alla conferma di un rappresentante della minoranza slovena nel Parlamento italiano. In
forza della nuova legge elettorale e della riforma del senato,
tale presenza è fortemente a rischio e questo è inaccettabile sia per la comunità etnica slovena sia in rapporto alle relazioni di buon vicinato e di collaborazione transfrontaliera
con la Repubblica di Slovenia. Il comitato esecutivo ha anche
confermato la posizione del presidente Bandelj circa il fatto
che l’Italia debba dare attuazione all’articolo 26 della legge
di tutela 38/2001. A riguardo, la soluzione più adatta sarebbe di rappresentanza garantita. Il rappresentante sloveno al
Parlamento italiano non può, comunque, diventare in nessun modo argomento di mercanteggio politico o partitico,
perché da ciò sarebbe enormemente danneggiata proprio
la comunità etnica slovena.
Il comitato esecutivo della Sso ha, inoltre, preso conoscenza degli sviluppi nei preparativi al 40° anniversario dell’istituzione in organizzazione confederativa, che sarà celebrato il
prossimo 16 dicembre.
(Comunicato stampa Sso)
TRIESTE - TRST
L’associazione Projekt
per rafforzare i rapporti tra Sso e Skgz
Incontro delle due organizzazioni di raccolta con l’Unione
dei circoli sportivi sloveni, l’Istituto per la cultura slovena
e le associazioni culturali
L’istituzione dell’associazione Projekt rappresenta un ulteriore passo in avanti verso la collaborazione tra la Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso e l’Unione culturale
economica slovena-Skgz. Lo hanno evidenziato i presidenti
delle due organizzazioni di raccolta della minoranza slovena,
Walter Bandelj e Rudi Pavšič, che lo scorso 3 agosto hanno
ricevuto i dirigenti dell’Unione dei circoli sportivi sloveni in
Italia, dell’Unione dei circoli culturali sloveni, dell’Unione culturale, dell’Unione culturale cattolica slovena e dell’Istituto
per la cultura slovena di San Pietro al Natisone.
Ma che cosa è l’associazione Projekt? Si tratta di un’organizzazione temporanea (presieduta da Tomaž Ban), che parteciperà ai bandi per i progetti europei e distribuirà i fondi in
eccesso dal bilancio statale di quest’anno. In ballo ci sono 590
mila euro per le cosiddette organizzazioni slovene primarie
(in totale sono 21) e 300 mila euro per il mantenimento delle sedi dei circoli e delle case di cultura. In merito al bilancio
regionale recentemente approvato, Bandelj e Pavšič hanno
espresso una certa delusione in merito al fatto che il fondo
per gli sloveni del Friuli Venezia Giulia sia rimasto anche in
questa posta di bilancio senza risorse, il che significa che rsta
solo sulla carta. Il primo e ultimo che ha stanziato finanziamenti su questo fondo è stato Riccardo Illy. Da allora sono
trascorsi oltre dieci anni.
Alla riunione con le associazioni attive in ambito sportivo
e culturale è emersa la convinzione che la collaborazione tra
Sso ed Skgz non debba limitarsi alle questioni economiche,
ma debba estendersi anche ai contenuti. Entro l’anno, il ritardo è dovuto ai numerosi impegni, le due organizzazioni
slovene di raccolta festeggeranno insieme il 25° anniversario
dell’indipendenza della Slovenia.
Per il prossimo anno (forse a inizio maggio) Skgz e Sso stanno pensando ad una manifestazione più ampia e di richiamo in piazza Europa davanti alla stazione ferroviaria di Nova
Gorica. La manifestazione ricorderà l’ingresso della Slovenia
nell’Unione Europea e lo spirito europeo, che dovrebbe unire questo nostro spazio. Nel Goriziano, che un tempo era un
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esempio di collaborazione, questo purtroppo non accade
più. Secondo Skgz e Sso la responsabilità è degli amministratori pubblici su entrambi i versanti del confine.
Ma Bandelj e Pavšič ripongono molte aspettative nell’inaugurazione, il prossimo autunno, del monumento ai caduti di
Doberdò del Lago. Sso e Skgz con la Provincia di Gorizia hanno patrocinato il monumento, sorto su iniziativa del Comune
e del Kulturni dom di Gorizia. All’inaugurazione è stato invitato anche il presidente sloveno, Borut Pahor. «Sarebbe bello –
ha detto Pavšič - se ci fosse anche il presidente italiano, Sergio
Mattarella. Ma non ci sarà. Dal momento che ha declinato
l’invito alla vicina cerimonia per il centenario dell’arrivo dell’esercito italiano nella Gorizia austroungarica, era improbabil la
sua partecipazione a Doberdò».
Sandor Tence
(Primorski dnevnik, 4. 8. 2016)
LJUBLJANA
Rudi Pavšič presidente della Commissione
del Consiglio programmatico Rtv Slovenia
La Commissione si occupa degli sloveni nei Paesi confinanti
Rudi Pavšič è il nuovo presidente della Commissione per i
contenuti di programmazione dell’emittente radiotelevisiva
Rtv Slovenia, rivolta agli sloveni nei Paesi limitrofi. Pavšič, che
già presiede l’Unione culturale economica slovena e il coordinamento minoritario sloveno Slomak, è stato eletto all’unanimità lo scorso 15 settembre a Lubiana. Alla seduta, introdotta
dal presidente del Consiglio di programmazione della Rtv,
Miran Zupanič, sono intervenuti anche il facente funzione
del direttore generale di Rtv Slovenija, Marko Filli, il direttore
di Radio Slovenia, Miha Lampret, e la direttrice dell’emittente
televisiva Slovenija, Ljerka Bizilij.
Dopo l’elezione Pavšič ha sottolineato la necessità che la
commissione continui a prodigarsi e ad operare affinché
venga conferito spazio alla problematica minoritaria sia nella
programmazione radiofonica che in quella televisiva. I problemi degli sloveni nei Paesi confinanti devono diventare
parte integrante della programmazione di entrambi i media
nazionali ed è necessario impegnarsi affinché l’area di confine trovi la propria giusta dimensione e il proprio ruolo.
Nel corso della seduta Filli, Lampret e Bizilij hanno illustrato le peculiarità fondamentali della strategia di sviluppo di
Rtv Slovenija. I componenti della Commissione, di cui fanno
parte anche lo sloveno di Carinzia Janko Malle e il presidente
dell’Unione degli italiani, MaurizioTremul, hanno sottolineato
la necessità di evidenziare ulteriormente, nelle strategie base
dell’emittente nazionale, il ruolo e l’attenzione per la comunità nazionale slovena, che risiede in Italia, Austria, Ungheria
e Croazia. Si tratta di questioni che verranno ulteriormente
approfondite nel corso della prossima seduta della CommisSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 8
sione, che probabilmente il presidente Pavšič convocherà a
metà ottobre, prima della seduta generale del Consiglio programmatico di Rtv Slovenija, al quale spetta l’approvazione
dei documenti programmatici.
(Primorski dnevnik, 17. 9. 2016)
CARSO - KRAS
Jolka Milič cittadina onoraria di Sežana
Riconoscimento alla poetessa e traduttrice
Nell’ambito dei festeggiamenti annuali del Comune di
Sežana, che ricorrono ogni anno in memoria dell’arrivo delle
truppe partigiane a Gornja Banica il 28 agosto 1941 e dell’inizio della rivolta organizzata contro l’occupatore, nella propria
seduta solenne il consiglio comunale di Sežana ha consegnato i riconoscimenti del Comune. Anche quest’anno nella casa
di cultura Kosovelov dom si è riunito un numeroso pubblico,
intervenuto soprattutto per dare la mano a Jolka Milič, cittadina onoraria di quest’anno. Ma una malattia ha, purtroppo,
trattenuto a letto la premiata e così a ritirare il titolo onorifico
a suo nome è stata Magdalena Svetina Terčon, direttrice della
biblioteca di Sežana Kosovelova knjižnica.
A cinque anni dalla proclamazione a cittadino onorario di
Viktor Saksida, preceduto dall’accademico Ciril Zlobec nel
2000, questo prestigioso riconoscimento è, quindi, finito
quest’anno nelle mani della traduttrice, poetessa e pubblicista Jolka Milič, che col suo lavoro è ambasciatrice non solo
della cultura di Sežana e del Carso, ma anche di quella slovena
nello spazio europeo. Il titolo onorifico le giunge per i meriti
nel campo della creatività traduttiva, letteraria e pubblicistica
in ambito sloveno e europeo. In calce alla relativa proposta
si sono firmate ben otto istituzioni culturali. Tra esse la principale promotrice è stata la biblioteca Kosovelova knjižnica,
la cui direttrice, che è anche poetessa e presidente dell’associazione di letterati della Primorska «Združenje književnikov
Primorske», ha ritirato l’attestato.
Il premio del Comune di Sežana quest’anno è andato alla
direttrice della scuola elementare di Dutovlje, Doris Orel, che
ha intrapreso e concluso il proprio percorso professionale,
dopo 41 anni di lavoro determinato e solerte nel mondo
dell’istruzione, alla scuola elementare di Dutovlje. A ricevere il
riconoscimento del Comune di Sežana per il mantenimento
del patrimonio culturale in pietra nella natura del Carso sono
stati due amici d’infanzia, legati dall’amore per le costruzioni
in muro a secco. Si tratta di Vojko Ražem di Basovizza-Bazovica e Boris Čok di Lokev. Allo scalpellino Gabrijel Jeram di Štorje
è andato, invece, il riconoscimento Srečko Kosovel per la sua
inestimabile raccolta di rocce e per il mantenimento della
tradizione degli scalpellini. La sua raccolta di rocce, che ha iniziato un quarto di secolo fa, comprende oltre 150 esemplari
e al momento rappresenta la più grande raccolta di rocce del
Carso, che comprende anche rocce da diverse zone del mondo. A conferire i riconoscimenti del Comune e i premi sono
stati il sindaco di Sežana, Davorin Terčon, che nell’occasione
ha anche illustrato i successi del comune nell’ultimo anno, e il
presidente della Commissione per le tematiche di mandato,
le elezioni e le nomine, Črtomir Pečar.
Jolka Milič purtroppo non ha potuto essere presente sul
palco a Sežana. Ha, quindi, mandato una lettera di scuse e di
ringraziamento. Dice di non essere simile a Boris Pahor, con
cui si è congratulata per l’alto numero di compleanni festeggiato. Nella lettera ringrazia per la fiducia dimostrata nel suo
lavoro e per l’empatia, ma, col suo sarcasmo, fa notare agli organizzatori che dovrebbe esistere un regolamento che preveda cosa possono e non possono fare ovvero quali sono i
diritti e i doveri dei cittadini onorari.
Nell’ambito del programma culturale della seduta solenne si sono esibiti i giovani cantanti della scuola elementare
di Dutovlje, che hanno spinto alle lacrime la loro direttrice di
lungo corso Doris Orel, premiata col riconoscimento del Comune; il trio Veles (Nika Solce, Boris Magdalenc e Šemsudin
Dino Džopa) con poesie di Kosovel; la poetessa, scrittrice, critica d’arte e saggista Tatjana Pregl Kobe e l’attore, marionettista e cantante Danijel Malalan hanno, infine, vivacemente
reso un recital di poesia di Kosovel con traduzione in italiano.
I festeggiamenti sono proseguiti con la presentazione di
circoli, comunità locali, istituti, imprese, con una parata solenne e intermezzi culturali nonchè con una festa. Il 28 agosto
alle 17.00 in località Ocinca pri Štjaku si è tenuto un incontro
commemorativo e conviviale in memoria dell’arrivo della prima compagnia partigiana sul Carso. Oratore ufficiale è stato il
generale maggiore Ladislav Lipič, presidente dell’associazione di veterani di guerra Zveza veteranov vojne za Slovenijo.
Olga Knez
(Primorski dnevnik, 28. 8. 2016)
GORIZIA - GORICA
Vorremmo abbattere i confini
che continuano ad esserci
Nuove opportunità per l’occupazione transfrontaliera
«La difficoltà più grande con la quale ci confrontiamo è la
mancanza di fiducia, che non sorprende dal momento che
in passato ci sono stati diversi casi di sfruttamento in questo
settore. L’approccio migliora quando garantiamo ai lavoratori che disponiamo delle opportune assicurazioni, di garanzie
bancarie e che siamo iscritti nel registro del ministero del Lavoro in Italia. I nostri obiettivi mirano a fare funzionare il sistema e ridurre gli iter burocratici, nonché a promuovere la collaborazione con gli sloveni che vivono all’estero e in Italia, dal
momento che vorremmo rafforzare la fiducia tra dipendenti
e datori di lavoro. In questo contesto, infatti, vorremmo ab-
battere i confini, che continuano ad esserci», afferma Nataša
Černovec dall’agenzia occupazionale Tash.
Attualmente si tratta dell’unica agenzia occupazionale
slovena, che per la sua attività di intermediario nel settore
lavorativo nel territorio transfrontaliero in Slovenia e Italia è
iscritta nel registro del ministero del Lavoro. Questo consente
all’agenzia di fare da intermediario tra la forza occupazionale
slovena di qualsiasi Stato dell’Unione Europea nonché italiana e i datori di lavoro italiani.
«Questa è anche la nostra peculiarità. Con l’iscrizione nel
registro del ministero italiano del Lavoro siamo considerati
equivalenti rispetto alle agenzie iterinali italiane quali per
esempio Adecco o Manpower. Inoltre ai lavoratori assunti da
un datore di lavoro italiano garantiamo lo stesso stipendio e
altri benefici previsti per i lavoratori in Italia. Ci atteniamo al
contratto nazionale previsto per i singoli ambiti professionali.
In secondo luogo per il cliente rappresentiamo un risparmio
nelle spese, dal momento che in Slovenia le tasse sono solitamente inferiori», specifica Nataša Černovec.
Nonostante l’agenzia interniale Tash abbia ottenuto solo lo
scorso ottobre la licenza per operare in Italia, stanno notando
già un certo interesse a collaborare sia da parte di clienti sloveni che italiani.
«Lavoriamo con clienti sloveni che parlano italiano in tutto
il Litorale sloveno, da Bovec a Capodistria, e anche con clienti che parlano italiano, ai quali si interessano abitanti d’oltre
confine o gli sloveni in Italia. Abbiamo ricevuto la richiesta di
lavoratori della Slovenia da impiegare in Italia addirittura da
Brescia e da alcuni luoghi lontani. Solitamente indirizziamo
i lavoratori stagionali in alcuni luoghi più lontani in Italia per
un breve periodo, dove si trasferiscono temporaneamente;
mentre agli sloveni, che vivono nell’area di confine e cercano
un’occupazione per un periodo di tempo più lungo, cerchiamo di trovare lavoro più vicino, in modo di percorrere meno
di quaranta o cinquanta chilometri al giorno», sottolinea
Černovec. Aggiunge che gli sloveni godono di molta considerazione da parte dei datori di lavoro in Italia perché lavoratori diligenti ed efficenti, grazie anche all’ottima preparazione teorica e pratica che ricevono nelle scuole superiori. «La
Slovenia vanta scuole superiori ottime. Un commerciale, per
esempio, può diventare già da subito manager di commercio dal momento che dispone della preparazione adeguata.
A volte in Italia si stenta a credere che questo sia possibile».
Alla domanda su quali siano i profili professionali più richiesti dai datori di lavoro in Italia, Černovec risponde che
per brevi periodi è frequente la richiesta di operai nei settori
della meccanica fine, dell’industria chimica e del legno, ma
anche in altri settori quali la sanità e l’industria alimentare. Per
periodi di lavoro lunghi si cercano anche altri profili, quali per
esempio addetti alla reception, informatici, programmatori.
Ma ci sono differenze nella paga in Slovenia e in Italia e sono
più evidenti nel settore della produzione, per il quale è richiesta forza lavoro con un basso livello d’istruzione.
«In Slovenia purtroppo molti di questi operai ricevono paSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 9
ghe basse. In Italia la paga prevista per questa categoria è di
1400 euro lordi. A questo proposito va detto che l’operaio
impiegato tramite un’agenzia interinale slovena deve ricevere la stessa paga di quello italiano, impiegato nello stesso settore. Per questo motivo conviene lavorare in Italia», sottolinea
Nataša Černovec, che riconosce come la differenza di paga
nei profili con livello di istruzione superiore ed altro tra i due
Stati si assotigli di netto.
Fa notare, inoltre, che in Italia sta diminuendo il lavoro a
nero. «Forse questa realtà è ancora molto diffusa nel settore
dell’aiuto domestico, ma non per quei datori di lavoro che si
sono adeguati alla legge. Anche le imprese rischierebbero
molto con il lavoro a nero, dal momento che le sanzioni previste sono alte. Per questo preferiscono non rischiare e questo
vale anche per le agenzie interinali».
Ai giovani che spesso rappresentano una categoria debole nel mondo del lavoro, Černovec consiglia di interessarsi,
prima di scegliere quale percorso di studi intraprendere, su
quale sia l’orientamento dell’economia e quali i proflili professionali richiesti.
«Se preferiscono restare a casa devono prima esaminare
bene la prospettiva a lungo termine del territorio in cui risiedono. Chi dispone di un livello d’istruzione minimo dovrebbe
essere pronto ad accettare qualsiasi lavoro già da giovane per
accumulare esperienza. È infatti utopico aspettarsi di essere
assunto a tempo indeterminato già con la prima occupazione. Non è più così. Meglio trovare un impiego a tempo determinato o possibilimente avere più occupazioni diverse...
Oggi è molto importante che i giovani siano intraprendenti.
I datori di lavoro sapranno apprezzare questa dote, dal momento che cercano giovani svegli ed interessati, che vogliono emergere. È inoltre nell’interesse del datore di lavoro disporre nella propria impresa di persone capaci e affidabili».
Katja Željan
(Primorski dnevnik, 21. 8. 2016)
MILANO
«In Slovenia desideriamo
maggiori investimenti italiani»
A colloquio con Zorko Pelikan,
dirigente dell’Ufficio economico della Slovenia
A fine luglio Zorko Pelikan è diventato dirigente dell’Ufficio
economico della Repubblica di Slovenia a Milano. Pelikan,
originario di Nova Gorica, è stato console sloveno a Trieste, a
Lubiana ha diretto l’Ufficio per gli sloveni d’oltre confine e nel
mondo. Conosce quindi bene la situazione della minoranza
slovena in Italia e nel contempo la realtà italiana. Questa è la
prima intervista che ha rilasciato nel suo nuovo incarico.
Signor Pelikan, in cosa consiste il suo incarico a Milano?
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«La diplomazia economica è stata sempre una componente importante dell’attività diplomatica. Negli ultimi anni sta
diventando una delle attività prioritarie della Repubblica di
Slovenia, dei suoi dicasteri governativi e in particolar modo
del ministero agli Affari esteri e della rete delle rappresentanze estere diplomatico-consolari. L’internazionalizzazione è
diventata la forza motrice primaria dell’economia globale e
della concorrenza nel 21° secolo. Le imprese si aprono ai mercati internazionali sopratutto per trovare nuovi acquirenti dei
propri prodotti e servizi, per sfruttare meglio le proprie possibilità e fonti, ma anche per spalmare i rischi industriali su un
mercato più ampio. Con lo sviluppo delle nuove tecnologie
e la continua riduzione di barriere questo trend è destinato a
continuare anche in futuro».
Qual è la funzione principale dell’ufficio che dirige?
«Il compito fondamentale dell’ufficio economico, il cui ambito d’intervento include le regioni economicamente più sviluppate e influenti del Nord Italia, è in primo luogo sostenere
l’economia slovena nel suo processo di internazionalizzazione sul mercato italiano. Accogliamo, cioè, imprese sloveno e
le aiutiamo ad affermare le loro ambizioni economiche. Questo processo rappresenta una sfida particolare soprattutto
per le imprese piccole e medie, che non hanno un appoggio logistico proprio, come quello che possono permettersi
le grandi multinazionali. A queste realtà le rappresentanze
diplomatiche e i consolati possono garantire determinate
opportunità»
E qual è la risposta da parte delle imprese slovene?
«A noi come anche all’ambasciata a Roma e al consolato
generale a Trieste si rivolge un numero crescente di imprese
slovene, che cercano aiuto per aprirsi al mercato italiano. Notiamo che le imprese accolgono di buon grado la diplomazia
economica e sono sempre più informati su che cosa può offrire loro».
Come valuta i rapporti economici tra Italia e Slovenia?
«Slovenia e Italia hanno ottimi rapporti bilaterali sul piano politico, economico, culturale; hanno accumulato già
molte esperienze di collaborazione in ambito multilaterale.
Sono proprio gli eventi in un ambiente più ampio e l’attività
nell’ambito di organizzazioni internazionali a porci, soprattutto nell’ultimo periodo, di fronte a sfide importanti».
E quali sono queste prove?
«Se mi limito alla nostra economia, faccio riferimento alle
organizzazioni e forum già attivi quali in primo luogo la Camera di commercio sloveno-italiana, il Consiglio imprenditoriale sloveno-italiano, il forum italiano-sloveno, che con il
loro operato rappresentano un valore aggiunto all’obiettivo
comune. Quindi il cammino intrapreso insieme non è mai
completo o definitivo, ci attende una serie di sfide e di opportunità, anche quelle che ora non si possono prevedere».
Qual è il ruolo dell’economia della comunità slovena in
Italia nei rapporti economici tra gli Stati?
«Il potenziale della minoranza slovena è in linea di principio
insostituibile anche in ambito economico, ma anche in esso
la comunità slovena deve avere un approccio più deciso sul
piano della qualità, della professionalità e dell’innovazione.
Le possibilità di rafforzare i ruoli economici della comunità
slovena e naturalmente anche della comunità italiana in Slovenia sono molto ampie. Va infatti considerato che proprio
gli appartenenti alle due comunità nazionali sono buoni conoscitori della situazione negli Stati confinanti. E dobbiamo
essere consapevoli che nulla viene regalato».
ta un sostegno e un valore aggiunto all’economia. In questo
modo possiamo cercare nuovi stimoli di sviluppo anche nel
settore della moda e dell’industria tessile e in altri ancora».
In che senso?
«Soprattutto in ambito economico, dove la concorrenza è
continua, sono indispensabili preparazione e spirito di sacrificio. Da anni l’Unione regionale economica slovena riveste in
questo ambito un ruolo importante che potremmo definire
insostituibile, che può rafforzare ed arricchire».
Sandor Tence
Crede che finora la Slovenia abbia fatto abbastanza
per farsi conoscere in Italia?
«Negli anni passati è stato fatto molto per la promozione
dell’economia slovena sul territorio. Dobbiamo però essere
consapevoli che ci sono ancora molte opportunità, che è necessario creare insieme e sfruttare».
E quali sono queste priorità?
«Il Governo sloveno è consapevole dell’importanza degli
investimenti stranieri diretti e del loro apporto ad una maggiore crescita economica. Per questo motivo desideriamo
attirare in Slovenia più investimenti stranieri, soprattutto sul
piano dell’alta tecnologia e in settori con alto valore aggiunto».
A questo proposito qual è il ruolo di Milano?
«L’ufficio economico della Repubblica di Slovenia a Milano è solo uno dei passi della Slovenia nel garantire sostegno
istituzionale all’economia slovena nel Nord Italia. A Milano è
impegnato nel sostenere gli interessi della Slovenia anche il
signor Gianvico Camisasca, console onorario molto attivo».
Molte sfide per il vostro ufficio e soprattutto per voi...
«In tutti questi ambiti vedo sfide per il mio operato. Creare
opportunità per prodotti con un maggiore valore aggiunto
nell’industria, nell’agricoltura, nella produzione alimentare,
nel turismo e nella logistica. Con il suo assetto organizzativo
e la qualità che la contraddistingue l’economia slovena può
inserirsi in questi trend. A questo proposito è importante cercare un adeguato sostegno nella sfera della ricerca e dello sviluppo, del design e dell’affermazione di nuove tecnologie».
E la cultura?
«Anche la cultura con le sue creazioni artistiche rappresen-
Non è di secondaria importanza la vicinanza geografica tra Slovenia e Lombardia...
«Proprio la vicinanza geografica ad una delle regioni economicamente più sviluppate e la soppressione di tutti gli
ostacoli che potrebbero ovviare alla collaborazione economica rappresentano le condizioni che meritano di essere
sfruttate per ampliare il nostro comune benessere e la qualità
di vita. Si tratta di promuovere l’arricchimento reciproco nella
ricerca di soluzioni per migliorare il tenore di vita di tutti».
(Primorski dnevnik, 2. 9. 2016)
ITALIA - SLOVENIA
«Per noi la Lombardia è importante »
«L’Italia è per la Slovenia tra i partner più importanti nel
commercio estero. Nel 2015 l’Italia era al secondo posto nei
settori inerenti l’importanzione e l’esportazione. La collaborazione economica tra i due Stati è intensa e ramificata. Nel
2015 lo scambio commerciale tra i due Stati ammontava a
6,3 miliardi di euro, lo scambio bilaterale rappresenta il 13,4%
del complessivo scambio commerciale tra Slovenia e altri
Stati. È interessante anche il fatto che nel 2014 siano state
5711 le imprese slovene che hanno esportato i loro prodotti
in Italia, mentre ben 16.977 imprese slovene hanno importato dall’Italia», afferma Zorko Pelikan.
Anche nel settore dello scambio di servizi l’Italia è una partner importante per la Slovenia. Dai dati forniti dalla Banca di
Slovenia nel 2015 lo scambio bilaterale dei servizi ammontava a 1,2 miliardi di euro. La maggior parte dei servizi esportati
nel 2015 riguarda i settori dell’edilizia, del trasporto e della
telecomunicazione.
Tra i servizi di importazione prevalgono i viaggi, i servizi di
trasporto e di telecomunicazione. Nel 2015 l’Italia occupava il
sesto posto tra gli investitori stranieri in Slovenia, in coda dietro Austria, Svizzera, Germania, Olanda e Croazia. Già da anni
i turisti italiani occupano il primo posto nell’affluenza turistica
e nei pernottamenti tra i clienti stranieri in Slovenia.
«Con 9 milioni di abitanti la Lombardia, che è una delle regioni economicamente più sviluppate in Europa e concorre
per il 20% nel prodotto interno lordo in Italia, è un partner
molto importante per la Slovenia. Lo scambio commerciale
con la Lombardia rappresenta circa un quinto dello scambio
commerciale complessivo tra Slovenia e Italia. La regione
Lombardia è anche un investitore importante nell’economia
slovena con una quota del 10% tra tutti gli investimenti diretti italiani in Slovenia», sottolinea Pelikan.
(Primorski dnevnik, 2. 9. 2016)
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 11
LJUBLJANA
Più attenzione agli sloveni
fuori dai confini di Slovenia
Più informazioni sulla loro storia e condizione
nei programmi e nei libri d’insegnamento
Che la Slovenia dedichi maggiore attenzione agli sloveni nei paesi confinanti e nel mondo. Questo è il succo della
raccomandazione mandata al Governo sloveno dal recente
incontro sloveno globale nel venticinquesimo anniversario
della Slovenia indipendente. La raccomandazione è stata firmata da Ivan Hršak, presidente della commissione per i rapporti con gli sloveni d’oltreconfine e nel mondo della camera
bassa del parlamento sloveno.
I partecipanti all’incontro sloveno globale si aspettano,
inoltre, che la problematica degli sloveni al di fuori dei confini
della Repubblica di Slovenia venga adeguatamente inclusa
nei programmi d’insegnamento scolastici, nonché che vengano promossi escursioni specialistiche e scambi di studio
nelle zone in cui vivono gli sloveni. In questo ambito ricadono anche i corsi di lingua, cultura e arte slovene nei paesi in
cui vive la comunità etnica slovena.
Il finanziamento sistemico delle minoranze
I partecipanti all’incontro sloveno globale si aspettano che
il Governo sloveno, conformemente ai trattati internazionali
e agli accordi bilaterali, s’impegni attivamente per l’organizzazione di un finanziamento sistemico agli sloveni in Italia,
Austria, Ungheria e Croazia. I partecipanti all’incontro hanno
riscontrato con soddisfazione come la nuova dichiarazione
relativa alla politica estera della Repubblica di Slovenia titoli
adeguatamente il mantenimento e lo sviluppo della comunità slovena nei paesi vicini e nel mondo. A riguardo richiamano l’attenzione sull’utilizzo di una terminologia adeguata.
Al Governo è stato, inoltre, raccomandato di includere sistematicamente nella delineazione e implementazione delle
strategie, delle politiche e degli interventi discendenti dalla
legislazione gli sloveni al di fuori dei confini della Repubblica
di Slovenia, soprattutto gli scienziati e gli imprenditori di successo. Che in questo giochino un ruolo importante le rappresentanze diplomatico-consolari, i club d’affari e i circoli delle
comunità slovene.
Apriamo le“case slovene”
Nell’ambito del travaso di conoscenza degli sloveni al di
fuori della Slovenia andranno identificati gli sloveni di successo all’estero pronti a collaborare con la Slovenia. Sarà necessario verificare il loro interesse rispetto al coinvolgimento
nello sviluppo della Repubblica di Slovenia, nonché valutare
il successo degli attuali meccanismi di tale coinvolgimento e,
se necessario, implementarli. Conformemente al documento strategico sulla politica estera, che la Slovenia promuova
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 12
l’apertura di “case slovene” - ovvero di centri di attività degli
sloveni.
Maggiore attenzione andrà dedicata all’economia. I partecipanti al congresso sloveno globale raccomandano al Governo di creare un ambiente d’affari favorevole, in modo che
gli uomini d’affari interessati collaborino con più facilità con la
Slovenia o rinforzino la collaborazione in affari con essa.
Il ruolo importante di Agraslomak
Nel consolidamento della coscienza etnica slovena in Italia, Austria, Ungheria e Croazia giocano un ruolo importante anche le organizzazioni agricole slovene d’oltreconfine e
l’associazione Agraslomak. Nell’area menzionata, le fattorie
di proprietà slovena sono molto importanti per il mantenimento dell’identità slovena. I partecipanti all’incontro sloveno globale si aspettano anche che i redattori di Rtv Slovenija,
nel forgiare la politica di programmazione, si curino di una
migliore inclusione della tematica degli sloveni nei paesi vicini e nel mondo nei principali programmi radiotelevisivi.
(Primorski dnevnik, 5. 8. 2016)
GORNJA RADGONA
Le organizzazioni agricole delle minoranze
hanno bisogno dell’aiuto della Slovenia
Anche quest’anno a Gornja Radgona, all’appena conclusa fiera contadina «Agra», i contadini sloveni d’oltreconfine
hanno goduto di adeguata attenzione. La grande manifestazione fieristica, una delle più importanti dell’Europa centrale,
ha riservato alle minoranze slovene d’oltreconfine la giornata
d’apertura (sabato 20 agosto, ndr). Nell’ambito del previsto
programma culturale si sono esibiti gruppi dalle regioni vicine (la nostra è stata rappresentata dal Gruppo folkloristico Val
Resia). Mercoledì (25 agosto, ndr) su iniziativa del ministero
sloveno dell’agricoltura si è riunito il coordinamento agricolo
minoritario Agraslomak.
Alla seduta ha partecipato il ministro dell’Agricoltura e vicepremier, Dejan Židan, coi collaboratori più stretti, tra cui Janja
Kokolj e la segretaria di stato Tanja Strniša. A rappresentare
l’Ufficio governativo per gli sloveni nel mondo è stato Rudi
Merljak. Židan ha illustrato ai partecipanti all’incontro i principali temi della fiera Agra. Tra essi spicca soprattutto la realizzazione del Piano di sviluppo della campagna, sostenuto dalla
Slovenia e che offre, tra l’altro, concreti sostegni finanziari ai
giovani imprenditori agricoli. Židan ha sottolineato la particolare attenzione del ministero per i giovani coltivatori, in
considerazione dell’importante ringiovanimento in corso nel
settore agricolo con l’ingresso di duecento-trecento giovani
coltivatori l’anno. Alla fiera è stata evidenziata anche l’attuale
tematica della tutela del territorio come importante fattore di
sviluppo agricolo e di diversità biologica. A riguardo, il ministro ha sottolineato il significato strategico dell’attenzione del
Governo sloveno verso le minoranze e le loro attività agricole.
All’intervento introduttivo del ministro è seguita una discussione con interventi dei rappresentanti delle organizzazioni agricole slovene delle regioni attigue. Štefan Domej,
presidente dell’unione dei contadini sloveni carinziani, ha
richiamato l’attenzione sulle elezioni alla Camera dell’agricoltura e delle foreste della Carinzia. Lì ora i contadini sloveni carinziani contano tre rappresentanti e un direttore. Le elezioni
di inizio novembre sono importanti al fine di mantenere o,
eventualmente, migliorare la posizione degli sloveni nella
Camera.
Franc Fabec, presidente dell’Associazione agricoltori sloveni-Kmečka zveza, ha presentato la situazione dell’agricoltura nella regione Fvg, dove la Camera dell’agricoltura e delle
foreste non esiste, né esiste, quindi, un adeguato servizio di
consulenza. Per diversi anni l’Associazione agricoltori sloveni
là ha offerta ai propri membri, ma l’amministrazione regionale ha annullato i propri contributi e si sono ricevuti molti
meno finanziamenti anche dall’Ufficio governativo per gli
sloveni nel mondo. Fabec ha chiesto comprensione per il fatto che l’organizzazione di categoria sia costretta a ridurre corposamente la mole del proprio lavoro. In merito, la prevista
unione degli uffici dell’Associazione agricoltori sloveni e della
Confederazione italiana agricoltori a Gorizia-Gorica sarebbe
un duro colpo per l’autonomia dell’organizzazione. Dell’importanza del funzionamento del coordinamento Agraslomak ha parlato il presidente dell’associazione contadini sloveni della regione croata Gorski Kotar. I contadini sloveni in
Croazia sentono molto tale sostegno e le attività agricole si
risvegliano sempre più in quella zona. Lo stesso vale anche
per il Porabje in Ungheria, dove l’attività di fattoria didattica
di Felsőszölnök-Gornji Senik ha effetti molto positivi, ha detto
Andreja Kovacs.
Assieme ai propri collaboratori, il ministro Židan ha sostenuto con decisione gli sforzi dei contadini sloveni delle regioni vicine nella creazione di un comune spazio agricolo e
ha assicurato l’aiuto del ministero per l’agricoltura anche nel
futuro.
du
(Primorski dnevnik, 28. 8. 2016)
SLOVENIA
Si preannuncia un anno record
per il turismo sloveno
A luglio il 13 percento in più di presenze
e l’8,1% in più nei pernottamenti
Il turismo sloveno si appresta a registrare un anno record
sia in base al numero di presenze che a quello dei pernottamenti; anche i consumi turistici registrano una crescita. Nel
frattempo l’Organizzazione turistica slovena-Sto, prima dell’i-
nizio della stagione invernale, continua con intense attività
promozionali, come ha evidenziato la direttrice, Maja Pak.
«I dati statistici sul turismo in Slovenia nei primi sette mesi
di quest’anno annunciano un anno record», con queste parole il ministro allo Sviluppo economico e tecnologico, Zdravko Počivalšek, ha commentato i dati registrati da gennaio
a luglio di quest’anno che rispetto allo stesso periodo dello
scorso anno registra il 13 per cento in più di presenze e l’8,1
per cento in più di pernottamenti.
«Abbiamo registrato l’aumento del numero di arrivi e di
pernottamenti dei turisti stranieri e sloveni. I dati dimostrano
che siamo sulla buona strada», ha commentato Počivalšek.
Ha aggiunto che nel mondo la Slovenia è conosciuta come
una destinazione turistica sicura e attraente. «In futuro attraverso prodotti turistici nuovi ed innovativi cercheremo di
attirare in Slovenia una più ampia fetta di turisti nostrani», ha
aggiunto il ministro e si è detto convinto che i dati sul turismo
ad agosto saranno ancora più promettenti.
La direttrice del Sto ascrive la crescita del turismo sloveno
alle attività promozionali intensive, al chiaro status della Slovenia quale destinazione verde, attiva e sana, alle attrazioni
delle destinazioni turistiche e ai prodotti turistici innovativi.
«Il turismo sloveno non ha mai avuto così ampie ed intense
attività sui mercati esteri, quali quelle che può vantare oggi».
È anche vero che negli ultimi tempi i turisti cercano destinazioni che reputano sicure.
Sono diversi i fondi investiti per il programma della Sto,
praticamente tutte le risorse finanziarie rimanenti vengono
investite nella comunicazione – nella campagne digitali pubblicitarie, televisive e altro; sono implementati vari eventi per
esperti e aperti al pubblico, la promozione è estesa a nuovi
mercati. La promozione dev’essere sistematica e conforme
anche con quella delle destinazioni e delle agenzie. «Per
questo motivo la programmazione dello Sto è strettamente
legata all’economia, dal momento che solo così riusciamo a
definire in modo chiaro i nostri orientamenti e modalità nonché a individuare i mercati ai quali indirizzare i prodotti, ecc.»,
ha chiarito Maja Pak.
Una promozione di qualità dev’essere accompagnata da
giusti prodotti turistici, che siano innovativi e con un alto valore aggiunto. «Solo in questo modo possiamo indirizzare i
turisti, che sono disposti a maggiori investimenti. Lo sviluppo
dell’offerta è uno dei nostri obiettivi chiave nei prossimi anni»
ha ricordato Maja Pak adducendo ad esempio la ricca offerta
che campeggia nel glamping.
Prima della stagione invernale lo Sto in sinergia con l’economia turistica continua con le attività promozionali pianificate per quest’anno. «è in corso un’ampia campagna digitale
su 13 mercati, che si protrarrà fino a novembre e che riguarda
i prodotti turistici chiave», ha ricordato la direttrice dello Sto.
Vi sono poi eventi aggiuntivi: la Slovenia presenterà la sua offerta turistica a Dubai, a New York e alla borsa turistica Jata a
Tokyo.
La Slovenia è, inoltre, meta di numerosi giornalisti e gruppi
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di giornalisti, tra gli altri dagli Emirati arabi e dagli Stati Uniti. «Tutto ciò dimostra che la Slovenia sta diventando sempre più un’attrazione turistica», ha sottolineato Maja Pak. I
mercati chiave del turismo sloveno restano l’Austria, l’Italia,
la Germania, il Belgio, l’Olanda, la Gran Bretagna e la Russia.
Grazie all’investimento di fondi aggiuntivi nella promozione
il turismo sloveno può estendersi, con determinati prodotti,
anche a mercati che finora non sono stati così coperti, come
per esempio Svizzera, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e
Stati Uniti.
Nei prossimi mesi la Slovenia ospiterà importanti eventi del
settore, oltre al forum strategico che ha avuto luogo a inizio
settembre a Bled, le giornate Global Green Destinations, che
a fine settembre faranno della Slovenia il centro del turismo
sostenibile e a ottobre le Giornate del turismo sloveno. L’Organizzazione turistica slovena sta lavorando anche all’allestimento del nuovo sito, che dovrebbe essere ultimato entro
l’anno.
Anche nella stagione invernale la Slovenia sarà una destinazione verde, dinamica e sana con l’offerta delle settimane
attive e dei centri benessere, con destinazioni verdi, il turismo
sportivo e legato ai congressi e prodotti di nicchia. Quest’anno ed il prossimo la Sto incentra la sua promozione sul tema
dell’acqua e sui centri benessere. Nel frattempo si stanno preparando al 2018 e 2019 che verteranno sul tema della cultura.
Sta
(Primorski dnevnik, 2. 9. 2016)
LJUBLJANA
«Sono importanti la verità,
la libertà e la coscienza nazionale»
Festeggiati i 103 anni di Boris Pahor
Lo scorso 26 agosto, in occasione del suo 103° compleanno, lo scrittore ed intelettuale Boris Pahor è stato ospite
al Consorzio a Ljubljana. Pahor ha ribadito anche in questa
occasione che il mondo in questi tempi difficili può salvarsi
solo attraverso il dialogo improntato alla comprensione. La
presentazione del libro «V imenu dialoga» (Nel nome del dialogo, ndt.) ha offerto lo spunto per una libera riflessione da
parte dello scrittore, fermo sulle sue posizioni. Dopo l’augurio
a Pahor da parte dei rappresentanti dell’editrice Mladinska
knjiga e un lungo applauso, il presidente della casa editrice
Peter Tomšič ha detto che il dialogo di Pahor è un duro contrappunto di pensieri e interrogativi sull’umanità e sul futuro
e richiede interlocutori fermi sulle proprie convinzioni, ma
anche aperti al dialogo.
Lo scrittore e intellettuale ha nella libertà, verità e coscienza nazionale i suoi punti fermi. Egli ravvede la speranza in un
mondo che saprà mettere in primo piano l’uomo e la particolarità in tutti gli ambiti, essere ostile alle guerre, agli atti barSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 14
barici e alla volontà di emergere. Prioritaria secondo Pahor è
anche la «coscienza nazionale» che non lede il prossimo. Tra
l’altro Boris Pahor sostiene la teoria di Stephan Hessl ed Edgar
Morin sull’istituzione di un parlamento etico e la applica al
mondo. Secondo Pahor il dialogo avrebbe la meglio se fosse
il fulcro di incontri tra politici, economi, imprenditori e rappresentanti di varie fedi, scrittori e altri intellettuali.
Il caporedattore Zdravko Duša ha detto (...) che nella prima parte dell’opera è pubblicato il diario uscito nel 2005
sull’inserto di sabato del quotidiano sloveno «Delo», mentre
la seconda parte racchiude i testi scritti dal 2013 ad oggi. (...)
Boris Pahor vi annovera anche lo scritto in occasione del suo
intervento lo scorso aprile al Parlamento europeo. In esso
dapprima tratta la questione dei cosiddetti triangoli rossi e
cioè dei prigionieri poltici dei campi di concentramento di
Dachau, Buchenwald, Dora, Mauthausen e Bergen Belsen, ai
quali Pahor afferma che ci dimentichiamo di rendere omaggio quando celebriamo la Giornata del ricordo e le vittime
dell’Olocausto.
Pahor ha risposto anche ad alcune domande del pubblico.
A chi gli ha chiesto se nella società odierna è ancora presente
il fascismo, Pahor ha detto che questo si manifesta laddove
qualcuno loda la propria nazione oltre ogni limite. Ed ha aggiunto: «Già il fatto che abbiamo al posto della vera democrazia al governo il parlamento, nelle mani del dirigente di
un certo partito e che quest’ultimo abbia influenza sul parlamento in un modo o nell’altro può essere definito fascismo».
Ha concluso l’incontro dicendo che «Ribadirò le mie idee finché avrò la forza per farlo!».
Il premier sloveno Miro Cerar ha invitato Pahor a un pranzo
d’onore e l’ha definito grande umanista, eterno giovanotto
e difensore dell’amore. Ha inoltre citato l’affermazione dello
scrittore: «Nessuna economia, nessun partito, di destra e di sinistra, aiuta, ma solo l’amore conta!». Cerar ha ribadito il triplice «no» di Pahor a fascismo, nazismo e comunismo e il triplice
«sì» a vita, libertà e dignità umana. Ha sottolineato l’orgoglio,
anche a nome di tutti gli sloveni, di vantare un uomo di così
alta levatura. Ha infine augurato a Pahor di avere ancora molto brio e l’ha ringraziato per l’apporto dato alla slovenità e
all’umanità.
(Novi glas, 1. 9. 2016)
TRIESTE - TRST
Attraversando la Trieste di Boris Pahor
Al Narodni dom, nel Centro triestino del libro e in piazza
Oberdan festeggiati i 103 anni dello scrittore sloveno
Gli auguri per il 103° compleanno sono stati fatti a Boris
Pahor, scrittore sloveno di Trieste, anche nella sua città natale. Il centro multiculturale sloveno-italiano di via Vidrivio e il
Comitato per la pace, la convivenza e la tolleranza «Danilo
Dolci» hanno organizzato una sorta di«cammino letterario»
attraverso i luoghi di Trieste che hanno caratterizzato la vita
e l’opera di Boris Pahor. Nonostante l’assenza del festeggiato (ospite a Lubiana) è stata numerosa la partecipazione di
pubblico al Narodni dom, la prima significativa pietra miliare
dello scrittore. «La tappa dell’atrocità», così è stata definita da
Luciano Ferluga. Pahor all’età di soli sette anni ha assistito, infatti, all’incendio del Narodni dom, di cui parla nel libro «Trg
Oberdan», dal quale, presentate da Majna Pangerc, Marija
Sanja Viviani in sloveno e in italiano Kejdi Haska, albanese di
origine, hanno letto il paragrafo in cui Pahor descrive quel tragico evento.
La seconda tappa del cammino è stato il Centro triestino
del libro, che nel terzo millenio rappresenta il cuore culturale
sloveno a Trieste. All’entrata erano esposte venti diverse opere di Pahor e anche la biografia per immagini.«Tappa della
speranza, dell’intelligenza e dei valori umanistici», l’ha definita Luciano Ferluga. La cultura è stata una costante nella vita
di Pahor. Solo con la cultura l’uomo può riscattarsi. Anche nel
Centro triestino del libro è stato letto da Marija Sanja Viviani,
Kejdi Haska, Sergio Pancaldi e Tommaso Bertossi un paragrafo dall’opera «Trg Oberdan» (Piazza Oberdan, ndt.). Dal Centro triestino del libro il cammino è proseguito verso un altro
lato di piazza Oberdan, laddove sotto le volte del palazzo aveva sede il comando della Gestapo. È la tappa del monito sulle
atrocità che allora furono inflitte al popolo e affinché tutto ciò
non si ripeta. Anche qui alcuni giovani hanno letto le parole
di Pahor. Nonostante l’età, infatti, lo scrittore è sempre attuale
anche agli occhi delle giovani generazioni.
M. K.
(Primorski dnevnik, 27. 8. 2016)
OPICINA - OPČINE
Come contrastare il calo nell’uso dello sloveno?
Se ne è parlato nell’ambito della 51a edizione
delle giornate di studio Draga 2016
Allo sloveno in Italia e Austria non c’è più contrapposizione,
perlomeno non così tanta come in passato, ciononostante
la lingua si va perdendo nelle famiglie, lì dove andrebbe trasmessa, e ciò danneggia gli interventi volti al suo mantenimento e rinvigorimento.
Nel parco del Finžgarjev dom di Opicina-Opčine sabato
3 settembre si è parlato di questo nell’ambito del secondo
incontro pomeridiano della 51a edizione delle giornate di
studio Draga 2016. Lì la problematica e le possibili soluzioni
sono state delineate dalla ricercatrice carinziana Martina Piko
Rustja, dall’operatrice culturale beneciana Viviana Gruden,
dalla psicologa di Trieste-Trst Suzana Pertot e dal segretario
dell’Unione dei circoli sportivi sloveni in Italia-Zsšdi, Martin
Maver.
Alla tavola rotonda dal titolo «Družina in družba, jezik in
identiteta» («Famiglia e società, lingua e identità») guidata da
Marijan Kravos, è intervenuta per prima Martina Piko Rustja,
che ha delineato la situazione in Carinzia. Dopo un lungo periodo di scarsa cura per lo sloveno e di pressione assimilatrice,
lì la situazione è cambiata; aumentano le iscrizioni all’insegnamento bilingue e il rapporto con lo sloveno è positivo, ma la
lingua diviene sempre più lingua scolastica e non del nucleo
familiare più intimo. Per farla tornare in esso, nel 2008 e nel
2010 sono stati attuati due progetti: «Dvo- in večjezičnost v
družini» («Bi- e plurilinguismo in famiglia») e «Slovenščina v
družini» («Sloveno in famiglia»); per Piko è, comunque, importante quanta importanza si dà alla lingua già all’interno
del rapporto tra partner prima del matrimonio e della creazione di una famiglia.
Viviana Gruden ha parlato della Slavia friulana, dove fino
agli anni Trenta del secolo scorso lo sloveno era la lingua d’uso generale, dopodiché a causa della pressione fascista prima
e di altre pressioni in seguito è iniziato il suo abbandono, proseguito nei decenni successivi sino a oggi. A esso si sono contrapposti con l’iniziativa «Mlada brieza» e col concorso «Moja
vas» e, quindi, con l’opera della scuola bilingue a San Pietro al
Natisone-Špietar, che Gruden ha diretto per 30 anni.
Suzana Pertot ha presentato soprattutto i numerosi laboratori per genitori che non parlano sloveno, occorsi nell’ambito
di diversi progetti, come per esempio quello transfrontaliero
Jezik/Lingua. In 13 anni il lavoro coi genitori è molto cambiato, sono più coscienti; tuttavia, se da un lato genitori non
sloveni si sono iscritti ai laboratori, la reazione dei genitori parlanti sloveno ai laboratori a loro rivolti è stata negativa, perché
ritengono che la trasmissione intergenerazionale della lingua
sia di competenza della scuola.
Martin Maver ha, inoltre, presentato la famosa ricerca su
scuola, famiglia e attività extrascolastiche, che mostra come
la composizione etnica delle scuole slovene in Italia sia cambiata. Ha anche richiamato l’attenzione su come si cerchi di
assestare l’uso dello sloveno in ambito sportivo, per esempio
con la presenza di allenatori sloveni, soprattutto nelle squadre giovanili (dove, però, i giocatori parlano in sloveno con
l’allenatore e non tra loro). Maver si è domandato cosa offra
la comunità etnica slovena e a riguardo si è impegnato nel
senso di decisioni oculate.
La giornata del 3 settembre, seconda nell’ambito della manifestazione Draga, è trascorsa nel segno delle celebrazioni
del 25° dell’indipendenza della Slovenia ed è stata, tra l’altro,
onorata dalla presenza di Tone Peršak, ministro della cultura
della Repubblica di Slovenia, e di Boštjan Žekš, consigliere del
presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor. Hanno
portato il proprio saluto ai presenti anche Boris Pleskovič,
presidente dell’organizzazione Svetovni slovenski kongres
e Igor Švab, presidente per la provincia di Trieste della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso. Il culmine e la
conclusione delle giornate di studio si sono avuti domenica
4 settembre. Alle 9.00 l’arcivescovo Ivan Jurkovič, osservatore
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 15
vaticano presso le Nazioni unite a Ginevra, ha officiato una S.
Messa e alle 10.30 ha tenuto una lezione dal titolo «Pravoslavni vzhod danes», incentrata sul tema dell’oriente ortodosso
odierno.
Nel pomeriggio è seguita la lezione conclusiva dello storico Janko Prunk dal titolo «Evropa, kam?» («Europa, dove
vai?»). Nella serata di sabato è stato conferito anche il premio
Peterlinova nagrada, che quest’anno è andato all’operatore
culturale e sociale della Slavia friulana Giorgio Banchig e al
coro maschile «Fantje izpod Grmade» di Duino-Devin, attivo
già da 50 anni.
(Primorski dnevnik, 4. 9. 2016)
Slitta di qualche mese il trasferimento nella sede di viale Azzida
L’INTERVISTA
Lo sloveno come lingua viva, non solo scolastica
A colloquio con Sonja Klanjšček, dirigente dell’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro
L
o scorso 5 settembre alla riunione d’inizio anno con i
genitori, il sindaco di San Pietro al Natisone-Špietar,
Mariano Zufferli, aveva lamentato ritardi nella destinazione dei fondi che hanno costretto a posticipare la fine dei
lavori. Nel corso di una successiva visita (il 12 settembre) alla
sede, in fase di ultimazione, di viale Azzida la deputata Tamara Blažina ha assicurato al sindaco che il Comune riceverà a
breve dal ministero la seconda rata dei fondi statali (490mila
euro). Sta quindi per concludersi il percorso iniziato nel marzo
del 2010 con lo sgombero dei locali perché la struttura non
rispondeva alle norme antisismiche.
La scuola bilingue, quindi, ha riaperto i battenti negli spazi
del College. Abbiamo chiesto alla dirigente dell’Istituto comprensivo bilingue sloveno-italiano, Sonja Klanjšček, di illustrarci novità, problematiche, propositi e aspettative.
Quali sono le sue considerazioni sull’aumento delle
iscrizioni, che è evidente soprattutto alla scuola primaria, in cui le classi prima e terza sono divise in due sezioni?
«Credo che per il territorio questo sia positivo perché dimostra l’interesse delle famiglie verso l’insegnamento della
lingua slovena. In molti casi, però, i genitori non parlano più la
lingua slovena e questo riscoprire le proprie radici e lingua è
comunque positivo. È positivo anche per le famiglie che non
hanno radici slovene, ma sono spinte dall’interesse verso la
lingua e cultura limitrofe».
A causa del ritardo nei lavori di ristrutturazione della
sede in viale Azzida il trasferimento è stato posticipato
di qualche mese rispetto all’inizio dell’anno scolastico.
Le prime a trasferirsi saranno le scuole primaria e media
inferiore e da ultima l’infanzia...
«Sì, l’asilo sarà l’ultimo a trasferirsi nei nuovi spazi, in cui anche l’arredamento scolastico sarà completamente nuovo,
dal momento che quello attualmente in uso è ormai usurato.
Mentre per le scuole primaria e media useremo parte del materiale di cui già disponiamo».
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 16
La scuola dell’infanzia a Savogna-Sauodnja, che
quest’anno ha tutte e tre le tre sezioni (piccoli, medi e
grandi) continuerà ad operare nello spirito della collaborazione con la sezione di San Pietro...
«La scuola dell’infanzia a Savogna opererà autonomamente e in contatto con quella di San Pietro, entrambe seguiranno lo stesso programma didattico nell’ambito del piano
triennale dell’offerta formativa».
Quali novità introdurrete quest’anno nell’offerta formativa?
«Questo è il primo anno del piano di sviluppo previsto dalla
legge 107 sulla “Buona scuola”. Ogni scuola già all’inizio dello
scorso anno scolastico ha dovuto, infatti, elaborare un piano
triennale dell’offerta formativa con annesso programma didattico, individuare le priorità del lavoro sulle quali impostare
la progettazione didattica. Abbiamo scelto l’ambito linguistico con particolare attenzione alla lingua slovena e alla cittadinanza attiva, che comporta l’educazione al rispetto reciproco,
all’accoglienza, alla collaborazione, all’apertura verso l’altro,
alla curiosità e al rispetto delle regole. Sono aspetti che svilupperemo nelle scuole dell’infanzia, primaria e media inferiore.
In sostanza nulla di nuovo, diciamo che a questi ambiti dedicheremo maggiore attenzione rispetto a quanto abbiamo
fatto finora».
Per rafforzare la conoscenza della lingua slovena è importante che i bambini la parlino anche nell’ambiente
extrascolastico. Con questo spirito verranno organizzate
attività sportive presso la scuola bilingue dall’Unione dei
circoli sportivi sloveni in Italia...
«Siamo contenti di poter offrire ai nostri alunni alcune attività extrascolastiche, al di fuori dell’orario curricolare. Grazie
all’interessamento dell’Unione dei circoli sportivi sloveni in
Italia offriremo ai bambini che frequentano l’ultimo anno della scuola del’infanzia e agli alunni delle classi prima e seconda
della scuola primaria la possibilità di praticare, per due volte
alla settimana, attività motoria in lingua slovena. Mentre per
gli alunni della quinta elementare e della scuola media verrà
attivato, una volta alla settimana, il corso di pallamano, tenuto dalla prof. Vesna Jagodic, che insegna lingua slovena alla
media bilingue e che ha giocato a pallamano a livello agonistico in serie A».
La collaborazione tra scuola e territorio è importante
per rafforzare il legame con le tradizioni, i rapporti intergenerazionali e naturalmente l’uso della lingua slovena.
In che modo pensate di rafforzarla?
«Questo è un aspetto estremamente importante. Ovunque e soprattutto qui disponiamo di una straordinaria ricchezza, sviluppata dalle generazioni precedenti e legata a
vita, cultura, tradizioni, conoscenza e lavoro. Molto di tutto ciò
può andare perso a causa dei cambiamenti apportati dallo
stile di vita contemporanea e sarebbe veramente un peccato
se così fosse. Soprattutto in questa realtà capace di offrire ai
bambini molte conoscenze, tuttora attuali, è indispensabile
evitare di disperdere questo patrimonio. A questo proposito
è molto importante il ruolo delle famiglie, della scuola e dei
circoli, che operano sul territorio. Tutti dovremmo dare un nostro contributo, la scuola infatti non può agire da sola».
Per il terzo anno lei è dirigente reggente della scuola
bilingue a San Pietro. Come valuta il percorso sinora intrapreso e cosa auspica per il futuro?
«Questa scuola mi ha dato molto anche sul piano della conoscenza. Ho conosciuto molte persone straordinarie, che
operano in questo ambiente. Credo di aver dato anche il mio
apporto nella ricerca di ulteriori opportunità e percorsi. Certo niente di rivoluzionario nell’attività ordinaria della scuola.
Con il cambiamento di tempi, luoghi e persone è necessario
anche cercare qualche strada nuova e integrarla in quanto
si fa già. Per il futuro mi auguro che i nuovi concorsi portino
forze nuove a scuola. Per questo motivo invito le famiglie
ad indirizzare i propri figli verso le scuole con lingua d’insegnamento slovena. Il percorso bilingue a San Pietro termina
con le medie, quindi sarebbe utile che i nostri alunni continuassero il proprio percorso scolastico alle scuole superiori
slovene e all’università, affinché questa realtà possa essere
autosufficiente in merito alla necessità di personale docente
e non, amministrativo e dirigente. In sinergia con il territorio
continueremo ad operare affinché lo sloveno sia e si rafforzi
come lingua colloquiale e non solo scolastica. Se desideriamo la tutela di lingua e dialetto sloveni è di vitale importanza
promuoverne l’uso ovunque».
Larissa Borghese
(Dom, 15. 9. 2016)
Su Internet siamo all’indirizzo: www.slov.it
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SLAVIA FRIULANA - BENEČIJA
RESIA - REZIJA
Cresce la voglia di imparare lo sloveno
anche fuori dall’istituto bilingue
Slitta il trasferimento dell’Istituto Comprensivo bilingue di
San Pietro al Natisone nella sua sede di viale Azzida. Nonostante i lavori siano a buon punto ci vorrà oltre un mese per
ultimarli, come ci ha riferito il sindaco Mariano Zufferli. È stato,
infatti, necessario completare la procedura tecnica e attendere l’esame del progetto da parte della commissione specifica,
che si è riunita lo scorso 24 agosto, per dare avvio all’ultima
fase di lavori e procedere alla sistemazione dell’area esterna.
Con i finanziamenti, ottenuti dalla Regione grazie alla legge
38 per la minoranza slovena, acquisteranno gli arredamenti
interni.
Si terrà lunedì 5 settembre nella sala mensa della scuola bilingue (ex College) di San Pietro la riunione iniziale con i genitori. Riconfermata anche per questo anno scolastico all’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone la dirigente
reggente Sonja Klanjšček.
L’Istituto conta un numero complessivo di 286 alunni, 13
in più dello scorso anno. Sono 93 i bambini iscritti alla scuola
dell’infanzia: 23 a Savogna (6 nella sezione dei piccoli, 6 tra i
medi e 11 tra i grandi), 70 a San Pietro (21 piccoli, 21 medi e
28 grandi). La scuola primaria ospiterà 134 bambini: la classe
prima è divisa in due sezioni (A e B) con 19 alunni ciascuna; 24
gli alunni in seconda, 20 in terza, 15 in quarta A e 14 in quarta
B, 23 in classe quinta. La scuola secondaria di 1° grado registra
18 alunni in prima, 20 in seconda e 21 in terza, per un totale
di 59 alunni.
Riconfermato Nino Ciccone nella carica di dirigente dell’istituto comprensivo «Dante Alighieri» di San Pietro al Natisone,
che quest’anno conta complessivamente 363 iscritti.
La scuola dell’infanzia conta 20 iscritti a Pulfero; 19 a San Leonardo, 45 ad Azzida.
Nella scuola primaria a San Leonardo sono 47 gli alunni (5
in prima, 8 in seconda, 11 in terza, 14 in quarta e 9 in quinta),
a San Pietro 96 (17 in prima, 18 in seconda, 20 in terza, 18 in
quarta e 23 in quinta).
Le due scuole secondarie di 1° grado registrano a San Leonardo complessivamente 36 alunni (11 in prima, 10 in seconda e 15 in terza); a San Pietro 100 alunni (ogni classe è divisa
in due sezioni, in prima 16+16, in seconda 16+17 e in terza 17
+ 18 alunni).
Ampia è l’adesione al corso di lingua slovena che annualmente viene organizzato, insieme a quello di lingua friulana,
nell’ambito del progetto di valorizzazione delle lingue minoritarie, presso le scuole dell’infanzia e primaria a Prepotto.
Sono 56 gli iscritti alla locale scuola primaria «D. Alighieri»
(10 rispettivamente nelle classi prima e seconda, 7 in terza, 16
in quarta e 13 in quinta); la sezione unica della scuola dell’inSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 17
fanzia annovera, invece, 23 bambini iscritti.
Dall’Istituto comprensivo di Tarcento la dirigente Anna Maria Pertoldi riferisce l’intenzione di continuare, nei plessi scolastici di Vedronza e Taipana con l’inglese nella scuola dell’infanzia e l’inglese potenziato nella primaria. In entrambi i gradi di
scuola è previsto anche l’insegnamento della lingua slovena.
Nell’anno scolastico appena iniziato sono 14 i bambini che
a Taipana frequentano la scuola dell’infanzia; 9 nella primaria
costituita da un’unica pluriclasse.
A Vedronza, in comune di Lusevera, sono 9 i bambini alla
scuola dell’infanzia, mentre la scuola primaria conta un totale
di 20 alunni equamente distribuiti in due pluriclassi: 10 nelle
classi prima e seconda e 10 in terza, quarta e quinta.
Apre, con 6 bambini, la sezione primavera alla scuola
dell’infanzia di Prato in Val Resia – come comunicano dalla
direzione dell’Istituto comprensivo di Trasaghis – ai quali si
aggiungono altri 8 delle restanti sezioni per un totale di 14
iscritti; nella scuola primaria del comune sono 21 gli iscritti,
mentre 12 frequenteranno la secondaria di 1° grado.
ore di sloveno nella città di Udine. Anche per Resia è necessario trovare un modello efficace.
La triste vicenda delle Valli del Torre, dove l’insegnamento
bilingue sarebbe dovuto partire già due anni fa, ma è stato
bloccato da scelte politiche assurde, dice chiaramente che
l’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone non
può soddisfare tutte le esigenze di insegnamento dello sloveno in provincia di Udine, come è assodato che non tutti i
problemi possano trovare risposta all’interno del sistema scolastico sloveno in Italia.
Per Benecia, Resia e Valcanale, dove le condizioni sono del
tutto diverse rispetto a Gorizia e Trieste, servono perciò scelte
oculate e sagge. La priorità deve essere dare l’opportunità di
imparare lo sloveno a scuola a tutti i nostri bambini da Tarvisio a Prepotto e pure a quelli che abitano in Friuli. Tutte le
strade che portano a questo risultato sono giuste e buone.
(Dom, 31. 8. 2016)
L’OPINIONE
Larissa Borghese
SOTTO LA LENTE
Lo sloveno a scuola è diritto per tutti
Non si ripeta l’errore di Lusevera e Taipana
La più bella novità del nuovo anno scolastico è rappresentata dal fatto che l’Istituto comprensivo statale con insegnamento bilingue italiano-sloveno avrà nuovamente a disposizione la propria sede a San Pietro al Natisone. Aveva dovuto
abbandonarla nel marzo 2010 per problemi statici dell’edificio. Da allora gli allievi erano suddivisi in diverse strutture a
San Pietro al Natisone e negli ultimi due anni con una sezione
della scuola dell’infanzia a Savogna.
La sede di viale Azzida, messa in sicurezza, ristrutturata e
ampliata, non è stata disponibile per l’inizio dell’anno scolastico, com’era negli auspici di tutti. Sarà necessario attendere ancora un po’, uno, due mesi, per il completamento degli
ultimi lavori. Ma dopo gli allievi, gli insegnanti e il restante
personale avranno a disposizione degli spazi moderni e accoglienti. Così l’Istituto bilingue potrà crescere ulteriormente
per numero di iscritti (quest’anno ne ha 13 in più) e soprattutto in qualità. Bisogna essere grati a tutti coloro che in questi
sei anni si sono adoperati per giungere al bel risultato.
Se le difficoltà della scuola bilingue a San Pietro saranno
presto risolte, resta aperta la questione sull’offerta dell’insegnamento della lingua slovena in altre località di Benecia,
Resia e Valcanale dove i genitori desiderano che i loro figli la
apprendano.
Oltre a Lusevera e Taipana, c’è richiesta di insegnamento
bilingue a Prepotto, trilingue (con il tedesco) in Valcanale e di
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 18
U. D.
(Dom, 15. 9. 2016)
Cogliere le possibilità offerte dalla scuola
Il 12 di questo mese è iniziato l’anno scolastico. Le classi giovani della popolazione italiana hanno ripreso l’impegno più
valido e concreto della loro preparazione alla vita. L’ignoranza
è stata un handicap che nei secoli ha penalizzato in modo
determinante coloro che ne soffrivano, relegandoli ai margini della società, mentre oggi la scuola offre possibilità che
sarebbe colpevole rifiutare. Ma lascio ulteriori disquisizioni sui
massimi sistemi e mi rivolgo a fatti a noi più prossimi. Sullo
scorso numero di questo giornale Dom (ndr.) si legge una
tabella alquanto significativa: relativamente ai sette comuni
delle Valli, nelle elementari sono iscritti in tutto 277 alunni di
cui 134 nella bilingue; nelle medie inferiori 195 ragazzi di cui
59 nella bilingue.
Se da questi dati si potesse arguire un orientamento identitario sloveno delle famiglie, potremmo dedurre che una
buona metà della popolazione locale mantenga un legame
effettivo con le proprie tradizioni, la storia, la lingua e la cultura dei padri, manifestando un senso di appartenenza ad
uno specifico gruppo sociale che legalmente viene definito
minoranza linguistica slovena. È così? Io dico: magari! Perché
sarebbe segno di sicura rinascita, di una prospettiva di solidarietà, di ricerca del bene comune e, perché no, di autotutela,
di collaborazione e di progettazione di un futuro comune e
solidale. Mi chiedo invece un giorno sì e l’altro anche: dove
andiamo a finire di questo passo come comunità valligiana,
ammesso che essa abbia ancora un qualche sentire comune
che non sia solo quello della condivisione di un’area geografica? I dati demografici hanno un senso inequivocabile.
Ho sotto mano un prospetto della distribuzione scolastica
nelle nostre Valli alla fine della seconda guerra e non posso
esimermi dal fare un breve raffronto. Nell’anno scolastico
1944/45 il solo comune di S. Leonardo/Sv. Lienart aveva 279
alunni nelle elementari, più di quelli che contano oggi tutte
le Valli. Drenchia/Dreka aveva cinque plessi scolastici con
193 alunni, quasi il doppio di tutta l’attuale popolazione del
comune. 11 plessi a Pulfero/Podbuniesac per 569 scolari; 5
plessi a S. Pietro/Špietar per 367; 6 plessi a Savogna/Sauodnja
per 265; 3 a Stregna/Sriednje per 231; ancora 3 a Grimacco/
Garmak per 215 alunni. Faceva un totale di 2.139 ragazzi tra
i 6 e gli 11/12 anni d’età. Ma allora le nostre bistrattate Valli
contavano qualcosa come 16.195 abitanti (cens.1951). C’era
miseria, ma c’era la vita. Oggi non c’è la miseria di allora ed
alla solidarietà si è sostituito l’individualismo. Oggi abbiamo
una legge che dovrebbe tutelare la nostra specificità etnica e
linguistica, ma mi chiedo ancora: che figura ci faranno i 5.486
abitanti residenti di oggi (1. 1. 2016), nel calderone di un’Uti
che arriva a San Giovanni al Natisone e Buttrio? L’asino dietro
la lavagna?
Con un minimo di consapevolezza e di grinta qualcosa si
potrebbe rimediare. Potremmo dire che la scuola bilingue
slovena si presenta oggi come un avamposto, un baluardo
quale presenza ufficiale della «minoranza linguistica» slovena
sul territorio la cui comunità, coi suoi sette Comuni «nani», rischia di essere fagocitata, negletta, derisa in un’Uti dieci volte
più grande di lei. È solo affermando in toto il diritto alla nostra «diversità» – che non è affatto una diversità negativa, ma
positiva – che abbiamo qualche chance per il nostro futuro
valligiano. Non saranno mille Giri d’Italia a portarci qualcosa
di buono se siamo noi i primi a buttare le opportunità che ci
vengono offerte dal nostro stesso Stato che ha riconosciuto
per legge 15 anni fa la tutela degli sloveni in Italia.
Kulturverein» (sodalizio della comunità linguistica tedesca)
che metterà a disposizione un’insegnante per le scuole d’infanzia e primaria di Chiusaforte e Ugovizza e per quelle d’infanzia di Pontebba, Camporosso e Tarvisio. Lo sloveno sarà
insegnato nei plessi di Ugovizza, Tarvisio Città e Tarvisio Centrale, nonché alla scuola d’infanzia di Camporosso – ovviamente se ci saranno i fondi per farlo. Il friulano sarà impartito
nelle scuole dell’infanzia e primarie lì dove siano disponibili
docenti abilitati.
All’interno delle scuole secondarie di primo grado di Tarvisio e Pontebba inglese e tedesco sono curricolari e, quindi, il
loro insegnamento non viene messo in discussione. La dirigente scolastica Lucia Negrisin, che per l’anno scolastico in
arrivo passa il testimone di reggente ad Antonio Pasquariello,
ha fatto sapere che sarebbe possibile estendere lo sloveno
alle scuole secondarie di primo grado se le associazioni slovene offrissero il servizio di insegnamento alle famiglie interessate.
Per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado, all’Istituto tecnico turistico saranno, come da programma,
insegnati inglese e tedesco per tutti e cinque gli anni, con aggiunta dello spagnolo dal terzo. Alle sezioni ordinaria e sportiva del Liceo scientifico, invece, la dirigente Negrisin conferma che sarà insegnato solo l’inglese. E ciò non è cosa di poco
conto, perché finora vi è stato insegnato anche il tedesco.
Pur nell’ambito di limitati bilanci, i sodalizi delle comunità
linguistiche valcanalesi prestano da diversi anni sostegno
all’Omnicomprensivo. Il problema di fondo resta l’assenza di
soluzione sistemica.
Luciano Lister
(Dom, 31. 8. 2016)
Riccardo Ruttar
(Dom, 15. 9. 2016)
VALCANALE - KANALSKA DOLINA
GORIZIA - GORICA
Sui banchi di scuola in quasi 1600
Nuovo inizio d’anno scolastico
Il nuovo anno scolastico nelle scuole di ogni grado
con gli stessi problemi
Il nuovo anno scolastico è alle soglie anche per le scuole
con lingua d’insegnamento slovena in provincia di Gorizia,
che quest’anno annoverano un numero complessivo di
iscritti che sfiora le 1600 unità. Sono 622 gli iscritti alle primarie, 297 alle secondarie di primo grado, 266 alle scuole superiori e 403 alle scuole dell’infanzia.
La campanella suonerà dapprima per la scuola media inferiore di Doberdò del lago-Doberdob, dove si tornerà sui banchi l’8 settembre. Nella classe prima sono 29 gli iscritti, mentre
il totale in tutta la scuola è di 101 alunni. Come abbiamo già
precedentemente scritto, gli alunni della scuola media inferiore a Doberdo almeno fino a fine dicembre dovranno adeguarsi agli spazi ristretti a disposizione, dal momento che l’ala
aggiuntiva con le nuove aule non è utilizzabile.
Per gli altri l’anno scolastico inizierà il 12 settembre. Alla
Anche per l’Istituto Omnicomprensivo di Tarvisio/Trbiž si
avvicina l’inizio dell’anno scolastico. Il numero degli iscritti si
conferma grosso modo stabile, con un calo alla scuola secondaria di primo grado. Per quanto riguarda l’insegnamento delle lingue minoritarie, purtroppo, vengono confermati
problemi già annunciati, che le famiglie degli alunni e i sodalizi hanno ribadito più volte, ad autorevoli esponenti, di volere
vedere risolti. Complice anche la nuova riforma scolastica, il
ruolo predominante resta rivestito dall’inglese anche a ridosso del triplice confine. Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia e primaria, in buona sostanza la situazione rimarrà più
o meno quella dell’anno scorso. Il tedesco sarà insegnato in
tutti i plessi dell’Istituto omnicomprensivo, col «Kanaltaler
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 19
scuola media Ivan Trinko, che registra 196 iscritti (63 nella classe prima), sono in corso alcuni lavori quindi non disporranno
di tutti gli spazi, devono infatti essere ultimati i lavori in parte
nell’area esterna e nell’aula magna. L’impresa edile sta accelerando i tempi e potrebbe ultimare in anticipo i lavori, che da
contratto dovrebbero concludersi entro il 19 novembre.
Anche in tutte le scuole dell’infanzia e primarie dell’Istituto
comprensivo di Doberdò e di quello con lingua d’insegnamento slovena a Gorizia l’anno scolastico inizierà il 12 settembre. Le scuole dell’infanzia «Čiračara» a Savogna d’Isonzo,
«Živžav» a Rupa, «Čriček» a Doberdò e «Barčica» a Vermegliano saranno frequentate complessivamente da 178 bambini
(sono in 60 nella sezione dei piccoli); le scuole dell’infanzia
«Ringaraja» in via Brolo a Gorizia, «Sonček» in via Max Fabiani
a Gorizia, «Pika Nogavička» a Sant’Andrea/Štandrež, «Pikapolonica» a Piuma-Pevma, «Kekec» a San Floriano-Števerjan e
«Mavrica» a Brazzano-Bračan ne contano complessivamente 225 (68 al primo anno). Nelle scuole primarie «Prežihov
Voranc» a Doberdob, «Peter Butkovič» a Sovodnje-Savogna
d’Isonzo, «Ljubka Šorli» a Vermegliano-Romjan e a San Michele del Carso-Vrh contano complessivamente 279 alunni
(62 primini), mentre sono in 343 nelle scuole primarie «Oton
Župančič» a Gorizia, «Fran Erjavec» a Sant’Andrea-Štandrež,
«Josip Abraham» a Pima-Pevma, «Alojz Gradnik» a San Floriano-Števerjan e «Ludvik Zorzut» a Brazzano-Bračan (69 nelle
classi prime).
«Questo anno scolastico presenta non poche difficoltà alle
scuole dell’infanzia e primarie per la mancanza di personale
non docente», sottolinea Sonja Klanjšček, direttrice dell’Istituto comprensivo di Doberdob. La situazione, che già gli scorsi
anni era problematica, quest’anno è grave. «Con il personale che ad oggi ci è stato assegnato non potremo garantire
neanche l’apertura e la chiusura delle scuole» evidenzia con
tono greve Klanjšček. Simili difficoltà si riscontrano anche
all’Istituto comprensivo con lingua d’insegnamento slovena
a Gorizia: alla scuola dell’infanzia di Sant’Andrea-Štandrež attualmente sono ancora senza personale ausiliario.
Nei giorni precedenti al polo delle scuole superiori a Gorizia hanno esaminato 34 studenti rimandati a settembre. Per
tutti gli indirizzi di studio le lezioni incominceranno il 12 settembre, il 5 settembre gli studenti delle classi 4a e 5a dell’istituto «Ivan Cankar» inizieranno con la pratica. Al polo tecnico
«Cankar-Zois-Vega» annoverano 123 iscritti, di cui 31 nelle
classi prime, al polo liceale «Trubar-Gregorčič» sono in totale
143 gli iscritti.
(Primorski dnevnik, 1. 9. 2016)
DOBERDÒ DEL LAGO - DOBERDOB
L’annesso della scuola non è agibile.
Il Comune farà causa
Non essendoci altra via, è stata scelta quella giudiziaria.
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 20
L’amministrazione comunale di Doberdò del Lago-Doberdob ha depositato a fine luglio al tribunale di Gorizia-Gorica
la richiesta di verifica delle responsabilità nella cattiva esecuzione dei lavori, che impedisce l’apertura dei nuovi spazi
nell’edificio accanto alla scuola media di Doberdò. Come già
riportato dal Primorski dnevnik, le verifiche tecniche hanno
già riscontrato diverse mancanze – nel sistema antincendio
e negli ascensori non funzionanti, sino al tetto che perde – e
questo impedisce l’emissione dell’agibilità e, quindi, l’insediamento degli alunni e del personale nelle nuove aule costruite
sopra gli spogliatoi.
Per sanificare i lavori non ben eseguiti occorreranno altri
50.000 euro. Prima di ogni intervento, dice il sindaco Fabio
Vizintin, il Comune deve acquisire una previa relazione tecnica di un esperto, che sarà nominato dal tribunale: l’incaricato
valuterà lo stato della struttura e verificherà chi ne sia responsabile. Indagherà se si sia giunti a errori nell’eseguire, nel progettare o nel dirigere i lavori di costruzione. «Senza la previa
verifica tecnica del tribunale non possiamo provvedere alle
riparazioni e aprire le nuove aule. Quando disporremo di tale
attestazione e il danno sarà valutato in via definitiva, potremo nominare un’altra impresa, concludere i lavori e decidere
se fare causa ai responsabili. In breve, i scenari possibili sono
molti. I soldi per terminare i lavori in questo momento non
rappresentano la preoccupazione più grande, visto che possiamo contare su un cospicuo surplus di bilancio dagli anni
precedenti», spiega Vizintin.
Il progetto di ampliamento della scuola secondaria di primo grado di Doberdò, per il quale il Comune di Doberdò ha
firmato nel 2008 un accordo di assegnazione di contributo
di 600.000 euro (al 90% contribuiti dal Fvg, il resto dal circondario cittadino di Monfalcone), non è nato sotto una buona
stella. Su progetto dell’architetto e direttore dei lavori, Lorenzo Gasparini, la realizzazione è stata iniziata nel 2011 dall’impresa Bellotto, che un anno dopo ha interrotto il contratto
motivando l’insufficienza dell’ammontare previsto per l’esecuzione di tutti i lavori in programma. Pubblicato un nuovo
bando, il Comune ha assegnato i restanti lavori all’impresa
Presotto, che ha, però, presto compiuto un passo indietro; nel
giugno 2013 l’amministrazione ha firmato un contratto con
l’impresa Essebi Impianti. A dicembre 2014 i lavori sarebbero
stati conclusi, ma le verifiche tecniche dell’impresa Romanelli hanno presto dimostrato tutta una serie di mancanze:
il problema più grosso è costituito dal sistema antincendio,
che non può proprio essere avviato e testato. A ciò vanno aggiunti anche i problemi di perdita d’acqua del tetto e nello
scarico delle acque piovane; l’apposizione di un’errata illuminazione di sicurezza, l’inutilizzabilità degli ascensori e la mancanza della documentazione necessaria per legge al fine del
rilascio dell’agibilità. Le maggiori spese previste dal Comune
riguardano la sanificazione del sistema antincendio (32.571
euro) e la sistemazione del tetto (21.289 euro).
Adesso tocca, quindi, al tribunale. Colei che per queste
complicazioni subirà il maggior danno sarà, purtroppo, la
scuola secondaria di primo grado di Doberdò. Gli alunni e il
personale non inizieranno nemmeno quest’anno scolastico
nei nuovi locali, che risolverebbero in via definitiva il problema della carenza di spazi affrontato già da diversi anni. «Il procedimento di nomina dell’esperto e di rilascio della relazione
tecnica dura in media 120 giorni, per cui è quasi impossibile
portare a termine i lavori prima della fine di quest’anno», conclude il sindaco Fabio Vizintin.
Aleksija Ambrosi
(Primorski dnevnik, 20. 8. 2016)
GORIZIA - GORICA
I problemi dell’istruzione
in lingua slovena in Italia
Il dirigente dell’Ufficio per l’istruzione in lingua slovena Igor
Giacomini ha richiamato l’attenzione sulla mancanza di personale non insegnante e sui limiti del suo Ufficio
Messaggi di augurio, ma anche di richiamo di attenzione
sui problemi che l’istruzione slovena in Italia affronta alle soglie del nuovo anno scolastico. Questo si è sentito lunedì 5
settembre al Kulturni dom di Gorizia-Gorica, dove la lezione
plenaria introduttiva e la cerimonia solenne hanno aperto il
51° seminario autunnale per educatori, insegnanti e professori delle scuole con lingua d’insegnamento slovena in Italia.
Il programma ha previsto numerosi incontri, che si sono svolti a Trieste-Trst, Gorizia e a Opicina-Opčine fino a venerdì 9 settembre. Il seminario è stato rivolto a circa 450 operatori scolastici in Italia; una problematica è stata ravvisata nel numero
di quanti di loro sarebbero riusciti quest’anno a partecipare ai
suoi incontri, visto che l’evento è avvenuto in concomitanza
con l’inizio delle lezioni in diverse scuole, specie della zona di
Trieste. Per il futuro, quindi, varrebbe forse la pena riflettere
su soluzione alternative, ha detto la consulente pedagogica
Andreja Duhovnik Antoni.
Dopo Duhovnik, che ha delineato il programma del seminario, e dopo Tomaž Simčič, funzionario dell’Ufficio scolastico regionale per il Friuli-Venezia Giulia, hanno salutato gli
operatori scolastici e gli altri ospiti presenti Gregor Mohorčič,
dirigente della Direzione per l’educazione prescolare e le
scuole elementari presso il ministero sloveno per l’istruzione,
Vinko Logaj, direttore dell’ente sloveno per la scuola Zavod
Republike Slovenije za šolstvo e Igor Giacomini, dirigente
dell’Ufficio per l’istruzione in lingua slovena presso l’Ufficio
scolastico regionale del Fvg. Quest’ultimo non ha mancato di
menzionare sia alcune questioni aperte attuali sia alcuni problemi legati ai bandi e alla collocazione degli operatori scolastici, soprattutto però legati alla mancanza del personale non
docente. In merito a ciò, Giacomini ritiene che soprattutto
le segreterie soffrano sotto il peso dei nuovi indebitamenti;
peraltro le scuole con lingua d’insegnamento slovena sono
numericamente deboli e sparse, per cui dovremmo davvero
chiederci cosa sia meglio. Il personale di lingua slovena rinuncia anche al posto fisso nelle scuole slovene, ha evidenziato
Giacomini, che spera in una conclusione positiva del concorso per l’impiego di 40 operatori scolastici e in un nuovo bando di concorso per i direttori. Anche l’Ufficio per l’istruzione in
lingua slovena si trova in difficoltà, visto che per ora dispone
di solo tre persone a tempo pieno e di due a metà tempo;
una funzionaria è in congedo di maternità; un collaboratore
ha, invece, optato per un’altra realtà lavorativa e ha abbandonato l’ufficio. È positivo, invece, che a breve rivivrà il dipartimento goriziano dell’Ufficio.
Vale la pena menzionare che i presenti all’inizio hanno potuto ascoltare intermezzi musicali di Manuel Persoglia e Jure
Bužinel, due giovani fisarmonicisti allievi del Centro sloveno
di educazione musicale-Scgv «Emil Komel», e che alla fine
della cerimonia hanno partecipato al tradizionale ricevimento organizzato dal ministero per l’Istruzione, la scienza e lo
sport della Repubblica di Slovenia.
Ivan Žerjal
(Primorski dnevnik, 6. 9. 2016)
GORIZIA - GORICA
Plessi sotto sorveglianza,
ma bisogna fare ancora molto
La sicurezza antisismica delle scuole
Tragedie come quella del terremoto nel centro Italia del
24 agosto riportano ogni volta in primo piano la questione
della sicurezza antisismica degli edifici pubblici, soprattutto
delle scuole. Su questo ha richiamato ieri l’attenzione anche
la presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Debora Serracchiani. Assegnare considerevoli contributi all’esecuzione
di progetti di implementazione della sicurezza antisismica
degli edifici pubblici è, a suo dire, importante e urgentemente necessario, se si desidera attenuare le conseguenze di calamità naturali. Ma quel è la situazione dei plessi scolastici nelle
zone di Gorizia-Gorica? Dalle risposte di diversi interlocutori
con cui ci siamo messi in contatto, è possibile dedurre che sia
le scuole di lingua slovena sia le scuole di lingua italiana di Gorizia e dei dintorni sono monitorate e che gli investimenti nel
miglioramento della loro sicurezza negli ultimi anni sono stati grandi. Ciononostante bisognerebbe però attuare ancora
diversi interventi, perché tutti i plessi siano conformi alle più
recenti prescrizioni.
«In due mandati il comune di Gorizia ha investito negli
edifici scolastici ben 13 milioni di euro. Due anni fa abbiamo,
ad esempio, verificato la tenuta dei soffitti di tutti gli edifici
scolastici di nostra competenza. Dov’era necessario siamo
intervenuti», dice il vicesindaco di Gorizia, Roberto Sartori, ricordando come il Comune, proprio in questo periodo,
stia eseguendo lavori in cinque scuole di Gorizia, tra le quali
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 21
anche la scuola secondaria di primo grado con lingua d’insegnamento slovena «Ivan Trinko», che sarà adeguata alle
norme antincendio e non solo. «Per quanto riguarda la sola
sicurezza antisismica, abbiamo adeguato alle nuove leggi
le scuole di via Cappella, Leopardi e Codelli e il nido di lingua slovena in via Rocca. Monitoriamo le restanti scuole e
non ci sono particolari problemi, va comunque detto che la
maggiore parte degli edifici non è conforme alle più recenti
normative, considerato che la nostra zona negli ultimi anni è
stata spostata dalla terza alla seconda fascia di pericolo sismico; gli edifici più vecchi sono stati costruiti secondo standard
diversi», dice il dirigente dell’ufficio tecnico del comune di
Gorizia, Mauro Ussai, aggiungendo che il Comune richiederà
alla Regione Fvg un contributo per effettuare nuove verifiche
della sicurezza antisismica su più edifici scolastici, soprattutto
sugli edifici che ospitano scuole d’infanzia e nidi.
Proprio per questo contributo ha fatto domanda all’amministrazione regionale il Comune di Savogna d’Isonzo-Sovodnje ob Soči, che con 40.000 euro verificherebbe la resistenza sismica della scuola primaria e d’infanzia di Savogna, della
scuola primaria di San Michele del Carso-Vrh e del municipio.
«In assestamento di bilancio la Regione ha indirizzato un po’
di fondi proprio a studi di questo tipo, per cui abbiamo deciso
di sfruttare l’opportunità. Aspettiamo a breve la risposta della
Regione, nel frattempo abbiamo iniziato il procedimento di
scelta dell’esperto, cui affideremo l’elaborazione dell’analisi
dello stato di questi quattro edifici. Secondo le nuove norme,
infatti, anche il comune di Savogna è stato incluso tra le aree
ad alto rischio sismico, per cui è necessario verificare quali
edifici siano conformi alla nuova legislazione e quali non lo
siano», spiega il dirigente dell’ufficio tecnico del comune di
Savogna, Paolo Nonino.
Il sindaco, Alenka Florenin, evidenzia, invece, come il comune di Savogna non abbia iniziato oggi ad occuparsi della sicurezza dei plessi scolastici. «Le scuole sono monitorate già da
anni. Proprio per motivi di sicurezza abbiamo chiuso l’asilo di
Rupa-Rupa; soggetta a una massiccia ristrutturazione è stata,
anni fa, anche la struttura della scuola primaria di Savogna. In
essa abbiamo investito 200.000 euro del bilancio comunale.
La sicurezza è una priorità», dice Florenin.
Diverse centinaia di migliaia di euro sono state investite,
negli ultimi anni, nell’edificio della scuola primaria di San Floriano del Collio-Števerjan. Circa un mese fa, fanno sapere il
sindaco, Franka Padovan, e l’assessore Marjan Drufovka, si è
conclusa l’ultima tranche di lavori e così l’infrastruttura scolastica è, ora, ristrutturata e sicura. «Anzitutto abbiamo consolidato la parte inferiore della struttura, nei mesi scorsi anche
quella superiore», spiega Drufovka.
E le scuole con lingua d’insegnamento slovena a Doberdò
del Lago-Doberdob e Ronchi dei Legionari-Ronke? «La scuola di Vermegliano-Romjan è nuova, per cui risponde a tutte le
prescrizioni; è stata restaurata anche la scuola secondaria di
primo grado di Doberdò. Alla scuola primaria «Prežihov Voranc» il comune l’anno scorso ha effettuato alcune verifiche
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della sicurezza e i lavori più urgenti nelle aule e in altri locali.
Anche gli edifici in cui hanno sede le nostre scuole d’infanzia,
non hanno particolari problemi. Le due sezioni della scuola
d’infanzia di Ronchi, tra l’altro, quest’anno si trasferiranno nella nuova infrastruttura in via Campi insieme alla scuola d’infanzia con lingua d’insegnamento italiana», dice la dirigente
dell’Istituto omnicomprensivo di Doberdò, Sonja Klanjšček.
E aggiunge: «Lo stato degli edifici scolastici viene, oltre che
dai comuni, monitorato anche da noi stessi. Col responsabile
della sicurezza, Arturo Bresciani, verifichiamo ogni anno se da
qualche parte ci sia qualche crepa». Il sindaco di Doberdò, Fabio Vizintin, aggiunge che l’amministrazione ha preparato un
nuovo piano di rischio sismico del territorio comunale e che
è in attesa della sua approvazione. «In esso abbiamo investito
15.000 euro. Sulla sua base, in caso di bisogno, pianificheremo nuovi interventi», dice Vizintin.
La verifica della sicurezza in caso d’incendio è stata effettuata nei mesi scorsi in pratica in tutte gli edifici sedi di scuole
secondarie di secondo grado della zona di Gorizia, incluso il
centro secondario di secondo grado con lingua d’insegnamento slovena in via Puccini a Gorizia. Di ciò si è occupata
la Provincia. «L’investimento è ammontato a 170.000 euro.
Non abbiamo riscontrato situazioni critiche; alcune scuole
hanno, però bisogno di ristrutturazione, tra queste soprattutto l’istituto Galilei, il liceo artistico e il liceo scientifico», dice
l’assessore provinciale Donatella Gironcoli, ricordando come
l’amministrazione provinciale, negli ultimi anni, abbia anche
verificato la tenuta dei soffitti di tutte le scuole secondarie di
secondo grado della zona di Gorizia: l’investimento è ammontato a complessivi circa 2.300.000 euro.
ale
(Primorski dnevnik, 25. 8. 2016)
TRIESTE - TRST
Gli iscritti alle scuole slovene
Sono complessivamente 2.462 gli iscritti alle scuole con lingua d’insegnamento slovena a Trieste (non disponiamo però
dei dati degli iscritti in tutte le scuole dell’infanzia comunali):
470 nelle scuole dell’infanzia, 940 nelle primarie, 478 nelle
scuole medie inferiori e 547 in quelle superiori. Il numero
complessivo degli iscritti è più alto rispetto allo scorso anno
scolastico, in cui ammontava a 2448, tuttavia vi sono meno
iscritti nella scuola dell’infanzia (470 rispetto ai 496 dell’anno
scorso) e più alla scuola primaria (940, l’anno scorso 908).
Nel contempo è inferiore il numero degli iscritti alla scuola
media di 1° grado (478 contro i 495 dell’anno scorso) e più
alto il numero di iscritti alle superiori (574, l’anno scorso 549).
Sono 636 gli iscritti al primo anno delle scuole dell’infanzia e
di ogni ordine e grado, 30 unità in meno rispetto allo scorso
anno, quando erano in 666. È diminuito il numero di bambini
al primo anno della scuola dell’infanzia (143, lo scorso anno
162), è aumentato nella primaria (205 rispetto ai 179 dell’a.s.
2015/16), è inferiore di 50 unità il numero degli iscritti al primo
anno della scuola media inferiore (140 contro i 190), mentre è
lievemente più alto quello delle scuole superiori (148 rispetto
ai 135 dell’anno scorso).
Tra gli istituti comprensivi spicca per numero di iscritti quello di Opicina-Opčine con un complessivo di 596; nelle sei
scuole dell’infanzia conta complessivamente 157 bambini,
in altrettante scuole primarie 262 alunni, mentre le scuole
medie inferiori Srečko Kosovel di Opicina e Fran Levstik di
Prosecco-Prosek registrano 150 iscritti (93 a Opicina e 57 a
Prosecco).
Il secondo istituto comprensivo più frequentato è lo Josip
Pangerc a San Dorligo della Valle-Dolina con 418 iscritti: le
cinque scuole dell’infanzia contano 132 bambini, le altrettante scuole primarie 214 alunni, alla scuola media inferiore
Simon Gregorčič sono in 72. Segue l’Istituto comprensivo
Vladimir Bartol presso S. Giovanni-Sv. Ivan con le due scuole
del’infanzia frequentate da 47 bambini, le tre scuole primartie da 222 alunni, la scuola media inferiore S. Cirillo e Metodio
da 134 alunni (70 a San Giovanni e 64 a Cattinara-Katinara).
L’Istituto comprensivo di Aurisina-Nabrežina conta quest’anno 332 iscritti: 73 nelle quattro scuole dell’infanzia, 164 in
quattro scuole primarie e 95 alla media inferiore Igo Gruden;
l’Istituto comprensivo con meno iscritti continua ad essere lo
Sv. Jakob con 166 alunni: le tre scuole dell’infanzia sono frequentate da 61 bambini complessivamente, le due primarie
da 78 alunni e sono 27 gli iscritti alla scuola media inferiore
Ivan Cankar.
Alle scuole medie superiori, anche in quest’anno scolastico
il maggior numero di iscritti è appannaggio del liceo France
Prešeren: i quattro indirizzi sono frequentati da 225 studenti,
di questi 53 al primo anno. Secondo per numero di iscritti,
con 171 studenti di cui 67 al primo anno l’Istituto professionale Jože Štefan, che già da alcuni anni registra un crescente
numero di iscritti e che quest’anno si fregia del nuovo corso
professionale di grafica e design. Segue il liceo umanistico e
socio-economico Anton Martin Slomšek con 92 iscritti, di cui
23 al primo anno. È slittato al quarto posto l’Istituto tecnico
Žiga Zois, che quest’anno conta solo 86 iscritti, di cui solo 5
al primo anno, mentre non c’è la classe prima per l’indirizzo
amministrativo, finanziario e marketing.
I. Ž.
(Primorski dnevnik, 11. 9. 2016)
TRIESTE - TRST
Ristrutturate 27 scuole primarie e dell’infanzia
Ben 27 edifici tra scuole dell’infanzia, primarie e medie inferiori comunali e statali hanno subito interventi di ristrutturazione e iniziano in sicurezza il nuovo anno scolastico. I lavori hanno coinvolto un’area di circa 13 mila metri quadrati e
sono stati effettuati nel periodo estivo. Per completare i lavori
in tempo, gli operai hanno lavorato anche nei fine settimana
e a Ferragosto. Lo hanno sottolineato in conferenza stampa
gli assessori comunali Angela Brandi e Elisa Lodi, le quali hanno sottolineato la priorità d’intervento data a quelle strutture
il cui soffitto era in stato talmente deteriorato da rappresentare un pericolo.
L’assessore comunale all’istruzione, Angela Brandi, ha evidenziato come la prima fase di lavori si sia conclusa positivamente, dal momento che è stata completata in quasi tutti gli
edifici individuati. Nelle scuole primarie statale e dell’infanzia
in via Kandler 10 (C. Suvich) i lavori verranno ultimati a metà
ottobre; fino ad allora i bambini verranno ospitati dalla scuola
attigua; alla scuola Caprin, a causa di altri interventi in corso,
i lavori di sistemazione del pavimento inizieranno i primi di
ottobre. L’investimento complessivo è pari a 700 mila euro,
fondi deviati con la variazione di bilancio dagli interventi
pubblici. «Abbiamo avviato gli interventi di ristrutturazione
qualche giorno dopo il nostro insediamento. I pavimenti
deteriorati e pericolanti negli edifici scolastici sono infatti un
problema a livello nazionale. Noi osserviamo coerentemente
il decreto ministeriale, in base al quale le amministrazioni comunali devono provvedere tempestivamente alla sicurezza
degli alunni», ha detto Brandi ed ha aggiunto che entro l’anno ristruttureranno tutti i pavimenti individuati.
Le scuole, che necessitano assolutamente di un intervento
sono state individuate a seguito di un’ispezione specifica, che
ha effettuato il controllo con una videocamera ad infrarossi,
capace di evidenziare anche le minime crepe. Nell’elenco dei
27 edifici scolastici ristrutturati figurano alcune scuole slovene: la scuola primaria di San Giovanni «Župančič». La primaria
«Pinko Tomažič» a Trebiciano-Trebče, la primaria «Milčinski»
in via Marchesetti, la scuola primaria «Trubar» in via Igo Gruden, le scuole dell’infanzia a Barcola-Barkovlje, «Elvira Kralj» di
Trebiciano, la scuola primaria di Opicina-Opčine «Bevk» e la
scuola primaria di Barcola «Finžgar».
I pavimenti deteriorati sono stati resi più sicuri dagli artigiani attraverso l’aggiunta di un ulteriore strato di pavimento.
Come è stato detto in conferenza stampa, gli artigiani di sei
imprese triestine hanno avuto più lavoro con i pavimenti di
strutture degli anni Sessanta del secolo scorso che non con
quelle del 19° secolo. Uno dei tecnici ha fatto notare che sono
più a rischio i pavimenti delle aule rispetto a quelli degli uffici, per la diversa dinamica interna agli spazi. I bambini, infatti,
saltano e corrono e le vibrazioni prodotte possono causare
cadute di intonaco e incrinare il pavimento.
(Primorski dnevnik, 2. 9. 2016)
VAL TORRE - TERSKA DOLINA
A Nimis e Attimis lo sloveno non sempre si vede
Lo sloveno a Chialminis-Vizont, Monteprato-Karnice e Porzus-Porčinj
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 23
In una calda domenica di agosto la vista sulla pianura friulana è molto bella dalle borgate a monte del comune di Tarcento. Quelle che guardano verso le Valli del Torre e dove si
parla o si parlava sloveno. In fase di delimitazione territoriale
della zona di applicazione della tutela dello sloveno, se ne era
parlato anche per il comune di Tarcento, ma alla fine è prevalsa la linea del no. In un bar di Zomeais (in dialetto sloveno
«Žumaja») si domanda se in paese qualcuno ancora lo parli.
Ma viene spiegato che il dialetto non lo parla più nessuno da
diverso tempo – anche per la connotazione negativa che in
passato i «cittadini» di Tarcento davano a chi scendeva a sbrigare affari dalle borgate «slave». Però già i toponimi di altre
frazioni vicine, come ad esempio Coja slava (Kujija), testimoniano la passata presenza culturale slovena.
Nella zona a monte di Tarcento il dialetto sloveno, principale codice di comunicazione paesano presente anche in
ambito ecclesiale, all’indomani dell’avvento del Regno d’Italia aveva dovuto cedere il passo all’italiano anche nell’uso
semiufficiale in chiesa. Le prediche in dialetto sloveno sono
state abolite già nel 1866 a Flaipano di Montenars/Fejplan,
Cesariis/Podbardo, Stella/Štela e Pradielis/Ter e solo quattro
anni più tardi anche a Lusevera/Bardo e Villanova delle Grotte/Zavarh, relegando la lingua madre all’ambito privato.
Una flebile presenza viva dello sloveno c’è ancora nelle
borgate montane del comune di Nimis/Nieme. Qui l’unica
frazione in cui si applica la legge di tutela della minoranza linguistica slovena è Cergneu di Sopra, che saluta i visitatori con
un bel cartello solo in italiano e friulano. In barba alla legge,
manca il nome «Černjeja». Ma si parla ancora un po’ di dia-
letto sloveno anche a Chialminis/Vizont, dove la tutela non
vige perché a suo tempo non c’è stato il sostegno della popolazione per farlo. I nomi dei borghi e la microtoponomastica circostante sono di chiara origine slovena (Uas, Selišćis,
Tamar, Vigant, Zamlaj, Siničar, Zavieunice ...) e sul campanile
campeggia una grande scritta che non lascia grossi dubbi: «O
vin un pari in cîl/Smo susje bratri». Ancora qualcuno che parla
sloveno deve esserci ed effettivamente lo parlano due uomini anziani emigrati in altre zone del mondo, che ogni tanto
rientrano al paese natale in villeggiatura... Ma il dialetto sloveno non era visto di buon occhio già quando i loro genitori
erano giovani, raccontano. Oggi a Vizont è davvero difficile
sentirlo.
Anche a Nimis, Monteprato/Karnice, lo sloveno non è tutelato. Nell’afa del primo pomeriggio il paese è vuoto e una
signora non spiega laconica che a Monteprato non si parla
sloveno da almeno 80 anni. In comune di Attimis/Ahten,
nella borgata montana di Porzus/Porčinj. Il paese, che conta
poco più di decina di abitanti stabili, è lindo e ordinato, anche
grazie all’opera della Pro loco Amici di Porzûs. I suoi volontari
sono indaffarati nei preparativi per la Festa della meda di Ferragosto. Tutti rispondono volentieri alle domande sulla vita
nel paese e sulla sua cultura slovena. Fra i volontari c’è anche
un giovane agricoltore, che racconta con orgoglio di essere
iscritto alla Kmečka zveza. Per senso di appartenenza.
A Porzus, del resto, non sfugge neanche al turista che a mostrare i nomi sloveni delle borgate ci hanno pensato da soli.
Luciano Lister
(Dom, 31. 8. 2016)
Documento del quidicinale Dom, delle associazioni Blanchini e Cernet RIFORMA PASTORALE
La Chiesa non abbandoni le valli
e si impegni per la comunità slovena
Si chiede la costituzione di una forania per la Slavia friulana, di una per il Canal del Ferro-Valcanale
e di destinare al servizio pastorale in loco sacerdoti che sappiano la lingua slovena.
I
l gruppo redazionale del quindicinale «Dom», che da cinquant’anni collega le comunità di lingua slovena dell’Arcidiocesi di Udine, l’associazione «don Eugenio Blanchini»
che, anche attraverso gli otto circoli aderenti, organizza l’attività dei cattolici sloveni in Valcanale, Resia, Valli del Torre e Valli
del Natisone, e l’associazione «don Mario Cernet» di Valbruna
intendono contribuire alla riflessione sulla riorganizzazione
pastorale della Chiesa Udinese attraverso l’accorpamento
delle foranie e la costituzione delle «comunioni pastorali»,
che uniranno strettamente le attuali parrocchie.
Il progetto presentato ai Consigli Presbiterale e Pastorale
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 24
diocesani prevede che dalle attuali 24 si passi ad appena 9
foranie e vengano istituite 56 «collaborazioni pastorali».
Si tratta di un passaggio delicato e decisivo per la sopravvivenza delle comunità di lingua slovena dell’Arcidiocesi di
Udine, che sono insediate in territorio montano e soffrono
un drammatico calo demografico con tutto ciò che ne consegue sul piano sociale ed economico, ma pure su quello religioso. Esse rappresentano, infatti, una preziosa eredità della
Chiesa madre di Aquileia che le ha accolte e generate nella
fede cristiana.
La loro emarginazione o la loro scomparsa rappresente-
rebbero un impoverimento dell’eredità storica e spirituale
della Chiesa Udinese, unica in questa parte d’Europa a vantare la presenza delle tre grandi stirpi europee – latina, slava
e germanica.
L’anno pastorale 2016-2017 dell’Arcidiocesi sarà dedicato
a esaminare il progetto. «Che le nostre parrocchie scoprano
la gioia e la ricchezza di crescere nella comunione reciproca,
dove ognuna è valorizzata, dove la più piccola ha un’attenzione particolare, dove si respira la misericordia di Gesù nei
rapporti reciproci», ha ben evidenziato l’Arcivescovo, che nei
prossimi mesi incontrerà, a zone, i sacerdoti e i consigli pastorali foraniali per condividere il significato e le linee del progetto delle Collaborazioni pastorali e raccogliere suggerimenti.
Per quanto riguarda le valli del Natisone e del Torre, la Val
Resia e la Valcanale, dov’è storicamente insediata la minoranza slovena e la cui tutela è assicurata da leggi di tutela
approvate dal Parlamento italiano e dal Consiglio regionale,
innanzitutto desideriamo richiamare quanto affermato dal
Sinodo diocesano Udinese V. «La necessità di incarnare il
Vangelo nelle culture locali richiama l’importanza che ha per
l’evangelizzazione l’uso delle lingue parlate in Friuli: “L’evangelizzazione perde molto della sua forza e della sua efficacia
se non tiene in considerazione il popolo concreto al quale si
rivolge, se non utilizza la sua lingua, i suoi segni e simboli, se
non risponde ai problemi da esso esposti, se non interessa la
sua vita reale” (EN 63). Perciò questo Sinodo udinese quinto
raccomanda che le comunità cristiane locali tengano conto
del pluralismo etnico-linguistico della Chiesa che è in Friuli.
Esse infatti sono chiamate ad utilizzare quella lingua che permette di far risuonare e percepire meglio il messaggio evangelico. Non si tratta di strumentalizzare il Vangelo in funzione
della tutela o promozione di una lingua, ma di essere fedeli
allo stile di evangelizzazione della Chiesa nella sua storia. Fin
dagli inizi la Chiesa “imparò ad esprimere il messaggio di Cristo ricorrendo ai concetti e alle lingue dei diversi popoli. E tale
adattamento della predicazione della parola rivelata, deve
rimanere legge di ogni evangelizzazione. Così infatti viene
sollecitata in ogni popolo la capacità di esprimere secondo il
modo proprio il messaggio di Cristo e al tempo stesso viene
promosso uno scambio tra la chiesa e le diverse culture dei
popoli” (GS 44 1461). Pertanto gli operatori pastorali delle
comunità locali ricorrano all’uso della madre lingua friulana,
slovena o tedesca, tutte le volte che ciò favorisce la comunicazione efficace del messaggio cristiano».
Ci piace ricordare anche come l’Arcivescovo mons. Andrea
Bruno Mazzocato, dopo la visita alla forania di San Pietro al
Natisone, nell’omelia della concelebrazione finale il 4 luglio
2010 assicurò che la Chiesa Udinese non ha nessuna intenzione di lasciare le comunità delle Valli del Natisone e di tutto il territorio montano al proprio destino, anzi si impegnerà
sempre più a fondo per dare loro nuova speranza. «C’è un
gregge sui monti – disse –, ma non è un gregge disperso. Ci
sono delle difficoltà, ad esempio certi paesetti di montagna si
stanno spopolando di più, ma non è un gregge disperso. Infatti ho visto in mezzo a ogni gruppetto di case un campanile
e una chiesa, e attorno alla chiesa c’erano i cristiani. Allora è un
gregge sì sui monti e nelle valli, ma non è disperso perché è
attorno alle chiese, dunque attorno al Signore».
Rispondendo alla richiesta di contributo alla riflessione
formulata dall’Arcivescovo nella ricorrenza dei Patroni Santi
Ermacora e Fortunato, sulla scorta delle Costituzioni sinodali
e del magistero di mons. Mazzocato e dei suoi predecessori, chiediamo nella realizzazione della nuova organizzazione
pastorale diocesana una particolare attenzione alle valli del
Natisone e del Torre, alla Val Resia e alla Valcanale, dove, in virtù delle specifiche condizioni ecclesiali, storiche culturali ed
etnico-linguistiche non possono essere applicati meri criteri
numerici e di dimensioni territoriali.
In primo luogo non riteniamo rispondente alle esigenze
pastorali la fusione della forania di San Pietro al Natisone con
quelle di Cividale e Rosazzo.
Troppo forte è la diversità tra territorio montano, spopolato
e allo stremo socialmente ed economicamente, con la pianura densamente abitata e ricca di risorse. Ben difficile risulterebbe un efficace piano pastorale comune. Altrettanto si può
dire della fusione delle foranie di Nimis, Tarcento e Tricesimo.
Più rispondente alla situazione sarebbe una nuova forania
che comprendesse il territorio montano e pedemontano
da Lusevera a Prepotto, includendo Cividale. Una tale unità
pastorale era stata peraltro più volte auspicata in importanti convegni diocesani sulla montagna e sulla valorizzazione
delle comunità di lingua slovena e friulana.
In Valcanale e in Val Resia, all’interno di una fusione tra le
foranie di Tarvisio e Moggio Udinese, vanno garantiti il rispetto e la valorizzazione dei fedeli sloveni, anche e soprattutto
attraverso la presenza di sacerdoti che conoscano la loro lingua. Pure nella prospettata collaborazione pastorale di San
Pietro al Natisone bisogna garantire sacerdoti che conoscano
lo sloveno, così pure nelle collaborazioni pastorale di Nimis,
Faedis e Cividale, che comprenderanno parrocchie di tradizione slovena.
La scarsità di sacerdoti di lingua slovena può essere superata con una più fattiva collaborazione della Chiesa Udinese
con le Chiese sorelle della Slovenia e la formazione di sacerdoti, diaconi e operatori pastorali con conoscenza della lingua locale. Tutto questo affinché la nostra Chiesa Udinese,
secondo l’esortazione dell’Arcivescovo, sia «un’oasi di misericordia, nella quale tante persone possano incontrare per la
prima volta o incontrare nuovamente Gesù, il Volto della misericordia del Padre».
(Dom, 15. 9. 2016)
LJUBLJANA
Il dizionario dei sinonimi della lingua slovena
Lo pubblicherà in autunno la casa editrice Zrc
Anche a voi a volte sembra di avere un’espressione «sulla
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 25
punta della lingua», ma non vi riesce in alcun modo di ricordarla? O vi piacerebbe chiamare una determinata cosa in un
altro modo, senza usare per tre volte nella stessa frase la stessa parola? Chi ha a che fare ogni giorno con la lingua ha un
estremo bisogno della possibilità di scegliere – di una raccolta di sinonimi, di quelle parole che hanno un significato quasi
uguale a una qualche altra parola e che ci permettono una
minore monotonia della nostra scrittura (e del nostro parlato).
Tra i manuali linguistici di base della lingua slovena un dizionario dei sinonimi finora non esisteva; in autunno uscirà
finalmente presso la casa editrice Zrc. È stato, infatti, predisposto alla sezione di lessicologia dell’istituto per la lingua slovena Fran Ramovš, che opera nell’ambito del Centro di ricerche
scientifiche dell’Accademia slovena delle scienze e delle arti
Sazu.
Il «Sinonimni slovar slovenskega jezika» (Sssj – «Dizionario
dei sinonimi della lingua slovena») apporterà 78.000 sinonimi su oltre 1.100 pagine. Questi saranno riportati in forma di
serie di sinonimi – gruppi di parole e di frasi fatte che si riferiscono allo stesso significato. I significati saranno spiegati nelle
cosiddette spiegazioni del dizionario; la differenza dei sinonimi fra loro sarà rappresentata con segni di genere e stilistici
e con altri mezzi lessicografici, ha spiegato per l’agenzia di
stampa slovena Slovenska tiskovna agencija Jerica Snoj, principale redattrice del Sssj.
L’obiettivo prefissato per il nuovo manuale-dizionario è stato il rappresentare nella maggiore misura possibile quali parole e abbinamenti di parole abbiano un significato comune
nella lingua slovena. Come materiale per il dizionario è stato,
così, considerato tutto il vocabolario sloveno che finora nei
dizionari è stato determinato nel significato in conformità alle
esigenze lessicografiche.
Sono stati considerati nella loro interezza il dizionario della
lingua slovena Slovar slovenskega knjižnega jezika e il dizionario dei neologismi Slovar novejšega besedja, nella misura dell’uso generico, dell’uso non specializzato ovvero non
strettamente terminologico, nonché il materiale dei dizionari
terminologici. È stato incluso anche ulteriore vocabolario
facente parte delle relazioni sinonimiche. L’uso contemporaneo dei sinonimi riscontrati è stato verificato nei corpus di
parole/terminologie slovene.
Il dizionario dei sinonimi è un’opera lessicografica originale, che risponde alle esigenze tecniche della lessicografia
linguisticamente fondata, rendendo al contempo possibile a
chiunque di accedere con semplicità ai sinonimi sloveni. Il dizionario dei sinonimi completa, così, il dizionario della lingua
slovena Slovar slovenskega jezika.
«Solo nel dizionario dei sinonimi le parole e le frasi fatte
slovene che si riferiscono a un determinato significato comune sono riportate tutte in un unico posto, e ciò accanto alla
riportata spiegazione del significato che le collega», scrive la
redattrice principale del dizionario. Perciò, come sottolinea,
«si diversifica essenzialmente dalle altre raccolte di parole
SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 26
chiamate dizionario dei sinonimi o dai motori di ricerca on
line di sinonimi».
Alla domanda circa in lasso di tempo in cui sia sorto il dizionario dei sinonimi, Jerica Snoj risponde dicendo che per
impedimenti tecnico-organizzativi la preparazione e l’elaborazione del dizionario non è avvenuta in breve tempo e
senza impedimenti secondo il piano prefissato, «così come
illustrato nei manuali di lessicografia e in conformità al management lessicografico». Aggiunge, inoltre, che si potrebbe
rispondere alla domanda sulla lunghezza del periodo di preparazione del dizionario solo con una «storia» a sé, che però
ora, a lavoro portato a termine, a suo giudizio non è più né
interessante né necessaria.
È prevista anche una versione elettronica, che sarà accessibile sul portale on line Fran, ma non anche come dizionario
stampato. Il dizionario on line includerà anche alcune aggiunte e adeguamenti rispetto all’edizione in libro e, secondo
gli annunci della redattrice, sarà «pubblicato a breve».
Il Sinonimni slovar slovenskega jezika uscirà entro il 31 ottobre e costerà 89 euro. Alla casa editrice Zrc hanno ideato
anche una particolare offerta di preordine: chi ordinerà il manuale prima di ottobre lo pagherà 69 euro. Ulteriori informazioni sono disponibili al sito internet zalozba.zrc-sazu.si.
Sta, Pd
(Primorski dnevnik, 9. 8. 2016)
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