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pag. Bollettino di informazione/Informacijski bilten Slovencev v Italiji Sloveni in Italia Anno XVIII N° 8 (223) 30 settembre 2016 Quindicinale di informazione Direttore responsabile Giorgio Banchig Traduzioni di Luciano Lister e Larissa Borghese Direzione, redazione, amministrazione: Borgo San Domenico, n. 78 - C.P. 85 - 33043 Cividale del Friuli (UD) - Tel e fax 0432 701455 internet:www.slov.it - e-mail: [email protected] Stampa in proprio Registrazione Tribunale di Udine n. 3/99 del 28 gennaio 1999. Una copia euro 1,00 SOMMARIO ISSN 1826-6371 1 UNIONE EUROPEA Pubblicata la quarta relazione sull’applicazione della Convenzione sulle minoranze in Italia Il documento dedica poco spazio alla comunità slovena 3 REGIONE Impegno per uno sloveno in Parlamento Debora Serracchiani con i rappresentanti della minoranza 5 SLOVENSKA SKUPNOST - UNIONE SLOVENA Gabrovec sull’ingresso dei Comuni nell’Uti 6 IN MEMORIAM Carlo Azeglio Ciampi e la minoranza slovena 7 CIVIDALE - ČEDAD Anna Wedam presidente provinciale dello Sso La Confederazione delle organizzazioni slovene ha eletto l’operatrice culturale di Ugovizza 10 MILANO “In Slovenia desideriamo maggiori investimenti italiani” A colloquio con Zorko Pelikan, dirigente a Milano dell’Ufficio economico della Slovenia 14 TRIESTE - TRST Attraversando la Trieste di Boris Pahor Al Narodni dom, nel Centro triestino del libro e in piazza Oberdan festeggiati i 103 anni dello scrittore 16 L’INTERVISTA Lo sloveno come lingua viva, non solo scolastica A colloquio con Sonja Klanjšček, dirigente dell’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone-Špietar 21 GORIZIA - GORICA I problemi dell’istruzione in lingua slovena in Italia Evidenziati dal dirigente dell’Ufficio per le scuole slovene, Igor Giacomini, al 51° seminario per docenti ed educatori 24 RIFORMA PASTORALE La Chiesa non abbandoni le valli e si impegni per la comunità slovena Documento del quindicinale Dom, delle associazioni Blanchini e Cernet Il documento dedica poco spazio alla comunità slovena UNIONE EUROPEA Pubblicata la quarta relazione sull’applicazione della Convenzione sulle minoranze in Italia Stilata dal Comitato consultivo del Consiglio d’Europa, che verifica l’attuazione negli Stati membri L’ Italia continua a impegnarsi nella tutela degli appartenenti alle minoranze nazionali, che l’ordinamento giuridico statale considera«minoranze storico linguistiche». Nell’ambito dell’amministrazione decentralizzata in vigore in Italia i diritti minoritari sono riconosciuti e vengono applicati in modo molto asimmetrico; in ambito statale non tutte le minoranze godono dello stesso grado di tutela, stabilita dalla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sulla tutela delle minoranze nazionali. Questa è la valutazione introduttiva della quarta relazione stilata dal Comitato consultivo del Consiglio d’Europa, il cui compito è di verificare l’attuazione della Convenzione negli Stati membri, che l’hanno sottoscritta e ratificata. La relazione è stata pubblicata recentemente sul sito internet del Consiglio d’Europa unitamente alle note del Governo italiano a margine del documento. Nell’introduzione, la relazione evidenzia che nelle regioni a statuto speciale, e cioè in Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige/ Sudtirol e Friuli Venezia Giulia questa tutela è stata ulteriormente rafforzata sulla base degli statuti autonomi di queste regioni, ma sottolinea la lenta attuazione e la mancanza di fondi per la tutela dei rom. (...) L’Ue invita L’Italia a provvedere per un’adeguata tutela della comunità rom. La seconda raccomandazione riguarda il garantire alle minoranze, anche a quelle numericamente più piccole, l’accesso ai mezzi di comunicazione e la possibilità di accedere ad internet anche nei luoghi più remoti; raccomanda inoltre che si continui a sostenere lo sviluppo dei mezzi stampa nelle lingue delle minoranze linguistiche. L’ultima necessaria raccomandazione riguarda la scuola e in particolare la richiesta di fondi adeguati per l’insegnamento delle lingue minoritarie e in lingua minoritaria, di garantire un’adeguata abilitazione degli insegnanti e i sussidi didattici necessari. Sopratutto evidenzia le necessità degli appartenenti alle minoranze numericamente piž piccole. Questa volta tra le raccomandazioni non c’è alcun punto specifico sulla minoranza slovena. Nelle relazioni precedenti la minoranza slovena era citata espressamente; quando il consiglio d’Europa stilò la prima relazione non era stata ancora approvata la legge di tutela della minoranza slovena 38/2001. Tra le raccomandazioni veniva quindi evidenziata la necessità di approvare la legge. Nelle successive relazioni il Consiglio d’Europa redarguiva l’Italia sulle difficoltà in merito all’attuazione delle legge, tra l’altro sull’ostruzionismo messo in atto da alcuni membri di lingua italiana del Comitato paritetico, che di fatto ne impedivano l’attività. Sottolineava anche il ritardo nel definire il territorio di tutela. Questa volta la relazione dedica minore spazio alla minoranza slovena, i cui rappresentanti sono stati ricevuti in audizione, a giugno dello scorso anno a Roma, dal gruppo consultivo del Consiglio d’Europa; nella relazione viene dedicata poca attenzione anche all’attuale stato di attuazione della legge di tutela. Lo si evince a chiare lettere già nell’introduzione della relazione, che evidenzia come nelle tre regioni a statuto speciale la condizione delle minoranze, tra le quali anche la comunità slovena, sia migliorata anche per merito delle leggi regionali; mentre invece la condizione di minoranze numericamente più piccole in altre regioni è ancora inadeguata. Anche sulla copertura mediatica delle minoranze la relazione rileva che oltre alla programmazione televisiva nelle lingue tedesca, ladina, francese e slovena, non è prevista per altre lingue minoritarie. Lo stesso vale per l’insegnamento delle lingue minoritarie e per le qualificazioni standard del personale docente. La situazione in provincia di Udine La relazione tratta quindi alcune questioni specifiche sulla situazione delle singole minoranze. Tra l’altro anche nella provincia di Udine. La relazione fa notare, infatti, che alcuni abitanti di Resia, Valli del Natisone e Torre chiedono il riconoscimento dello status di minoranza linguistica specifica diversa da quella slovena. I loro rappresentanti affermano di essere infondatamente parificati agli sloveni. Dall’altro canto i rappresentanti della minoranza slovena affermano che gli abitanti di questi luoghi parlano un antico dialetto sloveno, che a causa dell’isolamento geografico e del mancato insegnamento della lingua a scuola ha avuto uno sviluppo diverso dal nucleo sloveno. Il comitato consultivo riferisce che i rappresentanti della minoranza sottolineano come queste differenze vengano evidenziate soprattutto dai media e da alcuni esponenti politici al fine di abbassare il livello di tutela di tutte le minoranze linguistiche e danneggiarle. A questo proposito la relazione fa notare che il riconoSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 1 scimento dei diritti degli appartenenti alle minoranze non comporta necessariamente il riconoscimento formale dello status di minoranza linguistica o l’esistenza di uno specifico quadro giuridico a favore di queste comunità. Fa notare anche che una situazione linguistica complessa comporta un approccio aperto ed elastico, che è necessario soprattutto nei Comuni in cui risiedono cittadini con un’identità debole, i quali all’interno della minoranza non godono dello stesso riconoscimento o laddove quest’ultimo venga loro negato dalla maggioranza o da altre minoranze. In questo caso la relazione raccomanda alle autorità un approccio aperto, basato sul dialogo verso singoli e gruppi, che si impegnano alla tutela sulla base dei principi della Convenzione quadro accanto al principio della libera scelta dell’appartenenza, contemplato dall’articolo 3 della convenzione. Convenzione Rai - Governo e finanziamento della stampa Per quanto riguarda i media, la relazione rileva differenze tra le minoranze e fornisce i dati sul numero delle ore della programmazione radiotelevisiva delle singole minoranze in Italia. In merito alla programmazione slovena dell’emittente televisiva nazionale Rai la relazione richiama l’attenzione sulla collaborazione con la radiotelevisione slovena e in particolare con il centro radiotelevisivo di Capodistria; contempla anche le aspettative della minoranza slovena affinché si giunga a rinnovare il contratto tra la società Rai e il governo al fine di implementare la programmazione in lingua slovena. Allo stesso modo la relazione fa riferimento al desiderio della minoranza slovena di aumentare l’autonomia della programmazione slovena. In relazione alla stampa la relazione tra l’altro contiene l’elenco dei media in lingua slovena e fa notare che i fondi statali per i media hanno subito un forte taglio. A questo proposito riporta l’esempio del Primorski dnevnik che, a causa della diminuzione dei fondi statali nel 2014, ha subito 600.000 euro di perdita. Tra le raccomandazioni, quindi, nella relazione si invita le autorità ad incrementare il sostegno finanziario alla stampa. Lingua, nomi e tabelle In relazione all’uso delle lingue minoritarie nel rapporto con le autorità, sullo sloveno la relazione ravvisa che ci sono finanziamenti a disposizione garantiti dalla Regione e dallo Stato. Menziona l’ufficio di traduzione nella prefettura di Trieste e il fatto che l’aula del consiglio comunale a Gorizia sia stata dotata di apparecchiatura per la traduzione simultanea e che le sedute sono in forma bilingue. La relazione fa notare le difficoltà in merito alla terminologia e la disparità nell’uso dello sloveno con i mezzi elettronici. Questa questione è evidenziata anche tra le raccomandazioni, nelle quali si evidenzia la necessità di consentire nei rapporti con le autorità un uso paritario della lingua slovena anche attraverso i mezzi elettronici. SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 2 In merito all’emissione delle carte d’identità, la relazione segnala che in Valle d’Aosta e in Alto Adige/Sud Tirolo tutte le carte d’identità sono bilingui, mentre in Friuli-Venezia Giulia le carte d’identità bilingui vengono emesse solo su richiesta del cittadino. Sulla scrittura di nomi e cognomi con gli accenti diacritici la questione è stata quasi del tutto risolta e resta ancora aperta in merito alle tessere sanitarie e alle patenti, dal momento che gli uffici competenti non dispongono ancora di adeguati programmi informatici. Tra le raccomandazioni è, quindi, sottolineata la necessità di risolvere la questione. Per quanto riguarda le scritte bilingui si rilevano passi in avanti, ma si evidenzia anche il ritardo nell’esposizione delle scritte bilingue da parte di alcuni enti tra i quali l’Azienda nazionale autonoma delle strade-Anas. Il bilinguismo è, inoltre, assente sui 40 chilometri di autostrada, che attraversano la provincia di Gorizia. Scuola e tavolo governo-minoranza In merito alla scuola, per quanto riguarda la minoranza slovena la relazione rileva che in provincia di Trieste e di Gorizia sono attive scuole con lingua di insegnamento slovena ed evidenzia l’aumento del numero degli iscritti. Ci sono anche scuole comunali dell’infanzia, istituzioni private e l’istituto per la formazione professionale, che godono di sostegno in base alla legge di tutela. Riguardo alla scuola statale bilingue di San Pietro al Natisone-Špietar la relazione riferisce che sono in corso i lavori di ristrutturazione della sede, che dovrebbero essere ultimati entro il 2016. La relazione fa riferimento anche all’attività dell’Ufficio regionale per le scuole slovene e al Sindacato della scuola slovena. In merito al coinvolgimento della minoranza a livello statale e regionale, la relazione si concentra soprattutto sul tavolo governo-minoranza ed esprime soddisfazione sul fatto che la minoranza sia rappresentata da esponenti del Comitato istituzionale paritetico per la minoranza slovena e dalle due organizzazioni di raccolta (Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso e Unione culturale economica slovena-Skgz). Nella relazione si enumera anche una serie di questioni generali e, tra l’altro, si fa una riflessione critica sul fatto che i rappresentanti delle minoranze non siano stati coinvolti nel procedimento di riforma degli enti locali. Sul sito internet sono pubblicate anche le note alla relazione da parte del Governo italiano.Tra l’altro vi si legge un’ampia precisazione in merito alle scuole con lingua d’insegnamento slovena, che contempla tutti i provvedimenti approvati dal Governo a riguardo anche di questioni tralasciate dalla relazione stilata dal comitato consultivo del Consiglio d’Europa. Ora il documento passerà al vaglio del Comitato dei ministri del consiglio d’Europa, che emetterà una risoluzione contenutistica sulla relazione e proporrà opportuni provvedimenti al Governo italiano. Probabilmente la questione verrà esaminata nei prossimi mesi. (Primorski dnevnik, 14. 8. 2016) REGIONE Impegno per uno sloveno in Parlamento Debora Serracchiani con i rappresentanti della minoranza «Nel mio ruolo di presidente della Regione ritengo doveroso ascoltare con attenzione le istanze che mi vengono presentate dalla comunità slovena in Friuli-Venezia Giulia e fare del mio meglio affinché gli sloveni in Italia abbiano una propria rappresentanza in Parlamento, così come l’hanno sempre avuta». Lo ha dichiarato la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani a margine dell’incontro tenutosi lo scorso 23 agosto a Trieste con Walter Bandelj e Rudi Pavšič, i presidenti delle due maggiori organizzazioni slovene in Italia, ovvero la Confederazione delle organizzazioni slovene / Svet slovenskih organizacij-Sso e l’Unione economica culturale e slovena / Slovenska kulturno-gospodarska zveza-Skgz. Alla riunione hanno preso parte anche l’assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti e la presidente del Comitato paritetico istituzionale per i problemi della minoranza slovena Ksenija Dobrila. Gli esponenti della comunità slovena hanno espresso la loro preoccupazione, sostenendo che la nuova legge elettorale, detta Italicum, riduca le possibilità di elezione di un candidato di nazionalità slovena al Parlamento. Questo aspetto - secondo Pavšič, Bandelj e Dobrila - contrasta con le disposizioni della legge di tutela per la minoranza slovena (38/2001). L’articolo 26 della norma, infatti, dispone che le leggi elettorali dettino disposizioni per favorire l’accesso alla rappresentanza di candidati appartenenti alla minoranza slovena. «L’articolo 4 dell’Italicum - ha precisato Serracchiani durante l’incontro - stabilisce chiaramente che uno dei collegi plurinominali è costituito in modo tale da favorire la rappresentanza dei candidati di espressione della minoranza linguistica slovena. Questa forma di garanzia, ovviamente, non dà la massima certezza di elezione, ma bisogna rilevare che questa sicurezza non era espressa in nessuna legge elettorale». A questo proposito Torrenti ha ricordato che la presenza di esponenti politici sloveni a Roma è sempre stata garantita dalla volontà e dalla disponibilità dei singoli partiti a inserire nelle proprie liste un candidato sloveno e mai da precise disposizioni di legge. La Regione - hanno poi aggiunto la presidente e l’assessore - non ha la possibilità di incidere sugli strumenti già adottati dal Parlamento nazionale, evidenziando come le diverse disposizioni per il Trentino - Alto Adige derivino da accordi internazionali ben precisi e da contesti legislativi e demografici non comparabili con il Friuli Venezia Giulia. Tuttavia, durante l’incontro è emersa la volontà comune a rivedere il ruolo delle minoranze linguistiche in regione. «Ci è giunta questa richiesta che riteniamo interessante e doverosa» ha commentato Torrenti. «L’Amministrazione regionale comprende appieno questa esigenza visto il riassetto istitu- zionale in atto in Friuli Venezia Giulia. Intendiamo dunque lavorare a nuove modalità che garantiscano sia la presenza numerica che qualitativa degli sloveni negli organismi istituzionali». ARC/PV/ppd (www.regione.fvg.it) REGIONE Comunità slovena, soggetto propulsore a vantaggio dell’area transfrontaliera Il promemoria consegnato dalla comunità slovena alla presidente della Regione Fvg, Serracchiani In un periodo nel quale è in atto un lodevole sforzo da parte del Governo per riorganizzare e riformare lo Stato italiano, sarà probabilmente necessario rafforzare ulteriormente il ruolo della nostra Regione per la sua specialità e le sue peculiarità. In questo contesto andrebbe rivisto anche il ruolo delle minoranze linguistiche qui presenti, riformulando in chiave più avanzata e moderna quello che potremmo definire il laboratorio dì convivenza plurilingue del Friuli Venezia Giulia. Tale rivisitazione andrebbe contestualizzata anche con il nuovo scenario europeo, laddove la nostra Regione si sta finalmente riappropriando della centralità andata perduta nel 900, secolo nel quale la nostra terra è stata perlopiù caratterizzata da conflitti e guerre Ed è in questo contesto che la minoranza linguistica slovena del Friuli Venezia Giulia vuole porsi sempre più come soggetto propulsore sia nel campo culturale che in quello turistico ed economico, a vantaggio di tutto il territorio dell’area transfrontaliera. Non possiamo, però, negare che, a fronte di questa chiara volontà, ci siano ancora delle remore, d’altronde caratteristiche di ogni comunità minoritaria, che andranno quanto prima superate con un più puntuale e regolare confronto tra il governo regionale e i vertici della nostra minoranza. Proprio per questa volontà e desiderio di un’interazione propositiva riteniamo possa essere utile presentarLe alcune criticità per le quali il governo regionale potrebbe trovare le soluzioni adeguate; si tratta perlopiù di mera attuazione delle norme esistenti in particolare della legge regionale 26/2007, nonché di quella nazionale 38/2001, come ad esempio l’art. 10 sul bilinguismo visivo (regolato dai decreti del Presidente della Regione), laddove i soggetti attuatori sono anche di competenza regionale (Autovie Venete, Fvg Strade ... ). Si segnala, inoltre, che si è tutt’ora in attesa della costituzione dell’Ufficio centrale per la lingua slovena, istituito con l’art 4, comma 41 L.R. n.34/2015, il quale dovrebbe assumere il coordinamento delle attività per l’uso pubblico della lingua slovena (art. 8 della legge di tutela), raccordandosi con gli interventi con le Uti, con i comuni perimetrati e in un rapporto sinergico con i concessionari dei servizi pubblici nonché con SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 3 le pubbliche amministrazioni. Sulla piena attuazione della LR 26/2007 va rimarcato che ancora oggi rimane lettera morta l’art. 21 (Fondo regionale per la minoranza linguistica slovena), che dovrebbe sostenere specifiche attività in particolare nel settore dell’istruzione e nel campo della collaborazione interculturale, nonché supportare la fondamentale opera di manutenzione delle sedi culturali. Rimane poi il nodo molto complicato e complesso dell’attuazione dell’art. 26 – disposizioni in materia elettorale - della legge di tutela 38/2001 (a rappresentanza negli organi elettivi (quali il Consiglio regionale), riguardante l’elezione dei rappresentanti appartenenti alla minoranza linguistica slovena nel Senato della Repubblica e nella Camera dei deputati, sottoposti proprio in questi mesi al processo di riforma del sistema costituzionale ed elettorale, che porterebbe alla quasi certa esclusione del rappresentante sloveno nel consesso nazionale. Questa ipotesi, d’altronde molto reale, rappresenterebbe un duro colpo per la minoranza linguistica slovena in Italia, che rimarrebbe per la prima volta dalla costituzione della Repubblica d’Italia senza un proprio rappresentante nel più importante organo elettivo nazionale. Pur considerando che la Costituzione italiana, a differenza di quella slovena e croata, non garantisce un rappresentante parlamentare alle singole minoranze linguistiche nazionali, riteniamo che questo possibile/probabile vulnus non potrà non essere interpretato come elemento di grave disattenzione e sottovalutazione da parte dell’attuale maggioranza nei confronti della minoranza linguistica slovena del Fvg. Tanto più grande sarà il disagio e inevitabili le conseguenze politiche, rispetto a quanto è stato finora stato il pluridecennale connubio tra le forze di centrosinistra e la nostra minoranza. Riteniamo pertanto che debba essere percorsa ogni possibile via per scongiurare questo pericolo ed in ultima istanza facciamo appello a Lei affinché sia la coalizione politica che maggiormente ci rappresenta ad assumersi l’onere e l’onore di garantirci il diritto di tribuna ai sensi delle norme di tutela sopracitate. In questo modo ancche la nostra regione, il Friuli Venezia Giulia, manterrà quella significativa rappresentanza parlamentare, che la contraddistingue dalla propria nascita. Skgz, Sso Comitato istituzionale paritetico per la minoranza slovena REGIONE Corsi in lingua slovena nella formazione professionale L’annuncio dell’assessore Loredana Panariti L’Istruzione e Formazione professionale (IeFp) in Friuli-Venezia Giulia potrebbe arricchirsi di nuovi corsi in lingua sloveSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 4 na. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore al Lavoro e alla formazione Loredana Panariti, ha infatti introdotto la possibilità di attivare, già nell’anno formativo 2016/2017, 4 percorsi formativi con docenze in sloveno. L’iter sarà avviato dalla direzione centrale Lavoro e formazione dell’amministrazione regionale, attraverso un avviso diretto a Effe.Pi, l’associazione temporanea di organismi formativi accreditati dalla Regione, ovvero ai soggetti che già propongono corsi di istruzione e formazione professionali in sloveno per i giovani di età inferiore ai 18 anni. La predisposizione dei percorsi formativi, tuttavia, è assoggettata al minimo di 8 iscritti. Si tratta di una soglia più bassa rispetto a quanto stabilisce la normativa vigente, ma è una deroga introdotta con la legge regionale 33/2015 (collegata alla manovra di Bilancio 2016-2018), in base alla quale le iniziative IeFp devono tener contro delle esigenze della minoranza slovena per la salvaguardia delle sue caratteristiche etniche e culturali. Considerando, dunque, che la sostenibilità economica dei percorsi è assicurata con la presenza di almeno 12 allievi, l’amministrazione regionale mette a disposizione un finanziamento integrativo per colmare il gap che si creerebbe nel caso in cui il numero di iscritti fosse inferiore alla soglia di sostenibilità. «Esprimo la mia soddisfazione – dichiara Panariti – sulla possibilità che venga garantita l’istruzione e formazione professionale in lingua slovena superando il problema del numero degli iscritti che poteva bloccare l’attivazione dei corsi». Arc/Pv/Ep www.regione.fvg.it NABREŽINA - AURISINA Adesione all’Unione intercomunale in cinque minuti In tutto cinque minuti e il comune di Duino Aurisina-Devin Nabrežina è entrato nell’Uti Giuliana. La seconda seduta del Consiglio comunale per l’approvazione dello statuto e dell’atto costitutivo della nuova unità amministrativa nella zona di Trieste-Trst è stata per così dire quasi una formalità. Non c’è stata una nuova discussione in merito alla questione che ha per quasi due anni amareggiato la vita dei leader del Comune, perché tutto era – con grande difficoltà – già stato detto prima. La votazione con secondo esito positivo è avvenuta come da aspettative. Nove consiglieri sono stati favorevoli alla delibera di ingresso nell’Uti, cinque contrari (tutti, come già il giorno prima, di centrodestra, solo che Giorgio Ret non era presente, ma ha votato Silvia Jurman Bencich (assente il giorno precedente), due, invece, si sono astenuti: Francesco Foti (movimento Possibile) e Maurizio Rozza (Sel). M. K. (Primorski dnevnik, 14. 9. 2016) MUGGIA - MILJE Il sindaco Laura Marzi: SLOVENSKA SKUPNOST UNIONE SLOVENA insieme possiamo migliorare i servizi Gabrovec sull’ingresso dei Comuni nell’Uti Martedì 13 settembre anche a Muggia-Milje il consiglio comunale ha, di fatto, confermato il risultato del voto del giorno precedente per l’ingresso nell’Unione intercomunale. Non essendo stavolta necessaria la maggioranza dei due terzi, il comune di Muggia ha approvato come sesto e ultimo della provincia di Trieste-Trst (solo poche ore dopo quello di Duino Aurisina-Devin Nabrežina) lo statuto dell’Uti Giuliana. Anche la maggioranza di centrosinistra ha votato compatta per l’ingresso nell’Uti (12 voti, il consigliere Marco Finocchiaro era assente per motivi di lavoro); l’opposizione ha, invece, votato unitamente contraria (6 voti, erano assenti i consiglieri di Forza Muggia, Giulia De Marchi e Andrea Mariucci). Il sindaco di Muggia, Laura Marzi, è riuscita, quindi, a fare ciò che non ha fatto il suo predecessore Nerio Nesladek: durante la votazione sull’Uti alcuni mesi fa, la sua maggioranza aveva provato un doloroso tracollo. Marzi si è detta soddisfatta: «Nell’Uti facciamo il nostro ingresso per ultimi, la maggioranza in consiglio comunale ha di nuovo votato compatta. Ora inizia un nuovo capitolo», ha commentato. Laura Marzi è convinta che l’Uti sia uno strumento utile per il miglioramento dei servizi comunali: «La collaborazione con gli altri comuni sarà basata su convenzioni; l’Uti porta con sé anche un non trascurabile afflusso di contributi. Col comune di San Dorligo della Valle-Dolina abbiamo già una buona collaborazione, dobbiamo però introdurre un comune distretto socio-sanitario operativo. A ogni modo ci attende ancora molto lavoro; tutti noi sindaci dobbiamo, ora, rimboccarci le maniche». Dell’esito della votazione è soddisfatta anche l’assessore di lingua slovena Mirna Viola. «È bene che siamo anche noi nell’Uti, così da collaborare con più facilità coi restanti comuni, soprattutto con quelli più piccoli. Col comune di San Dorligo, in verità, già collaboriamo; sarà ora possibile consolidare questo ulteriormente», ha detto sottolineando, inoltre, che sia la maggioranza sia l’opposizione del consiglio comunale di Muggia si sono trovate in disaccordo col metodo scelto dall’amministrazione regionale per l’attuazione della riforma delle autonomie locali. Il 21 settembre si riunirà l’assemblea dei sindaci, che dovrà anzitutto eleggere il nuovo presidente, visto che il finora in carica Roberto Cosolini ha perso la poltrona di sindaco. Dopodiché sarà modificato lo statuto, specie perché accanto a Trieste e Sgonico-Zgonik hanno fatto il loro ingresso tutti e quattro i restanti Comuni. Probabilmente si parlerà anche del rapporto di forze tra il Comune di Trieste e quelli circostanti, che richiedono determinate garanzie. «I consigli comunali di Monrupino-Repentabor e di Duino Aurisina-Devin Nabrežina hanno, con l’ingresso nell’Uti di Trieste, dimostrato grande senso di responsabilità rispetto agli interessi dei propri cittadini e lungimiranza politica, nonché, al tempo stesso, fiducia nell’amministrazione regionale», ha dichiarato il consigliere regionale dell’Unione slovena-Ssk Igor Gabrovec. Alla Regione, quindi, spetta l’obbligo di accettare la proposta di nuova divisione delle funzioni amministrative della nascente Unione, espressa all’unanimità da tutti i sindaci della provincia di Trieste. I sindaci dei comuni hanno trasmesso il documento alla presidente Serracchiani e all’assessore Panontin già il 2 settembre, il quale prevede l’amministrazione comune esclusivamente di cinque servizi strategici; tutto il resto sarebbe, invece, regolato da convenzioni tra i comuni. «La riforma delle autonomie locali è stata modificata e completata in consiglio regionale oltre dieci volte e per farlo sono state necessarie una paziente costanza e la conduzione di trattative soprattutto all’interno della coalizione di maggioranza. Sono sempre dell’opinione che le unioni di comuni sarebbero più efficaci e funzionali se venissero forgiate secondo il principio dell’adesione volontaria e della libera trattativa con riguardo al modo di collegamento e amministrazione dei servizi. Anche l’ultima richiesta comune dei sindaci della zona di Trieste non fa che confermare il primo documento dei comuni del circondario, che hanno proposto un’Unione delle piccole amministrazioni separata da Trieste. Dopotutto la oggi nascente Uti Giuliana è, de facto, anche molto simile a questo», ha concluso Gabrovec. (Primorski dnevnik, 14. 9. 2016) A.F: (Primorski dnevnik, 14. 9. 2016) UDINE - VIDEN Le comunità etniche e linguistiche fondamento dell’autonomia del FVG Incontro tra Società Filologica Friulana e Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso La Società Filologica Friulana e lo Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso condividono molti valori che danno senso e guidano le loro attività sul territorio regionale. Tra questi sono di particolare importanza il mantenimento e l’implementazione del patrimonio culturale, linguistico ed etnico, l’attenzione alle realtà locali che sono la base della specialità e della tradizione cristiana. Anche su queste fondamenta è necessario concentrare gli sforzi comuni per l’autoSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 5 nomia regionale e per la future politiche di sviluppo nel contesto centro-europeo ed europeo, di cui da sempre il popolo friulano e quello sloveno fanno parte. Questi sono in sintesi i contenuti fondamentali dell’incontro tra i vertici della Società Filologica Friulana e della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso che si è svolto venerdì 2 settembre 2016 a Udine. Per la Filologica erano presenti il presidente, Federico Vicario, il vicepresidente per il Friuli orientale, Renzo Medeossi, e il direttore, Feliciano Medeot. La Sso, invece, era rappresentata dal presidente regionale, Walter Bandelj e dai membri del comitato esecutivo Ivo Corva, Filip Hlede ed Anna Wedam. L’argomento principale dell’incontro, introdotto dai due presidenti, è stata la valorizzazione delle prerogative linguistiche ed etniche nei vari aspetti sociali, dall’uso delle lingue minoritarie sulle insegne pubbliche ai programmi scolastici. Gli intervenuti hanno auspicato una maggiore sensibilità e disponibilità da parte delle istituzioni pubbliche regionali e provinciali verso una coerente applicazione delle norme di tutela statali e regionali vigenti. È stato anche evidenziato che in futuro sarà utile intraprendere iniziative comuni in rapporto con la Regione e con Roma, considerato anche che ultimamente si prediligono iniziative nazionali ed internazionali rispetto all’ambito locale. Dal punto di vista amministrativo, inoltre, preoccupano le nuove riforme che non tengono conto della realtà sul territorio, come sta accadendo per le banche di credito cooperativo, nonché comuni e province. I rappresentanti della Filologica e della Sso hanno anche analizzato l’aspetto riguardante le nuove regole per i bilanci degli enti pubblici. Quanto disposto per la spesa e la rendicontazione è caratterizzato da una notevole rigidità, che rende reale il pericolo di perdita delle risorse e la loro restituzione allo Stato. La Filologica Friulana e la Sso condividono anche i valori cristiani, che si concretizzano nella Chiesa locale. In questo senso è estremamente importante che anche nell’ambito ecclesiale, nella liturgia e nella pastorale, vengano valorizzate le specificità linguistiche ed etniche. L’incontro si è concluso con il proposito di preparare un documento comune, sulla cui base sviluppare e rafforzare la futura collaborazione tra le due organizzazioni. (Comunicato stampa Sso) IN MEMORIAM Carlo Azeglio Ciampi e la minoranza slovena Dopo la scomparsa del presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi è stato scritto ed evidenziato soprattutto del suo patriottismo e dell’attaccamento al tricolore, meno il fatto che abbia attraversato a piedi mezza penisola apenninica per unirsi ad altri antifascisti nell’esercito del Sud, che era parte della Resistenza. Mi sia quindi concesso di citare solo alcuni episodi che testimoniano il rapporto di Ciampi SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 6 verso la comunità slovena. Il primo contatto che ho avuto con lui risale agli anni della crisi della Banca di Credito triestina-Tkb. Ciampi era all’epoca governatore della Banca d’Italia. L’allora segretario di Rifondazione comunista, Sergio Garavini, ex sindacalista della Cgil, mi disse di conoscere bene Ciampi. Quest’ultimo, infatti, non nascondeva il suo orgoglio di essere iscritto a un unico sindacato, quello degli impiegati bancari della Cgil. Contattammo Ciampi telefonicamente e lui ci indirizzò agli uffici bancari di vigilanza. Il secondo contatto era sempre dovuto alla Tkb, ma allora Ciampi era già ministro del Tesoro nel Governo Prodi. Prestò ascolto alle nostre difficoltà e ci indirizzò al capo di gabinetto prof. Draghi, il quale fu implacabile. Passarono circa dieci anni dall’approvazione della legge sull’editoria, nel cui testo abbiamo inserito un articolo specifico per il Primorski dnevnik. Si verificò qualche intoppo, emersero le prime critiche e richieste di modificare la legge. Inoltre temevamo che gli organi dell’Unione Europea contestassero questi sostegni alle imprese. Così insieme a Miloš Budin proposi che venisse istituito un fondo di bilancio specifico per la stampa minoritaria. Chiesi al ministro comunista Katia Belillo di mettersi in contatto con il ministro del Tesoro, Ciampi, per verificare se questi fosse d’accordo sull’istituzione di un fondo autonomo per la stampa minoritaria. L’on. Belillo scrisse anche una lettera ufficiale al ministro Ciampi, che rispose dopo pochi giorni. Oltre ad approvare la proposta, Ciampi era disposto a versare nel fondo 20 miliardi di lire l’anno. La proposta trovò il consenso anche dei parlamentari dell’Unione valdostana Union Valdotaine e del Svp. Putroppo non ci furono ulteriori sviluppi perché non c’era unità d’intenti tra i vertici della comunità slovena. Passarono gli anni e Ciampi divenne Presidente della Repubblica nel periodo in cui il Parlamento concludeva la discussione sulla legge di tutela. I tempi erano stretti. Mancavano poche settimane, infatti, allo scioglimento del Parlamento e all’indizione di nuove elezioni. La legge di tutela era al vaglio del Senato quando alcuni giorni prima di San Valentino (la legge fu approvata il 14 febbraio del 2001) il suo presidente Nicola Mancino colse nel testo un’incongruenza sulla successione delle date. Se avessero dovuto inserire la correzione necessaria la legge sarebbe dovuta tornare al vaglio della Camera dei deputati e non ci sarebbe stato il tempo utile alla sua approvazione, vanificando così tutti gli sforzi profusi. Mancino chiamò il Quirinale e si consultò con Ciampi, che avrebbe dovuto promulgare il testo di legge. Dopo aver ascoltato attentamente, Ciampi disse a Mancino di correggere le date a mano e che avrebbe sottoscritto la legge ignorando gli errori. Disse che per l’approvazione della legge sui diritti della minoranza slovena aveva dato la parola ai vertici sloveni e che non aveva intenzione di rinnegarla a causa di mere formalità. Stojan Spetič (Primorski dnevnik, 17. 9. 2016) CIVIDALE - ČEDAD Anna Wedam presidente provinciale dello Sso La Confederazione delle organizzazioni slovene ha eletto l’operatrice culturale di Ugovizza La seduta del comitato esecutivo della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso di mercoledì 7 settembre si è aperta a Cividale nel ricordo del defunto mons. Dionisio Mateucig. Il presidente Walter Bandelj ha ricordato l’inestimabile opera di Mateucig dal punto di vista religioso e etnico e ha espresso la speranza che la sua eredità venga tenuta in considerazione nelle decisioni che riguardano il futuro della parrocchia di Camporosso/Žabnice e del santuario mariano di Lussari/Svete Višarje. Nel seguito della riunione il comitato esecutivo ha confermato all’unanimità il cambiamento nell’ambito del direttivo provinciale della Sso, con cui Anna Wedam ha accettato la carica di presidente provinciale. Riccardo Ruttar, che ha finora ricoperto la carica, ha, infatti, chiesto di essere sostituito per motivi personali. Con l’elezione di una slovena della Valcanale la Sso ha inteso dimostrare attenzione per la comunità etnica slovena lì residente e sostegno ai suoi sforzi per la risoluzione definitiva dell’ancora aperta questione dell’insegnamento dello sloveno. I membri del comitato esecutivo della Sso hanno, inoltre, discusso anche più nello specifico dell’istruzione trilingue in Valcanale; della lettera del presidente dell’Istituto per l’istruzione slovena-Zavod za slovensko izobraževanje Igor Tull, in cui si richiama l’attenzione sul problema del finanziamento dello scuolabus per la scuola bilingue di San Pietro al Natisone/Špietar e della futura assegnazione degli spazi della Comunità montana a San Pietro al Natisone, che sono stati parzialmente realizzati con contributo della legge 38/2001. Il presidente Walter Bandelj ha riferito ai membri del comitato esecutivo presenti in merito all’incontro con la presidente della Regione Debora Serracchiani, cui ha partecipato insieme alla presidente del comitato paritetico Ksenija Dobrila e al presidente dell’Unione culturale economica-Skgz, Rudi Pavšič. Il comitato esecutivo della Sso ha espresso sostegno allo sforzo comune per giungere alla conferma di un rappresentante della minoranza slovena nel Parlamento italiano. In forza della nuova legge elettorale e della riforma del senato, tale presenza è fortemente a rischio e questo è inaccettabile sia per la comunità etnica slovena sia in rapporto alle relazioni di buon vicinato e di collaborazione transfrontaliera con la Repubblica di Slovenia. Il comitato esecutivo ha anche confermato la posizione del presidente Bandelj circa il fatto che l’Italia debba dare attuazione all’articolo 26 della legge di tutela 38/2001. A riguardo, la soluzione più adatta sarebbe di rappresentanza garantita. Il rappresentante sloveno al Parlamento italiano non può, comunque, diventare in nessun modo argomento di mercanteggio politico o partitico, perché da ciò sarebbe enormemente danneggiata proprio la comunità etnica slovena. Il comitato esecutivo della Sso ha, inoltre, preso conoscenza degli sviluppi nei preparativi al 40° anniversario dell’istituzione in organizzazione confederativa, che sarà celebrato il prossimo 16 dicembre. (Comunicato stampa Sso) TRIESTE - TRST L’associazione Projekt per rafforzare i rapporti tra Sso e Skgz Incontro delle due organizzazioni di raccolta con l’Unione dei circoli sportivi sloveni, l’Istituto per la cultura slovena e le associazioni culturali L’istituzione dell’associazione Projekt rappresenta un ulteriore passo in avanti verso la collaborazione tra la Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso e l’Unione culturale economica slovena-Skgz. Lo hanno evidenziato i presidenti delle due organizzazioni di raccolta della minoranza slovena, Walter Bandelj e Rudi Pavšič, che lo scorso 3 agosto hanno ricevuto i dirigenti dell’Unione dei circoli sportivi sloveni in Italia, dell’Unione dei circoli culturali sloveni, dell’Unione culturale, dell’Unione culturale cattolica slovena e dell’Istituto per la cultura slovena di San Pietro al Natisone. Ma che cosa è l’associazione Projekt? Si tratta di un’organizzazione temporanea (presieduta da Tomaž Ban), che parteciperà ai bandi per i progetti europei e distribuirà i fondi in eccesso dal bilancio statale di quest’anno. In ballo ci sono 590 mila euro per le cosiddette organizzazioni slovene primarie (in totale sono 21) e 300 mila euro per il mantenimento delle sedi dei circoli e delle case di cultura. In merito al bilancio regionale recentemente approvato, Bandelj e Pavšič hanno espresso una certa delusione in merito al fatto che il fondo per gli sloveni del Friuli Venezia Giulia sia rimasto anche in questa posta di bilancio senza risorse, il che significa che rsta solo sulla carta. Il primo e ultimo che ha stanziato finanziamenti su questo fondo è stato Riccardo Illy. Da allora sono trascorsi oltre dieci anni. Alla riunione con le associazioni attive in ambito sportivo e culturale è emersa la convinzione che la collaborazione tra Sso ed Skgz non debba limitarsi alle questioni economiche, ma debba estendersi anche ai contenuti. Entro l’anno, il ritardo è dovuto ai numerosi impegni, le due organizzazioni slovene di raccolta festeggeranno insieme il 25° anniversario dell’indipendenza della Slovenia. Per il prossimo anno (forse a inizio maggio) Skgz e Sso stanno pensando ad una manifestazione più ampia e di richiamo in piazza Europa davanti alla stazione ferroviaria di Nova Gorica. La manifestazione ricorderà l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea e lo spirito europeo, che dovrebbe unire questo nostro spazio. Nel Goriziano, che un tempo era un SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 7 esempio di collaborazione, questo purtroppo non accade più. Secondo Skgz e Sso la responsabilità è degli amministratori pubblici su entrambi i versanti del confine. Ma Bandelj e Pavšič ripongono molte aspettative nell’inaugurazione, il prossimo autunno, del monumento ai caduti di Doberdò del Lago. Sso e Skgz con la Provincia di Gorizia hanno patrocinato il monumento, sorto su iniziativa del Comune e del Kulturni dom di Gorizia. All’inaugurazione è stato invitato anche il presidente sloveno, Borut Pahor. «Sarebbe bello – ha detto Pavšič - se ci fosse anche il presidente italiano, Sergio Mattarella. Ma non ci sarà. Dal momento che ha declinato l’invito alla vicina cerimonia per il centenario dell’arrivo dell’esercito italiano nella Gorizia austroungarica, era improbabil la sua partecipazione a Doberdò». Sandor Tence (Primorski dnevnik, 4. 8. 2016) LJUBLJANA Rudi Pavšič presidente della Commissione del Consiglio programmatico Rtv Slovenia La Commissione si occupa degli sloveni nei Paesi confinanti Rudi Pavšič è il nuovo presidente della Commissione per i contenuti di programmazione dell’emittente radiotelevisiva Rtv Slovenia, rivolta agli sloveni nei Paesi limitrofi. Pavšič, che già presiede l’Unione culturale economica slovena e il coordinamento minoritario sloveno Slomak, è stato eletto all’unanimità lo scorso 15 settembre a Lubiana. Alla seduta, introdotta dal presidente del Consiglio di programmazione della Rtv, Miran Zupanič, sono intervenuti anche il facente funzione del direttore generale di Rtv Slovenija, Marko Filli, il direttore di Radio Slovenia, Miha Lampret, e la direttrice dell’emittente televisiva Slovenija, Ljerka Bizilij. Dopo l’elezione Pavšič ha sottolineato la necessità che la commissione continui a prodigarsi e ad operare affinché venga conferito spazio alla problematica minoritaria sia nella programmazione radiofonica che in quella televisiva. I problemi degli sloveni nei Paesi confinanti devono diventare parte integrante della programmazione di entrambi i media nazionali ed è necessario impegnarsi affinché l’area di confine trovi la propria giusta dimensione e il proprio ruolo. Nel corso della seduta Filli, Lampret e Bizilij hanno illustrato le peculiarità fondamentali della strategia di sviluppo di Rtv Slovenija. I componenti della Commissione, di cui fanno parte anche lo sloveno di Carinzia Janko Malle e il presidente dell’Unione degli italiani, MaurizioTremul, hanno sottolineato la necessità di evidenziare ulteriormente, nelle strategie base dell’emittente nazionale, il ruolo e l’attenzione per la comunità nazionale slovena, che risiede in Italia, Austria, Ungheria e Croazia. Si tratta di questioni che verranno ulteriormente approfondite nel corso della prossima seduta della CommisSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 8 sione, che probabilmente il presidente Pavšič convocherà a metà ottobre, prima della seduta generale del Consiglio programmatico di Rtv Slovenija, al quale spetta l’approvazione dei documenti programmatici. (Primorski dnevnik, 17. 9. 2016) CARSO - KRAS Jolka Milič cittadina onoraria di Sežana Riconoscimento alla poetessa e traduttrice Nell’ambito dei festeggiamenti annuali del Comune di Sežana, che ricorrono ogni anno in memoria dell’arrivo delle truppe partigiane a Gornja Banica il 28 agosto 1941 e dell’inizio della rivolta organizzata contro l’occupatore, nella propria seduta solenne il consiglio comunale di Sežana ha consegnato i riconoscimenti del Comune. Anche quest’anno nella casa di cultura Kosovelov dom si è riunito un numeroso pubblico, intervenuto soprattutto per dare la mano a Jolka Milič, cittadina onoraria di quest’anno. Ma una malattia ha, purtroppo, trattenuto a letto la premiata e così a ritirare il titolo onorifico a suo nome è stata Magdalena Svetina Terčon, direttrice della biblioteca di Sežana Kosovelova knjižnica. A cinque anni dalla proclamazione a cittadino onorario di Viktor Saksida, preceduto dall’accademico Ciril Zlobec nel 2000, questo prestigioso riconoscimento è, quindi, finito quest’anno nelle mani della traduttrice, poetessa e pubblicista Jolka Milič, che col suo lavoro è ambasciatrice non solo della cultura di Sežana e del Carso, ma anche di quella slovena nello spazio europeo. Il titolo onorifico le giunge per i meriti nel campo della creatività traduttiva, letteraria e pubblicistica in ambito sloveno e europeo. In calce alla relativa proposta si sono firmate ben otto istituzioni culturali. Tra esse la principale promotrice è stata la biblioteca Kosovelova knjižnica, la cui direttrice, che è anche poetessa e presidente dell’associazione di letterati della Primorska «Združenje književnikov Primorske», ha ritirato l’attestato. Il premio del Comune di Sežana quest’anno è andato alla direttrice della scuola elementare di Dutovlje, Doris Orel, che ha intrapreso e concluso il proprio percorso professionale, dopo 41 anni di lavoro determinato e solerte nel mondo dell’istruzione, alla scuola elementare di Dutovlje. A ricevere il riconoscimento del Comune di Sežana per il mantenimento del patrimonio culturale in pietra nella natura del Carso sono stati due amici d’infanzia, legati dall’amore per le costruzioni in muro a secco. Si tratta di Vojko Ražem di Basovizza-Bazovica e Boris Čok di Lokev. Allo scalpellino Gabrijel Jeram di Štorje è andato, invece, il riconoscimento Srečko Kosovel per la sua inestimabile raccolta di rocce e per il mantenimento della tradizione degli scalpellini. La sua raccolta di rocce, che ha iniziato un quarto di secolo fa, comprende oltre 150 esemplari e al momento rappresenta la più grande raccolta di rocce del Carso, che comprende anche rocce da diverse zone del mondo. A conferire i riconoscimenti del Comune e i premi sono stati il sindaco di Sežana, Davorin Terčon, che nell’occasione ha anche illustrato i successi del comune nell’ultimo anno, e il presidente della Commissione per le tematiche di mandato, le elezioni e le nomine, Črtomir Pečar. Jolka Milič purtroppo non ha potuto essere presente sul palco a Sežana. Ha, quindi, mandato una lettera di scuse e di ringraziamento. Dice di non essere simile a Boris Pahor, con cui si è congratulata per l’alto numero di compleanni festeggiato. Nella lettera ringrazia per la fiducia dimostrata nel suo lavoro e per l’empatia, ma, col suo sarcasmo, fa notare agli organizzatori che dovrebbe esistere un regolamento che preveda cosa possono e non possono fare ovvero quali sono i diritti e i doveri dei cittadini onorari. Nell’ambito del programma culturale della seduta solenne si sono esibiti i giovani cantanti della scuola elementare di Dutovlje, che hanno spinto alle lacrime la loro direttrice di lungo corso Doris Orel, premiata col riconoscimento del Comune; il trio Veles (Nika Solce, Boris Magdalenc e Šemsudin Dino Džopa) con poesie di Kosovel; la poetessa, scrittrice, critica d’arte e saggista Tatjana Pregl Kobe e l’attore, marionettista e cantante Danijel Malalan hanno, infine, vivacemente reso un recital di poesia di Kosovel con traduzione in italiano. I festeggiamenti sono proseguiti con la presentazione di circoli, comunità locali, istituti, imprese, con una parata solenne e intermezzi culturali nonchè con una festa. Il 28 agosto alle 17.00 in località Ocinca pri Štjaku si è tenuto un incontro commemorativo e conviviale in memoria dell’arrivo della prima compagnia partigiana sul Carso. Oratore ufficiale è stato il generale maggiore Ladislav Lipič, presidente dell’associazione di veterani di guerra Zveza veteranov vojne za Slovenijo. Olga Knez (Primorski dnevnik, 28. 8. 2016) GORIZIA - GORICA Vorremmo abbattere i confini che continuano ad esserci Nuove opportunità per l’occupazione transfrontaliera «La difficoltà più grande con la quale ci confrontiamo è la mancanza di fiducia, che non sorprende dal momento che in passato ci sono stati diversi casi di sfruttamento in questo settore. L’approccio migliora quando garantiamo ai lavoratori che disponiamo delle opportune assicurazioni, di garanzie bancarie e che siamo iscritti nel registro del ministero del Lavoro in Italia. I nostri obiettivi mirano a fare funzionare il sistema e ridurre gli iter burocratici, nonché a promuovere la collaborazione con gli sloveni che vivono all’estero e in Italia, dal momento che vorremmo rafforzare la fiducia tra dipendenti e datori di lavoro. In questo contesto, infatti, vorremmo ab- battere i confini, che continuano ad esserci», afferma Nataša Černovec dall’agenzia occupazionale Tash. Attualmente si tratta dell’unica agenzia occupazionale slovena, che per la sua attività di intermediario nel settore lavorativo nel territorio transfrontaliero in Slovenia e Italia è iscritta nel registro del ministero del Lavoro. Questo consente all’agenzia di fare da intermediario tra la forza occupazionale slovena di qualsiasi Stato dell’Unione Europea nonché italiana e i datori di lavoro italiani. «Questa è anche la nostra peculiarità. Con l’iscrizione nel registro del ministero italiano del Lavoro siamo considerati equivalenti rispetto alle agenzie iterinali italiane quali per esempio Adecco o Manpower. Inoltre ai lavoratori assunti da un datore di lavoro italiano garantiamo lo stesso stipendio e altri benefici previsti per i lavoratori in Italia. Ci atteniamo al contratto nazionale previsto per i singoli ambiti professionali. In secondo luogo per il cliente rappresentiamo un risparmio nelle spese, dal momento che in Slovenia le tasse sono solitamente inferiori», specifica Nataša Černovec. Nonostante l’agenzia interniale Tash abbia ottenuto solo lo scorso ottobre la licenza per operare in Italia, stanno notando già un certo interesse a collaborare sia da parte di clienti sloveni che italiani. «Lavoriamo con clienti sloveni che parlano italiano in tutto il Litorale sloveno, da Bovec a Capodistria, e anche con clienti che parlano italiano, ai quali si interessano abitanti d’oltre confine o gli sloveni in Italia. Abbiamo ricevuto la richiesta di lavoratori della Slovenia da impiegare in Italia addirittura da Brescia e da alcuni luoghi lontani. Solitamente indirizziamo i lavoratori stagionali in alcuni luoghi più lontani in Italia per un breve periodo, dove si trasferiscono temporaneamente; mentre agli sloveni, che vivono nell’area di confine e cercano un’occupazione per un periodo di tempo più lungo, cerchiamo di trovare lavoro più vicino, in modo di percorrere meno di quaranta o cinquanta chilometri al giorno», sottolinea Černovec. Aggiunge che gli sloveni godono di molta considerazione da parte dei datori di lavoro in Italia perché lavoratori diligenti ed efficenti, grazie anche all’ottima preparazione teorica e pratica che ricevono nelle scuole superiori. «La Slovenia vanta scuole superiori ottime. Un commerciale, per esempio, può diventare già da subito manager di commercio dal momento che dispone della preparazione adeguata. A volte in Italia si stenta a credere che questo sia possibile». Alla domanda su quali siano i profili professionali più richiesti dai datori di lavoro in Italia, Černovec risponde che per brevi periodi è frequente la richiesta di operai nei settori della meccanica fine, dell’industria chimica e del legno, ma anche in altri settori quali la sanità e l’industria alimentare. Per periodi di lavoro lunghi si cercano anche altri profili, quali per esempio addetti alla reception, informatici, programmatori. Ma ci sono differenze nella paga in Slovenia e in Italia e sono più evidenti nel settore della produzione, per il quale è richiesta forza lavoro con un basso livello d’istruzione. «In Slovenia purtroppo molti di questi operai ricevono paSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 9 ghe basse. In Italia la paga prevista per questa categoria è di 1400 euro lordi. A questo proposito va detto che l’operaio impiegato tramite un’agenzia interinale slovena deve ricevere la stessa paga di quello italiano, impiegato nello stesso settore. Per questo motivo conviene lavorare in Italia», sottolinea Nataša Černovec, che riconosce come la differenza di paga nei profili con livello di istruzione superiore ed altro tra i due Stati si assotigli di netto. Fa notare, inoltre, che in Italia sta diminuendo il lavoro a nero. «Forse questa realtà è ancora molto diffusa nel settore dell’aiuto domestico, ma non per quei datori di lavoro che si sono adeguati alla legge. Anche le imprese rischierebbero molto con il lavoro a nero, dal momento che le sanzioni previste sono alte. Per questo preferiscono non rischiare e questo vale anche per le agenzie interinali». Ai giovani che spesso rappresentano una categoria debole nel mondo del lavoro, Černovec consiglia di interessarsi, prima di scegliere quale percorso di studi intraprendere, su quale sia l’orientamento dell’economia e quali i proflili professionali richiesti. «Se preferiscono restare a casa devono prima esaminare bene la prospettiva a lungo termine del territorio in cui risiedono. Chi dispone di un livello d’istruzione minimo dovrebbe essere pronto ad accettare qualsiasi lavoro già da giovane per accumulare esperienza. È infatti utopico aspettarsi di essere assunto a tempo indeterminato già con la prima occupazione. Non è più così. Meglio trovare un impiego a tempo determinato o possibilimente avere più occupazioni diverse... Oggi è molto importante che i giovani siano intraprendenti. I datori di lavoro sapranno apprezzare questa dote, dal momento che cercano giovani svegli ed interessati, che vogliono emergere. È inoltre nell’interesse del datore di lavoro disporre nella propria impresa di persone capaci e affidabili». Katja Željan (Primorski dnevnik, 21. 8. 2016) MILANO «In Slovenia desideriamo maggiori investimenti italiani» A colloquio con Zorko Pelikan, dirigente dell’Ufficio economico della Slovenia A fine luglio Zorko Pelikan è diventato dirigente dell’Ufficio economico della Repubblica di Slovenia a Milano. Pelikan, originario di Nova Gorica, è stato console sloveno a Trieste, a Lubiana ha diretto l’Ufficio per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo. Conosce quindi bene la situazione della minoranza slovena in Italia e nel contempo la realtà italiana. Questa è la prima intervista che ha rilasciato nel suo nuovo incarico. Signor Pelikan, in cosa consiste il suo incarico a Milano? SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 10 «La diplomazia economica è stata sempre una componente importante dell’attività diplomatica. Negli ultimi anni sta diventando una delle attività prioritarie della Repubblica di Slovenia, dei suoi dicasteri governativi e in particolar modo del ministero agli Affari esteri e della rete delle rappresentanze estere diplomatico-consolari. L’internazionalizzazione è diventata la forza motrice primaria dell’economia globale e della concorrenza nel 21° secolo. Le imprese si aprono ai mercati internazionali sopratutto per trovare nuovi acquirenti dei propri prodotti e servizi, per sfruttare meglio le proprie possibilità e fonti, ma anche per spalmare i rischi industriali su un mercato più ampio. Con lo sviluppo delle nuove tecnologie e la continua riduzione di barriere questo trend è destinato a continuare anche in futuro». Qual è la funzione principale dell’ufficio che dirige? «Il compito fondamentale dell’ufficio economico, il cui ambito d’intervento include le regioni economicamente più sviluppate e influenti del Nord Italia, è in primo luogo sostenere l’economia slovena nel suo processo di internazionalizzazione sul mercato italiano. Accogliamo, cioè, imprese sloveno e le aiutiamo ad affermare le loro ambizioni economiche. Questo processo rappresenta una sfida particolare soprattutto per le imprese piccole e medie, che non hanno un appoggio logistico proprio, come quello che possono permettersi le grandi multinazionali. A queste realtà le rappresentanze diplomatiche e i consolati possono garantire determinate opportunità» E qual è la risposta da parte delle imprese slovene? «A noi come anche all’ambasciata a Roma e al consolato generale a Trieste si rivolge un numero crescente di imprese slovene, che cercano aiuto per aprirsi al mercato italiano. Notiamo che le imprese accolgono di buon grado la diplomazia economica e sono sempre più informati su che cosa può offrire loro». Come valuta i rapporti economici tra Italia e Slovenia? «Slovenia e Italia hanno ottimi rapporti bilaterali sul piano politico, economico, culturale; hanno accumulato già molte esperienze di collaborazione in ambito multilaterale. Sono proprio gli eventi in un ambiente più ampio e l’attività nell’ambito di organizzazioni internazionali a porci, soprattutto nell’ultimo periodo, di fronte a sfide importanti». E quali sono queste prove? «Se mi limito alla nostra economia, faccio riferimento alle organizzazioni e forum già attivi quali in primo luogo la Camera di commercio sloveno-italiana, il Consiglio imprenditoriale sloveno-italiano, il forum italiano-sloveno, che con il loro operato rappresentano un valore aggiunto all’obiettivo comune. Quindi il cammino intrapreso insieme non è mai completo o definitivo, ci attende una serie di sfide e di opportunità, anche quelle che ora non si possono prevedere». Qual è il ruolo dell’economia della comunità slovena in Italia nei rapporti economici tra gli Stati? «Il potenziale della minoranza slovena è in linea di principio insostituibile anche in ambito economico, ma anche in esso la comunità slovena deve avere un approccio più deciso sul piano della qualità, della professionalità e dell’innovazione. Le possibilità di rafforzare i ruoli economici della comunità slovena e naturalmente anche della comunità italiana in Slovenia sono molto ampie. Va infatti considerato che proprio gli appartenenti alle due comunità nazionali sono buoni conoscitori della situazione negli Stati confinanti. E dobbiamo essere consapevoli che nulla viene regalato». ta un sostegno e un valore aggiunto all’economia. In questo modo possiamo cercare nuovi stimoli di sviluppo anche nel settore della moda e dell’industria tessile e in altri ancora». In che senso? «Soprattutto in ambito economico, dove la concorrenza è continua, sono indispensabili preparazione e spirito di sacrificio. Da anni l’Unione regionale economica slovena riveste in questo ambito un ruolo importante che potremmo definire insostituibile, che può rafforzare ed arricchire». Sandor Tence Crede che finora la Slovenia abbia fatto abbastanza per farsi conoscere in Italia? «Negli anni passati è stato fatto molto per la promozione dell’economia slovena sul territorio. Dobbiamo però essere consapevoli che ci sono ancora molte opportunità, che è necessario creare insieme e sfruttare». E quali sono queste priorità? «Il Governo sloveno è consapevole dell’importanza degli investimenti stranieri diretti e del loro apporto ad una maggiore crescita economica. Per questo motivo desideriamo attirare in Slovenia più investimenti stranieri, soprattutto sul piano dell’alta tecnologia e in settori con alto valore aggiunto». A questo proposito qual è il ruolo di Milano? «L’ufficio economico della Repubblica di Slovenia a Milano è solo uno dei passi della Slovenia nel garantire sostegno istituzionale all’economia slovena nel Nord Italia. A Milano è impegnato nel sostenere gli interessi della Slovenia anche il signor Gianvico Camisasca, console onorario molto attivo». Molte sfide per il vostro ufficio e soprattutto per voi... «In tutti questi ambiti vedo sfide per il mio operato. Creare opportunità per prodotti con un maggiore valore aggiunto nell’industria, nell’agricoltura, nella produzione alimentare, nel turismo e nella logistica. Con il suo assetto organizzativo e la qualità che la contraddistingue l’economia slovena può inserirsi in questi trend. A questo proposito è importante cercare un adeguato sostegno nella sfera della ricerca e dello sviluppo, del design e dell’affermazione di nuove tecnologie». E la cultura? «Anche la cultura con le sue creazioni artistiche rappresen- Non è di secondaria importanza la vicinanza geografica tra Slovenia e Lombardia... «Proprio la vicinanza geografica ad una delle regioni economicamente più sviluppate e la soppressione di tutti gli ostacoli che potrebbero ovviare alla collaborazione economica rappresentano le condizioni che meritano di essere sfruttate per ampliare il nostro comune benessere e la qualità di vita. Si tratta di promuovere l’arricchimento reciproco nella ricerca di soluzioni per migliorare il tenore di vita di tutti». (Primorski dnevnik, 2. 9. 2016) ITALIA - SLOVENIA «Per noi la Lombardia è importante » «L’Italia è per la Slovenia tra i partner più importanti nel commercio estero. Nel 2015 l’Italia era al secondo posto nei settori inerenti l’importanzione e l’esportazione. La collaborazione economica tra i due Stati è intensa e ramificata. Nel 2015 lo scambio commerciale tra i due Stati ammontava a 6,3 miliardi di euro, lo scambio bilaterale rappresenta il 13,4% del complessivo scambio commerciale tra Slovenia e altri Stati. È interessante anche il fatto che nel 2014 siano state 5711 le imprese slovene che hanno esportato i loro prodotti in Italia, mentre ben 16.977 imprese slovene hanno importato dall’Italia», afferma Zorko Pelikan. Anche nel settore dello scambio di servizi l’Italia è una partner importante per la Slovenia. Dai dati forniti dalla Banca di Slovenia nel 2015 lo scambio bilaterale dei servizi ammontava a 1,2 miliardi di euro. La maggior parte dei servizi esportati nel 2015 riguarda i settori dell’edilizia, del trasporto e della telecomunicazione. Tra i servizi di importazione prevalgono i viaggi, i servizi di trasporto e di telecomunicazione. Nel 2015 l’Italia occupava il sesto posto tra gli investitori stranieri in Slovenia, in coda dietro Austria, Svizzera, Germania, Olanda e Croazia. Già da anni i turisti italiani occupano il primo posto nell’affluenza turistica e nei pernottamenti tra i clienti stranieri in Slovenia. «Con 9 milioni di abitanti la Lombardia, che è una delle regioni economicamente più sviluppate in Europa e concorre per il 20% nel prodotto interno lordo in Italia, è un partner molto importante per la Slovenia. Lo scambio commerciale con la Lombardia rappresenta circa un quinto dello scambio commerciale complessivo tra Slovenia e Italia. La regione Lombardia è anche un investitore importante nell’economia slovena con una quota del 10% tra tutti gli investimenti diretti italiani in Slovenia», sottolinea Pelikan. (Primorski dnevnik, 2. 9. 2016) SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 11 LJUBLJANA Più attenzione agli sloveni fuori dai confini di Slovenia Più informazioni sulla loro storia e condizione nei programmi e nei libri d’insegnamento Che la Slovenia dedichi maggiore attenzione agli sloveni nei paesi confinanti e nel mondo. Questo è il succo della raccomandazione mandata al Governo sloveno dal recente incontro sloveno globale nel venticinquesimo anniversario della Slovenia indipendente. La raccomandazione è stata firmata da Ivan Hršak, presidente della commissione per i rapporti con gli sloveni d’oltreconfine e nel mondo della camera bassa del parlamento sloveno. I partecipanti all’incontro sloveno globale si aspettano, inoltre, che la problematica degli sloveni al di fuori dei confini della Repubblica di Slovenia venga adeguatamente inclusa nei programmi d’insegnamento scolastici, nonché che vengano promossi escursioni specialistiche e scambi di studio nelle zone in cui vivono gli sloveni. In questo ambito ricadono anche i corsi di lingua, cultura e arte slovene nei paesi in cui vive la comunità etnica slovena. Il finanziamento sistemico delle minoranze I partecipanti all’incontro sloveno globale si aspettano che il Governo sloveno, conformemente ai trattati internazionali e agli accordi bilaterali, s’impegni attivamente per l’organizzazione di un finanziamento sistemico agli sloveni in Italia, Austria, Ungheria e Croazia. I partecipanti all’incontro hanno riscontrato con soddisfazione come la nuova dichiarazione relativa alla politica estera della Repubblica di Slovenia titoli adeguatamente il mantenimento e lo sviluppo della comunità slovena nei paesi vicini e nel mondo. A riguardo richiamano l’attenzione sull’utilizzo di una terminologia adeguata. Al Governo è stato, inoltre, raccomandato di includere sistematicamente nella delineazione e implementazione delle strategie, delle politiche e degli interventi discendenti dalla legislazione gli sloveni al di fuori dei confini della Repubblica di Slovenia, soprattutto gli scienziati e gli imprenditori di successo. Che in questo giochino un ruolo importante le rappresentanze diplomatico-consolari, i club d’affari e i circoli delle comunità slovene. Apriamo le“case slovene” Nell’ambito del travaso di conoscenza degli sloveni al di fuori della Slovenia andranno identificati gli sloveni di successo all’estero pronti a collaborare con la Slovenia. Sarà necessario verificare il loro interesse rispetto al coinvolgimento nello sviluppo della Repubblica di Slovenia, nonché valutare il successo degli attuali meccanismi di tale coinvolgimento e, se necessario, implementarli. Conformemente al documento strategico sulla politica estera, che la Slovenia promuova SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 12 l’apertura di “case slovene” - ovvero di centri di attività degli sloveni. Maggiore attenzione andrà dedicata all’economia. I partecipanti al congresso sloveno globale raccomandano al Governo di creare un ambiente d’affari favorevole, in modo che gli uomini d’affari interessati collaborino con più facilità con la Slovenia o rinforzino la collaborazione in affari con essa. Il ruolo importante di Agraslomak Nel consolidamento della coscienza etnica slovena in Italia, Austria, Ungheria e Croazia giocano un ruolo importante anche le organizzazioni agricole slovene d’oltreconfine e l’associazione Agraslomak. Nell’area menzionata, le fattorie di proprietà slovena sono molto importanti per il mantenimento dell’identità slovena. I partecipanti all’incontro sloveno globale si aspettano anche che i redattori di Rtv Slovenija, nel forgiare la politica di programmazione, si curino di una migliore inclusione della tematica degli sloveni nei paesi vicini e nel mondo nei principali programmi radiotelevisivi. (Primorski dnevnik, 5. 8. 2016) GORNJA RADGONA Le organizzazioni agricole delle minoranze hanno bisogno dell’aiuto della Slovenia Anche quest’anno a Gornja Radgona, all’appena conclusa fiera contadina «Agra», i contadini sloveni d’oltreconfine hanno goduto di adeguata attenzione. La grande manifestazione fieristica, una delle più importanti dell’Europa centrale, ha riservato alle minoranze slovene d’oltreconfine la giornata d’apertura (sabato 20 agosto, ndr). Nell’ambito del previsto programma culturale si sono esibiti gruppi dalle regioni vicine (la nostra è stata rappresentata dal Gruppo folkloristico Val Resia). Mercoledì (25 agosto, ndr) su iniziativa del ministero sloveno dell’agricoltura si è riunito il coordinamento agricolo minoritario Agraslomak. Alla seduta ha partecipato il ministro dell’Agricoltura e vicepremier, Dejan Židan, coi collaboratori più stretti, tra cui Janja Kokolj e la segretaria di stato Tanja Strniša. A rappresentare l’Ufficio governativo per gli sloveni nel mondo è stato Rudi Merljak. Židan ha illustrato ai partecipanti all’incontro i principali temi della fiera Agra. Tra essi spicca soprattutto la realizzazione del Piano di sviluppo della campagna, sostenuto dalla Slovenia e che offre, tra l’altro, concreti sostegni finanziari ai giovani imprenditori agricoli. Židan ha sottolineato la particolare attenzione del ministero per i giovani coltivatori, in considerazione dell’importante ringiovanimento in corso nel settore agricolo con l’ingresso di duecento-trecento giovani coltivatori l’anno. Alla fiera è stata evidenziata anche l’attuale tematica della tutela del territorio come importante fattore di sviluppo agricolo e di diversità biologica. A riguardo, il ministro ha sottolineato il significato strategico dell’attenzione del Governo sloveno verso le minoranze e le loro attività agricole. All’intervento introduttivo del ministro è seguita una discussione con interventi dei rappresentanti delle organizzazioni agricole slovene delle regioni attigue. Štefan Domej, presidente dell’unione dei contadini sloveni carinziani, ha richiamato l’attenzione sulle elezioni alla Camera dell’agricoltura e delle foreste della Carinzia. Lì ora i contadini sloveni carinziani contano tre rappresentanti e un direttore. Le elezioni di inizio novembre sono importanti al fine di mantenere o, eventualmente, migliorare la posizione degli sloveni nella Camera. Franc Fabec, presidente dell’Associazione agricoltori sloveni-Kmečka zveza, ha presentato la situazione dell’agricoltura nella regione Fvg, dove la Camera dell’agricoltura e delle foreste non esiste, né esiste, quindi, un adeguato servizio di consulenza. Per diversi anni l’Associazione agricoltori sloveni là ha offerta ai propri membri, ma l’amministrazione regionale ha annullato i propri contributi e si sono ricevuti molti meno finanziamenti anche dall’Ufficio governativo per gli sloveni nel mondo. Fabec ha chiesto comprensione per il fatto che l’organizzazione di categoria sia costretta a ridurre corposamente la mole del proprio lavoro. In merito, la prevista unione degli uffici dell’Associazione agricoltori sloveni e della Confederazione italiana agricoltori a Gorizia-Gorica sarebbe un duro colpo per l’autonomia dell’organizzazione. Dell’importanza del funzionamento del coordinamento Agraslomak ha parlato il presidente dell’associazione contadini sloveni della regione croata Gorski Kotar. I contadini sloveni in Croazia sentono molto tale sostegno e le attività agricole si risvegliano sempre più in quella zona. Lo stesso vale anche per il Porabje in Ungheria, dove l’attività di fattoria didattica di Felsőszölnök-Gornji Senik ha effetti molto positivi, ha detto Andreja Kovacs. Assieme ai propri collaboratori, il ministro Židan ha sostenuto con decisione gli sforzi dei contadini sloveni delle regioni vicine nella creazione di un comune spazio agricolo e ha assicurato l’aiuto del ministero per l’agricoltura anche nel futuro. du (Primorski dnevnik, 28. 8. 2016) SLOVENIA Si preannuncia un anno record per il turismo sloveno A luglio il 13 percento in più di presenze e l’8,1% in più nei pernottamenti Il turismo sloveno si appresta a registrare un anno record sia in base al numero di presenze che a quello dei pernottamenti; anche i consumi turistici registrano una crescita. Nel frattempo l’Organizzazione turistica slovena-Sto, prima dell’i- nizio della stagione invernale, continua con intense attività promozionali, come ha evidenziato la direttrice, Maja Pak. «I dati statistici sul turismo in Slovenia nei primi sette mesi di quest’anno annunciano un anno record», con queste parole il ministro allo Sviluppo economico e tecnologico, Zdravko Počivalšek, ha commentato i dati registrati da gennaio a luglio di quest’anno che rispetto allo stesso periodo dello scorso anno registra il 13 per cento in più di presenze e l’8,1 per cento in più di pernottamenti. «Abbiamo registrato l’aumento del numero di arrivi e di pernottamenti dei turisti stranieri e sloveni. I dati dimostrano che siamo sulla buona strada», ha commentato Počivalšek. Ha aggiunto che nel mondo la Slovenia è conosciuta come una destinazione turistica sicura e attraente. «In futuro attraverso prodotti turistici nuovi ed innovativi cercheremo di attirare in Slovenia una più ampia fetta di turisti nostrani», ha aggiunto il ministro e si è detto convinto che i dati sul turismo ad agosto saranno ancora più promettenti. La direttrice del Sto ascrive la crescita del turismo sloveno alle attività promozionali intensive, al chiaro status della Slovenia quale destinazione verde, attiva e sana, alle attrazioni delle destinazioni turistiche e ai prodotti turistici innovativi. «Il turismo sloveno non ha mai avuto così ampie ed intense attività sui mercati esteri, quali quelle che può vantare oggi». È anche vero che negli ultimi tempi i turisti cercano destinazioni che reputano sicure. Sono diversi i fondi investiti per il programma della Sto, praticamente tutte le risorse finanziarie rimanenti vengono investite nella comunicazione – nella campagne digitali pubblicitarie, televisive e altro; sono implementati vari eventi per esperti e aperti al pubblico, la promozione è estesa a nuovi mercati. La promozione dev’essere sistematica e conforme anche con quella delle destinazioni e delle agenzie. «Per questo motivo la programmazione dello Sto è strettamente legata all’economia, dal momento che solo così riusciamo a definire in modo chiaro i nostri orientamenti e modalità nonché a individuare i mercati ai quali indirizzare i prodotti, ecc.», ha chiarito Maja Pak. Una promozione di qualità dev’essere accompagnata da giusti prodotti turistici, che siano innovativi e con un alto valore aggiunto. «Solo in questo modo possiamo indirizzare i turisti, che sono disposti a maggiori investimenti. Lo sviluppo dell’offerta è uno dei nostri obiettivi chiave nei prossimi anni» ha ricordato Maja Pak adducendo ad esempio la ricca offerta che campeggia nel glamping. Prima della stagione invernale lo Sto in sinergia con l’economia turistica continua con le attività promozionali pianificate per quest’anno. «è in corso un’ampia campagna digitale su 13 mercati, che si protrarrà fino a novembre e che riguarda i prodotti turistici chiave», ha ricordato la direttrice dello Sto. Vi sono poi eventi aggiuntivi: la Slovenia presenterà la sua offerta turistica a Dubai, a New York e alla borsa turistica Jata a Tokyo. La Slovenia è, inoltre, meta di numerosi giornalisti e gruppi SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 13 di giornalisti, tra gli altri dagli Emirati arabi e dagli Stati Uniti. «Tutto ciò dimostra che la Slovenia sta diventando sempre più un’attrazione turistica», ha sottolineato Maja Pak. I mercati chiave del turismo sloveno restano l’Austria, l’Italia, la Germania, il Belgio, l’Olanda, la Gran Bretagna e la Russia. Grazie all’investimento di fondi aggiuntivi nella promozione il turismo sloveno può estendersi, con determinati prodotti, anche a mercati che finora non sono stati così coperti, come per esempio Svizzera, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Stati Uniti. Nei prossimi mesi la Slovenia ospiterà importanti eventi del settore, oltre al forum strategico che ha avuto luogo a inizio settembre a Bled, le giornate Global Green Destinations, che a fine settembre faranno della Slovenia il centro del turismo sostenibile e a ottobre le Giornate del turismo sloveno. L’Organizzazione turistica slovena sta lavorando anche all’allestimento del nuovo sito, che dovrebbe essere ultimato entro l’anno. Anche nella stagione invernale la Slovenia sarà una destinazione verde, dinamica e sana con l’offerta delle settimane attive e dei centri benessere, con destinazioni verdi, il turismo sportivo e legato ai congressi e prodotti di nicchia. Quest’anno ed il prossimo la Sto incentra la sua promozione sul tema dell’acqua e sui centri benessere. Nel frattempo si stanno preparando al 2018 e 2019 che verteranno sul tema della cultura. Sta (Primorski dnevnik, 2. 9. 2016) LJUBLJANA «Sono importanti la verità, la libertà e la coscienza nazionale» Festeggiati i 103 anni di Boris Pahor Lo scorso 26 agosto, in occasione del suo 103° compleanno, lo scrittore ed intelettuale Boris Pahor è stato ospite al Consorzio a Ljubljana. Pahor ha ribadito anche in questa occasione che il mondo in questi tempi difficili può salvarsi solo attraverso il dialogo improntato alla comprensione. La presentazione del libro «V imenu dialoga» (Nel nome del dialogo, ndt.) ha offerto lo spunto per una libera riflessione da parte dello scrittore, fermo sulle sue posizioni. Dopo l’augurio a Pahor da parte dei rappresentanti dell’editrice Mladinska knjiga e un lungo applauso, il presidente della casa editrice Peter Tomšič ha detto che il dialogo di Pahor è un duro contrappunto di pensieri e interrogativi sull’umanità e sul futuro e richiede interlocutori fermi sulle proprie convinzioni, ma anche aperti al dialogo. Lo scrittore e intellettuale ha nella libertà, verità e coscienza nazionale i suoi punti fermi. Egli ravvede la speranza in un mondo che saprà mettere in primo piano l’uomo e la particolarità in tutti gli ambiti, essere ostile alle guerre, agli atti barSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 14 barici e alla volontà di emergere. Prioritaria secondo Pahor è anche la «coscienza nazionale» che non lede il prossimo. Tra l’altro Boris Pahor sostiene la teoria di Stephan Hessl ed Edgar Morin sull’istituzione di un parlamento etico e la applica al mondo. Secondo Pahor il dialogo avrebbe la meglio se fosse il fulcro di incontri tra politici, economi, imprenditori e rappresentanti di varie fedi, scrittori e altri intellettuali. Il caporedattore Zdravko Duša ha detto (...) che nella prima parte dell’opera è pubblicato il diario uscito nel 2005 sull’inserto di sabato del quotidiano sloveno «Delo», mentre la seconda parte racchiude i testi scritti dal 2013 ad oggi. (...) Boris Pahor vi annovera anche lo scritto in occasione del suo intervento lo scorso aprile al Parlamento europeo. In esso dapprima tratta la questione dei cosiddetti triangoli rossi e cioè dei prigionieri poltici dei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald, Dora, Mauthausen e Bergen Belsen, ai quali Pahor afferma che ci dimentichiamo di rendere omaggio quando celebriamo la Giornata del ricordo e le vittime dell’Olocausto. Pahor ha risposto anche ad alcune domande del pubblico. A chi gli ha chiesto se nella società odierna è ancora presente il fascismo, Pahor ha detto che questo si manifesta laddove qualcuno loda la propria nazione oltre ogni limite. Ed ha aggiunto: «Già il fatto che abbiamo al posto della vera democrazia al governo il parlamento, nelle mani del dirigente di un certo partito e che quest’ultimo abbia influenza sul parlamento in un modo o nell’altro può essere definito fascismo». Ha concluso l’incontro dicendo che «Ribadirò le mie idee finché avrò la forza per farlo!». Il premier sloveno Miro Cerar ha invitato Pahor a un pranzo d’onore e l’ha definito grande umanista, eterno giovanotto e difensore dell’amore. Ha inoltre citato l’affermazione dello scrittore: «Nessuna economia, nessun partito, di destra e di sinistra, aiuta, ma solo l’amore conta!». Cerar ha ribadito il triplice «no» di Pahor a fascismo, nazismo e comunismo e il triplice «sì» a vita, libertà e dignità umana. Ha sottolineato l’orgoglio, anche a nome di tutti gli sloveni, di vantare un uomo di così alta levatura. Ha infine augurato a Pahor di avere ancora molto brio e l’ha ringraziato per l’apporto dato alla slovenità e all’umanità. (Novi glas, 1. 9. 2016) TRIESTE - TRST Attraversando la Trieste di Boris Pahor Al Narodni dom, nel Centro triestino del libro e in piazza Oberdan festeggiati i 103 anni dello scrittore sloveno Gli auguri per il 103° compleanno sono stati fatti a Boris Pahor, scrittore sloveno di Trieste, anche nella sua città natale. Il centro multiculturale sloveno-italiano di via Vidrivio e il Comitato per la pace, la convivenza e la tolleranza «Danilo Dolci» hanno organizzato una sorta di«cammino letterario» attraverso i luoghi di Trieste che hanno caratterizzato la vita e l’opera di Boris Pahor. Nonostante l’assenza del festeggiato (ospite a Lubiana) è stata numerosa la partecipazione di pubblico al Narodni dom, la prima significativa pietra miliare dello scrittore. «La tappa dell’atrocità», così è stata definita da Luciano Ferluga. Pahor all’età di soli sette anni ha assistito, infatti, all’incendio del Narodni dom, di cui parla nel libro «Trg Oberdan», dal quale, presentate da Majna Pangerc, Marija Sanja Viviani in sloveno e in italiano Kejdi Haska, albanese di origine, hanno letto il paragrafo in cui Pahor descrive quel tragico evento. La seconda tappa del cammino è stato il Centro triestino del libro, che nel terzo millenio rappresenta il cuore culturale sloveno a Trieste. All’entrata erano esposte venti diverse opere di Pahor e anche la biografia per immagini.«Tappa della speranza, dell’intelligenza e dei valori umanistici», l’ha definita Luciano Ferluga. La cultura è stata una costante nella vita di Pahor. Solo con la cultura l’uomo può riscattarsi. Anche nel Centro triestino del libro è stato letto da Marija Sanja Viviani, Kejdi Haska, Sergio Pancaldi e Tommaso Bertossi un paragrafo dall’opera «Trg Oberdan» (Piazza Oberdan, ndt.). Dal Centro triestino del libro il cammino è proseguito verso un altro lato di piazza Oberdan, laddove sotto le volte del palazzo aveva sede il comando della Gestapo. È la tappa del monito sulle atrocità che allora furono inflitte al popolo e affinché tutto ciò non si ripeta. Anche qui alcuni giovani hanno letto le parole di Pahor. Nonostante l’età, infatti, lo scrittore è sempre attuale anche agli occhi delle giovani generazioni. M. K. (Primorski dnevnik, 27. 8. 2016) OPICINA - OPČINE Come contrastare il calo nell’uso dello sloveno? Se ne è parlato nell’ambito della 51a edizione delle giornate di studio Draga 2016 Allo sloveno in Italia e Austria non c’è più contrapposizione, perlomeno non così tanta come in passato, ciononostante la lingua si va perdendo nelle famiglie, lì dove andrebbe trasmessa, e ciò danneggia gli interventi volti al suo mantenimento e rinvigorimento. Nel parco del Finžgarjev dom di Opicina-Opčine sabato 3 settembre si è parlato di questo nell’ambito del secondo incontro pomeridiano della 51a edizione delle giornate di studio Draga 2016. Lì la problematica e le possibili soluzioni sono state delineate dalla ricercatrice carinziana Martina Piko Rustja, dall’operatrice culturale beneciana Viviana Gruden, dalla psicologa di Trieste-Trst Suzana Pertot e dal segretario dell’Unione dei circoli sportivi sloveni in Italia-Zsšdi, Martin Maver. Alla tavola rotonda dal titolo «Družina in družba, jezik in identiteta» («Famiglia e società, lingua e identità») guidata da Marijan Kravos, è intervenuta per prima Martina Piko Rustja, che ha delineato la situazione in Carinzia. Dopo un lungo periodo di scarsa cura per lo sloveno e di pressione assimilatrice, lì la situazione è cambiata; aumentano le iscrizioni all’insegnamento bilingue e il rapporto con lo sloveno è positivo, ma la lingua diviene sempre più lingua scolastica e non del nucleo familiare più intimo. Per farla tornare in esso, nel 2008 e nel 2010 sono stati attuati due progetti: «Dvo- in večjezičnost v družini» («Bi- e plurilinguismo in famiglia») e «Slovenščina v družini» («Sloveno in famiglia»); per Piko è, comunque, importante quanta importanza si dà alla lingua già all’interno del rapporto tra partner prima del matrimonio e della creazione di una famiglia. Viviana Gruden ha parlato della Slavia friulana, dove fino agli anni Trenta del secolo scorso lo sloveno era la lingua d’uso generale, dopodiché a causa della pressione fascista prima e di altre pressioni in seguito è iniziato il suo abbandono, proseguito nei decenni successivi sino a oggi. A esso si sono contrapposti con l’iniziativa «Mlada brieza» e col concorso «Moja vas» e, quindi, con l’opera della scuola bilingue a San Pietro al Natisone-Špietar, che Gruden ha diretto per 30 anni. Suzana Pertot ha presentato soprattutto i numerosi laboratori per genitori che non parlano sloveno, occorsi nell’ambito di diversi progetti, come per esempio quello transfrontaliero Jezik/Lingua. In 13 anni il lavoro coi genitori è molto cambiato, sono più coscienti; tuttavia, se da un lato genitori non sloveni si sono iscritti ai laboratori, la reazione dei genitori parlanti sloveno ai laboratori a loro rivolti è stata negativa, perché ritengono che la trasmissione intergenerazionale della lingua sia di competenza della scuola. Martin Maver ha, inoltre, presentato la famosa ricerca su scuola, famiglia e attività extrascolastiche, che mostra come la composizione etnica delle scuole slovene in Italia sia cambiata. Ha anche richiamato l’attenzione su come si cerchi di assestare l’uso dello sloveno in ambito sportivo, per esempio con la presenza di allenatori sloveni, soprattutto nelle squadre giovanili (dove, però, i giocatori parlano in sloveno con l’allenatore e non tra loro). Maver si è domandato cosa offra la comunità etnica slovena e a riguardo si è impegnato nel senso di decisioni oculate. La giornata del 3 settembre, seconda nell’ambito della manifestazione Draga, è trascorsa nel segno delle celebrazioni del 25° dell’indipendenza della Slovenia ed è stata, tra l’altro, onorata dalla presenza di Tone Peršak, ministro della cultura della Repubblica di Slovenia, e di Boštjan Žekš, consigliere del presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor. Hanno portato il proprio saluto ai presenti anche Boris Pleskovič, presidente dell’organizzazione Svetovni slovenski kongres e Igor Švab, presidente per la provincia di Trieste della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso. Il culmine e la conclusione delle giornate di studio si sono avuti domenica 4 settembre. Alle 9.00 l’arcivescovo Ivan Jurkovič, osservatore SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 15 vaticano presso le Nazioni unite a Ginevra, ha officiato una S. Messa e alle 10.30 ha tenuto una lezione dal titolo «Pravoslavni vzhod danes», incentrata sul tema dell’oriente ortodosso odierno. Nel pomeriggio è seguita la lezione conclusiva dello storico Janko Prunk dal titolo «Evropa, kam?» («Europa, dove vai?»). Nella serata di sabato è stato conferito anche il premio Peterlinova nagrada, che quest’anno è andato all’operatore culturale e sociale della Slavia friulana Giorgio Banchig e al coro maschile «Fantje izpod Grmade» di Duino-Devin, attivo già da 50 anni. (Primorski dnevnik, 4. 9. 2016) Slitta di qualche mese il trasferimento nella sede di viale Azzida L’INTERVISTA Lo sloveno come lingua viva, non solo scolastica A colloquio con Sonja Klanjšček, dirigente dell’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro L o scorso 5 settembre alla riunione d’inizio anno con i genitori, il sindaco di San Pietro al Natisone-Špietar, Mariano Zufferli, aveva lamentato ritardi nella destinazione dei fondi che hanno costretto a posticipare la fine dei lavori. Nel corso di una successiva visita (il 12 settembre) alla sede, in fase di ultimazione, di viale Azzida la deputata Tamara Blažina ha assicurato al sindaco che il Comune riceverà a breve dal ministero la seconda rata dei fondi statali (490mila euro). Sta quindi per concludersi il percorso iniziato nel marzo del 2010 con lo sgombero dei locali perché la struttura non rispondeva alle norme antisismiche. La scuola bilingue, quindi, ha riaperto i battenti negli spazi del College. Abbiamo chiesto alla dirigente dell’Istituto comprensivo bilingue sloveno-italiano, Sonja Klanjšček, di illustrarci novità, problematiche, propositi e aspettative. Quali sono le sue considerazioni sull’aumento delle iscrizioni, che è evidente soprattutto alla scuola primaria, in cui le classi prima e terza sono divise in due sezioni? «Credo che per il territorio questo sia positivo perché dimostra l’interesse delle famiglie verso l’insegnamento della lingua slovena. In molti casi, però, i genitori non parlano più la lingua slovena e questo riscoprire le proprie radici e lingua è comunque positivo. È positivo anche per le famiglie che non hanno radici slovene, ma sono spinte dall’interesse verso la lingua e cultura limitrofe». A causa del ritardo nei lavori di ristrutturazione della sede in viale Azzida il trasferimento è stato posticipato di qualche mese rispetto all’inizio dell’anno scolastico. Le prime a trasferirsi saranno le scuole primaria e media inferiore e da ultima l’infanzia... «Sì, l’asilo sarà l’ultimo a trasferirsi nei nuovi spazi, in cui anche l’arredamento scolastico sarà completamente nuovo, dal momento che quello attualmente in uso è ormai usurato. Mentre per le scuole primaria e media useremo parte del materiale di cui già disponiamo». SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 16 La scuola dell’infanzia a Savogna-Sauodnja, che quest’anno ha tutte e tre le tre sezioni (piccoli, medi e grandi) continuerà ad operare nello spirito della collaborazione con la sezione di San Pietro... «La scuola dell’infanzia a Savogna opererà autonomamente e in contatto con quella di San Pietro, entrambe seguiranno lo stesso programma didattico nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa». Quali novità introdurrete quest’anno nell’offerta formativa? «Questo è il primo anno del piano di sviluppo previsto dalla legge 107 sulla “Buona scuola”. Ogni scuola già all’inizio dello scorso anno scolastico ha dovuto, infatti, elaborare un piano triennale dell’offerta formativa con annesso programma didattico, individuare le priorità del lavoro sulle quali impostare la progettazione didattica. Abbiamo scelto l’ambito linguistico con particolare attenzione alla lingua slovena e alla cittadinanza attiva, che comporta l’educazione al rispetto reciproco, all’accoglienza, alla collaborazione, all’apertura verso l’altro, alla curiosità e al rispetto delle regole. Sono aspetti che svilupperemo nelle scuole dell’infanzia, primaria e media inferiore. In sostanza nulla di nuovo, diciamo che a questi ambiti dedicheremo maggiore attenzione rispetto a quanto abbiamo fatto finora». Per rafforzare la conoscenza della lingua slovena è importante che i bambini la parlino anche nell’ambiente extrascolastico. Con questo spirito verranno organizzate attività sportive presso la scuola bilingue dall’Unione dei circoli sportivi sloveni in Italia... «Siamo contenti di poter offrire ai nostri alunni alcune attività extrascolastiche, al di fuori dell’orario curricolare. Grazie all’interessamento dell’Unione dei circoli sportivi sloveni in Italia offriremo ai bambini che frequentano l’ultimo anno della scuola del’infanzia e agli alunni delle classi prima e seconda della scuola primaria la possibilità di praticare, per due volte alla settimana, attività motoria in lingua slovena. Mentre per gli alunni della quinta elementare e della scuola media verrà attivato, una volta alla settimana, il corso di pallamano, tenuto dalla prof. Vesna Jagodic, che insegna lingua slovena alla media bilingue e che ha giocato a pallamano a livello agonistico in serie A». La collaborazione tra scuola e territorio è importante per rafforzare il legame con le tradizioni, i rapporti intergenerazionali e naturalmente l’uso della lingua slovena. In che modo pensate di rafforzarla? «Questo è un aspetto estremamente importante. Ovunque e soprattutto qui disponiamo di una straordinaria ricchezza, sviluppata dalle generazioni precedenti e legata a vita, cultura, tradizioni, conoscenza e lavoro. Molto di tutto ciò può andare perso a causa dei cambiamenti apportati dallo stile di vita contemporanea e sarebbe veramente un peccato se così fosse. Soprattutto in questa realtà capace di offrire ai bambini molte conoscenze, tuttora attuali, è indispensabile evitare di disperdere questo patrimonio. A questo proposito è molto importante il ruolo delle famiglie, della scuola e dei circoli, che operano sul territorio. Tutti dovremmo dare un nostro contributo, la scuola infatti non può agire da sola». Per il terzo anno lei è dirigente reggente della scuola bilingue a San Pietro. Come valuta il percorso sinora intrapreso e cosa auspica per il futuro? «Questa scuola mi ha dato molto anche sul piano della conoscenza. Ho conosciuto molte persone straordinarie, che operano in questo ambiente. Credo di aver dato anche il mio apporto nella ricerca di ulteriori opportunità e percorsi. Certo niente di rivoluzionario nell’attività ordinaria della scuola. Con il cambiamento di tempi, luoghi e persone è necessario anche cercare qualche strada nuova e integrarla in quanto si fa già. Per il futuro mi auguro che i nuovi concorsi portino forze nuove a scuola. Per questo motivo invito le famiglie ad indirizzare i propri figli verso le scuole con lingua d’insegnamento slovena. Il percorso bilingue a San Pietro termina con le medie, quindi sarebbe utile che i nostri alunni continuassero il proprio percorso scolastico alle scuole superiori slovene e all’università, affinché questa realtà possa essere autosufficiente in merito alla necessità di personale docente e non, amministrativo e dirigente. In sinergia con il territorio continueremo ad operare affinché lo sloveno sia e si rafforzi come lingua colloquiale e non solo scolastica. Se desideriamo la tutela di lingua e dialetto sloveni è di vitale importanza promuoverne l’uso ovunque». Larissa Borghese (Dom, 15. 9. 2016) Su Internet siamo all’indirizzo: www.slov.it Siamo anche su Facebook e in digitale! SLAVIA FRIULANA - BENEČIJA RESIA - REZIJA Cresce la voglia di imparare lo sloveno anche fuori dall’istituto bilingue Slitta il trasferimento dell’Istituto Comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone nella sua sede di viale Azzida. Nonostante i lavori siano a buon punto ci vorrà oltre un mese per ultimarli, come ci ha riferito il sindaco Mariano Zufferli. È stato, infatti, necessario completare la procedura tecnica e attendere l’esame del progetto da parte della commissione specifica, che si è riunita lo scorso 24 agosto, per dare avvio all’ultima fase di lavori e procedere alla sistemazione dell’area esterna. Con i finanziamenti, ottenuti dalla Regione grazie alla legge 38 per la minoranza slovena, acquisteranno gli arredamenti interni. Si terrà lunedì 5 settembre nella sala mensa della scuola bilingue (ex College) di San Pietro la riunione iniziale con i genitori. Riconfermata anche per questo anno scolastico all’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone la dirigente reggente Sonja Klanjšček. L’Istituto conta un numero complessivo di 286 alunni, 13 in più dello scorso anno. Sono 93 i bambini iscritti alla scuola dell’infanzia: 23 a Savogna (6 nella sezione dei piccoli, 6 tra i medi e 11 tra i grandi), 70 a San Pietro (21 piccoli, 21 medi e 28 grandi). La scuola primaria ospiterà 134 bambini: la classe prima è divisa in due sezioni (A e B) con 19 alunni ciascuna; 24 gli alunni in seconda, 20 in terza, 15 in quarta A e 14 in quarta B, 23 in classe quinta. La scuola secondaria di 1° grado registra 18 alunni in prima, 20 in seconda e 21 in terza, per un totale di 59 alunni. Riconfermato Nino Ciccone nella carica di dirigente dell’istituto comprensivo «Dante Alighieri» di San Pietro al Natisone, che quest’anno conta complessivamente 363 iscritti. La scuola dell’infanzia conta 20 iscritti a Pulfero; 19 a San Leonardo, 45 ad Azzida. Nella scuola primaria a San Leonardo sono 47 gli alunni (5 in prima, 8 in seconda, 11 in terza, 14 in quarta e 9 in quinta), a San Pietro 96 (17 in prima, 18 in seconda, 20 in terza, 18 in quarta e 23 in quinta). Le due scuole secondarie di 1° grado registrano a San Leonardo complessivamente 36 alunni (11 in prima, 10 in seconda e 15 in terza); a San Pietro 100 alunni (ogni classe è divisa in due sezioni, in prima 16+16, in seconda 16+17 e in terza 17 + 18 alunni). Ampia è l’adesione al corso di lingua slovena che annualmente viene organizzato, insieme a quello di lingua friulana, nell’ambito del progetto di valorizzazione delle lingue minoritarie, presso le scuole dell’infanzia e primaria a Prepotto. Sono 56 gli iscritti alla locale scuola primaria «D. Alighieri» (10 rispettivamente nelle classi prima e seconda, 7 in terza, 16 in quarta e 13 in quinta); la sezione unica della scuola dell’inSLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 17 fanzia annovera, invece, 23 bambini iscritti. Dall’Istituto comprensivo di Tarcento la dirigente Anna Maria Pertoldi riferisce l’intenzione di continuare, nei plessi scolastici di Vedronza e Taipana con l’inglese nella scuola dell’infanzia e l’inglese potenziato nella primaria. In entrambi i gradi di scuola è previsto anche l’insegnamento della lingua slovena. Nell’anno scolastico appena iniziato sono 14 i bambini che a Taipana frequentano la scuola dell’infanzia; 9 nella primaria costituita da un’unica pluriclasse. A Vedronza, in comune di Lusevera, sono 9 i bambini alla scuola dell’infanzia, mentre la scuola primaria conta un totale di 20 alunni equamente distribuiti in due pluriclassi: 10 nelle classi prima e seconda e 10 in terza, quarta e quinta. Apre, con 6 bambini, la sezione primavera alla scuola dell’infanzia di Prato in Val Resia – come comunicano dalla direzione dell’Istituto comprensivo di Trasaghis – ai quali si aggiungono altri 8 delle restanti sezioni per un totale di 14 iscritti; nella scuola primaria del comune sono 21 gli iscritti, mentre 12 frequenteranno la secondaria di 1° grado. ore di sloveno nella città di Udine. Anche per Resia è necessario trovare un modello efficace. La triste vicenda delle Valli del Torre, dove l’insegnamento bilingue sarebbe dovuto partire già due anni fa, ma è stato bloccato da scelte politiche assurde, dice chiaramente che l’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone non può soddisfare tutte le esigenze di insegnamento dello sloveno in provincia di Udine, come è assodato che non tutti i problemi possano trovare risposta all’interno del sistema scolastico sloveno in Italia. Per Benecia, Resia e Valcanale, dove le condizioni sono del tutto diverse rispetto a Gorizia e Trieste, servono perciò scelte oculate e sagge. La priorità deve essere dare l’opportunità di imparare lo sloveno a scuola a tutti i nostri bambini da Tarvisio a Prepotto e pure a quelli che abitano in Friuli. Tutte le strade che portano a questo risultato sono giuste e buone. (Dom, 31. 8. 2016) L’OPINIONE Larissa Borghese SOTTO LA LENTE Lo sloveno a scuola è diritto per tutti Non si ripeta l’errore di Lusevera e Taipana La più bella novità del nuovo anno scolastico è rappresentata dal fatto che l’Istituto comprensivo statale con insegnamento bilingue italiano-sloveno avrà nuovamente a disposizione la propria sede a San Pietro al Natisone. Aveva dovuto abbandonarla nel marzo 2010 per problemi statici dell’edificio. Da allora gli allievi erano suddivisi in diverse strutture a San Pietro al Natisone e negli ultimi due anni con una sezione della scuola dell’infanzia a Savogna. La sede di viale Azzida, messa in sicurezza, ristrutturata e ampliata, non è stata disponibile per l’inizio dell’anno scolastico, com’era negli auspici di tutti. Sarà necessario attendere ancora un po’, uno, due mesi, per il completamento degli ultimi lavori. Ma dopo gli allievi, gli insegnanti e il restante personale avranno a disposizione degli spazi moderni e accoglienti. Così l’Istituto bilingue potrà crescere ulteriormente per numero di iscritti (quest’anno ne ha 13 in più) e soprattutto in qualità. Bisogna essere grati a tutti coloro che in questi sei anni si sono adoperati per giungere al bel risultato. Se le difficoltà della scuola bilingue a San Pietro saranno presto risolte, resta aperta la questione sull’offerta dell’insegnamento della lingua slovena in altre località di Benecia, Resia e Valcanale dove i genitori desiderano che i loro figli la apprendano. Oltre a Lusevera e Taipana, c’è richiesta di insegnamento bilingue a Prepotto, trilingue (con il tedesco) in Valcanale e di SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 18 U. D. (Dom, 15. 9. 2016) Cogliere le possibilità offerte dalla scuola Il 12 di questo mese è iniziato l’anno scolastico. Le classi giovani della popolazione italiana hanno ripreso l’impegno più valido e concreto della loro preparazione alla vita. L’ignoranza è stata un handicap che nei secoli ha penalizzato in modo determinante coloro che ne soffrivano, relegandoli ai margini della società, mentre oggi la scuola offre possibilità che sarebbe colpevole rifiutare. Ma lascio ulteriori disquisizioni sui massimi sistemi e mi rivolgo a fatti a noi più prossimi. Sullo scorso numero di questo giornale Dom (ndr.) si legge una tabella alquanto significativa: relativamente ai sette comuni delle Valli, nelle elementari sono iscritti in tutto 277 alunni di cui 134 nella bilingue; nelle medie inferiori 195 ragazzi di cui 59 nella bilingue. Se da questi dati si potesse arguire un orientamento identitario sloveno delle famiglie, potremmo dedurre che una buona metà della popolazione locale mantenga un legame effettivo con le proprie tradizioni, la storia, la lingua e la cultura dei padri, manifestando un senso di appartenenza ad uno specifico gruppo sociale che legalmente viene definito minoranza linguistica slovena. È così? Io dico: magari! Perché sarebbe segno di sicura rinascita, di una prospettiva di solidarietà, di ricerca del bene comune e, perché no, di autotutela, di collaborazione e di progettazione di un futuro comune e solidale. Mi chiedo invece un giorno sì e l’altro anche: dove andiamo a finire di questo passo come comunità valligiana, ammesso che essa abbia ancora un qualche sentire comune che non sia solo quello della condivisione di un’area geografica? I dati demografici hanno un senso inequivocabile. Ho sotto mano un prospetto della distribuzione scolastica nelle nostre Valli alla fine della seconda guerra e non posso esimermi dal fare un breve raffronto. Nell’anno scolastico 1944/45 il solo comune di S. Leonardo/Sv. Lienart aveva 279 alunni nelle elementari, più di quelli che contano oggi tutte le Valli. Drenchia/Dreka aveva cinque plessi scolastici con 193 alunni, quasi il doppio di tutta l’attuale popolazione del comune. 11 plessi a Pulfero/Podbuniesac per 569 scolari; 5 plessi a S. Pietro/Špietar per 367; 6 plessi a Savogna/Sauodnja per 265; 3 a Stregna/Sriednje per 231; ancora 3 a Grimacco/ Garmak per 215 alunni. Faceva un totale di 2.139 ragazzi tra i 6 e gli 11/12 anni d’età. Ma allora le nostre bistrattate Valli contavano qualcosa come 16.195 abitanti (cens.1951). C’era miseria, ma c’era la vita. Oggi non c’è la miseria di allora ed alla solidarietà si è sostituito l’individualismo. Oggi abbiamo una legge che dovrebbe tutelare la nostra specificità etnica e linguistica, ma mi chiedo ancora: che figura ci faranno i 5.486 abitanti residenti di oggi (1. 1. 2016), nel calderone di un’Uti che arriva a San Giovanni al Natisone e Buttrio? L’asino dietro la lavagna? Con un minimo di consapevolezza e di grinta qualcosa si potrebbe rimediare. Potremmo dire che la scuola bilingue slovena si presenta oggi come un avamposto, un baluardo quale presenza ufficiale della «minoranza linguistica» slovena sul territorio la cui comunità, coi suoi sette Comuni «nani», rischia di essere fagocitata, negletta, derisa in un’Uti dieci volte più grande di lei. È solo affermando in toto il diritto alla nostra «diversità» – che non è affatto una diversità negativa, ma positiva – che abbiamo qualche chance per il nostro futuro valligiano. Non saranno mille Giri d’Italia a portarci qualcosa di buono se siamo noi i primi a buttare le opportunità che ci vengono offerte dal nostro stesso Stato che ha riconosciuto per legge 15 anni fa la tutela degli sloveni in Italia. Kulturverein» (sodalizio della comunità linguistica tedesca) che metterà a disposizione un’insegnante per le scuole d’infanzia e primaria di Chiusaforte e Ugovizza e per quelle d’infanzia di Pontebba, Camporosso e Tarvisio. Lo sloveno sarà insegnato nei plessi di Ugovizza, Tarvisio Città e Tarvisio Centrale, nonché alla scuola d’infanzia di Camporosso – ovviamente se ci saranno i fondi per farlo. Il friulano sarà impartito nelle scuole dell’infanzia e primarie lì dove siano disponibili docenti abilitati. All’interno delle scuole secondarie di primo grado di Tarvisio e Pontebba inglese e tedesco sono curricolari e, quindi, il loro insegnamento non viene messo in discussione. La dirigente scolastica Lucia Negrisin, che per l’anno scolastico in arrivo passa il testimone di reggente ad Antonio Pasquariello, ha fatto sapere che sarebbe possibile estendere lo sloveno alle scuole secondarie di primo grado se le associazioni slovene offrissero il servizio di insegnamento alle famiglie interessate. Per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado, all’Istituto tecnico turistico saranno, come da programma, insegnati inglese e tedesco per tutti e cinque gli anni, con aggiunta dello spagnolo dal terzo. Alle sezioni ordinaria e sportiva del Liceo scientifico, invece, la dirigente Negrisin conferma che sarà insegnato solo l’inglese. E ciò non è cosa di poco conto, perché finora vi è stato insegnato anche il tedesco. Pur nell’ambito di limitati bilanci, i sodalizi delle comunità linguistiche valcanalesi prestano da diversi anni sostegno all’Omnicomprensivo. Il problema di fondo resta l’assenza di soluzione sistemica. Luciano Lister (Dom, 31. 8. 2016) Riccardo Ruttar (Dom, 15. 9. 2016) VALCANALE - KANALSKA DOLINA GORIZIA - GORICA Sui banchi di scuola in quasi 1600 Nuovo inizio d’anno scolastico Il nuovo anno scolastico nelle scuole di ogni grado con gli stessi problemi Il nuovo anno scolastico è alle soglie anche per le scuole con lingua d’insegnamento slovena in provincia di Gorizia, che quest’anno annoverano un numero complessivo di iscritti che sfiora le 1600 unità. Sono 622 gli iscritti alle primarie, 297 alle secondarie di primo grado, 266 alle scuole superiori e 403 alle scuole dell’infanzia. La campanella suonerà dapprima per la scuola media inferiore di Doberdò del lago-Doberdob, dove si tornerà sui banchi l’8 settembre. Nella classe prima sono 29 gli iscritti, mentre il totale in tutta la scuola è di 101 alunni. Come abbiamo già precedentemente scritto, gli alunni della scuola media inferiore a Doberdo almeno fino a fine dicembre dovranno adeguarsi agli spazi ristretti a disposizione, dal momento che l’ala aggiuntiva con le nuove aule non è utilizzabile. Per gli altri l’anno scolastico inizierà il 12 settembre. Alla Anche per l’Istituto Omnicomprensivo di Tarvisio/Trbiž si avvicina l’inizio dell’anno scolastico. Il numero degli iscritti si conferma grosso modo stabile, con un calo alla scuola secondaria di primo grado. Per quanto riguarda l’insegnamento delle lingue minoritarie, purtroppo, vengono confermati problemi già annunciati, che le famiglie degli alunni e i sodalizi hanno ribadito più volte, ad autorevoli esponenti, di volere vedere risolti. Complice anche la nuova riforma scolastica, il ruolo predominante resta rivestito dall’inglese anche a ridosso del triplice confine. Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia e primaria, in buona sostanza la situazione rimarrà più o meno quella dell’anno scorso. Il tedesco sarà insegnato in tutti i plessi dell’Istituto omnicomprensivo, col «Kanaltaler SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 19 scuola media Ivan Trinko, che registra 196 iscritti (63 nella classe prima), sono in corso alcuni lavori quindi non disporranno di tutti gli spazi, devono infatti essere ultimati i lavori in parte nell’area esterna e nell’aula magna. L’impresa edile sta accelerando i tempi e potrebbe ultimare in anticipo i lavori, che da contratto dovrebbero concludersi entro il 19 novembre. Anche in tutte le scuole dell’infanzia e primarie dell’Istituto comprensivo di Doberdò e di quello con lingua d’insegnamento slovena a Gorizia l’anno scolastico inizierà il 12 settembre. Le scuole dell’infanzia «Čiračara» a Savogna d’Isonzo, «Živžav» a Rupa, «Čriček» a Doberdò e «Barčica» a Vermegliano saranno frequentate complessivamente da 178 bambini (sono in 60 nella sezione dei piccoli); le scuole dell’infanzia «Ringaraja» in via Brolo a Gorizia, «Sonček» in via Max Fabiani a Gorizia, «Pika Nogavička» a Sant’Andrea/Štandrež, «Pikapolonica» a Piuma-Pevma, «Kekec» a San Floriano-Števerjan e «Mavrica» a Brazzano-Bračan ne contano complessivamente 225 (68 al primo anno). Nelle scuole primarie «Prežihov Voranc» a Doberdob, «Peter Butkovič» a Sovodnje-Savogna d’Isonzo, «Ljubka Šorli» a Vermegliano-Romjan e a San Michele del Carso-Vrh contano complessivamente 279 alunni (62 primini), mentre sono in 343 nelle scuole primarie «Oton Župančič» a Gorizia, «Fran Erjavec» a Sant’Andrea-Štandrež, «Josip Abraham» a Pima-Pevma, «Alojz Gradnik» a San Floriano-Števerjan e «Ludvik Zorzut» a Brazzano-Bračan (69 nelle classi prime). «Questo anno scolastico presenta non poche difficoltà alle scuole dell’infanzia e primarie per la mancanza di personale non docente», sottolinea Sonja Klanjšček, direttrice dell’Istituto comprensivo di Doberdob. La situazione, che già gli scorsi anni era problematica, quest’anno è grave. «Con il personale che ad oggi ci è stato assegnato non potremo garantire neanche l’apertura e la chiusura delle scuole» evidenzia con tono greve Klanjšček. Simili difficoltà si riscontrano anche all’Istituto comprensivo con lingua d’insegnamento slovena a Gorizia: alla scuola dell’infanzia di Sant’Andrea-Štandrež attualmente sono ancora senza personale ausiliario. Nei giorni precedenti al polo delle scuole superiori a Gorizia hanno esaminato 34 studenti rimandati a settembre. Per tutti gli indirizzi di studio le lezioni incominceranno il 12 settembre, il 5 settembre gli studenti delle classi 4a e 5a dell’istituto «Ivan Cankar» inizieranno con la pratica. Al polo tecnico «Cankar-Zois-Vega» annoverano 123 iscritti, di cui 31 nelle classi prime, al polo liceale «Trubar-Gregorčič» sono in totale 143 gli iscritti. (Primorski dnevnik, 1. 9. 2016) DOBERDÒ DEL LAGO - DOBERDOB L’annesso della scuola non è agibile. Il Comune farà causa Non essendoci altra via, è stata scelta quella giudiziaria. SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 20 L’amministrazione comunale di Doberdò del Lago-Doberdob ha depositato a fine luglio al tribunale di Gorizia-Gorica la richiesta di verifica delle responsabilità nella cattiva esecuzione dei lavori, che impedisce l’apertura dei nuovi spazi nell’edificio accanto alla scuola media di Doberdò. Come già riportato dal Primorski dnevnik, le verifiche tecniche hanno già riscontrato diverse mancanze – nel sistema antincendio e negli ascensori non funzionanti, sino al tetto che perde – e questo impedisce l’emissione dell’agibilità e, quindi, l’insediamento degli alunni e del personale nelle nuove aule costruite sopra gli spogliatoi. Per sanificare i lavori non ben eseguiti occorreranno altri 50.000 euro. Prima di ogni intervento, dice il sindaco Fabio Vizintin, il Comune deve acquisire una previa relazione tecnica di un esperto, che sarà nominato dal tribunale: l’incaricato valuterà lo stato della struttura e verificherà chi ne sia responsabile. Indagherà se si sia giunti a errori nell’eseguire, nel progettare o nel dirigere i lavori di costruzione. «Senza la previa verifica tecnica del tribunale non possiamo provvedere alle riparazioni e aprire le nuove aule. Quando disporremo di tale attestazione e il danno sarà valutato in via definitiva, potremo nominare un’altra impresa, concludere i lavori e decidere se fare causa ai responsabili. In breve, i scenari possibili sono molti. I soldi per terminare i lavori in questo momento non rappresentano la preoccupazione più grande, visto che possiamo contare su un cospicuo surplus di bilancio dagli anni precedenti», spiega Vizintin. Il progetto di ampliamento della scuola secondaria di primo grado di Doberdò, per il quale il Comune di Doberdò ha firmato nel 2008 un accordo di assegnazione di contributo di 600.000 euro (al 90% contribuiti dal Fvg, il resto dal circondario cittadino di Monfalcone), non è nato sotto una buona stella. Su progetto dell’architetto e direttore dei lavori, Lorenzo Gasparini, la realizzazione è stata iniziata nel 2011 dall’impresa Bellotto, che un anno dopo ha interrotto il contratto motivando l’insufficienza dell’ammontare previsto per l’esecuzione di tutti i lavori in programma. Pubblicato un nuovo bando, il Comune ha assegnato i restanti lavori all’impresa Presotto, che ha, però, presto compiuto un passo indietro; nel giugno 2013 l’amministrazione ha firmato un contratto con l’impresa Essebi Impianti. A dicembre 2014 i lavori sarebbero stati conclusi, ma le verifiche tecniche dell’impresa Romanelli hanno presto dimostrato tutta una serie di mancanze: il problema più grosso è costituito dal sistema antincendio, che non può proprio essere avviato e testato. A ciò vanno aggiunti anche i problemi di perdita d’acqua del tetto e nello scarico delle acque piovane; l’apposizione di un’errata illuminazione di sicurezza, l’inutilizzabilità degli ascensori e la mancanza della documentazione necessaria per legge al fine del rilascio dell’agibilità. Le maggiori spese previste dal Comune riguardano la sanificazione del sistema antincendio (32.571 euro) e la sistemazione del tetto (21.289 euro). Adesso tocca, quindi, al tribunale. Colei che per queste complicazioni subirà il maggior danno sarà, purtroppo, la scuola secondaria di primo grado di Doberdò. Gli alunni e il personale non inizieranno nemmeno quest’anno scolastico nei nuovi locali, che risolverebbero in via definitiva il problema della carenza di spazi affrontato già da diversi anni. «Il procedimento di nomina dell’esperto e di rilascio della relazione tecnica dura in media 120 giorni, per cui è quasi impossibile portare a termine i lavori prima della fine di quest’anno», conclude il sindaco Fabio Vizintin. Aleksija Ambrosi (Primorski dnevnik, 20. 8. 2016) GORIZIA - GORICA I problemi dell’istruzione in lingua slovena in Italia Il dirigente dell’Ufficio per l’istruzione in lingua slovena Igor Giacomini ha richiamato l’attenzione sulla mancanza di personale non insegnante e sui limiti del suo Ufficio Messaggi di augurio, ma anche di richiamo di attenzione sui problemi che l’istruzione slovena in Italia affronta alle soglie del nuovo anno scolastico. Questo si è sentito lunedì 5 settembre al Kulturni dom di Gorizia-Gorica, dove la lezione plenaria introduttiva e la cerimonia solenne hanno aperto il 51° seminario autunnale per educatori, insegnanti e professori delle scuole con lingua d’insegnamento slovena in Italia. Il programma ha previsto numerosi incontri, che si sono svolti a Trieste-Trst, Gorizia e a Opicina-Opčine fino a venerdì 9 settembre. Il seminario è stato rivolto a circa 450 operatori scolastici in Italia; una problematica è stata ravvisata nel numero di quanti di loro sarebbero riusciti quest’anno a partecipare ai suoi incontri, visto che l’evento è avvenuto in concomitanza con l’inizio delle lezioni in diverse scuole, specie della zona di Trieste. Per il futuro, quindi, varrebbe forse la pena riflettere su soluzione alternative, ha detto la consulente pedagogica Andreja Duhovnik Antoni. Dopo Duhovnik, che ha delineato il programma del seminario, e dopo Tomaž Simčič, funzionario dell’Ufficio scolastico regionale per il Friuli-Venezia Giulia, hanno salutato gli operatori scolastici e gli altri ospiti presenti Gregor Mohorčič, dirigente della Direzione per l’educazione prescolare e le scuole elementari presso il ministero sloveno per l’istruzione, Vinko Logaj, direttore dell’ente sloveno per la scuola Zavod Republike Slovenije za šolstvo e Igor Giacomini, dirigente dell’Ufficio per l’istruzione in lingua slovena presso l’Ufficio scolastico regionale del Fvg. Quest’ultimo non ha mancato di menzionare sia alcune questioni aperte attuali sia alcuni problemi legati ai bandi e alla collocazione degli operatori scolastici, soprattutto però legati alla mancanza del personale non docente. In merito a ciò, Giacomini ritiene che soprattutto le segreterie soffrano sotto il peso dei nuovi indebitamenti; peraltro le scuole con lingua d’insegnamento slovena sono numericamente deboli e sparse, per cui dovremmo davvero chiederci cosa sia meglio. Il personale di lingua slovena rinuncia anche al posto fisso nelle scuole slovene, ha evidenziato Giacomini, che spera in una conclusione positiva del concorso per l’impiego di 40 operatori scolastici e in un nuovo bando di concorso per i direttori. Anche l’Ufficio per l’istruzione in lingua slovena si trova in difficoltà, visto che per ora dispone di solo tre persone a tempo pieno e di due a metà tempo; una funzionaria è in congedo di maternità; un collaboratore ha, invece, optato per un’altra realtà lavorativa e ha abbandonato l’ufficio. È positivo, invece, che a breve rivivrà il dipartimento goriziano dell’Ufficio. Vale la pena menzionare che i presenti all’inizio hanno potuto ascoltare intermezzi musicali di Manuel Persoglia e Jure Bužinel, due giovani fisarmonicisti allievi del Centro sloveno di educazione musicale-Scgv «Emil Komel», e che alla fine della cerimonia hanno partecipato al tradizionale ricevimento organizzato dal ministero per l’Istruzione, la scienza e lo sport della Repubblica di Slovenia. Ivan Žerjal (Primorski dnevnik, 6. 9. 2016) GORIZIA - GORICA Plessi sotto sorveglianza, ma bisogna fare ancora molto La sicurezza antisismica delle scuole Tragedie come quella del terremoto nel centro Italia del 24 agosto riportano ogni volta in primo piano la questione della sicurezza antisismica degli edifici pubblici, soprattutto delle scuole. Su questo ha richiamato ieri l’attenzione anche la presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Debora Serracchiani. Assegnare considerevoli contributi all’esecuzione di progetti di implementazione della sicurezza antisismica degli edifici pubblici è, a suo dire, importante e urgentemente necessario, se si desidera attenuare le conseguenze di calamità naturali. Ma quel è la situazione dei plessi scolastici nelle zone di Gorizia-Gorica? Dalle risposte di diversi interlocutori con cui ci siamo messi in contatto, è possibile dedurre che sia le scuole di lingua slovena sia le scuole di lingua italiana di Gorizia e dei dintorni sono monitorate e che gli investimenti nel miglioramento della loro sicurezza negli ultimi anni sono stati grandi. Ciononostante bisognerebbe però attuare ancora diversi interventi, perché tutti i plessi siano conformi alle più recenti prescrizioni. «In due mandati il comune di Gorizia ha investito negli edifici scolastici ben 13 milioni di euro. Due anni fa abbiamo, ad esempio, verificato la tenuta dei soffitti di tutti gli edifici scolastici di nostra competenza. Dov’era necessario siamo intervenuti», dice il vicesindaco di Gorizia, Roberto Sartori, ricordando come il Comune, proprio in questo periodo, stia eseguendo lavori in cinque scuole di Gorizia, tra le quali SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 21 anche la scuola secondaria di primo grado con lingua d’insegnamento slovena «Ivan Trinko», che sarà adeguata alle norme antincendio e non solo. «Per quanto riguarda la sola sicurezza antisismica, abbiamo adeguato alle nuove leggi le scuole di via Cappella, Leopardi e Codelli e il nido di lingua slovena in via Rocca. Monitoriamo le restanti scuole e non ci sono particolari problemi, va comunque detto che la maggiore parte degli edifici non è conforme alle più recenti normative, considerato che la nostra zona negli ultimi anni è stata spostata dalla terza alla seconda fascia di pericolo sismico; gli edifici più vecchi sono stati costruiti secondo standard diversi», dice il dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Gorizia, Mauro Ussai, aggiungendo che il Comune richiederà alla Regione Fvg un contributo per effettuare nuove verifiche della sicurezza antisismica su più edifici scolastici, soprattutto sugli edifici che ospitano scuole d’infanzia e nidi. Proprio per questo contributo ha fatto domanda all’amministrazione regionale il Comune di Savogna d’Isonzo-Sovodnje ob Soči, che con 40.000 euro verificherebbe la resistenza sismica della scuola primaria e d’infanzia di Savogna, della scuola primaria di San Michele del Carso-Vrh e del municipio. «In assestamento di bilancio la Regione ha indirizzato un po’ di fondi proprio a studi di questo tipo, per cui abbiamo deciso di sfruttare l’opportunità. Aspettiamo a breve la risposta della Regione, nel frattempo abbiamo iniziato il procedimento di scelta dell’esperto, cui affideremo l’elaborazione dell’analisi dello stato di questi quattro edifici. Secondo le nuove norme, infatti, anche il comune di Savogna è stato incluso tra le aree ad alto rischio sismico, per cui è necessario verificare quali edifici siano conformi alla nuova legislazione e quali non lo siano», spiega il dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Savogna, Paolo Nonino. Il sindaco, Alenka Florenin, evidenzia, invece, come il comune di Savogna non abbia iniziato oggi ad occuparsi della sicurezza dei plessi scolastici. «Le scuole sono monitorate già da anni. Proprio per motivi di sicurezza abbiamo chiuso l’asilo di Rupa-Rupa; soggetta a una massiccia ristrutturazione è stata, anni fa, anche la struttura della scuola primaria di Savogna. In essa abbiamo investito 200.000 euro del bilancio comunale. La sicurezza è una priorità», dice Florenin. Diverse centinaia di migliaia di euro sono state investite, negli ultimi anni, nell’edificio della scuola primaria di San Floriano del Collio-Števerjan. Circa un mese fa, fanno sapere il sindaco, Franka Padovan, e l’assessore Marjan Drufovka, si è conclusa l’ultima tranche di lavori e così l’infrastruttura scolastica è, ora, ristrutturata e sicura. «Anzitutto abbiamo consolidato la parte inferiore della struttura, nei mesi scorsi anche quella superiore», spiega Drufovka. E le scuole con lingua d’insegnamento slovena a Doberdò del Lago-Doberdob e Ronchi dei Legionari-Ronke? «La scuola di Vermegliano-Romjan è nuova, per cui risponde a tutte le prescrizioni; è stata restaurata anche la scuola secondaria di primo grado di Doberdò. Alla scuola primaria «Prežihov Voranc» il comune l’anno scorso ha effettuato alcune verifiche SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 22 della sicurezza e i lavori più urgenti nelle aule e in altri locali. Anche gli edifici in cui hanno sede le nostre scuole d’infanzia, non hanno particolari problemi. Le due sezioni della scuola d’infanzia di Ronchi, tra l’altro, quest’anno si trasferiranno nella nuova infrastruttura in via Campi insieme alla scuola d’infanzia con lingua d’insegnamento italiana», dice la dirigente dell’Istituto omnicomprensivo di Doberdò, Sonja Klanjšček. E aggiunge: «Lo stato degli edifici scolastici viene, oltre che dai comuni, monitorato anche da noi stessi. Col responsabile della sicurezza, Arturo Bresciani, verifichiamo ogni anno se da qualche parte ci sia qualche crepa». Il sindaco di Doberdò, Fabio Vizintin, aggiunge che l’amministrazione ha preparato un nuovo piano di rischio sismico del territorio comunale e che è in attesa della sua approvazione. «In esso abbiamo investito 15.000 euro. Sulla sua base, in caso di bisogno, pianificheremo nuovi interventi», dice Vizintin. La verifica della sicurezza in caso d’incendio è stata effettuata nei mesi scorsi in pratica in tutte gli edifici sedi di scuole secondarie di secondo grado della zona di Gorizia, incluso il centro secondario di secondo grado con lingua d’insegnamento slovena in via Puccini a Gorizia. Di ciò si è occupata la Provincia. «L’investimento è ammontato a 170.000 euro. Non abbiamo riscontrato situazioni critiche; alcune scuole hanno, però bisogno di ristrutturazione, tra queste soprattutto l’istituto Galilei, il liceo artistico e il liceo scientifico», dice l’assessore provinciale Donatella Gironcoli, ricordando come l’amministrazione provinciale, negli ultimi anni, abbia anche verificato la tenuta dei soffitti di tutte le scuole secondarie di secondo grado della zona di Gorizia: l’investimento è ammontato a complessivi circa 2.300.000 euro. ale (Primorski dnevnik, 25. 8. 2016) TRIESTE - TRST Gli iscritti alle scuole slovene Sono complessivamente 2.462 gli iscritti alle scuole con lingua d’insegnamento slovena a Trieste (non disponiamo però dei dati degli iscritti in tutte le scuole dell’infanzia comunali): 470 nelle scuole dell’infanzia, 940 nelle primarie, 478 nelle scuole medie inferiori e 547 in quelle superiori. Il numero complessivo degli iscritti è più alto rispetto allo scorso anno scolastico, in cui ammontava a 2448, tuttavia vi sono meno iscritti nella scuola dell’infanzia (470 rispetto ai 496 dell’anno scorso) e più alla scuola primaria (940, l’anno scorso 908). Nel contempo è inferiore il numero degli iscritti alla scuola media di 1° grado (478 contro i 495 dell’anno scorso) e più alto il numero di iscritti alle superiori (574, l’anno scorso 549). Sono 636 gli iscritti al primo anno delle scuole dell’infanzia e di ogni ordine e grado, 30 unità in meno rispetto allo scorso anno, quando erano in 666. È diminuito il numero di bambini al primo anno della scuola dell’infanzia (143, lo scorso anno 162), è aumentato nella primaria (205 rispetto ai 179 dell’a.s. 2015/16), è inferiore di 50 unità il numero degli iscritti al primo anno della scuola media inferiore (140 contro i 190), mentre è lievemente più alto quello delle scuole superiori (148 rispetto ai 135 dell’anno scorso). Tra gli istituti comprensivi spicca per numero di iscritti quello di Opicina-Opčine con un complessivo di 596; nelle sei scuole dell’infanzia conta complessivamente 157 bambini, in altrettante scuole primarie 262 alunni, mentre le scuole medie inferiori Srečko Kosovel di Opicina e Fran Levstik di Prosecco-Prosek registrano 150 iscritti (93 a Opicina e 57 a Prosecco). Il secondo istituto comprensivo più frequentato è lo Josip Pangerc a San Dorligo della Valle-Dolina con 418 iscritti: le cinque scuole dell’infanzia contano 132 bambini, le altrettante scuole primarie 214 alunni, alla scuola media inferiore Simon Gregorčič sono in 72. Segue l’Istituto comprensivo Vladimir Bartol presso S. Giovanni-Sv. Ivan con le due scuole del’infanzia frequentate da 47 bambini, le tre scuole primartie da 222 alunni, la scuola media inferiore S. Cirillo e Metodio da 134 alunni (70 a San Giovanni e 64 a Cattinara-Katinara). L’Istituto comprensivo di Aurisina-Nabrežina conta quest’anno 332 iscritti: 73 nelle quattro scuole dell’infanzia, 164 in quattro scuole primarie e 95 alla media inferiore Igo Gruden; l’Istituto comprensivo con meno iscritti continua ad essere lo Sv. Jakob con 166 alunni: le tre scuole dell’infanzia sono frequentate da 61 bambini complessivamente, le due primarie da 78 alunni e sono 27 gli iscritti alla scuola media inferiore Ivan Cankar. Alle scuole medie superiori, anche in quest’anno scolastico il maggior numero di iscritti è appannaggio del liceo France Prešeren: i quattro indirizzi sono frequentati da 225 studenti, di questi 53 al primo anno. Secondo per numero di iscritti, con 171 studenti di cui 67 al primo anno l’Istituto professionale Jože Štefan, che già da alcuni anni registra un crescente numero di iscritti e che quest’anno si fregia del nuovo corso professionale di grafica e design. Segue il liceo umanistico e socio-economico Anton Martin Slomšek con 92 iscritti, di cui 23 al primo anno. È slittato al quarto posto l’Istituto tecnico Žiga Zois, che quest’anno conta solo 86 iscritti, di cui solo 5 al primo anno, mentre non c’è la classe prima per l’indirizzo amministrativo, finanziario e marketing. I. Ž. (Primorski dnevnik, 11. 9. 2016) TRIESTE - TRST Ristrutturate 27 scuole primarie e dell’infanzia Ben 27 edifici tra scuole dell’infanzia, primarie e medie inferiori comunali e statali hanno subito interventi di ristrutturazione e iniziano in sicurezza il nuovo anno scolastico. I lavori hanno coinvolto un’area di circa 13 mila metri quadrati e sono stati effettuati nel periodo estivo. Per completare i lavori in tempo, gli operai hanno lavorato anche nei fine settimana e a Ferragosto. Lo hanno sottolineato in conferenza stampa gli assessori comunali Angela Brandi e Elisa Lodi, le quali hanno sottolineato la priorità d’intervento data a quelle strutture il cui soffitto era in stato talmente deteriorato da rappresentare un pericolo. L’assessore comunale all’istruzione, Angela Brandi, ha evidenziato come la prima fase di lavori si sia conclusa positivamente, dal momento che è stata completata in quasi tutti gli edifici individuati. Nelle scuole primarie statale e dell’infanzia in via Kandler 10 (C. Suvich) i lavori verranno ultimati a metà ottobre; fino ad allora i bambini verranno ospitati dalla scuola attigua; alla scuola Caprin, a causa di altri interventi in corso, i lavori di sistemazione del pavimento inizieranno i primi di ottobre. L’investimento complessivo è pari a 700 mila euro, fondi deviati con la variazione di bilancio dagli interventi pubblici. «Abbiamo avviato gli interventi di ristrutturazione qualche giorno dopo il nostro insediamento. I pavimenti deteriorati e pericolanti negli edifici scolastici sono infatti un problema a livello nazionale. Noi osserviamo coerentemente il decreto ministeriale, in base al quale le amministrazioni comunali devono provvedere tempestivamente alla sicurezza degli alunni», ha detto Brandi ed ha aggiunto che entro l’anno ristruttureranno tutti i pavimenti individuati. Le scuole, che necessitano assolutamente di un intervento sono state individuate a seguito di un’ispezione specifica, che ha effettuato il controllo con una videocamera ad infrarossi, capace di evidenziare anche le minime crepe. Nell’elenco dei 27 edifici scolastici ristrutturati figurano alcune scuole slovene: la scuola primaria di San Giovanni «Župančič». La primaria «Pinko Tomažič» a Trebiciano-Trebče, la primaria «Milčinski» in via Marchesetti, la scuola primaria «Trubar» in via Igo Gruden, le scuole dell’infanzia a Barcola-Barkovlje, «Elvira Kralj» di Trebiciano, la scuola primaria di Opicina-Opčine «Bevk» e la scuola primaria di Barcola «Finžgar». I pavimenti deteriorati sono stati resi più sicuri dagli artigiani attraverso l’aggiunta di un ulteriore strato di pavimento. Come è stato detto in conferenza stampa, gli artigiani di sei imprese triestine hanno avuto più lavoro con i pavimenti di strutture degli anni Sessanta del secolo scorso che non con quelle del 19° secolo. Uno dei tecnici ha fatto notare che sono più a rischio i pavimenti delle aule rispetto a quelli degli uffici, per la diversa dinamica interna agli spazi. I bambini, infatti, saltano e corrono e le vibrazioni prodotte possono causare cadute di intonaco e incrinare il pavimento. (Primorski dnevnik, 2. 9. 2016) VAL TORRE - TERSKA DOLINA A Nimis e Attimis lo sloveno non sempre si vede Lo sloveno a Chialminis-Vizont, Monteprato-Karnice e Porzus-Porčinj SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 23 In una calda domenica di agosto la vista sulla pianura friulana è molto bella dalle borgate a monte del comune di Tarcento. Quelle che guardano verso le Valli del Torre e dove si parla o si parlava sloveno. In fase di delimitazione territoriale della zona di applicazione della tutela dello sloveno, se ne era parlato anche per il comune di Tarcento, ma alla fine è prevalsa la linea del no. In un bar di Zomeais (in dialetto sloveno «Žumaja») si domanda se in paese qualcuno ancora lo parli. Ma viene spiegato che il dialetto non lo parla più nessuno da diverso tempo – anche per la connotazione negativa che in passato i «cittadini» di Tarcento davano a chi scendeva a sbrigare affari dalle borgate «slave». Però già i toponimi di altre frazioni vicine, come ad esempio Coja slava (Kujija), testimoniano la passata presenza culturale slovena. Nella zona a monte di Tarcento il dialetto sloveno, principale codice di comunicazione paesano presente anche in ambito ecclesiale, all’indomani dell’avvento del Regno d’Italia aveva dovuto cedere il passo all’italiano anche nell’uso semiufficiale in chiesa. Le prediche in dialetto sloveno sono state abolite già nel 1866 a Flaipano di Montenars/Fejplan, Cesariis/Podbardo, Stella/Štela e Pradielis/Ter e solo quattro anni più tardi anche a Lusevera/Bardo e Villanova delle Grotte/Zavarh, relegando la lingua madre all’ambito privato. Una flebile presenza viva dello sloveno c’è ancora nelle borgate montane del comune di Nimis/Nieme. Qui l’unica frazione in cui si applica la legge di tutela della minoranza linguistica slovena è Cergneu di Sopra, che saluta i visitatori con un bel cartello solo in italiano e friulano. In barba alla legge, manca il nome «Černjeja». Ma si parla ancora un po’ di dia- letto sloveno anche a Chialminis/Vizont, dove la tutela non vige perché a suo tempo non c’è stato il sostegno della popolazione per farlo. I nomi dei borghi e la microtoponomastica circostante sono di chiara origine slovena (Uas, Selišćis, Tamar, Vigant, Zamlaj, Siničar, Zavieunice ...) e sul campanile campeggia una grande scritta che non lascia grossi dubbi: «O vin un pari in cîl/Smo susje bratri». Ancora qualcuno che parla sloveno deve esserci ed effettivamente lo parlano due uomini anziani emigrati in altre zone del mondo, che ogni tanto rientrano al paese natale in villeggiatura... Ma il dialetto sloveno non era visto di buon occhio già quando i loro genitori erano giovani, raccontano. Oggi a Vizont è davvero difficile sentirlo. Anche a Nimis, Monteprato/Karnice, lo sloveno non è tutelato. Nell’afa del primo pomeriggio il paese è vuoto e una signora non spiega laconica che a Monteprato non si parla sloveno da almeno 80 anni. In comune di Attimis/Ahten, nella borgata montana di Porzus/Porčinj. Il paese, che conta poco più di decina di abitanti stabili, è lindo e ordinato, anche grazie all’opera della Pro loco Amici di Porzûs. I suoi volontari sono indaffarati nei preparativi per la Festa della meda di Ferragosto. Tutti rispondono volentieri alle domande sulla vita nel paese e sulla sua cultura slovena. Fra i volontari c’è anche un giovane agricoltore, che racconta con orgoglio di essere iscritto alla Kmečka zveza. Per senso di appartenenza. A Porzus, del resto, non sfugge neanche al turista che a mostrare i nomi sloveni delle borgate ci hanno pensato da soli. Luciano Lister (Dom, 31. 8. 2016) Documento del quidicinale Dom, delle associazioni Blanchini e Cernet RIFORMA PASTORALE La Chiesa non abbandoni le valli e si impegni per la comunità slovena Si chiede la costituzione di una forania per la Slavia friulana, di una per il Canal del Ferro-Valcanale e di destinare al servizio pastorale in loco sacerdoti che sappiano la lingua slovena. I l gruppo redazionale del quindicinale «Dom», che da cinquant’anni collega le comunità di lingua slovena dell’Arcidiocesi di Udine, l’associazione «don Eugenio Blanchini» che, anche attraverso gli otto circoli aderenti, organizza l’attività dei cattolici sloveni in Valcanale, Resia, Valli del Torre e Valli del Natisone, e l’associazione «don Mario Cernet» di Valbruna intendono contribuire alla riflessione sulla riorganizzazione pastorale della Chiesa Udinese attraverso l’accorpamento delle foranie e la costituzione delle «comunioni pastorali», che uniranno strettamente le attuali parrocchie. Il progetto presentato ai Consigli Presbiterale e Pastorale SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 24 diocesani prevede che dalle attuali 24 si passi ad appena 9 foranie e vengano istituite 56 «collaborazioni pastorali». Si tratta di un passaggio delicato e decisivo per la sopravvivenza delle comunità di lingua slovena dell’Arcidiocesi di Udine, che sono insediate in territorio montano e soffrono un drammatico calo demografico con tutto ciò che ne consegue sul piano sociale ed economico, ma pure su quello religioso. Esse rappresentano, infatti, una preziosa eredità della Chiesa madre di Aquileia che le ha accolte e generate nella fede cristiana. La loro emarginazione o la loro scomparsa rappresente- rebbero un impoverimento dell’eredità storica e spirituale della Chiesa Udinese, unica in questa parte d’Europa a vantare la presenza delle tre grandi stirpi europee – latina, slava e germanica. L’anno pastorale 2016-2017 dell’Arcidiocesi sarà dedicato a esaminare il progetto. «Che le nostre parrocchie scoprano la gioia e la ricchezza di crescere nella comunione reciproca, dove ognuna è valorizzata, dove la più piccola ha un’attenzione particolare, dove si respira la misericordia di Gesù nei rapporti reciproci», ha ben evidenziato l’Arcivescovo, che nei prossimi mesi incontrerà, a zone, i sacerdoti e i consigli pastorali foraniali per condividere il significato e le linee del progetto delle Collaborazioni pastorali e raccogliere suggerimenti. Per quanto riguarda le valli del Natisone e del Torre, la Val Resia e la Valcanale, dov’è storicamente insediata la minoranza slovena e la cui tutela è assicurata da leggi di tutela approvate dal Parlamento italiano e dal Consiglio regionale, innanzitutto desideriamo richiamare quanto affermato dal Sinodo diocesano Udinese V. «La necessità di incarnare il Vangelo nelle culture locali richiama l’importanza che ha per l’evangelizzazione l’uso delle lingue parlate in Friuli: “L’evangelizzazione perde molto della sua forza e della sua efficacia se non tiene in considerazione il popolo concreto al quale si rivolge, se non utilizza la sua lingua, i suoi segni e simboli, se non risponde ai problemi da esso esposti, se non interessa la sua vita reale” (EN 63). Perciò questo Sinodo udinese quinto raccomanda che le comunità cristiane locali tengano conto del pluralismo etnico-linguistico della Chiesa che è in Friuli. Esse infatti sono chiamate ad utilizzare quella lingua che permette di far risuonare e percepire meglio il messaggio evangelico. Non si tratta di strumentalizzare il Vangelo in funzione della tutela o promozione di una lingua, ma di essere fedeli allo stile di evangelizzazione della Chiesa nella sua storia. Fin dagli inizi la Chiesa “imparò ad esprimere il messaggio di Cristo ricorrendo ai concetti e alle lingue dei diversi popoli. E tale adattamento della predicazione della parola rivelata, deve rimanere legge di ogni evangelizzazione. Così infatti viene sollecitata in ogni popolo la capacità di esprimere secondo il modo proprio il messaggio di Cristo e al tempo stesso viene promosso uno scambio tra la chiesa e le diverse culture dei popoli” (GS 44 1461). Pertanto gli operatori pastorali delle comunità locali ricorrano all’uso della madre lingua friulana, slovena o tedesca, tutte le volte che ciò favorisce la comunicazione efficace del messaggio cristiano». Ci piace ricordare anche come l’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato, dopo la visita alla forania di San Pietro al Natisone, nell’omelia della concelebrazione finale il 4 luglio 2010 assicurò che la Chiesa Udinese non ha nessuna intenzione di lasciare le comunità delle Valli del Natisone e di tutto il territorio montano al proprio destino, anzi si impegnerà sempre più a fondo per dare loro nuova speranza. «C’è un gregge sui monti – disse –, ma non è un gregge disperso. Ci sono delle difficoltà, ad esempio certi paesetti di montagna si stanno spopolando di più, ma non è un gregge disperso. Infatti ho visto in mezzo a ogni gruppetto di case un campanile e una chiesa, e attorno alla chiesa c’erano i cristiani. Allora è un gregge sì sui monti e nelle valli, ma non è disperso perché è attorno alle chiese, dunque attorno al Signore». Rispondendo alla richiesta di contributo alla riflessione formulata dall’Arcivescovo nella ricorrenza dei Patroni Santi Ermacora e Fortunato, sulla scorta delle Costituzioni sinodali e del magistero di mons. Mazzocato e dei suoi predecessori, chiediamo nella realizzazione della nuova organizzazione pastorale diocesana una particolare attenzione alle valli del Natisone e del Torre, alla Val Resia e alla Valcanale, dove, in virtù delle specifiche condizioni ecclesiali, storiche culturali ed etnico-linguistiche non possono essere applicati meri criteri numerici e di dimensioni territoriali. In primo luogo non riteniamo rispondente alle esigenze pastorali la fusione della forania di San Pietro al Natisone con quelle di Cividale e Rosazzo. Troppo forte è la diversità tra territorio montano, spopolato e allo stremo socialmente ed economicamente, con la pianura densamente abitata e ricca di risorse. Ben difficile risulterebbe un efficace piano pastorale comune. Altrettanto si può dire della fusione delle foranie di Nimis, Tarcento e Tricesimo. Più rispondente alla situazione sarebbe una nuova forania che comprendesse il territorio montano e pedemontano da Lusevera a Prepotto, includendo Cividale. Una tale unità pastorale era stata peraltro più volte auspicata in importanti convegni diocesani sulla montagna e sulla valorizzazione delle comunità di lingua slovena e friulana. In Valcanale e in Val Resia, all’interno di una fusione tra le foranie di Tarvisio e Moggio Udinese, vanno garantiti il rispetto e la valorizzazione dei fedeli sloveni, anche e soprattutto attraverso la presenza di sacerdoti che conoscano la loro lingua. Pure nella prospettata collaborazione pastorale di San Pietro al Natisone bisogna garantire sacerdoti che conoscano lo sloveno, così pure nelle collaborazioni pastorale di Nimis, Faedis e Cividale, che comprenderanno parrocchie di tradizione slovena. La scarsità di sacerdoti di lingua slovena può essere superata con una più fattiva collaborazione della Chiesa Udinese con le Chiese sorelle della Slovenia e la formazione di sacerdoti, diaconi e operatori pastorali con conoscenza della lingua locale. Tutto questo affinché la nostra Chiesa Udinese, secondo l’esortazione dell’Arcivescovo, sia «un’oasi di misericordia, nella quale tante persone possano incontrare per la prima volta o incontrare nuovamente Gesù, il Volto della misericordia del Padre». (Dom, 15. 9. 2016) LJUBLJANA Il dizionario dei sinonimi della lingua slovena Lo pubblicherà in autunno la casa editrice Zrc Anche a voi a volte sembra di avere un’espressione «sulla SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 25 punta della lingua», ma non vi riesce in alcun modo di ricordarla? O vi piacerebbe chiamare una determinata cosa in un altro modo, senza usare per tre volte nella stessa frase la stessa parola? Chi ha a che fare ogni giorno con la lingua ha un estremo bisogno della possibilità di scegliere – di una raccolta di sinonimi, di quelle parole che hanno un significato quasi uguale a una qualche altra parola e che ci permettono una minore monotonia della nostra scrittura (e del nostro parlato). Tra i manuali linguistici di base della lingua slovena un dizionario dei sinonimi finora non esisteva; in autunno uscirà finalmente presso la casa editrice Zrc. È stato, infatti, predisposto alla sezione di lessicologia dell’istituto per la lingua slovena Fran Ramovš, che opera nell’ambito del Centro di ricerche scientifiche dell’Accademia slovena delle scienze e delle arti Sazu. Il «Sinonimni slovar slovenskega jezika» (Sssj – «Dizionario dei sinonimi della lingua slovena») apporterà 78.000 sinonimi su oltre 1.100 pagine. Questi saranno riportati in forma di serie di sinonimi – gruppi di parole e di frasi fatte che si riferiscono allo stesso significato. I significati saranno spiegati nelle cosiddette spiegazioni del dizionario; la differenza dei sinonimi fra loro sarà rappresentata con segni di genere e stilistici e con altri mezzi lessicografici, ha spiegato per l’agenzia di stampa slovena Slovenska tiskovna agencija Jerica Snoj, principale redattrice del Sssj. L’obiettivo prefissato per il nuovo manuale-dizionario è stato il rappresentare nella maggiore misura possibile quali parole e abbinamenti di parole abbiano un significato comune nella lingua slovena. Come materiale per il dizionario è stato, così, considerato tutto il vocabolario sloveno che finora nei dizionari è stato determinato nel significato in conformità alle esigenze lessicografiche. Sono stati considerati nella loro interezza il dizionario della lingua slovena Slovar slovenskega knjižnega jezika e il dizionario dei neologismi Slovar novejšega besedja, nella misura dell’uso generico, dell’uso non specializzato ovvero non strettamente terminologico, nonché il materiale dei dizionari terminologici. È stato incluso anche ulteriore vocabolario facente parte delle relazioni sinonimiche. L’uso contemporaneo dei sinonimi riscontrati è stato verificato nei corpus di parole/terminologie slovene. Il dizionario dei sinonimi è un’opera lessicografica originale, che risponde alle esigenze tecniche della lessicografia linguisticamente fondata, rendendo al contempo possibile a chiunque di accedere con semplicità ai sinonimi sloveni. Il dizionario dei sinonimi completa, così, il dizionario della lingua slovena Slovar slovenskega jezika. «Solo nel dizionario dei sinonimi le parole e le frasi fatte slovene che si riferiscono a un determinato significato comune sono riportate tutte in un unico posto, e ciò accanto alla riportata spiegazione del significato che le collega», scrive la redattrice principale del dizionario. Perciò, come sottolinea, «si diversifica essenzialmente dalle altre raccolte di parole SLOVIT n° 8 del 30/9/16 | pag. 26 chiamate dizionario dei sinonimi o dai motori di ricerca on line di sinonimi». Alla domanda circa in lasso di tempo in cui sia sorto il dizionario dei sinonimi, Jerica Snoj risponde dicendo che per impedimenti tecnico-organizzativi la preparazione e l’elaborazione del dizionario non è avvenuta in breve tempo e senza impedimenti secondo il piano prefissato, «così come illustrato nei manuali di lessicografia e in conformità al management lessicografico». Aggiunge, inoltre, che si potrebbe rispondere alla domanda sulla lunghezza del periodo di preparazione del dizionario solo con una «storia» a sé, che però ora, a lavoro portato a termine, a suo giudizio non è più né interessante né necessaria. È prevista anche una versione elettronica, che sarà accessibile sul portale on line Fran, ma non anche come dizionario stampato. Il dizionario on line includerà anche alcune aggiunte e adeguamenti rispetto all’edizione in libro e, secondo gli annunci della redattrice, sarà «pubblicato a breve». Il Sinonimni slovar slovenskega jezika uscirà entro il 31 ottobre e costerà 89 euro. Alla casa editrice Zrc hanno ideato anche una particolare offerta di preordine: chi ordinerà il manuale prima di ottobre lo pagherà 69 euro. Ulteriori informazioni sono disponibili al sito internet zalozba.zrc-sazu.si. Sta, Pd (Primorski dnevnik, 9. 8. 2016) Slovit/Sloveni in Italia Quindicinale di informazione Direttore responsabile: Giorgio Banchig Editrice: Most società cooperativa Presidente: Giuseppe Qualizza Direzione e amministrazione: 33043 Cividale del Friuli, Borgo San Domenico, 78 Tel./FaX 0432 701455 e-mail: [email protected] Stampa in proprio Reg. Trib. Udine n. 3/99 del 28 gennaio 1999 Associato all’Unione stampa periodica italiana Una copia: 1,00 euro Abbonamento annuo: 20,00 euro c/c postale.: 12169330 Most società cooperativa a r.l. - 33043 Cividale