L`integrazione di cogenerazione e produzione di idrogeno on
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L'integrazione di cogenerazione e produzione di idrogeno on-site per la realizzazione di un distretto energetico S. Bruno, M. La Scala, S. Lamonaca, G. Rotondo e U. Stecchi Politecnico di Bari, AEIT Sezione Pugliese [email protected] Riassunto - Questo articolo descrive l’applicazione di un modello di Power Park in un quartiere periferico di Bari da riqualificare. Tramite la cogenerazione si intende produrre on-site energia a basso costo a beneficio della collettività e dell’imprenditoria locale, favorendo il processo di riqualificazione urbana. Inoltre, il gruppo cogenerativo è stato integrato con uno steam reforming per produrre idrogeno a servizio di una flotta di bus a fuel cell per il trasporto pubblico urbano. Parole chiave – Power Park, Cogenerazione, Steam Reforming, Urbana. Efficienza Energetica, Riqualificazione I. INTRODUZIONE Il termine “Power Park” identifica un insieme di tecnologie atte alla fornitura di calore, raffrescamento, elettricità e/o altre forme di energia, da un impianto centralizzato verso un insieme di utenze. Il Power Park integra anche al suo interno fonti energetiche convenzionali ad alta efficienza, rinnovabili, edilizia eco-sostenibile, reti di distribuzione automatizzate e ICT [1]. Sotto queste premesse il Power Park è in grado di portare sensibili vantaggi nella misura in cui un grande impianto centralizzato risulta essere più efficiente di una serie di piccoli impianti autonomi. La produzione centralizzata di energia termica ed elettrica permette di migliorare l'efficienza energetica e di ridurne i consumi, soprattutto se consideriamo le piccole utenze domestiche (servite da caldaie murali, condizionatori e/o pompe di calore) dove la sostituzione dei generatori apporterebbe un sicuro ed immediato beneficio in termini di qualità delle emissioni in atmosfera, energia primaria impiegata ed estetica dei prospetti dei fabbricati civili. Nell’ipotesi progettuale qui proposta, il Power Park sorge a Bari in quartiere degradato e adibito ad edilizia popolare conosciuto come quartiere San Paolo. In una prima fase del progetto il Power Park avrebbe dovuto fornire soltanto energia elettrica e termica a quattro grandi utenze. Successivi sviluppi, in seguito al confronto con le autorità locali, hanno portato ad un progetto più ambizioso con lo scopo di erogare servizi energetici a basso costo alla maggior parte delle utenze ubicate nell'area del San Paolo. Le caratteristiche principali del progetto Power Park qui proposto sono: 1. un impianto di co/trigenerazione; 2. una rete di distribuzione per il teleriscaldamento; 3. servizi per la produzione e distribuzione di idrogeno per l'autotrazione. La novità è rappresentata dal recupero dei gas di scarico dell'impianto di trigenerazione, a supporto dei bruciatori di uno steam reforming per produrre idrogeno. Attualmente non si prevede una sua significativa diffusione nel mercato dei trasporti nel breve periodo, ma si attendono i recenti e rapidi sviluppi legati alle fuel cells affinché questa tecnologia possa imporsi su quelle oggi disponibili [2]. La Regione Puglia sta attualmente perseguendo questa strada; nell'aprile 2008 il governo regionale ha promosso la creazione della prima rete nazionale di stazioni di distribuzione di idrometano (70% CH4, 30% H2). Questa scelta tende ad incoraggiare ed accelerare una nuova tendenza sociale, politica ed ambientale mediante le fonti rinnovabili, l'efficienza energetica ed il contenimento dei gas serra ed altre emissioni. Anche le normative si stanno di conseguenza adeguando. Nel febbraio 2009, è stato emanato un Regolamento UE relativo all’omologazione di veicoli a motore alimentati a idrogeno [3]. Tale Regolamento oltre a fissare i criteri per l’omologazione dei veicoli a motore la cui propulsione si fondi sull’idrogeno, contiene anche le regole per l’omologazione e l’installazione dei relativi componenti. Il [3] si applica a tutti i veicoli anche per ciò che riguarda la protezione contro gli urti e la sicurezza degli impianti elettrici di bordo, nonché per le forme di deposito e di utilizzo dell’idrogeno. L’emanazione di questo Regolamento rappresenta il primo passo per il superamento di una delle maggiori problematiche in questione, ovvero l’omologazione dei serbatoi degli autoveicoli. Per quanto riguarda la scelta dell'ubicazione del Power Park, è stata dettata dalla ricerca di applicazione di criteri energetici innovativi. Infatti i progetti sperimentali per l'integrazione dell'efficienza energetica ed ambientale e mobilità urbana sostenibile risultano di più facile promozione in aree in cui l’ urbanizzazione risulta ancora incompletata. I dati di letteratura evidenziano come le aree depresse possano industrializzarsi rapidamente grazie alla riduzione delle tariffe energetiche [4-6]. Una tra le esperienze più importanti è il progetto “Appleseed”, che alla metà degli anni ottanta, contribuì alla riqualificazione di un'area urbana depressa di New York. Infatti mediante una riduzione del 25% delle tariffe di energia elettrica si ottennero cinquantamila nuovi posti di lavoro [6]. La riqualificazione dei distretti urbani ed il miglioramento della qualità della vita sono i principali obiettivi del programma “Concerto”. Questa iniziativa finanziata dal Sesto Programma Quadro, è un insieme di progetti miranti a sviluppare ed applicare strategie concrete e durature [7]. Ulteriori esempi di integrazione di sistemi di cogenerazione in contesti urbani sono riportate in [8-9]. II. SCELTA DEL SITO Si è scelto di ubicare il Power Park nella città di Bari, in un'area (Quartiere San Paolo), caratterizzata dalla presenza diffusa di case popolari. Il quartiere sorge nel febbraio 1956 quando la mancanza di alloggi e le costante crescita demografica ne contribuirono al suo ampliamento. Il “San Paolo” dista circa 8 km dal centro cittadino e nel 2007 contava poco più di 100.000 abitanti. Un'altra principale caratteristica è la presenza di importanti infrastrutture quali: un ospedale, il distretto della Polizia di Stato, la Cittadella della Guardia di Finanza e l'aeroporto. Queste rappresentano delle possibili grandi utenze per la fornitura di servizi energetici. Il primo step nell'elaborazione del Power Park è la scelta del sito. Questo è un passo molto importante in quanto vanno rispettati un insieme di vincoli: urbanistici, paesaggistici ambientali, nonché prevedere l’accesso alle infrastrutture di rete idrica, gas ed elettrica. L’area scelta è indicata nella figura 1. Tale luogo è stato individuato insieme al Comune di Bari che ne detiene la proprietà. L’inquadramento urbanistico del sito è di notevole importanza poiché l’area è prossima a zone caratterizzate da vincoli paesaggistici ed ambientali di rilievo nazionale. E’ stata valutata anche l’applicazione delle norme in materia di sicurezza ed antincendio: ATEX (ATmosphere ed EXplosion) [10], PED (Pressure Equipment Directive) [11]. Le direttive ATEX definiscono in modo inequivocabile le aree (zone) a rischio esplosione. Il San Paolo Power Park rientra nella zona definita come sito in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva e qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata. Fondamentale è anche l’applicazione delle normative relative all’antincendio: Decreto Ministeriale del 31 agosto 2006 [12]. Come richiede il DM il competente ufficio comunale dovrà rilasciare l'attestazione che l'area prescelta per l'installazione dell'impianto non ricada in alcuna delle zone o aree indicate di seguito: • nella zona territoriale omogenea totalmente edificata, individuata come zona A nel PRG; • nelle zone di completamento e di espansione dell'aggregato urbano indicato nel PRG o nel programma di fabbricazione, nelle quali sia previsto un indice di edificabilità superiore a 3 m3 per m2; • nelle aree destinate a verde pubblico; Nel DM si chiarisce che la condotta di alimentazione degli impianti può essere direttamente collegata all'impianto di produzione in sito. In seguito si stabilisce che agli elementi costituenti l'impianto possono essere conferite caratteristiche di sicurezza di due diversi gradi: 1. sicurezza di 1° grado: le caratteristiche costruttive dei manufatti garantiscono, in caso di scoppio, il contenimento dei materiali sia lateralmente che verso l'alto; 2. sicurezza di 2° grado: le caratteristiche costruttive dei manufatti garantiscono in caso di scoppio, solo il contenimento laterale dei materiali. I gradi di sicurezza sopra menzionati si conseguono realizzando le protezioni secondo le indicazioni contenute nel Titolo II del DM ovvero “Modalità costruttive”. Poiché nel nostro caso si vuole ottenere la sicurezza di 1° grado è necessario che la cabina di riduzione e di misura del gas idrocarburo debba essere costruita con muri in calcestruzzo armato dello spessore minimo di 15 cm o in altro materiale non combustibile di equivalente resistenza meccanica. Analogo è il discorso sul locale recipienti di accumulo. L’impianto a gas idrogeno ha le stesse caratteristiche di un impianto a gas metano tuttavia le pressioni di progetto dell'impianto devono essere almeno del 10% in più rispetto alle massime pressioni nominali di esercizio. III. DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO Figura 1: Area oggetto dell’intervento (coord.41”08’00” N 16”46’44” E) L'impianto è costituito da un sistema di cogenerazione, un gruppo ad assorbimento, un impianto per la produzione e la distribuzione dell'idrogeno ed un edificio adibito ad uffici con un impianto fotovoltaico da 60 kw ubicato sulla copertura. L'impianto di cogenerazione è costituito da una turbina, alimentata a gas naturale (3967 m3/h) accoppiata meccanicamente ad un alternatore di potenza nominale pari ad 11 MW. Questa taglia è stata scelta strategicamente per due motivi: consentire l'allaccio alla rete di media tensione a 20 kV ed usufruire degli incentivi per la cogenerazione ad alta efficienza. Le opere di inteconnecting prevedono un cavidotto MT interrato che collegherà la suddetta turbina con la Cabina Primaria del Distributore (20/150 kV) distante circa 10 km. In uscita dalla turbina abbiamo un flusso di gas esausti con una portata di 48 kg/s ad una temperatura di 480°C che viene convogliato all’interno di una caldaia recupero per la produzione di acqua surriscaldata. La caldaia recupero è un elemento strategico dell’impianto grazie alla sua elevata efficienza di scambio ed emissioni termiche ridotte, che contribuiscono significativamente alla fattibilità economica del progetto. Viene scelta una caldaia recupero a tubi d’acqua e a circolazione naturale. Questo garantisce una maggiore flessibilità in fase di dimensionamento grazie ad una tecnologia modulare, una maggiore efficienza energetica a differenti livelli di pressione ed una manutenzione meno onerosa. A valle della caldaia parte la rete di teleriscaldamento diretta alle quattro grandi utenze. Durante il periodo estivo prima di immettere l’acqua in rete, viene inviata ad un chiller ad assorbimento centralizzato, per distribuire e vendere energia per il raffrescamento. La rete di teleriscaldamento è composta da tubazioni in acciaio, preisolate con schiuma rigida di poliuretano. Alcune opzioni progettuali sostenute da previsioni economiche hanno successivamente condotto ad ipotizzare un ulteriore ampliamento dell’impianto che potesse condurre ad un più elevato grado di efficienza dell’intero sistema. La scelta è pertanto ricaduta su di un impianto steam reforming alimentato a metano. Questa integrazione permetterebbe di sfruttare una quota parte del calore in uscita dalla turbina e convogliarla in ingresso allo steam reforming per il preriscaldamento dei prodotti di reazione. In questa maniera si ottiene una produzione on-site di idrogeno per autotrazione economicamente più vantaggiosa. A tal fine è stato calcolato che la produzione giornaliera di idrogeno deve ammontare a circa 1 tonnellata al giorno. L’intera reazione chimica all’interno del reformer avviene in due fasi distinte. In un primo momento abbiamo un prereforming ad alta temperatura (850 °C), in cui grazie ad un catalizzatore metallico al nichel, il vapore reagisce con il metano per produrre idrogeno e monossido di carbonio: CH 4 + H 2O → CO + 3H 2 (1) Successivamente nella fase di gas-shift reaction, viene ulteriormente recuperato altro idrogeno ad un temperatura inferiore dal monossido di carbonio della reazione precedente: CO + H 2O → CO2 + H 2 (2) La reazione completa può essere così riassunta: CH 4 + 2 H 2O → CO2 + 4 H 2 ∆H = 166.5 kJ mol (3) IV. BILANCIO ENERGETICO DEL SISTEMA In seguito al dimensionamento dei principali elementi dell’impianto è stato stimato un bilancio energetico dell’intero sistema. Questo dipende fortemente dalle scelte progettuali e dalle configurazioni impiantistiche adottate. In Fig. 2 viene riproposto uno schema di principio dell’impianto con le potenze dei singoli componenti. La turbina produce una potenza elettrica di 11,25 MW ed una potenza termica di 18,76 MW. I gas di scarico della turbina, entrano poi nella caldaia recupero (efficienza pari al 90%) che produce acqua surriscaldata a 120 °C che viene pompata a 10 bar nella rete di teleriscaldamento. Nei periodi estivi con il circuito idraulico bypassato sul chiller, la produzione di energia termica per il raffrescamento scende ad una efficienza complessiva di circa il 70%. AUXILIARY 1 MW SERVICE SYSTEM 11 MW TRANSMISSION GRID 10 MW 35 MW CH4 3967 Nm3/h 18,76 MW 16,9 MW ABSORPTION CHILLER DISTRIBUTION PIPELINES 15,7 MW 11 MW CUSTOMERS' THERMAL AND COOLING POWER SUPPLING Figura 2: Schema di principio dell’impianto Tenendo infine conto della lunghezza delle tubazioni, del loro diametro, del tipo di posa e della loro coibentazione, è verosimilmente possibile stimare le perdite per distribuzione pari al 5%. Pertanto l’impianto è complessivamente capace di fornire alle utenze finali un potenza termica di 15,7 MW per il riscaldamento e di 11 MW per il raffrescamento. Il gruppo di cogenerazione risulta idoneo a beneficiare degli incentivi dei Titoli di Efficienza Energetica. La Delibera 42/02 dell’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas [13] stabilisce infatti i requisiti minimi che tali impianti devono possedere per poter accedere a queste forme di incentivazione. Queste specifiche sono definite dall’ IRE o Indice di Risparmio Energetico, che è il rapporto tra il risparmio di energia primaria conseguito dalla sezione di cogenerazione rispetto alla produzione separata delle stesse quantità di energia elettrica e termica prodotte separatamente. Esso è definito dalla seguente formula: IRE = 1 − Ee η es ⋅ p + Ec Etciv ηts ,civ + Etind (4) ηts,ind dove: − Ec è l’energia primaria in ingresso all’impianto espressa in MWh; − Ee è l’energia elettrica prodotta dall’impianto espressa in MWh; − Etciv e Etind rappresentano l’energia termica prodotta dall’impianto espressa in MWh come definite in [12]; − ηes è il rendimento elettrico medio netto; − ηts,civ è il rendimento termico netto medio annuo per la produzione di sola energia termica per usi civili Etciv; − ηts,ind è il rendimento termico netto medio annuo, per la produzione di sola energia termica per usi industriali Etind; − p è un coefficiente che rappresenta le minori perdite di trasporto e di trasformazione dell’energia elettrica che gli impianti cogenerativi comportano quando autoconsumano l’energia elettrica autoprodotta Un altro fattore di estrema importanza è rappresentato dall’indice del limite termico LT. Esso è il rapporto tra l’energia termica utile annualmente prodotta Et e l’effetto utile complessivamente generato su base annua dalla sezione di produzione combinata di energia elettrica e calore, pari alla somma dell’energia elettrica netta e dell’energia termica utile prodotte (Ee + Et), riferiti all’anno solare, secondo la seguente formula: Et (5) LT = Ee + Et Nel caso in questione entrambe gli indici risultano più che soddisfacenti per poter accedere agli incentivi di cui sopra (IRE = 17,54% > 10%; LT = 50,43% > 15%). In Figura 3 viene invece rappresentato il ciclo completo di trigenerazione con l’inserimento della sezione dello steam reforming. Viene spillata una minima parte dell’energia termica in ingresso alla caldaia, al fine di preriscaldare il vapore necessario alla reazione. In base alla produzione giornaliera precedentemente stimata ed ai dati di targa di un reformer scelto all’uopo, si impone che questo “ramo” d’impianto lavori per un arco di tempo non superiore alle 6 ore giornaliere. Vengono drenati 450 kW termici dal primario della caldaia per essere convogliati in una seconda caldaia recupero (efficienza pari all’80%) destinata esclusivamente alle attività di reforming. Questo passaggio consentirà di riscaldare 400 kg/h di vapore ad una temperatura di 400 °C, al posto di avere in ingresso acqua alla temperatura ambiente. In base alla (3) sono richiesti circa 40 Nm3/h di metano per processo di reforming ad 850 °C. Sfruttando il preriscaldamento dell’acqua è possibile risparmiare fino al 30% di gas metano a servizio dei bruciatori del reformer. In uscita la portata di idrogeno è pari a 150 kg/h, pertanto il reformer dovrà lavorare per circa 6 ore al giorno per produrre i 900 kg richiesti. Tornando invece al gruppo di cogenerazione, in questa nuova ipotesi troviamo in ingresso alla caldaia una potenza termica leggermente inferiore pari a 16,2 MW. Figura 3: Schema di principio dell’impianto con steam reforming Considerando sempre le stesse perdite di rete, otteniamo una potenza disponibile alle utenze di 15 MW per il riscaldamento e di 10 MW per il raffrescamento. Entrambe le ipotesi assicurano elevati standard di efficienza energetica, ma quest’ultimo in particolare, grazie all’integrazione con lo steam reformer, sembra fornire risultati più interessanti anche dal punto di vista della fattibilità finanziaria. IV. ANALISI FINANZIARIA L’analisi finanziaria è stata condotta sulla base delle linee guida contenute in [14] Sono stati analizzati tre differenti scenari: 1. trigenerazione; 2. steam reforming on-site; 3. integrazione tra sistema di trigenerazione e impianto di steam reforming Al fine di ottenere una comparazione omogenea e risultati affidabili, tutti gli scenari sono stati analizzati adottando l’approccio del flusso di cassa attualizzato [14]. In questo criterio, i due principali indici sono il Financial Net Present Value (FNPV) e il Financial internal Rate of Return (FRR). Il Financial Net Present Value è una metodologia tramite cui si definisce il valore attuale di una serie attesa di flussi di cassa non solo sommandoli contabilmente ma attualizzandoli sulla base del costo medio del capitale (WACC). Il FNPV è così definito: n FNPV(i ) =∑ j =0 rj − c j (6) (1 + i ) j Dove: − n: orizzonte temporale dell’investimento; − cj: ricavi attesi al tempo j; − i: Costo medio del capitale (WACC) indice di rendimento alternativo per rischio simile; − rj: è la somma dell’investimento iniziale e dei costi operativi. Un altro indice è dato dal Discounted Pay-Back Period (DPBP). Esso dipende dal tasso di attualizzazione scelto e indica il numero di periodi necessari affinché i flussi di cassa cumulati eguaglino l’investimento iniziale. Matematicamente può essere formulato come: m min m ∈ [0, n] ∋' ∑ j =0 rj − c j (1 + i ) j ≥0 TABELLA 1 INVESTIMENTO INIZIALE [k€] Unità di cogenerazione 4000 Caldaia a recupero 940 Sistema di pompaggio 350 Rete di distribuzione del calore 4000 Linea elettrica 600 Cabina di insonorizzazione 360 Chiller 1668 Opere accessorie e allacci 646 Allacci utenze termiche 1000 Totale 13564 Le perdite per dispersione termica della rete teleriscaldamento sono state ipotizzate pari al 0,7%. di I costi di produzione sono stati assunti come segue: (7) La scelta del WACC non è univoca e dipende da molti fattori. Per lo più, esso è influenzato dal costo del capitale nazionale e regionale, dalla natura dell’investimento, dall’attitudine al rischio degli investitori e altri numerosi fattori. Al fine di rendere omogenea l’analisi è stato scelto un orizzonte pari a 20 anni per tutti gli scenari analizzati. Tale orizzonte è un buon compromesso tra la vita utile della turbina (che richiede manutenzioni straordinarie ogni 100000 h di funzionamento), la rete di teleriscaldamento (che ha una vita utile media di 30 anni) e la vita tecnologica dell’impianto di steam reforming. Inoltre è stato ipotizzato un funzionamento di 4400 h/anno suddivise in 2890 h nei mesi invernali (172 giorni, da novembre a marzo) e 1510 h nei mesi estivi (90 giorni, da giugno ad agosto). L’impianto di steam reforming è stato dimensionato per alimentare e soddisfare il fabbisogno giornaliero di una flotta di bus composta da circa 30 unità. Si è considerata una produzione di circa 900 kg/giorno ed una capacità di 20 kg per bus e si è previsto che esso funzioni nell’arco di un orizzonte temporale compatibile con l’impianto di trigenerazione. Analizziamo ora i tre scenari. A. SCANARIO A Il primo scenario è relativo al solo impianto di trigenerazione con rete di teleriscaldamento. I costi totali di tale configurazione sono descritti in tabella 1. I costi relativi all’area dove ubicare l’impianto non sono stati considerati in quanto il sito è di proprietà del Comune di Bari. In questo scenario si è optato per la cessione in rete di tutta l’energia elettrica prodotta dalla centrale tranne per una percentuale del 3%, pari alla quota di energia stimata per autoconsumo. L’energia termica prodotta (al netto delle perdite dovute alle dispersioni della rete di teleriscaldamento, stimata pari a 10 km.) è tutta al servizio delle utenze del distretto energetico. − Costo gas metano: 0,32 €/m³; − Costo annuo O&M turbina: 4 % (investimento); − Costo annuo O&M teleriscaldamento: 2 (investimento); ed i seguenti ricavi: − Prezzo di vendita energia termica: 0,065 €/kWht; − Prezzo di vendita energia elettrica: 90 €/MWhe; − Prezzo di vendita energia frigo: 0,056 €/kWhf. % Il prezzo dell’energia termica e dell’energia frigo sono stati definiti tenendo conto dei principi del progetto “Appleseed”, ovvero è stato praticato uno sconto del 25% sulle tariffe attuali dell’energia termica e frigo. L’applicazione di tali principi sottolinea l’obiettivo fondamentale del Power Park San Paolo, ovvero la riqualificazione urbana mediante l’energia. A tali ricavi vanno aggiunti gli incentivi derivanti dai Titoli di Efficienza Energetica che hanno una durata di 5 anni e consentono di ottenere una entrata di circa 135.000 €/anno. L’analisi di tale scenario ha portato i seguenti risultati: TABELLA 2 FNPV [€] DPBP FRR 9.440.000 8 anni 16,5 % B. SCANARIO B In tale scenario è stato analizzato il ritorno dell’investimento relativo all’impianto di steam reforming on-site per la produzione di idrogeno per la mobilità urbana da e per il distretto energetico. Si è fissato un valore della produzione di idrogeno pari a 900 kg/giorno, sufficienti ad alimentare una flotta di autobus pari a 30 mezzi. I costi dell’investimento sono: A cui vanno aggiunti i costi annui di manutenzione, pari a 10.000€ ed (0,32€/m3) e l’acquisto di 723.000 m3 all’anno di metano pari a 232.000 € (0,32€/m3). TABELLA 3 anche in termini di emissioni in atmosfera è un altro punto di forza del progetto descritto. Reformer Compressore, sistema di accumulo e rifornimento Organi accessori ed allacci Totale 1.560 810 50 2.420 Si è fissato un prezzo finale di vendita dell’idrogeno pari a 3,1 €/kg, valore sufficiente ad avere un periodo di ritorno dell’investimento minore dell’orizzonte temporale scelto (20 anni). L’analisi dell’investimento effettuata ha portato ai seguenti risultati: 12000 9000 6000 Net Present Value [k€] INVESTIMENTO INIZIALE [k€] 3000 0 -3000 -6000 Scenario A -9000 Scenario B -12000 Scenario C -15000 TABELLA 4 FNPV [€] DPBP FRR 725.000 13 anni 11,8 % -18000 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 time [years] Figura 4: Andamento del NPV rispetto al tempo nei 3 scenari TABELLA 6 C. SCENARIO C. In questo caso è stata analizzata la configurazione impiantistica che prevede una integrazione tra la centrale di trigenerazione e lo steam reforming. Nello specifico, parte dell’energia termica sprigionata dai gas esausti della turbina, alimenta una quota parte del processo di combustione dello steam reforming. Questa integrazione consente di ottenere un risparmio pari al 30% di gas metano richiesto dai bruciatori del reformer. I costi, sia di investimento che annui, sono i medesimi dei due scenari precedenti a differenza del costo del gas relativo all’impianto di steam reforming. Infatti i consumi annui di gas metano dello steam reforming si riducono da 724.000 m3 a 700.000 m3 circa. Anche i prezzi unitari per la vendita dell’energia termica, dell’energia frigorifera e dell’idrogeno sono i medesimi degli scenari precedenti. I risultati di questo scenario sono riportati nella seguente tabella: TABELLA 5 FNPV [€] DPBP FRR 11.100.000 8 anni 16,6 % Emissioni (t/anno) CO2 NOX SOX Produzione convenzionale di 48,4 kt 125,2 kt 191,7 kt energia elettrica e termica Power Park 23,4 kt 48,3 kt 0t Bilancio Emissioni - 51% -61,4% -100% La Tabella 6 opera un confronta tra le emissioni del Power Park nei confronti di una potenza uguale prodotta convenzionalmente. Ne consegue che centralizzare la produzione energetica, attribuendole un elevato contenuto tecnologico, consente di raggiungere elevati standard ambientali. Non inferiori sono i benefici attribuibili alla conversione della flotta bus da diesel ad idrogeno. Anche in questo caso la produzione centralizzata di H2, con il processo di steam reforming, consente di andare a correggere un settore come quello della mobilità urbana, da sempre piaga dolente della qualità dell’aria nelle città italiane. La Tabella 7 riporta le emissioni di CO2 nei due differenti scenari di mobilità pubblica urbana, confrontando le emissioni dello steam reformer, con quelle della flotta bus a gasolio (le emissioni dei bus ad idrogeno sono nulle). TABELLA 7 Quindi, l’integrazione tra le due tecnologie ha apportato benefici anche economici, soprattutto per l’investimento relativo allo steam reforming il cui DPBP si è ridotto ad 8 anni. Chiaramente, le tariffe adottate per la vendita di energia termica e di energia frigo sono poco redditizie per gli scenari 1 e 3, infatti fissando percentuali di sconto minori rispetto alle tariffe attuali si ottengono tempi di ritorno dell’investimento di circa 5-6 anni in entrambi i casi. Ma in realtà , l’applicazione dello sconto del 25% permette di soddisfare l’obiettivo di riqualificazione urbana del Power Park San Paolo, apportando dei benefici anche da un punto di vista sociale. Coerentemente con gli obiettivi sopra descritti, vengono valutati non solo i benefici economici, ma anche quelli ambientali di questo scenario. L’efficacia del Power Park Emissioni (t/anno) CO2 Emissioni Flotta Bus diesel Emissioni Flotta Bus H2 2147,5 1431 Bilancio Emissioni - 716,5 VI. CONCLUSIONI Il presente lavoro affronta la possibilità di far evolvere un distretto urbano, in un distretto energetico e di sfruttare l’energia prodotta a basso costo per riqualificarlo socialmente. Tale ipotesi è basata sull’utilizzo di una turbina ad alta efficienza per produrre energia elettrica e termica. Parte dell’energia termica viene anche sfruttata per rendere più efficiente il processo di produzione dell’idrogeno per autotrazione tramite uno steam reformer. I punti di forza del progetto possono essere così elencati: 1. l’analisi finanziaria dimostra la fattibilità dell’opera; 2. l’integrazione tra cogenerazione e reforming consente un risparmio fino al 30% del metano necessario a quest’ultimo; 3. il teleriscaldamento/teleraffrescamento ha un immediato impatto sulla riduzione delle emissioni inquinanti all’interno del quartiere. Ciò che risulta verosimile, ma non garantito è l’incentivo che la vendita di energia a basso costo può dare allo sviluppo imprenditoriale della area. Quest’ultima considerazione sarà oggetto di monitoraggi ed interessanti studi futuri. BIBLIOGRAFIA [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] [10] [11] [12] [13] [14] M. Annunziato, “Dall’ecobuilding al distretto energetico: la proposta enea per un modello di sviluppo fondato su ecoedifici e generazione distribuita” ENEA–IT, Tech. Rep. “Dall’ecobuilding Al Distretto Energetico: Ricerca E Governance Verso Nuovi Modelli Di Sviluppo” Roma, 19 Dec. 2007. R. Mercuri, A. 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