evaristo breccia un uomo, una storia

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EVARISTO BRECCIA UN UOMO, UNA STORIA
Di Pier Roberto Del Francia
BIOGRAFIA FAMILIARE
Annibale Evaristo Breccia, nato a Offagna il 18 luglio 1876 morto in
Roma il 28 luglio 1967.
Il padre Cesare Breccia morì nel 1925.
La sua morte è ricordata in una lettera
del Vitelli a Breccia dello stesso anno.
Effettuò gli studi secondari a Jesi, e si
laureò con Julius Beloch a Roma nel
1900, con una tesi di storia antica,
intitolata: Il diritto dinastico nelle
monarchie dei successori di Alessandro
Magno, che venne subito pubblicata.
Nello stesso anno Breccia conseguì i
Diplomi di Magistero (Sezione Letteraria
e Sezione Storico-Geografica), vincendo
poi la borsa di Studio per la Scuola di
Archeologia.
Conobbe all’università di Roma Paolina
Saluzzi, nata a Nicosia (Catania), nel
Evaristo Breccia e signora
1877, studentessa del suo stesso corso,
laureatasi anch’essa con Beloch, nello stesso anno 1900, con una tesi
Sui prezzi in Egitto nell’età tolemaica.
Evaristo e Paolina si sposarono nel 1901 a Roma, ove nacque il
primogenito di Breccia Valfrido, nel 1902.
*Nel 1903 ottenne, per titoli ed esami, la Libera Docenza in Storia
Antica, presso l’Università di Roma (27-2~903)*
*Nel 1904, 26 2, conseguì il diploma di maturità negli studi archeologici
(R. Scuola Italiana di Archeologia). Nel 1906 si segnala la nascita del
secondogenito, Alessandro, laureatosi in Roma con una tesi su Il porto
di Alessandria di Egitto; divenuto poi Dirigente presso il Credito
Italiano, morto un anno dopo il padre nel 1968. Nel 1908, nacque Eisa,
unica femmina, che negli anni ‘~80 risultava essere ancora in vita e
residente in Firenze.
Nel 1915, nacque, in Alessandria d’Egitto, il quarto figlio, Gastone, che
sembra essere stato il più caro al padre, la di lui discendenza si
compone di due figli:
- Paolo nato nel 1941, oggi regista cinematografico e televisivo
- Umberto, nato nel 1943, professore, a Pisa, di Istituzioni di diritto
Privato fin dal 1978.
Gastone, laureatosi in legge, a Pisa con una tesi sulle “Unioni
Internazionali”, nel 1936, aveva conseguito una borsa di studio a
Praga nel 37-38. Al ritorno in Italia aveva conseguito nel 1938 una
seconda laurea in Scienze politiche e sociali, presso la Cesare Alfieri
di Firenze, con una tesi sulla costituzione indiana. Si tolse la vita nel
1958. Tutte queste notizie, altrove non reperibili, con pari esattezza e
cospicuità, sono tratte dal prezioso regesto della corrispondenza di
Breccia ed altri intitolato Cinquantanni di papirologia in Italia, Carteggi
Breccia - Comparetti - Norsa Vitelli, realizzato da Donato Morelli
(allievo di Breccia) e da Rosario Pintaudi, carissimo amico nostro e di
noi più giovane, papirologo, cattedratico a Messina, curatore
dell’edizione dei papiri Laurenziani e di quelli Praghensi, nonché di una
pregevole collana di studi papirologici.
I carteggi di Breccia nonché una cospicua raccolta di documenti
fotografici attestanti la dì lui attività di scavo in Egitto, vennero legati
dopo la sua morte dalla moglie alla cattedra di Egittologia
dell’università di Pisa. e la morte prematura di un figlio è evento tale da
poter coinvolgere la mente dei genitori, quella voluta non può non
recare oltre al dolore per la perdita della propria discendenza, un
evidente senso di colpa e dì inutilità della propria esistenza. ciò si deve
sicuramente l’estrema decisione assunta da Breccia el luglio 1967, che
configurasi sia come estremo desiderio di aggiungere chi l’aveva
preceduto nell’arduo cammino.
Se la morte prematura di un figlio è evento tale da poter sconvolgere la
mente dei genitori, quella voluta non può non arrecare oltre al dolore
per la perdita della propria discendenza, un evidente senso di colpa e
di inutilità della propria esistenza. A ciò si deve sicuramente l’estrema
decisione assunta da Breccia nel luglio 1967, che configurasi sia come
estremo desiderio di raggiungere chi l’aveva preceduto nell’arduo
cammino.
Già nel 1959, infatti, Breccia aveva esaurito la propria ragion d’essere
scrivendo in memoria del figlio Uomini e libri e raccogliendone gli scritti
sparsi in un volume che uscì nello stesso anno sotto il titolo di Diario
senza note (Pisa 1959).
Poi dovette sopravvenire il senso del disincanto e dell’inutilità
dell’esistere cui non potettero sopperire la presenza della consorte e
degli altri figli e nipoti.
Fin qui quanto, e non è molto, della vita privata dell’uomo reperibile
attraverso i documenti in nostro possesso.
Facile ma poco significativo sarebbe estrapolare dall’epistolario notizie
di minor conto inerenti episodi minimi relativi al periodo dell’ultima
guerra o agli inviti rivolti agli amici più cari a trascorrere periodi di
vacanza a Jesi o ancora accenni alla vita dei figli, soprattutto di
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Valfrido, ma poco arrecherebbero nuova luce tali notizie alla
comprensione dell’uomo che appare assi legato alla famiglia e al
tempo stesso volutamente distaccato dai figli, come spesso accade,
per il pudore dei sentimenti e per una apparente rigidezza che
allontana da sé in vista di una conquistata o da conquistarsi autonomia
- atteggiamenti che appaiono inoppugnabilmente giusti fintantoché la
commedia della vita non volga in tragedia.
BIOGRAFIA PUBBLICA
Converrà ora però attenersi alla memoria della vita pubblica del
nostro Breccia.
Questa si intreccia con l’esistenza di innumeri altri personaggi di
spicco del mondo culturale dell’epoca, personaggi ai quali, in parte,
Breccia rimase legato nel corso della sua lunga esistenza e che
vennero meno, quasi tutti, prima di lui, contribuendo, indubbiamente, a
lasciare nell’uomo un senso di vuoto insopprimibile.
Inizieremo accennando a Girolamo Vitelli.
Nel 1902 G. Vitelli ottiene dalla Accademia dei Lincei l’incarico e il
finanziamento per acquistare papiri in Egitto. Vi si reca accompagnato
da Breccia, che metteva anch’egli piede per la prima volta in Egitto, nel
1903.
Vitelli potè acquistare, in questa occasione, un certo numero di papiri,
al Cairo presso l’antiquario Maurice Nahman e a el-Giza da due
mercanti di antichità (Faraq Ali e Ali el-Arabi).
Breccia, il cui viaggio era stato finanziato personalmente da
Comparetti, venne posto, sotto la guida di Schìaparelli, alla direzione
del primo scavo italiano volto alla ricerca di papiri a Ghizeh e ad elAshxnounein (Hermoupolis Magna). (cfr. ‘Ermou polis e megale, edito
nel 1905).
Qui Breccia lavorò da marzo ad aprile ricavando 12 cassette di
materiale papiraceo e dovendo contendere il terreno ai tedeschi che
sostenevano di avere un diritto di priorità.
La scarsità di rinvenimenti di testi letterari lasciò perplesso il
Comparetti il quale riteneva decisamente più opportuno procedere per
acquisti ed abbandonare gli scavi, di avviso contrario erano Vitelli e
Breccia. Vitelli si adoperava, quindi perché i Lincei procurassero fondi
per gli scavi della stagione seguente.
Il progetto venne ostacolato dalla morte di Giuseppe Botti, fondatore e
direttore del Museo di Alessandria, (ottobre 1903). Da parte italiana si
faceva conto che la direzione del Museo di Alessandria, da Botti,
istituito, andasse ad un italiano. Venne quindi presentata la
candidatura di Breccia, che alunno della Scuola Arch. di Roma, e già
libero docente di Storia Antica, presso il medesimo Ateneo, si trovava
allora ad Atene ove stava completando il terzo anno di studio, dopo
esser stato in Egitto e a Creta.
La storia del concorso sostenuto da Breccia e la sua vittoria su altri 17
concorrenti è troppo intricata perché meriti che se ne faccia un esatto
rendiconto. Basterà dire che si adoperarono a favore di Breccia il
Marchese Salvago Raggi, rappresentante italiano al Cairo, il Vitelli che
fece pressioni su questi e sui consoli Toscani e Iona e che ebbe uno
scontro con il sottosegretario agli esteri Guido Fusinato ritenendo che
il suo appoggio a Breccia fosse troppo tiepido. (1)
Sta di fatto che il i aprile 1904 Breccia assunse la carica di direttore del
Museo.
Nel Gennaio di quell’anno Vitelli era partito per l’Egitto, fermamente
convinto che si dovessero proseguire gli scavi a elAshmunein e che la
direzione ne fosse affidata a Breccia. Lo scavo, tuttavia venne rinviato
al 15 marzo, dato il ritardo con cui Schiaparelli pervenne in Egitto, e
Breccia venne sostituito da tal Giacomo Biondi. Il risultato fu alquanto
deludente e non potendosi più contare su Breccia gli scavi negli anni
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seguenti vennero sospesi .
Occorre qui trattare brevemente dell’opera di Vitelli e di Angiolo
Orvieto a favore della ricerca dei papiri in Egitto, in quanto si
riconnettersi seppure a distanza di oltre venti anni con l’attività di
Breccia in Egitto.
Orvieto lanciò l’idea, dalle pagine del Marzocco di una sottoscrizione
finalizzata all’esecuzione di ricerche di papiri in Egitto dal momento
che gli acquisti dei medesimi non apparivano pienamente
soddisfacenti (gennaio 1908). Dati i risultati della sottoscrizione nel
1908 stesso (1. giugno) si costituì la Società Italiana per la ricerca dei
papiri greci e latini in Egitto, ente morale finanziato con i contributi dei
soci, presidente A. Orvieto. Nei cinque anni successivi la Società
scavò in Egitto con buoni risultati, alla direzione degli scavi era il padre
scolopio
E. Pistelli, prof. ord. di lingua latina e greca alla facoltà di lettere di
Firenze. La campagna del 1914 fu l’ultima prima del conflitto. Nel 1928
la Società veniva sciolta e il suo posto veniva preso dall’Istituto
Papirologico Fiorentino. Nel 1927, essendo venuto a mancare il padre
Pistelli, Breccia assunse l’incarico di direttore delle campagne di scavo
della Società e venne nominato, anche, delegato, prima della Società
stessa, poi dell’Istituto, in Egitto.
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Converrà prima di procedere all’esame dell’attività di Breccia quale
fiduciario dell’Istituto, fare un passo indietro ed esaminare la sua
attività quale direttore del Museo di Alessandria.
La storia della nascita di questo Museo rende conto delle difficoltà che
Breccia dovette affrontare in quanto prosecutore dell’opera del suo
fondatore, Giuseppe Botti (I, per distinguerlo da altro più giovane dello
stesso nome). Questi, inviato nel 1889 in Egitto a dirigervi le scuole
italiane (la comunità italiana di Alessandria era assai numerosa), si
dedicò allo studio ed alla ricerca delle rovine della città antica
maturando l’idea di istituire un Museo greco-romano, che già nel 1892
risulta esser realizzato, allogato allora in stanze prese in affitto in rue
Rosette e poi trasferito, prima della morte del Botti stesso, in una sede
propria, e comprendente 16 sale.
In tale attività Botti era stato coadiuvato da Silvio Beghè (18511903),
padre di quel Gino Beghè che sarà a tempo debito coadiutore di
Breccia.
Si deve notare che già l’anno dopo il suo insediamento alla direzione
del Museo e cioè nel 1905 Breccia risulta esser Incaricato dell’Ufficio
di Ispettore Capo del Service des Antiquitées per un parte del Basso
Egitto, il che comportava, come vedremo, la tutela del territorio e
l’esecuzione di scavi archeologici.
Nel 1908, inoltre, Breccia venne chiamato a far parte del Comitato
esecutivo del 20 congresso Internazionale d’archeologia. Nel 1911
venne poi delegato dal Gov. Egiziano e dalla Municipalità di
Alessandria a rappresdentare i medesimi presso l’esposizione
archeologica di Roma.
Una carriera, se vogliamo, rapida e brillante, di cui Breccia appare
giustamente fiero quando riporta il proprio curriculum nella lettera al
Comparetti del 29 aprile 1913, indirizzato, ci pare di capire, ad ottenere
la nomina a socio dell’Accademia dei Lincei, a cui sembra tenere
moltissimo (lettera a Comparetti del 3-1-1913). Si tratta di debolezze
umane perdonabili a chiunque.
Dal 1920 Breccia, inoltre, coadiuvò, con G.Farina e Pietro de
Franciscis, Aristide Calderini nella redazione della neonata rivista di
papirologia, ed egittologia, italiana, Aegyptus.
Nel corso degli anni, dal 1904 al 1932, Breccia, stante la sua qualifica
di Ispettore Capo del Service si trovò ad intraprendere numerosi scavi
sia in corrispondenza dell’area alessandrina sia in zone a questa in
qualche modo afferenti geograficamente.
1 - Il primo di questi interventi concerne la necropoli di Sciabti,
tolemaica, sita nei pressi del porto est di Alessandria, notizia
preliminare dei lavori venne data nel 1906 in La necropoli di Sciabti:
primo rapporto provvisorio, in «Bulletin de la Société archéologique
d’Alexandrie», VIII, p.55.
2 - Seguirono nel 1905-1906 scavi in corrispondenza del presunto
Serapeum (cfr. Les ffouilles du sera peum d’Alexandrie en 1905—
1906, Annales 1907)
3 - Quindi la scoperta di un Ipogeo cristiano nella zona di Iladra (cfr.
Un ipog’eo cristiano ad Hadra, in (“Bulletin de la Société archéologique
d’Alexandrie”, 1909, Il, 3, p.278)
4 - E scavi sistematici nella suddetta necropoli di Iiadra (cfr. Fouilles de
I-ladra, in <Rapport» 1912
5 - Si noti, inoltre, che a partire dal 1908 il Museo di Alessandria ebbe
il compito di tutelare le rovine del monastero di San Mena, con l’aiuto
del Service, messe in luce fra il 1904 e il 1908 dalla Missione
Kaufmann.
6 - Nel Fayyum Breccia affrontò gli scavi di Teadelfia, (cfr. Theadelphia
— Studi I, in (“Bulletin de la Société archéologique d’Alexandrie”, IV, 2,
1917, p.91).
Ho citato solo alcuni degli interventi operati fra il 1905 e il 1917 poiché
è mia intenzione riprendere l’argomento in maniera più diffusa a
conclusione del periodo in cui Breccia diresse il Museo di Alessandria,
e perché mi interessava far notare come Egli si dimostrasse anche
abile divulgatore, pur sempre non abbandonando il taglio scientifico e
come trovasse parimenti il tempo per impostare e curare una Collana
di pubblicazioni intitolata + sullo schema del Catalogue Générale du
Musée du Caire.
Per quanto concerne le opere divulgative del 1912 , è Alexandrea ad
Aegyptum, A guide to the ancient and modem town, and its graecoroman museum. (Bergamo, Istituto di Arti grafiche, 1912, pp. XI-368),
riedita in francese due anni dopo.
Seguiranno nel tempo, ad esempio: Faraoni senza pace, (Napoli,
Loffredo, 1939 pp. XI-259, tavv.23) e Egitto greco e romano, (Pisa,
Nistri—Lischi 1957, pp.229).
Nel 1928 Breccia potè seguire il Re Fuad nella sua visita ufficiale
all’oasi di Siwa e ce ne ha lasciato un documentato resoconto illustrato
da numerose fotografie. Il Re aveva una propensione indubbia per gli
italiani essendo stato a lungo, da giovine in esilio a Torino, a ciò si
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deve forse, l’aiuto finanziario che Breccia ottenne spesso da questi per
gli scavi di Alessandria.
Al di là dei riconoscimenti cui si è accennato ed altri numerosissimi, fra
i quali nel 1926 la promozione da Membro Corrispondente a Membro
Ordinario della Accademia dei Lincei (1913), conseguenti ad indubbi
meriti organizzativi e scientifici, resta da vedere quali fossero le
difficoltà che Breccia dovette affrontare nel condurre innanzi la propria
attività di Direttore del Museo di Alessandria e di Ispettore Capo per il
Basso Egitto.
Che le difficoltà fossero sempre all’ordine del giorno desumiamo da Le
Musée Greco Romain d’Alexandrie 1925-1931 (1932), opera
pubblicata quasi contemporaneamente alla rinunzia all’incarico di
direttore del Museo di Alessandria, là dove il Breccia lamenta, ad
esempio ed a ragione, di non disporre di magazzini e di dover
utilizzare come tali molte sale e gli uffici e la biblioteca, che già non
bastano ai propri compiti (p.13).
Appare chiaro, tra l’altro, che un certo numero di interventi di scavo si
conformavano alle necessità dettate da opere pubbliche. E’ il caso del
rinvenimento di una necropoli romana a Abukir (inverno 1925—26) a
seguito del livellamento del terreno ordinato dal principe Omar
Toussun, oppure della scoperta di resti di strade di epoca romana
durante i lavori di ampliamento della strada per Abukir, in
corrispondenza delle colline di Hadra— Ibrahimieh, che consentono di
recuperare anche piccole sculture, anfore, monete imperiali.
Ancora, nel 1930 lungo la strada Ottaviano Augusto si ha un
ritrovamento fortuito di monete doro romane e gioielli, mentre dalle
cave di sabbia a destra e sinistra della strada per Abukir emergono
cisterne e pozzi in mattoni crudi. I lavori di terrazzamento consentono
di recuperare capitelli corinzi trasferiti al Museo.
In altri casi si tratta invece di scavi mirati, per i quali talora sovviene,
come si è accennato, la generosità del re (Fuad I), come nel caso delle
ricerche nell’area che Breccia ritiene
occupata dai templi di Iside e Osiride, a sud del forte Tewfik, presso
Abukir. Da questo scavo risultano frammenti di statue e resti di un
grande basolato con colonne.
Nello stesso anno scavi presso il presunto SerapeuJii mettono in luce
una piscina e i resti di uno stabilimento termale.
Ancora, scavi a Noustafa Pacha (Necropoli di Moustapha), sulla collina
Breccia ritiene sorgesse un Iseo, in base alla presenza di una statua di
Iside rinvenutavi nell’ante—guerra e donata a Lord Kitchener. In un
giardino limitrofo tra l’altro, è emersa una necropoli che Breccia ritiene
essersi sviluppata attorno al santuario di Isis-Cerere.
Durante il 1925-26, scavi ad Hadra, cimitero tolemaico del tipo di
quello di Chatby: stele dipinte, urne cinerarie, etc. Dopo 5 gg. di lavoro
una stele dipinta, quindi una cameretta, con loculi e nicchie, chiusi con
pseudoporte dipinte, corridoio adiacente con loculi, uno pare occupato
da un turrenos. In altre tombe ebrei e greci. Molte statuette. L’area del
cimitero venne in seguito occupata da un quartiere di abitazioni come
dimostrano i pozzi e i resti di una cisterna (3). Non procederò oltre,
troppo da vicino questa situazione ricorda quella in cui viene ancor
oggi a trovarsi chiunque debba tutelare il patrimonio archeologico
esistente in aree di edificazione storica o di espansione abitativa, e
riprenderò rapidamente a trattare dell’attività di Breccia in rapporto alla
Società Italiana per la ricerca dei papiri greci e latini in Egitto. Morto,
come già si disse, nel 1927, il padre Pistelli, Breccia assunse l’incarico
di direttore delle campagne di scavo della Società e venne nominato,
anche, delegato in Egitto, prima della Società stessa, poi dell’IstitutO
Papirologico che ne prese il posto.
Per conto dell’Istituto Breccia, nel 1927-28, diresse scavi a el-BahflaSa
(OssiriflcO), nel 1828-29 a Um el Breigat (Tebtunis), nel 1929-30 e
1930-31, di nuovo a Ossirinco e così pure l’anno seguente quando si
ottenne di poter spostare dal kom Ali-GaIlUflan la tomba del santofle
che ne impediva lo scavo. Questa campagna ebbe eccellenti risultati
dal punto di vista del rinvenimento di papiri. La campagna venne
ripetuta anche nel 1932-33.
Nel 1932, Breccia, dopo molte esitazioni, accettò la cattedra di
Antichità classiche ed epigrafia, presso l’università di Pisa per il corso
1932—1933; nel 1935-1936 ebbe la cattedra di Storia Antica. Per sua
designazione gli successe alla direzione del Museo di Alessandria A.
Adriani (1905-82). Fra i suoi allievi pisani figura Sergio Donadofli,
laureatosi con lui nel 1935 con un lavoro su Ossirinco, che lo sostituirà
negli scavi di Antinoe dopo il 1937. Breccia rimase, tuttavia, collegato
con L’Istituto Papirologico Fiorentino, quale titolare delle Missioni in
Egitto del medesimo.
Infatti nel 1933-34 gli venne affidata la missione di scavo a Ossirinco e
ad el-lliba.
Nel 1934-35 la campagna ad El-Hiba fu, in effetti condotta da Enrico
ParibenJ-.
L’anno successivo 1935-36 venne ottenuta l’autorizzazione per lo
scavo ad Antinoe che risulta esser stato eseguito da Breccia
Lo stesso dicasi per la campagna 1936-37. Pressoché a fine della
campagna, Breccia si ammalò gravemente, essendo colpito, in modo
improvviso da broncopolmonite bilaterale; il suo trasferimento al Cairo,
all’ospedale Italiano, ha del fortuito ed accidentale, come spesso
avveniva ed avviene ancor oggi in tali casi, la traversata del Nilo
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implicante un imprecisabile numero di ore, il percorso in taxi fino al
treno, il tragitto di quest’ultimo regolato da orari del tutto improbabili.
Medea Norsa che trovavasi allora al Cairo per contrattare acquisti di
papiri lo assistette e comunicò tempestivamente le di lui condizione
alla famiglia che si recò al Cairo per via aerea, cosa inusuale a quei
tempi. I lavori sullo scavo furono portati a termine dal fedele Gino
Beghé.
Dopo questa disavventura, che influì lui negativamente per alcun
tempo sulla sua salute, sarà bene ricordare che l’esito di siffatte
affezioni all’epoca era quasi sempre infausto, Breccia si sottrasse
sempre, con estrema cortesia, alle insistenze di Medea Norsa, che
morto Vitelli nel 1935, si occupava dell’Istituto, a riassumere la
direzione effettiva degli scavi in Egitto, pur prestandosi sempre a
figurare formalmente come direttore dei medesimi. Le successive
campagne ad Antinoe furono quindi dirette in pratica da Donadoni
(1937-38), da A. Adriani con Donadoni (1938-39), e nuovamente da
Donadoni (1939-40). Donadoni, in un intervento dedicato a Breccia al
Convegno “Ippolito Rosellini: passato e presente di una disciplina”,
1982, sembra non ritenere che la malattia contratta ad Antìnoe abbia
potuto influire sulla decisione di questi di non rimetter piede in Egitto e
che essa sia da ricercarsi in altri sopravvenuti interessi.
Personalmente ritengo che una siffatta esperienza sia tale da togliere
gran parte dell’entusiasmo nel rischiare di tentarne il ripeterla.
Negli anni 1939-1941 Breccia fu rettore della università di Pisa. Con
l’avvicinarsi delle celebrazioni per il centenario della morte di Ippolito
Rosellini sia l’Università di Pisa che quella di Firenze, nonostante il
momento infausto, decisero di onorarne la memoria con manifestazioni
distinte, delle quali Breccia si occupò attivamente. Gli eventi bellici
portarono alla temporanea soppressione delle medesime ma non
impedirono da un lato che, nel 1947, a Pisa si commemorasse il 104
anniversario della morte di Rosellini, con una mostra allestita da
Breccia che faceva riferimento anche alle missioni di Schiaparelli e di
Vitelli e che venne da questi presentata. Parimenti, dopo il termine del
conflitto il previsto volume fiorentino dedicato alla memoria di Rosellini,
venne immediatamente edito (1945) e Breccia si adoperò per la
realizzazione di quello pisano, che vide la luce nel 1949. Il volume
fiorentino si apre con la Commemorazione di Rosellini da parte di
Evaristo Breccia.
E’ con questo omaggio di un profondo conoscitore dell’Egitto antico e
moderno all’antesignano della nostra disciplina che mi pare coerente
conchiudere in maniera circolare il ricordo di chi, tra l’altro, viene,
unanimemente, accomunato, ancorché non fosse un papirologo, a
Vitelli e Medea Norsa quale fondatore della moderna papirologia
italiana.
Speriamo che non ci venga fatta eccessiva colpa del non essere
riusciti a tratteggiare in forma completa la figura e l’opera di un grande
maestro ma si vorrà ammettere che un tale privilegio è riservato solo a
chi ha poco vissuto, poco sofferto e poco offerto.
BIBLIOGRAFIA
* In lettera di Breccia a Comparetti del 29 aprile 1913, invio di
curriculum.
1 - cfr. Claudio Barocas, Dizionario Bibliografico degli Italiani 14, pp.91
- 93
2 - In pratica fino al 1910 quando alla guida della Missione Fiorentina
subentrò il Padre Ermenegildo Pistelli - Nel 1910-11 Giulio Farina.
3 - da BRECCIA E.,
Nuovi scavi nelle Necropoli di Hadra, in
“Bulletin de la Societé d’Alexandrie, N°25, Alexandrie” 1930