San Marino, 16 Ottobre 2008 CONVEGNO DECENNALE 31/98

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San Marino, 16 Ottobre 2008 CONVEGNO DECENNALE 31/98
REPUBBLICA DI SAN MARINO
Segreteria di Stato
per la Sanità, la Sicurezza Sociale,
la Previdenza e le Pari Opportunità
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San Marino, 16 Ottobre 2008
CONVEGNO
DECENNALE 31/98
Salute e Sicurezza dei Lavoratori: analisi e prospettive
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INTERVENTO DEL SEGRETARIO DI STATO
MAURO CHIARUZZI
Saluti
Inizio con una comunicazione: gli atti della prima giornata del 16 giugno scorso sono
pubblicati sul sito www.salute.sm, così come il documento di lavoro elaborato in
quell’occasione e il documento che vi è stato consegnato oggi.
Desidero introdurre i lavori odierni raccogliendo, in estrema sintesi, alcuni aspetti
rilevanti che sono stati evidenziati nel corso della prima giornata e che possono servire
come punto di partenza della nostra riflessione.
La ricorrenza del decennale non è tanto il pretesto per celebrare l’importante evento, ma
è soprattutto l’occasione di ripensare il tema della sicurezza, di rinvigorire il dibattito e
rilanciare iniziative finalizzate ad elevare il livello di sicurezza.
Contribuire alla promozione di una rinnovata cultura della sicurezza significa porre al
centro della nostra attenzione la prevenzione.
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Un comportamento virtuoso sul piano della sicurezza produce per le aziende serenità,
affidabilità e credibilità: il costo della sicurezza non è una spesa ma un investimento.
La sicurezza sul lavoro è un obbiettivo irrinunciabile per un Paese civile, che va
perseguito operando un profondo mutamento culturale nella società. La sicurezza sul
lavoro è una responsabilità dell'intero corpo sociale, poiché investe un aspetto
fondamentale della vita della comunità.
La parola sicurezza non è ovviamente una casualità che appare nella denominazione
dell’I.S.S., ma un termine che costituisce un fattore distintivo dell’Istituto.
In sanità e nel sociale noi chiamiamo questa impostazione metodologica, gestione del
rischio, in quanto il rischio esiste e non lo si può eliminare, ma lo si può minimizzare.
Gestione del rischio significa non solo l’evidenziazione di elementi potenzialmente
rischiosi per il personale e per gli utenti, ma anche tutte le iniziative di proazione che
devono essere introdotte per contenerne i possibili eventi avversi.
È oltremodo necessaria, perciò, una progettazione mirata alla sicurezza, alla trasparenza
dei processi, alla gestione degli errori, all’informazione, e, quindi, della costruzione di
una sensibilità comune.
Effettivamente, risulta fondamentale per il conseguimento di quegli obiettivi che la
legge si propone, un livello forte di responsabilità, di proattività, di protagonismo del
dirigente, del lavoratore, dell’operatore; insomma di tutti i soggetti coinvolti.
Il tutto deve poggiare su una convinzione profonda, anche a livello personale, che la
responsabilità del singolo operatore, del dirigente, dell’impresa si fondano su un
profondo convincimento che il dovere di sicurezza è un dovere di qualità, non solo del
prodotto o del servizio, ma anche di qualità di vita della persona e del contesto sociale.
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Responsabilità della Segreteria di Stato alla Sanità prevista al punto 5 dell’articolo 26
della Legge 31/98 è quella di indire una conferenza almeno triennale con le associazioni
dei datori di lavoro e dei lavoratori per dibattere i temi e i dati contenuti nella relazione
del Dipartimento di Sanità Pubblica, che contiene un rapporto sullo stato della salute e
sicurezza sul lavoro nella Repubblica di San Marino.
I dati che vi verranno illustrati oggi e che saranno completati il 29 ottobre prossimo
ripercorrono i 10 anni della Legge e da qui si dovrebbe ripartire nel rispetto del mandato.
Se la legge 31/98 è riuscita a governare per un periodo così lungo un sistema normativo
articolato e complesso com’è quello che ruota attorno alla salute e sicurezza dei
lavoratori, ciò vuol dire che i principi in essa contenuti, le regole dettate, il modello
giuridico implementato sono validi, hanno dimostrato nei fatti la loro effettività e la loro
efficacia.
Si tratta di un giudizio complessivo, che non si pone in contraddizione con l’esistenza di
lacune, incongruenze, inadeguatezze, dovute, più che ai contenuti della legge n. 31/98,
alla coesistenza nell’ordinamento sammarinese di troppe norme, diverse per ispirazione
e finalità, che negli anni si sono succedute, e che non sempre riescono ad operare in
perfetta coerenza tra di loro, creando problemi di coordinamento, non soltanto
interpretativo ma anche inevitabilmente applicativo.
Semplificare gli adempimenti, evitare inutili formalismi, ridurre la proceduralizzazione
burocratica sono sicuramente obiettivi che ogni buon legislatore deve perseguire sempre
e con la massima determinazione.
L’obiettivo prioritario da perseguire non è tanto la riduzione quantitativa delle norme,
che pur va ricercata con eliminazioni e abrogazioni attentamente meditate, ma piuttosto
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è la sistematicità, con l’indicazione chiara dei principi ordinatori, la coerenza rispetto ad
essi di tutte le regole, la completezza dell’intervento e la sua organicità, senza avere
cedimenti sull’effettività delle stesse norme, da assicurare attraverso un adeguato
sistema di controllo e di vigilanza, con sanzioni efficaci e dissuasive.
E’ in questo contesto che noi dobbiamo inserire la filosofia delle norme che stanno alla
base dei sistemi di gestione per la sicurezza: dobbiamo redigere una politica,
pianificarla, attuarla, verificarla e da tale verifica, ripartire poi verso il miglioramento
continuo.
È chiaro che la formazione, ancor più dell’informazione, diventa uno strumento
fondamentale e dovremo adoperarci per una formazione puntuale e mirata alla
situazione concreta in cui i soggetti coinvolti operano, integrata da un aggiornamento
periodico e da un addestramento specifico sul luogo di lavoro e pertanto in grado di
influire sulle capacità e sul cambiamento degli atteggiamenti individuali e collettivi. La
domanda che dobbiamo porci è: quali sono i possibili contenuti di una adeguata
formazione in materia di salute e sicurezza, quali i tempi e come possiamo intervenire
per attivarla al meglio? Un’ ipotesi potrebbe essere quella di prevedere linee guida e/o
accordi, naturalmente previa consultazione delle parti sociali ed imprenditoriali, al fine
di indicare i contenuti minimi cui i datori di lavoro e non solo dovranno attenersi
nell’adempimento del loro obbligo formativo e i momenti fondamentali in cui attivarla.
La Segreteria di Stato alla Sanità e Sicurezza Sociale ha preso i primi contatti per
rendere concreta ed in linea con le indicazioni internazionali la formazione per gli RSPP,
anche con lo scopo di attenuare le difficoltà oggettive per le aziende nel raccordare le
norme italiane con quelle sammarinesi. Questo deve essere considerato il punto di
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partenza, in quanto, visto lo spettro così variegato di bisogni ed esigenze formative di
tutti i soggetti del mondo del lavoro, non possiamo più rinviare la determinazione delle
più opportune misure formative.
In estrema sintesi potremmo dire che l’inizio di un buon sistema si estrinseca nella
corretta indicazione di quello che noi dobbiamo fare per raggiungere degli obbiettivi che
ci siamo indicati nella politica.
La prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro costituiscono un aspetto rilevante del
nostro Piano Sanitario e Socio Sanitario e chi meglio di coloro che sono i principali
protagonisti può elaborare a livello tecnico ed organizzativo le linee guida, esaminare e
formulare proposte, coordinare l’analisi, stimolare il perfezionamento legislativo,
proporre attività di promozione e di prevenzione.
Entrando nel merito dei principi fondamentali del Piano è importante enfatizzare che la
salute è un diritto dei cittadini, e che la tutela della salute – e quindi anche la
prevenzione nei luoghi di lavoro – è il fine del servizio sanitario e socio-sanitario
nazionale.
È strategico, e questo è uno degli obiettivi che l’Authority si è data per questo anno,
creare un sistema informativo agile che possa interpretare una molteplicità di dati e di
informazioni, molte delle quali anche di carattere non sanitario. Tutti i dati dovranno
confluire ed essere integrati fra loro allo scopo di avere una chiave di lettura adeguata,
per poter trovare in maniera rapida e flessibile soluzioni legate al contesto. E’ quindi
nostra intenzione creare un datawarehouse che possa integrare dati che vengono da altri
uffici, rapportando nello specifico gli incidenti sui luoghi di lavoro con le attività
professionali svolte e la gravità dell’incidente.
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Si auspica che due prospettive future siano introdotte nel piano sanitario. Da un lato si
dovrà creare al più presto un efficace sistema sanitario e sociosanitario in grado di
conoscere più a fondo gli aspetti legati alla sicurezza sui luoghi di lavoro e le
conseguenze che ne derivano anche in termini di costi sociali ed economici. La seconda
prospettiva riguarda lo sviluppo del sistema di autorizzazione e accreditamento delle
strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-educative integrato a sistemi di gestione della
sicurezza.
Il principio fondamentale della Legge è stato quello di aver considerato la sicurezza e la
salute nei luoghi di lavoro quale elemento essenziale della strategia aziendale e della
gestione
quotidiana
dell’impresa,
e
non
quindi
una
variabile
marginale
dell’organizzazione del lavoro.
Tra gli obiettivi da proporsi nel prossimo periodo di attuazione della norma di Sicurezza
nei luoghi di lavoro si segnala la necessità di istituire forme di incentivazione rivolte alle
aziende al fine di accrescere le competenze dei lavoratori sui rischi e verso le misure di
tutela propria e collettiva e di contribuire, parallelamente, all’accrescimento della cultura
della sicurezza anche a livello sociale.
Privilegiare quindi gli aspetti di prevenzione per una sicurezza effettiva, rispetto a quelli
meramente repressivi; promuovere il miglioramento delle condizioni di sicurezza e
tutelare in maniera ancora più marcata la salute dei lavoratori durante lo svolgimento
delle diverse attività lavorative significa anche elevare gli standard qualitativi dei
processi di lavorazione.
La sicurezza va vista come parte integrante della realtà aziendale e non come un mero
adempimento ad una prescrizione di legge.
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Non si deve mai abbassare la guardia. Tutti devono essere partecipi nelle responsabilità,
quale unico strumento di coesione socio organizzativa finalizzata al comune obbiettivo
dell’evitare un possibile evento evitabile.
Parlare di sicurezza porta alla sicurezza.
Se succede l’incidente che produce l’infortunio, se c’è una persona che è imputata per
aver responsabilità, significa che non siamo riusciti nella prevenzione, che non siamo
riusciti a costruire una nuova cultura della sicurezza, che non abbiamo creato un
ambiente in cui sia limitato al massimo il rischio.
Un dato che ci incoraggia è la diminuzione degli infortuni negli ultimi 10 anni, ma non
basta. Dobbiamo porci un obiettivo ancor più ambizioso, direi quasi utopistico: occorre
impegnarci per far sì che sul posto di lavoro non avvengano più infortuni e ancor di più
non si perda la vita per azioni o comportamenti che possono e debbono essere
modificati.
Con queste parole si è conclusa la Tavola Rotonda della prima giornata del Convegno.
Allora, nel mio indirizzo di saluto, avevo affermato che una politica non è efficace se
non contiene un’utopia: la politica deve fare la sua parte, deve affermare la natura
universale dei diritti e soprattutto deve fare in maniera che il lavoro sia al servizio delle
persone e non viceversa. La politica ha il compito di consolidare i fondamenti di una
"cittadinanza responsabile", dove l'esigenza di sicurezza, reddito, assistenza, proceda di
pari passo con l'apertura verso la costruzione di una società veramente solidale.
La politica, soprattutto, può gettare il cuore oltre l'ostacolo e cominciare, prima di altri, a
immaginare il mondo come sarà.
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Consegno alla vostra attenzione le riflessioni che ho tratto dagli atti del Convegno di
giugno con l’auspicio che anche oggi si creino le condizioni per una analisi dei risultati
ottenuti e delle cose che sono ancora da fare.
IL SEGRETARIO DI STATO
-Mauro Chiaruzzi-
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