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Attualità INCHIESTE PARLAMENTARI
Ecco le intercettazioni
che inguaiano
Franco Mineo
Il parlamentare regionale è accusato
di trasferimento fraudolento di valori: avrebbe
fatto da prestanome per Angelo Galatolo
della storica famiglia dell’Acquasanta
di Riccardo Lo Verso
F
ranco Mineo, deputato regionale della neonata Forza del
Sud, è indagato dalla procura di Palermo . L’ipotesi è che
abbia fatto affari con Angelo Galatolo, della storica famiglia mafiosa
dell’Acquasanta . L’onorevole e l’uomo del clan, sulla base di una società
occulta, si sarebbero divisi gli affitti
di 3 immobili ora sequestrati dalla
Direzione investigativa antimafia . Per
la precisione, Mineo è accusato dal
procuratore aggiunto Antonio Ingroia
e dai sostituti Piero Padova e Dario
Scaletta di trasferimento fraudolento
di valori, con l’aggravante di aver favorito Cosa nostra . Così c’è scritto nel
provvedimento di sequestro firmato
dal giudice Piergiorgio Morosini.
Fin qui la scarna cronaca . La lettura degli atti giudiziari, però, riserva
parecchi spunti investigativi. Non ci
sono solo l’uomo del clan dell’Acqua-
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santa e il politico che in quel quartiere fa il pieno di voti (più di 17 mila
preferenze alle ultime Regionali). Ci
sono pure commercialisti al servizio di clienti che mettono il bollo su
Franco Mineo
operazioni che oggi scopriamo essere
poco chiare, uomini che per le stesse
operazioni firmano assegni a nome di
altri, aspiranti politici e politici già in
carriera che avrebbero pranzato con i
mafiosi e “piccioli prestati a interesse”
(volendo usare lo slang palermitano
dei quartieri popolari).
Sono tutti passaggi di una vicenda
giudiziaria che ruota attorno alla figura di Galatolo . Innanzitutto, è l’unico
del clan dell’Acquasanta, fatta eccezione per un breve periodo, ad avere evitato il carcere. Circostanza che,
scrivono gli inquirenti, “ha rafforzato
ulteriormente la sua posizione quale
punto di riferimento della attività di
riciclaggio di capitali mafiosi”. Ufficialmente è dipendente della Multiservizi, con mansioni di usciere
all’azienda sanitaria di via Cusmano .
La sua famiglia è ben nota alle forze
dell’ordine. Il padre, Gaetano, e gli zii
Vito, Giuseppe, Vincenzo e Raffaele,
sono stati più volte arrestati. Il padre,
in particolare, è stato indicato come
il cassiere del clan. I primi a parlare
di Angelo Galatolo sono stati i pentiti Onorato, Ruvolo e Di Natale. Ne
hanno descritto il passaggio da uomo
d’onore a reggente per l’assenza forzata degli zii. “Questo attualmente,
fino a quando io ero libero, assieme
al figlio di Stefano Fontana erano che
reggevano la famiglia dell’Acquasanta, in assenza degli altri che erano tutti
arrestati”, racconta Baldassare Ruvolo
nel 2001. Galatolo finisce in carcere
nel 2002 per un’estorsione ai Cantieri navali. Durante una perquisizione
in casa gli trovano assegni e contanti
per più di 100 mila euro e due lingotti
d’oro . Una piccola fortuna che stride
con i magri guadagni di un usciere.
E così nel 2004 prima gli applicano il
divieto di soggiorno e poi gli sequestrano beni per sette milioni, intestati
a incensurati ma che sarebbero a lui
riconducibili: La Rosa Detersivi Discount di via Ammiraglio Rizzo, Gf
Distribuzione in via Pietro Marcellini
Corradini, Carta In-Gross in via Francesco Maria Alias, Shopper e Paper in
via MN 9, Ag Carta e Sacchetti in via
Marvuglio . Dal 2004 Galatolo finisce
ancor di più sotto la lente di ingrandimento . Il presupposto investigativo è
che sia il collettore finale dei soldi del
clan mafioso .
Dalle intercettazioni saltano fuori i
suoi contatti con un commercialista,
Domenico Franzone, toscano di nascita ma con studio in via Montepellegrino a Palermo, zona sotto l’influenza
di Galatolo . Il padre, Vittorio Franzone, era già stato segnalato come il
commercialista delle società dei Galatolo nell’indagine sulle infiltrazioni
mafiose nel porto di Palermo . Nell’inchiesta, ora sfociata nel sequestro,
finiscono le telefonate fra Domenico
Franzone e Angelo Galatolo . “Dette
conversazioni esulavano dai normali
rapporti professionista-cliente e apparivano, piuttosto - scrivono i pm inerenti la gestione di ingenti somme
di denaro illecitamente percepite ed
il successivo reimpiego nell’acquisto
di immobili”. Nel corso di una delle
conversazioni Franzone tranquillizza
Nell’inchiesta anche
due commercialisti:
nel loro studio sono stati
trovati appunti
che fanno riferimento
ad alcuni immobili
e a un passaggio
di mano di cifre a 5 zeri
Galatolo: il suo telefono non è intercettato (“puoi parlare tranquillamente tanto è pulita questa linea”). E
Galatolo gli riferisce di tale Gaspare
che vuole la prelazione per l’acquisto
di un immobile (“no, niente… gli ho
detto: senti qua, Gaspare… i discorsi
stanno così… insomma lui mi ha fatto capire che lo vuole cosa… gli ho
detto, comunque dopo ne parliamo…
perché… cioè lo sai perché vuole fare
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Attualità INCHIESTE PARLAMENTARI
Gaetano Scotto
Mineo viene intercettato
mentre parla con Galatolo:
“Solo, solo, che partner
che c’hai qua ... guarda ...
un assegno di 3.450 euro
fatto a se stesso ...
dal signor Esedra ...
per il 13 dicembre”
il buffone con voi, a me mi dà fastidio… hai capito…?”.
La cosa puzza e gli agenti della Dia
dispongono nuove indagini. Nello
studio di via Montepellegrino vengono piazzate le microspie. Il 17 gennaio 2005 i fratelli Filippo e Domenico
Franzone discutono con un certo
Enzo Cicero . Gli chiedono se ha disponibilità di banconote da 500 euro
con cui cambiare 340.000 euro, tutti in
piccolo taglio, per problemi di spazio .
“Chi meglio di una banca per questo
tipo di servizio?”, si chiede Cicero .
E Domenico Franzone subito precisa
che “...non deve essere registrata la
cosa… per non dare nell’occhio…”. Il
25 gennaio dalle cimici si passa alle
perquisizioni. Gli agenti della Dia trovano nello studio alcuni appunti scritti a mano: “ESEDRA” e “VEGARD”
e le cifre “215.000” e “145.000”.
“COMPRA ANGELO G.” “BIONDO”
“COMPRA BIONDO” “40.000”. “BAR
ESEDRA: PROBABILI ACQUIRENTI –
TORREGROSSA (TABACCAIO): CONFERMATO (250.000) VUOLE FARE
MUTUO: SI o NO” e sotto “230.000
INCASSATO + 130.000 INCASSATO
+ 40.000 INCASSATO = 400.000”
e sulla destra “165.000 PAGATO +
115.000 PAGATO + 20.000 PAGATO
= 300.000”. Secondo gli investigatori,
è la prova che i commercialisti, per
conto di qualcuno, stanno curando la
vendita di un immobile in via Roggero
di Loria che ospita il bar Esedra e di
altri due in via Don Orione dove hanno sede il negozio di abbigliamento
Vegard e la merceria Compra Biondo .
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Sono i tre immobili ora sequestrati. Le
attività commerciali sono totalmente
estranee alla vicenda . L’unica differenza è che prima pagavano l’affitto
a Mineo e ora dovranno dare i soldi
all’amministratore giudiziario . Dagli
atti notarili risulta che Franco Mineo
è diventato proprietario delle mura
il 29 luglio 2005 sborsando 321 mila
euro . E dunque si arriva al deputato
regionale, titolare di un’agenzia di assicurazioni in via Papa Sergio, ex con-
sigliere ed ex assessore comunale a
Palermo, oggi vice capogruppo all’Ars
di Forza del Sud, il nuovo partito fondato da Gianfranco Micciché.
Di lui si era già parlato, e non per
questioni politiche, nel 1993 quando la Squadra Mobile di Palermo,
nell’ambito delle indagini per la strage di via D’Amelio, scopre che Franco
Mineo è stato in contatto con Gaetano Scotto, vicecapo della famiglia mafiosa Acquasanta-Arenella, elemento-
chiave della strage in cui morirono
Paolo Borsellino e gli agenti di scorta .
Si erano sentiti 25 volte come accertò l’allora consulente della procura
di Caltanissetta Gioacchino Genchi.
Tutte telefonate brevi, per un totale
di 337 secondi. Tornando al presente,
dagli accertamenti bancari emergerebbe che Mineo avrebbe pagato i tre
immobili anche mediante assegni non
firmati di suo pugno ma da persone a
lui vicine. Fra questi c’è Pietro Magrì,
impiegato del catasto di Palermo . Pur
essendo incensurato, Magrì ha avuto,
pure lui, ripetuti contatti con Gaetano
Scotto con cui è legato da parentela .
Tra assegni e vecchie indagini ce n’è
abbastanza per piazzare le cimici
nell’agenzia di assicurazioni all’Arenella . Quello che emerge da subito,
scrivono i magistrati, è che Mineo è
estremamente sospettoso di essere
intercettato . Non a caso, parlando
con Andrea Aiello, candidato senza
fortuna alle elezioni comunali e a cui
garantiva una copertura delle spese per la campagna elettorale, dice:
“Allora figlioccio quello che ti voglio
dire è questo, tu non
sei secondo a nessuno . È buono che Tantillo spende 30 mila
euro . Noi 35 mila . Tu
devi fare il primo, da
oggi devi camminare
per un anno a fianco
a me…”. Come se sia
sicuro di essere intercettato precisa: ”Maresciallo io guadagno
300 mila euro l’anno con l’agenzia…
non vorrei che il maresciallo pensasse… giusto? Trecentomila euro l’anno… dichiarazione dei redditi… 25
appartamenti di proprietà…quindi
maresciallo abbia pazienza… non
è una vergogna essere ricchi…”. Lui
scherzava, ma qualcuno stava davvero ascoltando tutto .
Subito dopo l’acquisto dei tre immobili, Mineo e Galatolo si sono incontrati
spesso . Per la precisione, 12 volte da
giugno a ottobre 2008, sempre negli
uffici dell’agenzia di assicurazioni.
Ecco il contenuto di un’intercettazione: “Vuoi entrare Angelo… puoi entrare…”, dice Mineo . Angelo entra e
saluta “Buona sera…”. Subito dopo
si sente chiudere la porta che separa
l’ufficio di Mineo dai locali dell’agenzia . La conversazione prosegue “a
porte chiuse” tra Mineo e Angelo. Si
discute del Bar Esedra e delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia
Angelo Fontana. “Solo, solo, che partner che c’hai qua... guarda... un assegno di 3.450 euro fatto a se stesso...
dal signor Esedra... - spiegava Mineo
- per il 13 dicembre e mi manda una
nota con la quale mi dice questo è a
saldo anche del mese di dicembre... io
lo mando indietro... io che faccio... no!
Tu stai pagando... settembre, ottobre e
novembre... chiamo l’avvocato gli dico
ché non ci sono…(incomprensibile)”.
“E questo è il guaio... tu lo sai quanti
ce ne sono cristiani… - spiega Mineo
- come Giovanni Mercadante (ex deputato regionale condannato per mafia
ndr), che loro aspettano che lo chiamano (incomprensibile)… ancora non lo
ha chiamato (incomprensibile) gli dicono... ora sta vedendo… (incomprensibile)”. Galatolo: “Lo vogliono fare...
risprizzari della vita…”. Infine, parlando del pentito Angelo Fontana, Mineo
usa parole sprezzanti: “Cattivi sono,
vero... (incomprensibile) con voi non
hanno niente a che fare, non hanno la
storia tua…ma da dove ti vengono parenti?”. Galatolo esce dall’agenzia e la
conversazione prosegue fra Mineo e un
suo dipendente: “Comunque, siccome,
noi abbiamo accertato purtroppo che
(incomprensibile) col mare magnum...
di tutte cose... io, nell’obbligo che ho
Nelle intercettazioni anche un passaggio contro
il pentito Angelo Fontana: “Cattivi sono, vero ...
con voi non hanno niente a che fare, non hanno
la storia tua…ma da dove ti vengono parenti?”
eh... consideriamo questo pseudo pagamento tenendo conto che sta pagando fino a novembre, quindi per cui il
mese di dicembre lo vogliamo entro...
tal... stessa data... raccomandata che
domani mattina parte... che devo fare,
abbiamo a che fare con un fango...
io ti capisco”. E Galatolo dice: “Però
c’è una cosa strana... Franco... sarà
in quanto ho letto io le dichiarazioni
(incomprensibile)... ti scassa tutto...
però... dici tu (incomprensibile)... per-
nel fare... quel progetto nostro, devo
tenere queste cose calme, è vero oppure no? Tu invece devi vedere di parlare
con quattro ‘fanghi’ (incomprensibile)
praticamente sono tutti che (incomprensibile) ho finito adesso di parlare
con Galioto, gli ho detto... qualche
speranza per l’assessore... (incomprensibile) nella presidenza... ma non lo
dobbiamo dire... (incomprensibile) che
sono andati a casa dei Galatolo a mangiare (incomprensibile) a stringersi la
mano...”. Dunque, alcuni politici avrebbero partecipato ad un pranzo con Galatolo. Quando e chi sono? Le indagini
dovranno dare anche queste risposte.
Infine c’è un capitolo che riguarda un
presunto giro di prestiti ad interessi
usurari. I casi citati sono al momento
solo due per un totale di 5.600 euro a
interessi pari al 240% annuo e 20%
mensile. Anche su questo fronte c’è
ancora molto da lavorare.
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