ESPERIENZE DI ISPEZIONE ANTE E POST MORTEM DI UCCELLI
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ESPERIENZE DI ISPEZIONE ANTE E POST MORTEM DI UCCELLI
ESPERIENZE DI ISPEZIONE ANTE E POST MORTEM DI UCCELLI CORRIDORI NEL VERONESE Valerio Giaccone, Dipartimento di “Sanità pubblica, Patologia comparata e Igiene veterinaria”, Facoltà di Medicina veterinaria, Università degli Studi di Padova, Legnaro (PD); Roberto Bertolazzi, Dipartimento di prevenzione, Servizio Veterinario Igiene alimenti di O.A., A.U.L.L.S.S. n.21-Legnago (VR); Ferdinando Salterini, Dipartimento di prevenzione, Servizio Veterinario Igiene alimenti di O.A., A.U.L.L.S.S. n. 17-Conselve, Este, Monselice. Le considerazioni seguenti derivano dall’esperienza pratica emersa da un’attività di macellazione di uccelli corridori, nel territorio veronese. L’impianto nel quale sono state effettuate le nostre osservazioni e da cui abbiamo tratto esperienza, è dotato di regolare autorizzazione sanitaria ai sensi del D. Lgs. N. 559/92. L’attività di macellazione, iniziata quasi in sordina alla fine del 1999 con appena 104 soggetti macellati nell’arco di un anno, è andata via via in crescendo negli anni successivi, con 2363 capi macellati nel 2000 e, rispettivamente, 2169 nel 2001; nel 2002, infine, le macellazioni hanno toccato quota 4002 ratiti macellati, un numero di esemplari di tutto rispetto a livello italiano e che giustifica la fondatezza delle considerazioni ispettive che abbiamo tratto in sede di ispezione sanitaria ante e post mortem sugli animali che afferivano alla predetta struttura. L’attività inizialmente intrapresa sulla scorta delle conoscenze bibliografiche del tempo, si è imbattuta in alcune difficoltà operative che non si evincevano affatto dalla letteratura di settore e che sono state risolte con l’esperienza accumulata in campo. Le carni di struzzo sono delicate e di qualità variabile per vari fattori: - metodiche di allevamento (spesso disomogenee da un allevatore all’altro); - mancato o non corretto rispetto del benessere animale di questi volatili; - prassi igienica inidonea nella macellazione, soprattutto nelle prime fasi. Questo nostro contributo mira essenzialmente a fornire indicazioni utili per i veterinari igienisti che si devono approcciare all’ispezione sanitaria degli struzzi da macello. Si affronteranno i vari aspetti sanitari dell’intera sequenza di macellazione dei ratiti, a partire dall’animale vivo, fino all’ottenimento della carcassa macellata, dove si illustreranno alcuni concetti che gli autori hanno ritenuto utili, per il miglioramento qualitativo delle carni. LA CATTURA DEI RATITI La cattura, il carico sul mezzo e il trasporto sono eventi che possono determinare significative ripercussioni sulla qualità delle masse muscolari; pertanto è fondamentale porre particolare attenzione a queste operazioni, dato che il rispetto del “benessere” di questi animali è più importante che nelle comuni specie domestiche, benché non sia minimamente considerato, a livello normativo. Una cattura ottimale dei ratiti deve seguire tre concetti fondamentali: 1. spostare gli animali in recinti di piccole dimensioni, per non rincorrerli in fase di cattura; 2. evitare che gli animali si spaventino alla vista dell’automezzo; 3. preparare gli struzzi preventivamente incappucciati. La cattura deve essere rapida e non stressante, spostando i capi destinati alla macellazione in recinti più piccoli, ove sia possibile selezionare i soggetti da marcare e/o isolare dagli altri. Si attirano gli struzzi alla mangiatoia con del cibo, si afferrano con una mano per il collo, quindi gli si infila un cappuccio in testa; questo potrà essere una calza o una manica tagliate in modo da far fuoriuscire il becco per far respirare e, nel contempo, togliere la vista all’animale, che si tranquillizza dopo poco. Tale operazione sarà possibile per pochi capi, perché il resto del gruppo si impaurisce; si utilizzerà un attrezzo simile a un pastorale per afferrargli il collo e incappucciarlo. Non è consigliato accanirsi rincorrendo soggetti che scappano, perché nella migliore delle ipotesi subiranno un’acidosi muscolare precoce, prima del trasporto; in quella peggiore, l’animale potrebbe traumatizzarsi contro le recinzioni dell’allevamento, con gravi conseguenze, oppure manifestare segni clinici di ansia quali tachicardia, dispnea e morte improvvisa. Il mezzo di trasporto deve essere collocato in prossimità della zona di carico un paio d’ore innanzi, per permettere agli animali di abituarvisi o subito prima dell’operazione di carico, se gli struzzi sono incappucciati. IL TRASPORTO Considerazioni preliminari al trasporto Lo struzzo è un animale dolicomorfo (2,3-2,9 m di altezza per 120-160 kg di peso), con baricentro alto (quindi instabile), accentuato dall’altezza dell’automezzo; lo struzzo è poi un bipede con una limitata base d’appoggio plantare. Quando effettuare il trasporto? I mezzi migliori per il trasporto di pochi esemplari (5/6 capi) sono i trailer per cavalli con piano di carico e baricentro bassi che non sbilanciano troppo gli struzzi e ne facilitano le operazioni di carico/scarico. Bisogna accertarsi che sulle pareti interne degli automezzi non siano presenti sporgenze pericolose. È importante che la rampa di carico del mezzo abbia un fondo antisdrucciolo, così come tutto il camion abbia una base morbida (tappetini, paglia) per indurre gli animali ad accovacciarsi e che tutta l’operazione si svolga con cautela. Gli scompartimenti dovrebbero essere lisci o fatti in modo che gli animali non si possano ferire, infilandoci una zampa, o un’ala, o il lungo collo. Fondamentale è l’aerazione del mezzo, tenendo conto della grossa quantità di calore prodotta dagli struzzi all’interno del camion; servono, quindi, numerose aperture che, tuttavia, dovrebbero essere poste nelle parti più alte del veicolo, in modo da fare sì che le pareti laterali siano completamente chiuse e assicurino una permanente penombra all’interno del mezzo, in modo da mantenere gli struzzi il più tranquilli possibile. Gli struzzi sopportano benissimo un viaggio senza cibo e acqua fino alle 24 ore, mentre sono sensibili allo spazio vitale; di conseguenza, è opportuno che nel trasporto ogni struzzo abbia a disposizione non meno di 1 metro quadrato di superficie. Aspetti determinanti per un corretto trasferimento dei ratiti sono gli orari e la guida. Con un autocarro dal vano buio, ma ben ventilato, gli animali possono convenientemente venir trasportati il tardo pomeriggio, la sera, la notte, purché tale evenienza si pratichi osservando una guida molto dolce, ad andatura il più costante possibile, evitando assolutamente le manovre brusche. Può sembrare un dettaglio superfluo, ma a nostro avviso è indispensabile che il guidatore proceda piano e non si arresti mai, piuttosto che fermarsi spesso; in caso contrario, abbiamo sovente osservato una elevata incidenza di mortalità precoce dei capi destinati al macello, attribuibile a traumi più o meno seri riportati nel corso di un viaggio disagevole. Le soste frequenti costituiscono un evento stressante perché l’animale è instabile sugli arti e tende facilmente a perdere l’equilibrio e a urtare contro le pareti e il pavimento del mezzo. Se le distanze non superano i 50 km, il viaggio può essere effettuato di giorno; per distanze superiori, è consigliabile effettuarlo di sera o di notte. Lo struzzo è un uccello di origine africana e si crede non soffra il caldo; in eccesso termico ambientale, invece, quest’animale consuma energie per raffreddarsi, fino a subire un vero e proprio stress da calore. È importante, quindi, effettuare il trasporto dei ratiti lontano dalle più assolate ore estive. Densità di carico ottimale Il sudafricano Huchzermeyer (2001) consiglia, come valore limite ottimale, 0,5 m²/capo in gruppi di dodici soggetti per scompartimento; tuttavia, in relazione alla tipologia della nostra rete viaria e dei nostri mezzi di trasporto, è consigliabile caricare (per singolo scompartimento) non più di 5-6 soggetti, dove ognuno possa usufruire di almeno 1 metro quadrato di spazio. I soggetti da caricare devono essere tutti in salute e in giusto rapporto con lo spazio del vano utilizzato, pena il calpestio dell’animale debilitato e l’eccessivo sballottamento nel secondo caso. L’utilizzo di gabbie singole non risolve tutti i problemi, in quanto lo struzzo è un animale che si innervosisce facilmente e, dato che è munito di collo e arti lunghi, può facilmente danneggiarsi per eccesso di nervosismo. Cosa accade durante il viaggio? Si può verificare che alcuni soggetti restino accovacciati per tempi eccessivamente lunghi (incorrendo in stasi circolatoria), o si mantengano in stazione eretta per ore e in equilibrio precario. Il muscolo di struzzo è molto ricco di glicogeno, per cui sollecitazioni come quelle appena menzionate possono indurre un ingente accumulo muscolare di acido lattico, con conseguente dolorabilità muscolare, degenerazione muscolare (rabdomiolisi), stasi gastroenterica, tossicosi metabolica, paralisi da trasporto e, nei casi più gravi, morte. Lo scarico al macello Il trasporto determina nei ratiti un vero e proprio “stress da disorientamento”, che può essere agevolmente superato, consentendo un riposo di almeno 24 ore dopo lo scarico al macello. Questo periodo di sosta supplementare in macello è utile anche per far prendere all’animale confidenza con il nuovo ambiente). Il risultato osservato è che le carni di struzzi lasciati nella stalla di sosta per un congruo periodo di tempo prima della macellazione, presentano caratteristiche qualitative migliori di quelle di animali giunti troppo stressati al macello e avviati subito all’abbattimento (Bertolazzi et al., 2002). La discesa degli struzzi dal mezzo di trasporto costituisce indubbiamente uno dei punti critici di maggiore importanza nel processo di macellazione di questi animali, per le conseguenze traumatiche che potrebbe comportare. Lo scarico degli animali deve avvenire con la massima attenzione possibile (incappucciandoli prima della discesa), quasi guidandoli e sorreggendoli, per evitare loro ulteriori gravi danni. In fin dei conti, uno struzzo al termine di un lungo trasporto è un po’ come una top model con i tacchi alti che sia costretta a scendere per una rampa particolarmente ripida. Durante la sosta prima della macellazione, non è necessario fornire cibo agli animali, ma solo abbondante acqua di bevanda. L’animale deve smaltire l’accumulo di acido lattico muscolare, altrimenti si potrebbero verificare un insufficiente dissanguamento, un eccessivo innalzamento del valore di pH muscolare, con carni di qualità e conservabilità scadenti. I recinti di sosta dovranno essere almeno in parte coperti, con un fondo antisdrucciolo, impermeabile e facilmente lavabile e disinfettabile. In teoria, questi recinti dovrebbero essere di forma esagonale, ottagonale ecc. dove soggetti più deboli non possano essere bloccati in un angolo e picchiati o calpestati dai soggetti dominanti, e dotati di una recinzione idonea, antitrauma e di altezza non inferiore ai 2,8 metri. Bisogna evitare il mescolamento di animali di diversa origine, che darebbe origine a zuffe per il predominio con pericolo di traumatismi e di eccessivo stress psico-somatico. ISPEZIONE SANITARIA ANTE MORTEM Gli animali destinati alla macellazione devono essere sottoposti a visita sanitaria entro 24 ore dal loro arrivo in macello. La visita di regola, deve essere effettuata nell’allevamento di provenienza dei soggetti dal servizio veterinario dell’A.U.S.L. competente. In tale caso gli animali, come indicato al punto 25 dell’allegato 1, capitolo 6, del D.P.R. n. 495/97, saranno accompagnati al macello dall’attestato sanitario conforme all’allegato III del medesimo dove saranno indicati: ?? AUSL ove è ubicato l’allevamento; ?? l’identificazione degli animali (specie, numero e marchio di identificazione); ?? il codice di identificazione e l’indirizzo dell’azienda, ?? il macello di destinazione degli animali e il mezzo di trasporto, ?? l’attestazione del veterinario ufficiale che i soggetti sono stati giudicati sani. Questo certificato rimane valido per 24 ore dalla stesura. L’allegato III deve essere scortato dalla documentazione inerente i trattamenti farmacologici e l’esatta ubicazione o l’assenza di microchips negli animali (D.L. 336/99 art.15, comma 6 ). Con il Decreto 11/02/2003 si contempla la possibilità che gli animali possano venire accompagnati al macello (qualora la visita ufficiale ante mortem non si effettui in allevamento e non si verifichino i casi previsti dall’art.32 del regolamento di Polizia veterinaria) da una autocertificazione compilata dal detentore, proprietario o responsabile dell’azienda di provenienza su appositi allegati contenuti nel decreto sopracitato. Gli struzzi appena scesi dal camion usualmente orinano e defecano; da ciò ricaviamo utili indicazioni sullo stato di salute degli animali. Urine limpide e feci pastose caratterizzeranno animali in buona salute e idratazione, mentre urine biancastre e lattescenti con feci dure e scure simili a scibale equine, segnaleranno animali disidratati e sofferenti. Da notare che in inverno le urine sono più dense, per la minor quantità di acqua ingerita. La consistenza delle feci è condizionata dall’alimentazione: fieni e foraggi danno feci più morbide mentre i mangimi ne aumentano la solidità. Eventuali urine leggermente rossastre non devono destare preoccupazioni, essendo riconducibili a microemorragie intestinali nel cambio stagionale o nei cambi di alimentazione, mentre urine di tonalità verdastra possono indicare un sospetto di patologia. Per effettuare una agevole visita ante mortem in allevamento o in macello, occorre avvicinarsi lentamente ai recinti e osservare gli animali, con pazienza; se in salute, essi presentano guardinghi e curiosi, camminano molleggiandosi sulle zampe, con il collo eretto e l’occhio vispo. Le piume sono vaporose, il corpo è tondeggiante, la coda sollevata e occasionalmente l’animale abbassa e rialza la testa. L’esame semiologico ante mortem dell’apparato respiratorio non fornisce informazioni apprezzabili o utili. Gli struzzi sono degli animali afoni, per cui un stato di nervosismo o agitazione non viene svelato, come per altri volatili, da evidenti segnali sonori. Uno struzzo debilitato o malato avrà un aspetto letargico con collo incurvato e coda pendenti, occhi semichiusi. Il treno posteriore sarà spostato in avanti, le ali abbassate con parassiti nel piumaggio, il soggetto è immobile. Si riscontra a volte la mucosa della bocca congestionata e l’addome può essere rigonfio e di aspetto bluastro. L’esame macroscopico della partita si attua verificando la taglia, il sesso, l’età e la livrea dei singoli soggetti. All’interno di una partita di animali di taglia non omogenea, è bene focalizzare maggiormente l’attenzione sugli struzzi di minori dimensioni, perché di rado sono piccoli per la minore età; sovente, invece, si tratta di esemplari affetti da patologie croniche che ne hanno rallentato il corretto sviluppo. Fino a 15 mesi il piumaggio dello struzzo femmina (grigio-marrone) è indistinguibile da quello prepubere di ambedue i sessi; i maschi sessualmente maturi di età superiore ai due anni, invece, assumono una livrea nera con piume bianche sulle ali, perfettamente distinguibile da quella delle femmine. Il piumaggio e le estremità di collo, zampe, nonché colorazione del becco sono un indicatore della specie, dell’età, del sesso e dello stato igienico dell’animale (poca pulizia, parassiti, ali cadenti con piume impastate da fango del fondo, in cui gli struzzi sono allevati, indicano un cattivo stato di salute e gestione dei pennuti). Nei giovani maschi di struzzo (dai 4-6 mesi di età), le grandi squame delle zampe diventano chiare Nell’ambito della valutazione delle malattie trasmissibili all’uomo citiamo, per dovere di cronaca, le seguenti patologie in quanto non siamo in grado di escluderle totalmente, a livello teorico: - Malrossino (Erysipelothrix rhusiopathiae): gli animali colpiti perdono l’appetito, diventano apatici e possono manifestare dispnea e scolo nasale, peculiari sono le lesioni cutanee. All’esame anatomo-patologico si evidenzia setticemia acuta con lesioni emorragiche su muscoli e sierose viscerali. Fegato e milza ingrossati, congesti e con infarti emorragici. - Febbre emorragica della Crimea e del Congo: malattia trasmessa da una zecca (Hyalomma spp) che può infettare l’uomo direttamente o attraverso il contatto con sangue infetto. Non vi è nessuna casistica che ne dimostri la trasmissibilità attraverso l’assunzione di carne. Rimane una minaccia seria per il personale del mattatoio, anche se gli struzzi di importazione (potenzialmente pericolosi) sono sottoposti a due bagni medicati distanziati di 15 gg e un periodo di quarantena. - Carbonchio ematico (Bacillus anthracis): le modalità d’infezione, i segni clinici e le diagnosi sono sovrapponibili a quelle dei mammiferi. - Clostridiosi (Cl. chauvoei e C. perfringens tipo C): i soggetti colpiti hanno prima difficoltà a tenere alta la testa, poi difficoltà di deambulazione e in fine rimangono immobili; presentano difficoltà respiratorie, pene prolassato e progressiva cachessia. All’esame autoptico il cuore è dilatato con atrofia gelatinosa; intestino, fegato e reni presentano focolai emorragici e necrotici. - Pasteurellosi (Pasteurella multocida): si localizza nei sacchi aerei e pregiudica l’intera carcassa per contaminazione. - Chlamydiosi: responsabile di infezione agli occhi (tracoma) e di polmoniti febbrili (ornitosi); si trasmette all’uomo con carne e pelle contaminata. - Salmonellosi: alimentazione e ricoveri contaminati sono le fonti di infezioni che portano gravi conseguenze anche al mattatoio. - Malattia di Newcastle e Influenza aviare. Appare opportuno operare una distinzione tra le patologie descritte in bibliografia e quelle effettivamente riscontrate al macello, nella realtà pratica veronese. Tale dicotomia è motivata da alcuni presupposti: 1) gli struzzi importati come riproduttori in territorio italiano, hanno superato varie pratiche sanitarie, per essere certi che fossero immuni da qualsiasi agente infettivo o parassitario; 2) l’habitat italiano è radicalmente diverso da quello dell’Africa australe per flora, fauna, serbatoi di agenti infettivi, territorio geografico; 3) gli animali avviati al macello devono provenire da allevamenti autorizzati e periodicamente sottoposti a controllo veterinario ufficiale e dove il venir sottoposti a visita ante mortem presso l’allevamento di partenza costituisce un importante vaglio, tale da impedire l’arrivo al macello di soggetti gravemente ammalati. STORDIMENTO E DISSANGUAMENTO Lo scopo dello stordimento è quello di rendere l’animale istantaneamente insensibile al dolore, per il tempo necessario a praticarne la jugulazione (che porti una veloce e completa fuoriuscita del sangue) e condurlo a morte. I soggetti prelevati dai box di attesa vanno incappucciati (il cappuccio bagnato di acqua salata migliora la conducibilità, nel caso si usi l’elettronarcosi) e avviati nella postazione ove si effettuano stordimento e jugulazione. Si possono usare trappole di contenimento, con dispositivi che blocchino le zampe oppure se l’animale è incappucciato e, quindi, ignaro, si può stordirlo senza gabbia di contenimento. Un buon stordimento, oltre a desensibilizzare l’animale, deve permettere che esso si accasci al suolo senza movimenti di pedalamento. Il metodo di stordimento praticato, nella particolare realtà produttiva veronese da noi citata, è l’elettronarcosi mediante pinza elettrica, dotata di temporizzatore e regolazioni per impostare i parametri della corrente. L’animale, mentre riceve la scossa dagli elettrodi della pinza, si accascia, viene rapidamente agganciato alle zampe con una catena e issato sulla guidovia per la jugulazione. La scarica elettrica preferibile è quella che determina il miglior stordimento efficace, usando il minor quantitativo di corrente (nel macello in questione si usa una corrente a 60 V e 1,5 a per 8/10 secondi). Prima della resezione dei grossi vasi del collo, si asportano manualmente le piume alla base del collo. Si procede a una doppia recisione dei vasi: le carotidi alla base della testa e le giugulari alla base del collo, ottenendo un veloce e completo dissanguamento in pochi secondi. Se venissero recisi solo i vasi all'altezza della testa, la fase di dissanguamento durerebbe troppo a lungo, rischiando di essere incompleta, dato che il peso dell’animale a testa in giù determina lo stiramento delle vene giugulari. Come si può valutare se la quantità di corrente applicata è quella accettabile? Nelle prime macellazioni di ratiti effettuate, dove si usavano voltaggi molto alti (desunti dalla letteratura e discordanti da un autore all’altro), oltre a osservare che lo struzzo stordito cadeva “come fosse morto”, alla visita post mortem si riscontravano sovente spandimenti e suffusioni ematici subepicardici che variavano da aloni rosati, a vere e proprie emorragie superficiali; in sezione, tuttavia, il muscolo cardiaco e l’endocardio si presentavano, di regola, del tutto normali. Con la riduzione della quantità di corrente e con una sua giusta temporizzazione, tale alterazione si è ridotta in misura consistente, come frequenza (si rinviene talora in soggetti piccoli o molto magri), come pure la quantità di sangue di gocciolamento visibile sul pavimento della linea di macellazione. SPIUMATURA E SCUOIATURA La spiumatura degli struzzi deve avvenire in un locale separato dalla successiva linea di macellazione e dotato di un buon ricambio d’aria, per il sollevamento della polvere e di piumino della livrea, che tale pratica determina. Gli struzzi appena appesi in guidovia e dissanguati, sono spiumati manualmente da operatori posti su pedane; le penne delle estremità delle ali sono asportate, tagliando la parte a cui sono attaccate. Prima di procedere alla scuoiatura è necessario sottoporre l’animale a una robusta docciatura con acqua tiepida ad alta pressione; in tal modo si possono asportare dalla pelle la polvere, le particelle di piumino e il sebo superficiale ammorbidito e manipolarla senza insudiciare le carni. Si devono mettere in pratica accorgimenti per evitare che gli aerosol derivanti dalla docciatura contaminino le carni esposte. Un operatore su pedana mobile e con l’ausilio di un paranco elettrico, provvederà al taglio delle zampe e a trasferire la carcassa dalla guidovia di dissanguamento a quella di macellazione. Lo scuoiamento con l’animale a testa in giù rende più agevole questa operazione, in quanto, dopo aver spellato delicatamente la parte anteriore dell’animale, senza operare tagli sulla cute essa può venire strappata per trazione, con una cordicella assicurata alla pedana che sale e scende, salvaguardando da difetti la parte posteriore della pelle (la cosiddetta “diamond area”, la più ricca di follicoli, e quindi la più pregiata per gli usi di pelletteria). EVISCERAZIONE L’atto preliminare più importante di questa fase, almeno sotto il profilo igienico-sanitario è costituito dalla legatura della cloaca, per evitare fuoriuscita di urine o feci che contaminino le carni. La più veloce evacuazione del tratto gastroenterico si ottiene con l’animale appeso per le ali; se l’eviscerazione è praticata con lo struzzo a testa in giù, risulterà più indaginosa, soprattutto per la terminale asportazione dello stomaco muscolare, ma vi sono minori probabilità di imbrattamento da materiali fecali sulle superfici carnee edibili (come coscia e sovracoscia). La carcassa scuoiata giunge alla postazione di eviscerazione dove l’operatore su pedana mobile provvede all’apertura della cavità addominale, asportandone la parete (molto ricca di grasso di deposito) estraendo il pacchetto intestinale e lo stomaco muscolare; si incide lo sterno e si esteriorizzano cuore e fegato lasciandoli connessi alla carcassa. I polmoni rimangono in situ, comunque a disposizione per gli opportuni rilievi ispettivi; il collo è segato e lasciato adeso alla carcassa per un lembo di muscolo. ISPEZIONE SANITARIA POST MORTEM In Italia. l’ispezione sanitaria post mortem dei ratiti è codificata dalla circolare del Ministrero della Sanità n.3 del 9 marzo 1998. Essa deve comprendere: a) l’esame visivo dell’animale macellato; b) se necessario la palpazione e l’incisione delle frattaglie e di parti della carcassa; c) la ricerca di alterazioni della consistenza, del colore e dell’odore delle carni; d) se del caso, analisi di laboratorio. La legislazione sudafricana prevede una metodica ispettiva molto particolareggiata che si può riassumere nel modo seguente: - CARCASSA: ispezione visiva esterna e intima alla ricerca di alterazioni di consistenza, colore, odori e per riscontrare eventuali contaminazioni. Si valuta lo stato di nutrizione dell’animale e l’efficacia del dissanguamento; si ricercano reperti di ferite, fratture, emorragie, artriti, infiammazioni dei sacchi aerei, ascessi (specie in sede di incisione); se necessario si procede alla palpazione. - RENI: vanno osservati in situ, asportati, esaminati, palpati e incisi per la loro lunghezza. - TESTA: ispezione visiva di palato, occhi, bocca, per individuare ittero o infezioni da Candida. - POLMONI: devono essere sottoposti a esame visivo e palpazione per riscontrare edemi o polmoniti settiche. Se ritenuto necessario, si esamina il parenchima polmonare mediante un’incisione lineare o con ulteriori tagli orizzontali. Solitamente nel loro parenchima non si riscontra particolari lesioni, reperibile invece facilmente nei sacchi aerei. - TIMO e TRACHEA: ispezione visiva; la trachea deve essere esaminata anche internamente mediante un’unica incisione laterale; i sacchi aerei addominali visionati ed eventualmente incisi. - CUORE: esame visivo, palpazione ed incisione lungo il setto interventricolare per effettuare l’esame dei lembi valvolari. - FEGATO e MILZA: devono essere sottoposti ad esame visivo e a palpazione. Se necessario, incisione per aumento di volume, infiammazione, ascessi, ittero e degenerazione tossica. Occorre ricordare che il fegato dello struzzo è bilobato e privo di cistifellea. - STOMACO GHIANDOLARE e MUSCOLARE: devono essere esaminati sia esternamente che al loro interno (il tutto in un locale separato e usando strumenti differenti da quelli utilizzati nella pratica ispettiva). - PICCOLO e GROSSO INTESTINO: ispezione visiva e palpazione. - GENITALI: ispezione visiva per ritenzione di uova o rottura, prolasso del pene. Questa procedura ispettiva molto più dettagliata e particolareggiata della nostra, è giustificata dal fatto che in Sudafrica gli struzzi da macello sono essenzialmente animali che provengono da allevamenti estensivi, per cui il macello costituisce il primo e unico vero filtro sanitario prima dell’immissione delle loro carni al consumo umano. Risultati personali di ispezione sanitaria post mortem A fronte dell’esperienza maturata nel corso di sedute di macellazione effettuate dal 1999 a oggi, si sono potute osservare con maggiore frequenza le seguenti lesioni anatomo-patologiche: - CARCASSA: l’80% circa delle lesioni riscontrabili a carico della carcassa e delle masse muscolari sono riconducibili a traumatismi o fenomeni determinati da inidonea movimentazione degli animali (nelle fasi di cattura, trasporto, scarico, sosta pre-macellazione); la misurazione del pH delle masse muscolari degli struzzi macellati, in alcune sedute di macellazione, prima della pesatura e invio al tunnel di preraffreddamento, ha consentito di ricavare alcune incomplete, ma utili indicazioni. Gli animali arrivati dopo un lungo viaggio e avviati immediatamente alla macellazione, presentavano un valore di pH muscolare molto più elevato delle partite di animali che erano sostate per un giorno, dopo l’arrivo allo stabilimento. Da un valore di pH di 5,8 per gli animali riposati, si passava a valori di 6,4-6,5 e addirittura 6,8 per gli animali stanchi e/o con evidenti contusioni. Tale macroscopica rilevazione porta ad affermare che una buona acidificazione delle carni e quindi una loro migliore conservabilità sono condizionate dal rispetto scrupoloso del benessere animale di questi volatili (non paragonabile alle comuni specie domestiche), attuandone le specifiche esigenze. - RENI: non rappresentano sede significativa di lesione; - TESTA: macroscopicamente non si è evidenziata alcuna lesione, né rinvenimento di ectoparassiti; - POLMONI: le lesioni significative non sono mai state rilevate nel parenchima polmonare e nelle vie aeree (grossi e medi bronchi), bensì nei sacchi aerei; lo struzzo non possiede coane o etmoturbinati che filtrino l’aria, ma solo i sacchi aerei, ove si repertano frequentemente accumuli tenacemente incapsulati di materiale inspirato oppure raccolte di materiale patologico purulento o giallastro trasparente e di consistenza condroide. I sacchi aerei, inoltre, possono stagionalmente essere colpiti (nel periodo invernale) da infiammazioni superficiali di natura iperemicoedematosa. Non diagnosticabili in sede di visita ante-mortem, queste lesioni sono principalmente determinate da allevamento dei ratiti in fondi agricoli caratterizzati da eccessiva umidità ambientale; - TIMO e TRACHEA: non rappresentano sede significativa di lesione; - CUORE: all’esame visivo e alla palpazione dell’organo si sono potute riscontrare lesioni riferibili a emorragie subepicardiche, sfiancamento dell’organo e colorazione tendente al rosarosso-violaceo, riconducibili a un’eccessiva scarica elettrica nello stordimento. Il taglio del muscolo miocardio e l’esame dei lembi valvolari non hanno mai evidenziato altre lesioni specifiche; - FEGATO e MILZA: una lesione epatica ricorrente, dovuta a un errore alimentare banale, è la steatosi causata da una dieta eccessivamente granivora, con colorazione chiara e giallastra del parenchima; - STOMACO GHIANDOLARE e MUSCOLARE: si possono rinvenire corpi estranei, anche i più disparati, come sassi o metalli di varia forma, ma sempre di piccole dimensioni; - PICCOLO e GROSSO INTESTINO: se il reperto ispettivo porta al sospetto di una colica simile a quelle tipiche del cavallo (congestione, stipsi, stasi, iperemia), data la lunghezza e la fragilità del tratto intestinale, è opportuno escludere dal consumo umano le carni della carcassa interessata. A volte un soggetto magro può presentare corpi estranei (pezzi acuminati di legno) che perforano l’intestino e determinano aderenze nel mediastino (animali che hanno sofferto la fame in qualche periodo della loro vita recente); - GENITALI: talora aderenze che partono dai sacchi aerei (per processi infiammatori locali) possono estendersi all’apparato riproduttivo, strozzando gli ovidutti fino ad impedire la normale formazione e deposizione delle uova. In riferimento all’art.13 del D.P.R. n.559/92 e al cap.9 del D.P.R. n. 495/97 sono dichiarate totalmente non idonee al consumo umano le carni la cui ispezione post mortem riveli uno dei seguenti casi: (A) - Morte risultante da una causa diversa dalla macellazione. - Malattie infettive generalizzate e localizzazioni croniche negli organi di microrganismi patogeni trasmissibili all’uomo. - Micosi sistemica e lesioni locali negli organi, che si presume siano state causate da agenti patogeni trasmissibili all’uomo o loro tossine. - Tumori maligni, localizzati o diffusi e ascessi multipli. - Infestazione estesa da parassiti nei tessuti sottocutanei o muscolari e forme sistemiche. - Intossicazione e avvelenamento. - Cachessia e ascite - Alterazioni di colore, odore o sapore. - Insudiciamento o contaminazione generalizzati. - Lesioni ed ecchimosi importanti - Insufficiente dissanguamento - Residui di sostanze superiori alle norme autorizzate e residui di sostanze vietate. (B) - Provenire da animali cui siano state somministrate sostanze che possono renderle nocive o dannose per l’uomo. (C) - Trattate con radiazioni ionizzanti o con raggi ultravioletti oppure con sostanze che rendono tenera la carne o con altre sostanze che ne influenzano le caratteristiche organolettiche o con coloranti diversi da quelli utilizzati per la bollatura sanitaria. Dall’insieme di questi risultati ispettivi emerge, quindi, che lo struzzo, come produttore di carne, è un animale molto più sensibile agli stress e ai disagi ambientali di quanto non si possa pensare di primo acchito. Come è più di quanto avviene per gli altri animali da macello, quindi, uno dei requisiti essenziali per produrre carni di struzzo salubri e di buona qualità, è lo scrupoloso rispetto del benessere degli animali, sia in fase di allevamento sia, soprattutto, in quella di trasporto al macello e di sosta all’interno della struttura. Le condizioni ambientali e di allevamento che caratterizzano la produzione italiana si differenziano sensibilmente da quelle presenti in altri paesi quali il Sudafrica e, di conseguenza, le soluzioni tecniche proposte dagli autori di quei paesi non sempre si adattano pienamente a quelle che sono le nostre esigenze lavorative (si veda, in particolare, i problemi che possono interessare le carcasse di struzzi jugulate con un solo taglio alla base della testa, così come consigliato dagli autori sudafricani, e la tecnica di eviscerazione). BIBLIOGRAFIA ANDERLONI G. (2000)- Manuale sull’allevamento dello struzzo. Calderini. BURLINI F. (1997)-Lo struzzo: allevamento e commercializzazione.Informatore Agrario. BURLINI F. (1997)-Manuale pratico per l’allevamento dello struzzo.Informatore Agrario. HUCHZERMEYER F.W. (2000)- Le patologie dello struzzo e degli altri ratiti.Papi COOPER R.G. 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