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Il punto
CIÒ CHE CI SALVERÀ
di Michele Zanzucchi
LA LOGICA
DELL’ABBRACCIO
È
un mondo in ebollizione quello che ogni giorno
ci passa sotto gli occhi. Un pianeta globalizzato
e quindi apparentemente universale, ma in cui
il dettaglio, il particolare, cioè il locale, ha un
peso sempre maggiore. Nella marea di foto
e video che invadono le nostre giornate, in questi
giorni mi hanno colpito tre “fermo-immagine”:
l’abbraccio commovente di un assistente della
Caritas a un anziano profugo proveniente dalle zone
conquistate dall’Isis in Iraq, a Erbil, il capoluogo
del Kurdistan; un secondo abbraccio, quello del
SDSDDOODFRSSLDQRQVSRVDWDLOFXLÀJOLRqVWDWRGD
lui recentemente battezzato a San Pietro; un terzo
abbraccio, questa volta collettivo e sporco di fango, di
cinque o sei giovani impegnati nel liberare le strade
di Genova dai materiali d’ogni genere lasciati dalle
recenti alluvioni. Tre abbracci, tre luoghi diversi,
tre plastiche espressioni di solidarietà. Forse, nello
smarrimento generalizzato, è giunto il tempo della
cultura dell’abbraccio, della logica dell’abbraccio.
Concentriamoci sul Sinodo dei vescovi dedicato alla
famiglia, che ha visto emergere con forza un inedito
stile di dialogo e discussione in cui la chiarezza e
la sincerità invocate dal papa hanno fatto breccia
anche nei cuori più induriti. In una logica solamente
evangelica, i padri sinodali e tutti gli altri presenti
hanno cercato di affrontare le questioni più spinose
legate alla famiglia, alla distinzione uomo-donna,
alle convivenze di vario genere oggi esistenti, senza
pregiudizi, ma ricchi piuttosto della misericordia di
Dio. Non per deporre fardelli troppo pesanti sulle
spalle della gente ma per far loro sentire che Dio li
ama immensamente.
Il racconto di un padre sinodale è stato centrato su
un duplice episodio parallelo accaduto in una diocesi
del Nord-Europa. Il primo: una coppia di giovani
conviventi si presenta dal parroco per chiedere
il matrimonio religioso. Il prete li ascolta (passo
comunque importante), ma poi come risposta alla
loro richiesta forse un po’ ingenua espone la dottrina
cattolica sul matrimonio con una tale durezza che
quei due giovani se ne vanno delusi pensando di non
essere all’altezza del compito. Il secondo: un’altra
coppia nelle stesse condizioni della precedente, con
in più un pargoletto già nato, si presenta al parroco
chiedendo egualmente il matrimonio religioso. Questa
volta il parroco interrompe il loro racconto chiedendo
di aspettarli un minuto. Esce, va in canonica, prende
una bottiglia di vino dolce e tre bicchieri, poi torna
e dice loro semplicemente queste parole: «Voglio
brindare con voi perché l’amore di Dio vi ha ispirato. Vi
accompagnerò nel vostro cammino». Ora i due giovani
sono felicemente sposati, sono tra i più attivi laici della
SDUURFFKLDHKDQQRDQFKHIDWWRXQDOWURÀJOLR
L’abbraccio precede la legge, la solidarietà è un
dovere per il cristiano che prende sul serio la
parabola del buon samaritano, il comandamento
dell’amore è “il più importante”. Questa è la prima
delle verità, una rivoluzione portata venti secoli fa
da Gesù Cristo ma che riappare ogni tanto come la
più radicale delle rivoluzioni. La “dottrina” rimane,
ci mancherebbe, la Chiesa in questo Sinodo e nel
prossimo non cambierà le sue convinzioni. Ma
l’abbraccio non potrà mai negarlo. A nessuno. Un
atto in cui, come scriveva Boris Pasternak, si può
©DEEUDFFLDUHLOÀPDPHQWRª
PAGINA
PAGINA
14
20
Schiavitù Si parla di tassare
la prostituzione invece di destinare
risorse per contrastarla di Carlo Cefaloni
In copertina: È in fase
di approvazione la legge
delega sul lavoro (pagg. 8-10)
Opinioni
3
6
11
51
82
Il Punto
di Michele Zanzucchi
Editoriali
di Alberto Ferrucci,
Anna Granata
e Luca Gentile
Ping Pong
di Vittorio Sedini
Se posso
di Piero Coda
Penultima fermata
di Paolo Crepaz
Quindicinale di opinione del Movimento dei focolari
fondato nel 1956 da Chiara Lubich
con la collaborazione di Pasquale Foresi
DIRETTORE RESPONSABILE – Michele Zanzucchi
CAPOREDATTORE RIVISTA – Paolo Lòriga
REDAZIONE Sara Fornaro – Maddalena Maltese - Giulio Meazzini
Aurelio Molè - Aurora Nicosia – Oreste Paliotti
EDITORIALISTI – Vera Araújo – Gianni Bianco - Luigino Bruni – Vincenzo
Buonomo - Gianni Caso – Roberto Catalano – Fabio Ciardi - Pietro Cocco
Piero Coda – Paolo Crepaz – Michele De Beni – Pasquale Ferrara - Alberto
Friso – Lucia Fronza Crepaz - Alberto Ferrucci - Anna Granata - Elena
Granata - Gennaro Iorio - Alberto Lo Presti – Iole Mucciconi - Nedo Pozzi
Alessandra Smerilli
LoppianoLab Aziende etiche, gente
di talento, scelte di bene comune:
il Paese non si è arreso di M. Maltese
Sommario
Attualità
12
Kurdistan, dove sei?
di Michele Zanzucchi
19
28
Una nuova luce di Giulio Meazzini
34
45
Erwitt e Gardin: un’amicizia
di Giuseppe Distefano
L’incendio invisibile di Aurelio Molè
50 anni fa su Città Nuova
a cura di Gianfranco Restelli
Invito alla lettura di Elena Cardinali
52
L’Africa di don Vittorio
di Mariagrazia Baroni
60
Preghiere per il re di Luigi Butori
COLLABORATORI – Ezio Aceti – Chiara Andreola - Raffaele Arigliani
Paolo Balduzzi – Mariagrazia Baroni - Giovanni Bettini - Maria Chiara
Biagioni – Riccardo Bosi – Elena Cardinali – Cristiano Casagni – Giovanni
Casoli – Marco Catapano – Francesco Châtel – Giuseppe Chella – Franz
Coriasco – Mario Dal Bello - Paolo De Maina – Raffaele Demaria – Claudia Di
Lorenzi - Giuseppe Distefano – Costanzo Donegana - Marianna Fabianelli
Luca Fiorani – Daniele Fraccaro - Tonino Gandolfo – Annamaria Gatti
Michele Genisio - Letizia Grita Magri - Benedetto Gui - Annalisa Innocenti
Pasquale Ionata - Walter Kostner - Maria Rosa Logozzo - Pasquale
Lubrano – Andrea F. Luciani – Roberto Mazzarella - Fausto Minelli Tanino
Minuta – Eleonora Moretti – Enzo Natta - Cristina Orlandi - Maria Rosa
Pagliari – Vito Patrono – Vittorio Pelligra - Lauretta Perassi - Maddalena
Petrillo Triggiano – Giovanna Pieroni – Adriano Pischetola - Stefano
Redaelli - Daniela Ropelato - Caterina Ruggiu – Lorenzo Russo - Maria e
Raimondo Scotto - Vittorio Sedini – Lella Siniscalco – Loreta Somma
CORRISPONDENTI IN ITALIA – Loreta Somma (Campania) – Tobia
Di Giacomo (Piemonte) - Silvano Gianti (Lombardia) – Patrizia Labate
(Calabria) – Emanuela Megli (Puglia) – Tiziana Nicastro (Emilia–Romagna)
Stefania Tanesini (Toscana)
62
Media
di Claudia Di Lorenzi
Famiglia e società
23
À come pubblicitÀ
di Raffaele Cardarelli
24
Mamma, mi compri il tablet?
di Sara Fornaro
25
26
Cittadinanza di Carlo Cefaloni
27
Vita in famiglia
di Maria e Raimondo Scotto
Bambini e media
di Maria Rosa Pagliari
Lo psicologo di Pasquale Ionata
CORRISPONDENTI DALL’ESTERO – Alberto Barlocci (Argentina)
Michel Bronzwaer (Olanda) – Luigi Butori (Thailandia) - Ed Herkes
(Belgio) – Antonio Faro (Brasile) – Carlo Maria Gentile (Filippine)
Frank Johnson (Gran Bretagna) – Silvano Malini (Uruguay)
Javier Rubio Mercado (Spagna) Jean–Michel Merlin e Alain Boudre
(Francia) - Liliane Mugombozi (Kenya) – Djuri Ramac (Slovenia)
Joachim Schwind (Germania) - Clare Zanzucchi (Stati Uniti)
GRAFICA E FOTOGRAFIA – Umberto Paciarelli
Priscilla Menin - Domenico Salmaso - Raffaella Pediconi
SEGRETERIA DI REDAZIONE – Carlo Cefaloni (responsabile)
Edoardo Mastropasqua – Luigia Coletta – Luciana Cevese - Roberta Ruggeri
ABBONAMENTI – Antonella Di Egidio Silvia Zingaretti – Desy Guidotti
Marcello Armati
PROMOZIONE E DIFFUSIONE – Marta Chierico
PROGETTO GRAFICO – Umberto Paciarelli
COLLABORATORI SITO – Elena Cardinali – Paolo Friso – Paolo Monaco
Valentina Raparelli – Franco Fortuna - Antonella Ferrucci
PAGINA
PAGINA
PAGINA
30
70
46
Tecnologia La rottura programmata
degli elettrodomestici tra mito e realtà.
Le proposte di legge di Giulio Meazzini
Dal vivo e spiritualità
36
Colei che scioglie i nodi
di Annamaria Gatti
38
Cercando “paesaggi” dell’anima
a cura di Oreste Paliotti
41
Pane disceso dal cielo
di Pasquale Foresi
42
Parola di vita | Novembre
di Chiara Lubich
44
Capaci di soffrire con l’altro
a cura di Roberto Catalano
Vita sana
55
In arrivo le celle solari “stampabili”
di Lorenzo Russo
56
Bormio perde la discesa libera
di Paolo Candeloro
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Reportage In Kazakistan, una nazione Arti marziali La lezione di vita
composita e ricca nel sottosuolo
di Pietro Parmense
dell’Aikido applicata anche
nel baseball di Stella Chiu Yuen Ling
58
Buon appetito con…
di Cristina Orlandi
Diario di una neomamma
di Luigia Coletta
67
59
Alimentazione di Giuseppe Chella
Educazione sanitaria
di Spartaco Mencaroni
76
Tratto da “Big”
“La famiglia A-mici”
Arte e spettacolo
63
Hans Memling, un rinascimento
fiammingo di Mario Dal Bello
64
65
Televisione di Eleonora Fornasari
66
Cinema di Giovanni Salandra,
Raffaele Demaria e Cristiano Casagni
Teatro di Giuseppe Distefano
Musica leggera di Franz Coriasco
CD e DVD novità
Musica classica di Mario Dal Bello
Appuntamenti a cura della Redazione
Cultura e tendenze
68
Regina Jonas, la rabbina
di Michele Genisio
72
74
75
Il generale Rommel di Mario Spinelli
Il piacere di leggere a cura di G. Abba
In libreria a cura di Oreste Paliotti
In dialogo
78
79
81
La posta di Città Nuova
Incontriamoci a Città Nuova...
Riparliamone a cura di Gianni Abba
Questo numero è stato chiuso in tipografia
il 14-10-2014. Il numero 19 del 10-10-2014
è stato consegnato alle poste il 7-10-2014
Segnaliamo su www.cittanuova.it
ESTERI
Diario dalla Siria/55 a cura della Redazioneweb
SPORT
Vittorie sempre più al femminile di Marco Catapano
ECONOMIA CIVILE
L’impresa sociale e la sfida di Bertinoro di Carlo Cefaloni
E d i tA ot truiaal iltià
Lavoro
Malala Yousafzai
di Alberto Ferrucci
di Anna Granata
Ci ha lasciato Walter Baldaccini, imprenditore umbro di Economia di Comunione,
che nelle vacanze seguiva attività sociali
in Africa e che aveva aperto l’azionariato della Um-
Questa è decisamente una buona notizia:
la diciassettenne pakistana Malala Yousafzai ha vinto il Nobel per la pace. È la
Perché e come
restare in Italia
bria Cuscinetti ai lavoratori che con lui avevano reso
l’azienda un grande fornitore mondiale di quegli stabilizzatori delle ali dei grandi jet dalla cui affidabilità ed
efficienza dipende la vita di tutti noi.
I suoi figli hanno raccontato a LoppianoLab come, sulla traccia del padre, stanno portando avanti l’azienda in
questo momento di crisi: invece di affidarsi alla sola riduzione di costi, hanno avviato nel salernitano una nuova attività di ricerca che ha creato per gli stabilizzatori
un software capace di affrontare problematiche più vaste, consolidando così la clientela senza guerre di prezzi:
potendo trasferirsi negli Usa accanto al cliente più importante, sono rimasti invece in Umbria.
In questi giorni, al contrario, dalla borsa di Milano sono sparite le azioni Fiat, trasformata Fca, quotata a New
York, con sede legale in Olanda e fiscale in Gran Bretagna; in Italia rimangono gli stabilimenti con metà dei
lavoratori in cassa integrazione e rimane la Ferrari, guidata però dall’amministratore della Fca.
Complice di questo esodo è l’Unione-europea, che impone
regole pignole in ogni settore ma dimentica di sanzionare
le leggi societarie e fiscali dei Paesi del Nord che favoriscono l’evasione fiscale delle multinazionali; responsabili
dell’esodo sono pure le nuove generazioni che guidano le
aziende, che antepongono calcoli economici di breve respiro alla missione dell’azienda tracciata dai fondatori,
nel caso Fiat così legata al territorio da inserire nella sigla
aziendale il nome della città di Torino. I passaggi generazionali non sono eludibili e rispettare la mission aziendale
non significa vivere nella tradizione: occorre comunque
adeguare l’attività aziendale ai tempi e ai mercati. Questo
vale in particolare per noi italiani, i cui prodotti non potranno mai competere nel prezzo con quelli dei Paesi in cui
il lavoro è poco tutelato. Dobbiamo puntare sull’inventiva,
la qualità, la cultura di chi opera in azienda: i nostri prodotti saranno più preferiti solo perché “speciali”.
6
Città Nuova - n. 20 - 2014
Il Nobel più
giovane di sempre
prima volta che il prestigioso premio viene attribuito a una cittadina pachistana e a una persona dall’età
FRVu JLRYDQH 6H D TXHVWL HOHPHQWL GHOOD VXD ELRJUDÀD
aggiungiamo che si tratta di una donna, di religione
musulmana, che si è battuta con tutte le sue forze per
il diritto all’istruzione nel suo Paese e nel mondo, abbiamo tutti i motivi per gioire quest’anno della scelta
dell’Accademia svedese. Con Malala ha ricevuto il
premio anche Kailash Satyathi, insegnante indiano sessantenne che ha speso la sua vita battendosi contro gli
abusi sui minori e liberando migliaia di bambini dal
lavoro forzato. Hanno entrambi già dichiarato di voler
lavorare insieme per la pace tra i loro Paesi e per il diritto all’istruzione, unico vero strumento per superare
la violenza.
In poco più di 16 anni, la vita di Malala è già stata seJQDWDGDVFHOWHGLUDURFRUDJJLR$DQQLVLqULÀXWDWD
di abbandonare la scuola, violando la legge dei talebani che negano alle bambine il diritto all’istruzione. La
sua scelta e la diffusione delle sue idee sul web sono alla
base dell’attentato di cui di lì a poco è rimasta vittima.
Operata a Birmingham, è rimasta nella città inglese per
continuare gli studi.
Il 12 luglio 2013 ha festeggiato il suo sedicesimo compleanno al Palazzo di Vetro dell’Onu, dove ha lanciato un forte appello per il diritto all’istruzione di tutti i
bambini del mondo, augurandosi che possano andare a
VFXROD ©DQFKH L ÀJOL GHL WDOHEDQL H GL WXWWL L WHUURULVWLª
Nel suo saari rosa, invocando Allah, si è riferita alla
tradizione iniziata da Gandhi, Nelson Mandela, Martin
Luther King, Madre Teresa di Calcutta, i suoi maestri in
materia di non violenza. «Un bambino, un insegnante,
XQ OLEUR XQD SHQQD SRVVRQR FDPELDUH LO PRQGRª KD
concluso il suo forte e accorato messaggio. Voleva fare
il medico, ma ha cambiato idea: vuole fare il politico.
La saggezza non ha età, se ascoltassimo di più le nuove
generazioni, ne avremmo più di una prova.
Francoforte 2014
Se gli scaffali
si svuotano
La storica
sede torinese
della Fiat.
La giovane
pakistana
Malala
Yousafzai,
premio Nobel
per la pace.
R. Vieira/AP
cento dal 2011) e a prezzi sempre più bassi (-5,1 per cento
i libri di carta, -20,8 gli ebook al netto dell’Iva rispetto al
2013), ma perché il nostro Paese è agli ultimi posti nel
vecchio continente per numero di lettori, davanti solo alla Grecia. Nel 2014 il 57 per cento degli italiani non ha
comprato nemmeno un libro e periodicamente chiudono
HGLWULFLHOLEUHULH4XDOFXQRWHQWDGLJLXVWLÀFDUHLGDWLFRQ
la rivendicazione ottimistica di una crescita del mercato
digitale, ma si tratta di una spiegazione approssimativa perché, se è vero che di libri digitali se ne pubblicano ogni anno di più, è altrettanto vero che la crescita non
avviene secondo le attese e non dà segnali di «recupero
ULVSHWWRDOOHSHUGLWHVXOFDUWDFHRªFRPHKDVRWWROLQHDWRD
Francoforte il presidente dell’Associazione italiana editori
(Aie), Marco Polillo. Tenuto poi conto che i lettori di ebook sono spesso gli stessi che leggono anche i vecchi libri
di cellulosa, l’interpretazione più corretta è semmai che la
lettura è lontanissima dall’essere una priorità per i nostri
connazionali e il degrado culturale sovente paventato da
molti intellettuali e dagli standard scolastici del Belpaese
a conti fatti sembra non essere una favola, come vorrebbe
qualche irriducibile ottimista.
Quale futuro si prospetta? Se è evidente che con la
crisi nera che ci attanaglia, quando già per molte famiglie italiane è un miracolo affrontare le spese essenziali
per la propria sopravvivenza, i beni non necessari costituiscono un lusso, è però altrettanto evidente che senza
LQYHVWLUHLQFXOWXUDHGHGXFD]LRQHULHVFHGLIÀFLOHFUHGHUH
che il futuro potrà essere più roseo del presente. Ci consola solo vedere che l’aumento di numeri negativi che
costella le analisi sullo stato dell’editoria in Italia sembra al momento risparmiare i libri per ragazzi. In fondo,
anche se poi sono veramente pochi i titoli che sostengono l’intero settore, dà comunque gioia poter credere che
le nuove generazioni stiano rivelandosi più lungimiranti
delle vecchie.
Un’immagine
della Buchmesse
di Francoforte,
la più grande
fiera del libro.
M. Probst/AP
La Fiera del libro più importante del mondo è per un editore italiano motivo di
grande sconforto. Non tanto perché di libri se ne vendono sempre meno (in calo del 20 per
M. Pinca/AP
di Luca Gentile
Città Nuova - n. 20 - 2014
7
POLITICA ITALIANA
di Marco Fatuzzo
LaPresse
Attualità
L’
articolo 18? Non c’è più.
No, non nel senso che sia
stato abolito, ma è praticamente “annegato” all’interno del Jobs Act e del maxiemendamento sul quale il governo
ha ottenuto, nelle scorse settimane,
OD ÀGXFLD DO 6HQDWR )DWWD HFFH]LRne per la previsione della reintegra]LRQH GHL ODYRUDWRUL OLFHQ]LDWL SHU
motivi disciplinari, sia pure solo
per alcune fattispecie. Per il ministro Poletti «tutta la discussione si
qIRFDOL]]DWDVXOODTXHVWLRQHGHOO·DUWLFROR PD O·RSHUD]LRQH FKH VWLDmo facendo partire è rilevantissima
e, per avere successo, richiede che
cambi la cultura del Paese». E ciWD O·HVHPSLR GHJOL DPPRUWL]]DWRUL
sociali: «Passeremo – afferma – da
un sistema di politiche passive del
8
Città Nuova - n. 20 - 2014
JOBS ACT
COME CREARE
LAVORO?
LA LEGGE DELEGA SUL LAVORO, APPROVATA
IN SENATO CON UN VOTO DI FIDUCIA E ORA
PASSATA ALLA CAMERA, APRE SCENARI DI INCERTA
DECIFRAZIONE. QUALCOSA VA COMUNQUE FATTO
PER RIMETTERE IN MOTO LA MACCHINA-PAESE
R. Monaldo /LaPresse
ODYRUR LQ FXL OR 6WDWR SDJD OH SHUVRQH SHU UHVWDUH D FDVD VHQ]D DOFXQ
obbligo, a un sistema di politiche atWLYHGRYHOR6WDWRHOHVXHVWUXWWXUH
le prendono in carico per offrire loro
nuove opportunità di impiego».
Il testo della delega è assai vago
H FRQ DPSL VSD]L GL GLVFUH]LRQDOLWj
SHU OD VXD DWWXD]LRQH /D QRYLWj SL
ULOHYDQWH GHO SURYYHGLPHQWR q VHQ]D
K. Wigglesworth/Ap
Il disegno di legge sul lavoro,
su cui Matteo Renzi (a des.)
ha avuto la fiducia al Senato,
non incontra il consenso
di Maurizio Landini (sopra)
della Fiom, che ha organizzato
assieme alla Cgil lo sciopero
generale del 25 ottobre.
dubbio la previsione di una nuova tipologia di contratti: tutti a tempo indeterminato e “a tutele crescenti”, ovYHUR VHQ]D OD SURWH]LRQH GHOO·DUWLFROR
DOO·LQL]LRGHOUDSSRUWRGLODYRURH
per un numero di anni ancora da precisare. Dopo il passaggio alla Camera
dei deputati, dove non si esclude venJDDQFRUDSRVWDODÀGXFLDVSHWWHUjDO
JRYHUQR GHÀQLUH ² DWWUDYHUVR XQ GH-
creto avente valore di legge ordinaria
FKH5HQ]LFRQWDGLIDUDSSURYDUHHQtro il mese di novembre) e il varo (nei
mesi successivi) dei decreti delegati
attuativi – come sarà concepito questo
nuovo contratto, come saranno modiÀFDWLJOLDOWULFRQWUDWWLSUHFDULHJOLDPPRUWL]]DWRULVRFLDOLHFRVDDFFDGUjQHO
FDVRGLOLFHQ]LDPHQWLLOOHJLWWLPLDFFHUtati dal Tribunale.
Città Nuova - n. 20 - 2014
9
JOBS ACT, COME CREARE LAVORO?
F. Cimaglia/LaPresse
At t ualità
,QWDQWR 5HQ]L ID LO ELODQFLR IUD L
dissensi provenienti nel Paese da
parti del mondo politico (non solo
GDL EDQFKL GHOO·RSSRVL]LRQH H GD
SH]]LGHOPRQGRVLQGDFDOHHLFRQVHQVL FKH DUULYDQR GDOO·HVWHUR /D
PLQRUDQ]D3GFKLHGH©FRUUHWWLYLSHU
migliorare il ddl e renderlo meno generico su alcuni punti, tra cui quello
VXOOD VHPSOLÀFD]LRQH GHOOH IRUPH
FRQWUDWWXDOLªSHU)RU]D,WDOLD©LOJRYHUQR 5HQ]L H OD VXD PDJJLRUDQ]D
sono nel caos più totale. Emergono
evidenti le diverse anime all’interno
GHO 3G H GHOOD PDJJLRUDQ]Dª H SHU
LO06GDOSDOFRGHOODNHUPHVVHGHO
Circo Massimo, «il ddl si migliora cercando di creare più tutele per
chi attualmente ha un lavoro, e poi
uscendo dalla logica che più precaUL]]LSLFUHLODYRURª6HQ]DFRQWDUH
L SHVDQWL JLXGL]L YDOXWDWLYL HVSUHVVL
GDOOD &DPXVVR H GD /DQGLQL FRQ OD
PDQLIHVWD]LRQHGLSLD]]DDQQXQFLDWD
per il 25 ottobre.
Per contro, l’Ocse «si congratula per la riforma», il presidente
uscente della Commissione europea
-RVH 0DQXHO %DUURVR GHÀQLVFH LO
Jobs Act «una riforma coraggiosa,
10
Città Nuova - n. 20 - 2014
Luigi Angeletti, Annamaria
Furlan e Susanna Camusso,
il fronte sindacale nel dibattito
su articolo 18 e Jobs Act
non è coeso.
importante e di grande impatto sulla competitività dell’economia italiana», e per la cancelliera Angela
0HUNHO ©FRQ LO -REV$FW O·,WDOLD VWD
facendo un passo importante, perché
VXO IURQWH GHOO·RFFXSD]LRQH VL GHvono eliminare le barriere presenti
nel mercato del lavoro e l’Italia sta
cercando di fare questo». Ma l’assist
SLULOHYDQWHD5HQ]LDUULYDGDOSUHsidente della Banca centrale europea
Mario Draghi, che, in un intervento
pronunciato a Washington, ad un diEDWWLWR GHOOD %URRNLQJV ,QVWLWXWLRQ
si dice favorevole alla riforma del
governo, affermando di non credere
che la revisione delle regole del lavoro in Italia si tradurrà in massicFL OLFHQ]LDPHQWL SHUFKp ² VSLHJD ²
«dopo anni di recessione, e tassi di
GLVRFFXSD]LRQH HOHYDWL OH LPSUHVH
che hanno voluto o dovuto licen]LDUH OR KDQQR JLj IDWWRª$ VFDQVR
di equivoci, Draghi tiene tuttavia a
precisare che «deve essere più faciOHSHUOHD]LHQGHDVVXPHUHLJLRYDQL
QRQ OLFHQ]LDUOLª H DPPRQLVFH ©,Q
Europa i politici che non aumenteranno i posti di lavoro verranno puniti dall’elettorato dei propri Paesi».
Il problema nodale, dunque, rimane quello di creare nuove opSRUWXQLWj ODYRUDWLYH 6u PD FRPH"
Un primo livello (elementare) di
risposta è legato a ciò che richiedoQR SHU LQFUHPHQWDUH SURGX]LRQH HG
RFFXSD]LRQHVLDO·LPSUHQGLWRULDLWDliana che anche gli investitori straQLHUL VRSUDWWXWWR XQD ULGX]LRQH GHOOD SUHVVLRQH ÀVFDOH FRVWL HQHUJHWLFL
comparabili a quelli degli altri Paesi
HXURSHLXQDEXURFUD]LDSLVQHOODH
veloce, tempi certi per il pagamento
dei crediti da parte delle pubbliche
DPPLQLVWUD]LRQL VHUYL]L HIÀFLHQWL
Tutti punti deboli del nostro sistema. Un secondo livello di risposta
emerge dalle proposte di politica
economica, corredate da stime sulOH SRVVLELOL ULFDGXWH RFFXSD]LRQDOL
SURYHQLHQWL GDOOH DVVRFLD]LRQL GDWRULDOL GDL VLQGDFDWL H GD LVWLWX]LRQL
GL YDULD QDWXUD 6HFRQGR OH VWLPH
GHO &HQWUR VWXGL GL &RQÀQGXVWULD
del Cer (Centro Europa ricerche)
GHOOD &JLO GHOO·$QEL $VVRFLD]LRQH
QD]LRQDOH ERQLÀFKH H LUULJD]LRQH
GL /HJDPELHQWH VDUHEEH SRVVLELOH
OD FUHD]LRQH GL PLOD QXRYL
impieghi, in un biennio, attraverso il
pagamento dei debiti della pubblica
DPPLQLVWUD]LRQHODULGX]LRQHGHOO·,rap e una sforbiciata alle aliquote
contributive, la lotta al dissesto idroJHRORJLFR H OD PHVVD LQ VLFXUH]]D
delle 2.943 aree a maggior rischio
QHO 3DHVH LQ XQ WHUULWRULR FRVu VRJgetto a frane, alluvioni e sismi come
TXHOOR LWDOLDQR O·DWWXD]LRQH GHOOD
GLUHWWLYD HXURSHD ´µ UHFHpita anche dal nostro Paese, sull’efÀFLHQ]D HQHUJHWLFD GHOOH DELWD]LRQL
private e delle industrie.
Marco Fatuzzo
ANCHE I SASSI PENSANO
Ping Pong
di Vittorio Sedini
Città Nuova - n. 20 - 2014
11
Paesi fantasma
QUESTA RIFUGIATA
DA KOBANE
È SENZA PATRIA
Kurdistan,
dove sei?
12
Città Nuova - n. 20 - 2014
L. Pitarakis/AP
D
el Kurdistan si parla da sempre,
perché è la terra promessa di un
popolo che non riesce a trovare un
luogo dove posare il capo. Il fatto
è che il territorio da loro abitato
si situa in una delle zone geostrategiche
più sensibili esistenti, tra Siria, Turchia,
Iraq e Iran. Una regione montuosa e
desertica, diventata negli ultimi anni
appetibile per il petrolio che pare un
mare sotterraneo. I curdi, dopo anni di
continuate e violente proteste – celebre
quella del leader del Pkk Ocalan –, nel
dopoguerra iracheno, a partire dal 2003,
hanno cercato pragmaticamente di
costruire di fatto un loro Stato autonomo,
seppur sotto il vessillo di Baghdad, con
città principali Mosul ed Erbil. Una zona
che è stata scelta anche dai cristiani
iracheni per rifugiarsi fuggendo da città
più pericolose. Di Kurdistan si è tornato
a parlarne per l’offensiva dell’Isis che ha
provocato circa 300 mila profughi curdi
riversatisi verso la confinante Turchia,
che però li ha sempre visti come il fumo
negli occhi. I raid aerei degli Usa e dei
suoi alleati non riescono a fermare
l’offensiva dell’Isis mentre i turchi
esitano ad intervenire per poter giocare
di rimessa e presentarsi come i salvatori
dei curdi per meglio controllarli. Nella
zona chi ci rimette sono ancora e sempre
i più poveri tra i curdi.
Michele Zanzucchi
P r i m Aot t pu ai lai nt ào
PIAGHE DEL XXI SECOLO
di Carlo Cefaloni
I
l vero scandalo è l’indifferenza.
Partiamo da un esempio banale.
Durante un programma televisivo di per sé misurato e gradevole, come Tale e Quale Show
su Rai Uno, due noti uomini di spettacolo hanno ironizzato sulla popolazione notturna della via Salaria, a
Roma. Ma anche la mattina si possono incontrare prostitute nei campi
che circondano il santuario del Divino Amore nella stessa capitale.
Degrado umano
Ditemi, che c’è da ridere? Di fatto
nel Bel Paese esiste ed è diffusa la riduzione in schiavitù. A cielo aperto,
nelle periferie degradate come nelle
zone più isolate, o dentro spazi comunque riconoscibili, esseri umani,
prevalentemente donne, subiscono
violenze degradanti senza che arrivi un intervento liberatorio dall’oppressione. Fioccano, invece, prese
di posizione urgenti per “ripulire le
strade” e ripristinare il decoro urbano. Magari regolarizzando il “mercaWRµ SHU HVWUDUUH GDO ÁXVVR GL GHQDUR
in circolazione, una porzione per le
sempre più magre casse dello Stato.
Già l’Istituto nazionale di statistica
(Istat) ha pensato bene di adeguare il
conteggio della ricchezza nazionale
LA TOLLERANZA
DELLA SCHIAVITÙ
IN ITALIA SI PARLA DI LEGALIZZARE E TASSARE IL SISTEMA
DELLA PROSTITUZIONE INVECE DI DESTINARE RISORSE PER CONTRASTARE
L’ODIOSO CRIMINE DELLA TRATTA DEGLI ESSERI UMANI
14
Città Nuova - n. 20 - 2014
D. Leone/LaPresse
(Pil) ai parametri europei (Eurostat)
introducendo nel conteggio il valore
SUHVXQWR GHOOH DWWLYLWj FRPH ©WUDIÀco di sostanze stupefacenti, servizi
della prostituzione e contrabbando
(di sigarette o alcol)». Avremo così,
a partire dal 2014, un balzo del Pil
che taluni stimano addirittura al 16
per cento (circa 260 miliardi di euro)
che rimarrebbe comunque invariato
con lo spostamento dell’attività delle
nuove “case chiuse” dall’illegale al
“legale” con un monitoraggio sanitario utile per i clienti e i loro familiari.
È un vecchio cavallo di battaglia
del partito radicale che, coerentemente con la visione individualista
“liberal-liberista e libertaria” vuole
una legge che riconosca come attività commerciale «la prestazione
di servizi sessuali e remunerati tra
persone maggiorenni consenzienti».
In tal senso si muove la proposta referendaria della Lega intenzionata a
far pagare le tasse alle prostitute che
«esercitino la professione lontano
Adriani/LaPresse
Sopra:
Via Crucis contro
la prostituzione
e la tratta delle
donne proposta
dall’associazione
Giovanni XXIII.
A des.: scena
consueta
sulle strade
delle periferie
urbane.
Città Nuova - n. 20 - 2014
15
Primo piano
LA TOLLERANZA DELLA SCHIAVITÙ
dalle strade, in luoghi sicuri e delimitati a norma di legge». In tal modo si offrirebbe «più sicurezza e tutela per chi esercita questa attività»
e si combatterebbe «la criminalità,
la tratta e lo sfruttamento».
Il ragionamento non è così lontano
dal pensare comune e, in suo soccorso, arriva la legalizzazione dei “servizi della prostituzione” introdotta in
Germania. D’altra parte, udite udite,
la proposta si trova già nel piano di
rinascita nazionale della loggia P2
di Licio Gelli. Il documento, datato
1976, andrebbe riletto attentamente su
più capitoli; ma è sul modello di città
che occorre prestare attenzione perché
quando alcuni sindaci si dicono a favore dei quartieri a luci rosse confessano, di fatto, di non riuscire a gestire
il territorio con il proliferare di periferie dove crescono i luoghi dello scarto
(slot city, sex city, campi nomadi, deSRVLWLGLULÀXWLHFHQWULSHULPPLJUDWL
accanto ad abitazioni esclusive dotate
di guardiania e un centro storico offerto come cartolina per i turisti.
La miseria
del libero consenso
Il «libero consenso tra adulti
FRQVHQ]LHQWLªqODIRJOLDGLÀFRFKH
serve a coprire le situazioni di profonda diseguaglianza e povertà. Il
problema della prostituzione esplose
ad esempio a Torino, come ricorda
il Gruppo Abele, negli anni Ottanta,
durante la prima applicazione della
cassa integrazione a tappeto: «“Lo
facciamo per portare soldi a casa
senza dover rubare”, dicevano imbarazzati quei signori di mezz’età che
si rivolgevano a chiedere aiuto perché non ce la facevano più a vivere
in quel modo». I circoli del pensiero
iperliberista, invece, come il molWR LQÁXHQWH LVWLWXWR %UXQR /HRQL
vedono solo la libertà dell’impresa
al di là di considerazioni di «mora-
16
Città Nuova - n. 20 - 2014
lità personale e di fede religiosa» e
bollano la lotta che fece la senatrice
Merlin nel 1958 contro la schedatura delle prostitute e la loro emancipazione dalla condizione servile
come esempio di «collettivismo totalizzante».
Così il dibattito pubblico al festival di economia di Trento del
2011 ha visto il prevalere della tesi
a favore della tassazione e legalizzazione della prostituzione con una
maggioranza del 69 per cento del
voto dei presenti, per lo più studenti universitari. Un dato che sembra
confermare la tesi di chi vede in
certi studi, infarciti di modelli matematici apparentemente infallibili,
la scomparsa della percezione «del
volto e della ferita dell’altro» come
del buon senso. Le migliori ricerche
a livello internazionale confermano
un dato ovvio: è il disagio economico e la povertà a spingere verso
la prostituzione. Bisogna agire su
queste cause per sottrarre un numero crescente di persone fragili al dominio della criminalità organizzata.
Una società anonima e colpevole si
accontenta, invece di creare occasioni di inclusione sociale tramite il
ODYRUR GL GHÀQLUH H UHJRODPHQWDUH
ipocritamente la vendita delle prestazioni sessuali come lavoro.
D. Leone/LaPresse
A. Contaldo/LaPresse
Una commissione
in controtendenza
A togliere di mezzo ogni alibi ci
ha pensato la Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di
genere del Parlamento europeo con
la relazione Honeyball (dal nome
della relatrice, la deputata britannica Mary Honeyball del gruppo socialdemocratico) del febbraio 2014
«sullo sfruttamento sessuale e prostituzione e sulle loro conseguenze
per la parità di genere»: «La prostituzione è una violazione dei diritti
umani», è scritto.
I dati sono agghiaccianti. Il 68
per cento di coloro che la praticano soffrono di disturbi traumatici.
La stessa percentuale delle vittime
della tortura. Mentre la quasi totalità (95 per cento) ha subito violenza
prima di entrare in un mercato brutale che non conosce limiti se non
O·DFFXPXOR GL SURÀWWL /D OHJDOL]]D-
Una delle iniziative contro
la prostituzione messa
in atto dalle forze dell’ordine
di Roma. Sopra: chiuse tre case
d’appuntamento mascherate
da centri benessere a Torino.
zione risolverebbe il problema? Al
contrario, secondo la relazione Honeyball, che prende di mira le cifre
del modello tedesco evidenziandone
le incongruenze. A cominciare dal
fatto che «la criminalità organizzata svolge un ruolo di rilievo laddove la prostituzione è legale» con un
EHQHÀFLR VRSUDWWXWWR GHL ©SURWHWWRUL
che riescono a trasformarsi in uomini d’affari» che rispondono alOD ORJLFD ÀVLRORJLFD GHO PHUFDWR GL
©PDVVLPL]]DUHLSURÀWWLªGLYHQWDQGR
l’ambiente idoneo a far prosperare
«i crimini estremamente violenti, la
corruzione, la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani» incentivati dalle scelte dei Paesi che
decidono di «legalizzare l’industria
del sesso».
Talita Kum
C’è chi lotta ogni giorno senza
quartiere contro la piaga della tratta
di circa 21 milioni di esseri umani
nel mondo che vengono usati come
merce non solo per scopi sessuali
(la prostituzione interessa il 60 per
cento del fenomeno), ma anche per
lavori usuranti o il prelievo di organi. Esiste un piccolo esercito di suore che hanno formato una rete planetaria (“Talita Kum”) che si è fatta
conoscere, con conferenze stampa e
comunicati, prima dei Mondiali di
calcio disputati in Brasile nel 2013,
dato che questi grandi eventi producono un aumento considerevole (tra
il 30 e il 40 per cento) di questo tipo
di consumo alimentato senza scrupoli anche grazie, come ha precisato
la brasiliana suor Gabriella Bottani,
«alle campagne pubblicitarie dove
le donne vengono prevalentemente
presentate come oggetti di piacere
sessuale e di consumo all’interno di
un sistema socioeconomico centrato
sulla logica esclusiva del lucro sulla
vita delle persone».
Città Nuova - n. 20 - 2014
17
LA TOLLERANZA DELLA SCHIAVITÙ
LaPresse
Primo piano
Così anche l’italiana suor Eugenia
Bonetti, presidente dell’associazione
“Slaves no more”, invita a considerare la centralità del problema che non
è la prostituzione in generale ma «il
WUDIÀFR GL HVVHUL XPDQL SHU OR VIUXWtamento sessuale con riduzione delle
vittime in condizioni di schiavitù o
semi schiavitù», come avviene per
le tante immigrate straniere attirate
con l’inganno e minacciate non solo
direttamente ma con ritorsione verso
i familiari rimasti in patria. Le catene sono invisibili ma molto strette. A
ÀQH VHWWHPEUH LO &RQVLJOLR G·(XURSD
ha censurato l’Italia perché ancora
«non ha un piano d’azione nazionale
sulla tratta di esseri umani».
Una politica
contro la schiavitù
Ci vorrebbe una task force di intervento pubblico per avvicinare le
vittime, capire come aiutarle concretamente e stroncare il giro d’affari
GHOUDFNHWFKHFRQWLQXDDIDUHSURÀWWL
e investire in attività lecite riuscendo a mimetizzarsi ed esercitare la
SURSULD LQÁXHQ]D LQ DOWUL PRGL 0D
come sempre, mancano i fondi pub-
18
Città Nuova - n. 20 - 2014
A Roma, multe a prostitute
e clienti che esercitano
il meretricio in strada.
blici e anche le unità di strada messe
in piedi dalle associazioni di volontariato di ogni genere stentano ad
andare avanti, mentre un certo ceto
politico ha offerto un misero esempio di disquisizione sull’“utilizzaWRUH ÀQDOHµ GL SUHVWD]LRQL VHVVXDOL
rientranti nel giro della prostituzione
con la tendenza, si dice prevalente
tra i clienti, ad orientarsi verso le e
i minorenni. Una situazione simile
a quella svedese secondo Max Waltman, ricercatore presso l’università
di Stoccolma, dove è stata introdotta
dal 1999 una norma che penalizzando i clienti produrrebbe, secondo la
relazione della commissione Honeyball, un effettivo potere deterrente con notevole riduzione del fenomeno e la perdita di interesse dei
clan malavitosi.
Per l’adozione di un sistema del
genere e il varo di un piano nazionale
antitratta si spende l’associazione papa Govanni XXIII, attiva sul campo
dal 1990 con l’esperienza cominciata
da don Oreste Benzi a Rimini da un
presupposto preciso («nessuna donna
nasce prostituta, c’è sempre qualcuno
che la fa diventare») e che ha liberato dalla schiavitù della tratta oltre
seimila persone anche grazie ad una
sensibilizzazione diffusa come la veJOLD´SHUOHGRQQHFURFLÀVVHµ
Non è d’accordo con l’utilità di
criminalizzare il cosiddetto cliente il Gruppo Abele, fondato da don
Luigi Ciotti nel 1965, che ribadisce
l’importanza di applicare effettivamente le leggi vigenti (la Merlin del
1958 e l’articolo 18 del testo unico
sull’immigrazione del 1998) che teoricamente permettono di intervenire
per uscire dall’inferno della prostituzione forzata. Anche se poi bisogna
ammettere che, nei fatti, l’aiuto dello
Stato stenta ad arrivare, soprattutto
per le donne italiane, se solo si pensa
all’occasione di lavoro come percorso di riscatto. In generale manca una
regia nazionale per affrontare il problema nella sua complessità.
Il dibattito serio sul modello svedese, raccomandato dalla commissione del Parlamento europeo, può
essere un banco di prova dell’effettiva volontà di affrontare il ritorno
della schiavitù nel nuovo millennio.
Ma per arrivare a qualche risultato
bisogna ripartire da quello che propone di fare la rete “Talita Kum” a
quella parte di società che non vuole
restare complice di un delitto odioso
contro la dignità umana: acquisire
competenze per riconoscere, identiÀFDUH H GHQXQFLDUH OH GLYHUVH VLWXDzioni di tratta di essere umani.
Carlo Cefaloni
ALCUNI SITI
PER APPROFONDIRE
www.slavesnomore.it
www.apg23.org
http://www.gruppoabele.org
www.europarl.europa.eu/
NOBEL
di Giulio Meazzini
Attualità
UNA NUOVA LUCE
G
Anche la storia di questa invenzione è interessante. La prima idea
di emissione di luce tramite semiconduttore fu proposta da Henry J.
Round, un collaboratore di Marconi,
nel 1907. Nei primi dispositivi reaOL]]DWL DOOD ÀQH GHJOL DQQL &LQTXDQWD
IL PREMIO PER LA FISICA A TRE GIAPPONESI
INVENTORI DEL LED. UNA RIVOLUZIONE ECOLOGICA
ED ECONOMICA PER IL TERZO MILLENNIO
E. Kayne/Ap
radualmente le nostre case, le
strade delle città e gli oggetti
che utilizziamo si convertiranno ai led. Il motivo è semplice, conviene: le lampadine
D LQFDQGHVFHQ]D LQYHQWDWH DOOD ÀQH
dell’Ottocento da Edison) durano
FLUFD PLOOH RUH OH ODPSDGH ÁXRUHVFHQWLRQHRQUHDOL]]DWHDOODÀQHGHgli anni Venti del secolo scorso) 10
mila ore, mentre i led (diodo a emissione luminosa) 100 mila ore.
Non solo: i led hanno un bassissimo consumo rispetto alle altre lampade, perché l’energia elettrica viene convertita direttamente in fotoni
luminosi tramite un semiconduttore,
senza passare per il riscaldamento
GHO ÀODPHQWR FRPH QHOOH YHFFKLH
lampadine a incandescenza, che
sprecavano in calore venti volte più
HQHUJLD 8QD HIÀFLHQ]D HQHUJHWLFD
che, tra l’altro, è in costante miglioramento.
Ancora: la luminosità di un led è
senza paragoni. Il record attuale è di
ben 300 lumen per watt. Per ora.
Se poi consideriamo che un quarto dell’energia elettrica consumata
nel mondo è dovuto all’illuminazione, si capisce l’enorme risparmio
possibile grazie alla diffusione dei
led e il vantaggio per l’ambiente. Una vera rivoluzione è quindi
in corso nei lampioni delle strade,
nell’illuminazione delle nostre case,
nei computer, nei cellulari e così via.
Le lampade a led (dall’inglese
light-emitting diode) sono utilizzate
già su vasta scala, dai nostri
cellulari ai grandi impianti sportivi.
si riusciva a produrre solo luce rossa, poi verde. Ma per produrre luce
bianca mancava il diodo a luce blu
(rosso+verde+blu=bianco). Nonostante gli sforzi di industrie, laboratori e
ricercatori di tutto il mondo, non sembrava possibile arrivare al risultato.
Solo la testardaggine dei tre giapponesi – Isamu Akasaki e Hiroshi
Amano dell’università di Nagoya
e Shuji Nakamura dell’università
GL 6DQWD %DUEDUD LQ &DOLIRUQLD ²
QHOO·LQVHJXLUH ©XQ VRJQRª KD LQÀQH
portato nel 1992 al risultato tanto
atteso. Trent’anni di impegno per
un’impresa che sembrava impossibile. Da qui il premio Nobel per la
ÀVLFDDLWUHULFHUFDWRUL
«Un’invenzione di grandissimo
EHQHÀFLR SHU O·XPDQLWjª KD FRPmentato la commissione del premio,
proprio come voleva Alfred Nobel
quando, nel 1895, scrisse il suo famoso testamento nel quale istituiva
il riconoscimento alle persone che
DSSRUWDQR ©FRQVLGHUHYROL EHQHÀFL
all’umanità».
Città Nuova - n. 20 - 2014
19
Attualità
«L
a mia è una scommessa
di fede giusta. Voglio dimostrare che il Vangelo
funziona quando adoperiamo braccia e cuore con
intelligenza senza risparmiarci dal
sudore». Vincenzo Linarello, a capo
di Goel, il consorzio sociale che lavora in terra di ‘ndrangheta, sa che
il riscatto e il lavoro buono costano fatica e che demolire il progetto
messo in piedi da criminalità e massoneria per lasciare la Calabria in
perenne stato di precarietà costa attentati ai raccolti e alle attività. «La
‘ndrangheta non è cattiva: è inutile
– prosegue –. Le nostre 12 imprese
e cooperative dimostrano che l’etica costituisce un vantaggio competitivo». Il coraggio di Vincenzo ha
calamitato l’attenzione e i capitali
di Marco e Matteo Cabassi, immobiliaristi milanesi (vedi Città Nuova
n. 18/2014 p. 8), che gli hanno of-
20
Città Nuova - n. 20 - 2014
LUOGHI DI NOVITÀ
di Maddalena Maltese
LE STORIE BELLE
DELL’ITALIA
AZIENDE ETICHE, GENTE DI TALENTO, SCELTE
DI BENE COMUNE: IL NOSTRO PAESE NON
SI È ANCORA ARRESO. PAROLA DI LOPPIANOLAB
ferto nel cuore della capitale della
moda un punto espositivo per le creazioni dell’atelier Cangiari, prodotWH LQWHUDPHQWH FRQ ÀODWL ELRORJLFL
©3HU QRL VRVWHQLELOLWj VLJQLÀFD GDUH
a tutte le nostre attività un cuore»,
spiega Matteo, che non nasconde di
guardare al coraggio di Goel tutte
le volte che la crisi e la burocrazia
aggrediscono le sue imprese: «Se ce
l’ha fatta Vincenzo, possiamo farcela anche noi».
A LoppianoLab succede anche
questo: rapporti di reciprocità tra imprese e tra Nord e Sud di un Paese
ÀQDOPHQWHQRQGLYLVRGDO3LOPDFRQ
un progetto comune di innovazione.
Il laboratorio per l’Italia, ideato dal
gruppo editoriale Città Nuova, dal
Polo Lionello Bonfanti, dall’istituto
universitario Sophia e dalla cittadella di Loppiano, taglia il nastro della
quinta edizione e sorprende per le
adesioni, tremila partecipanti, per
la continuità dei progetti (Slot Mob,
la mobilitazione contro l’azzardo,
lanciata lo scorso anno ha coinvolto
60 città e ora punta a 100), per l’indagine su fenomeni sociali rilevanti
(gender e intercultura), per il dialogo
tra mondo laico e cattolico (Umberto
Galimberti e Piero Coda si sono confrontati sull’attualità di Agostino);
per gli spazi di partecipazione capaci
di far incontrare cittadini e buona po-
Renzi alla festa per il 50°
di Loppiano; in basso e a fronte,
momenti di LoppianoLab al Polo
Lionello con gli imprenditori
e all’auditorium col filosofo
Galimberti, il direttore di Avvenire,
Tarquinio e il teologo Coda.
Una domanda
al presidente del Consiglio
Qual è la mappa
di Matteo Renzi
per l’Italia?
«In questo momento è molto difficile capire
se la mappa parte dalla cultura, parte dall’educazione o parte dai valori. Nelle priorità
dei cittadini parte dal lavoro perché c’è una
situazione di crisi profondissima e di disperazione in alcune fette di popolazione. In
particolar modo penso al più del 40 per cento di giovani che sono disoccupati e a quelle
fasce di popolazione sopra i 50 anni che
quando perdono il lavoro non lo ritrovano.
Viene naturale dire che la priorità è il lavoro, però l’Italia non può affrontare il mondo
del lavoro senza una scommessa educativa,
culturale più grande: credo, allora, che questi temi vadano presi insieme.
«La mappa del futuro dell’Italia parte innanzitutto dalla scuola, perché cambiare
la scuola sarà decisivo per riuscire a cambiare il Paese nei prossimi dieci anni. La
mappa parte anche da tutte le riforme che
abbiamo messo in campo nella giustizia,
nella pubblica amministrazione, per dare
più semplicità, come per la Costituzione e
la legge elettorale. Ma poi conta la concretezza e l’immediatezza per dare una
risposta alle tante famiglie che vivono con
difficoltà la fine di un modello economico
e ancora non vedono bene il loro futuro.
Finalmente dopo tanti mesi l’occupazione
torna a salire, si registrano più 80 mila
posti di lavoro, ma ne abbiamo persi un
milione. Quindi questa è la vera sfida e la
vera scommessa: il lavoro».
Città Nuova - n. 20 - 2014
21
At t ualità
LE STORIE BELLE DELL’ITALIA
Prospettive
Le tre parole di LoppianoLab
Cultura: LoppianoLab fa cultura, perché aiuta l’umanità a “coltivare”
il proprio essere, conoscendolo meglio e accompagnandolo nella sua
crescita, ma cultura anche nel senso sempre etimologico di “prendersi
cura” dell’interezza della persona umana e di sostanziarla di sapienza.
Laboratorio: LoppianoLab è assolutamente un laboratorio, bozzetto
di una società in cui si lavora “insieme” per comprendere meglio le
questioni sfidanti per il Paese, per accogliere la pluralità dei punti di
vista, per sperimentare che le cose vanno meglio quando con umiltà si condividono, quando non ci sono maestri e discenti, ma una
comunità che continuamente si educa e si scopre forza, enérgheia,
energia capace di trasformare le cose, la società, le istituzioni.
Il regista Pupi Avati, intervistato
dal giornalista di Rai 3 Gianni Bianco,
è intervenuto sull’importanza dei
talenti e della vocazione personale
non solo nel cinema ma nella società.
litica, giovani alle prese con l’emergenza occupazionale e professionisti
come Pupi Avati e Fernando Muraca,
che hanno scommesso sul talento, capace ancora oggi di creare lavoro e
offrire bellezza grazie al cinema.
“Una mappa per l’Italia”, titolo di
questa quinta edizione, diventa un
viaggio dentro un Paese, poco alla
ribalta ma di radici solide e diffuse,
che non si è arreso alle zampate della crisi, prima dell’etica e dei valori
e poi dell’economia. Anzi, conoscendo in profondità le storie di chi
siede sul palco o interviene in platea
o progetta e dibatte nei 15 laboratori aperti, il dolore è il terreno fertile
che ha visto germogliare impensate
novità come la cooperativa L’Arcolaio di Giovanni Romano, che dentro il carcere di Siracusa ha fatto
nascere una pasticceria e un servizio
di catering gestiti da detenuti, che
“evadono” ogni giorno grazie al lavoro esterno.
22
Città Nuova - n. 20 - 2014
Società civile: è evidente che centrale in questa esperienza non è
l’individuo, ma la comunità o, per dirla con un’espressione emersa a LoppianoLab, il “luogo
relazionale” che siamo. Una società relazionale aiuta ad analizzare meglio i talenti e le risorse
personali, è luogo di fiducia perché luogo in cui la relazione è ontologica (riguarda cioè il nostro
stesso essere e stare al mondo) e può proprio per questo, correttamente, definirsi civile.
Luca Gentile - direttore Città Nuova editrice
L’atavica disoccupazione dell’Abruzzo ha suscitato in Ornella Seca,
titolare di varie agenzie assicurative, il progetto di estendere a tutto il
versante adriatico l’esperienza di un
Consorzio assicurativo etico e solidale. Anche le storie in video dei 50 imprenditori della Virtual Expo, installata al Polo Lionello, testimoniano
quanto «la sofferenza è amore civile
creativo – per dirla con l’economista
Luigino Bruni, che proprio alle periferie consegna la palma dell’innovazione – perché è la fame di vita di un
popolo che fa rinascere l’economia,
il buono e il bene di un Paese».
La particolarità di LoppianoLab
resta quella di non essere un laboratorio asettico, ma una fucina inserita in una città, Loppiano, che sulla
SHOOH VSHULPHQWD OH VÀGH GHOO·LQFXOturazione (800 gli abitanti di 64 nazioni), delle aziende che chiudono,
come accaduto all’Azur, o che devo-
no reinventarsi, come la cooperativa
Loppianoprima. Il 4 ottobre si è dato inizio ai festeggiamenti per il 50°
della sua fondazione e il presidente
del Consiglio, Matteo Renzi, è intervenuto per «portare la stima, la
vicinanza, l’amicizia delle istituzioni», insistendo sul compito di questa
intuizione nata dal carisma di Chiara
Lubich: «Essere luogo in cui si vive,
VLVHPLQDHVLFRVWUXLVFHODÀGXFLDª
«Una città, scuola di vita per far riVSHUDUHLOPRQGRªO·KDGHÀQLWDLQYHce papa Francesco, nel videomessaggio giunto a sorpresa, accompagnato
dall’augurio di «guardare avanti semSUHGLSXQWDUHLQDOWRFRQÀGXFLDFRraggio, fantasia. Niente mediocrità».
Inattese e sorprendenti le piste disegnate a più riprese sulla mappa 2014
di LoppianoLab: alcune sono strade
EDWWXWHDOWUHVRQRVROFKLGHÀQLWLTXDOcuna è appena una timida traccia. La
carta però c’è. Serve partire.
Maddalena Maltese
À COME PUBBLICITÀ
di Raffaele Cardarelli
Fa m ig l ia e s o c ie t à
Fa m ig l ia e soc ie t à
Diffondere il bene
«L’immaginazione è più
importante della conoscenza». (A. Einstein)
N
ell’ultima puntata di
questa rubrica (Città Nuova n. 17) abbiamo visto perché
ogni sistema umano
necessiti di un modello di
riferimento, di una religio
SHULQÁXHQ]DUHHPXRYHUH
i comportamenti di grandi
masse di popolazione verVR RELHWWLYL SUHGHÀQLWL
L’obiettivo della crescita
economica ad ogni costo,
agognata dalla Borsa e
dalla società neoliberista,
si può ottenere proponen-
Attraverso ogni media
per una svolta culturale
do una religio acritica; i
´VDFHUGRWLµ SL HIÀFDFL
per diffondere questa religio sono i grandi comunicatori dei media, ormai
diffusi capillarmente su
tutto il globo.
Questa religio-per-l’economia, anziché per l’essere umano, sta causando
una progressiva e paradossale infelicità anche e
soprattutto nei Paesi dove
il reddito pro-capite è più
elevato. La causa di questa infelicità diffusa è il
disorientamento provocato dalla perdita di solidi riferimenti sociali – uomodonna, educatore-alunno,
%HQH0DOHJHQLWRUHÀJOLR
– che non sono stati sostituiti, ma soltanto messi
in discussione. Infatti, per
diffondere un crescente benessere economico
ad una parte del pianeta,
questa religio consumista
necessita di una condizione essenziale: che l’“altra
parte” – quella più debole
economicamente o militarmente – consenta (con
le buone) o subisca (con
le cattive) lo sfruttamento
delle proprie risorse materiali e umane.
Come è possibile trasmettere una svolta culturale, trasmettendo una
religio tesa al Bene Comune, anziché al Benissimo di pochi? Soltanto in
un modo, a mio avviso:
diffondendo
attraverso
i media, in particolare i
VRFLDO PHGLD L ÀOP OH
iniziative, le comunicazioni coerenti con la nostra religio. Nell’aprile
del 2010, Felix Kjellberg, un giovane svedese
di 21 anni, aprì un proprio canale su YouTube,
dal quale commentava i
videogiochi più popolari con lo pseudonimo di
“Pewdiepie” (dal nome di
un noto videogioco svedese). Nel 2013 Pewdiepie divenne il canale più
sottoscritto su YouTube,
con 19 milioni di abbonati e 1,3 miliardi di visualizzazioni video. Le
iniziative come Slot Mob
VRQR ÀDPPHOOH FKH SRtranno trasformarsi in un
LQFHQGLREHQHÀFRTXDQGR
il comunicatore che si nasconde in ciascuno di noi,
navigando nel web, saprà
diffonderle al proprio
pubblico. Italia, popolo
di santi, poeti e (sempre
più) navigatori…
[email protected]
Città Nuova - n. 20 - 2014
23
Fa m ig l ia e soc ie t à
TECNOLOGIA
di Sara Fornaro
Mamma, mi compri il tablet?
O
24
Città Nuova - n. 20 - 2014
Le richieste dei bambini cominciano dalla tenerissima età.
Come rispondere? I consigli dei pediatri
F. Zwicky/Ap
rmai, è uno degli
oggetti del desiderio più ambiti dai
bambini. È il tablet,
sempre più utilizzato per leggere, lavorare
e svagarsi. Ce ne sono di
tutti i tipi e, naturalmente,
per tutte le età. Ma quando
LQRVWULÀJOLULXVFLUDQQRDG
ottenere il proprio, sospirato, tablet? Molto dipenGHGDOODFDSDFLWjGHOVLVWHma nervoso dei genitori di
resistere alle loro pressanti
implorazioni.
'·DOWUD SDUWH FRQIXVL
GD SDUHUL GLYHUJHQWL FRQ
VWXGLRVL FKH LSRWL]]DQR
un ruolo positivo di queVWL DSSDUHFFKL HOHWWURQLFL
QHOOR VYLOXSSR FRJQLWLYR
GHLEDPELQLHPHGLFLFKH
LQYHFH QH WHPRQR HYHQWXDOL HIIHWWL QHJDWLYL VHPpre più spesso le mamme
H L SDSj QRQ VDQQR FRPH
FRPSRUWDUVLHTXDVLVHQ]D
DFFRUJHUVHQH VL ULWURYDQR
FRQXQWDEOHWWUDOHPDQLH
delle regole da stabilire.
6WDQGR DOOH ULFHUFKH
FRQGRWWHLQYDUL3DHVLQRQ
qDQFRUDSRVVLELOHVWDELOLUH
FRQ FHUWH]]D VH O·XWLOL]]R
GHO WDEOHW PD DQFKH GHOOR
VPDUWSKRQH IDFFLD PDOH
Ë FHUWR SHUz FKH OD VHdentarietà, nei bambini,
SXz SURYRFDUH REHVLWj
QRQFKp DXPHQWDUH LO ULVFKLR GL GLDEHWH GL WLSR PDODWWLH FDUGLRYDVFRODUL H
LFWXV4XHVWHDSSDUHFFKLDWXUH HOHWWURQLFKH WXWWDYLDSRVVRQRRIIULUHDQFKH
molte opportunità: basti
I nuovi computer portatili possono aiutare i bambini
autistici ad esprimersi meglio, come nel caso di Grady,
tre anni, che nella foto abbraccia la mamma Tara.
SHQVDUHDOUXRORFKHVYROgono per l’istruzione dei
EDPELQLQHL3DHVLLQYLDGL
sviluppo.
A guardare i numeri, peUz VL UHVWD LPSUHVVLRQDWL
5LIDFHQGRVL DO 5HJQR 8QLWRLULFHUFDWRULKDQQRLQIDWWL
FDOFRODWR FKH XQ EDPELQR
FKH QDVFH RJJL D VHWWH DQQL DYUj WUDVFRUVR XQ DQQR
GHOODVXDYLWDRUHVX
GDYDQWL D XQ FRPSXWHU XQ
tablet, alla tv o a un videRJLRFR$DQQLJOLDQQL
saranno addirittura tre.
In Italia molti mediFL FRQVLJOLDQR GL YLHWDUH
O·XVR GHOOR VPDUWSKRQH H
GHO WDEWOHW DL EDPELQL FRQ
PHQR GL GLHFL DQQL 4XHVWR SHUFKp VSLHJDQR JOL
VSHFLDOLVWL GHOOD 6RFLHWj
italiana di pediatria preYHQWLYD H VRFLDOH O·XWLOL]]R FRVWDQWH H SUROXQJDWR GHO FHOOXODUH R GL DOWUL
VWUXPHQWLHOHWWURQLFLVLPLOL
CITTADINANZA
di Carlo Cefaloni
SXz SURYRFDUH LVRODPHQto, aggressività, perdita di
FRQFHQWUD]LRQH HPLFUDQLD
e insonnia.
6H SHUz VL DFTXLVWD XQ
tablet al proprio bambiQR PHJOLR GLVFRQQHWWHre Internet, per evitare
brutte sorprese e perdite
di denaro. Non solo. SeFRQGR TXDQWR GHQXQFLDto da Simone Feder, del
movimento No-slot, tra
OHPLJOLDLDGLDSSOLFD]LRQL
FKH FRQWULEXLVFRQR D GLIIRQGHUHODFXOWXUDGHOJLRFR G·D]]DUGR FH QH VRQR
GHFLQHFKHVLULYROJRQRDL
EDPELQL FRQ VORW PDFKLQHFKHFRQVHQWRQRGLYLQFHUH FDVFDWH GL PRQHWLQH
FRQFXLDFTXLVWDUHFLzFKH
QHO JLRFR QRQ VL q ULXVFLWL D FRQTXLVWDUH 0HJOLR
YLJLODUH FRQ DWWHQ]LRQH
dunque!
Sarebbe poi importante stabilire un tempo di
utilizzo (e rispettarlo!),
VFHJOLHUHFRQFXUDDSSOLFD]LRQLFRVWUXWWLYHDGHJXDWHDOO·HWjGHOSURSULRÀJOLR
H JLRFDUH FRQ OXL 2JQL
bambino dovrebbe poi traVFRUUHUH RJQL JLRUQR DOmeno una o due ore all’aULD DSHUWD IDFHQGR VSRUW
R JLRFDQGR FRQ JOL DPLFL
(veri, non virtuali). E non
GLPHQWLFKLDPRFKHDQFKH
VH XQ WDEOHW SXz RIIULUH
tante opportunità, non potrà mai sostituirsi alle attiYLWjPDQLSRODWLYHFRPHOH
FRVWUX]LRQLFKHLQVHJQDQR
DLSLFFROLDVYLOXSSDUHDELOLWj VSD]LDOL H FRJQLWLYH D
PXRYHUVL FRUUHWWDPHQWH
QHOORVSD]LRDQRQVRIIULUH
GLYHUWLJLQLHDFRQFHQWUDUsi meglio.
Delibere di iniziativa popolare
«Si partecipa alle elezioni comunali ma, a urne chiuse, l’impegno
ÀQLVFH&KHIDUH"ª
Antonio - Roma
&RPHGLFRQRLIDXWRULGHOO·HFRQRPLDFLYLOHOHVWUXWWXUHGHOOHD]LHQGH
UDSSUHVHQWDQRLOOXRJRGRYHVLFRQWLQXDQRDGDQQLGDUHUDSSRUWLGL
WLSRIHXGDOHËSUHRFFXSDQWHSHUFLzODWHQGHQ]DGHOSRWHUHSROLWLFR
DLPSRUWDUHQHOODJHVWLRQHGHOEHQHSXEEOLFRPRGHOOLFKHGHULYDQR
GDLFRQVLJOLGLDPPLQLVWUD]LRQHGHOOHVRFLHWj6LULVFKLDGLULGXUUHOD
SDUWHFLSD]LRQHDOPRPHQWRGHOOHHOH]LRQLODVFLDQGRFKHVLDODEXRQD
YRORQWjGHOJRYHUQDQWHDFRQFHGHUHVSD]LIRUPDOLGLFRQVXOWD]LRQH
1HVVXQSURJHWWRGLOHJJHSRSRODUHQHDQFKHTXHOORVXOO·DFTXDSXEEOLFD
DUULYDQHOODGLVFXVVLRQHGHOO·DXODGHO3DUODPHQWR$FFDGHDOORVWHVVR
PRGRTXDQGRVLVFDPELDODGHPRFUD]LDLQGXVWULDOHFKHULFKLHGHODUHDOH
FRJHVWLRQHGHLGLSHQGHQWLFRQODJHQHULFDEHQHYROHQ]DGHOSURSULHWDULR
GHOODVRFLHWj/DVROLWXGLQHHLPSRWHQ]DGHOODYRUDWRUHGLYHQWDFRVuOD
VWHVVDGHOFLWWDGLQRFKHDWWHQGH´TXHOORFKHKDQQRGHFLVRLFDSLµRSSXUH
ULFHUFDO·DLXWRGHL´QRVWULµSROLWLFL
3HUTXHVWRPRWLYRIHQRPHQLFRPH6ORW0REVRQRLPSRUWDQWLSHUFKp
LOJHVWRFROOHWWLYRGLSUHPLDUHXQEDULVWDFKHULÀXWDOHVORWPDFKLQHQHO
SURSULRORFDOHqXQDWWRSROLWLFRGLOLEHUD]LRQHGDOGRPLQLRGHOGHQDUR
VXOODYLWDGHOOHSHUVRQH8QIDWWRFKHLQGXFHDFDPELDUHQRUPHLQLTXH
SUHVHQWDWHFRPHLQDPRYLELOLGDJUXSSLGLSRWHUHWUDVYHUVDOH4XLQGL
VHQ]DPHGLD]LRQLRDWWHVHLQÀQLWHJUXSSLGLFLWWDGLQLUHDOPHQWHDWWLYL
HUHVSRQVDELOLSRVVRQRSUHQGHUHDOFXQLWHPLFHQWUDOLHSURSRUUHLQ
PDQLHUDFUHDWLYD´GHOLEHUHGLLQL]LDWLYHSRSRODULµSUHYLVWHLQPROWL
VWDWXWLFRPXQDOLRIDUHLQPRGRFKHWDOHVWUXPHQWRVLDVHPSUHSL
GLIIXVR1RQVLWUDWWDGLSUHVHQWDUHJHQHULFKHLVWDQ]HPDGLVFULYHUHYHUH
HSURSULSURJHWWLGLGHOLEHUHLQPDWHULHGLFRPSHWHQ]DGHOOD*LXQWDRGHO
&RQVLJOLRFRPXQDOH%XRQODYRUR
[email protected]
Famiglia e società
VITA IN FAMIGLIA
di Maria e Raimondo Scotto
Buongiorno, “tenerezza”!
«Scontrandomi
ogni
giorno con le fragilità di
PLR PDULWR H GHL ÀJOL PL
sento annullata. Covo una
UDEELD LQWHULRUH SHUFKp OL
sento indifferenti ai miei
ULPSURYHUL 9RUUHL WURYDUH
XQD VWUDGD SHU DOOHJJHULUH
TXHVWD DWPRVIHUD SHVDQWH
nella quale siamo immersi
dalla mattina alla sera…».
Loredana - Livorno
Spesso i continui rimproveri non servono. Di
fronte alle inevitabili fragilità di chi ci vive accanto, facilmente scattano
giudizi affrettati, critiche,
insofferenza e, come con-
seguenza logica, nasce
una distanza emotiva, una
chiusura, una sensazione
di solitudine. Queste le tipiche situazioni a catena
che spesso caratterizzano
le nostre relazioni. Eppure (provare per credere!)
c’è un ingrediente che potrebbe bloccare sul nascere questa atmosfera “pesante”: andare alla radice
delle fragilità “fastidiose”
dell’altro, cercando di coglierne le motivazioni, e
poi scegliere di reagire con
la tenerezza. Qualche giorno fa un’amica ci ha conÀGDWR ©/D WHQHUH]]D QRQ
mi viene spontanea. Nella
BAMBINI E MEDIA
di Maria Rosa Pagliari
Generazioni fragili
©,EDPELQLFKHJXDUGDQRWURSSDWYSRVVRQRFRUUHUH
LOULVFKLRGLFUHVFHUHLQVLFXUL"ª
Eliana - Frosinone
Si potrebbe parlare a lungo su questo tema. I bambini
amano guardare la tv anche perchè permette loro di conoscere qualcosa sulla vita e su loro stessi. Mostrando i vari
comportamenti senza lasciare nulla al caso, la tv mette in
luce quali dovrebbero essere gli atteggiamenti adeguati ai
vari contesti che si possono presentare nel corso della vita.
Una sorta di addestramento anticipato sul mondo che conferisce al bambino l’illusione di sapere come comportarsi.
Però i bambini hanno scarsa consapevolezza che stanno guardando “gli altri” vivere e soffrire le conseguenze
di eventuali azioni sbagliate. Il piccolo telespettatore che
guarda apprende in un contesto sgravato di ogni respon-
26
Città Nuova - n. 20 - 2014
mia famiglia d’origine era
sinonimo di debolezza, di
infantilismo; ma quando
mi sono convinta che è
l’olio buono, indispensabile per gli ingranaggi rela-
zionali, l’ho fatta mia, superando ogni pregiudizio».
È vero: la tenerezza non è
sinonimo di debolezza, di
sdolcinature, ma piuttosto
di fortezza. Scegliere la
sabilità, colpa o timore, senza tutta la fatica e il rischio
di sperimentarsi in prima persona. Si può anche ipotizzare che proprio questo stato di leggerezza favorisca
l’apprendimento televisivo, perché la tv rende ciò che
si impara interessante e al tempo stesso facile in quanWRSULYRGLLPSOLFD]LRQLGLUHWWH/DVFXRODWHOHYLVLYDQRQ
è però una scuola di vita reale: ciò che si impara non è
costruito sull’esperienza vissuta in prima persona nelle
situazioni concrete e nelle relazioni con gli altri. Attraverso la tv il bambino accede al mondo degli adulti prima
di essere diventato lui stesso un adulto, si sente grande
prima del tempo: anche lui sa quello che gli adulti sanno.
Ma gli adulti sanno perché hanno vissuto, sperimentato
ed elaborato i fatti della vita, i bambini perché hanno viVWR/RVYLOXSSRGHOO·HVSHULHQ]DHGHOOHFRPSHWHQ]HFKH
evolvono gradualmente con la crescita, lascia il posto alla “precocizzazione” delle fasi evolutive, accorciando i
tempi della maturazione psicologica, sociale e cognitiva.
Il rischio è di far crescere generazioni di persone fragili e
insicure, che esprimono arroganza e forza per camuffare
l’incapacità di autogestirsi. Anche per tutto ciò è necessaria la costante mediazione degli adulti di quanto viene
trasmesso dalla tv.
[email protected]
LO PSICOLOGO
di Pasquale Ionata
strada della tenerezza, infatti, esige coraggio, decisa volontà di non lasciarci
guidare dai primi impulsi
ed emozioni negative per
entrare nel mondo dell’altro con rispetto e dolcezza.
A volte, facendo attenzione al momento opportuno,
potrà essere necessario
orientare, guidare, aiutare
chi ci sta accanto a migliorare; se le parole usciranno
dalla nostra bocca senza
rancore e passionalità e
senza pretese rapide di
cambiamenti, infondendo
piuttosto coraggio, non si
creeranno barriere e indifferenza. Scrive Giovanna
di Chantal che sono più
HIÀFDFLOHFRUUH]LRQL©IDWWH
con dolcezza viva, cordiale, seria ed amante; perché questa maniera dilata
il cuore più di quella che
parla e di quella che ascolta, e la rimanda tutta gaia
e incoraggiata al bene…»
(9ROHUFL FRPH 'LR FL YXRle, Città Nuova).
Sarebbe bello iniziare
le nostre giornate con un
“buongiorno” sereno, con
un tono di voce rassicurante, con uno sguardo
nuovo! Come aiuta incontrare la tenerezza in uno
sguardo! Ci può essere
uno sguardo indifferente,
concentrato solo sui propri affanni della giornata,
ed uno decentrato da sé
che ti abbraccia, ti fa senWLUHXQLFRFKHKDÀGXFLDH
crede in te. E così, poiché
“il buongiorno si vede dal
mattino”, i nostri ingranaggi relazionali gireranno con più leggerezza.
[email protected]
Dichiarare guerra alla guerra
©/DSVLFRORJLDFRPHVSLHJDODFRQYLQ]LRQHGHOODJXHUUD"ª
Attilio - Torino
Premetto che siamo tutti costretti a creare convinzioni unilaterali dato che
DLÀQLSUDWLFLqQHFHVVDULRFKHWXVLDTXHVWDSHUVRQDFRQTXHVWHHTXHVWHDOWUH
convinzioni. Ecco perché crediamo nei principi, sapendo sempre (se siamo
abbastanza onesti) di avere e credere anche in altri principi. Nella vita però
dobbiamo adottare un determinato sistema di convinzioni. Ora, per poterti
attenere ad un principio, devi rimuovere gli altri, e in tal caso è possibile
che questi scompaiano dalla coscienza. Ma verranno proiettati, e ti sentirai
perseguitato dalle persone che hanno punti di vista differenti dai tuoi, o può
darsi che li perseguiti tu. Ma nella lotta per la causa giusta userai la cosa
stessa contro la quale combatti. Siamo convinti di non volere la guerra, e la
proiettiamo. Chi è che fa la guerra, allora? Siamo costretti ad ammettere che
siamo noi a preparare la guerra, assetati di sangue, perché in ciascuno di noi
alberga un demone tremendo, un istinto che Freud chiamò 7KDQDWRV (pulsione
di aggressività o di morte). Allora sarebbe opportuno “dichiarare guerra alla
guerra”, come fece Henry Dunant nel XIX secolo. A 30 anni era un ricco
banchiere svizzero; il 24 giugno 1859 cambiò tutto. Era stato mandato dal
suo governo a parlare con Napoleone III di un accordo commerciale tra
gli svizzeri e i francesi, favorevole per entrambi. Ma Napoleone si trovava
sulla piana di Solferino per combattere contro gli austriaci. Il banchiere
arrivò tardi e la sua carrozza si arrestò su una collina che dava sul campo di
FRPEDWWLPHQWR$OO·LPSURYYLVRLQL]LzODEDWWDJOLD'XQDQWULPDVHSLHWULÀFDWR
,OYHURRUURUHYHQQHTXDQGRHQWUzD6ROIHULQRRJQLHGLÀFLRHUDSLHQRGL
uomini straziati, feriti, morti. Mosso dalla pietà, rimase in città tre giorni
per aiutare. Non fu mai più lo stesso uomo di prima. Negli anni successivi
divenne un fanatico sostenitore della pace, premio Nobel nel 1901, fondatore
della Croce Rossa e sostenitore alla prima Conferenza di Ginevra della prima
legge internazionale contro la guerra, una mossa che avrebbe dato vita alla
/HJDGHOOH1D]LRQLHDOOH1D]LRQL8QLWHO·2QXGLRJJL
[email protected]
Fotog raf ia
Erwitt e Gardin:
un’amicizia
D
ifficile trovare qualcuno che
non conosca questa istantanea.
Anche solo distrattamente ci avrà
strappato un sorriso vedendola
in qualche negozio di poster,
sfogliando riviste o libri fotografici, o su
Internet. Appartiene alla serie d’incontri
tra i cani e i loro padroni ai quali Elliott
Erwitt dava la “caccia” cogliendone
le situazioni più buffe e originali
fotografando dal basso. Siamo nel 1946.
Grande autore della celebre agenzia
Magnum, Erwitt, definito “fotografo
della commedia umana”, ha firmato
molte altre immagini entrate nella
nostra memoria collettiva, con soggetti
che ricorrono: immagini di bambini,
personaggi famosi, scatti pubblicitari,
scorci di città, visitatori di musei.
All’artista americano la Fondazione
Musica per Roma con Contrasto e
Fondazione Forma dedica una mostra
mettendolo a confronto con un altro
grande interprete della fotografia,
Gianni Berengo Gardin. Un percorso
incrociato di stili, due sguardi partecipi
e un legame forte. Un’amicizia fatta di
camera oscura, di acidi di sviluppo e di
sali d’argento, con una ricostruzione del
loro studio: il luogo magico dove tutto
avviene e si rivela.
Giuseppe Distefano
Un’amicizia ai sali d’argento. Fotografie
1950–2014. Roma, Auditorium Expo,
fino all’1/2/2015.
28
Città Nuova - n. 20 - 2014
Attualità
DIBATTITI
di Giulio Meazzini
CHI ROMPE
NON PAGA
LA ROTTURA PROGRAMMATA
DEGLI ELETTRODOMESTICI TRA MITO
E REALTÀ. LE PROPOSTE DI LEGGE
I
O WHFQLFR LQWHUYHQXWR SHU YHULÀcare cosa è successo al frigorifeUR ï VROR FKLDPDUOR FRVWD FRPH
PLQLPRHXURïGRSRVROLGXH
PLQXWL GL SURYH VL DO]D SHQVRVR
/R LQFDO]R ©$OORUD"ª 5LVSRQGH
©)RUVH q PHJOLR VH VL PHWWH VHGXWRª +R JLj FDSLWR WXWWR V·q URWWR LO
FRPSUHVVRUH H VRVWLWXLUOR FRQ XQR
XVDWRFRVWDPHWjGHOIULJRULIHURQXRYRSLODPDQRGRSHUD&KHIDUH"6L
SRWUHEEH UDFFRQWDUH HVDWWDPHQWH OD
VWHVVDVWRULDSHUODODYDWULFHTXDQGR
ODPSHJJLDQRLQPRGRGLVRUGLQDWROH
OXFHWWH VXO FUXVFRWWR VLFXUDPHQWH VL
qURWWDODVFKHGLQDHOHWWURQLFDLOFHUYHOOR GLJLWDOH GHOOD ODYDWULFH OD FXL
VRVWLWX]LRQHFRVWDFRPHPLQLPR
HXUR &KH IDUH VRVWLWXLUH OD VFKHGD
FROULVFKLRFKHSUHVWRVLURPSDTXDOFKH DOWUR SH]]R YLVWR FKH OD EUHYH
JDUDQ]LDqQDWXUDOPHQWHDSSHQDVFDGXWD R DIIURQWDUH OD VSHVD SHU XQ
HOHWWURGRPHVWLFRQXRYR"
/DUDEELDHODIUXVWUD]LRQHFKHVL
SURYDQRLQFHUWLPRPHQWLSRWUHEEHUR
DQFKH DXPHQWDUH VH VL FRQVLGHUDVVH
FKH D YROWH TXHVWH URWWXUH QRQ VRQR
FDVXDOLGRYXWHFLRqDOODVIRUWXQDGHO
FRPSUDWRUH EHQVu SURJUDPPDWH GDO
FRVWUXWWRUH 9L ULFRUGDWH XQD YROWD
TXDQGR XQ IULJRULIHUR R XQD ODYDWULFH GXUDYDQR YHQWL R WUHQWD DQQL"
30
Città Nuova - n. 20 - 2014
%HQH VFRUGDWHYHOR (UDQR L WHPSL
in cui gli ingegneri lavoravano con
HQWXVLDVPR D FRVWUXLUH PDFFKLQH
VHPSUH SL UREXVWH H SHUIH]LRQDWH
FHUFDQGR OH VROX]LRQL PLJOLRUL SHU
RJQL SURGRWWR 2JJL LQYHFH VHPEUD
FKH YHQJDQR SDJDWL SHU IDUH HVDWWDPHQWH LO FRQWUDULR WURYDUH OH VROX]LRQLHLPDWHULDOLGHWHULRUDELOLHGL
EDVVD TXDOLWj FKH ´JDUDQWLVFDQRµ OD
URWWXUD HQWUR XQ QXPHUR SUHÀVVDWR
GLDQQLSRFRGRSRODVFDGHQ]DGHOOD
JDUDQ]LD(SLLOSH]]RFKHVLURPSHqSRVWRLQXQDSRVL]LRQHLQFXLq
LPSRVVLELOH VRVWLWXLUOR SL q EUDYR
O·LQJHJQHUH
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DOWUL XQD GHOOH SL RGLRVH FDUDWWHULVWLFKH GHO PHUFDWR VWUXWWXUDWR SHU
VIUXWWDUH JOL RWWXVL FRQVXPDWRUL *OL
HVHPSL VWRULFL VRQR RUPDL IDPRVL
O·DFFRUGR WUD SURGXWWRUL GL ODPSDGLQHQHJOLDQQL9HQWLGHOVHFRORVFRUVR
SHUULGXUUHODGXUDWDGLRJQLSH]]RD
PDVVLPR PLOOH RUH OD 'X3RQW FKH
QHJOL DQQL 7UHQWD FKLHVH DL SURSUL
HVSHUWL GL ´LQGHEROLUHµ OD ÀEUD GHOOH
FDO]H GL Q\ORQ IDFHQGROH VPDJOLD-
Molti rifiuti industriali pericolosi
sono smaltiti illegalmente,
senza alcun trattamento,
nelle discariche del Terzo mondo.
UH SL IDFLOPHQWH R OD FODVV DFWLRQ
GHO FRQWUR OD $SSOH DFFXVDWD
GL XVDUH QHOO·L3RG EDWWHULH FKH GXUDYDQRVRORPHVLHQRQSRWHYDQR
HVVHUH VRVWLWXLWH &LFOLFDPHQWH QHOOD
VWRULDFLVRQRVWDWLWHQWDWLYLHPRYLPHQWL GL RSSRVL]LRQH D TXHVWR DQGD]]RFRQULVXOWDWLOLPLWDWL
2JJLXQDVSLQWDXOWHULRUHDOGLEDWWLWR YLHQH GDL GDWL VXOO·LQTXLQDPHQWR VHFRQGR O·$JHQ]LD IUDQFHVH SHU
O·DPELHQWH QHJOL XOWLPL YHQWL DQQL
VRQRPROWRDXPHQWDWLJOLDFTXLVWLGL
DSSDUHFFKL HOHWWURQLFL OD PHWj GHL
TXDOL QRQ YLHQH ULSDUDWD TXDQGR VL
URPSH PD SRUWDWD GLUHWWDPHQWH LQ
GLVFDULFD FRQ ULVFKL FUHVFHQWL SHU
O·DPELHQWH H OD VDOXWH 7UD O·DOWUR
PROWL ULÀXWL LQGXVWULDOL SHULFRORVL
GHL 3DHVL DYDQ]DWL ÀQLVFRQR LOOHJDOPHQWHVHQ]DDOFXQWUDWWDPHQWRRULFLFODJJLRQHOOHGLVFDULFKHGHO7HU]R
PRQGR VSHFLDOPHQWH LQ$IULFD DOLPHQWDQGRLOWULVWHFRORQLDOLVPRGHOOD
VSD]]DWXUD
1HJOL XOWLPL PHVL LQ )UDQFLD VL
GLVFXWHPROWRXQDSURSRVWDGLOHJJH
FKHSUHYHGHFDUFHUHHPXOWHSHUFKL
WUXIID LO FRQVXPDWRUH ©DFFRUFLDQGR LQWHQ]LRQDOPHQWH OD GXUDWD GL XQ
SURGRWWRÀQGDOVXRFRQFHSLPHQWRª
1RQ q IDFLOH SHUz GLPRVWUDUH O·LQWHQ]LRQDOLWj H OD PDODIHGH 4XDQGR
XQ LQGXVWULDOH SURJHWWD XQ QXRYR
SURGRWWR GHYH GHFLGHUH TXDOL PDWHULDOLHSH]]LXWLOL]]DUHGLTXDOHTXDOLWj GXUDWD FDUDWWHULVWLFKH ,O WXWWR
SHURWWHQHUHXQSUH]]RÀQDOHGLYHQGLWDDFFHWWDELOHSHULFRPSUDWRULELODQFLDQGRTXDOLWjFRVWRHJXDGDJQR
0D LO FRQVXPDWRUH SUHIHULUj FRPSUDUHXQIHUURGDVWLURFKHGXUDGLHFL
DQQLVSHQGHQGRVXELWRPLOOHHXURR
DFTXLVWDUH SHU VROL FHQWR HXUR XQ
Città Nuova - n. 20 - 2014
31
At t ualità
CHI ROMPE NON PAGA
Il vecchio iPod del 2003, per il
quale la Apple è stata coinvolta in
una causa, e le calze di nylon, la cui
resistenza alle smagliature è decisa
con molta precisione dai produttori.
IHUURGDVWLURFKHGXUDGXHDQQLHSRL
FDPELDUOR" 6SHFLDOPHQWH LQ TXHVWR
PRPHQWR GL FULVL JHQHUDOL]]DWD QRQ
VDUjIDFLOHDSSURYDUHODQXRYDOHJJH
IUDQFHVHFKHTXDOFXQRKDJLjEROODWRFRPHSRSXOLVWDWired
,Q RJQL FDVR QRQ ELVRJQD JHQHUDOL]]DUH SHUFKp ELVRJQHUHEEH FRQRVFHUH LQ GHWWDJOLR OD VLWXD]LRQH
GHOOHVLQJROHGLWWHHGHLPHUFDWLFDVRSHUFDVRSULPDGLJLXGLFDUH3HU
HVHPSLRF·qFKLDFFXVDO·(XURSDGL
IDYRULUH L YHQGLWRUL GL DXWR FRVWULQJHQGR JOL DXWRPRELOLVWL D URWWDPDUH
OH YHFFKLH DXWR WURSSR LQTXLQDQWL
DWWXDOPHQWHVLDPRDOOLYHOOR(XUR
0DTXHVWDqXQDEDWWDJOLDVDFURVDQWD
SHU OD QRVWUD VDOXWH 3LXWWRVWR O·(XURSDSRWUHEEHLPSHJQDUVLVXOIURQWH
GHOO·REVROHVFHQ]D WHFQRORJLFD REEOLJDQGRWXWWLLSURGRWWLDGLFKLDUDUH
´OD GDWD GL URWWXUD SUHYLVWDµ FRPH
VL ID SHU JOL DOLPHQWL FRQ OD GDWD GL
VFDGHQ]D H VWDELOHQGR LQROWUH XQD
32
Città Nuova - n. 20 - 2014
Le leggi in Europa e in Italia
Secondo la Commissione europea esistono già due direttive (99/44 e 2005/29) che possono aiutare nel contrasto all’obsolescenza programmata. La prima permette agli Stati
membri di aumentare il periodo di garanzia oltre i due anni minimi previsti. La seconda
sanziona il produttore che non avverte il consumatore della durata limitata di un prodotto. Ma evidentemente non sono efficaci se in Belgio e in Francia si discute di leggi ad
hoc, mentre sul web è stato addirittura proposto un referendum contro l’obsolescenza
programmata.
Anche in Italia esiste una proposta di legge (1563) su questo argomento, depositata in
Parlamento nel settembre 2013. Tutte queste iniziative hanno alcune richieste in comune:
aumento del periodo minimo di garanzia da due a cinque anni (o variabile a seconda del
prodotto come in Inghilterra); obbligo per le aziende di rendere disponibili le istruzioni per
la riparazione e i pezzi di ricambio per almeno cinque anni dopo l’uscita di produzione del
prodotto; eliminazione dell’onere della prova a carico del consumatore, il quale dovrebbe
dimostrare che il vizio nel prodotto non è dipeso da un suo errato utilizzo, ma era preesistente; attivazione di corsi di formazione per giovani che vogliano specializzarsi nella
riparazione dei beni di consumo; sanzioni per le ditte che attuano politiche scorrette.
´GXUDWD PLQLPDµ SHU TXHL SURGRWWL
LQGXVWULDOL GHVWLQDWL DOO·XVR GHO SXEEOLFR,QTXHVWRPRGRLOFRQVXPDWRUH DYUHEEH OD SRVVLELOLWj GL IDUH XQD
VFHOWD UDJLRQDWD ELODQFLDQGR SUH]]R
HTXDOLWj
$O GL Oj GHOOD VROX]LRQH ´SROLWLFDµDOSUREOHPDFKHVSHULDPRWURYL
XGLHQ]D DQFKH LQ ,WDOLD YHGL ER[
SRVVLDPRLQWDQWRGDUFLGDIDUHSHUVRQDOPHQWH VLD LQIRUPDQGRFL SULPD GHOO·DFTXLVWR SUHVVR L VLWL FKH
IDQQR FRPSDUD]LRQL WUD L SURGRWWL
XQ HVHPSLR SHU WXWWL LO VLWR GL$OWURFRQVXPR VLD SHUFKp QR" SURYDQGRO·HPR]LRQHGLWHQWDUHODULSDUD]LRQHGDVROL
Giulio Meazzini
+STORIE
+APPROFONDIMENTI
+ATTUALITÀ
novità
allegato di
novembre
allegato a questo numero
nuovo
Da gennaio 2015
il nuovo libretto Passaparola è una rivista a sé
e cambia la periodicità da mensile a bimestrale
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Attualità
TERRA DEI FUOCHI
di Aurelio Molè
C
osa hanno in comune Cristoforo
Colombo, Rita Levi Montalcini
ed Enzo Gagliardi? Il paragone
potrebbe sembrare esagerato e
irreverente per i primi due, ma
ognuno nel suo campo, nel suo piccolo mondo, mutatis mutandis, può essere un faro che illumina, un sentiero
inesplorato, un pioniere innovatore.
L’importante è credere al proprio sogno, gettare il cuore oltre l’ostacolo,
superare il senso del limite, avere
un’anima. È un’intelligenza che cerca di volare, di aprirsi alla continua
novità della vita, all’emozione della
ricerca. Leggendo il Diario di bordo
di Cristoforo Colombo si comprende
come ciò che l’ha sorretto, contro i
continui tentativi di ammutinamento
di una ciurma stremata, contro una
terra promessa mera chimera, contro
tutte le inevitabili avversità, è stato il sogno di scoprire le Indie «per
il cammino di Occidente, attraverso
FXL ÀQR DO SUHVHQWH QRQ VDSSLDPR D
scienza certa esser passata persona».
Allo stesso modo la passione per lo
studio del cervello ha portato Rita
/HYL0RQWDOFLQLDQRQDUUHQGHUVLÀQR
a scoprire l’Ngf, una proteina prodotta dalle cellule nervose che dirige il
differenziamento e lo sviluppo.
Anche nella nostra vita quotidiana,
senza mai diventare noti navigatori o
scienziati, possiamo divenire catalizzatori di piccole rivoluzioni culturali.
Enzo Gagliardi, originario di Cancello Scalo, nel casertano, scenografo di
produzioni italiane e internazionali, un
giorno, superati gli “anta”, si è interrogato. «L’idea nasce – racconta Enzo Gagliardi – da una sana follia. Mi
sono chiesto cosa potevo fare per la
mia terra dove non ci sono luoghi per
coltivare la bellezza». Invitati, a costo zero, sei amici a cena, si accende
il fuoco della passione. Sono persone,
artisti, esperti che sposano un’idea, un
progetto, un sogno. Accendere la “terra dei fuochi” con l’amore per la cultura, la bellezza, la conoscenza della
34
Città Nuova - n. 20 - 2014
L’INCENDIO
INVISIBILE
ACCENDERE LA PASSIONE
PER LA PROPRIA CULTURA,
STORIA, ARTE ATTRAVERSO
IL FESTIVAL DELLE CORTI
GIUNTO ALLA TERZA
EDIZIONE CON MIGLIAIA
DI PARTECIPANTI
propria storia. Non hanno una lobby
FKH OL ÀQDQ]LD Qp VRYYHQ]LRQDPHQWL
pubblici, ma la passione è contagiosa. Vivono dei liberi contributi di tutti.
Offrono spettacoli, visite guidate, ricostruzioni storiche. Chi vuole e come
può contribuisce. Durante una visita
guidata «un signore si avvicina – ricorda Enzo Gagliardi – e mi chiede
l’Iban dell’associazione per fare una
cospicua donazione che ci ha fatto andare in attivo. È una nuova forma artistica, una nuova strada da percorrere».
Un cammino collettivo che coinvolge
Una rivoluzione culturale positiva
C’è un’espressione ricorrente che mi ha colpito nelle diverse tavole rotonde del recente LoppianoLab 2014. «Occorre dare un’anima, nell’economia, nella politica, nell’architettura».
Per me, che mi occupo di educazione, è apparso come un accorato appello all’essenzialità del
nostro far cultura oggi che richiede, prima di tutto, una passione per la verità e di saper imparare
gli uni dagli altri. In pratica, occorrerebbe avere più cura del nostro modo di pensare. Educarci
insieme, cioè, ad una “bella mente”, che è tale se, oltre che intelligente e brillante, è anche una
“buona mente”, umile, disarmata, animata solo dall’amore per il bene. Una mente controcorrente
rispetto a molte rivoluzioni in campo politico e sociale, che cercano
sempre un nemico da distruggere. In una “rivoluzione culturale positiva”, invece, non esiste un nemico da sconfiggere, perché tutte le
energie vengono indirizzate, il più possibile, ad una soluzione condivisa. Una mente, quindi, tanto più affascinante quanto più sa essere
costruttiva, pronta anche a “intravedere oltre”, al di là del limite di
un conflitto o di schemi chiusi e tradizionali, disponibile alla ricerca,
ardita fino a “pensare l’impensabile”, non prigioniera di schemi precostituiti. Che di tutto fa tesoro, non per possederlo e rinchiuderlo,
ma per rimetterlo nel circuito comunicativo, a disposizione di tutti. È
anche il caso del Festival delle Corti.
Michele De Beni
Docente di pedagogia, Istituto Universitario Sophia, Loppiano (Fi)
sempre più persone per una forma
d’arte corale, dove ognuno porta il
suo contributo di idee. Non c’è nesVXQD YDQLWj DUWLVWLFD SHUFKp q XQ·DUWH
popolare di divulgazione culturale, ma
dove ognuno «monta, smonta, carica:
SDOFKLVHGLHVFHQRJUDÀHª
L’evento che è nato si chiama
Festival delle Corti, giunto alla terza edizione. Iniziato a maggio, si è
concluso a settembre con migliaia
di partecipanti. Protagonista la valle
di Suessola con le sue piazze, strade, giardini, palazzi, cortili, che si
trasformano in palcoscenico da impiegare per raccontare la storia, per
riscoprire insieme la cultura, le radici e la memoria dei luoghi, troppo
spesso dimenticata. Decine gli eventi proposti dall’Associazione Fatti
per volare. Tra i momenti più suggestivi del festival le rievocazioni
Un concerto,
un laboratorio per
ragazzi, una visita
guidata. Alcuni
momenti della
terza edizione del
Festival delle Corti
Suessolane dedicata
al tema “Amata
e odiata terra”.
storiche: accampamenti romani del
console Claudio Marcello ricostruiti
nel castello di Cancello dove sostò
nel 216 a.C. per prepararsi alla battaglia contro Annibale a Nola. Fino
ad un salto nel Medioevo per rivivere la vicenda memorabile della consegna delle chiavi di Napoli a Manfredi lo Svevo, avvenuta nel 1255.
Ogni anno la manifestazione prende il via con il “Premio della speran-
za”, assegnato a chi si distingue, nel
proprio campo d’attività, per il servizio reso all’intera comunità. Il premio, simbolico, una scatoletta di ple[LJODVVFRQGHLÀDPPLIHULHODVFULWWD
di un detto cinese: «Quando c’è il
buio, non bisogna gridare al buio, ma
ELVRJQD DFFHQGHUH XQ ÀDPPLIHURª
In questi anni di fuochi ne sono stati accesi molti, ma non fanno notizia.
Un incendio invisibile.
Città Nuova - n. 20 - 2014
35
D a l D avl i vvi ov o
STORIE CHE CAMBIANO
di Annamaria Gatti
Colei che scioglie i nodi
Sono tante le difficoltà che rendono ingarbugliata la nostra esistenza
e cercano soluzione, o almeno luce per vederci chiaro.
Ad Augsburg, davanti all’immagine di Maria che papa Francesco
ha proposto all’attenzione mondiale
“R
omantische Straße”, Strada Romantica,
è un percorso che dalle Alpi raggiunge il
Meno e collega piccoli e grandi centri che si
caratterizzano per la gradevolezza artistica e
la presenza di castelli. La percorro partendo
GD)XVVHQHGDOÀDEHVFRFDVWHOORGL1HXVFKZDQVWHLQ
HUDJJLXQJHQGR$XJVEXUJIUDOHSLSUHVWLJLRVHFLWWj
EDYDUHVL
36
Città Nuova - n. 20 - 2014
0LDJJLURFRQPLRPDULWRIUDYLHHDQJROLLQFDQWHYROL
FKHTXHVWDFLWWjRIIUHLQDEERQGDQ]DSXQWDQGRDGXQD
meta particolare: la chiesa di St. Peter am Perlach.
Il motivo per cui sono venuta: ospita la pala di
Maria Knotenlöserin, in Italia invocata come “Maria
FKHVFLRJOLHLQRGLµ$OODÀQHVFRSURFKHLOWHPSLR
EDURFFRHUDSURSULRDFFDQWRDOO·LPSRQHQWHPXQLFLSLR
6RGGLVIDWWDSHUDYHUSHUFRUVRFDSDUELDPHQWHWDQWD
Augsburg: il municipio con accanto la chiesa
e il campanile di St. Peter am Perlach, dove è
custodita la pala di “Maria che scioglie i nodi”
(a fronte, un particolare).
VWUDGDYDUFRODPRGHVWDSRUWDG·HQWUDWDHLQFRQWUR
“Maria che scioglie i nodi”, comunicativa e presente,
come mi ha accompagnato in questi ultimi anni.
/D0DGRQQDFKHSDSD)UDQFHVFRVWDIDFHQGRFRQRVFHUH
a tutto il mondo, dopo averla importata in Argentina
negli anni Ottanta durante una sua permanenza in
*HUPDQLDqUDFFKLXVDLQXQDYROWDVSRJOLDHELDQFD
QHOODQDYDWDGHVWUDGLTXHVWDFKLHVDEDYDUHVHVHYHUDH
UDFFROWDPHQWUHIXRULODEHOODJLRUQDWDSXOVDGLIROODHGL
WUDIÀFR
Qui tutto è silenzio, intorno alla modesta pala ad olio,
dipinta nel 1700 da Johann G.M. Schmidtner, ignorando
ODSRSRODULWjFKHDYUHEEHUDJJLXQWRODVXDRSHUD
/·LPPDJLQHVWDIDFHQGRLOJLURGHOPRQGRVRSUDWWXWWR
grazie alla sollecitazione papale, che riporta alla
GHYR]LRQHXQJUDQQXPHURGLIHGHOL3HUFKp"
,WHPSLVRQRGLIÀFLOLPROWHGRPDQGHUHVWDQRVHQ]D
risposta; dolore, tradimento, delusione, scoraggiamento
DOOLJQDQRQHOOHIDPLJOLHVLWUDWWLGLPDODWWLHWUDJHGLHR
GLYLVLRQLFRPHFRPSDJQLGLYLDJJLRXQYLDJJLREXLR
che invoca luce e speranza. Molti giovani vagano
DOODULFHUFDGLSXQWLGLIRU]DLQFXLFUHGHUHSHUFXL
FRPEDWWHUHHJLRFDUVLODYLWD(TXHVWDXPLOHGRQQD
Madre per eccellenza, pare saper ascoltare e rispondere
a tante attese e richieste. Questa pala e la sua storia vera
DWWLUDQRSXUQHOQDVFRQGLPHQWRODÀGXFLDGLPROWLODFXL
preghiera è che prenda lei in mano i tanti nodi della vita,
OLVFLROJDLOOXPLQLOHUDJLRQLGHOODVRIIHUHQ]DHGHOOR
smarrimento.
,OGLSLQWRULSUHQGHODYLFHQGDGHOQRELOH:ROIJDQJ
/DQJHQPDQWHOFKHULYROWRVLDOSDGUHJHVXLWD-DNRE
5HPSHUFKLHGHUHFRQVLJOLRVXOOHGLIÀFROWjGHOVXR
PDWULPRQLRRUPDLVXOO·RUORGHOGLYRU]LRYLHQHLQYLWDWR
a pregare Maria. Il nastro nuziale che gli sposi hanno
LQWUHFFLDWRIUDOHPDQLQHOODWUDGL]LRQDOHFHULPRQLD
sponsale, nastro presentato alla Madre aggrovigliato,
DGXQDSUHJKLHUDSLLQWHQVDLQVSLHJDELOPHQWH
si scioglie. Il matrimonio si salva e il nipote,
canonico a St. Peter, commissiona la pala per
raccontare la grazia ottenuta dai nonni.
0DULDYHVWLWDGDOO·DELWRURVVRHGDOPDQWR
EOXqDYYROWDGDOOR6SLULWRFKHDFFRPSDJQDLO
gesto materno di risolvere i grovigli dei suoi
devoti. Un angelo porge il nastro con i nodi a
Maria mentre un altro, solennemente, lo mostra
disteso allo spettatore. La scena ai piedi della Vergine
ULSRUWDDOOHJRULFDPHQWHO·HVSHULHQ]DGL:ROIJDQJFKH
guidato dalla presenza angelica, ricorre al gesuita per
FKLHGHUHO·DLXWRGHVLGHUDWR/DOXFHFKHDYYROJH0DULD
FRQWUDVWDFRQLOEXLRLQFXLVLWURYDO·XRPRDOODULFHUFD
GLVSHUDQ]D/·RFFKLRQRQSXzQRQSHUFHSLUHTXHVWR
FRQWUDVWRHFHUFDUHQHOOHVHPELDQ]HXPDQHIRUVHXQ
accenno alle proprie, alla propria anima in ricerca.
(LQRGLVLVFLROJRQR
)RUVHqTXHOORFKHTXLIDQQRWXWWL&RPHRUD
GLVFUHWDPHQWHDOFXQLIHGHOLLQVRVWDVXOOHDQWLFKH
panche. I loro volti sono assorti nella preghiera; tutto
respira calma e pace, quella dello spirito.
È un momento privilegiato per me che ho desiderato
VWDUHTXLGLIURQWHDTXHVWD0DGUHDFXLFKLHGR
GLVFLRJOLHUHLQRGLQXPHURVLFKHDIIROODQRODPLD
HVLVWHQ]D(JXDUGDQGRLOJHVWRGL0DULDPHQWUHGLVID
TXHOOLGHOQDVWURQX]LDOHOLEHURLOSHQVLHURHO·DQLPRVH
i nodi non verranno sciolti per disegno divino, la pace
FKHFDODEHQHÀFDQHOFXRUHGLFKLODSUHJDqODULVSRVWD
certa che in qualche modo si troveranno strumenti di
VROX]LRQHQHOODGLIÀFROWjËLOPLVWHURGLTXHVWD0DGUH
FKHKDDFFHWWDWRGLFROODERUDUHFRQOD3URYYLGHQ]D
UHQGHQGRVLGLVSRQLELOHÀQRDOO·HVWUHPRSDVVR$QFKHSHU
PHSHUQRLTXHVWRDIÀGDUVLDOODYRORQWjGL'LRGLYHQWD
umile segno di redenzione.
&HUFRXQ·LPPDJLQHTXDOFKHOLEUHWWRFRQXQDQRYHQD
GDUHJDODUHDJOLDPLFLPDXQLVRODWREDQFRRIIUH
pochissime immagini commentate e nessuna in altre
lingue. Mi riprometto di ricercare in Italia quanto
SRWUHEEHHVVHUHJUDGLWRHXWLOH
6WRFRQFOXGHQGRTXHVWRFRQWULEXWRTXDQGRLOFHOOXODUH
PLVHJQDODO·DUULYRGLXQVPV©&LDRFDULVVLPLJUD]LH
ancora per la novena che ci avete donato e condiviso.
/DVWLDPRUHFLWDQGRLQFRSSLDHQHYHGLDPRJLjLIUXWWL
Katia e Sergio».
Città Nuova - n. 20 - 2014
37
Dal vivo
ARTISTI D’OGGI
a cura di Oreste Paliotti
M
anoppello, cittadina in provincia di Pescara, è
famosa per il santuario del Volto Santo dove
da quattro secoli viene custodito quello che è
ritenuto il sudario di Cristo con impressa la sua
immagine: un velo di trasparente bisso sul quale
OHLQGDJLQLVFLHQWLÀFKHQRQKDQQRULVFRQWUDWRUHVLGXL
o pigmenti di colori e davanti al quale ha pregato nel
settembre del 2006 Benedetto XVI.
Per contemplare la misteriosa reliquia ho fatto tappa a
questo santuario retto dai frati cappuccini; non senza
però una lunga sosta all’ingresso, attratto dalle formelle
delle tre moderne porte bronzee: opere di intensa
spiritualità realizzate, in ricordo della visita papale, da
uno scultore abruzzese: Osvaldo De Fabiis. Per saperne
di più, m’è nato il desiderio di incontrarlo.
Eccomi dunque nella sua casa a Giulianova, in provincia
di Teramo, dove Osvaldo vive con il padre Luigi, la
PRJOLH)UDQFHVFDHGXHÀJOL6LPRQHHG(OHRQRUD
L’intervista a questo architetto-pittore-scultore 59enne
originario di Padula di Cortino, sempre nel Teramano, si
svolge nel suo studio zeppo di dipinti e sculture, opere
ÀQLWHHER]]HWWLFKHGLPRVWUDQRXQDPSLRYHQWDJOLRGL
tecniche.
Manoppello: quelle porte bronzee sono state il primo
lavoro del genere?
«Potrei dire di sì. Ho lavorato in passato per fusioni
di piccole dimensioni, ma questa è stata un’impresa
differente dalle precedenti, un’opera che mi ha impegnato
culturalmente e mi ha coinvolto soprattutto spiritualmente.
Ogni volta, misurarmi con un’opera nuova da realizzare
rappresenta per me un forte stimolo a dimenticare il mio
bagaglio di precedenti esperienze e imparare cose nuove».
Com’è nata in te la passione per l’arte?
«Già da bambino (4-5 anni), dimostravo una spiccata
creatività. All’epoca cominciava a comparire la tv dalle
nostre parti e io, con i carboni del caminetto, cercavo
di ridisegnare le immagini che vedevo sullo schermo.
In mancanza di giocattoli – il mio era un paesino di
montagna dove non era facile averne –, mi ingegnavo a
FUHDUQHTXDQWLFDYDOOLSODVPDWLFRQO·DUJLOODGHOÀXPH
o costruiti con qualsiasi altro mezzo mi tornasse utile, e
ÀJXUHXPDQHHFDUUHWWLQLHDOWURDQFRUDª
E in che modo hai coltivato questa attitudine artistica?
«Al liceo artistico statale di Teramo ho appreso le
tecniche di base. Ho lavorato poi per diversi anni presso
un’azienda locale come scultore modellista, lavoro che
mi ha aiutato a perfezionare la tecnica e mi ha permesso,
allo stesso tempo, di proseguire gli studi. Nel 1988
38
Città Nuova - n. 20 - 2014
Cercando
“paesaggi”
dell’anima
A tu per tu con Osvaldo De Fabiis,
architetto, scultore e pittore abruzzese
mi sono laureato in architettura, senza peraltro mai
tralasciare il mondo dell’arte. La scultura, soprattutto, mi
affascina: ho bisogno di toccare la materia, sentirne la
sostanza. Volendo parlare, però, delle arti in generale, c’è
da dire che non riesco a distinguere in me la scultura dalla
pittura, dall’architettura e dalla natura stessa: le considero
un unicum che può elevare nello spirito, imprimendo in
ogni spazio dell’intimo l’idea del bello».
Osvaldo De Fabiis mentre lavora al bozzetto dell’Assunta.
Sotto: “La pesca miracolosa”, altorilievo ligneo.
esempio, un pannello ligneo di grandi dimensioni posto
nella chiesa di San Pietro apostolo qui a Giulianova, a
mio avviso contiene in sé, in perfetta sintonia, immagini
decisamente classiche unite ad altre ispirate a linee
EDURFFKHHLQDOFXQLWUDWWLDÀJXUD]LRQLFKHULFKLDPDQR
princìpi cubistici. Va anche detto che, per il fatto che
l’opera esprime chi la realizza, concepisco un’opera che
SXzFRQVLGHUDUVLPDLÀQLWDFRPHO·DUWLVWDqLQFRQWLQXD
evoluzione, così lo è l’opera realizzata».
Vuoi dire che certe opere realizzate tempo fa tu oggi le
rifaresti in modo diverso?
©&UHGRGLVu/RVWHVVRPLRPRGRGLULÁHWWHUHVXGLHVVH
RJJLqFDPELDWRSHUFXLVLPRGLÀFDDQFKHODYLVLRQHFKH
ne ho. Poi però, le lascio come sono, necessariamente e
continuo a contemplarle così come sono».
Hai progettato una chiesa in provincia di Teramo,
quella di Santa Maria degli Angeli. Ma ritrattistica e
arte sacra si direbbero la tua produzione privilegiata…
«Mi sono accorto, nell’arco della mia esperienza di
“operaio dell’arte”, che attraverso il sacro
riesco ad esprimere ciò che è più profondo in
me. Ma, in realtà, non avverto tanta differenza
tra sacro e profano: mi sento libero di
rappresentare ogni espressione della creazione.
Riguardando certe produzioni del passato,
colgo nei miei modellini qualcosa di intimo,
che potrebbe farli anche sembrare soggetti
sacri. Ed è questo che mi ha da sempre attratto;
qualsiasi lavoro faccia».
Gli artisti che consideri punti di riferimento
importanti per te?
©/DPLDqXQ·DUWHVSLFFDWDPHQWHÀJXUDWLYDGRYXWDDOOD
mia passione per gli antichi maestri. Ma amo anche i
contemporanei: mi ha fatto molto piacere ascoltare alcune
critiche riguardo ad alcune mie opere che, dicono, si
inseriscono altrettanto bene in uno spazio moderno come
in uno del passato. Una delle ultime mie realizzazioni, ad
Da scultore, ma anche pittore, prevale in te
l’interesse per il corpo umano. Il paesaggio
sembra secondario, anzi inesistente…
«Sarà che per me il corpo umano è di per sé
XQ´SDHVDJJLRµ«FRVuLQHVSORUDWRride)
E quanti paesaggi ancora da scoprire ogni
JLRUQR0LDIIDVFLQDSURYDUHDGHVSULPHUHO·LQÀQLWR
interiore attraverso la scorza del corpo umano. La
persona come paesaggio dell’anima».
Vedo che stai lavorando a una Madonna Assunta. Ti è
stata commissionata per qualche chiesa?
«Dovrebbe essere collocata in una chiesa della provincia
ULHWLQDGL$PDWULFHPDGLDPRWHPSRDOWHPSR+R
Città Nuova - n. 20 - 2014
39
“IL SOFFIO” (PARTICOLARE).
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cercato di immaginare con gli occhi dell’anima Maria
nel momento in cui, dalla tomba, viene portata in cielo:
le bende si sciolgono, le vesti si muovono nell’aria, si
LQWUHFFLDQRFRPHVRWWRLOVRIÀRJDJOLDUGRGHOOR6SLULWR
Maria viene assunta in cielo, ma nello stesso tempo porta
con sé tutti, quale sintesi dell’umanità. Appare nel bozzetto
FRPHÀJXUDHWHUHDPDYXROHHVVHUHDQFKHHVSUHVVLRQH
della materia che con lei è redenta».
Normalmente hai un’altra attività. Di che si tratta?
«È sempre però collegata con l’arte. Lavoro presso la
Piccola Opera Charitas, una fondazione cui ha dato
YLWDS6HUDÀQR&RODQJHOLGHOO·2UGLQHGHL)UDWLPLQRUL
cappuccini. La sede centrale è a Giulianova e si occupa
del recupero psicosociale di ragazzi diversamente abili.
Ospita nella casa madre, nelle varie dipendenze e case
famiglia, ragazzi provenienti da tutto l’Abruzzo e regioni
limitrofe (sono circa 230). Oltre alle normali attività
riabilitative, per la propria attività si avvale di laboratori
DUWLVWLFRDUWLJLDQDOLDOÀQHGLVYLOXSSDUHOHDWWLWXGLQLGL
ciascun ragazzo in diversi campi dell’artigianato artistico
(ceramica, pittura, legno, mosaico, decoupage, scultura,
ecc.). Dalla collaborazione tra ragazzi e maestri d’arte
nascono prodotti di alta qualità. Ero appena laureato
TXDQGRS6HUDÀQR&RODQJHOLLOIRQGDWRUHPLKDFKLHVWR
di dedicarmi a quest’ambito, mettendomi al servizio dei
ragazzi della Piccola Opera. Si è trattato per me, in quel
momento, di fare una scelta di vita. Non immaginavo
nemmeno lontanamente dove questa scelta mi avrebbe
portato e che sarebbe stata l’occasione per maturare
umanamente e professionalmente, mettendo a servizio e
facendo fruttare tutte le doti che mi sono state concesse
in dono. Certo è che in questi anni sono intimamente ed
umanamente arricchito: più dai, più ricevi e hai di che
poter continuare ad esprimerti e donare ancora».
a cura di Oreste Paliotti
VERSO L’UNITÀ
di Pasquale Foresi
Spiritualità
Pane disceso
dal Cielo
L’Eucaristia,
mistero
grandioso
da scoprire
e vivere come
anima della
socialità
Se si prendono le frasi essenziali dette da Gesù e da san Paolo,
che presentano con tanta semplicità l’Eucaristia, senza tutte
quelle elucubrazioni teologiche che nei secoli successivi hanno
fatto oscurare la grandezza di questo mistero, mi sembra di
scoprirla per la prima volta. Mistero enorme che è stato, secondo
me, triplice.
Il primo mistero è che il Figlio di Dio si è incarnato; il Verbo, la
seconda Persona nella santissima Trinità, che dice: «Io sono il
pane disceso dal Cielo».
Il secondo mistero è che Gesù dica a qualcosa: «Questo è il mio
Corpo». Mi verrebbe da dire che se avesse scelto una montagna
che tutti vedevano, che tutti potevano adorare, e avesse detto:
«Questo è il mio Corpo», sarebbe stato molto più facile alla
gente credere, che non dirlo al pane che si mangia e al vino che
si beve.
E il terzo mistero. Mentre da una parte dice: «Io sono il pane
disceso dal Cielo», dall’altra dice: il pane che è disceso dal Cielo
è quello che viene dalla Terra. E in questa unità sta il mistero
grandioso e sta anche il pericolo di un’interpretazione errata
dell’Eucaristia.
C’è poi tutto l’aspetto delle disposizioni necessarie per ricevere
l’Eucaristia: la fede, la confessione dei peccati, la carità
fraterna… e altre elencate dai Padri della Chiesa. C’è l’aspetto
della socialità che, come dice bene Paolo VI, è adesso una delle
cose più sentite e importanti – e l’Eucaristia deve diventare
l’anima di questa socialità.
$TXHVWRULJXDUGRPLYLHQHLQPHQWHODÀJXUDGLXQSHUVRQDJJLR
del Nuovo Testamento che non ha ricevuto l’Eucaristia, per la
verità, in un senso strettissimo, ma ha ricevuto Gesù. E mi è
sembrato che lui riassumesse in sé tutte queste disposizioni.
È san Giovanni Battista, l’uomo della preghiera e anche della
comunità. Lo vediamo circondato da gente che prega e si fa
battezzare, ed è l’uomo della penitenza, l’uomo dell’amore.
È quello che dice: «Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati
del mondo»: le stesse parole che la Chiesa ripete prima di
amministrare la Comunione.
Ed è anche l’uomo dello Spirito Santo. Lo vede apparire sotto
forma di colomba sul capo di Gesù e ascolta la voce del Padre
FKHGLFH©4XHVWRqLOPLRÀJOLRGLOHWWRª$PHVHPEUDFKH
guardando Giovanni Battista, sappiamo come accogliere Gesù
Eucaristia.
Sintesi da conversazioni pubblicate in: Luce che si incarna, Città Nuova, 2014.
Città Nuova - n. 20 - 2014
41
Parola di vita
NOVEMBRE
di Chiara Lubich
La sorgente
della vita
«È in te la sorgente della vita» (Sal 36,10).
Q
uesta Parola della Scrittura ci dice qualcosa
di così importante e vitale da essere
uno strumento di riconciliazione e di
comunione.
Anzitutto ci dice che una sola è la sorgente
della vita, Dio. Da lui, dal suo amore creativo,
nasce l’universo e ne fa la casa dell’uomo.
È lui che ci dà la vita con tutti i suoi doni. Il
salmista, che conosce le asprezze e le aridità
GHLGHVHUWLHFKHVDFRVDVLJQLÀFDXQDVRUJHQWH
G·DFTXDFRQODYLWDFKHOHÀRULVFHDWWRUQR
non poteva trovare un’immagine più bella per
FDQWDUHODFUHD]LRQHFKHQDVFHFRPHXQÀXPH
dal grembo di Dio.
Ecco, dunque, sgorgare dal cuore un inno di
lode e di riconoscenza. Questo è il primo passo
da fare, il primo insegnamento da cogliere nelle
parole del Salmo: lodare e ringraziare Dio per
la sua opera, per le meraviglie del cosmo e per
quell’uomo vivente che è la sua gloria e l’unica
creatura che sa dirgli:
«È in te la sorgente della vita».
Ma non è bastato all’amore del Padre
pronunciare la Parola con cui tutto è stato creato.
Ha voluto che la sua stessa Parola prendesse la
nostra carne. Dio, l’unico vero Dio, si è fatto
uomo in Gesù e ha portato sulla terra la sorgente
della vita.
42
Città Nuova - n. 20 - 2014
La fonte di ogni bene, di ogni essere e di ogni
felicità è venuta a stabilirsi fra di noi, perché
l’avessimo, per così dire, a portata di mano. «Io
sono venuto – dice Gesù – perché abbiano la vita
e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Egli ha
riempito di sé ogni tempo e spazio della nostra
esistenza. E ha voluto rimanere con noi per
sempre, in modo da poterlo riconoscere ed amare
sotto le più varie spoglie.
A volte ci viene da pensare: «Come sarebbe bello
vivere ai tempi di Gesù!». Ebbene, il suo amore ha
inventato un modo per rimanere non in un piccolo
angolo della Palestina, ma su tutti i punti della
terra: egli si fa presente nell’Eucaristia, secondo la
sua promessa. E lì noi possiamo abbeverarci per
nutrire e rinnovare la nostra vita.
«È in te la sorgente della vita».
Un’altra fonte cui attingere l’acqua viva della
presenza di Dio è il fratello, la sorella. Ogni
prossimo, specie quello bisognoso, che ci passa
accanto, se noi lo amiamo, non si può considerare
XQQRVWUREHQHÀFDWRPDXQQRVWUREHQHIDWWRUH
perché ci dona Dio. Infatti, amando Gesù in lui
[“Ho avuto fame (...), ho avuto sete (...), ero uno
straniero (...), ero in carcere (...) (Cf Mt 25,3140)], riceviamo in cambio il suo amore, la sua
vita, perché lui stesso, presente nei nostri fratelli e
sorelle, ne è la sorgente.
Particolare del mosaico absidale della basilica di San Clemente, Roma
| Dove Dio è presente |
Una fontana ricca di acqua è anche la presenza
di Dio dentro di noi. Egli sempre ci parla e
sta a noi ascoltare la sua voce, che è quella
della coscienza. Quanto più ci sforziamo di
amare Dio e il prossimo, tanto più la sua voce
si fa forte e sovrasta tutte le altre. Ma c’è un
momento privilegiato nel quale come mai
possiamo attingere alla sua presenza dentro di
noi: è quando preghiamo e cerchiamo di andare
in profondità nel rapporto diretto con lui, che
abita nel fondo della nostra anima. È come una
vena d’acqua profonda che non s’asciuga mai,
che è sempre a nostra disposizione e che ci può
dissetare in ogni momento. Basterà chiudere
un attimo le imposte dell’anima e raccoglierci,
per trovare questa sorgente, pur nel bel mezzo
del più arido deserto. Fino a raggiungere
quell’unione con lui nella quale si sente che non
siamo più soli, ma siamo in due: egli in me e io
in lui. Eppure siamo – per suo dono – uno come
O·DFTXDHODVRUJHQWHLOÀRUHHLOVXRVHPH
La Parola del Salmo ci ricorda, dunque, che è
solo Dio la sorgente della vita e quindi della
comunione piena, della pace e della gioia.
Quanto più ci abbevereremo a questa fonte,
quanto più vivremo di quell’acqua viva che è
la sua Parola, tanto più ci avvicineremo gli uni
gli altri e vivremo come fratelli e sorelle. Allora
si avvererà, come continua il Salmo: «Quando
ci illumini viviamo nella luce», quella luce che
l’umanità attende.
Pubblicata su Città Nuova n. 24/2001, in versione integrale.
Città Nuova - n. 20 - 2014
43
Spiritualità
E ALTRE RELIGIONI
a cura di Roberto Catalano
Capaci di soffrire
con l’altro
L
a compassione è il
centro della predicazione
del Buddha e, come
VFULYHLOÀORVRIRH
maestro di meditazione
buddhista Chögyam Trungpa
Rinpoche (1939-1987),
©O·HVVHQ]DGHOO·XRPRqIDWWDGL
compassione e sapienza». Per
arrivare alla vera compassione,
tuttavia, è necessario essere
FDSDFLGLVRIIULUHFRQO·DOWUR
Ogni essere umano ha un
´SXQWRVHQVLELOHµXQDIHULWD
aperta attraverso la quale
l’altro può entrare.
/DFRPSDVVLRQHGLIURQWH
al dolore e alle sventure
altrui richiede la capacità di
«celebrare l’esistenza anche
nella prova della sventura».
E questo schiude le porte della
QRVWUDYLWDDOIUXWWRSLEHOOR
HJUDWLÀFDQWHFKHVLSRVVD
VSHULPHQWDUHODJLRLD,QIDWWL
«la compassione è piena di
gioia, di gioia spontanea, di
gioia costante nel senso della
ÀGXFLDQHOODPLVXUDLQFXL
la gioia contiene ricchezze
IDYRORVHª,OVHJUHWRSHU
arrivare a questo tipo di gioia
SURIRQGDqO·HVVHUHFRQO·DOWUR
tutto quanto egli è e vive, di
negativo e di positivo. Si tratta
di dimenticare sé stessi per
essere con l’altro, come ricorda
LOIDPRVRPDHVWUREXGGKLVWD
di meditazione Atisha, vissuto
a cavallo del primo millennio
©7XWWHOHVRIIHUHQ]H
di questo mondo provengono
dal desiderio egoista; tutte le
44
Città Nuova - n. 20 - 2014
JLRLHHOHIHOLFLWjSURYHQJRQRGD
un atteggiamento altruista».
Non dobbiamo dimenticare,
ci insegna ancora la
sapienza buddhista, che «la
compassione verso gli altri
comincia dalla benevolenza
verso sé stessi». «Il caos
nel mondo è dovuto in gran
SDUWHDOIDWWRFKHOHSHUVRQH
non sanno apprezzarsi. Non
essendo mai riuscite a provare
VLPSDWLDRDPDQLIHVWDUH
GROFH]]DQHLSURSULFRQIURQWL
QRQSRVVRQRIDUHO·HVSHULHQ]D
dell’armonia o della pace
interiore. Di conseguenza,
anche ciò che comunicano agli
DOWULqGLVFRUGDQWHHFRQIXVRª
La vera compassione ci
chiede, dunque, prima di tutto,
GLDYHUHÀGXFLDLQQRLVWHVVL
©XQDÀGXFLDQHOVHQVRGL
vedere ciò che siamo e sapere
che possiamo permetterci di
aprirci». E l’apertura è dono.
«Occorre cedere tutto. Ogni
volta che doniamo, migliora la
YLVLRQHLOÀOWURFKHDEELDPR
sulle pupille diminuisce;
O·XGLWRVLDIÀQDHLOFHUXPH
GHOOHRUHFFKLHVYDQLVFH3L
lasciamo cadere la tensione e
O·DWWHJJLDPHQWRGLIHQVLYRSL
sentiamo e meglio vediamo
[…]. Doniamo semplicemente
senza aspettarci nulla in
cambio. Doniamo e basta;
doniamo, doniamo, doniamo.
Abbandoniamo la presa. Ogni
volta che doniamo, la luce
aumenta».
La
compassione
verso
gli altri
comincia
dalla
benevolenza
verso
sé stessi
50
ANNI FA SU CITTÀ NUOVA
a cura di Gianfranco Restelli
Scrittore, giornalista, conduttore di
programmi televisivi e radiofonici,
collaboratore dell’Osservatore Romano
e a Roma della televisione olandese
KRO e belga BRT, redattore speaker
presso Radio Vaticana, nonché
collaboratore del nostro periodico,
Fred Ladenius è stato, alla fine degli
anni Sessanta, uno degli iniziatori del
Rinnovamento carismatico cattolico
in Italia. Proponiamo stavolta il brano
conclusivo di una sua intervista al
pastore battista Martin Luther King, figura di primissimo piano nella lotta per i
diritti degli uomini di colore e apostolo della non-violenza. Iniziata ad Amsterdam,
l’intervista si concludeva all’aeroporto “Leonardo da Vinci” di Roma, all’indomani
dell’udienza del 18 settembre da Paolo VI, in Vaticano.
Le nostre speranze
sono comuni
«È stato un incontro indimenticabile – ci ha detto Martin Luther King –.
Il papa è con noi, il papa è con tutti gli uomini di buona volontà, ovunque
QHOPRQGR3RVVRGLUYLFKHVRQRULPDVWRSURIRQGDPHQWHLPSUHVVLRQDWRH
commosso dalla sua saggezza e dalla sua bontà. Abbiamo parlato a lungo
HPLVRQRUHVRFRQWRGHOIDWWRFKH3DROR9,FRQRVFHLSUREOHPLGHOPLR
popolo come pochi. Da molto tempo il papa segue la mia opera e mi ha
FKLHVWRGLWHQHUORDOFRUUHQWHGHLQRVWULVIRU]LHGHLQRVWULVXFFHVVL
«Pregherà per noi, me lo ha promesso… e noi pregheremo per lui, per le sue
intenzioni, poiché le nostre speranze sono comuni.
Mi ha detto di continuare a “bussare” e mi ha ricordato l’esempio del
0DKDWPD*DQGKLOD´JUDQGHDQLPDµFKHIXWDQWRYLFLQDDOQRVWUR&ULVWR
Questa è stata per me una grande giornata, una di quelle giornate che ci
DUULFFKLVFRQRO·DQLPDHFKHSURIRQGRQRQHOFXRUHXQVHQVRGLSDFHHGL
concordia, che sembra un preambolo di eternità… Sono sicuro che il mio
LQFRQWURFRQLOFDSRGHOODSLJUDQGHGHOOH&KLHVHFULVWLDQHIDUjPHGLWDUH
molti miei compatrioti che hanno scordato i precetti dell’Amore».
Già l’altoparlante annunciava la partenza dell’aereo. Lo accompagnammo
VXOODSLVWDÀQRDOODVFDOHWWDHFLVWULQJHPPRODPDQRDOXQJR(SRFKLLVWDQWL
GRSRLOMHWVLVWDFFDYDGDOVXRORSXQWDQGRYHUVRLOQRUG2UPDLVLHUDIDWWR
buio e il cielo era tutto un diadema di stelle.
$UULYHGHUFLUHYHUHQGR.LQJ«&LULFRUGHUHPRGLWHHIRUVHDOQRVWUR
prossimo incontro, molte cose saranno diverse. Cristiani come Martin
Luther King possono dare un nuovo vigore agli Stati Uniti d’America, una
QD]LRQHFKHGLYHQQHJUDQGHSHUFKpXRPLQLÀHULPDXPLOLGLQDQ]LD'LR
VHSSHURLQIRQGHUOHLOVHQVRGLXQDOLEHUDFRQYLYHQ]DIUDJHQWLGLGLYHUVD
stirpe.
Fred Ladenius
INVITO ALLA LETTURA
di Elena Cardinali
Per chi vuole approfondire alcuni
degli argomenti di questo numero
con i libri di Città Nuova
pagg. 16-18
ACCOUNTABILITY
Il crescente sentimento di disaffezione dell’opinione pubblica verso la politica conferisce
nuova attualità alla riflessione sui temi della
rappresentatività e partecipazione. Centrale
è il concetto dell’accountability che regola la
relazione tra governanti e governati. Ascani nel
volume spiega l’importanza di questo strumento che può giocare un ruolo fondamentale nella
rifondazione delle nostre democrazie.
pag. 24
LA FAMIGLIA E I NUOVI MEDIA
Youtube, Facebook, blog: sono solo alcuni dei termini che compongono l’universo in rapidissima
espansione delle nuove tecnologie. Conoscere
questo fenomeno è fondamentale, in particolare
per quanti – genitori, nonni, insegnanti – operano
nel mondo della formazione. Il volume è uno strumento per entrare “in confidenza” con i nuovi
media, scoprendone potenzialità e limiti.
pag. 72-73
LA CONGIURA DI HITLER
In un racconto avvincente Mario Dal Bello in
La congiura di Hitler ricostruisce una vicenda
ancora avvolta nel mistero: il piano pensato e
progettato da Hilter nel 1943 e affidato al generale Wolff di deportare papa Pio XII e alcuni membri
della Curia vaticana in Germania. Appassionante.
Per ordinare i volumi: via Pieve Torina, 55
00156 Roma - tel 06.78 02 676
[email protected] - www.cittanuova.it
Reportage
DIARIO DI VIAGGIO
Testo e foto di Pietro Parmense
S
ull’aereo Tre bimbi piangono
all’unisono nella carlinga del
nuovissimo 777-800 che ci sta
portando ad Almaty. È un segno
della speranza che abita questo
popolo-incrocio-di-popoli (è così che
LQ$VLD&HQWUDOHELVRJQHUHEEHGHÀQLre gli abitanti dei singoli Paesi dopo
le epoche timuride, mongola e sovietica e le loro disgregazioni o rimescolamenti). L’aeroporto di Almaty
vorrebbe stabilizzarsi sugli standard
europei, ma non lo è e non lo può essere. Non si può ridurre un popolo in
strutture architettoniche che non sono
le proprie. Così al controllo dei passaporti la selva di cartelli d’ogni foggia, dimensione e formattazione (non
ci si capisce proprio nulla) dice che
qui non si ragiona come a Berlino o a
Parigi. Meno male!
La città alberata La vera ricchezza di Almaty è la catena di montagne del Tien Shan, che crea un
arco di 180 gradi coronando la città
a Sud. Almaty m’appare una città ordinata, pulita e alberata, rimasta caSLWDOH GHO .D]DNLVWDQ ÀQR D TXDQGR
il presidente Nursultan Nazarbayev,
nel 1997, non ha ceduto al desiderio
della grandeur, trasferendo governo
e Parlamento in piena steppa, nella
nuova città di Astana. Oddio, nemmeno Almaty aveva e ha una lunga
storia: si ricorda il suo nome, Alma
$WD PRQWDJQH GHOOH PHOH VLJQLÀca), ancor prima della distruzione
a opera del solito Tamerlano, della
fondazione poi nel XIX secolo da
parte dei russi del forte chiamato
Verniy. Durante e dopo la Rivoluzione d’ottobre crebbe a dismisura,
raggiungendo le 222 mila anime. Un
milione nel 1982. Almaty non avrebbe granché di cui fregiarsi – restano
appena una dozzina di abitazioni del
XIX secolo, le sole sopravvissute al
terremoto del 1911 –, anche perché
l’epoca sovietica qui ha fatto non pochi danni architettonici.
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Città Nuova - n. 20 - 2014
KAZAKISTAN
ORO, PETROLIO
E QUALCHE BELLEZZA
NEL PAESE PIÙ VASTO DELL’ASIA CENTRALE
LA RICCHEZZA DEL SOTTOSUOLO FATICA A TRASFERIRSI
NELLA CULTURA LOCALE. IL REGIME FORTE
DI NAZARBAYEV E UNA NAZIONE COMPOSITA
Foto di rito per una coppia
di giovani sposi al Mausoleo
di Khoja Ahmed Yasawi a Turkestan.
Sopra: il Baiterek ad Astana.
La collina blu Si raggiunge il crinale della collina, assai allungata e
DIÀODWDFRPHODPRUHQDGLXQJKLDFciaio, grazie a una funivia degli anni
Sessanta. Quel che c’è d’interessante
quassù è una sorta di vasto luna park
kitsch quanto si vuole, ma amato alla
follia da grandi e piccini. E anche un
minizoo con una dozzina di gabbie
che ospitano malconci animali. Una
famiglia che viene dalla steppa nel
cuore del Paese vuole farsi fotografare con me. Il papà mi dice: «Mi chiamo Gengis, vengo dalla steppa, ho
FDYDOOLPXFFKHHÀJOL'D
dove vieni?». «Dall’Italia». «Niba-
li!». Mi sovvengo che il corridore italiano è capitano della squadra kazaka
Astana, “la capitale”. E poi aggiunge:
«Milan Juve Inter». Orgoglioso. Gli
faccio: «E i papi e gli imperatori romani?». E lui: «Ah sì, quel Francesco
che difende gli immigrati... Ma quali imperatori?». «Gli imperatori romani...». «Ma di imperi ci sono solo
quelli di Gengis Khan e di Tamerlano!». Così è se vi pare.
Le tombe a tumuli Prima di giungere alla cittadina di Yesik, noto alcuni cumuli di terreno che non mi
sembrano per nulla naturali. Furono
gli sciiti locali a costruirli nel IV secolo d.C., una popolazione molto
avanzata nell’artigianato, come numerosi manufatti testimoniano. Tra
tutti la più importante è la scoperta
dell’abito di guerra di una guerriera
dell’epoca, di una sciamana: il copricapo conta 150 decorazioni dorate,
alcune delle quali, che rappresentano
cavalli in corsa, appaiono veramente
affascinanti, mentre il vestito vero
e proprio di decorazioni ne conta la
bellezza di tremila, ricamate nella
maglia metallica, con fermagli in forma di tigre. E poi una sorta di scudo,
dei parastinchi, una sciarpa...
Città Nuova - n. 20 - 2014
47
Repor tage
KAZAKISTAN ORO, PETROLIO E QUALCHE BELLEZZA
Dialogo alla kazaka
Intervista all’arcivescovo Tomasz Peta,
metropolita di Astana
Shymbulak, sogno kazako Anche
il presidente Nazarbayev viene spesso
da queste parti per cimentarsi nell’arte dello sci alpino, ma soprattutto per
vedere a che punto è l’avanzamento dei lavori della maggiore stazione
sciistica dell’immenso Kazakistan. Il
Paese centrasiatico ha obiettivi alti,
tra cui quello di portare le vicine Almaty, Medeu e Shymbulak a ottenere
l’organizzazione di un’edizione dei
Giochi olimpici invernali prima del
2050, orizzonte che il presidente ha
voluto dare ai suoi concittadini. L’aria è fresca. Chi è venuto quassù non
è sempre danaroso. Così sbocconcella
il suo panino portato da casa osservando le montagne o il falco che un
48
Città Nuova - n. 20 - 2014
kazako dai tratti mongoli dell’Altai
´DIÀWWDµSHUHXURSHUIDUVLIRWRJUDfare con un bestione da 15 chili appollaiato sull’avanbraccio.
Kapshagay Mi sto recando da
Almaty verso Sud. Non posso proprio dire che gli scenari siano idilliaci. La città di Kapshagay è originale: sulla strada statale scorgo
VROR HQRUPL HGLÀFL SDFFKLDQL EUXWWL
e pretenziosi, che in realtà sono dei
casinò. Hanno i consueti improbabili nomi: Pyramid, XoClub, Las
Vegas, Dubai, New York freedom,
Stars, Royal Plaza, Alladin, Carlton... È evidente, qui si investono
parte dei soldi del gas e del petrolio
Il Kazakistan è un Paese pronto per essere evangelizzato?
«Cosa vuol dire evangelizzare in un Paese
musulmano? Evangelizzare è volontà di
Dio. L’amore di Dio e la sua parola salvifica
vengono prima. Solo in seguito un uomo
può rispondere o agire. Il Kazakistan è un
buon suolo per l’evangelizzazione, come
nel passato è stato un oceano di sangue
e lacrime di gente innocente. Evangelizzazione in un Paese musulmano è innanzitutto una testimonianza di vita: i cristiani
debbono amare i loro vicini musulmani».
Che cosa mi può dire del dialogo interreligioso in Kazakistan? La presenza governativa in questo campo è un fattore positivo?
«Nel Kazakistan vi sono 130 nazionalità
e gruppi etnici, con molte confessioni
religiose. Grazie a Dio il governo si interessa a fondo del dialogo interreligioso.
Il governo organizza delle tavole rotonde
e diverse conferenze. Ogni tre anni un
“congresso delle religioni del mondo”
viene organizzato ad Astana, con la presenza anche di una delegazione vaticana.
L’attività del governo serve a stimolare
il dialogo tra le religioni, creando un’atmosfera di collaborazione. Naturalmente
ogni religione ha il diritto di svolgere il
suo proprio lavoro assieme al dialogo che
è “obbligatorio”. Quest’opera governativa
permette anche la salvaguardia di minoranze religiose ed etniche».
In senso orario da sin.:
il monumento ad Almaty;
una famiglia kazaka a Turkestan;
preghiera alla stessa moschea;
lungofiume ad Astana;
caravanserraglio a Tamgay Tas.
che i kazaki (o almeno alcuni kazaki) stanno facendo a palate in associazione con Eni, Gazprom, Total
e compagnia bella. Accadde che il
presidente kazako nel 2006 decise
che tutti i casinò del Sud del KazakiVWDQVRSUDWWXWWRTXHOOLDOORUDÀRUHQWL
di Almaty, si sarebbero trasferiti in
questa città che doveva diventare
un polo economico di primo piano
del Paese. Ma la città che si scorge
dietro queste pacchianate è rimasta
sporca, disordinata, rada, grigissima.
Il treno più lento del mondo EpiFR &RVu YLHQH GHÀQLWR VX ,QWHUQHW LO
WUHQRFKHYDGD$OPDW\ÀQRDG$NWRbe, sul Caspio, attraversando tutto
l’Ovest abitato del Kazakistan. Alcuni
FRQYRJOL SRL FRQWLQXDQR ÀQR D 0Rsca e San Pietroburgo. Si parla di un
percorso di giorni e giorni, ovviamente, non di qualche ora. La media oraria
GLIÀFLOPHQWHVXSHUDLNPRUDUL&Rsì l’unico vero divertimento è la fermata ad Arbic-2, vecchia città mineraria; all’arrivo del treno ecco scatenarsi
l’assalto di centinaia di venditori alla
sauvette, tre quarti dei quali offrono
angurie e meloni e il restante quarto
pane e companatico. L’assalto dura 11
minuti e 45 secondi, il tempo di riparWLUHSHUO·LPSURYYLVRÀVFKLRGHOFDSRstazione, con un cappello dalla visiera
esagerata che risale trenta centimetri
sopra la sua fronte.
I raggi creano l’opera d’arte Sono appena ritornato al Mausoleo di
Khoja Ahmed Yasawi, qui a TurkeVWDQGRSRODVÀDQFDQWHYLVLWDLQSLHQR
giorno. Ho già visitato Samarcanda,
Buchara, Konjeurgench e Isfahan, dove si ergono forse i migliori capolavori dell’arte religiosa centrasiatica,
ma qui qualcosa si aggiunge. La vox
populi parla chiaro: tre pellegrinaggi
a questo mausoleo valgono un pellegrinaggio alla Mecca. Fu costruito
VX RUGLQH GL 7DPHUODQR WUD LO e il 1405 in onore del profeta Khoja
Ahmed Yasawi che, nato nel 1094 a
Sayram, era poeta e mistico, fondatoUH GHOO·RUGLQH VXÀ 7DULTDK 7HUPLQz
la sua vita nel 1166 in un eremitaggio
su una collina non lontana dal luogo
del mausoleo. Si dice che qui passò
Tamerlano stesso il quale, dopo una
preghiera e vedendo il pietoso stato della gente e della cittadina, ordinò che vi fosse costruito un enorme
mausoleo per riscattare la città che
aveva ospitato un tale personaggio.
La composizione archiettonica del
mausoleo è strana, decorato totalmente nella porta nordoccidentale, mentre
la grandiosa porta sudorientale è in
mattoni apparenti: fu l’ultima a venire
FRVWUXLWDHIRUVHLVROGLHUDQRÀQLWLH
Tamerlano ormai era morto e sepolto.
La polvere del deserto Viaggio
in auto tra Turkestan e Kyzylorda
nel cuore del Kazakistan. Un viaggio istruttivo anche se faticoso e
monotono, perché mi dimostra come
l’uomo sappia vivere anche in condizioni non dico estreme ma certo
assai disagevoli. Si esce da TurkeCittà Nuova - n. 20 - 2014
49
Repor tage
KAZAKISTAN ORO, PETROLIO E QUALCHE BELLEZZA
stan fendendo un abitato squallido
abbacinato dal caldo, ma la strada
è nuova e perfetta. La sabbia della
steppa desertica turbina e invade la
sede stradale. Rallegrano lo spirito
le mandrie di cammelli, bufali e cavalli. A Zhanacorgan, a metà tragitto, ci si ferma perché l’autista vuole
fumare una sigaretta. Si tratta di un
semplice incrocio tra le due strade
lungo le quali è cresciuto l’abitato,
sotto lo sguardo severo e austero
della statua bronzea di un eroe ka]DNR FKH QRQ ULHVFR D LGHQWLÀFDUH H
sotto quello molto più prosaico di
un distributore di benzina Sinooil:
L FLQHVL VRQR DUULYDWL ÀQ QHO GHVHUWR
kazako.
L’autenticità che non ti aspetti
Astana. Al di là dell’Esil, nel grande
Parco Centrale impazza un lunapark
con tutti i tradizionali ingredienti degli analoghi spazi-giochi del mondo.
Circola una notevole folla, non solo
di famiglie coi bambini, ma anche di
ragazzi, adulti e vecchi. Par di tornare indietro all’Italia di 40 anni fa. Mi
trovo ad aiutare un giovane poliomielitico nel salire una scaletta che porta
DO SRQWH VXO JUDQGH ÀXPH ©Bonsoir
monsieur», mi fa. Vende bruscolini
e biglietti della lotteria perché non
ha potuto studiare. Ha imparato però
il francese, da solo, legge tutto quello che può, conosce le pieghe più riposte di Balzac e le manie di Hugo,
gioisce per i quadri di Matisse ed è
XQ IDQDWLFR GHL ÀOP GL 5HVQDLV 8Q
portento. Mi racconta la sua storia,
la malattia e la voglia di riscatto, la
spinta a saper sempre di più e l’incomprensione della famiglia che lo
FRQVLGHUDXQÀVVDWR
Grandeur Ci sono città costruite per il volere di una sola persona
che nei fatti considera tutti i suoi
“simili” non tali ma “uguali” a sé.
È probabilmente questo il pensiero
che ha mosso Nazarbayev quando
ha voluto trasferire la capitale del
Kazakistan da Almaty ad Astana.
Mutatosi in pochi istanti da comuniVWDDSRVWFRPXQLVWDKDLGHQWLÀFDWR
il nuovo corso della Storia con la
propria persona, peraltro non senza
intelligenza e con la straordinaria
fortuna di essersi ritrovato nel sottosuolo risorse di petrolio e di gas
che dire straordinarie è poco. Astana, dunque: spazi enormi, come in
tutte le città che vogliono esprimere
un istinto di grandeur che però non
può realizzarsi senza una parallela
grandeur culturale. Eppure il fattore
umano lo si trova anche ad Astana:
all’agenzia di viaggio, al distributore di benzina, al parco giochi, al bar,
al semaforo, nonostante il contesto
sfavorevole.
Pietro Parmense
CARTA CONTO
RICARICA EVO
LA PREPAGATA
EVOLUTA
PER LA TUA
ORGANIZZAZIONE.
8QRVWUXPHQWRøHVVLELOHFRQYHQLHQWHHVLFXURFKHªLQVLHPHFRQWR
FRUUHQWHEDQFRPDWHFDUWDGLFUHGLWRGLVSRQLHULFHYLERQL÷FL
DJJDQFLL5,'6''SDJKLWUDPLWH326DFFHGLDLVHUYL]LGHJOL
VSRUWHOOLDXWRPDWLFL$70DFTXLVWLRQOLQH+DFRVWLPROWRFRQWHQXWL
HSHUOHOHSLFFROHRUJDQL]]D]LRQLVHQ]DSDUWLWDLYDSX´VRVWLWXLUH
OÚDSHUWXUDGHOFRQWRFRUUHQWH
6FHJOLOD÷QDQ]DHWLFD
0HVVDJJLRSXEEOLFLWDULRFRQ÷QDOLW¢SURPR]LRQDOH3HUOHFRQGL]LRQLFRQWUDWWXDOLHGHFRQRPLFKHOHJJLLOIRJOLR
LQIRUPDWLYRGLVSRQLELOHVXOVLWRZZZEDQFDHWLFDLWHSUHVVROHQRVWUH)LOLDOLH%DQFKLHUL$PEXODQWL
ZZZEDQFDHWLFDLW
Se posso
LA SFIDA DELL’OGGI
di Piero Coda
RESPONSABILITÀ
È CUSTODIA
D
icevamo, la volta scorsa, che essendo
responsabile per il mio prossimo sono
responsabile per ciascuno che incontro sulla
mia strada. Il contesto o meglio la portata
e l’orizzonte della responsabilità, in ultima
istanza e in ogni circostanza, sono tutti e tutto. È il
nostro mondo: familiari, amici, compagni, vicini e
lontani, e anche fratello sole, sorella acqua e terra,
come cantava Francesco d’Assisi.
Dietrich Bonhoeffer lo spiegava così: «Dietro il
prossimo, raccomandatoci dall’appello di Gesù, sta
colui che è lontano, ossia Gesù Cristo in persona,
Dio stesso. Colui che non discerne dietro al
prossimo questo “lontano”, e non riconosce questo
“lontano” come prossimo, non serve il prossimo ma
sé stesso e fugge dall’aria aperta della responsabilità
al comodo angolino del dovere compiuto».
In questa logica s’intuisce come il caso serio della
UHVSRQVDELOLWjGLYHQWDDOODÀQHLOSUHQGHUHVXGLVp
le conseguenze anche tragiche dell’agire dell’altro.
Per il cristiano è questa la lezione paradossale della
responsabilità come l’ha vissuta Gesù: l’offrirsi
VHQ]DULVHUYHSHUJOLDOWULVLQRDOVDFULÀFLRGLVp
Non lo ha insegnato lui stesso: «Chi vuole salvare la
propria vita la perderà» (Lc 9,24)?
0DF·qDQFRUDXQDULÁHVVLRQHGDIDUHTXHOODFKH
apre la responsabilità – per chi crede – al rapporto
con Dio. Anche se non è una considerazione di tipo
religioso soltanto, ma un rimando alla profondità
dell’umano che – direbbe Dante Alighieri – tale si fa
“transumanandosi” verso quell’Altro da sé che si dà
e si nasconde in ogni altro.
È, per dirla con Lévinas, la “curvatura” dello spazio tra
l’io e il tu nel suo aprirsi al terzo: «Nell’accoglienza
d’altri – egli spiega – accolgo l’Altissimo al quale la
mia libertà si subordina, ma questa subordinazione non
è un’assenza: essa si ad-opera in tutta l’opera personale
della mia iniziativa morale, nell’attenzione ad altri in
quanto unicità e volto».
Nell’ottica dell’esperienza cristiana, questa
“curvatura” è provocata dall’irruzione di Dio nella
trama della responsabilità che ci lega gli uni gli altri.
«Il contesto o meglio la portata e l’orizzonte
della responsabilità, in ultima istanza e in ogni
circostanza, sono tutti e tutto. È il nostro mondo».
Come dice Gesù: «Ciò che hai fatto al più piccolo
dei miei fratelli, è a me che l’hai fatto». E questo
perché – prima ancora del mio essere chiamato alla
responsabilità per altri – mi ritrovo gratuitamente e
irrevocabilmente scelto dall’amore di Dio.
Guardare agli altri e al mondo con questi occhi
è la chance dell’oggi. In una bella sintesi, papa
Francesco così l’ha espressa il giorno d’inizio del
VXRSRQWLÀFDWR©,QIRQGRWXWWRqDIÀGDWRDOOD
custodia dell’uomo: è una responsabilità che ci
riguarda tutti».
Attualità
ANNIVERSARI
di Mariagrazia Baroni
VENT’ANNI FA
LA SCOMPARSA
DEL FONDATORE
DI AFRICA MISSION.
L’EREDITÀ NELLA RETE
DI SOLIDARIETÀ CHE
AVEVA INTESSUTO
L’AFRICA
DI DON VITTORIO
E
rano gli anni Ottanta e in molti
ricorderanno il viso bonario di
don Vittorio Pastori, noto anche come don Vittorione, e gli
appelli in favore dell’Africa nei
famosi salotti televisivi di Raffaella
Carrà, Mike Bongiorno ed Enzo Tortora. Ma ad oggi a ricordare il prete
del varesotto, nel ventennale della
scomparsa avvenuta il 2 settembre
52
Città Nuova - n. 20 - 2014
1994, saranno in numero notevolmente accresciuto. A cominciare dal
Movimento e dalla ong Africa Mission Cooperazione-sviluppo, da lui
IRQGDWDFKHORUDFFRQWDFRQXQÀOP
documentario del regista milanese
Tomaso Pessina, il quale si è recato
in Uganda sulle tracce di don Vittorio
per cercare ancora oggi la presenza di
questo sacerdote che ha vestito l’a-
bito talare per iniziativa del vescovo
di Gulu. Lo festeggeranno, dicevamo, ancora nel Karamoja, la regione
dell’Uganda che don Vittorio aveva
tanto amato e dove la speranza di vita
si attesta intorno ai 35-40 anni.
Ma chi era don Vittorio? È stato
un amante della vita che più di cercare sé stesso si è occupato di cercare l’altro ovunque fosse. Infaticabile
sostenitore dell’operosità evangelica
laicale, nasce a Varese nel 1926. Da
giovane attivo nella parrocchia di San
Vittore, allo scoppio della Seconda
guerra mondiale aderisce ad un’organizzazione clandestina che espatria in
Svizzera ebrei e fuggitivi. Negli anni
Cinquanta – in un’Italia che cerca di
risollevare le proprie sorti dalle ma-
cerie del dopoguerra –, Vittorio è il
proprietario di uno dei locali più noti
in tutta la Lombardia. Ma è nella sua
parrocchia, dove è costantemente impegnato, che avviene l’incontro cruciale con don Enrico Manfredini, il
nuovo parroco, con cui stringe un forte legame. Lo segue anche quando diviene vescovo a Piacenza con l’incarico di curare l’amministrazione della
residenza vescovile, del seminario e di
tutte le istituzioni diocesane.
Insieme intraprendono il primo
dei 147 viaggi tra Uganda, Kenya,
Tanzania e altre terre appartenenti
all’area sub-sahariana, ed entrambi
rimangono impressionati dal lavoro della Chiesa cattolica e dei suoi
missionari in questi luoghi spesso
Giovani dell’Uganda,
terra amata da don Vittorio
Pastori. A fronte, alcuni
momenti della sua vita
di missione e con
Giovanni Paolo II.
carenti di tutto. Nel 1972 fonda a
Piacenza l’associazione Africa Mission, un movimento formato da cristiani laici impegnati a portare aiuto
alle missioni presso le popolazioni
africane, dei Paesi del Terzo mondo
e dell’Est europeo. Nel 1982 nasce
il ramo tecnico operativo dell’organizzazione, l’Ong Cooperazione e
Sviluppo, che annovera due centri
indipendenti a Kampala, la capita-
le, e a Moroto, nel Karamoja. Oggi
Africa Mission è una solida realtà
per il numero di iniziative: 900 pozzi perforati in Karamoja, progetti
nel settore sanitario, agricolo, aiuto
nelle emergenze in Uganda e in altri
Stati africani, e un centro giovanile
dedicato a don Vittorio. Si trova a
Moroto ed è il punto di riferimento
per 600 giovani, educati a crescere
nella solidarietà e nella pace.
L’espressione «chi ha fame ha
fame subito», che spesso ripeteva,
rappresenta anche un ricordo per
chi lo ha conosciuto: «Ho impresso
QHOODPHQWHLOVXRSURÀOR– dice padre John Toninelli – mentre cuoceva pentoloni di risotto nei villaggi,
circondato dai bambini che avevano
fame ed erano incuriositi da quel signore così robusto e bonario».
Alternando lunghi periodi in Africa ad altri in Italia, don Vittorio si fa
portavoce delle genti africane negli
incontri con comunità, gruppi e associazioni italiane in modo da sollecitare
l’aiuto. Lungimirante la sua visione:
«Dopo anni di esperienza per le vie
dell’Africa – raccontava – posso confermare che i poveri del mondo diventano sempre più poveri». «La sua
– ricorda il missionario Piero Gheddo
– è una vocazione speciale, quella del
viaggiatore che stabilisce un ponte fra
l’opulenza italiana e la povertà».
L’attuale presidente di Africa Mission, don Maurizio Noberini, spiega
come anche in tempo di crisi si possa
tener fede all’insegnamento di don
Vittorio: «Il nostro impegno non si
esaurisce in una semplice raccolta
fondi o nella distribuzione di aiuti,
ma trova piuttosto il suo senso autentico nella missione. Don Vittorio ha
sempre invitato i fedeli a rimboccarVLOHPDQLFKHDYHULÀFDUHGLSHUVRQD
FRVDF·qROWUHLFRQÀQLLWDOLDQLª©/D
carità è l’essenza del cristianesimo»,
diceva, ma occorre agire e fare dei
passi. D’altronde è proprio «così che
si assapora la bellezza del dono».
Città Nuova - n. 20 - 2014
53
IL VANGELO
DEL GIORNO
Letture
Commenti spirituali
Note esegetiche
Esperienze
Testimoni
Da gennaio 2015
il Vangelo del giorno diventa
una rivista a sé
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AMBIENTE
di Lorenzo Russo
In arrivo le celle
solari “stampabili”
N
el settore della tecnologia green si fanno
passi da giganti. La
principale fonte di calore della terra, il sole,
attira il mondo dei ricercatori per trovare idee sempre alternative nella cattura
dell’energia. In Australia
alcuni ricercatori hanno
inventato delle celle solari
stampabili attraverso uno
speciale inchiostro, celle
che sono dieci volte più efÀFLHQWL GHL FODVVLFL SDQQHOOL
solari e funzionano anche in
presenza di nuvolosità.
Si tratta di celle solari
stampabili che potranno
produrre energia per tutta
la casa ma anche per elettrodomestici più piccoli
come computer portatili e
telefoni cellulari. Frutto del
lavoro di gruppo (l’unione
L’invenzione di ricercatori australiani
permette all’inchiostro di catturare
la luce e convertirla in elettricità
fa la forza), i ricercatori australiani, dopo vari test con
risultati positivi durante la
sperimentazione, hanno deciso di avviare la fase della
commercializzazione.
In pratica, l’inchiostro
è capace di catturare la
luce solare e di convertirla in elettricità. La tecnologia è stata sviluppata
da un consorzio compren-
Vita sana
Vita sana
dente l’Ente nazionale di
ricerca Csiro e due università di Melbourne, in
cui hanno lavorato 50 riFHUFDWRULIUDFKLPLFLÀVLci e ingegneri.
Usando una stampante
commerciale, un sottilissimo strato viene depositato
VXXQDVXSHUÀFLHGLPDWHULD
plastica, permettendo così
di applicare le celle solaUL VX ÀQHVWUH FUHDQGR XQR
strato semitrasparente. Le
celle solari possono essere
VWDPSDWH DQFKH VX VXSHUÀci più piccole per ricarica e
alimentazione di smartphone e di computer portatili.
«È un grande passo
avanti perché queste celle
si possono applicare ovunque e funzionano anche in
condizioni di nuvolosità
– commenta Fiona Scholes, la scienziata del Csiro
che coordina il progetto
–. Inoltre la consistenza
è migliore di quella utilizzata per i tradizionali pannelli solari. Molte
società di diversi Paesi
hanno espresso interesse
nel commercializzare la
tecnologia. La squadra dei
ricercatori è ora al lavoro
per produrre una versione spray dell’“inchiostro
solare”. Un grande traguardo per una maggiore
attenzione all’ambiente.
Ricordiamo che nel 2007
la percentuale di fonti rinnovabili nel mondo
viaggiava a quota 18 per
cento. Nel 2011 era salita
al 21 per cento. Lo scorso anno invece è arrivata
D VÀRUDUH LO SHU FHQWR
più di un quinto della produzione elettrica.
Città Nuova - n. 20 - 2014
55
Vita sana
SPORT
di Paolo Candeloro
C
arcentina, Canalino Sertorelli, Piano
dell’Orso, Prati del
Ciuk, muro di San
Pietro. Nomi che ai
più dicono poco o nulla,
ma che si portano dietro
una lunga storia di spettacolo, coraggio, velocità. Il
tutto, nel segno della neve.
O meglio, del ghiaccio,
elemento indispensabile in
occasione della discesa libera di Coppa del Mondo.
Siamo sulla mitica pista “Stelvio” di Bormio,
«il Teatro alla Scala degli sport invernali», come ebbe a dire anni fa il
presidente della Federazione internazionale sci,
Gian-Franco Kasper. Qui,
GRYHVLVRQRVÀGDWLHKDQno trionfato i più grandi
campioni del Circo bianco,
è andata in scena l’ennesima rinuncia sportiva in
salsa italica. La discesa libera di Coppa del Mondo,
quest’anno, non si disputerà. Niente diagonali in
contropendenza, curve da
tirare come un compasso e
salti nel vuoto a oltre 100
chilometri orari, e addio –
o quantomeno arrivederci
– alle migliaia di tifosi che
tra Natale e San Silvestro
si riversano in Valtellina
per osservare da vicino gli
uomini jet con gli sci ai
piedi. I motivi? Economici, ovviamente, ma non solo. Impossibile da mettere
insieme, stavolta, il milione di euro necessario allo
svolgimento della competizione, che comprende la
preparazione del tracciato
e l’organizzazione in senso più lato, dalle misure
56
Città Nuova - n. 20 - 2014
Bormio perde
la discesa libera
La gara di Coppa del Mondo di sci si sposta
dallo Stelvio a Santa Caterina Valfurva
M. Trovati/AP
Sopra: i vincitori dello slalom maschile della scorsa
edizione di Coppa del mondo, Neureuther (al centro),
Hirscher (a sin.) e Moelgg. Sotto: il norvegese
Lasse Kjus durante la Coppa del mondo nel 1995.
A fronte: veduta di Bormio.
(2) A. Trovati/AP
di sicurezza all’ospitalità
di atleti, tecnici e addetti
ai lavori. Quattrocentomila euro li avrebbe messi a
disposizione la Regione
Lombardia, che ha fatto di
tutto per non rinunciare al
tradizionale appuntamento
GLÀQHDQQR$´PDQFDUHµ
però, è stata la Sib (Società
impianti Bormio), la quale
ha preferito non chiudere
la pista in un periodo di
alta stagione a livello turistico, sottolineando poi
FRPH OD SUHVHQ]D ÀVVD GHL
professionisti di Coppa del
Mondo potrebbe in qualche modo indurre a considerare la “Stelvio” un tracFLDWRWURSSRGLIÀFLOHSHUJOL
“sciatori della domenica”.
Così il Circo Bianco resta privo di uno dei suoi
capisaldi, da molti considerata la discesa libera più
GLIÀFLOH GL XQ FDOHQGDULR
maschile che prevede, tra le
DOWUHOHSLFFKLDWHPR]]DÀDto giù per la “Lauberhorn”
di Wengen (Svizzera) e lungo la “Streif” di Kitzbühel
$XVWULD/D´6WHOYLRµOXQga oltre tre chilometri e dal
dislivello di 987 metri, ha
ospitato anche due edizioni
dei Mondiali (’85 e 2005) e
visto festeggiare alcuni dei
più grandi campioni della
velocità e dello sci alpino
in generale quali il francese
/XF $OSKDQG L QRUYHJHVL
/DVVH .MXV H $NVHO /XQG
Svindal, gli statunitensi
Daron Rhalves e Bode Miller, gli austriaci Hermann
Maier, Stephan Eberharter
e Michael Walchhofer, gli
svizzeri Michela Figini (nel
1985 vi si gareggiò anche
per il titolo iridato femminile di discesa), Pirmin
Zurbriggen e Didier Défago
e gli azzurri Christof Innerhofer e Dominik Paris.
Ma l’affascinante pista di
Bormio, dove dopo l’esordio del 1993 si correva
ininterrottamente dal ’95
(con un solo “anno sabbatico”, il 1999), è stata terreno
di conquista anche per gli
amanti delle discipline tecQLFKH GDO QRVWUR $OEHUWR
Tomba all’americana Mikaela Shiffrin, dal norvegese Ole Kristian Furuseth ai
tedeschi Markus Wasmeier
e Felix Neureuther sino ad
arrivare all’austriaco Benjamin Raich e al croato Ivica
.RVWHOLþ
Davvero un peccato,
dunque, che quest’anno
gli uomini jet siano costretti a traslocare dalla
“Stelvio” di Bormio alla
“Deborah Compagnoni”
di Santa Caterina Valfurva. L’Italia manterrà la sua
discesa libera di Coppa
del Mondo, ma non sarà
certo la stessa cosa. Eppure, le polemiche pare
facciano parte del Dna di
questa pista, se consideriamo che al termine dei
Campionati iridati ’85
un contadino posizionò
GHO ÀOR VSLQDWR OXQJR OD
SDUWH ÀQDOH GHO WUDFFLDWR
corrispondente a un terreno di sua proprietà. La
“Stelvio” venne chiusa per
anni, prima che l’uomo
accettasse di “sgomberare
il locale” in cambio di un
regalo mica da ridere: un
tunnel posto proprio sotto il percorso e utilizzato
ora come magazzino per
le sue macchine agricole.
&KLVVjVHDÀQHGLFHPEUH
TXDQGR L ULÁHWWRUL VDUDQQR
puntati 18 chilometri più
in là, anche lui sentirà un
pizzico di nostalgia per
quelle saette con gli sci
ai piedi, gli uomini jet del
Circo Bianco.
Città Nuova - n. 20 - 2014
57
Vita sana
BUON APPETITO CON...
di Cristina Orlandi
Ingredienti (4 persone)
Per gli spinaci: 400 g di
VSLQDFL J GL SDUPLJLDQR
JUDWWXJLDWR TE GL VDOH H GL
SHSHEXUURSHUORVWDPSR
Per la besciamella: 40 g
GLEXUURJUGLIDULQD
PO GL ODWWH QRFH PRVFDWD
TEGLVDOHHGLSHSH
Per il ripieno: 160 g di
SURVFLXWWRFRWWRJGLSDUPLJLDQRJGLIRQWLQD
Sformati di spinaci con cuore
di prosciutto e formaggio
8Q·LGHD VÀ]LRVD H VHPSOLce che sarà gradita da tutti i
FRPPHQVDOL XQ·DOWHUQDWLYD
DLVROLWLVHFRQGLSLDWWLDEDVH
GL YHUGXUH PROWR DSSUH]]D-
WD DQFKH GDL SL SLFFROL 3HU
XQD FHQD LPSRUWDQWH SRWUHWH
VHUYLUHORVIRUPDWRFRPHDQWLSDVWRPDJDULDUULFFKLWRFRQ
XQDVDOVDFDOGDDOIRUPDJJLR
FXRFHUOLDYDSRUHROHVVDUOL$
FRWWXUDXOWLPDWDWULWDUOLHXQLUOL DO SDUPLJLDQR JUDWWXJLDWR H
DOOD EHVFLDPHOOD 5HJRODUH GL
VDOHHSHSH
Per il ripieno: )UXOODUH LO
SURVFLXWWR FRQ OD IRQWLQD H LO
SDUPLJLDQR'LYLGHUHLOFRPSRVWRRWWHQXWRLQTXDWWURSDUWLXJXDOL
Composizione
Per la besciamella: In un
WHJDPHIDUWRVWDUHODIDULQDQHO
EXUURYHUVDUYLJUDGDWDPHQWHLO
ODWWHLOVDOHLOSHSHHXQDSXQWDGLQRFHPRVFDWDJUDWWXJLDWD
'XUDQWH OD FRWWXUD JLUDUH SHUFKp OD VDOVD QRQ VL DWWDFFKL DO
IRQGRHQRQIDFFLDJUXPL
Per gli spinaci: 0RQGDUH
H ODYDUH JOL VSLQDFL TXLQGL
,PEXUUDUH JOL VWDPSLQL PRQRSRU]LRQH H ULHPSLUOL SHU OD
PHWjFRQODFUHPDJOLVSLQDFL
SRUUH QHO FHQWUR OD SDOOLQD GL
SURVFLXWWR H IRUPDJJLR TXLQGL ULFRSULUH FRQ DOWUR FRPSRVWR GL VSLQDFL 0HWWHUH QHO
IRUQR SUHULVFDOGDWR D ƒ&
H FXRFHUH SHU PLQXWL
ÀQR D TXDQGR OD VXSHUÀFLH VL
VDUj EHQ FRORULWD 6HUYLUH JOL
VIRUPDWLQLEHQFDOGL
JLUDYDSHUFDVDDYROWHDQFKH
FRO WHOHFRPDQGR DOO·RUHFFKLR
GLFHQGR´SRQWR"µ
,Q JHQHUDOH JOL HVSHUWL
FRQVLJOLDQR GL QRQ HVDJHUDUHQHOSDUODUHDLEDPELQLFRQ
YH]]HJJLDWLYL QRPLJQROL H
SDUROH VWRUSLDWH PD GL DVVRFLDUHDOOHFRVHLOQRPHJLXVWR
(LRHPLRPDULWRQRQDEELD-
PR SUREOHPL QHO IDUOR VLDPR
G·DFFRUGR FKH SDUODUH EHQH q
DQFKH SHQVDUH EHQH 0D F·q
XQD SDUROD D FXL VRQR WURSSR
DIIH]LRQDWDHFKHQRQFRUUHJJHUz q ´FDPPHUHOODµ )LQFKp
OHLQRQGHFLGHUjGLFDPELDUOD
FRQ O·RULJLQDOH ´FDUDPHOODµ
LR OH RIIULUz PRUELGH H GROFL
´FDPPHUHOOHµ
Preparazione
DIARIO DI UNA NEOMAMMA
di Luigia Coletta
Le prime parole
1RQ ULFRUGR FRQ SUHFLVLRQH TXDQGR ,UHQH KD GHWWR OD
SULPD SDUROD IRUVH SHUFKp
QHO PRPHQWR LQ FXL KD SURQXQFLDWR OH IDWLGLFKH VLOODEH
´PDPDµ VDSHYR FRQ FHUWH]]D FKH QRQ OR IDFHYD SHU
GHFODPDUH LO PLR QRPH PD
SLXWWRVWR SHU ULFKLDPDUH OD
PLD DWWHQ]LRQH QHO FHUFDUH GL
DIIHUUDUH FRQ OD PDQLQD XQ
ELVFRWWR R XQ JLRFDWWROR ,Q
HIIHWWL KR VHPSUH SHUFHSLWR
TXDQWR L VXRL LQWHUHVVL IRVVHUR HVVHQ]LDOL H GLUHWWR LO VXR
PRGR GL FRPXQLFDUH OR GLPRVWUD LO IDWWR FKH VHFRQGR
PH OD VXD SULPD YHUD SDUROD
GHWWD FRQ FRQVDSHYROH]]D q
58
Città Nuova - n. 20 - 2014
VWDWD ´DFTXDµ &HUWDPHQWH
DQFKH ´PDPPDµ H ´SDSjµ
KDQQRDYXWRXQSRVWRGLWXWWR
ULVSHWWR QHOOD FODVVLÀFD GHOOH
SULPH SDUROH PD PLD ÀJOLD
KD EDGDWR JLXVWDPHQWH SULPD
DTXHVWLRQLGLVRSUDYYLYHQ]D
3HUVRQDOPHQWH LQ TXDQWR PDPPD GHVLGHUDYR FKH
TXHVWD SDUROD IRQGDPHQWDOH
HQWUDVVHQHOYRFDERODULRGHOOD
PLD EDPELQD TXDQWR SULPD
TXLQGLODLQYLWDYRFRQVHPSOLFLWjHFRVWDQ]DDFRPSOHWDUHOD
IUDVH ©,UHQH q O·DPRUH GLª
(SRFRSULPDGLFRPSLHUHXQ
DQQRPLKDIDWWRTXHVWRUHJDOR©PDPPDª3RLKDSUHVR
GLPHVWLFKH]]D FRO WHOHIRQR H
ALIMENTAZIONE
di Giuseppe Chella
EDUCAZIONE SANITARIA
di Spartaco Mencaroni
Equità: sfida del millennio
La clorofilla
La clorofilla è il pigmento di colore
verde, presente nei cloroplasti che
sono dei corpuscoli contenuti nelle
cellule dei vegetali e in alcuni batteri.
La clorofilla realizza la fotosintesi,
un processo importantissimo grazie
al quale i vegetali producono la
sostanza organica (carboidrati)
a partire dall’anidride carbonica
dell’aria. La struttura chimica della
clorofilla ha una certa analogia
con quella dell’emoglobina che è il
pigmento rosso del sangue. Mentre
l’emoglobina ha il ferro come
componente centrale, la clorofilla ha
il magnesio. Essa svolge un’attività
normalizzatrice della nostra flora
intestinale, è battericida per diversi
ceppi di batteri (azione antinfettiva),
rinforza il sistema immunitario,
purifica il fegato favorendo lo
smaltimento delle sostanze velenose
(azione antitossica), è antiossidante,
è antianemica ed è un potente
deodorante. È importante sapere
che può svolgere una notevole
attività per la prevenzione delle
malattie degenerative (azione
antinvecchiamento). Secondo alcuni
autorevoli studiosi del Linus Pauling
Institute, la clorofilla combatte la
crescita delle cellule cancerose
e protegge da carcinogeni che
possono essere presenti negli
alimenti contaminati da alcune muffe
(aflatossine ecc.). A causa della
ingestione di alimenti contaminati
(cereali, frutta secca ecc.) molti
cinesi hanno sofferto di tumore
epatico e l’assunzione della clorofilla
ha dimostrato di essere una valida
protezione.
0HQRGLJLRUQLqTXHVWRLOFRQWRDOODURYHVFLDGHOSLDPEL]LRVR
SURJHWWRGLVYLOXSSRJOREDOHVRFLRVDQLWDULRGHOODVWRULDLO´0LOOHQQLXP
'HYHORSPHQW*RDOVµ0'*FKHQDVFHQHOVHWWHPEUHFRQOD
VRWWRVFUL]LRQHGDSDUWHGLWXWWL3DHVLPHPEULGHOOH1D]LRQL8QLWHGHOOD
´0LOOHQQLXP'HFODUDWLRQµXQGRFXPHQWRHSRFDOHQHOTXDOHYLHQH
VDQFLWRO·LPSHJQRJOREDOHDHUDGLFDUHLSULQFLSDOLGHWHUPLQDQWLGHOOH
GLVHJXDJOLDQ]HVRFLRVDQLWDULHHQWURLO
/·DPEL]LRVRSURJHWWRqGHFOLQDWRLQRWWRPDFURRELHWWLYLFLDVFXQRGRWDWR
GLWDUJHWHVSOLFLWLHGDWHGLFKLDUDWHSHULOUDJJLXQJLPHQWRGHJOLVWHVVL
VUDGLFDUHODSRYHUWjHVWUHPDHODIDPH
UHQGHUHXQLYHUVDOHO·LVWUX]LRQHSULPDULD
SURPXRYHUHODSDULWjGHLVHVVLHODFRQGL]LRQHGHOJHQHUHIHPPLQLOH
ULGXUUHODPRUWDOLWjLQIDQWLOH
PLJOLRUDUHODVDOXWHPDWHUQD
FRPEDWWHUHO·+LY$LGVODPDODULDHDOWUHPDODWWLHWUDVPLVVLELOL
JDUDQWLUHODVRVWHQLELOLWjDPELHQWDOH
UDJJLXQJHUHXQDSDUWQHUVKLSJOREDOHSHUORVYLOXSSR
1HJOLXOWLPLDQQLOH1D]LRQL8QLWHHO·2UJDQL]]D]LRQH0RQGLDOHGHOOD
6DQLWjKDQQRUHDOL]]DWRQXPHURVHD]LRQLSHUUHQGHUHFRQFUHWLHYLVLELOL
LULVXOWDWLPHWWHQGRLQFDPSRHQRUPLULVRUVHGLGDWWLFKHHFRQRPLFKH
SROLWLFKHHVDQLWDULHKWWSZZZXQRUJPLOOHQQLXPJRDOV/DOHWWXUD
GHOO·XOWLPRUDSSRUWRDSUHDXQDYLVLRQHGLVSHUDQ]DVRQRVWDWL
FRURQDWLGDOVXFFHVVRJOLVIRU]LUHODWLYLDOGLPH]]DPHQWRGHOOHSHUVRQH
FKHYLYRQRLQFRQGL]LRQLGLSRYHUWjHVWUHPDHDOODULGX]LRQHGLPRUWLSHU
PDODULDHWXEHUFRORVLVLUHJLVWUDQRVLJQLÀFDWLYLSURJUHVVLQHOO·DFFHVVR
GHOODSRSROD]LRQHDOO·DFTXDSRWDELOH²PLJOLRUDWRSHUROWUHPLOLDUGLGL
SHUVRQHIUDLOHLO²QHOO·DFFHVVRDOO·LVWUX]LRQHSULPDULDHQHOOD
SDUWHFLSD]LRQHGHOOHGRQQHDOODYLWDSROLWLFDHVRFLDOH
*OLRELHWWLYLSLFULWLFLFRPHODULGX]LRQHGHOODSRYHUWjHGHOODPRUWDOLWj
LQIDQWLOHVRQRVWDWLUDJJLXQWLSHUO·HQRUPHPLJOLRUDPHQWRGLDOFXQL3DHVL
FRPHOD&LQDHO·,QGLDODVFLDQGRLQGLHWURSHUzSURSULROHDUHHGRYHOH
FRQGL]LRQLGLYLWDVRQRSLGUDPPDWLFKH
6DUjTXHVWDODSULQFLSDOHVÀGDGDUDFFRJOLHUHJDUDQWLUHXQRVYLOXSSR
DUPRQLFRLQXQDSURVSHWWLYDGLHTXLWjHEHQHFRPXQHJOREDOH
Città Nuova - n. 20 - 2014
59
UN PAESE IN TRANSIZIONE
Thailandia
Preghiere
per il re
S. Lalit/Ap
D
i fronte all’ospedale Siriraj di
Bangkok delle persone pregano
per il loro re. Le condizioni di
salute del re Bhumibol Adulyadej
non sono buone. Un esperto team
di medici che si occupa della salute del
monarca lo ha recentemente operato per
la rimozione della cistifellea e lo ha curato
per un’infiammazione allo stomaco.
Il popolo thai, che tanto ama il monarca,
ad ogni notizia che riguarda la sua
salute, si riversa nelle strade adiacenti
l’ospedale per pregare, dimostrare
riconoscenza e amore sincero verso il re
che al momento è il più longevo, 86 anni,
regnante al mondo. Non sono momenti
facili per il “Paese degli uomini liberi”.
Con l’ennesimo colpo di Stato dello
scorso 22 maggio, che ha messo fine alle
proteste anti-governative, la situazione
del Paese è in parte migliorata. È stato
ristabilito l’ordine pubblico anche a costo
di restrizioni sulle libertà personali perché
è ancora in vigore la legge marziale. La
Giunta militare sta cercando di mettere
un freno all’anarchia indiscriminata, alla
corruzione dilagante per far rispettare
le leggi. All’orizzonte, però, prima di 15
mesi, non si prospettano nuove elezioni
democratiche. Un’intensa attività
diplomatica del generale Prayuth Chanocha, anche in Europa, nasce dall’esigenza
di spiegare le ragioni del colpo di Stato.
Luigi Butori
Città Nuova - n. 20 - 2014
61
Attualità
MEDIA
di Claudia Di Lorenzi
Il piano di contrasto del Miur
Cyberbullismo
Nella lotta al bullismo che si consuma in Rete, il ministero dello Sviluppo, l’Istruzione e la Ricerca ha deciso di rafforzare il piano di contrasto
esistente con interventi molteplici, che riguardano la rete dei centri di assistenza, l’offerta formativa delle scuole, l’aggiornamento dei docenti. Nelle
linee guida sul tema recentemente pubblicate, si disegna il nuovo sistema
YROWR D ©UHQGHUH SL IDFLOPHQWH DFFHVVLELOL OH ULVRUVH ÀQDQ]LDULH H XPDQHª
1HOORVSHFLÀFRVLLSRWL]]DFKHLFRPSLWLÀQRUDVYROWLGDJOL2VVHUYDWRULUHgionali – che hanno operato a supporto delle scuole – vengano trasferiti ai
nuovi “Centri territoriali di supporto” e, ad un livello territoriale meno esteso, ai “Centri territoriali per l’inclusione”, con una conseguente moltiplicazione delle strutture locali di assistenza. All’interno di tali centri opereranno
docenti esperti delle «nuove forme di devianza giovanile, dovute ad un uso
QRQFRQVDSHYROHGHOOD5HWHªLQFROODERUD]LRQHFRQVSHFLDOLVWLGHOOD3ROL]LD
postale e del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza. Tali strutture avranno
anche il compito di raccogliere il «patrimonio pedagogico-didattico prodotto
GDOOHD]LRQLGLFRQWUDVWRDOEXOOLVPRGHOOHVFXROHªHGLRIIULUHVRVWHJQRSHUOD
realizzazione di iniziative mirate.
È prevista poi la costituzione di Nuclei regionali di supporto che faranno da raccordo tra i Centri territoriali e da collegamento con il Miur. Il doFXPHQWRVROOHFLWDOHVFXROHDIÀQFKpSLDQLÀFKLQRSURJUDPPLGLGDWWLFLPLUDWL
alla prevenzione e al contrasto del cyberbullismo: iniziative che dovranno
HVVHUHFRQWHQXWHQHO3LDQRGHOO·RIIHUWDIRUPDWLYDGHJOLLVWLWXWLHFRPSUHQGHUH
la comunicazione immediata di comportamenti di cyberbullismo a docenti
HJHQLWRULO·DGR]LRQHGLPLVXUHÀQDOL]]DWHDXQXWLOL]]RFRUUHWWRGHOOD5HWH
e degli strumenti informatici; l’introduzione di forum di discussione, blog
e lezioni online quali strumenti di supporto alla metodologia didattica. Una
IRUPD]LRQHVSHFLÀFDDOEXRQXVRGHOOD5HWHVDUjULYROWDDJOLLQVHJQDQWL
62
Città Nuova - n. 20 - 2014
GIORNATA DELLE
COMUNICAZIONI SOCIALI
Al centro la famiglia
I media, che nascono per favorire la comunicazione fra gli individui e la creazione di
comunità virtuali, sono chiamati a raccontare uno dei “luoghi” privilegiati dell’incontro, quello dove si costruiscono le prime relazioni e si fa scuola di convivenza e
dialogo: la famiglia. È questo il cuore del
messaggio di papa Francesco per la 49ma
Giornata per le comunicazioni sociali, il 15
maggio 2015, sul tema “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro,
nella gratuità dell’amore”. In particolare,
i media sono esortati a raccontare la bellezza della famiglia come primo ambiente
in cui si sperimenta la gioia dell’amore, la
gratuità del dono, la consolazione del perdono offerto e ricevuto.
DIRITTI IN RETE
Parlamento e società civile
scrivono la Carta dei diritti
e dei doveri
Nasce per promuovere un uso sano e
consapevole della Rete, rispettoso degli
individui e in grado di garantire una più
ampia partecipazione democratica. La
prima Carta dei diritti e dei doveri di Internet sta per vedere la luce, dopo mesi di
lavoro congiunto fra Parlamento, esperti
del settore, imprenditori e società civile. È
«la prima volta che in sede parlamentare
si decide di istituire una Commissione su
questi temi», afferma la presidente della
Camera Laura Boldrini, secondo cui «Internet ci deve stare a cuore perché può
dare nuovo impulso alla partecipazione
democratica». A presiedere la Commissione è il giurista Stefano Rodotà, che spiega
che il nuovo testo rappresenta un passo
in avanti rispetto ai regolamenti adottati
in molti Paesi, perché tiene conto anche
dei «diritti che Internet ha fatto nascere
e di quelli che ha messo in discussione». A
breve, il testo sarà diffuso in Rete perché
cittadini ed esperti possano contribuire
alla riflessione. La Carta sarà offerta anche alla riflessione di altri Paesi per farne
un testo il più possibile condiviso.
GRANDI MOSTRE
di Mario Dal Bello
A r t e e s p e t t a c olo
Arte e spettacolo
Hans Memling,
un rinascimento fiammingo
B
isogna andare in BelJLR D %UXJHV FLWWj
gioiello di acque e di
vie, entrare nell’Hopital Saint-Jean, e si
capisce Hans Memling, che
qui ha lavorato ed è morto nel 1494, lasciando una
galleria immensa di polittici, di trittici, di ritratti. Un
mondo, aperto da van Eyck
e da van der Weyden, in cui
Hans innesta la sua ricerca,
quasi “fotografica”, della
bellezza. Non l’italiana,
classica, ma quella di uomini e donne del suo tempo, di storie sacre dentro la
natura o ambienti colti così
come sono, nell’amore punWLJOLRVRGHOSDUWLFRODUH3HU
Memling infatti nel dettaJOLR VL QDVFRQGH O·LQÀQLWR
in un volto l’archetipo della
bellezza eterna.
1HOOD FLWWj PHUFDQWLOH
che ospita stranieri come
LO ÀRUHQWLQR 7RPPDVR
3RUWLQDULFKHULWUDH+DQV
RIIUH XQ·DUWH UDIÀQDWLVVLma, oli su tavola che illuminano in trasparenza
case, tappezzerie, vestiti,
oggetti. E volti, che dicono “tutto” l’uomo. Il
Ritratto d’uomo in un paesaggio (New York Frick
Collection, 1470 circa) e
il Giovane (Venezia, Accademia, dopo il 1480)
sono alcuni esempi di un
modello che suggestioQHUj L YHQHWL GD *LDP-
Per la prima volta in Italia, alle Scuderie
del Quirinale, il maestro dei polittici e dei ritratti.
In una cinquantina di tavole un genio da scoprire
“Ritratto di un giovane
uomo davanti a un
paesaggio” (sopra)
e “Trittico di Adriaan
Reins” (sotto), entrambi
datati attorno al 1480.
bellino a Tiziano. Sono
SHUVRQH FROPH GL GLJQLWj
raccolte in silenzi e pensieri non enigmatici, ma
intensi, in una natura che
si può toccare.
Nelle storie che Hans
UDFFRQWD FRPH XQ ÀOP FRORUDWR ² TXHOOH GL VDQW·2Usola a Bruges o della
3DVVLRQHD7RULQR²ODUHligione è presente storico,
animato, dove c’è gente,
animali, paesaggi: la vita,
fotografata da un pennello a cui nulla sfugge. Ma
niente di esteriore, di decorativo. Le donne pallide
e bionde, gli uomini dagli
occhi scuri brillano di una
luce che è naturale, vicina:
q OD FDSDFLWj GL LQWURVSH]LRQHULVSHWWRVDWXWWDÀDPminga, che mostra pelle,
rughe, occhi, capelli così
come sono, ma come specchio dell’anima. Memling
QRQqPDLVXSHUÀFLDOH
Chiudiamo col sublime Trittico del Giudizio
– purtroppo non in mostra
– dove l’orrore infernale, molto nordeuropeo, è
mitigato dal Cristo sereno
seduto sull’arcobaleno. In
Memling ogni tristezza è
assente. Egli guarda con
ÀGXFLDDOODFUHD]LRQH
Hans Memling. Roma,
6FXGHULHGHO4XLULQDOHÀQR
al 18/1/2015 (cat. Skira).
Arte e spettacolo
TELEVISIONE
di Eleonora Fornasari
Che Dio ci aiuti 3
Su Rai Uno è ricominciata la terza stagione di
Che Dio ci aiuti. Esattamente come il suo parente stretto Don Matteo
(anch’esso prodotto da
/X[ 9LGH OD ÀFWLRQ LQ
questa stagione ha inizio
con un trasferimento. Suor
Angela e la madre superiora, infatti, hanno lasciato il convento di Modena
per andare a Fabriano,
nelle Marche. Questa novità assicura drammaturgicamente un potenziale
tutto nuovo di storie, personaggi e situazioni da
raccontare.
Presenza forte e indiscussa della serie è suor
Angela, una sorta di angelo custode per chiunque
incroci il suo cammino. Il
personaggio è bizzarro e
divertente e ci offre uno
spaccato inconsueto sulla vita delle suore, vere e
SURSULH ÀJXUH GL VHUYL]LR
in continuo equilibrio tra
doveri spirituali e vocazione a interessarsi al
prossimo, segreti e conÀGHQ]H GD FXVWRGLUH PD
anche necessità di fare
trionfare il vero e il giusto. Non è un caso che le
suore siano anche chiamate “madri” e come madri descritte: affettuose,
RADIO
di Aurelio Molè
I provinciali
L’idea è semplice. Anche se viviamo in città, in
fondo siamo tutti provinciali con uno sguardo
e una mentalità spesso limitata. Eppure, proprio nel raggio corto della nostra provincia,
ci sono i veri problemi, quelli quotidiani, che
rendono la vita più o meno vivibile. Perché allora non pescare nell’immenso patrimonio dei
giornali locali per trovare quelle notizie che ci
riguardano da vicino e che sfuggono dalla rete
dei grandi media nazionali? È la scommessa
de I provinciali in onda su Radio2 dal lunedì
al venerdì dalle 10 alle 10 e 30. Condotto con
ironia e garbo da Michele Astori e Pif che dopo
il delizioso film La mafia uccide solo d’estate
ha deciso di sperimentarsi con un programma
radiofonico.
Nell’epoca del global I provinciali valorizza
il local, al tempo dell’abolizione racconta la
provincia italiana con racconti minimalisti che
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Città Nuova - n. 20 - 2014
ci rappresentano meglio di tanti studi sociologici. Mentre il mondo si interroga su come
risolvere la crisi economica e combattere il
terrorismo, il programma indaga sul campionato di bestiame, una rapina in maschera, un
finto matrimonio, un furto di tombini stradali,
un gallo che canta a squarciagola nel pollaio e
disturba la quiete pubblica. I radioascoltatori
sono invitati a scovare notizie e sono ricompensati da brani nazionalpopolari di sicuro
effetto.
premurose, pragmatiche e
generose.
Come don Matteo, che
ha un eccezionale spirito
investigativo, suor Angela è dotata di un acuto
spirito di osservazione,
che le permette di entrare
in empatia con le persone
e di intuire verità ancora
prima che queste vengano svelate. Suor Angela
ha un rapporto diretto
con il Signore e parla con
lui in qualsiasi momento,
anche in macchina. A lui
DIÀGD OH SURSULH SUHRFcupazioni e con lui addirittura si arrabbia, come
accade in ogni rapporto
vero e sincero.
Grazie a lei, il convento diventa una famiglia
allargata, un vero e proprio focolare domestico
che non nega a nessuno la
propria ospitalità, neanche
alla bella Rosa, new entry
di questa nuova stagione,
personaggio che porterà
scompiglio tra le ragazze
di suor Angela, facendo
saltare equilibri consolidati nel tempo.
Tra le novità della terza
serie c’è anche la partecipazione alla colonna sonora dei Dear Jack, la band
lanciata dall’ultima edizione del programma Amici di Maria De Filippi.
A questa immagine di
svecchiamento corrisponde un team di autori giovani e creativi, che è riuscito a mettere alla prova
un sistema narrativo ormai
collaudato, con storie forti, vicine alla cronaca e
ÀQDOL]]DWH D VROOHYDUH GLlemmi etici.
TEATRO
CINEMA
di Giuseppe Distefano
Il regno d’inverno
Una volta tanto la Palma d’oro a Cannes
qPHULWDWD4XHVWRÀOPPROWROXQJR²PD
QRQVLDYYHUWHSHUQXOOD²DPELHQWDWRLQ
Cappadocia, in un inverno della natura e
soprattutto dell’anima, è di una poesia così struggente, di una profondità di temi
WDQWRUDUDHGLXQDEHOOH]]DFLQHPDWRJUDÀFDULSUHVHÀVVHGLYROWLHGLDPELHQWL
GHQVLVVLPHFRVuDOWDGDSRWHUVÀRUDUHLOFDSRODYRUR/·H[DWWRUH$\GLQJHVWLVFHXQ
albergo insieme alla giovane moglie Nihal e alla sorella Necla. Tutto scorre bene,
ma la verità dei dolori nascosti, delle tensioni reciproche viene presto a galla. E in
un teatro dei sentimenti acutissimo balza forte la necessità della verità e dell’amore.
Regia di Nuri Bilge Ceylan; con H. Bilginer, M. Sozen, D. Akbag.
Giovanni Salandra
Una promessa
Ambientato nel 1912 in Germania, in eleganti
interni d’epoca, ripreso con tecniche attuali e
ben recitato. Leconte, ispirandosi a un romanzo
con originalità, narra la storia di un triangolo
sentimentale, lui lei e il marito anziano, seguendo
con discrezione ciascuno dei tre e cogliendone sussurri e sguardi fugaci. Il
racconto non punta sulle esplosioni delle passioni, che pure ci sono, ma al loro
controllo, per amore del coniuge malato, e alla resistenza dell’amore nei sei
anni di separazione a causa della guerra. L’autore ha mirato all’eleganza, alla
semplicità e alla delicatezza per esaltare la forza rigenerante dei sentimenti veri,
quando sono vissuti con autocontrollo e non in una fretta consumistica.
Regia di Patrice Leconte; con R. Madden, R. Hall, A. Rickman.
Raffaele Demaria
Sin City - Una donna per cui uccidere
A quasi dieci anni dal primo episodio, tornano le
vicende tratte dalla bellissima graphic novel di
Frank Miller. A parte il 3D, assente dieci anni fa,
il nuovo capitolo ripropone le tecniche e lo stile
dell’esordio, nel tentativo (estremo) di portare
sul grande schermo con la maggiore fedeltà possibile le tavole del fumetto. Ma,
come in quell’occasione, l’operazione lascia il segno più per l’idea di fondo e
le tecniche utilizzate che per il contenuto, quasi che la rilettura iperviolenta del
noir di Miller trovi la sua ragion d’essere solo sul disegno.
Regia di Frank Miller e Robert Rodriguez; con M. Rourke, J. Alba, J. Brolin,
J. Gordon-Levitt, R. Dawson, B. Willis, E. Green, P. Boothe, D, Haysbert.
Cristiano Casagni
VALUTAZIONE DELLA COMMISSIONE NAZIONALE FILM
Il regno d’inverno: raccomandabile, problematico, dibattiti.
Una promessa: consigliabile, problematico, dibattiti.
Sin City: complesso, violento.
Alcesti, un rito
Una messinscena austera, di
Massimiliano Civica, con due sole
magnifiche attrici, Daria Deflorian
e Monica Piseddu, a impersonare
vari ruoli con un semplice cambio di
maschere, di fasce e di grembiuli sulle
strette tuniche scure. Un andamento
ieratico, una gestualità orientale che
ricorda il Teatro Nô, la sua astrazione
simbolica. Una recitazione “in levare”,
quasi una liturgia, dove le parole non
sono recitate ma dette, private della
passionalità. Siamo in un luogo unico:
il Semiottagono del complesso dell’ex
carcere delle Murate, a Firenze. Venti
spettatori a sera, una piccola comunità
che si ritrova a condividere un rito
intimo: quello di Alcesti, l’eroina di
Euripide, che si offre di morire al
posto del marito Admeto, re di Fere, e
diventata, nei secoli, il simbolo della
sposa fedele, disposta per amore a
rinunciare alla sua stessa vita. Quando
per Admeto giunge l’ora della morte,
egli ha la possibilità, grazie a un dono di
Apollo, di sottrarsi a Thanatos, purché
qualcun altro muoia al suo posto.
Nessuno, però, nemmeno gli anziani
genitori del re, è disposto al sacrificio.
Solo Alcesti. Il suo gesto viene premiato
dagli dei, ed ella, grazie a Eracle, torna
dall’Ade, dallo sposo. Ed è emozionante
il Coro che si fa canto ancestrale nella
voce di Monica Demuru, che chiude
con Henna di Lucio Dalla, appena
sussurrata, mentre Admeto prende
per mano la figura velata, che lascia il
dubbio sulla sua identità.
Produzione Fondazione Pontedera
Teatro e Atto Due. Fino al 26/10.
Arte e spettacolo
MUSICA LEGGERA
di Franz Coriasco
Fabi, Silvestri & Gazzè:
l’unione fa la torta
Il padrone della festa è
di gran lunga l’album italiano più importante di questa
stagione. E non solo perché
DÀUPDUORVRQRWUHELJGHOOD
nostra scena cantautorale.
Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè sono i
talenti più limpidi espressi in questi ultimi decenni
dalla sempreverde scuola
cantautorale romana, e sono amici da una vita. L’idea
di mettere in stand-by le
rispettive carriere soliste la
covavano da tempo; tant’è
che l’anno scorso Fazio li
avrebbe voluti insieme a
Sanremo. Ma i tre preferirono maturare il proprio
progetto con più calma, e
TXHVWR JLj GLFH GL XQ·DIÀQLWj HOHWWLYD ÀRULWD DQFKH
sulla comune esigenza di
previlegiare i propri tempi e i propri modi rispetto
ai diktat dei mercati. I fatti
gli han dato ragione, anche
perché le loro rispettive
creatività abbisognavano di
ceselli certosini per arrivare a un amalgama che non
66
Città Nuova - n. 20 - 2014
fosse la semplice addizione
dei loro talenti.
Subito ai vertici delle
FODVVLÀFKH QRVWUDQH LO ORUR
primogenito ha tutti crismi
di un’opera destinata a lasciare il segno, quasi fosse
il sequel di quel mitico Banana Repubblic che 35 an-
ni fa suggellò il sodalizio di
tutt’altro trio cantautorale:
Dalla, De Gregori e Ron.
E se ad accoglierlo ci sono
WXWW·DOWULPHUFDWL²HWXWW·DOWUR PRQGR ² OH FDQ]RQL
FRQYLQFRQR ÀQ GDO SULPR
ascolto perché questa troika sembra fatta apposta per
rafforzare le peculiarità di
ciascun ingrediente e dar
più sapore alla torta: il liriVPRGL)DELLJUDIÀVRFLRlogici di Silvestri e la poetica vagamente stralunata
di Gazzè, s’intersecano fra
OHULPHÀQRDIRQGHUVLLQXQ
unicum decisamente suggestivo e fragrante.
Anche sotto l’aspetto
del sound tutto funziona
a meraviglia; in sapiente
equilibrio tra malinconie e
slanci propositivi, la dozzina di nuove canzoni si
srotola suadente, tra echi
battistiani o à la Police,
schizzi di bossanova (in un
brano c’è anche la tromba
di Fresu), leggiadrie acustiche di pop, folk e blues
G·DXWRUH SHUÀQR LO IXQN\
della loro adolescenza.
Eleganza di grammatiche e
d’atmosfere, ma mai ostenWDWDRÀQHDVpVWHVVD
«Non siamo la somma
di tre, ma un grande Uno»,
hanno dichiarato di recente.
E hanno ragione – e ragioni – da vendere. Soprattutto perché i tre sanno dire
cose importanti con parole
semplici (Come mi pare e
la tittle-track, per esempio,
valgono più di cento lezioni d’educazione civica),
raccontando il mondo partendo dal basso e dal personale, ma senza giudicarne a
priori le nevrosi e idiosincrasie. Facile a questo punto pensare che questo disco
non rappresenti una parentesi, ma piuttosto l’incipit di
una lunga storia.
CD e DVD novità
CHARLES-SIMON
CATEL
Les Bayadères.
Compositore
francese oggi
trascurato, l’autore
scrisse nel 1810
l’opera in tre atti
edita oggi da
Palazzetto Bru Zane assai meritevolmente. Si
tratta infatti di un’opera orientaleggiante che
ha rivaleggiato con la Vestale di Spontini,
creando il divismo al femminile. Amata dal
giovane Berlioz, l’edizion in due cd preziosa
è diretta da Didier Talpain con l’Orchestra e il
Coro nazionale di Bulgaria. (m.d.b.)
SIA
1000 Forms of Fear (Rca)
Arriva dall’Australia l’ultima
eroina del pop di massa.
Questo suo sesto album ha
tutto ciò che serve a spararla
nell’olimpo del nuovo pop:
gran voce, sapienza melodica,
solidità e carisma autorale.
Chi la segue dagli esordi
giura che una volta era molto
meglio, ma questo resta un
signor disco. (f.c.)
RYAN ADAMS
Ryan Adams (A&M)
Fra le voci più intense e
personali del song-writing
statunitense, questo
scapigliato cantautore del
North Carolina è già al 14°
album, ma approda ai fatidici
anta come un cantautore
di culto più che una star
internazionale. Consigliato
agli amanti del rock d’autore.
(f.c.)
APPUNTAMENTI
MUSICA CLASSICA
a cura della Redazione
di Mario Dal Bello
Il Mozart di Graham Vick
Don Giovanni. Jesi,
Teatro Pergolesi.
Graham Vick, 60 anni, vede
il mondo in preda al male e
alla disperazione. Nessuno
si salva. Così, memore di
ÀOPFRPHPulp Fiction o
Arancia meccanica, inscena
uno spettacolo di sesso,
droga, brutalità dove don
Giovanni regna incontrastato: così è oggi e così siamo noi, tant’è vero che
DOODÀQHO·HURHVLVLHGHLQSROWURQDDFFDQWRDJOLVSHWWDWRUL2ULJLQDOHPD
eccessivo, il lavoro registico catapulta sul palco e in sala i cantanti-attori
LQXQYRUWLFHPLPLFRFRVWDQWHFRQUDUHSDXVHSHUGDUÀDWRDQFKHDOOD
musica di Mozart, ai cantanti (voci promettenti) e all’orchestra (incerta)
dei Pomeriggi Musicali di Milano, diretta, regista permettendo, da José
Luis Gomez-Rios. Una operazione che cerca di attualizzare Mozart
dando al personaggio-motore dell’azione la statura di un uomo solo e
inesausto che fa girare gli altri come marionette attorno a sé (un’idea
molto interessante), tutte infelici. Per le sublimi allusioni mozartiane, del
suo dire-non-dire, delle sospensioni tragicomiche c’è poco spazio: tutto è
esplicitato e vorticoso, siamo nella società dell’immagine. È Vick-Mozart.
Chissà cosa ne direbbe Amadeus.
I DELITTI DEL BAR LUME
Di Eugenio Cappuccio. Con
Filippo Timi, Enrica Guidi, Lucia
Mascino. Un paesino inventato
all’isola d’Elba, personaggi
simpatici, Timi in forma. Buon
prodotto tivù da recuperare
per l’aria giocosa e una regia
attenta, senza sbavature. Extra
con trailer. Fox (m.d.b.)
MALEFICENT
Di Robert Stromber. Con
Angelina Jolie, Elle Fanning,
Sam Riley. La favola della Bella
Addormentata in una versione
dark ma non troppo, perché
la strega non è così perfida.
Angiolina perfetta. Extra
ottimi con scene eliminate e
speciali. Walt Disney. (m.d.b.)
RAGAZZI DI VITA
Di Pierpaolo Pasolini. Un
attore straordinario, Fabrizio
Gifuni, rende omaggio, ancora
una volta con la sua voce, allo
scrittore e pensatore cardine
del ’900 italiano, che studia
e “conosce” da anni per le
sue messe in scena. CD mp3,
Emons audiolibri (g.d.)
KLEIN E FONTANA
Gli universi paralleli
dei due grandi artisti
in oltre 90 opere e una
ricca documentazione
fotografica e filmata
sul sodalizio artistico
dei due creatori.
“Klein Fontana, Milano
Parigi 1957-1962”.
Milano, Museo del
Novecento, fino al
15/3/15 (cat. Electa).
GUERZONI E GHIRRI
Il racconto fotografico
di un’amicizia tra
due artisti, negli
anni ’70, della loro
formazione, dei loro
“viaggi randagi” nella
campagna modenese.
“Franco Guerzoni
- Nessun luogo. Da
nessuna parte - Viaggi
randagi con Luigi
Ghirri”. Triennale di
Milano, fino al 9/11.
MUSICA SACRA
Il XIII Festival
di Musica e Arte
sacra dedicato a
Haendel, Schubert,
Bruckner, Brahms e la
contemporanea Missa
Azteca vede anche la
presenza dei Wiener
Philarmoniker. Roma
e Vaticano, fino al
29/10.
RIA LUSSI
Una delle sedi delle più
grandi collezioni private
esposte al pubblico,
apre per la prima volta
le sue porte all’arte
contemporanea, con
sculture di vetro. “Ria
Lussi. Imperatori di
Luce”, Roma, Galleria
Doria Pamphilj, fino al
10/11.
SAN SEBASTIANO
Martire popolarissimo
fin dai primi secoli,
invocato contro le
pestilenze, vanta
una ricca iconografia
specie nel periodo
post-tridentino. 40
opere scelte da Sgarbi
dal Rinascimento al
Seicento. Castello di
Miradolo, San Secondo
di Pinerolo, fino
all’8/3/15.
RUSSIA PALLADIANA
Nell’ambito delle
celebrazioni
dell’Anno del Turismo
Italia-Russia 2014,
l’influenza che l’opera
del Maestro del
tardo Rinascimento
ebbe sulla storia
dell’architettura
russa. “Palladio e la
Russia dal Barocco al
Modernismo”. Venezia,
Museo Correr, fino al
10/11.
C u l t Cuurlat u er a tee nt ede
nze
ndenze
D
i Regina Jonas, per
cinquant’anni
nessuno ne ha parlato.
Da quando nel 1944
è stata ingoiata dalla
voragine mortale di Auschwitz, su di lei neanche
una parola. Poi, nel 1991,
dopo la caduta del Muro,
una ricercatrice del dipartimento di psicologia del
St. Mary’s College nel Maryland, Katerina von Kellenbach, trovò negli archivi
segreti di Berlino Est una
busta che attirò la sua attenzione. Conteneva un certiÀFDWR VFULWWR LQ WHGHVFR HG
ebraico, conferito nel 1930
a una giovane donna per
l’abilitazione all’insegnamento degli studi ebraici
nelle scuole ebraiche tedesche. La busta conteneva
anche una foto singolare:
Regina Jonas che indossa
indumenti rabbinici.
Nella busta c’era pure un
FHUWLÀFDWR ÀUPDWR GDO UDEbino Max Dienemann, capo
dell’Associazione dei Rabbini Liberali della città di
Offenbach, con il quale egli
ordinava rabbino la signorina Jonas. Sebbene già altre donne, come la Asenath
Barzani, avessero esercitato
ruoli analoghi senza essere ordinate, la Jonas risulta
essere la prima donna rabbino nell’ebraismo. Non intendiamo addentrarci nelle
complesse discussioni che,
nel mondo ebraico, sollevano le ordinazioni femminili,
ma vogliamo mettere in luce la singolare esperienza
di questa donna che ha voluto, con passione e determinazione, essere fedele a
sé stessa.
68
Città Nuova - n. 20 - 2014
RISCOPERTE
di Michele Genisio
Regina Jonas
la rabbina
La storia della prima donna
abilitata ad insegnare la Torah,
morta nel lager di Auschwitz
Il mondo ebraico contemporaneo
comprende
varie correnti, spesso in
aperta disputa tra di loro.
Alcune non ammettono
che la donna studi la Torah
e il Talmud. Oggi infatti le
donne possono essere ordinate rabbini da seminari
riformati e conservatori,
ma non nelle correnti ortodosse. La scoperta del
dossier sulla Jonas fu di
grande importanza perché
ÀQRDTXHOPRPHQWRVLULteneva che la prima donna
rabbino fosse Sally Priesand, ordinata nel 1972.
La Jonas non aveva
grande simpatia per l’ebraismo riformato che
al suo tempo muoveva i
primi passi in Germania:
ella si sentiva ebrea ortoGRVVD ÀQR DO PLGROOR 6L
WURYzFRVuDVÀGDUHO·establishment religioso quasi
contro voglia: fu ordinata
da un rabbino riformato
perché nessun altro la voleva ordinare. Ma il movimento riformato non
l’avrebbe poi ricordata
perché non la considerava
parte della propria tradizione; e lo stesso accadde
col movimento ortodosso
che non la poteva accettare come una sua esponente. Ella si sentiva spinta a
perseguire l’ordinazione
rabbinica perché percepiva che il compito della sua
vita era insegnare la Torah, essere esempio e guida della sua comunità. «Se
proprio devo rivelare cosa
mi ha guidata come donna
a diventare rabbino – affermava –, mi vengono in
poi rabbina, fu infaticabile
insegnante delle giovani
generazioni e grande “curatrice di anime”.
mente due punti: la certezza della chiamata di Dio e
il mio amore per la gente.
Le competenze e vocazioni che Dio ci ha posto nel
cuore non fanno distinzioni di sesso. Così ognuno
di noi ha il dovere, uomo
o donna che sia, di agire
secondo i doni che Dio ha
elargito».
La sua umiltà e dedizione alla Torah servirono a
spianarle la pur tormentata
La porta d’ingresso e (in alto) la ferrovia
con cui i deportati arrivavano nel lager “modello”
di Theresienstadt. A fronte: Regina Jonas
con indosso gli indumenti rabbinici.
strada all’ordinazione. Nel
suo originale percorso fu
aiutata da uno sparuto numero di persone tra le quali
alcuni rabbini ortodossi
– come Isidor Bleichrode,
Felix Singermann e Max
Weyl – che non potevano
condividere la sua scelta,
ma erano affascinati dalla
sua vicenda umana. La Jonas impostò la sua tesi per
chiedere l’ordinazione non
VÀGDQGROHDUJRPHQWD]LRQL
della Halakhah (la tradizione normativa dell’ebraismo) ma proprio basandosi su di essa. Divenuta
Nel 1942 fu arrestata
dalla Gestapo e deportata nel lager “modello” di
Theresienstadt, dove erano
internati intellettuali e artisti ebrei. Lì continuò il suo
lavoro come rabbino, aiutando anche lo psicologo
Viktor Frankl – lì detenuto – a predisporre un’unità
di crisi per migliorare le
possibilità di sopravvivenza dei prigionieri. Il suo
compito era accogliere alla stazione i deportati che
arrivavano con i famigerati treni e aiutarli in quel
momento di shock e disorientamento. Nel 1944 fu
trasferita ad Auschwitz,
dove probabilmente fu ammazzata lo stesso giorno in
cui arrivò.
«Regina Jonas è stata
una donna eccezionale e
carismatica – afferma la
studiosa israeliana Shalin
–. Nel ghetto si fece carico
di compiti molto duri, sapeva come dare speranza
alle persone il cui mondo
era stato completamente
distrutto».
Ma la cosa che più colpisce è stata la sua capacità
GL VYROJHUH ÀQR LQ IRQGR
il compito che, secondo lo
SVLFRORJR -XQJ q DIÀGDWR
a ciascuno di noi: «Si tratta
di dire di sì a sé stessi, di
porsi dinanzi a sé stessi come al compito più grave».
Per fare della nostra vita
quell’opera unica, quel capolavoro, che solo a noi è
chiesto di realizzare.
Città Nuova - n. 20 - 2014
69
Cultura e tendenze
VERITÀ ETERNE
di Stella Chiu Yuen Ling
La perfezione
perfetta
Il baseball come la vita.
La lezione dell’arte marziale
giapponese Aikido
U
n fabbricante di spade, con lunghi anni
di esperienza, ha
raggiunto la perfezione del mestiere.
Un suo allievo, che ha
acquisito un certo livello, comincia a vantarsi di
poter superare il maestro,
H OR VÀGD SRQHQGR OD VXD
spada, sorretta da due sassi, in mezzo ad una rapida
corrente. È autunno, cadono le foglie dagli alberi
lungo il corso d’acqua.
Passano sopra la lama e
vengono tagliate geometricamente a metà. Gli
spettatori sono sbalorditi.
È la volta del maestro.
Pone in modo analogo
la sua spada. Passano le
IRJOLH VHJXHQGR LO ÁXVVR
GHOOD FRUUHQWH PD DOOD Àne tutte rimangono intatte!
Meravigliati, gli spettatori
non credono ai loro occhi:
ODVSDGDqFRVuDIÀODWDDOla perfezione, che le foglie
avvicinandola deviano il
loro percorso per evitarla!
La perfezione in sé a volte
spacca, ma la perfezione
perfetta non rompe mai la
naturalità della natura.
70
Città Nuova - n. 20 - 2014
3HU HVVHUH HIÀFDFL LQ
sport come il tennis o il
baseball, la racchetta e
la mazza vanno messe
di continuo in rapporto
con il tempo e lo spazio.
Il tempo è quello che il
giocatore ha a disposizione per eseguire un colpo.
Lo spazio è quello che si
vuole far percorrere alla palla e all’avversario.
Per “rubare” il tempo e lo
spazio a chi sta di fronte,
è importante coniugare
velocità di pensiero ed
esecuzione, mettendo a
fuoco tre passaggi: quando vedo la palla in arrivo;
quanto ci metto ad organizzarmi e che cosa voglio fare con il colpo.
Sadaharu Oh è il detentore del record assoluto di
fuoricampo di baseball,
868 home run, ottenuto
nel 1977. Oh ha avuto la
fortuna di incontrare un
maestro per la vita, Hiroshi Arakawa, ricevendo
da lui un addestramento
che, oltre la tecnica, cerca
l’equilibrio tra due aspetti
della personalità sportiva:
essere sereno e allo stesso tempo avere spirito da
“guerriero”. C’è riuscito applicando l’esercizio
mentale dello Zen, l’arte
marziale giapponese Aikido e l’arte della spada
allo sport di stile “occiGHQWDOHµ/DÀORVRÀDGHOOR
Zen insegna che non sei
contro l’avversario ma in
cooperazione con lui, per
cui non va guardato come
qualcuno da distruggere
ma da rispettare, in modo che entrambi possano esprimere il massimo
della capacità. A volte un
contendente può essere
uno straordinario alleato.
L’Aikido, pur utilizzando
tutto il bagaglio tecnico di
un’arte marziale, non attua
un combattimento di tipo
militare, nemmeno di difesa
personale, ma guarda alle
leggi di natura che regolano
le relazioni fra gli individui. Il suo fondatore, Morihei Ueshiba (1883-1969),
voleva affermare che per
cambiare il mondo occorre
prima cambiare sé stessi. Il
concetto di “non resisten]Dµ QRQ VLJQLÀFD UHVWDUH
imbelli nei confronti di un
ipotetico oppositore, ma che
OD VROX]LRQH GL XQ FRQÁLWWR
consiste innanzi tutto nella
conservazione della propria
LQWHJULWjÀVLFDVHQ]DVXELUH
le conseguenze che derivano dalla contrapposizione
forza contro forza. Questo
principio sviluppa la capacità di sottrarsi agli effetti negativi delle azioni violente
altrui, lasciando che queste
ultime si esauriscano naturalmente.
Nel caso del baseball
la palla ti viene incontro, perciò devi aspettarla.
Aspettare è una virtù: bisogna concentrarsi, ottenere
equilibrio e autocontrollo.
Intento fondamentale di
Morihei Ueshiba è abbracciare l’avversario, capire il
VXR LQWHQWR ÀQR LQ IRQGR
Ciò permette di reagire un
attimo prima di lui.
La spada invece ha potere di vita e di morte, perciò deve essere usata con
concentrazione e prudenza.
Oh si è allenato a spaccare
lo spaventapasseri di paglia. È facile tagliarlo in
Tecniche Aikido
in palestra e nel deserto.
A fronte: Sadaharu
Oh, mitico campione
di baseball.
GXH PD q GLIÀFLOH QRQ IDU
volare nell’aria le briciole
di erba! Quindi la forza,
l’angolazione e il controllo del polso devono essere
in perfetta armonia. Inoltre
bisogna ascoltare il rumore
della spada nell’aria. Senza essere ingannato dalla
mossa dell’altro, controllare il tempo e lo spazio, e
decidere. Nel caso del baseball, il lanciatore, la palla, la mazza ed io battitore
siamo un’unica cosa.
Naturalmente, chi arriva al massimo grado
di Aikido gradualmente
poi perde la capacità di
YLQFHUH ÀQFKp DUULYD LO
momento di ritirarsi. Ma
ogni conclusione offre
un nuovo inizio. Oh si
ritirò nel 1980. Successivamente assunse il ruolo
di allenatore per diverse
squadre giapponesi, dedicandosi ai programmi
di educazione alla salute, per trasmettere questa
arte ai giovani. «C’è una
verità eterna: le diecimiOD FLRq QXPHUR LQÀQLWR
cose e avvenimenti hanno
in fondo un unico centro:
Amore. Vivere in modo
da unirsi in armonia con
l’universo fuori e dentro
di te, nella complementarietà con essa e con ogni
prossimo. Ricorda che
l’atto della persona più
umile o la grande vittoria
di un gigante, se fatte per
amore agli occhi di Dio
Creatore, hanno lo stesso merito». (S. Oh e D.
Falkner, Sadaharu Oh: A
Zen Way of Baseball, Leather Bound, 1998).
Città Nuova - n. 20 - 2014
71
Cultura e tendenze
UNA PAGINA DI STORIA
di Mario Spinelli
Il generale Rommel
Luci e ombre nella figura del feldmaresciallo
che Hitler costrinse al suicidio
S
ettanta anni fa usciva tragicamente di
scena il leggendario
generale tedesco Erwin Rommel, morto
suicida il 14 ottobre 1944
a Herrlingen, nel Baden
Wurttemberg, la regione
72
Città Nuova - n. 20 - 2014
dove era nato 53 anni prima. Adolf Hitler gli aveva
imposto una scelta impossibile, o forse scontata
per un soldato tutto d’un
pezzo come lui: ingoiare
una pasticca di cianuro o
affrontare il processo per
alto tradimento davanti alla
corte marziale. In quel ’44
in cui tutto crollava per la
Germania e la vittoria del
Terzo Reich appariva sempre più una chimera, Rommel era stato accusato di
essere fra gli organizzatori
a lui con stima, rispetto e
SHUÀQRVLPSDWLD
dell’attentato al Fuhrer del
20 luglio, a cui Hitler era
incredibilmente scampato.
Il feldmaresciallo lasciava
la moglie Lucia Mollin,
ÀJOLD GL XQ LPPLJUDWR YHQHWR H LO ÀJOLR VHGLFHQQH
Manfred. Hitler lo aveva
idolatrato al punto che gli
assegnò i funerali di Stato
e volle che la sua morte
XIÀFLDOPHQWH IRVVH DWWULbuita alle ferite subite mesi
prima, quando era stato attaccato da un aereo inglese
mentre viaggiava in auto.
Ma chi è stato veramente Rommel? Su questa
ÀJXUD FRPSOHVVD H FRQtroversa sono stati versati
ÀXPL GL LQFKLRVWUR H JOL
storici non smettono di
dividersi. Pure il cinema
lo ha ricordato spesso, a
Il “finto” funerale
ufficiale organizzato
da Hitler per Erwin
Rommel, la “volpe
del deserto”.
cominciare dal notissimo
La volpe del deserto, il
soprannome di Rommel,
diretto nel ’51 da un vecchio maestro di Hollywood, Henry Hathaway, e
interpretato da James Mason. Al di là dei giudizi
più disparati che si possono dare su di lui come
stratega e come uomo, di
sicuro Rommel è stato il
più prestigioso fra i generali di Hitler. Che non era
l’unico ad apprezzarlo; il
popolo tedesco e gli stessi
alleati (Churchill, Patton,
Montgomery) guardavano
Era un bell’uomo, dai
lineamenti regolari, intelligente, sguardo serio ma
non duro, e veniva dalla
gavetta (i colleghi prussiani e aristocratici non lo
potevano vedere, e lui li
ricambiava). Per carattere
e formazione era nemico
della retorica, alieno dal fanatismo, austero e asciutto,
quasi spartano. I decenni
passano ma il buon nome di
Rommel dal lato etico-politico regge: a differenza di
altri non è stato un generale
nazista. Era fedele a Hitler
come capo della Germania,
al suo Paese e all’esercito;
però non da politico, ideologo o uomo di parte ma
da militare, da soldato che
ubbidisce e combatte per la
patria e i concittadini, a prescindere da chi sieda alla
Cancelleria.
Difetti ne ebbe, e di errori ne fece. La guerra è
brutta, il nazismo è stato
una mostruosità, e Rommel era fra i condottieri
della guerra nazista. Però
nessuno lo ha potuto accusare di crimini di guerra, non si è macchiato
delle nefandezze, crudeltà
e aberrazioni commesse
GD WDQWL PLOLWDUL H XIÀFLDli della Wermacht e specialmente delle SS. I suoi
critici, pur riconoscendolo un genio militare – il
maggior biografo, David
,UYLQJ OR KD GHÀQLWR XQ
“Annibale del XX secolo”
–, sostengono che era più
imbattibile come tattico
che come stratega. Al comando dell’Afrikakorps,
in Libia ed Egitto, diresse le battaglie di italiani e
tedeschi contro gli inglesi come nessun altro, con
XQD UDSLGLWj HG HIÀFDFLD
eccezionali nel manovrare
i mezzi corazzati. Mitica
la sua furbizia, già durante la guerra lo chiamavano
la “volpe del deserto”; una
volta fece “truccare” i pali
della luce in modo da farli
sembrare delle contraeree
ai piloti della RAF. Ma tutto questo è tattica, appunto.
Strategicamente Rommel
IX VFRQÀWWR ,O VXR SLDQR
di travolgere i britannici e
arrivare al canale di Suez
– avversato da Hitler, che
preferiva il fronte russo –
fallì miseramente. I rifornimenti, da Tunisia e Libia,
ci mettevano troppo ad arrivare, e così nelle due battaglie di El Alamein (1942)
le forze dell’Asse, prive di
viveri e munizioni, ebbero
la peggio. E fu la ritirata
GUDPPDWLFDÀQRLQ7XQLsia, dove erano in attesa gli
americani.
«È colpa della politica»,
dirà Rommel, alludendo ai
contrasti con Berlino. Ma
la politica è sempre pronta
a far pagare ad altri i propri
sbagli. Tutto sommato il
Rommel adorato dai soldaWLLOJHQHUDOHFKHVLULÀXWz
di fucilare i commandos
nemici catturati o i prigionieri ebrei e che ordinò di
retribuire regolarmente i
cittadini francesi obbligati a costruire i bunker
tedeschi lungo la Manica,
ULPDQH XQD ÀJXUD FRQ SL
luci che ombre.
Città Nuova - n. 20 - 2014
73
Cultura e tendenze
IL PIACERE DI LEGGERE
a cura di Gianni Abba
Il dramma dell’uomo
LEONARDO PARIS
Sulla libertà
Città Nuova
euro 38,00
Nelle collane dell’editrice Città Nuova ci sono tanti
gioielli da scoprire e riscoprire. Uno di questi è sicuramente il saggio di Paris: la
coscienza e il libero arbitrio,
cioè la possibilità per l’uomo di prendere decisioni libere, sono tra gli argomenti
oggi più dibattuti in ambito
VFLHQWLÀFR ÀORVRÀFR H WHRlogico. Paris non ha paura di
partire proprio dalla scienza,
con rispetto e prendendone
sul serio le conclusioni, in
particolare quelle di Gerald
Edelman, il famoso neuroscienziato recentemente
VFRPSDUVR FKH VÀGD OD UHOLgione con la sua concezione
della libertà come fenomeno
interno alla biologia (materialismo riduzionista non
determinista). Il confronto
prosegue nel dialogo con
Lurija e Vygotskij (scienziati
74
Città Nuova - n. 20 - 2014
nell’Unione Sovietica degli
anni Venti del secolo scorso),
la cui teoria sulla natura “storica” della coscienza umana
legge la libertà come dato
non solo biologico, ma anche
sociale.
A questo punto del
percorso, Paris chiede la
PHGLD]LRQH GHOOD ÀORVRÀD SULPD GL WXWWR FRQ +
Jonas, che di fronte alla
“libertà
naturalizzata”
proposta dalla scienza, costata il “dramma strutturale” dell’uomo, dramma
che non diminuisce, ma si
acuisce con la comparsa di
Dio. Poi con L. Pareyson e
il suo cristianesimo tragico
di fronte al «deserto di disperazione che sta in fondo alla coscienza contemSRUDQHDª ,QÀQH O·DSSRUWR
della teologia, col protestante Jüngel, che affronta
il nodo della libertà di Dio
(«non necessario») accanto a quella dell’uomo, e
FRQ + 8 YRQ %DOWKDVDU
che legge la libertà in prospettiva trinitaria. Un libro
di alto livello, ma appassionante anche per i non
specialisti. Si può essere
d’accordo o no con le conclusioni di Paris, ma non si
può non meravigliarsi per
LO OLYHOOR GL ULÁHVVLRQH D
cui è giunta oggi la teologia di fronte alla proromSHQWH VÀGD GHOOD VFLHQ]D
che vuole «dire qualcosa
– non tutto – sull’uomo a
prescindere da Dio». Postfazione di Piero Coda.
Giulio Meazzini
JOHN GREEN
Colpa delle stelle
Rizzoli
euro 16,00
Colpa delle stelle è una
storia romantica, romanticissima. Una storia d’amore delicata e pura: l’archetipo della storia romantica,
drammatica e infelice per
HFFHOOHQ]D +D]HO DGROHscente di 16 anni, non è
mai stata sana. La diagnosi
della sua malattia – tiroide con metastasi polmonari – l’accompagna da
sempre. Sopravvive grazie
ad un farmaco sperimentale che su di lei sembra
funzionare, limitando la
produzione di acqua nei
polmoni. Così, vive una
vita piccola, isolata, protetta dalla famiglia, senza
veri amici, depressa, perché «la depressione è un
effetto collaterale del morire». Un giorno, al gruppo
di sostegno che frequenta
senza troppo entusiasmo,
incontra Augustus: 17 anni, «osteosarcoma un anno
e mezzo fa», gamba amputata, che vive «come su
una montagna russa che va
solo in salita» e incredibilmente affascinante. Così,
conoscendo Augustus, la
OHQWDPRUWHGL+D]HOGLYHQta vita. Narrata in prima
persona, la storia colpisce
per la leggerezza e l’ironia
con cui si parla di malattia,
cancro, dolore e ingiustizia, vita e morte. Anche se,
come tende a precisare nei
ULQJUD]LDPHQWL ÀQDOL O·DXtore, questo non è un libro
sul cancro.
Tamara Pastorelli
JOHN GRISHAM
Calico Joe
Mondadori
euro 13,00
Nel gioco del baseball
una bean ball è una palla
veloce, cattiva, scorretta,
scagliata senza preavvi-
so dal lanciatore non per
fare un punto, ma per colpire alla testa il battitore
della squadra avversaria.
Nelle partite a livello professionale palle di questo
tipo non sono frequenti,
ma quando arrivano possono provocare danni anche molto gravi, seguiti
spesso da una rissa, con
VXFFHVVLYD VTXDOLÀFD GHO
lanciatore. Perché allora Paul sta cercando suo
padre Warren, malato terminale, per parlargli del
tragico fatto, di trent’anni
SULPD FKH SRUWz DO GHÀnitivo ritiro dai campi di
gioco di Calico Joe, astro
nascente del baseball e
LGROR GL 3DXO" 3Xz XQ Àglio insegnare al padre a
scusarsi e riscattare una
vita mediocre?
Gianni Abba
IN LIBRERIA
SILVIO DANEO
Impensate vie
+HYHU
euro 15,00
Nel suo viaggio in Corea, papa Francesco ha sottolineato la centralità del
dialogo, unica via per evitare la catastrofe universale.
Eppure solo cinquant’anni fa queste parole erano inimmaginabili: nella
Chiesa cattolica regnava la
convinzione che «fuori della Chiesa non c’è salvezza».
Il Concilio nei primi anni
Sessanta avrebbe sancito
l’apertura con il documento Nostra Aetate. Nei cinquant’anni successivi molto
è avvenuto: le profezie di
Paolo VI, i gesti di Giovanni Paolo II, il pensiero di
%HQHGHWWR;9,HO·DSHUWXUD
di Francesco. Oggi si parla
di dialogo dell’amicizia e
dell’abbraccio, di vera accoglienza. Impensate vie
ripercorre le tappe salienti
di questo cammino coniugando la vita dell’autore e
quella della Chiesa.
Daneo rilegge infatti la
propria esperienza esistenziale alla luce di alcune tap-
pe fondamentali della Chiesa e del Concilio, aiutando a
comprendere le svolte storiche attraverso accadimenti
personali: nella cattedrale
di St. Patrick’s a New York,
nel cuore di Manila, nelle
case dei brahmini del Gujarat, sulla collina di Assisi
accompagnando il Dalai
Lama al seguito di Giovanni Paolo II.
Leggere queste pagine
VLJQLÀFD VFRSULUH DWWUDverso una esperienza personale che potrebbe essere
di ciascuno di noi, quanto
gli ultimi cinquant’anni
DEELDQR VLJQLÀFDWR Ë XQ
invito ad essere attenti al
sussurro dello Spirito che
in ogni epoca indica alla
Chiesa, ma anche a individui e comunità, la strada
da percorrere.
Roberto Catalano
a cura di Oreste Paliotti
TOTALITARISMI
Gian Piero Piretto
(cur.), “Memorie di
pietra”, Raffaello
Cortina, euro
25,00 – Le tracce
in architettura dei
regimi del ‘900. Una
lettura a più voci che
coinvolge anche altre
discipline.
GIOVANI
Umberto Galimberti,
“Giovane, hai paura?”,
Marcianum Press,
euro 7,00 – Le radici
della paura dei giovani
d’oggi e i suggerimenti
per eliminarla, essendo
consapevoli di ciò che
si è e delle proprie
capacità.
NARRATIVA
Maja Haderlap,
“L’angelo dell’oblio”,
Keller, euro 16,50
– Storia di una
minoranza slovena in
Austria. Ricordi, pane
impastato nella stube
e mani di nonna e
bambina s’intrecciano
nei racconti.
SPIRITUALITÀ
Adriana Zarri, “Quasi
una preghiera”,
Einaudi, euro 18,50 –
Nel mondo di silenzio
e contemplazione
dell’autrice il ritmo
della natura e
dell’anima scorre
insieme. Un libro per
credenti e no.
AUTISMO
Federico De Rosa,
“Quello che non
ho mai detto”, San
Paolo, euro 14,00
– Affetto da gravi
disturbi autistici,
il giovane autore
descrive come ha
scoperto l’amicizia,
l’amore, la fede.
POLITICA
Rocco Pezzimenti, “Il
movimento cattolico
post-unitario”, Città
Nuova, euro 18,00 – Da
Rosmini a De Gasperi,
l’impegno dei cattolici
e il ruolo della cultura
cristiana in un secolo
e mezzo di storia
nazionale.
STORIA
Enrico Camanni, “Il
fuoco e il gelo”,
Laterza, euro – La
Grande guerra sulle
Alpi narrata dai
soldati degli opposti
fronti attraverso le
lettere e i diari: un
mondo d’insospettata
ricchezza e umanità.
BIOGRAFIE
Pavel Basinskij,
“Fuga dal paradiso”,
Castelvecchi, euro
35,00 – Il “paradiso”
da cui fuggì Tolstoj
era la sua tenuta di
Jasnaja Pojana. Un
libro che getta nuova
luce sugli ultimi giorni
del grande scrittore.
76
Città Nuova - n. 20 - 2014
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In dialogo
LA POSTA DI CITTÀ NUOVA
di Michele Zanzucchi
@
L’Isis fa paura
Rispetto per i gay
«Le notizie provenienti
da Siria e Iraq fanno veramente paura. Mi chiedo
se non sia opportuna una
grande coalizione internazionale che metta a tacere
il califfato nero».
Giusy -Palermo
«Vorrei rispondere a
proposito dell’ironia sulle
probabili Mariapoli gay del
sig. Luca Colli del n. 13-14
di Città Nuova. Tanti anni
fa, da giovane, ero avulso
da questa realtà, non ci credevo, non la capivo e ancora oggi faccio fatica. Da un
po’ di tempo ho maturato
che Dio li ama come me,
perché anche io sono amato da Dio. So con certezza
che Dio non ama il peccato
e questo, caro sig. Colli, sta
dalle due parti; spetta a noi
e a loro accettarlo o no, viverlo o no. Rispetto le loro
unioni ma non le capisco,
sulle adozioni dei minori ho
molti dubbi, sono contrario.
Mi ha molto sconcertato
un’intervista in tv a due lesbiche le quali affermavano
FKH SHU ORUR DYHUH GHL ÀJOL
non è un problema, basta
farsi inseminare. Non capisco e non voglio capire».
Carmelo - Scicli (Rg)
L’Isis fa paura, è vero.
Va fermato, come dice lo
stesso papa Bergoglio.
Ha ragione lei quando
invoca una grande coalizione
internazionale:
l’Onu dovrebbe prendere
l’iniziativa, ma non lo fa
per tanti veti incrociati e
tante paure. Così si muovono gli Usa, controvoglia
va detto, attorniati dai soliti “volenterosi” e con la
complicazione che alcuni Paesi arabi e la stessa
Turchia non sembrano
avere un percorso diplomatico lineare: in fondo
sono dalla parte dell’Isis
ma non possono ammetterlo. Così i “soliti” bombardamenti non servono
a risolvere, nemmeno militarmente, le questioni
sospese. Lo ripeteremo
ÀQR DOOD QRLD FKH O·2QX
intervenga e che Usa &
Company
costruiscano
piuttosto quelle scuole e
quegli ospedali nei Paesi della regione che prosciugherebbero la stessa
acqua di ignoranza nella
quale l’Isis prospera. Pochi media fanno sapere
che lo stesso califfato sta
conquistando l’appoggio
di grandi masse di arabi
sunniti costruendo case,
scuole e ospedali!
78
Città Nuova - n. 20 - 2014
e per tutti
Un altro tassello viene
messo con questa lettera rispettosa nel grande
dialogo sulla “questione
omosessuale” che attraversa la società italiana e
anche le nostre colonne.
Rispetto e ascolto, carità
e verità. Molto Vangelo.
Grazie Carmelo, e grazie a
tutti coloro che non vogliono mettere la testa sotto la
sabbia per non vedere.
@
Renzi a Loppiano
«Ho conosciuto e partecipato alle precedenti
edizioni di LoppianoLab.
Conosco e apprezzo il lavoro che portate avanti. Per
questo motivo sono rimasta
imbarazzata dal video di
Repubblica che documenta,
la sera del 4 ottobre, l’arrivo a Loppiano del presidente del Consiglio Renzi. Sono dispiaciuta e indignata e
ho bisogno di scriverlo. Ho
sempre pensato che LoppianoLab potesse essere
considerato come una realtà
culturale, non soltanto spirituale, capace di traguardare
la contemporaneità e indicare altri sguardi e altre vie
rispetto alle consuetudini
che ci imprigionano e che
ci fanno comodo. Certo,
quando era viva e presente
Chiara Lubich, tutti potevano venire alla platea dei Focolari perché andavano da
lei. Ma, ora, offrire una vetrina senza regole a un soggetto politico – al di là delle
cariche istituzionali –, mi
sembra un’occasione persa
per indicare altri modi di
dialogo e di confronto».
Adonella Monaco
«Per motivi di studio
non sono riuscita a venire
a LoppianoLab. Quando
ho saputo della presenza di
Renzi, sono rimasta piuttosto interdetta, perché, al di
là di convinzioni politiche
SLRPHQRÀORJRYHUQDWLYH
dei membri del Movimento, mi è sembrato un endorsment alle politiche recentemente attuate. Faccio
queste considerazioni perché mi sento parte attiva
del Movimento e in un’ottica sempre più democratica e orizzontale non mi so-
@
Si risponde solo
a lettere brevi, firmate,
con l’indicazione del luogo
di provenienza.
Invia a:
[email protected]
oppure:
via Pieve Torina, 55
00156 Roma
Incontriamoci a “Città Nuova”, la nostra città
UOMINI-MONDO
Prima scena: «Non sai qual è la giornata che ti aspetta: ci
può essere di tutto là fuori». Così una giovane sotto le coperte riprende il suo risveglio all’alba del 26 ottobre 2013,
JLRUQR LQ FXL 5DL KD FKLHVWR DL WHOHVSHWWDWRUL GL ÀOPDUH
la propria giornata. 45 mila video, 2.200 ore di girato che
danno origine, con la sapiente regia di Gabriele Salvatores,
a uno straordinario spaccato di vita in cui uomini, donne,
bambini si raccontano: Italy in a day, un giorno da italiani. «L’immagine dell’Italia che mi hanno restituito questi
45 mila video – dichiara Salvatores – è quella di un Paese
sofferente ma con dignità, speranzoso verso il futuro». Tra
i tanti, un giovane infermiere riporta le parole del papa che,
pensando a Dio, ha in mente l’immagine dell’infermiere
che guarisce le ferite.
Seconda scena: il papa incontra l’Assemblea dei Focolari e ricorda che la Chiesa sembra un ospedale da campo
dove il primo lavoro è curare le ferite, non fare il dosaggio del colesterolo: «Egli ci aspetta nelle prove e nei ge-
no sentita “rappresentata”
da questa scelta».
Maria Chiara
Queste sono soltanto due
delle lettere critiche (molte,
al contrario, erano quelle
positive) giunteci a proposito della partecipazione
del premier al 50° della
cittadella di Loppiano, manifestazione inserita nel
programma del laboratorio
annuale di LoppianoLab.
Tengo a precisare alcune
cose: 1) Renzi ha partecipato alla manifestazione
perché amico di Lappiano
da tempi non sospetti. Sua
nonna è un membro del
Movimento; 2) il programma di LoppianoLab non era
certo centrato sulla venuta
del premier, come abbiamo
documentato in tanti modi,
sia sulla rivista (vedi pag.
8-12 n. 18/2014) che sul
sito; 3) Renzi è attualmente
il primo ministro dell’Italia,
la quarta carica dello Stato, e perciò stesso merita
rispetto, di qualunque parte
politica sia e da qualsiasi
orizzonte culturale proven-
miti dei nostri fratelli, nelle piaghe della società e negli
interrogativi della cultura del nostro tempo». E mette in
JXDUGLDVXOULVFKLRGLIDUH´EL]DQWLQLVPLµÀORVRÀFLWHRORgici, spirituali perché serve una “spiritualità dell’uscire”.
Non ho potuto non pensare ai lettori di Città Nuova,
impegnati nelle mille frontiere del lavoro, della famiglia, della cultura. Uomini e donne che vogliono trovare
in Città Nuova quella scuola di comunione che il papa
raccomanda. Quanti video (e articoli!) straordinari potrebbero nascere! Che ondata di speranza se si potessero
ULSUHQGHUHLWDQWLHSLVRGLQDVFRVWLHQRQÀOPDELOLGLFXL
tanti sono testimoni ogni giorno. I protagonisti di Italy
in a day sono i nostri vicini di casa, i nostri compagni di
scuola, i nostri parenti, gente che è alla ricerca di risposte, magari c’è anche qualche nostro lettore!
Terza scena: cassa del supermercato a Roma. Una signora è disperata. Nessuno le spiega dove sono le mollette da stendere. Il tono e la reazione esagerati fanno
pensare a una persona esaurita e stanca. «Signora, venga
con me», le dico. «Lei sa dove sono le mollette?», mi interroga vedendo che non sono un’inserviente. «Veramente
no, ma possiamo cercarle insieme», rispondo, mettendo
da parte la fretta. Avevo appena letto quanto il papa raccomanda ricordando Chiara Lubich: «Occorre formare uomini-mondo con l’anima, il cuore, la mente di Gesù e per
questo capaci di riconoscere e di interpretare i bisogni, le
preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore di
ogni uomo». E Città Nuova esiste proprio per questo.
Marta Chierico
[email protected]
ga; 4) se Chiara Lubich accoglieva tutti i politici, non
vedo perché ora dovremmo fare delle esclusioni;
5) nel Movimento ci sono
persone di ogni orizzonte
politico, renziani e antirenziani, vendoliani e grillini,
berlusconiani e bersaniani
e alfaniani… LoppianoLab
li ha ospitati con indiscutibile equidistanza; 6) non
credo che 30 secondi di un
ÀOPDWR PROWR SUHFDULR SRstato da repubblica.it possa
essere preso come specchio
fedele di quel che è avve-
nuto a Loppiano; 7) il Movimento in quanto tale non
ha mai chiesto nulla né ai
politici né agli alti prelati.
Non vedo perché dovrebbe
farlo ora con Renzi; 8) detto questo, rispettiamo ogni
opinione e ringraziamo i
lettori di essersi espressi
anche a proposito della visita di Renzi.
Carceri
«Il mio nome è Gino
Baccani e mi trovo deteCittà Nuova - n. 20 - 2014
79
In dialogo
LA POSTA DI CITTÀ NUOVA
Città Nuova
GRUPPO EDITORIALE
nuto presso il C.R. Rebibbia - Via Bartolo Longo 72
- 00156 Roma. Qui dentro
non entra mai niente di
bello, di buono, di interessante. Vorrei che qualcuno
mi scrivesse lettere che...
mi aiutino a vivere. Augurando a tutti voi pace, serenità e prosperità in ogni
vostra aspirazione».
Gino
Caro Gino, ecco fatto!
cerchiamo in tutti i modi
di alleviare le sofferenze
di chi sta pagando col carcere un errore commesso
in qualche momento della
propria vita. Ma la dignità
no, quella va conservata
a tutti i costi. È anche per
questo che “Città Nuova”
entra con centinaia di copie nelle carceri italiane.
@
Ferrero ringrazia
«Michele Genisio su
Città Nuova n. 11/2014 si
produce in una apologia
del fenomeno Nutella, non
fuggendo alla tentazione
seppur bonaria, di decantare come buono un fatto
umano per il solo fatto che
si è universalizzato, che è
costume, che è nell’immaginario di tanti! Ma con
una compiacenza solare, e
quasi da rèclame, mi lascia
(e non sarei il solo) interdetto. Prima di chiamare in
causa i Nutella Party, andiamo sempre a interpellarci,
se i party lo fanno anche
altri: le maestranze dei nostri fornitori terzomondisti, l’ambiente, la giustizia,
insomma! Non dovrebbe
80
essere necessario scomodare le encicliche sociali per
rammentarci che il party è e
sarà tale se e solo se sarà di
tutti. Un’occhiata alle Guide
al Consumo critico prodotte
dal cnms.it di Vecchiano,
per cogliere subito che la
declamata Nutella non è
per la festa di tutti: per i canali di fornitura di cacao e
tè dell’azienda produttrice,
per la non tutela del lavoro
e della giustizia retributiva
minima, per le forniture ad
eserciti, per l’ingente spesa
SXEEOLFLWDULD L SDUDGLVL Àscali e altre carinerie. Filtro
critico, fratelli... Non possiamo più (o sempre meno!)
dire: “Non sapevamo”!».
Marco
La realtà è sempre più
complessa di quello che
pensiamo, caro Marco.
Persino le cose più semplici possono avere dei risvolti inquietanti. Che vanno evidenziati, certamente.
Assieme a tanti altri “dettagli” della realtà che non
appaiono nella tua lettera.
Come le decine di migliaia di persone che, nel primo, nel secondo e nel terzo
mondo portano a casa un
salario grazie alla Ferrero. Dobbiamo evidenziare
tutte le complessità della
realtà, è vero, ma senza dimenticare che della realtà
ognuno può vederne una
parte, non tutto.
@
La vecchietta
e l’Expo 2015
«Mercato rionale. In alcune cassette abbandonate
giacevano alcuni scarti di
verdura e di frutta. Tra le
bancarelle spuntò un’anziana signora che con il
bastone cercava qualcosa
da recuperare. Le si avvicinò una signora, la prese per
mano e la condusse ad un
banco di frutta e verdura e
le fece la spesa. Poi le accarezzò il volto e se ne andò.
«Alcuni giorni dopo,
conversando con un amico sulla futura Expo 15,
raccontai quanto avevo
osservato. Lui mi disse
freddamente: “Un bel gesto da imitare”. All’Expo, dove si parlerà di cibo, nutrizione e fame nel
mondo, ciascuno suonerà
la sua zampogna, verranno offerti gustosi panini
con la fogliolina d’insalata chiamata “ipocrisia”. Il
mio amico si fece scuro
in volto: “Dove vedi questa ipocrisia?”. Risposi:
“Non ti sei accorto che alcune economie che hanno
sponsorizzato l’Expo sono
le medesime che creano la
fame nel mondo?”. Lui di
rimbalzo mi replicò: “Non
vedo ipocrisia, ma quanti
posti di lavoro ha creato
l’Expo”».
Pier Carlo Merlone
Credo che un’economia
sana e onesta, aperta ed
HIÀFDFH QRQ SRVVD PHWWHre tra parentesi gesti come
quello avvenuto al mercato rionale citato dal lettore. Tuttavia, credo che
qualche ragione l’avesse
anche il suo interlocutore. Credo che la logica
economica su larga scala
debba contenere anche il
germe della solidarietà.
DIRETTORE RESPONSABILE
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Città Nuova - n. 20 - 2014
RIPARLIAMONE
a cura di Gianni Abba
In dialogo
Un disegno
armonioso
A proposito dell’articolo
“Ogni giorno un puzzle”
a cura di Tanino Minuta
apparso su Città Nuova n. 17/2014
Interrogativi
©&DULVVLPR 7DQLQR Ànalmente di nuovo un tuo
articolo su Città Nuova!
Ogni numero che arriva,
cerco un tuo scritto perché
è sempre quello che mi ci
vuole! Anche questa volta,
con le notizie che si sentono alla tv, sorgono tanti interrogativi, e non solo per
quelli... mi serviva il tuo
riferimento al puzzle per
incastonare i miei pezzi in
un disegno armonioso!».
Mariangela
Attrattiva
©+R DSSHQD ÀQLWR GL
leggere la tua esperienza.
È stata come una meditazione per impostare in un
certo modo la giornata, per
essere “pronti all’uso” su
ciò che Dio vuole da noi.
Ti confesso che leggendola e immaginandoti davanti
al puzzle della tua giornata, mi è venuta in mente
una meditazione di Chiara
Lubich di tanti anni fa, si
chiamava “L’attrattiva del
tempo moderno”.
«“Rimanere nella più
alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti,
uomo accanto a uomo...
perdersi nella folla per informarla del divino... segnare sulla folla ricami di
luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la
fame, le percosse, le brevi
gioie”. In quella meditazione mi sembra che ci sia racchiuso tutto il tuo modo di
essere, di amare, il tuo essere “uomo accanto a uomo”.
«Se viviamo immersi
nella magia dell’Attrattiva
del tempo moderno, nulla
più ci può fare paura e veramente l’altro diventa il lasciapassare per l’eternità».
Salvatore
Vivere
«Penso che in queste
storie semplici della gior-
nata ci sia un grande insegnamento perché è la presentazione di un modo di
vivere: una possibilità di
vita. Potresti raccogliermi
tutte le esperienze simili e
mandarmele? Le faccio girare tra i miei amici».
Un’anziana
professoressa cieca
con un computer
che legge Città Nuova
Grazie!
«A nome mio ma anche
di molti amici e amiche,
ti scrivo perché “Ogni
giorno un puzzle” è una
grande lezione. Certo, ci
vogliono occhi per vedere anche nel banale una
tessera che comporrà il
mosaico, ma ci vuole an-
che una scelta di base, una
decisione. Un’amica mi
faceva notare che in questa storia c’è anche la tua
trasformazione assieme ai
fatti che vivi e dei quali
sei soggetto e oggetto nello stesso tempo.
«Ti ringrazio perché
questa pagina di Città
Nuova è divenuta l’intrattenimento di una serata con
famiglie amiche. Mentre
discutevamo, qualcuno dei
ragazzini che giocavano in
altra stanza si è avvicinato
e ci ha chiesto di cosa stavamo parlando ed è rimasto ad ascoltare in silenzio.
Gli abbiamo letto il pezzo
di Luciano che si esercitava a parlare davanti allo
specchio… era incantato.
Non mollare, Tanino!».
Dario
Città Nuova - n. 20 - 2014
81
Penultima fermata
RICCHEZZA E FELICITÀ
di Paolo Crepaz
Risparmiare. Dove?
E
sco a prendere il giornale: istintivamente salgo in macchina, ma poi mi rendo conto che
posso inquinare un po’ meno e guadagnare
salute andandoci a piedi. Dal giornalaio vedo nuove caramelle alla liquirizia, ma mentre
sto per tirare fuori i soldi mi chiedo se davvero ne
ho bisogno e rimetto via il portafogli. Oggi al lavoro ho deciso di portarmi il panino da casa. Ieri volevo comperarmi una felpa dai colori vivaci:
apro l’armadio e ne trovo una carina che pensavo
d’aver smarrito. Risparmio. Ma ne vale davvero la
pena? Sto aiutando la
crescita che tutti dicono
debba essere sostenuta?
Prendo in mano il porcellino di terracotta nella stanza di mia figlia:
a forza di raccogliere
centesimi di euro peserà
ormai più di mezzo chilo: «Se aggiungi poco
al poco, ma lo farai di
frequente, presto il poco
diventerà molto», scriveva Esiodo sette secoli
avanti Cristo. Non voglio farmi condizionare
dal pregiudizio che ogni soldino risparmiato è
una svista del governo, né dalla convinzione popolare che metà del reddito serve a pagare i debiti e metà a pagare le tasse.
Winston Churchill asseriva: «I risparmi sono una cosa molto buona, soprattutto se i tuoi
genitori li hanno fatti per te». Negli anni della
contestazione ci eravamo impegnati a lasciare
DLQRVWULÀJOLXQPRQGRPLJOLRUHGLTXHOORFKH
avevamo trovato, ma allora devo risparmiare o
investire? Viviamo, dicono, nella società dei conVXPL&KHÀQHDYUjIDWWRODVRFLHWjGHLULVSDUPL"
E per la società degli investimenti, in persone,
progetti, iniziative, che spazio c’è?
Al bar ho sentito dire da qualcuno che la ric-
chezza non sempre dà la felicità, mentre con la
miseria si va sul sicuro: non la dà mai. Un saggio (sempre del bar) mi cita Oscar Wilde: «Esiste
un’unica classe di persone che pensa al denaro
più dei ricchi: i poveri. I poveri non riescono a
pensare ad altro». Ha ragione: basta guardare
chi a due passi da noi sta sperperando sciaguratamente una fortuna con le slot machine e con le
scommesse. Che tristezza! Non a tutti il destino
ha riservato la stessa sorte: se anche il denaro
crescesse sugli alberi, ci sarebbe sempre qualcuno a cui toccherebbe in
sorte un bonsai. Quelli
stessi che giocavano al
bar li rivedo al mercatino del riuso intenti ad
acquistare a poco prezzo abiti che la gente ha
messo a disposizione
anziché buttarli. Meno
male che qualcuno ha
risparmiato per loro.
Ho capito da tempo che
se spendo bene il denaro
posso risparmiare qualcosa, mentre se spendo
bene il tempo, quello che
mi rimane lo posso usare per fare cose interessanti
HVWDUHFRQJOLDPLFLLÀJOLLQLSRWLQL+RFDSLWR
anche che ci sono cose che non si possono risparmiare, ma si devono regalare senza parsimonia: un
po’ di tempo per ascoltare, un sorriso, una telefonata, un piccolo favore non richiesto, una sorpresa
in mezzo a tanta routine.
0HQWUHVSDUHFFKLRODWDYRODPLRÀJOLRPLSURSRQH
di non buttare l’acqua avanzata nella brocca, ma
di usarla per sciacquare i piatti. Un altro ha invece deciso di spendere un po’ di soldi per imparare
il tedesco, ora che allena piccoli calciatori in Alto
Adige: così si risparmia di vedere facce attonite
quando spiega gli schemi di gioco. Oggi si risparmia in modo diverso, ma è ancora di moda.
INFAMIGLIA
!'%.$!$%,,!&!-)',)!
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SOSTIENE I PROGETTI DI SOSTEGNO A DISTANZA DI
FAMIGLIE NUOVE
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Chiedo che i dati personali da me forniti vengano utilizzati esclusivamente da Città Nuova della P.A.M.O.M. per presentare iniziative editoriali.
Acconsento al trattamento e alla comunicazione dei miei dati personali (Informativa legge 675/96) per ricevere ulteriori informazioni e proposte.
Se intende rinunciare a tale possibilità, barri questa casella.
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Firma______________________________________________________________________
MODALITÀ DI PAGAMENTO:
PAGAMENTO ANTICIPATO CON AGGIUNTA DI EURO 3,00 COME CONTRIBUTO ALLE SPESE DI SPEDIZIONE
s!-%::/"!.#!UNICREDIT BANCA DI ROMA, AG. ROMA 14 - P.ZZA CESARE CANTÙ, 1 - 00181 ROMA,
IBAN. IT 85 A 02008 05029 000400585820
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PAGAMENTO IN CONTRASSEGNO CON AGGIUNTA DI EURO 8,00 PER LE SPESE DI SPEDIZIONE.
saranno addebitati euro 3,00 per la spedizione
0ERRICEVEREADOMICILIOILIBRIDI#ITTË.UOVAINVIAREINBUSTACHIUSAILPRESENTETAGLIANDODEBITAMENTECOMPILATOA
Città Nuova diffusione via Pieve Torina, 55 - 00156 Roma
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