una testa d`ariete recante corone di differente tipo

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una testa d`ariete recante corone di differente tipo
una testa d’ariete recante
corone di differente tipologia , rappresentò scelta
ricorrente durante l’intero
ciclo vitale del regno napateo-meroitico per amuleti in differenti materiali;
in virtù dell’associazione
di tale animale con Amon,
divinità dinastica per eccellenza, tali oggetti erano
associati ai sovrani, al punto di rappresentarne un
attributo peculiare tanto
nell’abbigliamento quanto
nei corredi sepolcrali. Per
ragioni non chiare, l’utilizzo del doppio ureo, del
tipo riscontrato ad Abu
Erteila, sembra interrompersi intorno alla metà
del I secolo d.C., durante
la co-reggenza di Natakamani ed Amanitore , forFig 7 / Abu Erteila, Complesso K 900, Ambiente K 901 / architrave reimpiegato nelle murature. Arenaria. I secolo d.C. (?)
nendo ulteriore possibile
ph Fantusati
elemento alla datazione
suggerita per l’edificio sul kom II. Un simile amuleto, proprio di un ambito sacro, rafforza la possibile
destinazione cultuale di K 1000, evincibile in primo luogo dai frammenti di elementi architettonici in arenaria, di chiara origine templare, rinvenuti con frequenza fra il materiale di crollo. Fra i resti di collasso
appare al contrario peculiare la presenza di mattoni recanti un’estremità arrotondata, rispondenti alla
tipologia talora utilizzata a definire gli angoli esterni nelle costruzioni templari e palaziali.
Analoghi frammenti in arenaria andarono a costituire le pareti, estremamente irregolari, della più tarda
struttura detta K 900 , che, sita nell’area sud-orientale del saggio di scavo, utilizzò parzialmente gli elevati
di K 1000 quali fondazioni. Fra il materiale reimpiegato, si distinguono pannelli decorativi, pezzi da rocchi
di colonna, ed un architrave decorato da un disco solare fiancheggiato da urei e dal quale si dipartono
raggi (fig. 7). Entro il perimetro della nuova costruzione, rocchi decorati portati sul posto per venir frantumati e poi riutilizzati, vennero al contrario abbandonati, evidentemente in ragione della rinuncia al
progetto costruttivo. Oltre alla figura di Hapy (fig. 8) ed a motivi vegetali che ne ornano taluni, uno di essi
ha restituito tre linee di testo in geroglifico egiziano, da cui si sono ricostruiti frammenti di frasi: “egli ha
costruito questo monumento…”, “vive l’eccellente dio, signore della vittoria, re delle Due Terre…”, “gli dona
vita e le sembianze di un re…”. Sebbene non riveli dati circostanziati di carattere cronologico o cultuale, e
benché l’esame paleografico non abbia saputo fornire informazioni di rilievo, ciò che resta dell’iscrizione
sembra perpetrare la glorificazione di un sovrano costruttore di un edificio templare. Stante il carattere
facilmente deperibile dell’arenaria, l’ottimo stato di conservazione delle incisioni epigrafiche o decorative
osservate su vari rocchi, nonché il carattere estremamente grossolano dell’intervento che non avrebbe
giustificato particolari costi di trasporto, rendono verosimile come essi fossero stati recuperati entro i
confini del sito. La planimetria longitudinale di K 1000 giustifica la sua possibile identificazione con una
struttura di carattere cultuale, al pari di taluni reperti di cultura materiale, fra i quali i resti di un bacino in
terracotta per libagioni ed offerte votive nella forma di statuette leonine in arenaria (fig. 9).
L’occupazione dell’area concretizzatasi nell’erezione di K 900, nonché le successive effimere antropizzazioni, prive di resti strutturali, trovano elemento di continuità in un peculiare costume domestico che
voleva l’infossamento di giare tubulari, o più raramente parti di altre forme ceramiche, lungo il versante
interno delle pareti. Si tratta di manufatti dall’impasto grossolano, privi di anse, con superficie ingobbia21
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21 La rappresentazione dei due cobra simboleggianti le “due terre”, introdotta durante la dominazione dell’Egitto sotto la XXV Dinastia (713-663 a.C.), venne conservata a lungo, anche successivamente alla perdita dei territori
egiziani, sino in pieno periodo meroitico.
22 Török 1987: 10-11.
23 Datata fra il 120 ed il 230 d.C. in età calibrata dalle analisi al radiocarbonio di carbone di legna forse residuo di un incendio.
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