I nuovi programmi di storia (e di geografia)
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I nuovi programmi di storia (e di geografia)
1_Mundus_3-4_romane_1_Mundus_3-4 10/11/10 12.01 Pagina 6 Luigi Cajani I nuovi programmi di storia (e di geografia) I 6 l 26 maggio 2010 sono stati pubblicati sul sito dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica (ex INDIRE) le Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento per i Licei. Dopo molte sperimentazioni, di cui la più importante è stata quella della Commissione Brocca (1988-1992), e molti recenti tentativi falliti, si avvia così a compimento una riforma complessiva della scuola secondaria superiore italiana, la prima dopo la fondazione della Repubblica. Nuovi programmi erano stati invero introdotti per gli Istituti professionali (1992) e per gli Istituti tecnici industriali (1994), ma quelli del Liceo classico e scientifico erano rimasti sostanzialmente immutati dal 1952. Il testo è stato redatto da una commissione diretta da Max Bruschi e composta da ventidue tra funzionari ministeriali, personalità della cultura italiana e docenti universitari: fra essi non figurano né storici né geografi1. Il testo è stato sottoposto alle associazioni legate al mondo della scuola, ed inoltre – importante novità – è stato aperto un forum telematico, dal 23 marzo al 23 aprile, dove chiunque ha potuto commentare la bozza di questo testo. Per quanto riguarda la storia, c’è stata solo una breve fiammata di dibattito, sollevato dalla deputata del Partito Democratico Manuela Ghizzoni, che denunciò l’assenza della 1 Per l’elenco dei nomi si veda: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Decreto n. 26 dell’11 marzo 2010. 2 Nei programmi scolastici scompare la Resistenza, in «l’Unità», 30 marzo 2010; Giulio Benedetti, «Manca la Resistenza nei programmi liceali». Il Ministro: è falso, in «Corriere della Sera», 31 marzo 2010; Simonetta Fiori, Gaffe sulla Resistenza nei programmi dei Licei, in «la Repubblica», 31 marzo 2010. Resistenza nella bozza2. A queste polemiche ha risposto il 31 marzo una brusca nota ministeriale3 che rivendicava in generale la serietà del lavoro svolto, a quanto si affermava, non solo dai membri della commissione, ma anche da «alcuni noti storici di tutte le provenienze culturali e politiche» (di cui peraltro non si è fatto il nome, incomprensibilmente), precisando che durante i lavori nessuno di loro aveva sollevato il problema dell’esplicita menzione della Resistenza, un tema che doveva essere considerato implicito nella prevista trattazione della Seconda guerra mondiale e della costruzione dell’Italia repubblicana. Comunque, continuava la nota ministeriale, per tagliar corto ad una «polemica non voluta» si era deciso di inserire nella versione definitiva il riferimento esplicito alla Resistenza, con la seguente formulazione: «L’Italia dal Fascismo alla Resistenza e le tappe di costruzione della democrazia repubblicana». La prima cosa che salta agli occhi, leggendo il nuovo testo, è l’accorpamento di storia e geografia nel primo biennio. Una novità evidentemente volta ad ammorbidire l’effetto del taglio di orario di queste due materie, che peraltro non ha lo stesso peso nel Liceo classico e nello scientifico: le due materie accorpate avranno infatti da adesso tre ore settimanali (per un totale di 99 ore annuali) nelle prime due classi di tutti i licei. In precedenza, invece, in 4° e in 5° Ginnasio sia la storia che la geografia avevano due ore settimanali (per un totale 3 Cfr. http://nuovilicei.indire.it/content/index.php? action=lettura&id_m=7782&id_cnt=9915 (ultimo accesso 31 agosto 2010). 1_Mundus_3-4_romane_1_Mundus_3-4 10/11/10 12.01 Pagina 7 munduseditoriale di 66 ore annuali), mentre al Liceo scientifico c’erano in prima tre ore settimanali di storia e due di geografia, mentre in seconda la storia scendeva a due ore settimanali e la geografia scompariva. Per quanto riguarda il triennio, invece, con la riforma la situazione non è cambiata o quasi: la geografia scompare e la storia ha 99 ore annuali al Liceo classico e 66 allo scientifico (come pure in tutti gli altri licei), ma va notato che in precedenza in 5° Liceo scientifico la storia saliva a tre ore settimanali. Nonostante l’accorpamento, che significa anche un unico voto, le due materie rimangono separate nelle Indicazioni. Nella sezione delle Linee generali e competenze che riguarda la storia troviamo solo questa vaga raccomandazione: «non va trascurata la seconda dimensione della storia, cioè lo spazio. La storia comporta infatti una dimensione geografica, e la geografia umana, a sua volta, necessita di coordinate temporali. Le due dimensioni spaziotemporali devono far parte integrante dell’apprendimento della disciplina». Reciprocamente, la dimensione temporale fa capolino nella sezione delle Linee generali e competenze dedicata alla geografia, ma in maniera assai confusa: «descrivere e inquadrare nello spazio i problemi del mondo attuale, mettendo in relazione le ragioni storiche di ‘lunga durata’, i processi di trasformazione, le condizioni morfologiche e climatiche, la distribuzione delle risorse, gli aspetti economici e demografici delle diverse realtà in chiave multiscalare». Quindi la geografia è intesa prevalentemente in dimensione contemporanea, come dimostra anche la sua assenza fra gli Obiettivi specifici di apprendimento (OSA) della storia del secondo biennio, mentre compare in quelli del quinto anno, dedicato al Novecento, con dei precisi riferimenti interdisciplinari: «Alcuni temi del mondo contemporaneo andranno esaminati tenendo conto della loro natura ‘geografica’ (ad esempio, la distribuzione delle risorse naturali ed energetiche, le dinamiche migratorie, le caratteristiche demografiche delle diverse aree del pianeta, le relazioni tra clima ed economia)». Una scelta, questa, parziale e dannosa: sarebbe stato invece logico dare suggerimenti interdisciplinari anche per i due anni precedenti, tanto più che proprio negli OSA della geografia per il primo biennio si parla della «conoscenza di concetti fondamentali e attuali, da sviluppare poi nell’arco dell’intero quinquennio». E dato che nel triennio la geografia è assente, questo importante compito dovrebbe essere sviluppato all’interno del programma di storia. Insomma, il matrimonio – già non facile – fra le due discipline appare assai male impostato, sia sul piano epistemologico che su quello didattico, e destinato perciò al fallimento. Proseguendo con la lettura degli OSA, dalla sorpresa si passa allo sconcerto. Infatti i «nuclei tematici» della storia iniziano con «le principali civiltà dell’Antico vicino Oriente»: gli storici ignoti di cui sopra hanno dunque dimenticato il processo di ominazione, il Paleolitico e la Rivoluzione Neolitica. Un fatto del tutto nuovo nella storia della scuola italiana, giacché questa parte della storia era presente, ad esempio, nei programmi per i licei del 1952 e in quelli per la scuola media del 1979, fino alle più recenti Indicazioni per il primo ciclo emanate dalla Moratti nel 2003 e da Fioroni nel 2007. Si tratta dunque di un segnale molto negativo, che taglia via una parte fondamentale della storia, proprio quella iniziale, che fra l’altro ha un rilievo sempre crescente nella ricerca. E anche se naturalmente questi argomenti continueranno a essere trattati nei manuali, c’è da aspettarsi, come conseguenza di questa sciagurata omissione, che essi avranno un peso sempre minore, con grave 7 1_Mundus_3-4_romane_1_Mundus_3-4 10/11/10 12.01 Pagina 8 Luigi Cajani 8 compromissione di una visione completa della storia. Per quanto riguarda poi la struttura degli OSA della storia, si notano varie incongruenze. Nel primo biennio c’è un elenco di «nuclei tematici» che «non potranno essere tralasciati»: fra di essi, «la civiltà giudaica; la civiltà greca; la civiltà romana». Nel secondo biennio e nel quinto anno, dopo questi irrinunciabili «nuclei tematici» compare peraltro una nuova categoria, quella dei «temi cruciali», di cui peraltro ne vengono indicati a mo’ d’esempio solo alcuni. E non si tratta di temi di poco conto: fra di essi compaiono «società e cultura del Medioevo, il Rinascimento, la nascita della cultura scientifica nel Seicento, l’Illuminismo, il Romanticismo». Per questi temi cruciali si raccomanda un approccio interdisciplinare, e questa sembra essere l’unica differenza rispetto ai «nuclei tematici». La raccomandazione rimane però nel vago, senza alcuna indicazione concreta di percorsi didattici che tengano presenti i programmi delle altre materie coinvolte. L’impianto generale degli OSA della storia è banalmente eurocentrico, con solo alcuni riferimenti generici e sporadici alla storia del resto del mondo, i quali non a caso non fanno parte né degli irrinunciabili «nuclei tematici» né dei «temi cruciali», con l’eccezione del Novecento, la cui dimensione globale è ormai ovvia. La storia non europea prima del Novecento compare solo nelle Linee generali e competenze, dove si dice che «è utile e auspicabile... rivolgere l’attenzione alle civiltà diverse da quella occidentale per tutto l’arco del percorso, dedicando opportuno spazio, per fare qualche esempio, alla civiltà indiana al tempo delle conquiste di Alessandro Magno; alla civiltà cinese al tempo dell’impero romano; alle culture americane precolombiane; ai paesi extraeuropei conquistati dal colonialismo tra Sette e Ottocento». Il primo biennio termina con il «particolarismo signorile e feudale», ultimo di 11 «nuclei tematici», 6 dei quali dedicati al Medioevo. Quest’epoca storica riceve un’attenzione particolare, alquanto sproporzionata rispetto al resto: nel biennio successivo, infatti, che arriva alla fine dell’Ottocento, le sono dedicati altri 5 «nuclei tematici» su 17. Per quanto riguarda l’Ottocento, risalta una confusa e ridondante presenza del nazionalismo: «il problema della nazionalità nell’Ottocento...; l’Occidente degli Stati-Nazione; ...l’imperialismo e il nazionalismo». Il Novecento, infine, è molto dettagliato: oltre a 11 «nuclei tematici» per la prima metà del secolo, si trovano l’esplicitazione di tre linee fondamentali su cui costruire la trattazione della seconda metà: 1. «dalla ‘guerra fredda’ alle svolte di fine Novecento»; 2. «decolonizzazione e lotta per lo sviluppo in Asia, Africa e America latina», e infine la storia d’Italia, dalla ricostruzione a Tangentopoli. Si può dire che per il Novecento si ha un quadro didatticamente praticabile. Ma complessivamente il quadro dell’insegnamento della storia nei cinque anni è molto deludente, assai lontano dalla ricerca didattica italiana e internazionale. Un’ultima nota sull’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione», di recente istituito in mezzo a tanti dibattiti e a tante dichiarazioni politiche. Nel quadro orario dei licei si scopre che questo insegnamento non ha autonomia, ma viene inserito, a seconda dei casi, nell’insegnamento della storia e della filosofia e, nel Liceo delle scienze umane, in quello del diritto e dell’economia. Nelle Linee generali e competenze della storia si dice che bisogna riservargli «uno spazio adeguato», in modo che alla fine del quinquennio lo studente conosca bene «i fondamenti del nostro ordinamento costituzionale» anche in riferimento alle esperienze costituzionali fondamentali di altri Stati, come «solo per citare qualche esempio», la Magna Charta Libertatum, la 1_Mundus_3-4_romane_1_Mundus_3-4 10/11/10 12.01 Pagina 9 munduseditoriale Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino e la Dichiarazione universale dei diritti umani. Niente di nuovo, anzi meno di quanto già si insegna in storia. Anche qui, si è persa un’occasione per introdurre una riflessione sistematica e comparativa sulle forme dell’organizzazione politica della società, che possibilmente non restasse confinata all’Occidente. 9