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Preprint 2003 N° 2 ENUNCIATI NOMINALI IN UN CORPUS DI ITALIANO PARLATO. APPUNTI PER UNA GRAMMATICA CORPUS BASED Antonietta Scarano LABLITA Laboratorio Linguistico del Dipartimento di Italianistica UNIVERSITÀ DI FIRENZE Il laboratorio linguistico rende disponibili alla lettura esclusivamente i risultati delle ricerche e i corpora in esso elaborati sotto forma di preprint, reprint e pubblicazioni in proprio. Le Collezioni dei Preprint sono disponibili all'indirizzo WEB http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html [N° 2 Pr 2003] Per la corrispondenza: Antonietta Scarano Dipartimento di Italianistica Laboratorio Linguistico (LABLITA) Università degli Studi di Firenze Piazza Savonarola, 1 50132 Firenze E-mail: [email protected] Deve apparire in Atti del Convegno "Il parlato italiano", Napoli, 13-15 febbraio 2003. Fino alla pubblicazione le citazioni sono consentite solo dietro esplicito consenso dell'autore. E' vietata la vendita e la riproduzione non autorizzata, anche parziale, per qualsiasi uso. In copertina "Il cantante di Chungai", rappresentazione della voce attraverso grafismi. Arte rupestre della Tanzania Centrale (sito Chungai 3, 8000 a. C. – 1500 d. C.). Calco pubblicato in Mary Leakey, Africa's Vanishing Art. The Rock Paintings of Tanzania, Doubleday & Company, Inc. , Garden City, New York, 1983. 1 ENUNCIATI NOMINALI IN UN CORPUS DI ITALIANO PARLATO. Appunti per una grammatica corpus based. Antonietta Scarano LABLITA – Università degli Studi di Firenze SOMMARIO La grammatica tradizionale si è occupata solo marginalmente, e riferendosi principalmente alla lingua scritta, delle cosiddette “frasi nominali”. Questo studio, adottando come unità di riferimento l’enunciato, nella definizione pragmatica datane nel quadro della teoria dell’articolazione dell’informazione di E. Cresti, e distinguendola dalla struttura di frase, presenta un’analisi dei costrutti in questione rilevati in un corpus di italiano parlato spontaneo dialogico (sottocorpus C-ORALROM del corpus LABLITA, pari a circa 82.500 parole). Ne risulta un quadro composito, in cui alle tradizionali “frasi nominali” corrispondono in realtà due tipi di unità, analizzabili a livelli differenti della strutturazione linguistica: le frasi nominali, risultate quantitativamente irrilevanti, e gli enunciati nominali, questi ultimi a loro volta distinti in semplici e articolati dal punto di vista della loro strutturazione informativa. Complessivamente, gli enunciati nominali risultano essere più di un terzo del totale degli enunciati. L’ampiezza dell’attestazione è in parte dovuta al criterio adottato per l’inclusione delle strutture prive di verbo nella classe degli enunciati nominali: il criterio di interpretabilità pragmatica su cui si basa la definizione stessa di enunciato, indipendente dal riempimento lessicale e dalla strutturazione sintattica, criterio che rende ingiustificata, come dimostrato puntualmente nella descrizione della casistica attraverso esempi concreti, l’esclusione di strutture prive di verbo dal computo degli enunciati nominali perché ritenute ellittiche del sintagma verbale. 1. INTRODUZIONE La ricerca di cui presentiamo i risultati si basa su due assunti, peraltro già sinteticamente espressi nel titolo della comunicazione: viene adottata la nozione di enunciato nominale e distinta da quella di frase nominale 1 ; lo studio si propone come esplicativo rispetto a (e in generale, sulla base di) strutture rilevate in un corpus di italiano parlato. Date queste premesse, in questo lavoro: 1 Tutta la letteratura sull’argomento tratta delle frasi nominali non disdegnando il termine di enunciato, ma usandolo tuttavia solo come sinonimo di frase (cfr. ad es. Benveniste, 1966) o sua realizzazione parlata, oppure come unità pragmatica che può essere letta da strutture sintattiche di frase (cfr. Biber et alii 1999: 1072). In Biber et alii (1999) sono considerate unità basiche del del parlato le C-units, unità linguistiche sintatticamente indipendenti , non includibili in entità maggiori, che si distinguono a loro volta in clausal units (clausole verbali) e non-clausal units (clausole nominali). A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 2 - - il termine di enunciato viene usato non in un’accezione comune, ma in senso tecnico; in particolare, viene adottata una definizione pragmatica di enunciato (Cresti, 1987-2000; Cresti-Gramigni, in questo volume). i costrutti in questione sono analizzati qualitativamente e quantitativamente, secondo metodi e procedure della grammatica corpus based (Biber et alii, 1999; Bilger, 2000). Il corpus di riferimento è un sottocorpus del corpus LABLITA, archiviato presso il Laboratorio Linguistico del Dipartimento di Italianistica dell’Università di Firenze. In particolare si tratta del corpus italiano C-ORAL-ROM, sezione Informal_Family/private_Dialogues&Conversations2 . Corrisponde a 8h 58’ di dialoghi e conversazioni, per un totale di circa 82.500 parole e 13.403 enunciati3 . Sono stati rilevati e classificati 5.089 esempi di enunciati nominali, pari al 38% del totale 4 . 2. ENUNCIATI NOMINALI Nella prospettiva da noi adottata enunciato è qualsiasi espressione interpretabile pragmaticamente (Cresti, 1987-2000; Cresti-Gramigni, in questo volume), ossia ogni espressione attraverso cui viene compiuta una illocuzione. L'individuazione di questa unità è sottoposta ad una condizione semantica minima (deve essere costituita da almeno un’espressione lessicale piena) e una formale (deve realizzare un pattern intonativo). L'enunciato non è "letto" sintatticamente da una frase. Il criterio formale d’individuazione non è la sintassi, ma l'intonazione. L'enunciato, a sua volta, è un pattern informativo, composto da una o più unità d'informazione; ciascuna ha una particolare funzione. Il pattern informativo è letto in maniera tendenzialmente isomorfa da un pattern intonativo, composto da unità tonali di tipologia diversa, di cui una sola (root) è necessaria e sufficiente ad assolvere alla buona formazione del pattern. Le altre unità tonali opzionali sono quelle di prefix, suffix, inciso. Il pattern intonativo, percettivamente rilevante, ben formato, è dedicato al compimento dell’illocuzione (Hart et alii, 1990; Cresti, 2000; Firenzuoli, 2003). Le principali unità informative sono: comment: unità informativa dedicata al compimento dell’illocuzione, necessaria e sufficiente a costituire enunciato; corrisponde ad un’unità intonativa di root; topic: premessa semantica e campo di applicazione della forza illocutiva del espressa dal comment; corrisponde ad un’unità informativa di prefix; appendice: unità informativa secondaria, di integrazione testuale; corrisponde ad una unità intonativa di suffix; 2 Per la descrizione dettagliata del corpus di riferimento si veda Moneglia (in questo volume). 3 Sono stati esclusi dal computo degli enunciati gli enunciati interrotti, e gli enunciati che presentavano parole incomprensibili al loro interno, perché in teoria non era possibile escludere che queste fossero sintagmi verbali. 4 È un dato significativo di per sé, perché testimonia dell’ampiezza del fenomeno, ma tanto più se confrontato con l’identico dato registrato per il British National Corpus (Biber et alii, 1999: 1071). A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 3 Altre unità informative di ausilio dialogico o di valore metalinguistico sono : fatici, conativi, incipit, incisi e introduttori locutivi. (Cresti, 2000; Cresti-Gramigni, in questo volume).Il comment può essere variamente realizzato da un punto di vista locutivo: possono costituirne riempitivo sintagmi o intere costruzioni frasali, intendendo per frase una costruzione sintattica in cui si ha la realizzazione di un soggetto e di un predicato, verbale o non verbale. In questa prospettiva, un enunciato nominale è dunque un enunciato il cui comment non contiene un predicato verbale, vale a dire una forma finita di verbo (Cresti,1998). Naturalmente, gli enunciati nominali, come quelli verbali, possono essere semplici (=costituiti dal solo comment o dal comment accompagnato da unità di ausilio dialogico: incipit, fatici, conativi), oppure complessi (=costituiti dal comment in combinazione con unità pienamente informative di topic e/o di appendice). 3. FRASE NOMINALE ED ENUNCIATI NOMINALI COMPLESSI 3.1 Frasi nominali. La definizione da noi adottata di enunciato nominale non può essere interpretata come una trasposizione in prospettiva pragmatica della nozione, più o meno tradizionale, di frase nominale. Il confronto con definizioni di frase nominale adottate in analisi sintatticiste ha mostrato che l’enunciato nominale non coincide con la frase nominale (Cresti, 1998). I concetti di frase nominale con i quali ci siamo confrontati nell’analizzare i nostri dati, e che ci hanno consentito di chiarire meglio la nostra prospettiva di analisi, sono essenzialmente due. L’uno, classico, incentrato sulla predicazione (Benveniste, 1990, 19661 ), recepito essenzialmente dalle grammatiche tradizionali e affinato descrittivamente sulla lingua scritta; l’altro, incentrato su tre parametri, autonomia sintattica, predicazione e intonazione, per noi particolarmente interessante perché adottato in uno studio sull’italiano parlato (Voghera,1993). La frase nominale individuata dagli indoeuropeisti del secolo scorso è una struttura del tipo omnis homo mortalis, che “implica un predicato nominale, senza verbo né copula, ed è considerata l’espressione normale in indoeuropeo, laddove un’eventuale forma verbale sarebbe stata la terza persona del presente indicativo del verbo «essere»” (Benveniste, 1990:179). Lo studio di Benveniste ne individua ed evidenzia le tre caratteristiche essenziali: la frase nominale è una frase con una normale relazione fra soggetto e predicato, la cui unica differenza rispetto ad una frase verbale è di tipo morfologico, dal momento che la funzione predicativa è svolta da un’espressione nominale che manca di marche di tempo e di persona; la frase nominale non è una frase verbale ellittica, anche perché ha lettura (gnomica) sistematicamente diversa da una corrispondente frase con copula; la frase nominale costituisce un’asserzione e come tale è prodotta tra silenzio e silenzio e ha un’intonazione specifica di valore oppositivo ad altre intonazioni specifiche (domanda, ordine, ecc.). La grammatica tradizionale e studi linguistici descrittivi hanno via via esteso il concetto classico di frase nominale e hanno incluso sotto questa etichetta A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 4 qualunque frase, non necessariamente assertiva, in cui non sia espressa alcuna forma verbale (Vineis, 1996), senza considerare se il soggetto sia espresso (traduttori traditori, Vineis, 1996: 513; e il re via di corsa, Corti, cit. da Mortara Garavelli 1971: 281; bellissima, quella statua; Vineis, 1996: 513) o meno (zitti!, fuori di qui; attenti al cane, Vineis, 1996: 513). L’evoluzione e l’adattamento a lingue moderne del concetto di frase nominale hanno portato, dunque, da strutture con significato gnomico, apparentemente ellittiche della copula e assertive a strutture apparentemente ellittiche di una qualsiasi forma verbale, assertive, enfatiche o interrogative, e spesso prive di soggetto espresso (olofrasi o monoremi e frasi predicative). Cresti (1998) ha mostrato perché il concetto di frase nominale “benvenistiano” non sia applicabile alla stragrande maggioranza delle strutture nominali del parlato e che quelle che l’etichetta di frase nominale riunisce sono strutture in realtà tra di loro differenti. Solo a strutture del tipo: 1. traduttori traditori //COM in cui due espressioni nominali funzionalmente identificabili come un soggetto e un predicato sono realizzate linearmente entro l’unità di comment corrispondono effettivamente frasi nominali. Nel nostro corpus, su un totale di 5.089 enunciati nominali, i casi di frasi nominali vere e proprie sono 78. Di queste forme 15 sono hanno un predicato sì/no, 12 un predicato avverbiale; 32 hanno per predicato un sintagma preposizionale, 13 un sintagma nominale, 6 un sintagma aggettivale: 2. *SRE: voi no ? COM (Sala prove) 3. *SAB: eh / niente / c' aveva questo pantalone di pelle tutt' attillato / a vita bassa / <guarda> // *PAO: [<] <accidenti> // ! *SAB: e nudo sopra // COM (Concerto) 4. *CIC: metti / mille // mille a voi // COM (Poker) 5. *CLA: [<] <xxx fatto il carre / però lui a Fano // noi tre ad Arezzo> // COM (Militari) 6. *TIZ: sennò / xxx + anche i pantaloni // ieri ginnastica // COM (Tiziana) 7. *SUP: stadio mezzo vòto // COM (Stadio) 3.2 Enunciati nominali articolati. Strutture del tipo: 8. e il re / TOP via di corsa //COM hanno invece articolazione topic / comment //. Quelle che sono considerate frasi nominali spesso non sono lette da un’intonazione unitaria, ma in maniera sistematica da un pattern intonativo composto da due unità tonali. A tale A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 5 interpretazione tonale corrisponde una distinzione funzionale delle due diverse espressioni, diversa da quella di soggetto e predicato5 , ed esprimibile in termini di topic e comment nominali. Si tratta di una relazione non esprimibile all’interno di una struttura di frase ma piuttosto in termini di relazioni fra unità d’informazione all’interno di enunciato6 . I casi di enunciati nominali con articolazione topic nominale / comment nominale sono 150: 9. *SAB: vuoi ? vuoi i' gelato ? *LUC: il gelato /TOP no // COM (Stadio) 10. *PIN: la maggior parte /TOP ad Arezzo // COM (Militari) 11. *ELA: non sono mai stata a Lecce / xxx // *GAB: Lecce /TOP bellissima //COM (Viaggio in Italia) 12. *LUC: sabato mattina /TOP all' undici /TOP eccotelo // COM (Pomeriggio) 13. *FRA: lì / ho parcheggiato la macchina sul marciapiede // a tutti quelli che erano lì /TOP multa // COM (Espresso) 14. *NIC: ma / 'un so nemmeno icché c' ha // perché io /TOP mh //COM (Noel) La tabella 1. riporta la composizione del comment nei casi di enunciato complesso top / comment nominali: top nom /com nom SN SAvv Interiezioni SAgg SPrep FN 40 65 5 14 23 3 150 Tab. 1: E. n. articolati: top / com // nominali 5 Come nota Cresti (1998), in casi come questi anche De Mauro-Thornton (1985) optano per un’interpretazione di indipendenza strutturale e sintattica delle due espressioni nominali, ma la spiegano in termini di giustapposizione, trascurando il legame intonativo fra le due espressioni e il valore pragmatico della seconda. 6 “Qualora i sintagmi nominali implicati nella produzione nominale siano due, scanditi e identificati da appropriate unità tonali, noi sosteniamo che essi sono un Topic ed un Comment e che non siano giustapposti, ma articolati secondo una relazione informativa. Non di frasi si tratta, dunque, se intendiamo conservare a tale termine un preciso valore sintattico, poiché esse indipendentemente dalla differenza morfologica di essere nominali o verbali, sono fondate su un rapporto logico e sintattico di predicazione che lega un soggetto e un predicato (Cresti, 1998: 178). A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 6 Nella prospettiva della teoria dell’articolazione dell’informazione, sono enunciati nominali complessi, anche strutture del tipo: 15. bellissima / COM quella statua //APP Esse corrispondono ad un’articolazione informativa comment nominale / appendice nominale //. Il comment nominale (in questo caso costituito da un sintagma aggettivale) potrebbe fungere da solo da enunciato, poiché portatore della forza illocutiva. Esso viene integrato, dal punto di vista testuale, da un altro sintagma nominale, che non ne costituisce il soggetto7 , in una unità tonale di suffix cui corrisponde una unità informativa di appendice. 38 sono gli enunciati nominali articolati in comment nominale / appendice nominale // individuati nel nostro corpus: 16. *ELA: che l' è / mezza montagna ? *LIA: sì //sì / sì /COM una mezza montagna //APP (Album di famiglia) 17. *AGO: [<] <qui / qui> / COM Trento //APP (Gioco da tavolo) 18. *SND: grazie // belli /COM i jeans //APP (Individualismo) 19. *CAR: la [/] la sua maestra /COM Noemi //APP (Buettino) 20. *BAB: [<] <ma te dici + questo> / dove ? al compromesso /COM questo qui ?APP (Contratto) La tabella 2. riporta i dati relativi al riempimento locutivo di Comment nominali seguiti da unità di Appendice: com nom / app nom SN SAvv Interiezioni SAgg SPrep FN 14 7 0 14 1 2 38 Tab. 2: E. n. articolati: com / app // nominali 7 Un’interpretazione in termini di strutture in cui il soggetto segue il predicato viene data invece da Mortara Garavelli (1971: 278), che fa notare anche che la posizione dei due termini non è intercambiabile perché “demarcativa della funzione”. Dal nostro punto di vista un altro ordine comporterebbe una diversa struttura informativa: quella statua /TOP bellissima //COM. A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 7 Ci pare di particolare interesse sottolineare, a proposito degli enunciati complessi, che la presenza delle unità di topic e di appendice è del tutto opzionale. Come vedremo, la maggior parte degli enunciati nominali in italiano parlato è costituito da comment nominali in isolamento, accompagnati al più da elementi fatici, conativi e incipit. La caratteristica non-verbale dell’enunciato, perciò, è decisa, nella nostra prospettiva, sostanzialmente dal comment. Dal nostro punto di vista, dunque, sono enunciati nominali anche enunciati che hanno un comment non verbale e topic e/o appendice che contengono una forma finita di verbo. Nel nostro corpus i casi di enunciati nominali complessi con appendici verbali sono 41 e i casi di topic verbali sono solo 58 , che vanno ad aggiungersi, nel computo degli enunciati nominali complessi, ai casi di appendici e topic nominali (Tab. 3): 21. *SRE: [<] <quando c' è la parte / ba ra ba ra ba /TOP anche con le mani /COM coi volumi> // (Sala prove) 22. *ROD: diciamo che ne [/] ne dovrei inventare due / per la precisione / di incantesimi // uno / che dovrebbe richiedere all' incirca / tre settimane / giusto // se è di terzo /TOP <tre settimane> //COM (Dark) 23. *PAT: infatti / se mangi gli zuccheri col vino /TOP cioè / la tua rovina //COM (La cena delle zucchine) 24. *LOR: come ha fatto /TOP semplicissimo // COM (La cena delle zucchine) 25. *CEC: vuoi un biscottino ? *NIC: se ce n' è ancora uno /TOP sì //COM (Camera oscura) 26. *LIA: io non ti conoscevo / a quei tempi / e quindi io / non [/] non ne ero coinvolta // *ELA: fuori giurisdizione /COM si <dice> //APP (Album di famiglia) 27. *NIL: inizia ora a arrivargli // e / non so se sono capi di &cam + ah / i &ca [/] di & campo [/] di campionario /COM la m' ha detto //APP (Cena tra amiche) 28. *MAX: ma quant' anni avevi / qui ? che anno era / settanta ... *LIA: eh / &hr [/] le nozze d' argento /COM si fece //APP (Album di famiglia) 8 Ci pare che questa possibilità non sia prevista e dunque in un certo senso rimanga irrisolta negli studi e nelle grammatiche tradizionali che trattano della frase nominale. La definizione di frase nominale si basa sull’assenza di forme finite di verbo; in casi come quelli da noi rilevati occorrerebbe postulare che sia possibile che anche in presenza di forme finite di verbo, la predicazione possa essere espressa da forme nominali. Voghera (1993:175) prevede che ci siano accanto a frasi verbali e frasi nominali anche frasi miste, per lo più costituite da frasi complesse in cui la principale è nominale e la subordinata verbale. L’esempio che riporta, tuttavia, contiene delle strutture relative: nella nostra indagine, dal momento che si tratta di subordinazione all’interno di un sintagma nominale e non direttamente all’interno del nodo di frase, le relative sono state considerate, insieme al loro antecedente, come un normale sintagma nominale. A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 8 29. *LET: lei è <simpatica> // *LOR: [<] <davvero> ? *SER: Michela /COM <si chiamava> // APP (Album di famiglia) 30. *ROB: [<] <poerino> // o come la doveva mettere ? *TOM: ma come / come la doveva <mettere // come è sempre stata> + *ROB: [<] <o &co+ ma dimmi come l' era> ? *TOM: per benino /COM la deve mettere //APP (Ritorno a casa) Riassumendo, dei 5089 enunciati nominali individuati nel nostro corpus, 234, vale a dire il 4,58%, sono degli enunciati articolati informativamente. L’articolazione informativa dell’enunciato, dunque, sembra essere scarsamente attestata nel caso di enunciati nominali.9 La tabella 3. riporta anche la tipologia dei sintagmi che costituiscono comment. TOTALE EN . NOM. COMMENT STRUTTURA INFORMATIVA DEGLI ENUNCIATI top nom /com top v / com nom nom com nom / app nom com nom / app v ARTICOLATI SN 40 2 14 25 81 SAvv 65 1 7 1 74 Interiezioni 5 0 0 0 5 SAgg 14 1 14 8 37 SPrep 23 1 1 7 32 3 0 2 0 5 150 5 38 41 234 FN Tab. 3: Enunciati nominali articolati 4. ENUNCIATI SEMPLICI 4.1 Enunciati e frasi, interpretabilità pragmatica ed ellissi. Nell’analizzare gli enunciati nominali semplici (costituiti cioè dal solo comment o dal comment accompagnato da unità informative di tipo dialogico, come fatici, incipit, conativi), non abbiamo tenuto conto della distinzione operata in Biber et alii (1999) fra inserts (singole parole che non possono essere parte di relazioni sintattiche con altre strutture: interiezioni, formule di saluto e di cortesia, imprecazioni, ecc.) e syntactic non-clausal units (costrutti di cui è possibile dare una descrizione in termini di strutture e categorie di sintassi di reggenza). Dal momento che il comment da solo può realizzare un enunciato, un enunciato nominale può essere costituito anche da un solo comment, riempito con elementi di natura non verbale, quali che essi siano. Abbiamo rilevato nel nostro corpus 4.855 9 Da questi primi dati, inoltre non è possibile desumere se ci siano classi di parole in comment che si associno maggiormente di altre a fenomeni di articolazione dell’enunciato. Si tratta tuttavia di una stima che sarà possibile alla fine di questo lavoro, quando avremo illustrato i dati relativi a tutti i comment nominali presenti nel nostro corpus. A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 9 casi di enunciati nominali semplici, che abbiamo classificato in base alla classe di parole (o il sintagma) che ne costituisce il riempimento. La tabella 4. riassume i dati relativi: e. n. non articolati percentuali/t SN 1181 23,21% SAvv 1867 36,69% Interiezioni 1008 19,80% Sprep 385 7,56% SAgg 341 6,70% FN 73 1,46% 4855 95,42% Tab. 4: Enunciati non articolati Abbiamo considerato nominali tutti gli enunciati il cui comment non era verbale. Abbiamo escluso dal computo solo, come casi di ellissi strutturale, i casi di gapping verbale. È una scelta operata sulla base della prospettiva pragmatica e dell’unità di riferimento adottata, e perciò radicalmente diversa rispetto a scelte operate all’interno di analisi sintattiche del parlato. Un’occasione di confronto con la definizione di frase nominale di Voghera (1993) è appunto la trattazione degli enunciati non articolati, in cui più chiaramente si valutano le conseguenze dell’adozione di diverse unità di riferimento, la frase10 e l’enunciato. Sebbene la stessa autrice faccia notare, giustamente, che la nozione di “frasalità” da lei adottata nel lavoro, le consente di considerare frasi a tutti gli effetti strutture che tradizionalmente non sono annoverate tra le frasi, il ricorso al 10 Nello studio di Voghera (1993) il riconoscimento di una struttura in quanto frase avviene sulla base della valutazione di tre variabili: la predicazione, l’autonomia e l’intonazione. Il concetto di predicazione cui si fa riferimento è un processo di connessione fra due termini il cui rapporto è presentato come nuovo. Non essendo uno stato o una qualità, la predicazione è indipendente dalle classi di parole; sono dunque possibili frasi in cui la predicazione avviene attraverso l’uso di forme non verbali. L’autonomia di un’espressione è valutata da un punto di vista sintattico. Viene adottato il criterio dell’indipendenza distribuzionale: si definisce frase ogni forma non inclusa in una forma più ampia. A questo criterio, il criterio minimo per il riconoscimento di frase, Voghera associa un criterio empirico: indice di autonomia per un’espressione, può essere il costituire turno di dialogo. Anche il criterio dell’autonomia è indipendente dalle classi di parole. Per quanto riguarda l’intonazione, il criterio melodico non è ritenuto un criterio discriminante, perché, secondo Voghera, non distingue necessariamente segmenti significativi dal punto di vista funzionale. Il criterio adottato dall’autrice è quello della corrispondenza tra unità sintattica e gruppo tonale ricavata dall’analisi intonativa. Sulla base della occorrenza e della cooccorrenza dei tre fattori nella costituzione delle frasi viene presentata una tipologia tripartita di frase, in cui il tratto definitorio essenziale è quello dell’autonomia sintattica, presente in ciascun tipo di segno-frase. Le frasi nominali, sulla base di questa tripartizione possono essere: 1) predicative, autonome e che costituiscono un gruppo tonale: fresco sto zucchero; 2) predicative, autonome e che non costituiscono un gruppo tonale: certo # voi latte cioccolata menta; 3) non predicative, autonome, che costituiscono gruppo tonale: cioccolatino? A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 10 concetto di ellissi, dal nostro punto di vista, pragmatico e non sintattico, è troppo frequente, e probabilmente anche alla base della minore incidenza che gli enunciati nominali sembrano avere nel corpus di riferimento di Voghera rispetto a quella che hanno nel nostro corpus. Dal computo delle frasi nominali Voghera (1993: 131; 155-157) esclude i casi di “strutture ellittiche del sintagma verbale” (es.31-33) o che completano una frase iniziata in un turno precedente (es. 34) 11 : 31. A1: io quasi quasi prendo un po’ di L1: cioccolatino? A2: latte e cioccolata L2 : ah sì? caldo? A3: no # freddo M4: certo # voi latte cioccolata menta 32. M: il latte sta lì L: dove? 33. B: tu puoi rimanere ancora un po’ con noi R: eh sì # un poco 34. A: tu non hai visto le mie lettere a # B: alla Ferrero Una scelta di questo tipo è sicuramente determinata dal considerare operante a livello di testo complessivo una trama sintattica a cui ogni parlante fa riferimento, e di conseguenza dal considerare l’ellissi operante ogni volta che è possibile integrare logicamente e strutturalmente un enunciato nominale con una forma verbale recuperabile nel contesto. La discussione di entrambi i punti richiederebbe una trattazione a parte; noi accenneremo solo ad alcuni aspetti di essa, che ci servono per giustificare le scelte fatte nella classificazione degli enunciati nominali. Abbiamo incluso costruzioni come quelle riportate in 31.-33. fra gli enunciati nominali, perché, operando su unità pragmatiche, abbiamo adottato un criterio di ellissi molto più restrittivo rispetto a quello adottato da Voghera. Riteniamo che da un punto di vista sintattico si possa parlare di ellissi solo per i casi in cui la locuzione di un enunciato possa essere integrata da una ed una sola espressione. Non è il caso degli es. 31.-33 , dove sicuramente molteplici sarebbero le possibili espressioni mancanti (31: vuoi il latte e cioccolata caldo? Lo preferisci caldo? Lo vuoi caldo? Vuoi che sia caldo? e così anche per la risposta con freddo; per l’esempio 32.: dove sta il latte? dov’è? Mi ripeti per favore dove? E ancora, per l’esempio 33.: sì, posso senz’altro un poco; sì, resterò un poco, ecc.) Certo, potrebbe essere adottato un criterio più ampio di ellissi, come d’altra parte è stato fatto allorché si è parlato di “ellissi contestuale”12 , ma sarebbe il caso 11 In questo caso Voghera parla di “turni complementari”; insieme ai turni costituiti da frasi ellittiche del verbo, darebbero la misura dell’interdipendenza sintattica, oltre che semantica, dei turni. 12 Si veda Mortara Garavelli (1988) e più recentemente, proprio all’interno di studi su corpora, in un’accezione comunque ristretta, Biber et alii (1999: 1099): “In most cases, the A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 11 allora di interrogarsi sull’opportunità di mantenere il termine di ellissi e se invece non si debba parlare piuttosto di prominenze informative recuperabili nel cotesto o nel contesto enunciativo. Negli esempi di enunciati semplici che riporteremo segnaleremo di volta in volta le caratteristiche pragmatiche, segnalate principalmente dall’intonazione, che ci hanno fatto propendere per interpretazioni non ellittiche dei costrutti. Ciò che è logicamente e strutturalmente possibile (nel nostro caso, la frase verbale ricostruita), non è necessario per l’interpretazione di un enunciato, che per sua stessa definizione, indipendentemente dalle sue caratteristiche morfosintattiche e di composizione lessicale, è un’espressione pragmaticamente interpretabile. D’altra parte, ci pare, anche in prospettiva di analisi sintattica, come sottolineato da Mortara Garavelli (1971: 278), proprio a proposito della classificazione degli enunciati nominali esposta nel suo lavoro: “La riducibilità delle frasi nominali a frasi verbali non prova di per sé che le prime derivino dalle seconde”. Tanto più che “La versione completa dell’enunciato ellittico ha raramente lo stesso valore funzionale della versione con omissioni e serve soprattutto come espediente per “regolarizzare” gli enunciati ai fini di migliorare l’efficacia descrittiva del modello di frase adottato.” (Marello,1996). Sui casi come l’es. 34., interpretati come distribuzione della frase su due turni, sulla base di un concetto di sintassi del testo interactively determined (Sacks et alii, 1974: 727), ritorneremo nel corso della trattazione, riportando diversi esempi da noi comunque classificati fra gli enunciati nominali. Segnaliamo comunque che classificazione di questi fenomeni identica alla nostra, da una prospettiva teorica differente anche se nell’ambito di studi di grammatica corpus based, è stata operata da Biber et alii (1999) 13 . Nella nostra proposta è l’autonomia interpretativa dell’enunciato che legittima la sua struttura morfosintattica come interpretabile di per sé. Nei casi che ci accingiamo ad esaminare, il materiale linguistico in comment ha una sua autonomia ed è descrivibile morfosintatticamente, in termini di diversi tipi di sintagma. 4. 2 Interiezioni. L'adozione di una simile prospettiva fa rientrare a pieno diritto fra gli enunciati nominali tutte le interiezioni. Abbiamo dunque trattato i comment costituiti da ‘fragmentary’ nature of these units, i.e. the absence of a clausal unit structure, reflects a dependance of the message on context, explicable in general terms either by anaphoric or situational ellipsis. For example, perfect could in principle be elaborated into that’s perfect, or absolutely into I agree with you absolutely, but many such ‘reconstructions’ have dubious linguistic motivation: indeed, in the above cases alternative verbalizations could be proposed (e.g. this is perfect; that’s absolutely true)”. 13 In Biber et alii (1999: 1073) si sostiene, ricorrendo al termine di utterance, a una sua interpretazione pragmatica e a una sua “lettura”, che nel caso un enunciato si distribuisca su due turni e un parlante completi l’enunciato iniziato all’altro, “the two halves of the coconstruction are syntactically independent but discoursally interdependent, rather in the way that a question and its answer are. [...]: A: It’s just a B: a hunch We have also seen how the co-constructive reply can independently varry its force between assertive and interrogative. The interrogative reply was illustrated in: the cheese that has a really heavy flavor, like, um B: Cheddar?” A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 12 interiezioni come qualsiasi altro tipo di comment. Le interiezioni non sono illocutivamente semplici “esclamazioni”, ma sono elementi in grado di esprimere diverse forze illocutive: 35. *MAX: era giovane // *LIA: ah direi // *ELA: eh // %illocuzione: assenso (Album di famiglia) 36. *LEO: scusa / ma per esempio / tre e ottanta diviso undici ? *GNA: eh ? %illocuzione: richiesta di ripetizione *GPA: tre e ottanta // fare direttamente tre e ottanta diviso undici // <xxx> // (Sala prove) 37. *VER: eh vabbè / allora sarebbero diciannove su ventidue // *JOX: sì // *VER: eh // vabbè // %illocuzione: conferma (Jox) Prova ancora più evidente del loro potenziale illocutivo sono i casi in cui esse occorrono in comment all’interno di enunciati articolati, come qualsiasi altro comment con altro riempimento categoriale: 38. *GPA: eh / INC ragazzi / TOP io / TOP eh ...COM (Sala prove) 39 *ANN: non è per mancanza di fiducia / <ma / non se sa mai // dico / succedesse / qualcosa> + *MAM: [<] <no / no / INC d' altra parte / TOP eh //COM (Contratto) Tenendo conto del fatto che le stesse interiezioni possono realizzare diverse forze illocutive e che, a nostro avviso, è possibile considerare enunciato nominale qualsiasi espressione non verbale purché realizzata in comment, viene meno la necessità di postulare una sottoclasse di interiezioni, quelle secondarie. Queste che in realtà sono parole ascrivibili a parti del discorso differenti, hanno in comune un’illocuzione genericamente definita “esclamativa”. Ciò, tuttavia, non giustifica l'esistenza di una sottoclasse di interiezioni e, a nostro avviso, può avere una soluzione più economica per il sistema. Noi abbiamo dunque incluso fra gli enunciati nominali costituiti da interiezioni, sia interiezioni tradizionali come quelle degli esempi precedenti, sia formule di saluto, di cortesia, onomatopee, segnali discorsivi, seguendo la classificazione di Serianni (1997:258-266); abbiamo tuttavia escluso le cosiddette interiezioni secondarie: un aggettivo in comment come bello! con forza illocutiva di commento, di apprezzamento, ecc., non cessa di essere dal nostro punto di vista un aggettivo; e lo stesso discorso vale per i sostantivi e gli avverbi14 . 14 Un discorso a parte va fatto per parti del discorso che sono ormai stabilmente assimilate alla classe delle interiezioni, avendo perso il loro significato originario (come ad esempio: cavolo!) A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 13 Nella classe da noi indicata col nome di interiezioni, abbiamo fatto rientrare, inoltre, le forme dedicate all’espressione di attenzione, assenso e dubbio (unificate nella forma mh) 15 . Gli enunciati semplici costituiti dalla classe delle interiezioni così definita sono nel nostro corpus 1.008. 4.3 Sintagmi nominali Nel corpus sono stati rilevati 1.181 casi di enunciati semplici costituiti da comment il cui riempimento lessicale è costituito da un sintagma nominale. Abbiamo considerato comunque nominali anche i comment la cui testa è un pronome. 40. *TIZ: eh // dietro [///] ma / dice / 'un mi vengano in mente // ma a me mi vengano / in mente // come sta la faccenda ? a me mi vengano / <'n mente> // *ELA: [<] <sì / infatti> // *TIZ: i' bicchiere dell' acqua // lui va la sera / prende / va a letto / e porta i' bicchiere dell' acqua // (Tiziana) 41. *EST: sì / almeno tu stai bene / per tutte le feste // *CLA: ah // *EST: palestra ? tutto a <posto> ? *CLA: [<] <no> / lo sai vado + eh no / ora / oltre ad andare in palestra / inizio ad andare in piscina // (Estetista) Gli esempi 40.-41. non possono essere spiegati cotestualmente e contestualmente in base a quello ciò che li precedere nel testo e li accompagna nella situazione enunciativa. Nell’esempio 40. alla parlante viene in mente un episodio a cui, prima di iniziare a parlare sembra dare un titolo, usando un enunciato nominale. Introduce un elemento tematico assolutamente nuovo, che viene sviluppato nel seguito del testo. Nell’ esempio 41., un esempio di quelle che vengono considerate condensed questions16 , c’è un cambio di argomento nel dialogo, che viene introdotto con una sollecitazione secca, monorematica, con cui si invita l’interlocutore a dire qualcosa a proposito della palestra; è solo dalla risposta alla sollecitazione da parte dell’interlocutore che sappiamo attribuire l’esatto contenuto semantico, e dunque un’eventuale “struttura verbale profonda”, al sollecito. Ma di questo l’interlocutore ha fatto a meno, essendo sufficienti per la comprensione l’intonazione, e dunque l’interpretabilità pragmatica dell’enunciato, oltre, naturalmente, alle conoscenze condivise. Fra gli enunciati semplici costituiti da sintagma nominale non mancano casi classificabili come frasi distribuite su due turni e che noi abbiamo incluso fra gli enunciati nominali, per la loro interpretabilità pragmatica come atti di “completamento” dell’enunciato dell’interlocutore: 42. *ELA: e / questi / cosa ci sono ? ci sono dei + *MAX: stoccafissi // (Album di famiglia) 15 Per un quadro più preciso e dettagliato dei problemi relativi alla possibilità di riempimento di comment da parte di interiezioni e di quelli relativi a casi tipici di produzione sonora la cui restituzione grafica si presenta incerta si veda Cresti (2000: 103105; 206-207). 16 Biber et alii (1999: 1100). A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 14 Il seguito del testo molto spesso, come in questo caso, mostra come il parlato, utilizza con indiscutibile efficacia comunicativa, praticamente lo stesso materiale locutivo, per compiere atti illocutivi differenti: *ELA: <degli stoccafissi / attaccati > ... *LIA: [<] <dei stoccafissi / lì / attaccati> / a seccare // (Album di famiglia) Gli enunciati di conferma, vengono effettuati dai due parlanti sempre facendo a meno di costruzioni verbali, anche se linguisticamente “arricchiti”. 4.4 Sintagmi avverbiali. Gli enunciati semplici con riempimento avverbiale sono in assoluto i più numerosi nel nostro corpus: sono stati rilevati ben 1867 esempi. Buona parte di essi è costituita da risposte sì/no (658, di cui 344 con sì, e 314 con no). Largamente attestati, tuttavia, altri tipi di avverbi e locuzioni avverbiali: 43. *DAN: io son così / mi piglia male dopo // *MAR: capito // hhh %exp: (2) risata *FRA: su e giù / su e giù // *MAR: uno sceglie / il pagamento / che crede meglio // (Espresso) 44. *MAU: e se ne vogliono andare a casa / per forza // che ce ne sono stati parecchi / eh // hhh %exp: laugh *LIS: ah sì ? *MAU: anche parecchi toscani // *LIS: ah sì ? (Militari) 45. *SER: [<] <il yyy> // il mio amore // lui sì / che è il mio amore // lui c' è / vero ? *LET: certo // (Compagn di scuola) 46. *GAB: è una bella piazza / eh // eh // <xxx> + *CLA: [<] <questo> spazio / proprio sudista // *GAB: senza una macchina // stranamente // perché non ci possono entrare le macchine // c' era una piazza grandissima // (Viaggio in Italia) Negli esempi riportati risulta impossibile ricostruire contesti verbali per gli enunciati che noi abbiamo considerato a tutti gli effetti nominali. Si va dall’impossibilità di trovare elementi di aggancio nel cotesto (es. 43) alla possibilità di ricostruirne più d’uno (es.i 44-46). Ma dal nostro punto di vista “nessuna ricostruzione possibile” e “più di una ricostruzione possibile” si equivalgono. In ogni caso non sono stati considerati ellittici, poiché la loro interpretazione non dipende dalla “loro ricostruzione sintattica completa”, quanto piuttosto, ci pare, dalla loro forza illocutiva, come sembra mostrare l’esempio che segue: 47. *JOX: però l' unica cosa che [///] poi sono contento perché / in fin dei conti A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 15 / a tutto il resto le ho risposte // in fin dei conti / eran sempre pur ventidue domande / cioè // *VER: 'cidenti // *JOX: giustamente // (Jox) Il valore illocutivo di precisazione ne assicura l’interpretabilità in questo contesto e all’avverbio si assegna il significato di “esattamente” e non di “a ragione [erano ventidue domande]”, come confermato dall’enunciato che lo segue nel testo: *VER: eh / ma come fai a sapere che / hai risposto bene / a quelle venti ? 4.5 Sintagmi preposizionali Nonostante i sintagmi preposizionali costituiscano in teoria i casi più difficilmente classificabili come strutture autonome, poiché la preposizione è segno linguistico esplicito di legame sintattico fra due unità, sono stati rilevati 385 casi di sintagmi preposizionali (circa l’8% del totale degli enunciati nominali) che costituiscono a tutti gli effetti a enunciati nominali semplici e che difficilmente potrebbero essere interpretati diversamente: 48. *LIA: [<] <le montagne> // queste è &mante [/] queste è montagne / eh // *ELA: sì // *LIA: e sarà stato delle nubi / eh // *ELA: delle nubi / sì // *MAX: al Gottardo // (Album di famiglia) 49. *ROB: [<] <Pierluigi> s' è rotto du' diti / gl' hanno portato via i' giubbotto / mentre beveva una birra // con tutto // telefonino / documenti ... aveva + *TOM: a Firenze ? *ROB: sì // in via de' Neri // in una / birreria // (Ritorno a casa) 50. *LOR: [<] <cioè / è andata a dirgli> al yyy / io non avevo nessun problema / se vieni anche te // <che> + *DAV: [<] <ma> questo / al telefono ? *LOR: al telefono // al che il yyy s' è incazzato // perché / come non avevi nessun problema a far venire anche me ? ci credo // (Capodanno) 51. *PZI: l' olio / quest' anno / l' è poco / eh // *GCM: poco olio / quest' anno ? *PZI: da noi / eh // <io parlo da noi> // (Veglia) Anche nel caso dei sintagmi preposizionali, naturalmente, abbiamo rilevato degli enunciati che in una prospettiva di analisi sintattica, sarebbero interpretati come casi non problematici di ellissi, ma che invece, essendo ben formati intonativamente e interpretabili, anche se costituiti addirittura da parole funzionali (es. 52: del), risultano nel nostro quadro a tutti gli effetti enunciati nominali: 52. *VAL: [<] <questo> ? pe' analizza' le cose [/] le frequenze / dell' intonazione // *MAT: <del> ? *VAL: [<] <ci> metti + dell' intonazione // A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 16 53. *GAL: a chi sta a parlare / a me ? *CIC: <a te> // Particolarmente interessanti e a sostegno della nostra proposta di analisi i casi in cui la ricostruzione canonica di frase sarebbe molto complicata : 54. *AND: Massimo va in America // *NIC: va in America ? *AND: va con Gianni // *NIC: ah / quello di [/] di Empoli ? *AND: di Certaldo // (Io e Nico) Un’eventuale ricostruzione sintattica sarebbe la seguente: Gianni è quello di Empoli? Si tratta di Gianni, ma Gianni non è di Empoli, Gianni è di Certaldo. In realtà l’indice intonativo assegna valore illocutivo di richiesta di conferma al primo enunciato nominale e il secondo risponde con il contenuto di cui si chiede conferma. Nell’economia del discorso si realizza un passaggio di prominenza informativa.17 Frequenti sono i casi in cui un sintagma preposizionale in un enunciato di completamento viene riproposto come enunciato di conferma con lo stesso identico materiale locutivo. Dal nostro punto di vista si tratta di enunciati con identico materiale locutivo e differente forza illocutiva: 55. *VAL: e automaticamente / passo da &le + cioè / siccome è il grado superiore / dalle medie / passo alle superiori / e quindi ho / la nuova cattedra <definitiva> // *PAO: [<] <delle superiori> ? *VAL: delle superiori // (Concerto) 56. *PAL: &he / tanti lavori / ecco // tutti disegni / con la &tre [///] con la &fari [///] con la cosa // *CAR: con la paglia // *PAL: con la [/] la paglia // con la paglia // la si metteva a rinvenire la sera // (Palmira) 4. 6 Sintagmi aggettivali I casi meno numerosi di enunciati semplici sono quelli costituiti da sintagmi aggettivali. Sono stati rilevati tuttavia ben 378 esempi, pari a circa il 7,4% del totale degli enunciati nominali. Verificarne l’assoluta autonomia in base al loro valore illocutivo è particolarmente interessante, dal momento che per definizione essi sono elementi aggiunti 18 . 57. *ALE: eh / io invece / mi sono preso una chitarra // 17 Si noti che se il primo enunciato fosse stato una domanda (Il Gianni di Empoli [o quello di Certaldo]?) la prominenza informativa sarebbe stata differente e sarebbe stata necessaria una risposta “quello di Certaldo”, mentre una risposta “di Certaldo” sarebbe stata inadeguata. 18 Si veda Scarano (1999 e in stampa). A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 17 *IDA: ah / la chitarra // *ALE: acustica // bella // (Festa di laurea) 58. *PAO: posto meno indicato // # &he // # e indo' le si mettano / indo' le si sbattano le / cose / <le chiare> ? *FRA: [<] <in una> bacinellina // *PAO: un piatto ? *FRA: un po' piccino // (Tiramisù) 59. *LIA: e poi il marito / un certo momento / gli prese un infarto / e morì // i’ figliolo / alla distanza di [/] di [/] di [/] di [/] di + insomma / gli è morto anche il figliolo // *ELA: mah / accidenti // ! *LIA: capito? *ELA: <triste> // (Album di famiglia) 60. *ELA: [<] <ah / questi sono i> cugini ... *LIA: belgi // *ELA: belgi // (Album di famiglia) Nell’esempio 57. i due aggettivi secondo un’analisi di tipo tradizionale sarebbero interpretabili come un enunciato ellittico il primo e come un’interiezione secondaria il secondo. In realtà, si tratta di due enunciati nominali con differente illocuzione: il primo è un’asserzione, il secondo un commento. La loro intonazione, che esprime un preciso valore illocutivo, è sufficiente alla loro interpretazione. Molto meno economica si rivelerebbe una soluzione che prevedesse una doppia categorizzazione e la ricostruzione di un contesto verbale “completo”. Nell’esempio 58. è necessaria e sufficiente, per comprendere il senso del dialogo, la comprensione delle illocuzioni degli enunciati: non viene richiesto, né offerto un piatto, ma viene fatta una domanda; con il secondo enunciato, aggettivale, non si fa una valutazione o un commento, ma si risponde che il piatto è un recipiente troppo piccino per l’uso che se ne deve fare. Se si considerasse l’enunciato costituito dal sintagma aggettivale non un enunciato nominale ma una frase ellittica, in cui l’elemento mancante è recuperabile nel turno precedente, la ricostruzione dovrebbe restituire “linguisticamente” l’interazione dialogica che abbiamo illustrato. Bisognerebbe “riscrivere”, in maniera sintatticamente completa, un dialogo. Nell’esempio 57. è impossibile integrare logicamente e strutturalmente l’enunciato nominale costituito dall’aggettivo sulla base del contesto linguistico. Complessivamente gli esempi 57. e 59. mostrano come un’analisi in termini di ellissi, o comunque strettamente sintattica, porti ad un proliferare di analisi differenti, per situazioni molto simili: gli enunciati riportati in 57. sarebbero ellittico, il primo, per la reperibilità nel cotesto di un suo specifico antecedente, interiezione secondaria, il secondo, stando alla classificazione tradizionale; in 59., infine, si dovrebbe parlare di enunciato nominale. Dal nostro punto di vista si tratta in tutti e tre i casi di enunciati nominali costituiti da un sintagma aggettivale, che talvolta ha un suo “referente” nel testo, che non è un elemento di integrazione necessario per l’analisi della struttura. A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 18 L’esempio 60. ripropone i casi dei cosiddetti di turni complementari: in realtà, ancora una volta, usando lo stesso identico materiale locutivo, i parlanti realizzano semplicemente enunciati nominali di differente forza illocutiva, tutti ugualmente autonomi e interpretabili. 5. CONCLUSIO NI I risultati di questa che può essere considerata una prima tappa, di raccolta dati e di prima descrizione, di un’indagine sugli enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, sono valutabili su due piani. Da una parte, ci offrono una serie di informazioni circa l’incidenza del costrutto nel parlato e le modalità secondo le quali esso si realizza; dall’altra parte, ci consentono di fare considerazioni generali sulla spiegazione del fenomeno nel sistema della nostra lingua. La tabella che segue riassume i dati generali della nostra indagine. e. n. articolati percentuali/ce. n. non articolati percentuali/ctotale percentuali/t SN 81 6,40% 1181 93,60% 1262 24,80% Savv 73 3,75% 1867 96,25% 1941 38,12% Interiezioni 5 0,05% 1008 99,95% 1013 19,90% Sprep 32 7,70% 385 92,30% 417 8,19% Sagg 37 9,80% 341 90,20% 378 7,43% FN 5 6,30% 73 93,70% 78 1,56% 234 4855 5089 100,00% Tab. 5: E. n. nel Corpus C-ORAL-ROM (Sez. informale_famigliare e privato_ dialoghi e conversazioni) Dalla tabella 5. si desume che la maggior parte degli enunciati nominali ha un comment avverbiale (38,12% del totale), ma che sono largamente attestati casi di comment realizzati con un sintagma nominale (24,80%) e con le interiezioni (19,90%). Tendono a costituirsi meno frequentemente in forma di enunciati autonomi, probabilmente per la loro stessa natura, rispettivamente di strutture che realizzano dipendenza sintattica e di elementi aggiunti e dunque di modificatori, i sintagmi preposizionali e gli aggettivi. Poco attestate, per una percentuale pari all’1,5%, le frasi nominali, le strutture che realizzano cioè un soggetto e un predicato nominale all’interno di un’unità di informazione di comment. Scarsamente attestati sono anche i casi di enunciati nominali articolati (costituiti cioè da altre unità informative, topic e appendice, oltre a quella di comment). Se si considera che tradizionalmente le strutture di questo tipo, insieme a quelle che noi abbiamo considerato frasali, costituivano l’esempio canonico delle frasi nominali, si vede come l’indagine su un vasto corpus di parlato spontaneo metta in evidenza come le descrizioni tradizionali, basate per lo più sulla lingua scritta, rischino di focalizzare l’attenzione su fenomeni scarsamente attestati nella produzione linguistica e ne trascurino altri largamente testimoniati. Fra i dati riportati nella tabella uno ci pare particolarmente interessante: i sintagmi aggettivali e quelli preposizionali, in assoluto i sintagmi meno attestati come riempimento di comment, sono tuttavia quelli che più frequentemente A. Scarano, Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato, Preprint LABLITA 2003 n° 2, pp. 1-26 http://lablita.dit.unifi.it/italian/preprint.html 19 occorrono in enunciati articolati (la percentuale di incidenza sulla classe di strutture, che abbiamo indicato nella tabella con percentuale/c, è rispettivamente di 9,80% e 7,70%). Sembrerebbe che la scarsa autonomia semantica e sintattica di queste strutture richieda spesso una premessa semantica, una prominenza informativa (topic) e un’integrazione, un’aggiunta (appendice) all’interno della struttura di enunciato. Da un punto di vista più generale, la nostra ricerca intendeva mostrare, sulla base dei dati concreti, l’efficacia della nozione di enunciato, considerata come unità pertinente nell’analisi del parlato, e l’inefficacia della nozione di ellissi come strumento di spiegazione di alcune strutture prive di sintagma verbale. La nozione di enunciato, basata sul criterio illocutivo, che ha nell’intonazione il suo indice formale, si rivela esplicativa delle produzioni linguistiche nominali per come esse sono di volta in volta realizzate. Nella prospettiva pragmatica in cui essa è maturata viene riconosciuto e assegnato un dominio di pertinenza all’analisi sintattica che spiega la struttura logica e sintattica quando essa è concretamente realizzata (frasi nominali); l’ambito della sintassi di reggenza, all’interno di unità d’informazione, è distinto da quello della strutturazione informativa, che pone in relazione unità (informative) funzionalmente differenti (enunciati nominali articolati); l’efficacia comunicativa di strutture non frasali e non articolate, è spiegata sulla base dell’interpretabilità pragmatica, possibile indipendentemente dalla strutturazione sintattica e anche per una sola unità lessicale semanticamente piena (enunciati semplici). In questo quadro il ricorso al concetto di ellissi appare inutile e ingiustificato. Il parlato mostra di avere possibilità di analisi e di spiegazione più economiche e generali non sulla base di strutture sintattiche ricostruite, ma sulla base di entità pragmatiche realizzate. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Benveniste, E. (1990) La frase nominale. In Problemi di linguistica generale (E. Benveniste), pp. 179-199. Milano: Mondadori, 19661 . Biber, D et alii (1999) The Longman grammar of spoken and written English. London: Longman. Bilger, M. (a cura di) (2000) Corpus. Méthodologie et applications linguistiques. Paris : Champion. Cresti, E. (1987) L'articolazione dell'informazione nel parlato. In Gli italiani parlati.Sondaggi sopra la lingua d'oggi (AA.VV), pp. 27-90. Firenze: Accademia della Crusca, Cresti, E. (1993) L'articolazione topic-comment nominale e la formazione dell'enunciato", Studi di Grammatica Italiana, 15, 221-254. Cresti, E. (1998) Gli enunciati nominali. 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Fino alla pubblicazione le citazioni sono consentite solo dietro esplicito consenso dell’autore. È vietata la vendita e la riproduzione non autorizzata, anche parziale, per qualsiasi uso. Corrispondenza Antonietta Scarano Dipartimento di Italianistica Laboratorio Linguistico (LABLITA) Università degli Studi di Firenze Piazza Savonarola, 1 50132 FIRENZE E-mail [email protected]