Intorno a me, solo buio e silenzio. Mi ha lasciata qui nuda, legata a
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Intorno a me, solo buio e silenzio. Mi ha lasciata qui nuda, legata a
9 Intorno a me, solo buio e silenzio. Mi ha lasciata qui nuda, legata a una poltroncina, un fazzoletto di seta nera a coprirmi gli occhi. Mi sento piccola al centro di questa stanza enorme, il salone delle feste, il più grande del palazzo. Stamattina, mentre venivo da Leonardo, non sapevo davvero cosa aspettarmi, ho pensato a mille scenari diversi, consapevole che comunque lui sarebbe riuscito a stupirmi. E ci è riuscito. Come sempre. Mi ha aperto la porta ed è comparso sulla soglia con quell’espressione sicura che non lascia scampo. Non ha chiesto nulla, mi ha solo attirata a sé e mi ha baciata, poi mi ha presa per mano, guidandomi attraverso scale e corridoi fino a questo salone. Si è fermato al centro e ha cominciato a spogliarmi. Il cuore mi martellava nel petto, pensavo stessimo per fare l’amore, lo desideravo con tutta me stessa. Avrei voluto che mi abbracciasse e che annullasse con il 181 0050.testo.indd 181 05/06/13 12:02 proprio corpo la mia nudità, che mi rendeva impacciata e nervosa. «Girati» mi ha detto invece. E io ho obbedito. Mi ha bendata prima che potessi dire qualunque cosa, annodandomi dietro la nuca un fazzoletto nero che aveva nella tasca dei pantaloni. «Oggi non hai bisogno della vista, Elena. T’insegnerò a vedere in un altro modo.» Mi ha fatta sedere, mi ha legato i polsi ai braccioli non so bene con cosa – potrebbero essere le nappe delle splendide tende di broccato di questa sala – e lo stesso ha fatto con le caviglie, ancorandole ai piedi della sedia. «Che intenzioni hai?» gli ho chiesto con la voce rotta. «Shhh... questo non è il momento delle domande» mi ha risposto in un sussurro. Mi ha coperta con un lenzuolo ruvido, di quelli che si usano per nascondere le tele degli artisti, quasi fossi una sua creazione, lasciando esposti il viso e il seno. Mi ha accarezzato una guancia e poi ho sentito i suoi passi allontanarsi. Sono qui da più di un’ora. Almeno, credo sia passata un’ora, dato che ho sentito una volta le campane di San Barnaba. All’inizio è stato solo smarrimento, e pensieri fuori controllo. Ero nel panico, disorientata, mi sembrava di subire una tortura senza senso. Mi sono maledetta per essermi messa in questa situazione e per aver accettato quel patto infernale. Volevo solo liberarmi e scappare. 182 0050.testo.indd 182 05/06/13 12:02 Poi ho capito. L’odore di questa stanza mi è penetrato lentamente nelle narici, sottile e insistente: legno antico, polvere, umidità. Il velluto dell’imbottitura ha cominciato a solleticarmi la schiena, mentre una brezza leggera è entrata da una delle finestre – un brivido sottile ha percorso tutto il mio corpo rendendomi i capezzoli appuntiti e duri. E anche dal silenzio, lentamente, sono emersi i suoni: le voci del Canal Grande, il brontolio lontano dei vaporetti, una goccia caduta non so dove, il mio respiro divenuto quasi assordante. Leonardo mi ha bendata perché la mia vista è vorace. Consuma tutto, non lascia scampo agli altri sensi. Il mio sguardo è sottoposto ogni giorno a infiniti stimoli: il mio lavoro, le mie passioni, la città in cui vivo. Sono ventinove anni che mi drogo della bellezza di Venezia, che mi nutro di marmi, stucchi, tempere e pietre. Il mondo lo leggo solo attraverso gli occhi. E adesso sono coperti di nero, addormentati, narcotizzati. Mi bastava questa sola via per conoscere le cose. Ero felice e sicura. Prima d’incontrare lui. Un raggio di sole filtra attraverso le imposte e regala un po’ di tepore alla mano destra, intorpidita. Non lo vedo, ma sto provando a sentirlo. Ci sto provando, a osservare il mondo senza occhi. Oltre gli occhi. Dove c’è la vera Elena, quella che Leonardo vuole. Adesso le caviglie cominciano a farmi male e anche i polsi. Il sangue fatica a raggiungere le estremità. Una lacrima 183 0050.testo.indd 183 05/06/13 12:02 sottile mi scivola da sotto la benda fino alle labbra – è calda e salata – quando avverto un lieve fruscìo. Percepisco una presenza nella stanza. «Leonardo? Sei tu?» mi agito sulla poltroncina. Sento i suoi passi avvicinarsi. Da quanto tempo è qui? Da quanto mi sta osservando? Adesso è in piedi di fronte a me, riesco ad avvertirlo, mi arriva il calore del suo corpo e quell’inconfondibile profumo d’ambra. «Leonardo, liberami... ti prego...» Non mi risponde. Solleva un lembo del lenzuolo e lo fa scivolare via con lentezza esasperante. Adesso sono nuda, completamente esposta, impotente. Per un tempo che mi sembra infinito avverto i suoi occhi che esplorano ogni parte di me. È un tocco indelicato, pungente, che provoca piccole scosse sotto pelle. Mi ferisce e mi eccita allo stesso tempo. All’improvviso, la sua voce è vicinissima al mio orecchio. «Ti sto guardando, Elena. Ovunque.» Vorrei dirgli che mi piace essere guardata così, che non lo sapevo e l’ho scoperto ora, ma devo inghiottire un grumo di saliva e non riesco a parlare. Deve essersi inginocchiato davanti a me, le sue mani sulle mie cosce. Poi labbra calde e umide si posano sulle mie. Scendono lente sul collo, sento la sua barba contro la mia guancia, sul mio seno, contro il mio ombelico. Barba che sfiora, solletica, punge e tormenta. Il suo orecchino striscia 184 0050.testo.indd 184 05/06/13 12:02 contro la mia spalla. E poi di nuovo le sue labbra sono sopra le mie, la lingua preme arrogante aprendosi un varco tra i denti e irrompe nella mia bocca. Un’onda sfacciata mi scuote il ventre e poi scende, liquida e insidiosa. Vorrei sentire il resto del suo corpo, cingergli le spalle con le mani, ma posso solo aprirle e chiuderle, impaziente. «Rilassati, Elena.» Leonardo mi soffia sul viso. «Solo io posso usare le mani, oggi.» Deve avere lo sguardo torbido, ardente di desiderio, lo so, anche se non posso vederlo. Quel sorriso enigmatico, crudele, gli aleggia sul volto. Percorre con le dita i tratti del mio viso, fino al mento. Mi afferra i capelli, liberandone alcuni dalla benda. La sua lingua dentro il mio orecchio. Sangue che ribolle nelle vene. «Anche se non mi vedi» la sua voce è velluto, risuona intorno a me, dentro di me, «puoi sentirmi, lo so.» Leonardo si rifugia nell’incavo del collo e mi annusa, si beve il mio odore. «Devi solo fidarti dei tuoi sensi... Elena...» 0050.testo.indd 185 05/06/13 12:02